Il bluff Tremonti

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Il bluff Tremonti
il mensile del vivere naturale n.164 marzo 2011 distribuzione gratuita
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La carenza di magnesio si può manifestare con:
• stress
• stanchezza
• irritabilità,
nervosismo
• mal di testa
• sonno agitato
• difficoltà ad
addormentarsi
• sindrome
premestruale
• spasmi e crampi
muscolari
• irrigidimento e
dolori muscolari
• fragilità ossea
• stitichezza
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senza eguali fra tutti i minerali utili all’organismo. Col
magnesio, il nostro corpo si regola come il meccanismo
di precisione di un orologio. Ma se il magnesio scarseggia, certe funzioni chiave si inceppano: l’equilibrio tra
calcio, potassio e sodio, la formazione delle proteine,
l’energia delle cellule, il livello del glucosio… e diventiamo stressati, stanchi, nervosi, tesi, doloranti. Il magnesio è
indispensabile, non facciamocelo mancare!
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3 Konrad marzo 2011
konrad 164 - marzo 2011
Questo numero di Konrad è dedicato a Mohamed Bouazizi, il venditore
ambulante tunisino morto il 4 gennaio 2011, dopo essersi dato fuoco per
protesta contro i maltrattamenti subiti dalla polizia.
è stata questa la scintilla della rivoluzione, che ha portato al crollo del
regime corrotto del dittatore Ben Alì e si è poi rapidamente estesa in
tutto il mondo arabo, contro altri regimi dittatoriali e corrotti: quelli
dell’egiziano Mubarak, del libico Gheddafi, dell’algerino Bouteflika, dello
yemenita Saleh, ecc. Il nostro augurio è che queste rivoluzioni diano
vita a sistemi politici democratici e non a teocrazie oscurantiste, come
avvenne nel 1979 in Iran dopo la cacciata dello Scià. Nel frattempo
l’ineffabile sottosegretaria agli esteri, Stefania Craxi (una che di corrotti
s’intende), il 18 febbraio – mentre la polizia libica stava massacrando i manifestanti - dichiarava: “le
critiche al governo di Tripoli sembrano non scalfire il forte rapporto tra Gheddafi e il suo popolo”, mentre il
19 gennaio, in visita a Tunisi dopo la fuga di Ben Alì, aveva detto che: “il regime per anni ha consentito
sviluppo… non bisogna correre il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca”.
D’altronde anche Berlusconi il 19 febbraio, alla domanda se avesse chiamato l’alleato-amico Gheddafi
nei giorni della rivolta, aveva risposto: “La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di
disturbare nessuno”. In effetti le decine di morti dei primi giorni stavano diventando centinaia: come si
fa a importunare chi è tanto occupato ad organizzare una strage?
SOMMARIO
4 Slovenia a tutto carbone
13 Spazziamo la spazzatura
14 La mia città. Unica.
Auguri da parte di tutta
la redazione di Konrad
a Luciano Comida per
una pronta guarigione
Konrad
Mensile di informazione
di Naturalcubo s.n.c.
Redatto dall’Associazione Konrad
via Corti 2a - 34123 Trieste
Fax 1782090961
[email protected] - www.
konradnews.it
Aut. Trib. di Udine n. 485
del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste
Direttore editoriale:
Roberto Valerio
Direttore responsabile:
Dario Predonzan
Il treno dei faraoni
5 Il bluff Tremonti
6 Nel magma di Piumini
7 Giovani e trasporto pubblico
8 Debito ecologico e sociale
nell'Ecuador
9
Serge Latouche a Trieste
10 Libri
12 Chi ha paura di aver paura?
Siamo tutti intelligenti 2
15 Assistenti familiari straniere
e comunità locale
16 Trieste "musicalissima"
Trieste is rock
17 Belarus Free Theatre
18 Cinema
19 Teatri di confine
20 Alimentazione
21 La pecora istriana
22 Cinofilia
23 Colonna vertebrale
24 Il bastone o la carota?
27 Appuntamenti di marzo
Pubblicità:
Alex Cibin
cell. 340 4000934
[email protected]
Copertina:
Foto di Tiziana Gramaglia
Hanno collaborato:
Sara Biasutti, Maria Grazia Beinat,
Nadia e Giacomo Bo, Lia Brautti,
Felice Mill Colorni, Luciano
Comida, Stefano Crisafulli, Adriana
De Caro, Daniela De Narda,
Giorgio Dendi, Sergio Franco,
Óscar García Murga, Francesco
Gizdic, Gianfranco Manfredi,
Luisella Pacco, Guido Pesante,
Giuliano Prandini, Livio Prodan,
Riccardo Redivo, Marco Segina,
Gianni Ursini, Severino Zannerini,
Barbara Žetko
Grafica e stampa:
Tip. Villaggio del Fanciullo - Opicina
Trieste - [email protected]
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4 Konrad marzo 2011
Slovenia a tutto carbone
Non c’è solo il nucleare a minacciare il
nostro futuro. Il Governo italiano ha infatti in
programma un rilancio in grande stile di questa
fonte, contro ogni logica. Anche altri Governi
(non molti, in verità) sembrano intenzionati a
costruire nuove centrali atomiche. Tra questi
c’è la vicina Slovenia, che sta cercando partner
stranieri – risulta che il premier Pahor ne abbia
parlato con Obama durante la sua recente vista
negli USA – per il raddoppio della centrale
di Krško. Ad entrare nel business di questo
impianto com’è noto sono anche altri, come il
presidente della Regione Friuli Venezia Giulia,
Tondo, supportato dagli industriali nostrani e
non solo.
Si tratta però di progetti a lungo termine, che
dovranno superare molti ostacoli, economici
e normativi – per non parlare dell’opposizione
delle comunità locali - prima di concretizzarsi.
In Italia si terrà poi, la prossima primavera,
anche un referendum sulla legge voluta dal
Governo per riaprire la strada al nucleare.
Ci sono però altri progetti, non meno perniciosi
per l’ambiente, che stanno procedendo senza
troppi ostacoli. Sono quelli per la riconversione
a carbone di centrali ad olio combustibile (è
il caso, in Italia, delle centrali ENEL di Porto
Tolle, nel delta del Po, e di Civitavecchia), o
per l’”ammodernamento” di centrali a carbone
esistenti. Come sta per accadere in Slovenia,
a Šoštanj. Qui, a 22 km in linea d’aria da Celje,
esiste dagli anni ’50 una centrale con quattro
gruppi alimentati a carbone, per complessivi
725 MW (più 84 MW su turbine a gas), che
produce 3.500-3.800 GWh/anno di elettricità
(circa un terzo del consumo annuo della
Slovenia), più 200-450 GWh/anno di energia
termica, usata per il teleriscaldamento nelle
aree abitate circostanti.
La centrale consuma 3,5 – 4,2 milioni di tonn/
anno di lignite (il carbone più “sporco” che ci
sia), estratta dalla miniera di Velenje.
La società che gestisce l’impianto, Slovenske
Elektrarne, ha deciso però di sostituire i
vecchi gruppi a carbone con uno nuovo e più
efficiente da 600 MW.
Ciò comporterebbe, sostiene il gestore,
un grande vantaggio ambientale, poiché
le emissioni di anidride carbonica (CO2)
passerebbero dagli attuali 1,25 kg per kWh
prodotto a 0,87 kg/kWh. Un valore, in ogni caso,
più che doppio rispetto alle moderne centrali a
ciclo combinato a metano, che emettono 0,36
kg/kWh di CO2.
Il fatto è che rinnovando la centrale di Šoštanj
la Slovenia si condanna ad emettere, per molti
decenni, CO2 in eccesso, rispetto all’obiettivo,
confermato dai leader dell’Unione Europea
nel summit sui problemi energetici tenutosi
ai primi di febbraio, di ridurre le emissioni
dell’80-95% (rispetto ai valori del 1990)
entro il 2050. Quest’obiettivo, per essere
raggiunto, richiederebbe “una rivoluzione
dei sistemi energetici che deve iniziare ora”,
attraverso investimenti nello sviluppo delle
fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza
energetica, la costruzione di “smart grids” (le
reti elettriche intelligenti, fondamentali per un
La centrale termoelettrica di Šoštanj
futuro energetico a bassa intensità di carbonio),
ecc.
Il carbone, in uno scenario del genere, non può
– o non dovrebbe – trovare alcuno spazio.
Invece, le principali banche istituzionali
dell’UE, la EIB (European Investment Bank)
e l’ERDB (European Bank for Reconstruction
and Development), hanno pensato bene
di concedere un prestito agevolato di 750
milioni di Euro, su un investimento totale di 1,2
miliardi, per la costruzione del nuovo gruppo
da 600 MW a lignite della centrale di Šoštanj.
Sconcertante la risposta data dagli uffici
del Commissario europeo all’ambiente,
Janez Potočnik (che per inciso è sloveno),
di fronte alle proteste di varie ONG contro i
finanziamenti alla nuova centrale: “Ovviamente
incoraggiamo gli Stati membri a muoversi verso
le tecnologie più pulite, ma la questione (della
centrale di Šoštanj, ndr) non infrange nessuna
regola e dunque è competenza degli Stati
membri”. Ponzio Pilato non avrebbe saputo dire
meglio.
Dario Predonzan
Il treno dei faraoni
Le osservazioni del WWF sulla TAV Venezia - Trieste
Oltre cinquanta pagine di relazioni trasportistiche, idrogeologiche,
ambientali, con raffronti progettuali, citazioni di leggi e direttive
comunitarie, dati precisi e dettagliati: è solo la “prima rata” di osservazioni
per la VIA sul progetto preliminare della TAV Venezia-Trieste, presentate
dal WWF il 21 febbraio scorso, ultimo giorno utile. Un documento
cui hanno collaborato ingegneri, naturalisti, speleologi ed esperti di
infrastrutture, che contesta nel merito le svariate migliaia di pagine
consegnate alla fine di dicembre da RFI-Italferr.
è stato uno sforzo immane di analisi dei documenti (683 solo per la
Ronchi-Trieste e 446 per la Portogruaro-Ronchi) e di integrazione fra
i dati, anche a causa dello “spezzatino” (o project splitting) in quattro
tronconi in cui i proponenti hanno suddiviso il progetto della linea
veneto-friul-giuliana, avviando altrettante procedure VIA distinte.
Una pratica, peraltro, più volte censurata dalla Commissione Europea.
Di qui la decisione dei WWF Veneto e Friuli Venezia Giulia di presentare
un reclamo alla Commissione europea, richiedendo l’avvio di una nuova
procedura VIA dopo che i quattro tronconi saranno stati riuniti in un
unico progetto e gli studi saranno stati integrati con le parti mancanti,
cioè l’analisi costi-benefici ed il piano economico-finanziario.
Mancanze, queste, evidenziate anche nelle osservazioni che, punto per
punto, smontano il castello di argomenti di RFI-Italferr a giustificazione
della mega infrastruttura ferroviaria. A partire dal confronto con il
progetto del 2003 per la tratta Ronchi-Trieste, ritirato perché bocciato sia
dal Ministro dei Beni Culturali, sia dalla Commissione VIA del Ministero
dell’ambiente, e in rapporto al quale l’attuale tracciato non comporta
minori criticità ambientali, specie per quanto concerne gli impatti sul
patrimonio speleologico carsico (sono previsti 24 km di gallerie).
Le osservazioni del WWF si soffermano anche sulla quantità (quasi 9
milioni di metri cubi di roccia!) e sul destino dei materiali di scavo, sugli
impatti relativi al traffico (circa 900 mila viaggi di camion sulla rete
viaria locale solo per il trasporto della roccia scavata…) e le conseguenti
emissioni inquinanti nell’atmosfera, nonché sulle alternative non
considerate.
è addirittura umoristico che l’unica “alternativa” menzionata da RFI-Italferr
sia proprio l’assurdo progetto del 2003, bocciato ignominiosamente –
come si è detto – dai ministeri competenti.
Quanto all’impatto sugli ecosistemi, la TAV Venezia -Trieste è definita
“insostenibile sia in rapporto agli obiettivi di conservazione della rete Natura
2000 sia, più genericamente parlando, in rapporto al territorio attraversato”.
Manca soprattutto una seria motivazione della necessità dell’opera,
definita “strategica” solo perché inserita nell’elenco di quelle previste
dalla “Legge Obiettivo”, senza che ne sia in alcun modo dimostrata (a
fronte di un costo stimabile in ben oltre 6 miliardi di Euro) l’effettiva
capacità di trasferire quote rilevanti di traffico passeggeri e merci dalla
gomma alla rotaia. La durata stimata dei lavori della Venezia-Trieste è
di alcuni decenni, ma sia i programmi di crescita dei traffici portuali,
sia l’insostenibile situazione del trasporto merci e passeggeri nel nord
est d’Italia, troppo sbilanciata a favore di auto e TIR, richiederebbero
interventi a breve-medio termine, per migliorare e rendere efficiente
il trasporto ferroviario (sfruttando la capacità inutilizzata delle linee
attuali), senza sprecare tempo e risorse su progetti faraonici che con ogni
probabilità non saranno mai realizzati.
O se saranno iniziati, non saranno mai portati a termine.
D.P.
Nel sito www.wwf.it/friuliveneziagiulia, sezione “documenti”, sottosezione “trasporti e
grandi opere”, il testo integrale delle osservazioni del WWF sulla TAV Venezia-Trieste e
molto altro materiale attinente
5 Konrad marzo 2011
il bluff tremonti
Giovanni La Torre è un economista di scuola
keynesiana, per molti anni manager del settore
finanziario. Ha scritto per le edizioni Melampo
(la casa editrice fondata da Nando Dalla
Chiesa) un pamphlet sull’“opera intellettuale”
del ministro Tremonti (Il grande bluff. Il caso
Tremonti: vita, opere e pensiero del genio
dell’economia italiana, pp. 204, 16 euro).
“Opera intellettuale”, più che semplice attività di
governo. Perché il ministro ritiene che «viviamo
in un tempo in cui l'intellettuale è politico, e
il politico, se non è intellettuale, non è». Quel
tempo sembra in realtà passato da un bel po',
ma tanto vale prenderlo in parola, ha pensato
La Torre. Del resto, Tremonti non è Previti, non
è Cuffaro, non è Carfagna, non è Minetti. E non
è neppure assimilabile ai suoi amici o sodali
Bossi e Berlusconi. È uno che ha toccato l'apice
del successo come avvocato tributarista, ma
è anche uno che scrive libri, parecchi libri:
un'eccezione, insomma.
La Torre quei libri se li è letti e studiati tutti,
sorpreso dal fatto che quasi nessun altro
sembrasse averlo fatto. Quando un importante
ministro in carica pubblica un libro, in un
paese cortigiano come il nostro, di solito
lo si recensisce con qualche rispetto, ma
prudentemente ci si guarda bene dal prenderlo
sul serio, salvo si appartenga alla specie degli
accademici superciliosi e ancora consapevoli
del proprio ruolo che, come l’economista del
Corriere Francesco Giavazzi, gli hanno dato in
buona sostanza dell’ignorante («Se gli chiedo
che cos'è un grafico Is-lm o che cosa sono i
classici, lui non lo sa»). Altri, come l’ex liberale
(ora berlusconiano) Piero Ostellino, se la sono
cavata attribuendogli diplomaticamente
«troppa intelligenza», adatta a uno che forse è
«più un teologo medievale che uno statista». Per
il resto, grandi ossequi al ministro intellettuale:
se poi il ministro in questione si atteggia a
critico del "mercatismo" - termine, nota La
Torre, inesistente nella scienza economica e
intraducibile in altre lingue - anche qualche
esponente un po' naïf dell'opposizione
"antagonista" (è stato il caso di Bertinotti) si
sentirà chiamato in causa e lusingato nei panni
dell'interlocutore preso sul serio.
