DOMENICA DELLE PALME (B)
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DOMENICA DELLE PALME (B)
DOMENICA DELLE PALME (C) 24 Marzo 2013 Quello che accade, accade non tanto perché una minoranza vuole che accada, quanto piuttosto perché la gran parte di noi ha rinunciato alle sue responsabilità e ha lasciato che le cose accadessero. Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene «Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio e nel nome del Signore: è il Re d'Israele. Osanna avvicinati per ascoltare, anziché per offrire il nell'alto dei cieli. sacrificio degli stolti, che non sanno neppure di fare il male». (Qo 4,17) Dall’Evangelo secondo Giovanni (12, 12-15) Domanda di perdono In quel tempo, la gran folla che era venuta per la Diciamo assieme: Aiutaci, Signore, ad avere il festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese perdono dei nostri fratelli. dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, troppo spesso siamo schiavi di ciò che non Signore, il re d'Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi vogliamo capire, è amare che ci spaventa. montò sopra, come sta scritto: «Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro Signore, in tanti abbiamo rinunciato a crescere, a d'asina». Parola del Signore. ricercare la verità e la giustizia. Signore, ancora non ci siamo resi conto che ci sono valori e principi che non ammettono compromessi, per i quali dobbiamo essere pronti a mettere in gioco la nostra stessa vita. Dal Libro di Zaccaria (9,9-10) Così dice il Signore: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina. Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra”. Parola di Dio. Salmo responsoriale (71,1-2.7-8.17) Diciamo assieme: Ecco, o figlia di Sion, il tuo Re. Dio, da' al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato. Dalla lettera di Paolo ai Romani (15,7-13) Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri;le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome. E ancora: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. E di nuovo: Lodate, nazioni tutte, il Signore; i popoli tutti lo esaltino. E a sua volta Isaia dice: Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a giudicare le nazioni: in lui le nazioni spereranno. Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. Parola di Dio Prima dell’Evangelo (Mt 21,9) Dopo l’Evangelo (Is 50,4-7) Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare deluso. La nostra preghiera Diciamo assieme: Aiutaci, Signore, a diventare uomini nuovi. Signore, fa’ che sappiamo accostarci all’evento di Gesù di Nazaret come a quel “qualcosa” capace di inquietare le nostre coscienze, di sconvolgerle a tal punto che non possiamo più essere quelli che eravamo prima. Signore, la lotta per la conquista del potere, il prevalere dei forti sui deboli, il sopruso dei ricchi sempre più ricchi nei confronti dei poveri sempre più poveri hanno segnato ogni epoca storica. È stato il movimento di Gesù di Nazaret, la sua esperienza di comunità, ad arrestare per la prima volta, a livello culturale, questo nefando percorso: aiutaci a rendercene conto. Signore, l’Evangelo, accolto dai poveri prima che dai ricchi, accessibile ai semplici prima che ai dotti, che subordina alla giustizia tutte le relazioni umane, comprese quelle economiche, ha spostato il centro di gravità della convivenza sociale sulla garanzia della persona e della sua dimensione comunitaria: fa’ che questo percorso diventi anche il nostro, soprattutto ora, dentro questa crisi di sistema. Signore, da tempo siamo tutti immersi in una assurda cultura individualista, codificata nell’espressione “…ognuno per sé e Dio per tutti…”, che ci fa ritenere che sia giusto pensare prima a sé, ai propri affari ed eventualmente, in secondo ordine, agli altri: aiutaci a liberarcene presto. Allo Spezzare del Pane (Mt 26,42) “Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. Domenica, 21 Aprile, faremo il 44° GRUPPO DI CONDIVISIONE. Il tema riguarda l’educare e lo svilupperemo prendendo in esame l’esperienza educativa di don Lorenzo Milani: a tema sarà la riflessione sulla “LETTERA A UNA PROFESSORESSA” (Scuola di Barbiana). Ci ritroviamo alle 11.30 poi, alle 13.00, “pranzo condiviso”; alle 14.30 riprendiamo con la comunicazione delle nostre riflessioni. Alle 17.00, conclusione della giornata. “La scuola non può essere fatta che per amore (cioè non dallo Stato). In altre parole, la scuola come io la vorrei non esisterà mai che in qualche minuscola parrocchietta oppure nel piccolo di una famiglia dove il babbo e la mamma fanno scuola ai loro bambini”. (don Lorenzo Milani) Ritratto di un giovane eroe Idealista, genuino, irriverente, sognatore. Sono tanti gli aggettivi usati per parlare di Thomas Sankara1, il presidente-ribelle del Burkina Faso, assassinato nel 1987. Oggi la figura di questo giovane rivoluzionario sopravvive nella memoria di milioni di africani. Scopriamo