9-liturgia eucaristica benedizione doni
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9-liturgia eucaristica benedizione doni
9 LITURGIA EUCARISTICA La presentazione dei doni Preghiera di benedizione. La preghiera di benedizione: Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell'uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna, (con l'analoga preghiera sul calice), ci ricollega alla tradizione ebraica, e alla antichissima liturgia cristiana, perché è tratta con qualche adattamento dal testo della Didaché, un piccolo trattato sulla vita cristiana contemporaneo, e in alcune parti addirittura anteriore ai vangeli. Ascoltare e pronunciare questa preghiera ci riunisce, attraverso la liturgia, in un flusso ininterrotto fino alla chiesa degli apostoli e alle prime comunità. Le parole di questa formula possono sorprenderci: infatti nella nostra tradizione siamo soliti chiedere noi a Dio che benedica oggetti o persone, mentre qui siamo noi a dire “Benedetto sia Dio”; assumiamo così l'originario linguaggio biblico che ci porta a riconoscere e a rivelare il fondamento ultimo di ogni cosa nella volontà creatrice di Dio: a riconoscere che “Tutto è dono”. E preghiamo perché ciò che abbiamo ricevuto ci venga ri-donato come “cibo di vita eterna”: l'alleanza creaturale espressa dal pane e dal vino, diventerà “nuova alleanza” espressa e sostanziata nella comunione al Cristo attraverso il pane e il vino “eucaristizzati”. Terminata questa preghiera, il celebrante che presiede si lava le mani; questo gesto, entrato nella liturgia romana piuttosto tardi, aveva all'inizio uno scopo puramente pratico, infatti dopo aver preso i doni offerti e averli incensati, c'era la necessità di lavarsi le mani. Ben presto però questo gesto assunse un significato spirituale a indicare la richiesta da parte del sacerdote di essere reso degno di iniziare la “grande preghiera”; è infatti accompagnato dal versetto “Lavami Signore da ogni colpa, purificami da ogni peccato” (salmo 50) recitato sottovoce perché questa è una delle rare preghiere, durante la liturgia, che non viene detta a nome di tutto il popolo. La sequenza rituale della presentazione dei doni è conclusa da una orazione particolarmente solenne (oratio super oblata), che varia ad ogni messa e che è preceduta, anziché dal normale invito “Preghiamo”, come la colletta e la preghiera dopo la comunione, da una formula molto più ampia: “Pregate fratelli perché il mio e il vostro sacrificio...” In essa si ripete, ma in forma di domanda, quanto era già stato detto nella iniziale preghiera di benedizione; per esempio, nella festa del Battesimo di quest'anno l'orazione diceva: “Ricevi, o Padre, i doni che la Chiesa ti offre, celebrando la manifestazione del Cristo tuo diletto Figlio, e trasformarli per noi nel sacrificio perfetto, che ha lavato il mondo da ogni colpa”. Questa ripetizione, piuttosto insolita, è dovuta al fatto che in antico questa era l'unica preghiera che concludeva la processione offertoriale; nel Medioevo vennero aggiunte altre formule che erano normalmente dette sottovoce dal celebrante; nel nuovo messale la gran parte di esse, (non tutte) è stata tolta, ma si è pensato fosse opportuno sostituirle con la più breve preghiera di benedizione che ne anticipava il senso, ma insieme suggeriva e sottolineava il collegamento con l'ultima cena come narrata dai Vangeli: Gesù prese un pane, recitò la benedizione...(Mt 2626).. Inizia subito dopo, con un ampio dialogo, la Preghiera eucaristica, che ha al suo centro le “Parole dell'Istituzione”. A questa sezione centrale della celebrazione saranno dedicate le prossime schede.