A proposito, sarà forse a causa delle difficoltà
di traduzione che un intellettuale di tale livello
risulta poco esportabile, se si eccettua una
traduzione in portoghese comparsa in Brasile
e una sponsorizzata (vulgo: pagata) dal locale
Istituto italiano di Cultura in Giappone.
Si è detto che La Torre è economista di scuola
keynesiana, e non ne fa mistero. Il suo libro
può però piacere altrettanto a chi ne condivida
le opinioni in materia di economia quanto al
più radicale dei liberisti, dato che in sostanza
dimostra come, nel corso di pochi anni,
Tremonti abbia sostenuto tutte le tesi e il loro
esatto opposto. L'assenza totale di una "veduta
lunga", che è la caratteristica più catastrofica
della politica occidentale contemporanea
e su cui aveva richiamato l'attenzione in
uno dei suoi ultimi interventi Tommaso
Padoa-Schioppa, il predecessore di Tremonti,
goffissimo comunicatore politico, ma statista
di tutt’altra caratura politica e intellettuale, è
quel che soprattutto consente alla politica di
prendersi gioco dei cittadini, dei media, degli
avversari sprovveduti.
Così Tremonti può impunemente vantarsi
di avere previsto e ammonito il pubblico e i
colleghi dell'avvicinarsi del crollo dell'economia
finanziaria occidentale, quando La Torre
dimostra, citazioni alla mano, che ne prese
atto solo dopo che la crisi era già iniziata da
oltre un anno; di avere messo per tempo
in guardia contro i rischi della eccessiva
finanziarizzazione dell’economia internazionale,
quando in precedenza aveva indicato come
modello da seguire in tutto e per tutto quello
irlandese e aperto agli enti locali italiani la
via a speculazioni disastrose da effettuare
col denaro dei contribuenti; di avere prima
affermato che «non ci sono giustificazioni»
per qualunque forma di condono, soprattutto
fiscale, equiparandolo a una «indulgenza
plenaria per i peccatori del fisco», e di esserne
stato poi il principale sostenitore; di combattere
da sempre la prevalenza della finanza sulle
scelte della politica, quando in precedenza
aveva proposto, letteralmente, l’abolizione
di ogni norma regolatrice salvo solo quelle
previste dalle leggi penali; di avere sostenuto
l’idea di passare dalla tassazione delle persone
a quella delle cose e a un radicale “federalismo
fiscale”, salvo aver poi concorso ad abolire
l’ICI, sola tassa federalista e patrimoniale
esistente nell’ordinamento italiano; di predicare
un convinto europeismo – e perfino, e
giustamente, gli eurobonds – oggi che il crack
sarebbe assicurato per un’Italia costretta a
navigare da sola nel mare della crisi avendo lui
e B. come nocchieri, dopo aver sostenuto un
sostanziale smantellamento delle istituzioni
europee; di avere sempre affermato il primato
della politica e della volontà popolare, capace
in sostanza di lavare berlusconianamente da
sola ogni delitto commesso dai governanti,
quando all'epoca di Tangentopoli aveva
salutato nel pool di "Mani pulite" il risorgere del
«giudice vindice medievale» contro le malefatte
della cleptocrazia (“governo dei ladri”: formula,
anche questa, non sua, ma copiata da Giulio
Sapelli).
Per non parlare dello sciocchezzaio degli
ultimi anni, segnati dalla svolta clericale dell’ex
commentatore socialista del “Manifesto”. «Per
la prima volta nella storia ciò che è tecnicamente
possibile non è automaticamente lecito dal
punto di vista morale»: risulta che l’avesse già
sostenuto Tibullo a seguito dell'invenzione
delle spade. O delle fantasie complottarde e
delle geremiadi contro la modernità - tutta
la modernità, salvo come ovvio e prevedibile
la televisione - con la conclusione finale che
«questo è un punto della storia in cui non devi
andare a leggere i libri di economia, ma la
Bibbia».
E questo è il pensiero economico di uno
considerato fra i meno peggio dei nostri attuali
governanti.
Felice Mill Colorni
Banca Etica
nella regione Friuli Venezia Giulia
Promotori finanziari
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Gorizia – Referente Rita Calligaris (Staranzano) tel. 348 7722120 - [email protected]
Pordenone – c/o “L’altra metà”, Via della Motta - tel. 0434 524228 - [email protected]
Trieste – Via Donizetti 5/A - tel. 040 638472 - [email protected] - www.bancaetica.org/trieste
Udine – Via San Francesco, 37 - tel. 0432 500744 - www.bancaetica.org/udine
Tolmezzo – c/o Comunità di Rinascita - Via G.Bonanni 15 - tel 0433 40461
6 Konrad marzo 2011
Nel magma di Piumini
Roberto Piumini (che ho
incontrato nella sua casa
di Milano il 5 gennaio
di quest’anno) è un
vulcano perennemente
attivo: nato nel 1947, è
poeta per bambini, per
adulti, scrittore, attore,
cantante… L’ingegno,
le idee, le esperienze di
Piumini sono un magma
colante di vita non circoscrivibile in un’intervista.
Qui di seguito troverete un piccolo estratto dal suo
magma incandescente, un fiume narrativo che
qui paleserà la propria densità in qualche goccia.
Buona avventura!
[Con la marea piuminiana, la mia domanda
iniziale sulla messa in musica dei suoi testi si
è perduta, è colata a picco per emergere in
risposte che la sfiorano]
Il mio problema, forse l’hai capito, è quello
della – non è snobberia – totale incapacità,
insofferenza, ad applicarmi alla difesa,
promozione, valorizzazione delle mie cose. Per
cui io non ho tutti i miei libri, perché sarebbe
impossibile, non li curo, non sto a preoccuparmi
[…] se si trovano, se non si trovano, se mi
scrivono: “ma non troviamo il suo libro”: che
ci posso fare? Chiedetelo, non so. Vivo nella
palese illusione che gli editori facciano il loro
lavoro.
[…] Ecco, una cosa – che poi ha a fare con
la musica (perché molte di queste cose
sono diventate anche opere o elaborazioni
musicali) – sono i miei famosi “scritti locali”:
io, nel corso di un periodo in particolare della
mia carriera, […] dagli ottanta fino al ’95,
ho scritto una quarantina di testi poetici su
materiali locali, cioè materiali che mi venivano
dati (fotografie, disegni, memorie, mappe,
oggetti, testimonianze, disegni anche artistici,
anche elaborazioni fantastiche, reperti sonori,
oggettini trasportabili), tutti in scatoloni, con
insegnanti che stavano al gioco perfettamente.
Io li frequentavo, prima mi sputtanavo con delle
classi, facendo vedere il poeta, “eccomi qua, io
puzzo come tutti, non sono uno fuori…
Bello bello, bravissimo.
…sono uno che faccio delle parole, no? Sono
uno bravo a fare delle parole, ma bravo cosa
vuol dire? Adesso vediamo, facciamo un gioco e
lo scopriamo. Datemi qualcosa di qui, del paese,
che io non conosco, ma datemelo in una forma
abbondante, non esagerata; ragionate un po’
su che cosa può servire a uno che non è di qui
per sentire certe cose, per sapere certe cose….
Mettete tutto in uno scatolone tridimensionale,
quindi non su carta bianca… poi vengo
a prenderlo, me lo porto a Milano, me lo
tengo due mesi come voi avete impiegato
due mesi a raccogliere il vostro materiale. Mi
prendo un bel tempo anch’io, perché tanto
contemporaneamente sto facendo altra roba,
abbiate pazienza, e io vi giuro e vi prometto
che vi porto, primo, una poesia”. Perché? Perché
con la poesia sono libero: posso reagire con
la poesia molto più liberamente che con la
prosa, che avrei bisogno di un ordine, di una…
tattica, di una sequenza; invece con la poesia
posso darci dentro, poi dopo sarà in realtà una
poesia molto riconoscibile, molto narrativa,
però sul piano microlinguistico, più micro che
macro, potrò fare quello che vorrò. Sarò molto
più giocoso con la poesia. “Prometto che sarà
una poesia e che avrà dentro tantissime cose
vostre. Come? Non lo so, ma vi assicuro che
ci saranno tante”, e infatti facevo tutte ’ste
robe: mi ricordo ogni tanto entravo in casa,
stendevo tutte queste cose, che soprattutto
erano cose visive. Gli insegnanti capivano che
meno formalizzavano in parole il materiale
dei ragazzi, meno loro si creavano aspettative
testuali, cioè erano più legati all’emozione,
poi avrebbero avuto un atteggiamento, no?,
più sensoriale rispetto al testo, rispetto che se
avessero creato…
Che classi?
Beh, prevalentemente medie, ma dal secondo
ciclo alle superiori, modello che poi ho
continuato a fare con Giovanni [Caviezel] in
microlaboratori veloci, chiamati “Immagine
e parola”, anche per adulti, per molti anni a
seguire. […] Quindi un lavoro bello, per me,
stimolante. Bellissima anche la risultanza
poi, soprattutto dove c’era l’insegnante che
sapeva scavare con il testo, con una facoltà
di, come dire, apprendimento dei ragazzini,
evidentemente all’ennesima potenza rispetto
a Dante, con rispetto parlando, che si trova sul
libro, perché a me mi conoscevano, li avevo fatti
ridere, li avevo sfidati…
Tu sei vivo e sei lì.
Sono lì in situazione, poi simpatizzando.
Ebbene qui, questa roba grandiosa, è stata la
prima ed anche la più bella, questa esperienza
[…] con cinque classi, coordinate da questa
signora professoressa, che poi ha dato origine a
rappresentazioni teatrali […], dei filmati e una
mostra in una chiesa sconsacrata, in cui c’era il
testo mio, e poi tutti i riferimenti che i ragazzi in
lettura avevano trovato… cioè una linguistica
meravigliosa, da un punto di vista proprio di
base. E poi, dopo, pubblicazioni locali, litigi
col sindaco, perché c’era stata una strega nel
poema che aveva detto certe cose…
Vabbé, va benissimo…
…e via. Ecco, su quel modello lì ne ho fatte
altre, sull’onda di quell’entusiasmo, di quella
scoperta: ne ho fatte un’altra quarantina,
sparse un po’ dappertutto […]. Chiaro, ci
dovevano essere delle persone che avessero
cultura, voglia di togliere tutte le sottoculture
sulla poesia, eccetera, sufficienti insegnanti
un minimo decodificatori (non impauriti o
intimiditi dalla poesia) e anche un amichevole
sostegno politico per le questioni logistiche e
monetarie – perché noi lo facevamo pagare,
poco, ma comunque era un lavoro che mi
impegnava per periodo lunghi, in cui facevo
cinque, sei, sette volte le visite. Quindi una
cosa di cui io sono più orgoglioso da un punto
di vista, chiamiamolo, politico di tutta la mi
scrittura, perché è un modo diverso di essere…
[…] Spesso mi chiedono: “tu preferisci scrivere
per bambini o per adulti?” […] [per bambini]
è più facile, certamente, però non è neanche
l’ora di spiegargli il perché. Ultimamente io me
la cavo così, allora: se per “scrivere per” vuol
dire la scrittura proprio letteraria, mi piacciono
tutte due le cose: in una faccio un certo tipo di
gioco, consapevole, accettato, perché se scrivi
per bambini – non ci sono santi – sai che scrivi
per bambini, magari non parlerai di gnocca,
questo non gliene frega nulla a loro, non farai
psicologismi, anche perché non gliene frega
nulla. Accetti, no?, il codice, ma non è che
fai il bambino tu: lo sai, come quando giochi
fisicamente col bambino, non è che usi tutta la
forza che hai, con tutte le malizie…
Moderi.
Moderi, accetti alcune regole, dentro
quelle però ti lasci, fai tutto, lo stupisci, lo
stimoli, lo sconvolgi, all’interno di un’area di
sconvolgibilità linguisticamente chiara. Quando
scrivo per adulti è un altro gioco, lì non c’ho che
un adulto consenziente davanti a me, posso
sfogarmi, anzi tendenzialmente faccio giochi
più elaborati. Difatti, come autore per adulti,
sono più letterario, molto più letterario degli
autori medi per adulti, che mi fanno solo per
adulti, perché per compensazione, non perché
mi manca questa cosa, ma perché sono giochi
che, non facendo da una parte, posso… son
due cose belle tutt’e due, e mi piacciono tutt’e
due, non vedo il motivo per smettere.
Ma se per “scrivere per” gli uni o per gli altri vuol
dire l’esperienza globale, non c’è paragone, è
infinitamente più bello scrivere per i bambini.
Perché? Ma perché se scrivo per adulti cosa mi
faccio? Non ti dico una cosa simpatica, mi faccio
una pippa mia, bella, mistica, singolare, la metto
giù, ah che bravo che sono, c’ho un orgasmo
narcisistico, prendo la cosa, la infilo in un libro
privato, un oggetto che se ne va attraverso
canali monodimensionali in un altro, davanti a
un altro singolo che si legge la cosa, gli piace,
non gli piace, non sa un cazzo neanche lui,
ma da solo; rarissimamente scrive all’autore
(“quanto sei bravo”, “quanto sei bello” o “quanto
sei coglione”), di solito si consuma la sua
esperienza in solitudine. Schak, schak! [batte
le mani come per scrollarsi la polvere] Finita lì.
Se scrivo ai bambini, per gruppi, per famiglie,
per mamme e bambini, per situazioni teatrali,
per classi, per gruppi teatrali, mi chiamano,
mi scrivono, mi mandano cazzate pazzesche,
elaborazioni, disegni tremendi su quello che
fanno; ma non importa, mi vogliono incontrare,
creano situazioni o le creo io per loro, faccio
incontri, spettacoli, trasformo quella roba lì in
uno spettacolo, poi glielo facciamo vedere…
Tutta un’altra risposta.
Riccardo Redivo
7 Konrad marzo 2011
trasporti e ambiente
Giovani e trasporto pubblico
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sul risparmio energetico?
vieni
La rivista “Trasporto Pubblico”, numero
di ottobre del 2010, dedica un lungo
articolo a firma di Corinna F. Dora a
quello che i giovani chiedono al trasporto
pubblico. La giornalista cita in proposito
una ricerca dell’Associazione Trasporto
Pubblico e dell’istituto Hermes, che parla
di un nuovo modello di comportamento
dei giovani, applicato anche ai loro
spostamenti su mezzi pubblici e cioè
l’uso del cosiddetto “multitasking”, ossia
la messa in pratica di azioni multiple. Se
nel trasporto delle persone le automobili
continuano a fare la parte del leone, le
nuove tecnologie di intrattenimento di
cui sono dotate (navigatore satellitare,
dvd, lettore di ipod) non sono sempre
conciliabili con una guida attenta e
responsabile, afferma la giornalista. Invece
nel trasporto pubblico locale si può
creare un rapporto virtuoso con le nuove
tecnologie. Insomma la cosiddetta “net
generation” (cioè della generazione che
si serve prevalentemente del computer
per acquisire informazioni ed altro)
può trovare un motivo di preferenza
per il mezzo pubblico, dove servirsi
tranquillamente di telefonino e degli altri
strumenti preferiti senza correre rischi,
che sono fin troppo presenti quando il
giovane è alla guida di un mezzo a quattro
o, addirittura, due ruote. La ricerca in
questione dedica anche un’attenta analisi
alle politiche tariffarie agevolate in favore
dei giovani. Non mancano numerosi
esempi in varie parti d’Italia. Per esempio
a Genova l’Azienda municipale prevede
un abbonamento vantaggio per tutti i
giovani (e non soltanto per gli studenti)
al di sotto dei 26 anni. L’Azienda di
trasporti di Alessandria, invece, prevede
abbonamenti per i giovani a partire da
soli 9 euro al mese in base al reddito. E
poi c’è l’esempio un po’ sorprendente di
Bari, dove l’Azienda di trasporti concede
nel periodo natalizio la circolazione
gratuita ai giovani sino ai 18 anni.
