Ilfirin Othar Tyararma
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Ilfirin Othar Tyararma
Background Note sul BG: Il backround è per D&D 3.5 di una ambientazione base fantasy generica. Il personaggio è ispirato ad un build trovata su dndworld di un Barbaro/Stregone/Incantaspade/Mago Iracondo/Berserker furioso. In questo modo vengono indicate eventi del passato narrati in flashback Nota di colore: il personaggio ha giocato solo due sessione poi il master ha troncato l'avventura. Ilfirin Othar Tyararma Nome elfico che significa: Guerriero immortale che porta la tempesta o Immortale guerriero tempestoso. La storia degli elfi non può essere semplicemente così. La pace, l’estraniazione, l’isolamento, non sono adatti a tutti gli elfi. La stirpe dei Tyararma tramandava i segreti del combattimento rituale, della furia elfica. Ed ora a chi insegnerò i segreti quando sarà il momento? Vorrei ricordare il volto di mia madre e di mio padre, ma la magia impedisce alla mia mente di raggiungere i ricordi. Il sigillo che mi hanno posto i miei consanguinei quando mi hanno bandito dal regno! E tutto per colpa sua! E lui me lo ricordo bene: il cacciatore. Ero un ragazzino quando si insinuò nella nostra casa. Una presenza impalpabile, invisibile, ma feroce. È un grido atroce, il ricordo più vivo di mia madre, mentre cerco disperato il colpevole, attento ad evitare che il sangue di mia madre, squartata dal cacciatore, mi entri negli occhi. « PADRE!», lo cerco ma è già a terra, la schiena aperta, posato su una pozza di sangue. Non ha raggiunto il suo Falchion in tempo. I miei battiti accelerano, impugno l’arma che fu di mio padre, cerco di percepire il cacciatore. La porta sbatte. Non è il vento. Corro fuori, lo inseguo. « VENDETTA!», grido mentre mi inoltro nel bosco. Giungo alla radura, la sua presenza è intorno a me. Si muove veloce. I miei sensi mi permettono di evitare i primi attacchi. Ma non ho un bersaglio. « Mostrati codardo!». Solo due parole e poi l’aggressore mi sferra una sequenza di attacchi troppo veloci per le mie abilità. Vengo ferito, ma la mia lama è intrisa di sangue. Il mio aggressore è ferito, forse gravemente. Sono allo stremo delle forze. «TYARARMA!», morirò urlando il grido di battaglia della mia famiglia. Un altro assalto, altre ferite, il mio sangue si mischia a quello del cacciatore. Ma ormai sono esausto. Crollo a terra in attesa del fato che ha colpito la mia stirpe. Poi dal bosco voci di elfi. Mi chiamano. Il cacciatore fugge, lo sento frusciare via, lontano nella boscaglia. Poi tutto è nebbia. Così rimasi solo, non tutti credevano alla mia storia. Alcuni pensavano avessi ucciso io i miei famigliari. Mi vietarono di continuare a studiare il combattimento rituale e così cercai il modo di dimostrare a tutti che si sbagliavano. Il cacciatore aveva ucciso la mia famiglia e presto o tardi io mi sarei vendicato! Gli anni seguenti alla tragedia li passai studiando le arti arcane con il mio maestro Sintar Lusstempla. La gola squarciata e le orbite vuote è il ricordo che porto con me di lui, per ricordare tutto ciò che farò pagare al cacciatore. Ho raccolto la legna e la sto riportando alla capanna. Vedo la porta divelta, focalizzo la mia concentrazione per eseguire qualche incantesimo, ma porto anche la mano a Suulqualme (respiro d’agonia) il falchion di mio padre. Percepisco la fredda sensazione Questo materiale è stato creato dagli utenti di www.dragonisland.it e www.dndworld.it ed è vietata la sua modifica o la sua pubblicazione su siti diversi da quello originario senza la previa approvazione del suo autore. Per info: [email protected] Background del cacciatore. La sua presenza. Corro all’interno, Sintar è a terra, lo giro e un grosso squarcio alla gola mi evidenzia la tragedia. Mi guardo attorno. « Cacciatore, hai fatto un grosso errore a tornare!», poi sento un forte dolore al fianco. Ho scottature come se il cacciatore mi avesse stretto in una morsa di mani infuocate. Grido roteando la mia spada che si tinge di rosso. «TYARARMA!» Il cacciatore forse percepisce il potere che è in