Vademecum per i fumatori di sigari

Transcript

Vademecum per i fumatori di sigari
vadmecum4.qxd
26/03/2005
8.01
Pagina 61
Vademecum per i fumatori di sigari
Giuseppe D'Amore
1. Che cos'è il sigaro "tradizionale di CAVA?"
E' un fuso di tabacco KENTUCKY della zona di
BENEVENTO rastremato ai 2 estremi; elegantemente inviluppato ad elica a passo lungo con
3 spire (Volume uguale a 16,9 ml).
a. La fascia di inviluppo dell'interno deve presentarsi di colore uniforme e vivace, a grana
aperta, con nervature secondarie poco pronunciate e parallele all'asse principale, perfetta maturità; senza difetti di cura, tessuto
fine elastico, resistente e combustibile.
b. Il ripieno alla fermentazione deve risultare
scuro, lucido e ruvido al tatto, di odore piridico-ammoniacale(scaturisce dalla demolizione della nicotina e delle proteine), e combustibile.
2. prima di accendere il sigaro, si osservano
alcune caratteristiche estrinseche:
a. colore della fascia:
-marrone chiaro vivace per il GARIBALDI
-marrone scuro vivace per il TOSCANO
b. odore: piridico-ammoniacale(sui generis)
c. forma: punte non troppo piccole, pancia regolare, affusolatura uniforme
d. umidità assoluta: deve scricchiolare tra l'indice e il pollice; poiché nei sigari umidi aumenta la spinta nicotinosa e quindi la forza del
gusto (Umidità assoluta 12%).
3. si procede all'ignizione del sigaro utilizzando
un mezzo che abbia un basso potere calorifico,
ossia fiammiferi di legno o una candela di cera
d'api che risulta povera di idrocarburi policiclici aromatici (PAM). L'accensione deve avvenire
D'Amore Giuseppe, Direttore presso la Manifattura
Tabacchi di Cava de' Tirreni
Assegnato all’Istituto Sperimentale per il Tabacco di Scafati,
Sezione Centrale per la Genetica dal 02/05/2003
Un cavese appassionato del sigaro tradizionale di Cava.
Il Tabacco, 11, 2003: 61-62
senza produzione di fiamma in modo da creare
idealmente cinque zone distinte come segue:
a. zona di combustione
b. zona di carbonizzazione
c. zona di distillazione
d. zona di prosciugamento a mezzo dei gas
caldi
e. zona di condensazione delle sostanze prodotte ed evaporate nelle zone precedenti
Nelle zone b e c i gas e vapori caldi provenienti dalla zona di combustione provocano la distillazione di una parte delle sostanze, che, senza
decomporsi, si depositano nella parte del sigaro
non consumata. Alla luce di quanto detto, non
risulta consigliabile spegnere il sigaro e riaccenderlo in tempi diversi, poiché si creerebbero
difetti di fondo durante la successiva fumata.
Bisogna aspirare creando in bocca una depressione senza inalazione; inoltre, è necessario ruotare il sigaro durante l'accensione in modo da far
lambire tutta la sezione uniformemente dalla
punta della fiamma, zona di ricongiunzione dei
movimenti convettivi della stessa. Bisogna formare un cono incandescente la cui base deve
rimanere perpendicolare all'asse del sigaro. La
combustione del sigaro è buona se a contatto col
calore dà luogo ad un materiale carboniosoporoso, tale da favorire l'intimo contatto con il
comburente(aria). Tale evenienza si può verificare quando il contenuto di sali di potassio è
>del 1,5% del peso della sostanza secca.
Il fumo del sigaro è un fumo alcalino con un
pH superiore ad 8 , di conseguenza produce un
maggiore impatto sensoriale rispetto al fumo
delle sigarette, che è di solito intorno ai 5,5.
Inoltre, il fumo del sigaro essendo povero di
contenuti mucillaginosi, inviluppanti ed addolcenti, viene con più difficoltà aspirato fin negli
alveoli polmonari.