Agevolazioni simili si riscontrano anche a
Cosenza, Forlì, Lecco, ecc. Non mancano
iniziative settoriali come a Roma, dove
quattro autobus ecocompatibili sono
messi a disposizione degli studenti e dei
dipendenti dell’Università La Sapienza,
per non parlare del servizio notturno per
le discoteche, che ha trovato applicazione
anche a Trieste, per garantire ai giovani
il ritorno sicuro a casa. La giornalista di
“Trasporto Pubblico” così commenta:
“I nativi digitali, che mentre si spostano
scrivono sms, parlano al telefonino,
smanettano sull’ipod e intanto magari
mangiano un panino e bevono una Coca
Cola, sono più sicuri sui mezzi pubblici”. A
parte il curioso modo di definire i giovani
d’oggi come “nativi digitali”, anche se si
capisce il perché, l’autrice dell’articolo
ricorda il numero di incidenti stradali
inaccettabile, a livello europeo ben
41.600 morti nel 2005 e in Italia 14 morti
al giorno. Certamente ciò dipende anche
dal numero enorme di quanti si spostano
quotidianamente in Italia: nel 2008 sono
state oltre 32 milioni le persone che hanno
dichiarato di spostarsi giornalmente per
recarsi nei luoghi di studio e di lavoro. Ben
oltre 10 milioni sono studenti, dei quali il
26 per cento dichiara di spostarsi a piedi,
mentre la stragrande maggioranza utilizza
mezzi di trasporto. Fra i diversi mezzi
utilizzati la statistica ci ricorda ancora
una volta che l’auto privata prevale. Si
spostano con tram e bus circa il 12 per
cento e con i pullman circa la medesima
percentuale. Tuttavia i giovani non
hanno alcun pregiudizio nei confronti del
trasporto pubblico e sarebbero pronti a
preferirlo a certe condizioni, soprattutto
legate alla libertà di cui possono disporre
nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
Parecchi esempi ci vengono da altri Paesi,
principalmente dagli Stati Uniti, di accesso
gratuito a internet tramite wi-fi sugli
autobus. In Italia il primo esperimento
del genere si è registrato a Pordenone
a partire dal settembre 2008, con la
possibilità, cito testualmente dall’articolo,
”di collegarsi senza costi in modalità wi-fi su
due autobus oppure telefonare in modalità
voip”. Confesso che ignoro alcuni di questi
termini e lascio ai lettori giovani la loro
piena comprensione.
all’ECOSPORTELLO!
Punto informativo gratuito della Provincia di Trieste
progettato e realizzato da LEGAMBIENTE
orario:martedì dalle 10.00 alle 12.00
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l’Ecosportello
è anche a Muggia,
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Presso l’ECOSPORTELLO riceverai informazio-
ni sugli aspetti normativi e sulle agevolazioni
fiscali e tariffarie in materia di isolamento termico, sui finanziamenti bancari, sugli impianti solari fotovoltaici e termici e sul risparmio
energetico attraverso l’impiego di apparecchiature a elevata tecnologia che possano garantire una riduzione dei consumi e nel contempo
ottimizzare le prestazioni.
Rendere le nostre abitazioni efficienti energeticamente vuol dire consumare meno energia
a parità di confort, quindi risparmiare! è possibile ottenere questi risultati senza sacrifici,
mantenendo lo stesso benessere nelle abitazioni, o addirittura migliorandolo. Oggi l’uso
dell’energia negli edifici rappresenta circa il
40% della domanda finale di energia. è dunque inevitabile che a scelte energetiche attente
corrispondano un risparmio in bolletta e un
maggior benessere sociale.
Sergio Franco
circolo verdeazzurro - trieste
Servizio realizzato in collaborazione con Banca
Popolare Etica e Arci Nuova Associazione Trieste
8 Konrad marzo 2011
Le farfalle e le cavallette
Debito ecologico e sociale nell'Ecuador
Discarica
L’Ecuador presenta una proposta ai Paesi
più sviluppati per ridurre l’emissione di CO2
e il danno che questo causa al pianeta. Nei
campi petroliferi di Ishpingo, Tambococha,
Tiputini (ITT), all’interno del parco nazionale
dell’Yasuni, in territorio ecuadoriano, vicino
alla frontiera con il Perù, ci sono importanti
giacimenti di petrolio grezzo calcolati in
900 milioni di barili. Non è facile estrarre
una simile quantità, giacché per ogni barile
di petrolio si producono 4 barili d’acqua
inquinata, e l’acqua deve essere reinserita
nell’ambiente purificata, altrimenti si
rischiano gravissimi danni alla natura e alla
foresta amazzonica. L’Ecuador propone
ai Paesi industrializzati di organizzare un
fondo pari alla metà dell’ammontare che
il Paese ricaverebbe da questo petrolio. In
cambio, l’Ecuador vieterebbe qualunque
perforazione nella giungla amazzonica del
parco e userebbe il fondo per pagare il debito
esterno.
Questa soluzione innovativa serve a
proteggere la foresta amazzonica ed evitare
dei danni costosissimi, come è successo
nell’altro parco amazzonico ecuadoriano di
Nuova Loja, o Lago Agrio, dove la Texaco, in
seguito assorbita dalla Chevron, è accusata
di aver sversato in 30 anni (1964-1990) 68,5
miliardi di litri di acque inquinanti e 64,5
milioni di litri di petrolio (23 milioni di litri
in più di quello versato dall’Exxon Valdez),
lasciando centinaia di discariche all’aperto di
prodotti tossici e producendo una “Chernobyl
ambientale”. È in atto contro la Chevron una
class-action per oltre 28 miliardi di euro
promossa dalle 30.000 persone che abitano
questa zona, perché i danni alla loro salute e
alla qualità della vita hanno creato delle vere
emigrazioni ambientali. È allucinante pensare
che le multinazionali, quando sono in gioco i
loro progetti, considerano le popolazioni dei
Paesi poveri simili ad articoli “usa e getta” di
nessun valore.
Le popolazioni autoctone dell’America
Latina conoscono questo problema. La
ricchezza che la Spagna trovò nel Nuovo
Continente non era soltanto l’oro, ma anche
la schiavitù. Non era chiaro per i conquistatori
se gli indios avessero un’anima, pertanto
ritenevano che per convincere gli autoctoni a
convertirsi al cattolicesimo anche la violenza
fosse giustificata. La croce e la spada. La
conversione era pagata con lo sfruttamento
che subivano sotto gli “encomenderos”, coloro
Gas Flaring
Indigeno dell'Amazzonia
Mappa dei parchi
naturali dell'Ecuador
a cui il re di Spagna aveva conferito l’incarico,
“encomienda”, di cristianizzare gli indigeni.
Due romanzi, quello dello scrittore tedesco
Reinhold Schneider “Las Casas vor Karl V”
dell’editrice Suhrcamp Verlag, e il magnifico
racconto “La guerra de los capinegros” dello
scrittore spagnolo Francisco Pérez de Antón
residente da oltre 40 anni in Guatemala,
sintetizzano la crudele storia della conquista
e della colonizzazione dell’America da
parte della Spagna, ma anche la presa di
coscienza di Carlo V, di Fray Bartolomé de
Las Casas e dei “Fratelli Capinegros” che,
resisi conto di tanta infamia, cercarono di
fermare il massacro spagnolo. I due racconti si
sviluppano nel periodo 1542 e 1545.
Le date indicate sono lontane nel tempo;
purtroppo, i fatti che si discutevano allora,
sono ancora attuali. Sfruttamento, violenza,
sottovalutazione delle culture autoctone da
parte dei nuovi conquistatori, distruzione del
loro habitat e distruzione delle culture locali
sono i frutti che le multinazionali portano al
Nuovo Mondo. La sola differenza sta nel fatto
che, come nel racconto biblico, forse questa
volta Davide riuscirà a sconfiggere Golia.
Il 3 novembre 1993 inizia la causa contro la
Texaco, portata avanti dal giovane avvocato
Pablo Fajardo. Nel 1994 si costituisce il Frente
de defenza de las Amazonas (Fronte di difesa
dell’Amazzonia). Nel 1995 la Texaco promette
di rimediare ammettendo di fatto di aver
inquinato l’ambiente ed incomincia una
bonifica che si protrae per 3 anni. In realtà si
tratta di sola cosmetica. Nel 2001 la Texaco
viene assorbita dalla Chevron, formando una
nuova compagnia TexacoChevron con sede
in California. Nel 2003, in Ecuador, ha inizio
la class-action supportata dalla magistratura
della California. Qualunque sentenza verrà
emessa in Ecuador avrà effetto anche negli
USA.
Wilson Fajardo, fratello di Pablo Fajardo viene
assassinato nel 2004. In molti ritengono che si
tratti di uno scambio di persona.
Nel 2005 gli avvocati difensori dei 30.000
contadini ricevono minacce di morte e di
rapimento. Tali minacce hanno termine solo
grazie all’intervento dei media internazionali.
Nel 2008 l’avvocato Pablo Fajardo e
l’organizzatore sociale Luis Yanza ricevono il
prestigioso Goldman Environmental Prize,
che rappresenta una specie di Premio Nobel
nel mondo degli ambientalisti. Questo fatto
scatena contro Fajardo e Yanza una guerra
mediatica attraverso le più importanti testate
dei mass media da parte della Chevron.
Nel 2008 l’esperto del tribunale Richard
Cabrera, valuta i danni in 28 miliardi di euro.
A tutt’oggi la causa prosegue.
È chiaro che una proposta come quella
dell’Ecuador per il parco di Yasuni ha una
profonda matrice ecologica e di protezione
ambientale. Il disastro ambientale mette in
ginocchio il mondo e colpisce duramente
le popolazioni, come ci hanno insegnato ad
esempio le recenti catastrofiche alluvioni
in Pakistan, in Germania, in Guatemala, in
Brasile, in Italia e in tante altre nazioni. In
Australia, nella regione del Queensland le
recenti inondazioni hanno sommerso un’area
grande quanto Francia e Germania messe
assieme.
È indispensabile prendere coscienza
dell’enorme problema e affrontarlo prima che
sia troppo tardi.
Óscar García Murga
Fonti
Reinhold Schneider, Las Casas vor Karl V,
Suhrcamp Verlag, Drittes Kapitel, Seite 110 – 115
Bartolomé de las Casas y Carlos V, Reinhold
Schneider, Narrativas –Edhasa
Policia Nacional del Ecuador, Informe 2004-56-SubjP.J.Shu 12 agosto 2004
http://chevrontoxico.com/about/
http://es.wikipedia.org/wiki/Pablo_Fajardo_
Mendoza#Biograf.C3.ADa
http://newmedia.ufm.edu/gsm/index.php/
Emprendedoresperezdeanton
http://www.quetzal-leipzig.de/
19. April 2010 |
Ecuador: Streit um neue Ölverträge und Drohung
der Enteignung
http://www.liveyasuni.org/
9 Konrad marzo 2011
Serge Latouche a Trieste
Martedì 8 marzo, Serge Latouche terrà una lectio
magistralis destinata agli operatori comunali
dell’educazione presso l’Università di Trieste. Il
giorno successivo, mercoledì 9, alle ore 17.00,
nell’aula magna del liceo scientifico G. Galilei
(via Mameli 4) terrà una conferenza rivolta alla
cittadinanza.
Sabato 12 si svolgeranno nell’ edificio H2 bis
(Centro di calcolo) dell’Università di Trieste,
otto laboratori di buone pratiche, introdotti da
Francesco Gesualdi, già allievo di don Milani,
e conclusi da Paolo Cacciari: si tratta di due tra
i più influenti teorici della decrescita italiani.
Ciascuno dei laboratori sarà imperniato su una
delle “R” che Latouche propone quali motori della
decrescita stessa.
Serge Latouche: già professore di scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’Istituto di
Studi di Sviluppo Economico e Sociale di Parigi, è oggi uno dei principali teorici della decrescita:
sul tema ha scritto libri fondamentali quali “La scommessa della decrescita“ e “Breve trattato sulla
decrescita serena”; ma cos’è la decrescita?
La decrescita: per capire di cosa si tratti è fondamentale aver presente la distinzione tra beni
(apportatori di maggiore benessere) e merci (cioè i beni che passano attraverso il mercato e che
sono contabilizzati dal PIL): non tutti i beni sono merci, non tutte le merci sono beni; possiamo
dire che il paradigma di decrescita focalizza questa distinzione, che invece l’economia tradizionale
cancella, e indica come obiettivo una diminuzione delle seconde, non necessariamente dei primi:
anzi, una decrescita può essere indotta da una crescita di beni autoprodotti e di beni scambiati
gratuitamente, in sostituzione di merci equivalenti; parallelamente, il paradigma di decrescita non
confonde lavoro con occupazione retribuita e valuta il lavoro in rapporto alla sua utilità sociale,
non in rapporto alla remunerazione monetaria (che potrebbe benissimo essere priva di relazione
con l’utilità sociale del lavoro stesso).
Per quanto, ovviamente, il modello di consumo di decrescita implichi sobrietà, la decrescita
non predica ascetismo e mortificazione; anzi, una “recessione ben temperata” racchiude
intrinsecamente un fattore di felicità, perché è un processo che punta a miglioramenti nella
qualità della vita e degli ecosistemi, purché, accanto alla riduzione del consumo di merci,
aumenti nella collettività la capacità di autoproduzione e la capacità di dono, cioè la capacità di
approvvigionamento non monetario di beni.
Un modello di questo tipo impone un elevato standard tecnologico, ma la tecnologia al servizio
della riduzione d’uso di materiali e di energia non ha fine in sé stessa, come accade alla tecnologia
applicata alla crescita - che ormai deve inventare i bisogni per poter generare assorbimento delle
merci prodotte a ritmi sempre più accelerati - ma guarda alla qualità della vita (alla felicità dei
singoli e alla conservazione attiva degli ecosistemi).
Impone inoltre una riduzione della specializzazione lavorativa: solo chi non sa fare nulla deve
comprare tutto dagli altri e quindi deve rifornirsi di merci; ed è stata la necessità di accrescere la
produttività dei sistemi economici ad imporre una divisione del lavoro sempre più spinta: una
necessità che la logica di decrescita, oggi, nega.
Ed ancora, la logica di decrescita lavora ad un recupero della solidarietà dello scambio gratuito,
contro l’agonismo interpersonale della concorrenza nella produzione e nell’acquisto di merci sul
mercato. Le otto R sono i motori della decrescita.
Le otto R
Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo
e in base ai quali organizziamo la nostra vita,
cambiando quelli che devono esser cambiati.