me, fugge di nuovo, nella foresta. Lo inseguo e ancora emetto il grido di battaglia della mia stirpe:« TYARARMA», che vengano gli elfi, che percepiscano il cacciatore, così da comprendere come sono morti i miei genitori. Ma nella foresta, il cacciatore mi scaglia una freccia, mi colpisce ad un fianco. Sento un dolore incredibile, mentre la mia carne si scioglie. Credo che questa volta sarà la mia fine. La freccia acida si consumerà uccidendomi. Il cacciatore ride. Io svengo. Riapro gli occhi e mi ritrovo nel sanatorio, le mie ferite sono state curate, anche se le scottature mi rimarranno. Ancora una volta i miei concittadini non mi credono e mi bandiscono, costringendomi a vivere da solo nei boschi. Lontano dalla società elfica. Forse era questo il mio destino. In solitudine, nei boschi ho potuto continuare lo studio dell’arte arcana e del combattimento rituale, giungendo infine a creare la Otharma (guerre delle tempeste), una tecnica di combattimento che unisce la furia del combattimento rituale con le capacità magiche. Fino a superare in parte i limiti legati all’armatura e alla danza rituale. Unico mio compagno di quel periodo, il fidato Enhae (che guarda lontano) il mio falco. Sapevo comunque che il cacciatore sarebbe tornato. Sono a caccia, inseguo un coniglio. Sono quasi a portata di tiro, quando si infila in un buco. « Maledizione!», mi avvicino per cercare di trovare il modo di estrarlo da lì sotto, quando avverto la presenza. « Ti aspettavo, cacciatore.», mormoro impugnando il falchion di mio padre. La presenza mi è vicina, poi si allontana. Lo inseguo, o meglio, inseguo il frusciare che l’invisibile nemico fa nella foresta. Giungo in una radura, due giovani elfi, un maschio e una femmina di squisita bellezza, si trovano lì. Li colgo di sorpresa e mi guardano con occhi terrorizzati. Non hanno percepito il cacciatore che si avventa su di loro. Mi scaglio velocemente gridando «TYARARMA!», voglio colpirlo alla schiena e ucciderlo una volta per tutte, prima che uccida quei due giovani. Fendo l’aria con la mia spada e questo errore costa la vita al giovane elfo. Il cacciatore lo spezza con la sua forza sovrumana. La ragazza, impaurita striscia allontanandosi. Il cacciatore non sta attaccando me. « IO SONO IL TUO NEMICO!», affondo in profondità la lama nella carni del cacciatore, non sembra curarsene. Insensibile e senza emettere un gemito, trafigge la giovane elfa. « NOOOOOOOOO!», cado in ginocchio, voglio che giunga il mio destino. Desidero che il cacciatore mi decapiti perché troppe volte ho fallito. «…è il tuo destino Ilfirin… Non ti seguo per ucciderti, ma solo per portarti dolore e sofferenza…» Per la prima volta nei 100 anni della mia vita, sento la voce sibilante del cacciatore. Non ricordo quanto sono rimasto inginocchiato e singhiozzante. Quel giorno ho versato tutte le lacrime della mia intera esistenza. Raccolsi la spilla che era sul vestito della ragazza e promisi che l’avrei vendicata. Poi portai i corpi al loro villaggio. Per la terza volta mi incolparono delle morti e stavolta mi bandirono dal regno dandomi l’appellativo di taur‘ksh (legno malvagio). Ma gli affetti non mi importavano più. Dovevo trovare il cacciatore ad ogni costo. Questo materiale è stato creato dagli utenti di www.dragonisland.it e www.dndworld.it ed è vietata la sua modifica o la sua pubblicazione su siti diversi da quello originario senza la previa approvazione del suo autore. Per info: [email protected] Background Gli ultimi 10 anni li ho passati a perfezionare la mia tecnica, non ho più incontrato il cacciatore, quando succederà sarò io a coglierlo di sorpresa. Voglio andare al crocevia, interrogherò i sapienti riuniti per conoscere il luogo dove si trova il cacciatore e in che modo sconfiggerlo. Mostrerò per la prima volta la mia tecnica di combattimento nelle arene… Questo materiale è stato creato dagli utenti di www.dragonisland.it e www.dndworld.it ed è vietata la sua modifica o la sua pubblicazione su siti diversi da quello originario senza la previa approvazione del suo autore. Per info: [email protected]