il perché. PARLO IN NOME DI TUTTI COLORO CHE SOFFRONO IN OGNI ANGOLO DI MONDO New York, 4 ottobre 1984 Assemblea generale delle Nazioni Unite Presidente, Segretario generale, onorevoli rappresentanti della comunità internazionale. Vi porto i saluti fraterni di un paese di 274.000 chilometri quadrati in cui sette milioni di bambini, donne e uomini si rifiutano di morire di ignoranza, di fame e di sete, non riuscendo più a vivere nonostante abbiano alle spalle un quarto di secolo di esistenza come stato sovrano rappresentato alle Nazioni Unite. Sono davanti a voi in nome di un popolo che ha deciso, sul suolo dei propri antenati, di affermare, d’ora in avanti, se stesso e farsi carico della propria 1 Thomas Sankara nasce il 21 dicembre 1949 a Yako nell'Alto Volta, allora colonia francese che diventerà indipendente il 5 agosto 1960. Non avendo i mezzi per studiare medicina come vorrebbe, intraprende la carriera militare. Inizia a formarsi alla politica anche nel corso di soggiorni in Marocco e Madagascar. Fra il 1981 e il 1983 viene chiamato a far parte di governi dei quali presto denuncia malefatte e corruzione, fino a essere imprigionato. Con un'alleanza fra militari e forze popolari arriva al potere il 4 agosto 1983. Il 15 ottobre 1987 Sankara con dodici collaboratori viene assassinato in un colpo di stato ordito dal suo vice Blaisé Compaoré, con l'appoggio di Francia e Stati Uniti d'America, che assume la presidenza e reprime le proteste con diversi morti. Il sogno di una rivoluzione di giustizia, iniziato in una parte di terra africana, viene messo a tacere. Elezioni successive alle quali partecipa una minoranza della popolazione hanno continuato a rieleggere Compaoré, il quale è tuttora capo dello stato del Burkina Faso , ben introdotto in Occidente e occultamente coinvolto in diversi conflitti africani. storia - negli aspetti positivi quanto in quelli negativi senza la minima esitazione. Sono qui, infine, su mandato del Consiglio nazionale della rivoluzione (Cnr) del Burkina Faso, per esprimere il suo punto di vista sui problemi iscritti all’ordine del giorno, che costituiscono una tragica ragnatela di eventi che scuotono dolorosamente le fondamenta del nostro mondo alla fine di questo millennio. Un mondo dove l’umanità è trasformata in circo, lacerata da lotte fra i grandi e i meno grandi, attaccata da bande armate e sottoposta a violenze e saccheggi. Un mondo dove le nazioni agiscono sottraendosi alla giurisdizione internazionale, armando gruppi di banditi che vivono di ruberie e di altri sordidi traffici. Non pretendo qui di affermare dottrine. Non sono un messia né un profeta; non posseggo verità. I miei obiettivi sono due: in primo luogo, parlare in nome del mio popolo, il popolo del Burkina Faso, con parole semplici, con il linguaggio dei fatti e della chiarezza; e poi, arrivare ad esprimere, a modo mio, la parola del “grande popolo dei diseredati”, di coloro che appartengono a quel mondo che viene sprezzantemente chiamato Terzo mondo. E dire, anche se non riesco a farle comprendere, le ragioni della nostra rivolta. È chiaro il nostro interesse per le Nazioni Unite, ed è nostro diritto essere qui con il vigore e il rigore derivanti dalla chiara consapevolezza dei nostri compiti. Nessuno sarà sorpreso di vederci associare l’ex Alto Volta - oggi Burkina Faso - con questo insieme così denigrato che viene chiamato Terzo mondo, una parola inventata dal resto del mondo al momento dell’indipendenza formale per assicurarsi meglio l’alienazione sulla nostra vita intellettuale, culturale, economica e politica. Noi vogliamo inserirci nel mondo senza giustificare comunque questo inganno della storia, né accettiamo lo status di “entroterra del sazio Occidente”. Affermiamo la nostra consapevolezza di appartenere a un insieme tricontinentale, ci riconosciamo come paese non allineato e siamo profondamente convinti che una solidarietà speciale unisca i tre continenti, Asia, America Latina ed Africa in una lotta contro gli stessi banditi politici e gli stessi sfruttatori economici. Riconoscendoci parte del Terzo mondo vuol dire, parafrasando José Martí2, “affermare che sentiamo sulla nostra guancia ogni schiaffo inflitto contro ciascun essere umano ovunque nel mondo”. Finora abbiamo porto l’altra guancia, gli schiaffi sono stati raddoppiati. Ma il cuore del cattivo non si è ammorbidito. Hanno calpestato le verità del giusto. Hanno tradito la parola di Cristo e trasformato la sua croce in mazza. Si sono rivestiti della sua tunica e poi hanno fatto a pezzi i nostri corpi e le nostre anime. Hanno oscurato il suo messaggio. L’hanno occidentalizzato, mentre per noi aveva un significato di liberazione universale. Ebbene, i nostri occhi si sono aperti alla lotta di classe, non riceveremo più schiaffi. 2 José Julián Martí Pérez (L'Avana, 28 gennaio 1853 – Rio Cauto, 19 maggio 1895) è stato un politico, scrittore e rivoluzionario cubano.