Ricontestualizzare. Modificare il contesto
concettuale ed emozionale di una situazione,
o il punto di vista secondo cui essa è vissuta,
così da mutarne completamente il senso.
Questo cambiamento si impone, ad esempio,
per i concetti di ricchezza e di povertà e
ancor più urgentemente per scarsità e
abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice
dell’immaginario economico. L’economia
attuale, infatti, trasforma l’abbondanza
naturale in scarsità, creando artificialmente
mancanza e bisogno.
Ristrutturare. Adattare in funzione
del cambiamento dei valori le strutture
economico-produttive, i modelli di consumo, i
rapporti sociali, gli stili di vita.
Rilocalizzare. Consumare essenzialmente
prodotti locali, prodotti da aziende sostenute
dall’economia locale.
Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti
del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad
un’equa distribuzione della ricchezza.
Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri
modi di produrre e consumare, sia gli orari di
lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a
tornare ad un’impronta ecologica pari ad un
pianeta.
Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i
beni d’uso anziché gettarli in una discarica,
superando così l’ossessione, funzionale alla
società dei consumi, dell’obsolescenza degli
oggetti e la continua “tensione al nuovo”.
Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non
decomponibili derivanti dalle nostre attività.
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10 Konrad marzo 2011
Libri
Bosnia Express
Dei conflitti, si parla. Di ciò che viene
dopo, no. La pace non fa notizia, non
commuove, non tocca. Sulle strade
distrutte, come sulle anime devastate,
cala l’indifferenza. Quanti di noi sanno
cosa sia la Bosnia oggi, a tre lustri dalla
guerra?
Luca Leone - saggista e giornalista
di quelli veri, che vanno sul campo
a vedere e a soffrire, che si sporcano
le mani, che rinunciano agli alberghi
per dormire sotto un cielo malato,
Bosnia Express. Politica, religione,
che parlano con le persone comuni
nazionalismo e povertà in quel che
guardandole
negli occhi - ci dice le
resta della porta d'Oriente
cose non dette di tutti questi anni, ci
di Leone Luca
€ 12,00
illumina di verità tristissime. Ci dà uno
2010, 160 pagine - Infinito edizioni
schiaffo.
La Bosnia - scrive Leone, con immenso amore e una vena di poesia (lo
stesso amore e la stessa poesia che conosciamo in Paolo Rumiz) - è religiosa e puttana, giovane e antica, libera e incatenata, ricca fin’allo stordimento
e povera fin’allo sgomento, limpida e impenetrabile. È femmina e bella, ferita
nel profondo e piagata, in tutto e per tutto violentata.
Dopo quindici anni, la Bosnia è un piatto in cui tutti hanno messo la
forchetta, fregandosene delle conseguenze. È un paese in cui c’è sempre
qualcosa che non quadra. Ascoltando la gente, il musicista, l’avvocato,
l’agente immobiliare, l’ingegnere, Leone indaga sulla Bosnia oggi, sulle
sue incongruenze, sulle sue corruzioni, sulle sue improbabili prospettive.
La Bosnia non ha prospettive. Tutti sperano che non sia così ma ogni bo-
sniaco - e sopra tutti i più giovani – sanno che purtroppo questa è la realtà. Il
destino della Bosnia giace nelle mani e nelle mire di coloro che ne gestiscono
le risorse. La Bosnia è un paese che fa gola, è un business mondiale sotto
moltissimi aspetti.
Ha una invidiabile posizione geografica, strategica dal punto geopolitico,
e le risorse sono imponenti. C’è carbone, bauxite, zinco, e... petrolio. Per
decine di miliardi di euro di valore.
Il paese possiede anche un immenso patrimonio boschivo che produce
legname di primissima qualità. Leone ha visitato personalmente a Visoko
una fabbrica in cui vengono assemblati mobili e pianali per cucine,
importati da aziende italiane (e la cucina poi sarà, chissà come mai, made
in Italy...)
Ma il territorio viene aggredito, il rimboschimento è insufficiente, e tra
qualche anno il deturpamento sarà evidente. Paradossalmente, se una
parte delle bellezze naturali si salverà, sarà “per merito” delle mine... Per
sminare il territorio occorrono soldi e sminatori che oggi non ci sono.
L’acqua è l’altra importantissima ricchezza bosniaca. Risorse immense
sistematicamente svendute a società estere, che imbottigliano o utilizzano l’acqua per produrre bevande commerciali. Non società qualsiasi...
Parliamo di Nestlè o di Coca Cola.
Ma la risorsa davvero più importante della Bosnia – e quella più sprecata – è costituita dalle persone. La società civile ha perduto il senso della
libertà, dell’espressione del pensiero. Ha perduto la speranza. Ha girato le
spalle a se stessa, e al futuro.
Luca Leone, con questo ottimo lavoro carico di sdegno e di passione,
fa la sua parte nel difendere un paese e un popolo che meriterebbero,
davvero e finalmente, un destino migliore.
Luisella Pacco
Come diventare italiani in 24 ore
Di questa scrittrice indiana, ma triestina d’adozione, ho già scritto qualche
mese fa (per il suo romanzo Amiche
per la pelle). Anche per quest’ultimo
libro, uscito lo scorso novembre, vale
il medesimo discorso fatto allora: Laila
Wadia ci fa riflettere su molti temi
importanti, sì, ma in maniera sempre
leggera, ironica, gioiosa. Con Laila si
sorride sempre.
La protagonista di Come diventare
italiani in 24 ore è una studentessa
indiana (Laila stessa?) che arriva in
Come diventare italiani in 24 ore
Italia e si trova a dover battagliare con
Di Laila Wadia
una lingua che è ricchissima, difficile e
€ 12,90
buffa, e con le abitudini di un popolo
2010, 148 p. Editore Barbera
(collana Radio Londra)
(ammettiamolo, ahinoi) abbastanza
eccentrico…
Arrivai a Roma all’età di ventun’anni con una valigia piena di vestiti fuori
moda e due certezze: che mi avrebbero rubato il portafoglio e pizzicato il
sedere. […] Con mio grande stupore, non successe né l’una né l’altra cosa,
e non vi so dire quale delle due ferì di più il mio amor proprio. Cosa non era
imbottito a sufficienza da risultare irresistibile, il portafoglio o il mio sedere
indiano?
Inizia così il resoconto che ci permette di seguire la giovane indiana nella
sua scoperta dell’Italia e un po’ nella scoperta di sé. Integrarsi in un paese
straniero, infatti, è come rinascere, sperimentare nuovi modi di essere
vivi.
Alla nostra protagonista l’energia non manca, la curiosità nemmeno. Instancabile e acuta osservatrice, la ragazza persegue con determinazione
ferrea il suo obiettivo: alzare il proprio QI.
No no, non il quoziente d’intelligenza… Bensì, il quoziente d’italianità!
Il suo diario è un delizioso susseguirsi di incontri, sorprese, frustrazioni e
successi. E per far dono della ventennale esperienza ad altri “alieni” che
sbarcano oggi in Italia, Laila Wadia, nella seconda parte del libro, riassume tutti i trucchi per diventare italiani presto e bene.
Come si rilassano gli italiani, come si truccano le italiane, come fanno
colazione, come guidano, come leggono i giornali, come fanno la spesa,
come si vestono, come fanno le valigie, come gesticolano, eccetera
eccetera…
Una guida utile per gli stranieri che tentano di capirci nelle nostre stravaganze. E uno specchio (spietatamente fedele) per i lettori italiani che riconosceranno tutte, e dico tutte!, le caratteristiche che Laila ci attribuisce.
Chi ha autoironia, ne riderà di gusto. Chi non ne ha, sarà travolto dalla
vergogna di sapersi così strambo, e si metterà a scrivere un altro libro,
Come smettere di essere italiani. Sarà sicuramente un successo!
L.P.
11 Konrad marzo 2011
L’anno dei dodici inverni
Ma esistono in Friuli Venezia Giulia
dei bravi scrittori di fantascienza?
Certo che esistono. Il friulano Tullio
Avoledo (è nato a Valvasone nel 1957,
ed attualmente vive a Pordenone),
ama la science fiction con tutto il suo
cuore, e si vede. Le sue opere sono
perfettamente all’altezza di quelle
dei migliori scrittori anglosassoni. E
pensare che per vivere fa l’impiegato
di banca, uno dei mestieri meno
avventurosi che ci siano. Il primo
romanzo che ho letto di lui è stato
Tullio Avoledo
L'anno dei dodici inverni
“La ragazza di Vajont” (Einaudi 2008).
Einaudi, 2009
È la storia di un amore impossibile,
pp. 377, Euro 19.00)
sullo sfondo apocalittico di un
Nord-Est “parallelo” tormentato da una guerra civile e dai fantasmi della
pulizia etnica. Poiché mi era piaciuto un sacco, sono corso a procurarmi
pure i suoi romanzi precedenti, e cioè “L’elenco telefonico di Atlantide”
e “Mare di Bering”, ambedue pubblicati da Sironi nel 2003. Devo dire
che non sono rimasto deluso. Si tratta di romanzi fantastici nei quali la
speculazione scientifica si coniuga con visioni profetiche, catastrofiche e
molto pessimistiche, il tutto accompagnato da citazioni di alcuni tra i più
importanti scrittori di fantascienza americani ed inglesi, di quelli pubblicati
sulla rivista “Urania” della Mondadori dei tempi migliori, come Cliff Simak,
Theodore Sturgeon, Robert Heinlein, Alfred E. Van Vogt, Fritz Leiber, John
Wyndahm, ecc. ecc. tutti autori di ottimo livello sprofondati ingiustamente
nell’oblio. Certo, lo scienziato britannico Arthur C. Clarke (il cui romanzo
“Le sabbie di Marte” fu pubblicato nel primo numero dei “Romanzi di
Urania” uscito nell’ottobre del 1952), ha acquisito fama imperitura grazie al
film di Stanley Kubrick “2001, Odissea nello Spazio” ed Isaac Asimov verrà
ricordato per sempre grazie alle tre leggi della robotica, ma tutti gli altri?
Oggi si fa un gran parlare di Philip K. Dick, ma cinquant’anni fa costui era
considerato solamente uno dei tanti scrittori di genere fantascientifico,
e nemmeno dei più importanti. Le cose migliori che ci ha lasciato sono
dei racconti brevi e lancinanti ai limiti della narrativa horror, come il
celeberrimo “Impostore” pubblicato nella mitica antologia “Le meraviglie
del possibile” stampata da Einaudi nel lontano 1959. I suoi romanzi invece
mi sono sempre sembrati noiosi ed eccessivamente complicati. Preferivo
di gran lunga le saghe spaziali. In ogni caso tutta questa sua esaltazione
post mortem (è scomparso nel 1982), a causa delle sue numerose opere
adattate per il cinema, mi appare sinceramente esagerata, ed anche lo
scrittore Tullio Avoledo sembra essere della mia stessa opinione. Infatti
nel romanzo “L’anno dei dodici inverni” si ipotizza che nel 2028 tutto il
mondo occidentale sarà dominato dalla “Chiesa della Divina Bomba”, un
movimento religioso ispirato alla santificazione dello scrittore americano,
di gran lunga più potente dello stesso Cristianesimo. L’autore insiste molto
sul fatto che il culto di San Filippo Dick avrà un’enorme importanza nel
mondo futuro, e siccome nello “slang” (gergo) americano la parola “dick”
viene usata per indicare quell’affarino che hanno tra le gambe i maschietti
e che serve per fare la pipì ed anche altre cose, l’affermazione della sacralità
di roba simile in tale contesto appare perlomeno stravagante. D’altra
parte basta dare un’occhiata alle prime pagine dei giornali in questo inizio
dell’anno 2011, con tutte quelle notizie relative alla vita sessuale pubblica
e privata dell’attuale capo del governo italiano, per rendersi conto che alle
volte la realtà può superare la fantasia più sfrenata. E per fortuna che il
nostro premier non possiede ancora il segreto della macchina del tempo
come invece nel romanzo di Tullio Avoledo succede alle alte gerarchie
della Chiesa della Divina Bomba: altrimenti, chissà che uso strampalato
e nocivo ne farebbe! In realtà Emanuele Libonati, il protagonista del
romanzo ambientato nella prima parte in Italia tra Trieste, Udine e le
spiagge della Toscana e poi in Inghilterra e Islanda, è un famoso poeta che
viene incaricato di scrivere il nuovo Vangelo di San Filippo Dick. In cambio
lui chiede di poter utilizzare la macchina del tempo per un breve periodo,
in modo da rimediare ad alcuni errori che ha commesso nel corso della
propria esistenza. Che cosa fareste se si potesse viaggiare nel passato?
Uccidere Hitler e Stalin ancora in fasce? Assistere alla crocifissione di Gesù
Cristo? Vedere le sette meraviglie del mondo antico? Andare a caccia di
dinosauri? Beh, il protagonista del romanzo non fa nulla di tutto questo. Si
limita a mettere un po’ d’ordine nella propria esistenza e a migliorare la vita
di alcune persone vicine a lui. Tutto qua. Non vi sembra abbastanza? Ma io
vi assicuro che il risultato è una storia molto affascinante, che si legge tutto
d’un fiato e che riempie completamente le 377 pagine di questo ottimo
libro, uno delle più belle opere di fantascienza scritte da autori italiani che
io abbia letto negli ultimi anni.
Gianni Ursini
Guida sentimentale di Trieste
Una città raccontata al femminile,
rivissuta come luogo della propria
soggettività, guardata con amore, con
quella dose di disincanto e ironia, con
dolore, con gioia, con nostalgia, con
rimpianto, con la voglia di ripercorrere
ambienti e spazi che hanno a che
fare con le storie private di ognuna.
E’ un modo di riprendere confidenza
con i luoghi che hanno accompagnato le esperienze di ogni crescita, di
ogni passaggio importante di vita,
dall’infanzia e giovinezza, alla maturità
e al presente, collocati in un contesto
concreto di spazi che connotano la
città, la sua fisionomia, rivelano tracce della sua storia, mostrano il suo
aspetto contemporaneo.
Come si presenta la città nelle narrazioni delle donne? Certamente questa
è una “Guida” sbilanciata, che non cerca oggettività, nella quale si dà spazio
ai particolari, agli umori, agli incontri imprevisti. È come se le autrici parlando della città parlassero anche d’altro: dei rapporti tra le persone, dell’impatto con l’ambiente, dei ricordi intimi, dei momenti di vita intensamente
vissuta, dei desideri che le attraversano e motivano le azioni. E Trieste
assume un volto nuovo, meno ufficiale o imponente, meno “commerciale”
o letterario. È una città che non lascia indifferenti.
Questo libro è un rimando di sguardi. Scopre occhi che rivelano un amore
profondo per la città, anche là dove si intravede una sofferenza, una
osservazione critica o una presa di distanza, e la speciale connotazione di
Trieste - usata, abusata, decantata, mitizzata, inventata - in tanti scritti di
tanti autori contemporanei e del passato, trova qui una corrispondenza nei
tratti di un sentimento espresso da chi la abita, sentimento che filtra tra le
parole e ne forgia l’alone dei significati.