La nicotina viene distillata dalla combustione ed inalata, assieme al fumo, sotto forma di
piccole gocce( 0,1 - 1 µm) , che si depositano
vadmecum4.qxd
26/03/2005
8.01
Pagina 62
Il Tabacco, 11
62
sulle mucose della bocca e del naso, ed è in
grado di attraversare la parete cellulare solo se
si presenta in forma libera, e più difficilmente se
si presenta ionizzata o sotto forma di Sali. Il
tasso di nicotina del tabacco contenuto nel sigaro GARIBALDI si aggira intorno all'1%, inferiore rispetto agli altri sigari TOSCANI tradizionali, pertanto il GARIBALDI si presenta, se
ben stagionato, con un retrogusto (overtaste) più
morbido e con un gradevole aroma.
Durante la fumata non conviene lasciare il
sigaro in bocca per due validi motivi:
il primo di natura igienica, il secondo di
natura pratica, in quanto la mucosa orale inumidisce la porzione di sigaro non fumata. Il mezzo
sigaro dovrebbe durare non meno di 30 munuti,
ossia bisognerebbe effettuare una boccata di
35/40ml ogni minuto e per due secondi (volume
medio bocca 100ml), in modo da aspirare solo il
25% del totale di un mezzo sigaro. La cenere
deve essere compatta, bianca o grigio-bianca e
senza sfarfallamenti; inoltre, non dovrebbe
essere tolta, finché si può, in quanto è di rinforzo ai movimenti convettivi interni del sigaro. In
definitiva, la difficoltà a far penetrare il fumo
nei polmoni si traduce in un vantaggio per il
fumatore, in quanto si evita in parte il rilascio di
sostanze nocive negli alveoli, ottenendo una
minor concentrazione ematica delle sostanze
presenti nel fumo tra cui la nicotina.
4. Conservazione dei sigari:
durante la maturazione del sigaro intervengono
fenomeni endogeni, ossia demolizioni molecolari autolitiche del tipo idrolitico e ossidativo ad
opera di enzimi, con conseguente formazione e
aumento delle frazioni di composti a più basso
peso molecolare.
Per questi motivi il sigaro deve respirare e
per fare ciò occorre conservarli in scatole di
legno massello di cedro, o di radica di erica
arborea o di ciliegio.
La cassetta di legno deve lasciare un vago
profumo di vanillina, che non modifica le caratteristiche del sigaro, ma ne favorisce la vitalità e
quindi la corretta conservazione. La scatola
dovrebbe essere formata da due parti una esterna di ebano, oppure di cuoio a piacere, e una
interna, il vero cestino contenitore , che per sopportare più umidità non deve presentare incollature negli spigoli, ma solo incastri a coda di rondine. La parti in metallo come le cerniere e le
maniglie dovrebbero essere di ottone pieno
indeformabile.
Per concludere un consiglio personale:
Dato che una molecola di vapore acqueo o di
altre sostanze della stessa grandezza (<2000
dalton) si muovono all'interno del sigaro per diffusione, impiegando circa 6 giorni per attraversarlo nelle condizioni microclimatiche di 18°C e
un'umidità relativa intorno al 65%, si può fare
assorbire tali molecole correttamente, solo in
caso che il sigaro vada in equilibrio con la tensione di vapore dei liquidi usati. A tal fine, per
ottimizzare il trattamento, occorre riporre nella
scatola una vaschetta piena d'acqua per sette
giorni alternata a una di spumante per altri sette
giorni, il tutto per quattro settimane prima di
procedere al consumo dei sigari. Infine, il periodo ottimale per gustare a pieno un sigaro tradizionale si aggira intorno ai due anni di maturazione; si precisa altresì che se il sigaro viene
conservato in un ambiente idoneo, ossia 18 °C e
Ur 60-65% la sua lenta maturazione può dilungarsi fino ai 20-25 anni.
Bibliografia
Grande Antonino M., 1989, Farmacodinamica del fumo di
sigaretta, Doctor, 5, 15/3