Trieste città delle contraddizioni, città di carta, città dei matti, città di frontiera, città dei commerci, incrocio di civiltà, centro delle periferie, crogiuolo
di culture, città mitteleuropea, nostalgica del suo passato, città plurilingue,
città da cui si fugge ma a cui si torna, non luogo, città di “scontrosa grazia”,
personaggio città, città senza pace, città della bora: sono tanti i fantasmi
che aleggiano sulle sue strade o si incarnano – provvisoriamente – in una
pietra sporgente da un palazzo. E anche se i suoi cittadini sorridono con
ironia a tutta questa abbondanza di definizioni che restano sfuggenti,
incapaci di catturare se non effimeri frammenti della sua realtà, tuttavia
hanno un modo particolare di immaginare la sua specificità e la sua seduzione: diverso per ognuno – a seconda dei caratteri – trova dei presupposti
comuni nella convinzione di vivere in un magnifico luogo “extratempo”.
Anche il fascino che la città diffonde su chi la visita e cercando di capirla
percorre le sue strade, entra nei musei e nelle chiese, sale le molte scalinate
e si incanta davanti a uno scorcio, si dispiega in un effetto alone di natura
contemplativa, di cui si coglie l’irrequietezza segreta e la disposizione
distaccata e ironica.
f.c.
12 Konrad marzo 2011
Chi ha paura di aver paura?
Ulteriori pensieri di Gianfranco Manfredi sul suo ultimo libro
Il mio romanzo è terrorizzante? Non so, credo
abbia ragione Luciano: l’effetto è soggettivo.
Al di là di questo, io credo che la paura abbia
senso se non ce ne compiacciamo troppo.
è un’esperienza che è utile e importante
attraversare, anche per imparare a
distinguere i segnali di paura immaginari da
quelli fondati. Per questo, più che l’horror io
prediligo il gotico, che ci conduce attraverso
i “fantasmi”, facendocene sempre dubitare, e
che oltre i fantasmi ci indica il cielo.
È stato il grande padre Dante a insegnarci,
dopotutto, che si viaggia all’Inferno, per poi
uscire a “riveder le stelle”. Se si va all’Inferno
soltanto per godersi lo spettacolo dei
suoi orrori senza fine, rischiamo di finirne
prigionieri.
Quando mi è capitato di scrivere degli episodi
di Dylan Dog c’era un fatto che mi turbava un
poco, da scrittore… il personaggio tende un
po’ troppo a compiacersi delle sue paranoie.
Quando ho inventato il personaggio di
Magico Vento, uno sciamano lakota che vive
esperienze piuttosto angosciose, mi sono
sforzato sempre di mostrare come per gli
indiani d’America, provare paura ha un fine
preciso: trovare il coraggio di superarla. I
ragazzini lakota, quando si cominciava a
siamo tutti intelligenti 2
Qualche giorno fa ho ricevuto alcune mail da ragazzi incontrati in scuole di tutta Italia, che
mi segnalavano la curiosità della data: era l’11 febbraio scorso. Infatti scrivendo la data in
forma ggmmaaaa (come sugli F24, per chi paga le tasse…) si scrive 11022011: numero
palindromo, oppure, come dicono i puristi, palindromico (visto che è aggettivo), cioè
che si può leggere anche iniziando dal fondo. Palindromo, ovviamente, è un termine che
deriva dal greco, ed è composto da πάλιν, che indica ripetizione, e da δρóμος, che indica
una corsa (pensiamo alle parole autodromo o ippodromo).
Anche cercando su internet, ho visto che tanti hanno notato la curiosità della data, ma…
si può andare avanti?
Intanto, esistono infiniti numeri palindromi: basta scrivere a caso con la tastiera le prime
cifre; infatti da 65498114 ottengo 654981141189456, e quindi non sono rari. Sono rari se si
vuole che le cifre formino un numero di un dato tipo, ad esempio una data. Ma una data…
di che tipo? Se fossimo americani (che scrivono prima il mese, poi il giorno), 11022011
indicherebbe non l’11 di febbraio, ma il 2 di novembre, e qualche data che per noi
risulterebbe possibile, nel loro calendario potrebbe non esistere; dobbiamo poi pensare se
preferiamo indicare l’anno con due o con quattro cifre. Una situazione analoga risulta per
le parole: onorarono per noi è parola palindroma, ma ritengo che in nessun’altra lingua
capiti una combinazione analoga, traducendo quel vocabolo.
Ma pensando al nostro 11022011, mi è venuta la voglia di fare il suo quadrato, cioè di
moltiplicarlo per se stesso. Risultato: 121.484.726.484.121. Che sorpresa! Il numero è
“quasi palindromo”, cioè se solo il 7 fosse un 6, oppure il 6 fosse un 7, il numero sarebbe
palindromo, e che palindromo: 15 cifre. è una situazione abbastanza strana, dal momento
che numeri palindromi anche piccoli, se elevati alla seconda, non sempre danno numeri
palindromi; ad esempio 414 x 414 = 171.396; ma già 66 x 66 = 4356. Naturalmente a tutto
c’è una spiegazione, anche al fatto che il numero da noi trovato sia “quasi palindromo”.
Il fatto ancora più curioso è che dividendo in pezzi di tre cifre il numero, trovo 4 volte
dei quadrati perfetti che sono numeri palindromi, e quadrati di numeri palindromi (per
capirci, ad esempio, il numero formato dalle prime tre cifre è 121, che è palindromo e che
è il quadrato perfetto di 11, che è un altro palindromo; così accade pure per 484, quadrato
di 22).
Le caratteristiche che si possono trovare sui numeri sono davvero tante, ma… mica le
devo trovare tutte io, no?
Buon lavoro, e arrivederci alla prossima data palindroma, che sarà il…???
© Giorgio Dendi
istruirli a diventare guerrieri, li si lasciava
soli nelle Grandi Pianure, dopo adeguata
preparazione, perché imparassero a cavarsela
da soli.
È certo una strana cultura rispetto alla nostra
attuale. Noi ai figli vorremmo risparmiare
qualsiasi rischio. Però questo non è il modo
migliore per farli diventare adulti. Non è un
caso che l’horror sia diventato così popolare
tra i ragazzini: è, se non altro, un’esperienza di
paura simulata, molto utile alla crescita.
Chi ha paura d’aver paura, è doppiamente
schiavo della paura. Si rinchiude in casa
a doppia mandata, schiavo delle proprie
paranoie. Agli adulti, poi, è chiesto un
coraggio ulteriore, che è quello di non
rinunciare mai a interrogarsi sul senso della
vita.
Sono convinto che un vero lettore
cerchi anche questo in un romanzo: non
semplicemente una storia avvincente, ma
una traccia per mantenere vivi in noi certi
interrogativi (filosofici, religiosi, scientifici,
sociali, psicologici e sentimentali) senza i
quali vivremmo davvero come bruti. Riguardo
ai sogni di immortalità, attualmente la
prospettiva è un’altra (e nel mio romanzo
se ne parla parecchio), e cioè non quella del
prolungamento della vita, bensì quella del
prolungamento ad libitum della vecchiaia.
Quando sento promettere enfaticamente per
il prossimo futuro una vita media di 120 anni,
la cosa mi dà i brividi. Ho passato i 60… sono
soltanto alla metà? Mi scompensa questo
pensiero.
La vita sarà in futuro composta da un’infanzia
sempre più corta, un’adolescenza troppo
prolungata, e una vecchiaia largamente
prevalente? Questo non sta già producendo
da tempo distorsioni inquietanti nella nostra
società? Non pretendete che io dia risposta
a questi interrogativi nel romanzo: non li
do e non saprei darli. Non credo nemmeno
sia compito dei romanzi dare risposte o
insegnamenti come se i lettori fossero degli
ingenui “da istruire”.
Credo che un romanzo possa e debba invece
offrire delle occasioni narrative per riflettere e
perché ciascuno possa trovare le sue risposte.
Non bisogna mai negare al lettore questa sua
libertà. Uno scrittore non deve mai supporre
di essere più intelligente di chi lo legge. Pena
fare la figura del saccente, o peggio, del fesso.
Dal blog http://letteratitudine.blog.kataweb.
it/2010/10/14/tecniche-di-resurrezione/
Collabora con Konrad Gianfranco Manfredi. Cantautore
politico e ironico negli anni
Settanta (Ma non è una
malattia, Zombie di tutto
il mondo unitevi), autore di
fumetti (Magico Vento, Volto
Nascosto), romanziere tra i più
eclettici in Italia (Magia rossa,
Ho freddo, Una fortuna d’annata, il recentissimo Tecniche
di resurrezione), sceneggiatore cinematografico.
13 Konrad marzo 2011
Spazziamo la spazzatura
Vik Muniz, “Atalanta and Hippomenes after Guido Reni”.
Muniz è famoso per le sue reinterpretazioni di quadri e
immagini famose con spazzatura e materiali di scarto.
Come tutte le parole sporche che si rispettino,
“spazzatura” ha molti sinonimi: uno è “rifiuti” termine sottilmente consumistico e schizzinoso, che
allude al disconoscimento, quasi al ripudio di un
qualcosa che magari fino a poco prima si trovava
in salotto, su uno scaffale o perfino nel nostro
piatto. “Pattume” è oggi poco usato: è una parola
di origine toscana, da “pattóna”, che indicava la
polenta di farina di castagne. “Immondizia” per
me è una parola estremamente immaginifica: il
suo riferirsi a ciò che è “immondo” mi sa molto di
Medioevo, di peste e lazzaretti, di degrado fisico,
morale e spirituale. Trovo divertente che questo
vocabolo sia usato da quelle persone che vogliono essere raffinate.
Nel dialetto triestino troviamo un termine insostituibile: semplici e ruspanti, casalinghe e per
niente tossiche, le “scovàze” sono quasi gente di
famiglia. Lungi dall’essere qualcosa di indesiderabile il rifiuto è qualcosa che fa parte della vita.
Il nostro corpo stesso può essere visto come una
splendida macchina che trasforma merende e
manicaretti in spazzatura ed energia. Ogni cellula
del nostro corpo produce in continuazione
anidride carbonica – incurante del protocollo di
Kyoto – nonché molecole di scarto di ogni forma,
razza e dimensione.
Il più grande produttore di rifiuti è però l’universo stesso: nato da un luminoso e abbagliante
Big Bang, ora non può fare altro che andare in
discesa, consumando la materia e degradando la
propria energia. Il futuro remoto potrebbe assomigliare a un’immane discarica uniforme e grigia.
Un altro scenario prevede un ben più eccitante e
divertente “Big Crunch”, la grande implosione che
chiuderà il sipario del mondo e forse ne aprirà
un altro, sempre che il Creatore intenda fare
un nuovo universo in materiale riciclato. Alcuni
credono che l’era moderna abbia portato a un
regresso piuttosto che a un progresso: si tratta di
un falso storico, almeno per quanto riguarda la
La famosa carne in scatola “Spam”, da cui
proviene il nome “spam” dato alla posta
spazzatura che tormenta quotidianamente
tutti i possessori di computer.
Spazzatura marina. Nell’Oceano Pacifico a causa dei giochi delle
correnti si è formato fin dagli anni Cinquanta il famoso “Pacific
Trash Vortex” con un’estensione stimata tra i 700.000 e i 10
milioni di km2 e una massa attorno ai 100 milioni di tonnellate.
spazzatura, ve lo posso assicurare dall’alto della
mia laurea in discaricologia. I rifiuti di un tempo
erano di cattiva qualità, erano estremamente deperibili ed erano buoni solo come concime o cibo
per i maiali. Con la rivoluzione industriale l’offerta
dell’immondizia si è diversificata, finché sono
apparsi i primi rifiuti non biodegradabili. Per la
prima volta nella storia gli esseri umani hanno
potuto accumulare scorte a sufficienza di questa
preziosa materia ultima (“materia ultima” è un
termine tecnico coniato dal grande discaricologo
Bottino De Italspurghis). Il ventesimo secolo ha
portato alla scoperta e alla produzione su vasta
scala di rifiuti plastici, caratterizzati da una durata
e da una resistenza senza eguali. Un ulteriore
passo avanti è rappresentato dalle scorie radioattive, che promettono di accompagnarci per
milioni di anni.
Ma ultimamente sono venuti alla ribalta tipi di
spazzatura ancora più raffinati.
Come saprete da alcuni decenni siamo usciti dal
mondo moderno per entrare nel postmoderno.
Questo ha portato ad enormi cambiamenti in
campo ideologico, sociale, artistico e spazzaturologico. L’enorme domanda di immondizia ha
fatto sì che per la prima volta nella storia la spazzatura da umile sottoprodotto delle attività umane diventasse non solo qualcosa di desiderabile,
ma addirittura venisse prodotta appositamente,
su vasta scala e a beneficio di tutti. Spazzatura da
esibire, da assaporare e naturalmente spazzatura
da comprare. Alludiamo qui anche e soprattutto
a quella spazzatura prodotta dall’arte, dalla cultura, dalla moda e dai media.
Da alcuni anni la parola d’ordine è “trash”. Essendo ormai a corto di sinonimi per definire un
mondo interessante e sfaccettato come quello
dell’immondizia, abbiamo deciso di adottare
questo termine d’oltremanica. Un vocabolo
molto apprezzato dagli odierni spazzativori, che
come gli stercorari cari agli antichi Egizi cercano
Dopo 50 anni la rivincita della sporta ecologica
L'era del sacchetto di plastica per la spesa, inquinante e non sostenibile, finalmente
si è conclusa. Dal 2011 è vietato produrre sacchetti non biodegradabili per l'asporto di merci. Purtroppo i commercianti sono autorizzati a finire le scorte, ma non a
chiedere di pagare i sacchetti. Quelli nuovi devono essere biodegradabili e compostabili. Ma gli ambientalisti scelgono di usare le borse di tela o comunque di quelle
durevoli. Per sostenere il processo di cambiamento il WWF aderisce all'iniziativa
promossa dall'Associazione Comuni Virtuosi "Porta la Sporta" che si svolgerà dal 16
al 23 aprile, per invogliare cittadini e amministrazioni a ridurre l'uso della plastica.
Le modalità dell'iniziativa verranno comunicate successivmente.
Lia Brautti referente rifiuti WWF F.V.G.
e raccolgono indefessamente rifiuti per farne il
loro tesoro. La parola “trash” denota espressioni
artistiche di cattivo gusto e di basso profilo, come
film, programmi televisivi, musica, eccetera. Fin
qua niente di strano, i gusti sono gusti, quello
che per me è rivoltante per un altro può essere
oro, e viceversa. Se non che “trash” è venuto ad
indicare in certi ambiti culturali ed artistici qualcosa di molto “in” e chic.
Frugando nelle immondizie troviamo tra le altre
cose la “tv spazzatura”, giunta ora allo stadio
della maturità. Se un tempo per realizzare certi
capolavori televisivi si utilizzavano cascami ed
idee avariate tratte da altri programmi, ora che
il riciclaggio – parola ignobile e raccapricciante,
indegna di un paese moderno e civile – non
basta più, ecco la nuova sintesi, per cui registi,
sceneggiatori e conduttori lavorano tutti assieme
per produrre direttamente, con enormi vantaggi
per i telespettatori, il pattume necessario, fresco
e di prima mano. La “posta spazzatura” o “junk
mail” esiste da un bel po’, ma solo con Internet è
diventata un fenomeno del tutto paragonabile
alle piaghe bibliche. Anni fa mi rattristavo perché
la mia casella di posta elettronica era quasi vuota.
Possibile che fossi così scarso di amici? Ora la
situazione è cambiata. Sono stato contattato da
Su Ning, governatore della Banca Popolare della
Cina, da Mrs Judith Williams, malata terminale
con quattro milioni di dollari in banca, mentre le
Poste Italiane mi scrivono quasi ogni giorno email sul tipo “ne hai uno nuovo messaggio privato” o “la sua adressa di email e il suo conto sarano
cambiate”. In compenso, quando scrivo ai miei
amici, due volte su tre i filtri automatici o i miei
amici stessi mi scambiano per uno “spammer” e
mi gettano nel cestino di Windows.
Tornando al mondo concreto troviamo il “cibo
spazzatura”. Si tratta di cibo il cui valore energetico è più comodo da misurare in chilowatt
anziché in chilocalorie, e in cui il colesterolo deve
avere dei minimi di legge garantiti (in caso ciò
non sia possibile, in paninoteca sono obbligati a
darti una bustina di colesterolo puro come condimento). Ci sarebbero ancora tanti cassonetti
in cui frugare, mille discariche da esplorare. Ma
personalmente ne ho abbastanza, e credo anche
voi. Il mondo ha circa 48 abitanti per chilometro quadrato, se ci mettiamo tutti insieme non
dovrebbe essere difficile pulirlo. “Spazza i rifiuti,
rifiuta la spazzatura”, come diceva il grande De
Italspurghis.
Francesco Gizdic
[email protected] - www.bazardelbizzarro.net
14 Konrad marzo 2011
La mia città. Unica.
Voci e colori di un paesaggio.
Trieste, città dalla statica bellezza, alla ricerca
costante di uno sviluppo cercato ma non
voluto, immobile nelle sue contraddizioni
attraverso lo scorrere perpetuo del tempo.
In questo periodo di stasi per quanto
riguarda le esposizioni – piccole e di breve
durata, mentre per quanto concerne la
programmazione nei musei di una certa
importanza tutto è silente – ho rivisitato
luoghi della mia città attraverso le immagini
di una mostra fotografica che si sta svolgendo
presso il Teatro Stabile Sloveno di via Petronio
4 a Trieste. Accolta da persone gentilissime
– colgo anzi l’occasione per ringraziare la
receptionist che si è informata sull’apertura
del teatro e il gentile Piero che mi ha aperto
il palazzo e la mostra in un giorno di festa e
di chiusura – ho avuto l’onore e la fortuna di
assaporare sola, immersa in un silenzio irreale
una poco pubblicizzata e magnifica mostra
fotografica sulla nostra amata città.
Avvolto da una sensazione di leggera
decadenza (purtroppo al giorno d’oggi
comune a molti luoghi interessanti, minati
da tagli di bilancio), il teatro stabile sloveno,
appartenente a una lingua e a una cultura
a me lontana, mi ha accolto con grazia,
soavemente, per farmi capire che tutti i luoghi
(e le persone) hanno un’anima comune dove
l’unico idioma parlato è quello del cuore.
Le immagini colpiscono nella loro grandiosità.
Si giunge a Trieste via mare, un mare in
tempesta mosso e agitato dal vento famoso
in mille lidi chiamato bora: vi si giunge
tra immagini moderne e antiche. Vecchie
immagini di Borsatti risalenti al 1956, dove
bora e gelo toccavano un’intensità ormai
dimenticata, si fondono con fotografie di
Roberto Cettin, Marco Covi, Claudio Ernè,
Neva Gasparo e Nika Furlani, dove il colore
raggiunge svariate tonalità di blu e azzurro,
dove il blu del mare agitato si amalgama con
il celeste della calma piatta, dove la bora si
tocca e si percepisce attraverso un etereo
velo mosso dal vento e dove con un gabbiano
avvertiamo la bellezza del volo.
Il viaggio prosegue a bordo del tram di
Opicina tra i colori di una splendida giornata
di sole di Marino Sterle che ci porta in gallerie
sconosciute della Val Rosandra e sull’altipiano,
toccando boschi inondati di luce insieme
a Fabrizio Giraldi e Roberto Pastrovicchio.
Il tram prosegue il suo percorso con Sterle
toccando la vedetta di Moccò, il laghetto di
Percedol per giungere fino al Santuario di
Monrupino sfiorato lievemente dal sole in
una magica atmosfera di pace.
Il tram arriva al capolinea e il cammino
procede a piedi attraverso un mondo di
pietra, immobile nei tempi e nelle ere, un
mondo di case e pozzi di pietra, un mondo
visitato attraverso la forza e l’intensità di
Claudio Ernè, Tullio Stravisi e Neva Gasparo
per giungere nel sottosuolo fino alla grotte
del Carso.
Il viaggio prosegue e veniamo trasportati in
un nuovo universo fatto di modernità, quasi
stonata, nel verde della natura attraverso le
immagini di Gabriele Crozzoli e Sterle che ci
conducono nel Campus di Ricerca facendoci
visitare il laboratorio di luce del Sincrotrone
per giungere con Ernè nella nostra tanto
odiata Ferriera attraverso delle immagini
che la trasformano in un paesaggio artistico.
L’esplorazione tocca il porto vecchio con
alcune bitte abbandonate insieme a Marco
Corvi per imbarcare il passeggero verso il
Castello di Duino insieme a Gasparo mentre
Cettin ci permette di ammirare le falesie in
autunno per ritornare quindi ai giardini di
Barcola con una visione alternativa grazie a
Pastrovicchio.
E il lungo cammino sta per giungere al suo
termine con un itinerario nella lande che ha ci
lascia un sapore di antico tra pecore e nozze
carsiche grazie a Giuliano Koren e Mario
Magajna che ha documentato le prime nozze
del Carso nell’anno 1968 per arrivare alla
visita del patriarca serbo ortodosso insieme
a Giovanni Montenero e al Natale serbo
ortodosso con Andrea Lasorte.
Koren ci accompagna anche attraverso un
momento importantissimo quale è stato
l’abolizione dei confini, frontiera culturale
e territoriale che ha diviso popoli tra dolore
e ingiustizie fino a giungere ai profughi
provenienti dalla Bosnia di Cettin, immagini
fortissime che ci riportano alla nostra felice
realtà, rendendoci consapevoli della fortuna
avuta nel nascere in questa splendida e
multiculturale città dal sapore provinciale.
Al piano superiore il viaggio viene
completato dall’incontro con persone
che hanno dato molto a questa splendida
e controversa Trieste come ad esempio
Margherita Hack, Fiorella Kostoris, Claudio
Magris, Boris Pahor, Paolo RUmiz e Don Mario
Vatta, che prendono vita grazie alle immagini
di Marco Covi, gigantografie che ci salutano,
imprimendoci nell’anima un sapore di
fierezza e di appartenenza.
La mostra sarà visitabile fino al 12 giugno
2011 presso il Teatro Stabile Sloveno di via
Petronio 4, da lunedì a venerdì dalle ore 10.00
alle ore 15.00.
Consiglio, a tutti i triestini e non, di assaporare
queste splendide immagini rese vive e dotate
di un’intensa anima grazie a questi bravissimi
fotografi.
Adriana De Caro
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15 Konrad marzo 2011
Il Friuli Venezia Giulia è una Regione con un
elevato tasso di persone anziane, delle quali
molte vivono sole o assieme ad un altro
anziano. Una molteplicità di fattori permette
l’allungamento della vita, ben oltre quella che
veniva definita la “terza età”; ora, infatti, si può
parla di “quarta età” e di “grandi vecchi”.
Questo scenario sociale è caratterizzato dalla
necessità di assicurare alle persone anziane,
soprattutto se non autosufficienti, adeguate
prestazioni di cura, assistenziali e relazionali
che la prevalenza degli anziani desidera
ricevere al proprio domicilio.
Servono politiche socio-sanitarie a supporto
della domiciliarità, affinché il diritto a poter
vivere nella propria casa sia realizzabile
consentendo la miglior qualità di vita
possibile all’anziano, ma anche alla sua
famiglia e a chi presta l’attività di care.
Appurato l’aumento del bisogno di
assistenza, considerata la fragilità nel compito
di care da parte dei familiari (congiunti
anziani senza tenuta psico-fisica, figli
giovani, ma non conviventi…), riconosciuta
la presenza dei servizi socio-sanitari
territoriali che, assieme all’azione solidale
del volontariato, rappresentano risorse
fondamentali, ma comunque insufficienti
a soddisfare le esigenze della domiciliarità,
le famiglie hanno dovuto inevitabilmente
ricorrere ad una nuova e preziosa risorsa, qual
è l’immigrazione femminile soprattutto dai
Paesi dell’Est.
Dall’incontro tra la domanda di assistenza
da parte dell’anziano e la domanda di
lavoro da parte dell’assistente familiare
straniera (comunemente chiamata badante)
nasce un nuovo modello di cura, in cui il
valore aggiunto è la consapevolezza della
reciprocità: ognuno ha comunque bisogno
dell’altro, il bene dell’uno è collegato al bene
dell’altro e promuovere reciprocamente
benessere e qualità di vita è una dinamica
dall’impatto fondamentale.
è in questo scenario che il Servizio sociale
dei Comuni dell’Ambito distrettuale 3.1
“Gemonese, Canal del Ferro, Val Canale”
in delega all’A.S.S. n. 3 “Alto Friuli” ha
proposto il progetto “Assistenti familiari
straniere e comunità locale”, grazie anche al
finanziamento della legge regionale 24/2004.
Assistenti familiari straniere
e comunità locale
Il progetto prevede iniziative volte alla
qualificazione e al sostegno dell’attività di
assistenza delle badanti ed eventi, pensati in
un’ottica di sviluppo di comunità, finalizzati
alla promozione dell’incontro tra di esse e
la comunità per una reciproca conoscenza
culturale e valoriale, propedeutica al dialogo
interetnico, all’integrazione e all’inclusione
sociale; con auspicate ricadute in termini
di benessere sia sulle donne immigrate, sia
sugli anziani assistiti e anche sulle rispettive
famiglie.
Il progetto si è articolato in tre fasi: la prima,
ha visto circa ottanta badanti impegnate in
un corso formativo, al termine del quale si è
costituito un “gruppo di progetto” formato
da operatori, badanti e rappresentanti delle
associazioni, che ha dato avvio alla seconda
fase; questa, tuttora in corso, prevede la coorganizzazione con tutti gli attori coinvolti
di eventi socio-culturali per promuovere la
visibilità delle badanti, oltre al loro lavoro di
cura, nonché far conoscere le loro storie, i
valori e la cultura dei Paesi di provenienza.
Si è già realizzato: in collaborazione con “La
Cineteca del Friuli” la proiezione del film
“Mar Nero” di Federico Bondi, che descrive
il rapporto tra una badante e un’assistita
e l’allestimento della mostra fotografica di
Roberta Valerio “Onora il padre e la madre.
Badanti” in collaborazione con l’associazione
culturale “vicino/lontano” di Udine che l’ha
ideata e prodotta nel 2008, e il Comune di
Gemona del Friuli che l’ha ospitata nel mese
di febbraio (la mostra è già stata esposta a
Udine, Tolmezzo, Cividale, Milano e Trieste).
Il reportage, che è nato dalla volontà di
riconoscere e comprendere la condizione
delle badanti, rappresentandone per
immagini il processo di “trasferimento” e di
vero e proprio “trasloco” di emozioni e affetti
dal loro paese e dalla famiglia di origine verso
un mondo nuovo, evoca questo complesso
fenomeno attraverso l’esperienza di quattro
donne dell’Est che nelle fotografie sono
rappresentate in tre momenti: “la propria
casa”, “il viaggio”, “la solitudine”.
La terza fase del progetto, infine, partirà dalla
valutazione del percorso realizzato da tutta la
Rete costituitasi per attuare future iniziative
(allestimento di uno spazio di aggregazione?).
Daniela De Narda
La Carità a Trieste
La mostra è composta da una raccolta di immagini di icone sacre riprese in vari angoli
della città di Trieste abbinate ad una cassettina per la raccolta di offerte destinate ai
poveri o ad opere caritatevoli.
Le immagini sono composte da due fotografie: la prima
rappresenta l'icona sacra e la cassettina per la raccolta delle offerte, la seconda contestualizza la prima. L'effigie sacra è stata stampata a colori per attrarre l'osservatore su
un particolare che solitamente sfugge al passante frettoloso, distratto dai suoi pensieri, dalle sue occupazioni e preoccupazioni. La "contestualizzazione" invece lo aiuta ad
individuare il luogo di quel "particolare" che gli è spesso rimasto sconosciuto.
Scopo della mostra fotografica è documentare una carità "obsoleta" quasi non più
in uso. Intende promuovere un sentimento di carità diverso dalle piccole offerte in
denaro che, pur mantenendo la loro importanza, non riescono tuttavia a soddisfare una povertà oggi cambiata. Diversi sono i tempi rispetto al
periodo in cui queste icone e queste cassettine sono state installate sui vari edifici della città.
Le povertà oggi sono rappresentate dalle persone
svantaggiate, dai pensionati, dagli emarginati, dagli extracomunitari, dai disoccupati, dai tossicodipendenti,… e differenti sono di conseguenza
i bisogni che la Carità deve affrontare e soddisfare.
La mostra è visiitabile fino al 5 marzo a Trieste in via dei Capitelli 3
da lunedi a venerdi 8-20 - sabato 8-18
16 Konrad marzo 2011
Trieste “musicalissima”
che ci auguriamo di rivedere nel nostro Teatro
e uno splendido spettacolo a conferma di un
brillante inizio di stagione quale garanzia di
qualità, per affrontare un periodo di difficoltà
economiche che si preanuncino da tempo e
dai tagli del FUS dei nostri Enti Lirici.
Lirica - Al Teatro Verdi “I due Foscari”,
una grande Opera verdiana, e un grande
successo a conferma di una produzione
indovinata e saggiamente equilibrata nel
secondo melodramma del cartellone di
questa stagione (22-29 gennaio). Felice
la coproduzione dell’allestimento con
“L’Associacion Bilbaina de Amigos De La
Opera” di Bilbao. Il tutto ruota attorno a un
grande cilindro disegnato da Orlandi dove
si sviluppano felici e circolari situazioni
sceniche; eccellente la “scena della prigione”
e il suggetivo fondale illuminato dal dolce
profilo dell’isola di S.Giorgio che fa da sfondo
a una briosa “festa in maschera” mossa dalla
coreografa Marta Ferri. Non abbiamo sentito
eccessive differenze vocali e interpretative
tra i due cast vocali. Le voci di Luca Sala e
Sebastian Catana (Francesco Foscari), di Steno
Secco e Riccardo Massi (Jacopo Foscari), oltre
a Maria Josè Siri e Latonia Moore (Lucrezia
Contarini) sono di buon livello, così pure
i numerosi “comprimari”, molti dei quali
provenienti dal Coro della nostra Fondazione.
Il Direttore d’orchestra Renato Palumbo
ha affrontato con piglio deciso la guida di
un’Opera che non è tecnicamente facile. Il
collegamento tra il palcoscenico e la buca
è stato quasi sempre perfetto, raramente
il contatto ha “ballato”. Gli attacchi decisi e
simultanei e di sicura chiarezza, grazie al
suo gesto più da direttore d’opera che di
sinfonico, ne hanno avvantaggiato e facilitato
l’esecuzione d’assieme. Un bravo direttore
Gli "Amici della Lirica Giulio Viozzi",
Giacomo Puccini e Raffaello De Banfield.
Serata piena di novità, rarità e di ricordi
musicali, quella proposta lunedì 24 gennaio
nella bella Chiesa Evangelica Luterana di
Largo Panfili dagli “Amici della Lirica” Giulio
Viozzi di Trieste. L’Associazione “recupera”
ogni anno, grazie a un contributo Regionale,
gli Autori musicali della nostra città che
spesso per disattenzione e pigrizia culturale,
vengono trascurati non avendo quelle
sollecitazioni tradizionali dei compositori
ancora viventi o per macanza di “sponsor”.
L’Opera Giocosa, stretta collaboratrice degli
“Amici della Lirica”, ne condivide le finalità
culturali dei “recuperi” musicali, e, dopo aver
affrontato ed eseguito opere di Illersberger,
Viozzi, Bugamelli, e Sinico, si è avvicinata
alle prime “Liriche Giovanili” di Raffaello De
Banfield. Il grande compositore triestino,
recentemente scomparso, amava parlare
spesso delle sue “Liriche Giovanili”, scritte a
Venezia e da lui dirette. La scrittrice Liliana
Ulessi nel volume a lui dedicato “Raffaello de
Banfield. La musica e il teatro: una luce nella
mia vita” traccia un felice ritratto giovanile
del compositore così pieno di speranze,
aspirazioni e soprattutto entusiasta dei primi
approcci con il pubblico, che lo porteranno
nel corso degli anni della maturità a una
importante carriera internazionale. Le 6
Liriche sono state presentate con 2 belle voci
soliste che hanno avuto recentemente degli
importanti successi internazionali. Marianna
Prizzon (soprano), ha ottenuto nel 2010 due
grossi successi legati all’Opera “Marinella”
di Giuseppe Sinico, con le esecuzioni del 3
gennaio (Sala Tripcovich) e 24 ottobre (Teatro
Verdi). L’altra solista della serata, Guisela
Zannerini Neri (mezzosoprano) ha vinto
nel 2010 il Concorso Europeo, per il posto
nell’Organico del Coro del Gran Teatro “Liceu”
di Barcellona, e il concerto della serata è
stato un piacevole rientro musicale nella sua
città. Il gruppo della “Giocosa”, recentemente
allargato a un folto numero di giovani- la
seconda generazione dell’Associazione-,
ha ben assecondato e garbatamente
accompagnato le due affermate soliste, con
un sottofondo sonoro idoneo e velato, le 6
Liriche in particolare quelle più “sognanti e
personali del Maestro: “La rosa del commiato”,
(R.Pastonchi), “Sogno” (R.M.Rilke), Chiostri”
(J.P.Vassière), “Speranze, memorie” (G.Pascoli).
Nella prima parte della serata, sempre
in tema di composizioni giovanili, sono
state eseguite le prime Liriche di Giacomo
Puccini ancora in cerca di fortuna artistica,
e studente all’Istituto “Pacini” di Lucca. Il
giovane Giacomo muoveva i primi passi e già
stendeva, sia pure in maniera- embrionale
(ma non troppo)-, i primi temi che dopo
qualche anno diverranno l’ossatura di
“Boheme”, “Manon Lescaut”, “Gianni
Schicchi”, “La Rondine” e la “Messa di Gloria.
Nel programma pucciniano, già eseguito
dall’opera Giocosa nel 2008 al Festival
Opera Barga (LU), si è aggiunto alle due
soliste il noto tenore Francesco Paccorini, e
l’interpretazione delle 12 liriche grazie alla
loro sicurezza, e “bel canto”, hanno coinvolto
il pubblico presente con una richiesta di due
applauditissimi fuori programma.
Severino Zannerini
Più che un nome... una realtà!
“Il tempo è come una miccia, è corto e si brucia subito”
Chi di noi può essere in disaccordo con questa affermazione dei
Metallica, storica band statunitense degli anni 90? Praticamente
nessuno, infatti, bisognerebbe sempre cercare di sfruttare al meglio il
tempo a nostra disposizione, ma non sempre ci si riesce.
L’Associazione “Trieste is Rock”, invece, sembra proprio aver imparato
bene la lezione!!
Nata quasi per caso poco più di un anno fa, con l’ambizioso
progetto di riportare la città di Trieste sulla cartina geografica del
Rock, attraverso l’organizzazione di eventi, concerti, conferenze,
incontri, workshop con artisti noti e meno noti al grande pubblico e
collaborando anche con associazioni già presenti sul territorio.
Arduo direte voi. Può essere.
Ma grazie a “Trieste is Rock”, nell’ultimo anno la nostra città ha avuto
il piacere di ospitare artisti del calibro di Willie Nile e Joe D’Urso,
gruppi come i Ramones - band punk rock statunitense degli anni ’70,
che con il loro “hey oh let’s go” continua ad infiammare le platee a
distanza di anni. L’associazione ha poi dato spazio e, continua a darne,
ad artisti e gruppi italiani come i Miami and the Groovers - giovane
band riminese - o Pino Scotto pietra miliare dell’heavy metal italiano.
Supporta la scena dei numerosi artisti triestini, organizzando vari
eventi e facendo esibire i gruppi della città alabardata, in apertura dei
concerti più importanti.
Insomma, questi ragazzi non perdono un attimo!!
I prossimi eventi in programma sono tre concerti: il 5 marzo con gli
italianissimi Cheap Wine, che presentano il loro ultimo lavoro “Stay
Alive” e promettono rock senza tregua con chitarre a palla e ritmi
pazzeschi.
A seguire il 24 marzo, all’interno del circolo Etnoblog, risuoneranno
note rock blues grazie un gruppo triestino, i Pork Chop Express,
assieme ad uno elvetico capitanato da Joe Colombo, artista blues che
si è ritagliato uno spazio nel panorama musicale del rock, suonando in
Europa e Stati Uniti d’America.
Ultimo evento in calendario (per ora, non disperate!) il 07 aprile,
sempre all’ Etnoblog, Jesse Malin ci delizierà con una serata punk rock
imperdibile!
Tutto questo per unire giovani, giovanissimi, ma anche appassionati
ormai brizzolati di un genere musicale che finalmente, anche nella
nostra città trova il suo spazio.
Sembra proprio che a Trieste ora pulsi un cuore rock!!
Per ulteriori informazioni visitate il sito www.triesteisrock.it
Sara Biasutti
17 Konrad marzo 2011
Belarus Free Theatre:
Natalia Kolyada è libera!
Dimostrazione di protesta a Minsk
(foto tratta da: /mmet.livejournal.com Leonid Varlamov)
Il Belarus Free Theatre è arrivato a New
York! Hanno dovuto dividersi in tre gruppi,
cambiare nomi e documenti, partire da
un altro paese perché direttamente dalla
Bielorussia non era possibile. Era la prima
volta che succedeva nella storia del teatro,
ma ce l´hanno fatta e ora possono presentare
il loro spettacolo “Being Harold Pinter”.
Natalia Kolyada, che con il marito Nikolai
Khalezin ha fondato il teatro, era stata
arrestata; in prigione pure il manager del
teatro Tema Zhaliazniak, mentre Nikolai è
alla macchia ricercato dal KGB. Subito dopo
il suo rilascio Natalia ha dichiarato: “Ma non
è niente in confronto a quanto accaduto a
candidati dell´opposizione alla presidenza
come Andrei Sannikov e Vladimir Neklyaev
picchiati gravemente e lasciati senza cure. O
Vitaliy Rimashevskiy e Natalia Radina colpiti
alla testa e nessuno che li aiutasse. Le autorità
vogliono sottrarre Danik Sannikov, il bambino
di tre anni di Andrei Sannikov e Irina Khalip,
ai suoi nonni e metterlo in un orfanatrofio!”
A Minsk, il 19 dicembre scorso, in seguito
alla manifestazione di protesta contro la
quarta rielezione alla presidenza del dittatore
Alexander Lukashenko, al potere dal 1994,
settecento persone sono state arrestate e
i principali candidati democratici rischiano
una condanna a quindici anni di prigione per
aver chiesto libere elezioni. Natalia ricorda
tutti gli artisti che hanno espresso solidarietà
al Belarus Free Theatre: Harold Pinter, Tom
Stoppard, Vaclav Havel... “Solo se voi alzate la
voce il vostro governo potrebbe far pressioni
sul governo della Bielorussia affinchè siano
liberate le persone in prigione. Semplicemente
parlate, perché abbiamo bisogno che le vostre
voci siano sentite! Semplicemente parlate
perché il vostro governo deve sentire le vostre
voci per cambiare la situazione, per far finire
l´ultima dittatura in Europa!” Il 19 gennaio The
Public Theater e Amnesty International hanno
indetto una manifestazione di solidarietà per
gli artisti e gli attivisti perseguitati, presso
la Missione della Bielorussia alle Nazioni
Unite a New York. Assieme al Belarus Free
Theatre hanno presentato una petizione
all´Alto Commissario per i Diritti Umani
delle Nazioni Unite affinché vengano svolte
indagini sulle violazioni alla libertà degli
artisti in Bielorussia e sui gravi incidenti
dopo le contestate elezioni presidenziali.
Manifestazioni sono state programmate
nel mese di febbraio presso le ambasciate
della Bielorussia a Mosca e Londra affinché
vengano liberati i prigionieri di opinione,
si indaghi sulle denunce di maltrattamenti,
cessino le vessazioni contro la società civile.
Fondato nel 1995 il Belarus Free Theatre
è costretto a lavorare in clandestinità
convocando gli spettatori all´ultimo
momento. Se ritorneranno in Bielorussia gli
artisti rischiano una condanna da cinque
a quindici anni. Dedicato al drammaturgo
inglese recentemente scomparso, “Being
Auto
[email protected]
www.apnu.net
Per informazioni
e per iniziare un sostegno:
348 9035858
Harold Pinter” è stato presentato anche in
Italia. Il lavoro tratta il tema della violenza,
dell´oppressione ed è basato su lettere di
prigionieri politici Bielorussi, testi di Harold
Pinter (“Tornando a Casa”, “Il Bicchiere della
Staffa”, “Lingua di Montagna”), il suo discorso
quando ricevette il Premio Nobel.
Bielorussia. Violazioni dei Diritti Umani
nel 2010: violazioni dei diritti alla libertà di
espressione, di associazione e di riunione,
maltrattamenti e uso sproporzionato della
forza, detenzioni arbitrarie, preoccupazioni
relative ai processi equi e alla mancanza
di cure mediche ai detenuti in seguito alla
manifestazione di protesta del 19 dicembre.
Pena di morte: unico paese in Europa che
mantenga la pena di morte. Il luogo della
sepoltura dei condannati viene mantenuto
segreto, i corpi non sono restituiti ai
famigliari. La segretezza che circonda le
esecuzioni costituisce un´ulteriore punizione,
un trattamento inumano per le famiglie.
Sono stati uccisi Andrei Zhuk e Vasily
Yuzepchuk.
Processi equi e tortura: ci sono prove
credibili che la polizia ricorra talvolta
alla tortura per estorcere confessioni e
che queste siano ammesse come prova
in tribunale. Pavel Levshin, arrestato
perché sospettato di furto, ha denunciato
inutilmente di essere stato torturato,
come comprovato da un referto medico, al
Procuratore di Minsk.
Prigionieri di coscienza: numerose persone
sono costrette agli arresti domiciliari per
aver partecipato a una protesta pacifica nel
2008. Di questi Tatyana Tishkevich ha lasciato
la Bielorussia dopo esser stata espulsa
dall´università per le sue idee politiche,
Alyaksei Bondar e Mikhal Kryvau sono pure
riparati all´estero. Nel loro paese rischiano
una condanna a tre anni di carcere.
Difensori dei diritti umani: organizzazioni
della società civile sono state ostacolate
nel presentare domanda di registrazione;
all’organizzazione per i diritti umani Nasha
Viasna (La Nostra Primavera) è stata rifiutata.
Libertà di stampa: il governo controlla i
mezzi di comunicazione di massa.
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18 Konrad marzo 2011
cinema
DRAMMI FAMILIARI e WESTERN al galoppo
Il discorso del re di Tom Hooper;
Another Year di Mike Leigh;
Rabbit Hole di John Cameron Mitchell;
Il Grinta
di Joel ed Ethan Coen.
Il cinema è un'invenzione nata nel 1897 a scopo di intrattenimento,
ma con il passare degli anni si è evoluto fino a sviluppare una notevole
componente intellettuale, e non a caso oggi viene chiamato anche
"La Settima Arte". Una definizione simile si adatta perfettamente al
film di Tom Hooper Il discorso del re, che riesce a coniugare i drammi
individuali di personaggi piccoli e grandi con la visione dei grandi
accadimenti storici. Mi ricordo che da bambino mia madre amava
raccontarmi la storia romantica del Duca di Windsor che divenuto re con
il nome di Edoardo VIII, nel 1936 preferì abdicare piuttosto di rinunciare
all'amore della bella divorziata americana Wallis Simpson. In esso
Edoardo VIII e Wallis Simpson fanno una pessima figura. Lui è pavido ed
egoista, lei manipolatrice ed amica dei nazisti. Figura centrale è il Duca
di York Alberto (Colin Firth) il quale, nella necessità di sostituire il fratello,
diventa re con il nome di Giorgio VI. Chiamato nell'intimità Bertie, egli è
sposato con Lady Lyon (Helena Bonham Carter), ed è padre affettuoso
di Elisabetta (futura regina Elisabetta II) e Margaret. Purtroppo Bertie
soffre di balbuzie, ed è obbligato suo malgrado a parlare in pubblico
e dentro i microfoni della radio. Per ovviare all'inconveniente il re è
costretto ad affidarsi alle tecniche poco convenzionali di Lionel Logue
(Geoffrey Rush), logopedista di origine australiana che insiste a trattarlo
confidenzialmente da pari a pari. Il film si consuma fra avvenimenti di
portata storica (l'ascesa al potere di Adolf Hitler, la pavidità del primo
ministro Anthony Eden, la lungimiranza di Winston Churchill ecc. ecc) e
lo scontro di personalità fra il recalcitrante Bertie ed il testardo Lionel,
fino al fatidico discorso alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Prodotto da Inghilterra ed Australia, il film è una felice sintesi che
affronta la Storia da un punto di vista assolutamente originale. Un altro
film inglese che affronta i problemi famigliari a livello molto meno
sensazionalistico è Another Year di Mike Leigh. Film sulla vecchiaia e
sulla solitudine, ma anche sulla gioia di vivere nonostante tutto. Il film è
diviso in capitoli che corrispondono alla stagioni dell'anno, e racconta la
storia di un'anziana coppia che vive in periferia coltivando pomodori a
tempo perso. In realtà si tratta di personaggi abbastanza benestanti ed
acculturati: Gerry è psicologa, Tom è geologo. Hanno un figlio trentenne,
Joe, avvocato, che viene a trovarli spesso, ed un gruppo d'amici piuttosto
sbandati ed infelici. Mike Leigh, grande regista britannico e splendido
sceneggiatore, torna ai suoi soggetti preferiti: le persone colte nel loro
quotidiano con i piccoli e grandi problemi del vivere e con le piccole
gioie ed i grandi dolori, accompagnando gentilmente i protagonisti
durate un anno della loro vita, generando negli spettatori un senso di
pacificazione ed appagamento. Non c'e nessuna pacificazione invece
nel film americano Rabbit Hole di John Cameron Mitchell. La vita di
Becca ed Howie Corbett, una coppia benestante del Queens è rimasta
sconvolta dalla morte del figlio, investito da una macchina all'età di
Riequilibrio energetico attraverso l’uso della voce
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quattro anni. Dopo otto mesi le loro esistenze scorrono ancora nel
tunnel dell'infelicità mascherata da un falso perbenismo che vorrebbe
salvare le apparenze. In realtà la loro vita è un vero inferno. Howie
tende semplicemente a obliare l’evento, facendo rivivere ogni sera la
presenza del figlio attraverso i filmati del proprio telefonino; Becca
cerca invece volontario isolamento, dedicandosi alla cura del giardino,
della cucina e alla sistematica eliminazione di tracce e ricordi. In questo
limbo che sembra impossibile superare, Howie comincia a legare con
una donna conosciuta durante una seduta di terapia di gruppo, mentre
Becca incontra per caso il giovane adolescente che era alla guida della
macchina quel giorno fatale, e decide di aprirsi a lui. Dramma intimista
interpretato con professionalità impeccabile da Nicole Kidman. Regista
teatrale dell'off-Broadway con una passione per i fumetti, John Cameron
Mitchel inserisce nel film disegni labirintici di imbuti e gallerie senza
uscita che spiegano il titolo del film Rabbit Hole, che in inglese significa
"La tana del coniglio". E adesso, qualcosa di completamente diverso. I
fratelli Joel ed Ethan Coen sono dei registi alquanto discontinui. Sono
capaci di produrre pellicole demenziali come Fratello, dove sei? (2000)
lontanamente ispirato all'Odissea di Omero, dove l'insensatezza confina
con la follia, ma sono anche maledettamente in gamba nel realizzare
film tratti da opere letterarie. Questo si era già visto nel film Non è un
paese per vecchi (2007), tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, e lo si
vede ancora di più ora con Il Grinta, remake del vecchio film del 1969
diretto da Henry Hathaway. Nel film dei fratelli Coen invece lo spirito
dell'opera letteraria viene rispettato al massimo, ampliando la narrazione
in prima persona fatta da Mattie Ross (Hailee Steineld) la quale, dopo
che il padre era stato ucciso da un pistolero di nome Tom Chaney,
decide di avere la sua vendetta. Per ricevere aiuto, assolda il più duro
dei Marshall del West, Reuben J. ‘Rooster’ Cogburn (Jeff Bridges), che
accetta con riluttanza. Mattie vuole accompagnarlo nella caccia all’uomo
di cui è stato incaricato. A loro si unisce poi un Texas Ranger di nome
LaBoeuf (Matt Damon), da tempo sulle tracce di Chaney. Il senso del
viaggio nel lontano passato con cui si apre la sequenza iniziale, e il finale
ambientato 25 anni dopo con Mattie Ross ormai quarantenne che cerca
invano di incontrare per l'ultima volta Rooster Coburn sono inesistenti
nel film originale e ci fanno toccare con mano la distanza temporale e
psicologica in cui svolgono gli avvenimenti narrati. Perfetta la fotografia
di Roger Deakins ed ottime le musiche nostalgiche di Carter Burwell.
Gli amanti del cinema western non possono assolutamente mancare
all'appuntamento, ma il film è consigliato anche a tutti i semplici
appassionati di cinema che vogliono passare un paio d'ore emozionanti
ed avvincenti.
Gianni Ursini
19 Konrad marzo 2011
teatri di confine
Otello, Jago e la gelosia
Un mostro dagli occhi verdi, che quando ti prende non ti lascia più. è lei, la gelosia. Una piaga dell’animo
umano che, come al solito, Shakespeare descrive con precisione in uno dei suoi massimi capolavori di
sempre, l’Otello. Eppure questo dramma rappresentato in mille versioni sceniche e cinematografiche (da
citare assolutamente quelle di Orson Welles e di Pasolini), ancora oggi non ha perso la sua forza: lo dimostra
il regista Arturo Cirillo che firma al Rossetti sabato 12 febbraio, per la stagione dello Stabile regionale, una
versione asciutta e convincente della tragedia, interpretando pure la parte di Jago, il deus ex machina di
tutta la faccenda. Prodotto dal Teatro Stabile delle Marche assieme a Eliseo Nuovo Teatro, l’Otello, tradotto
mirabilmente dalla poetessa Patrizia Cavalli e ben impersonato da Danilo Negrelli, è una macchina scenica che
non offre scampo allo spettatore. Efficaci anche le mura semoventi di Dario Gessati che costituiscono l’unica,
scarna, scenografia, sia che si tratti delle calli veneziane, punto di partenza della storia d’amore tra il Moro e Desdemona, sia che rappresentino
la fortezza cipriota (quasi un omaggio a Buzzati) nella quale si consumerà il tragico finale. La trama è nota: Otello, divenuto generale della flotta
veneziana per meriti sul campo, sposa Desdemona e la porta con sé a Cipro. Assieme al Moro viaggiano anche il luogotenente Cassio e il perfido
Jago. Quest’ultimo è invidioso di Cassio e cerca di mandarlo in disgrazia per prendere il suo posto. Per raggiungere lo scopo Jago fa leva sulla
gelosia di Otello, insinuando sospetti con grande abilità retorica e producendo false prove. Alla fine Otello ucciderà l’incolpevole Desdemona
e si ucciderà. Arturo Cirillo costruisce uno Jago più machiavellico che mai, utilizzatore finale delle nefandezze altrui, bacato fino al midollo, ma
sempre parco nei movimenti. Come un consumato giocatore di scacchi, porterà il Moro alla follia e il pubblico agli applausi, più che meritati.
Stefano Crisafulli
Fino all'ultimo respiro:
la versione di Šerbedžija
Quando arriva, la
piccola sala al terzo
piano della libreria
Feltrinelli è già
piena. L’attore Rade
Šerbedžija, celebre
per aver preso parte
a film come ‘Prima
della pioggia’ e ‘Eyes
wide shut’ di Kubrick,
siede accanto a
Giorgio Pressburger
e al giornalista del ‘Piccolo’ Mezzena Lona, si toglie il suo cappello e lo appoggia
sulle ginocchia. Invitato martedì 25 gennaio nell’ambito del Trieste Film Festival
per presentare il film ‘72 giorni’ del figlio Danilo, qui si rivela nell’inedita veste di
scrittore, grazie al suo libro ‘Fino all’ultimo respiro’ (ed. Zandonai, 2010).
‘L’ho scritto’ - esordisce Šerbedžija - ‘perché ho voluto raccontare quei dieci anni
che hanno insanguinato il mio paese. Io non ho voluto prender parte al conflitto, ma
allora, se non eri con qualcuno, eri contro qualcuno. Perciò ho dovuto lasciare il paese
e ho perso tutto’. L’attore, nato in Croazia ma di origine serba, che ha indossato
i panni di Tito in un film, racconta un aneddoto: ‘Quattro giorni fa ero a Sarajevo
per un concerto e il tassista che mi ha portato in albergo mi ha riconosciuto e mi è
saltato addosso urlando: “Caro il mio Tito!”. Io sono stato sempre un dissidente, ma
ho conosciuto Tito e ancora adesso tengo la sua foto nella mia cucina’. Dal teatro
a Hollywood, per Šerbedžija è stato un bel salto, soprattutto per la lingua: ‘Una
volta che hai perduto la tua lingua sei uno straniero nel mondo. All’inizio per me è
stato difficile, ma ora mi piace. Quando sono andato a Hollywood ho continuato a
fare il mestiere che facevo prima. Certo, ora recito in inglese, anche se non lo parlo
bene, ma forse per un attore è meglio così, perché in questo modo non smette mai
di voler migliorare’. Immancabile una domanda sulla sua esperienza con Kubrick:
‘Una volta – racconta – ero in studio per un problema tecnico e lui era lì e taceva,
come ogni persona geniale. Allora gli proposi di aggiungere una scena. Lui mi guardò
e mi disse: ‘Sei un idiota..’, per poi aggiungere: ‘...ma veramente brillante!’.
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La canzone di Nanda
'The times they are A-changin' cantava Dylan negli
anni '60, mentre Allen Ginsberg, Gregory Corso, William
Burroughs e Jack Kerouac, i magnifici quattro della
Beat Generation sconvolgevano l'America con parole di
fuoco. E in Italia? Fu Fernanda Pivano a diffondere le loro
opere ed è proprio a lei che l'attore, musicista e scrittore
Giulio Casale ha dedicato il suo personale omaggio, 'La
canzone di Nanda', andato in scena giovedì 10 febbraio
al Teatro Comunale di Monfalcone. Tratto dai 'Diari
1917-1973' della Pivano e diretto da Gabriele Vacis, lo
spettacolo si è avvalso delle scenografie e delle immagini
video di Lucio Diana. Giulio Casale non è nuovo ad
esperimenti di contaminazione tra diversi linguaggi
artistici: in particolare ha portato avanti negli anni la
formula del teatro-canzone di gaberiana memoria. E
infatti nel 2006 ha reinterpretato, con successo, proprio
lo spettacolo di Gaber 'Polli d'allevamento'.
Aiutato, dunque, da immagini d'epoca, giochi di luce
e da una chitarra che utilizzerà con un po' troppa
parsimonia, Casale si presenta sul palco accompagnato
da un flusso caotico e discontinuo di nomi, parole,
musiche e avvenimenti. Sullo schermo si affastellano i
volti dei magnifici quattro e della Pivano, ma anche di
Martin Luther King, di Hemingway, di Jim Morrison, di
Henry Miller e di tantissimi altri, come in un gigantesco
blob senza capo né coda. Si capisce che molti di
questi hanno avuto un rapporto con la vita e l'opera
di 'Nanda', ma stavolta la regia di Vacis fatica a tenere
assieme un materiale così debordante e dispersivo.
Anche le canzoni, che Casale spesso canta con la base
preregistrata, si perdono in questo mare, mentre alcune
poesie recitate, come il celebre 'Urlo' di Ginsberg,
scivolano via senza riuscire a imporre uno scarto nel
ritmo complessivo. E alla fine il teatro-canzone di Casali,
pur tra gli applausi del pubblico, resta indeciso tra l'una
e l'altra forma. Ma almeno, come auspicava Bob Dylan, i
tempi sono cambiati? Certo: in peggio, purtroppo...
S.C.
20 Konrad marzo 2011
ALIMENTAZIONE
Il piacere e il valore dei cibi fatti in casa
Ricette, consigli e tanto divertimento!
In questa rubrica abbiamo già citato Erri De
Luca, ma vale la pena farlo nuovamente: “Noi
moderni siamo abituati all’indifferenza per la
materia prima e al culto per il prodotto finito”.
In meno di cent’anni lo stile di vita è cambiato
profondamente e l’alimentazione ne è una
prova evidente. I nostri nonni mangiavano
ciò che la loro terra forniva, ed erano capaci
di preparare praticamente tutto. Sapevano
coltivare, allevare gli animali, tagliare la legna,
costruire le case, farsi i vestiti, medicarsi
con metodi naturali. Quasi non esistevano i
negozi di alimentari, perché la gente non ne
aveva bisogno. I nostri genitori hanno vissuto
l’avvento dell’era industriale e del moderno
stile di vita. Hanno visto svilupparsi la grande
distribuzione con i supermercati e sono rimasti
affascinati dalla comodità di comprare il cibo,
invece che doverlo coltivare.
Noi abbiamo fatto un ulteriore passo avanti: non
solo non dobbiamo più coltivare, ma nemmeno
preparare a casa il cibo, perché oggi esistono
i ‘piatti pronti’, il prodotto finito e già pronto
all’uso. Basta comprarlo e mangiarlo! Negli
Stati Uniti da decenni il reparto più grande del
supermercato sono i piatti surgelati già pronti.
Con il microonde, in pochi minuti si mangia!
Grazie a questo sviluppo tecnologico non
dobbiamo più perdere tempo a cucinare e
possiamo dedicarlo ad altre attività, come il
lavoro, il tempo libero e così via.
Ma siamo sicuri che preparare il cibo sia tempo
perso?
Prendiamo ad esempio il pane, l’alimento
simbolo della nostra cultura. Ai vecchi tempi
si faceva una volta la settimana. Le donne
preparavano a casa l’impasto e andavano al
forno del paese per cuocerlo tutte insieme.
Mentre aspettavano chiacchieravano e
passavano momenti felici. Quel pane durava
una settimana perché era fatto con la pasta
acida e non con il lievito di birra che, come dice
il nome, è adatto alla birra ma non al pane.
Ecco allora una semplice ricetta per il pane in
casa: si parte dalla pasta acida (fatevela dare da
qualche vostro amico oppure acquistatela secca
nei negozi di alimenti biologici), si aggiunge
1kg di farina semi-integrale biologica, acqua,
Cucina vegetariana
e prodotti biologici
Cena Giapponese
venerdì 25 marzo
prenotate!
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dei nostri prodotti bio
ogni mercoledì al mercato
di Monfalcone
un pizzico di sale. Si impasta per una ventina
di minuti e si lascia riposare in una terrina di
vetro in un luogo caldo (20-25 gradi) per 12-24
ore, coperto con un panno bagnato. Quando la
pagnotta è gonfiata, si stacca un pezzo grosso
come un pugno e lo si conserva in frigorifero
in un barattolo di vetro. Si cuoce il pane a 180
gradi per 45 minuti – 1 ora. La volta successiva
basterà sciogliere in acqua la pasta madre
conservata in frigo aggiungendo la farina, e
ripetendo il procedimento descritto.
Scoprirete un pane completamente diverso
come gusto e consistenza, ma soprattutto
mangerete un alimento sano perché ricco di
enzimi utili per il nostro organismo.
Parlando di enzimi, un altro cibo straordinario
è lo yogurt fatto in casa, perché quello
industriale - essendo pastorizzato – ne è quasi
completamente privo. Acquistate nei negozi
biologici i fermenti per lo yogurt (oppure
usate 4-5 cucchiai di yogurt intero biologico),
aggiungete 1-2 litri di latte fresco biologico
(meglio ancora se appena munto – fatelo bollire
se non vi sentite sicuri della sua igienicità),
mettendo il tutto in un barattolo di vetro con il
tappo. Lasciatelo però aperto, coperto solo con
una garza tenuta ferma da un elastico; in questo
modo i batteri presenti nell’aria andranno nello
yogurt e lo arricchiranno. Tenete il barattolo
all’aperto in un luogo caldo (d’estate potete
anche metterlo fuori casa sul davanzale) per 1224 ore. Quando vedrete che il latte è diventato
denso come un budino lo yogurt è pronto.
Conservatelo in frigorifero. Qual è il vantaggio
di uno yogurt di questo tipo? Che è un prodotto
vivo, pieno zeppo di fermenti e batteri utili per
la nostra flora intestinale.
In modo molto simile si può fare il formaggio.
Partendo da 2-3 litri di latte fresco (o
appena munto) scaldare a 35 gradi, versare
lentamente un limone spremuto mescolando
continuamente, e alla fine lasciare riposare per
1 ora. Il latte caglia e forma una massa densa
che dovrà essere spezzettata con un mestolo di
legno e poi filtrata in una garza o in un colino
a maglie molto strette. Ciò che rimarrà sarà
appunto formaggio fresco. Salate e mangiate
a piacere, oppure fate delle forme e lasciatele
stagionare su taglieri di legno in un luogo fresco
e areato, avendo cura una volta la settimana
di spalmare dell’olio su tutta la superficie della
formaggetta per evitare le muffe.
Ecco una ricetta semplice per i crauti: tagliare
finissimo un cavolo cappuccio e metterlo in
una terrina di vetro insieme a un pugno di sale.
Mescolare e spappolare con le mani il cavolo in
modo che si impregni bene con il sale e rilasci
la sua acqua. Quando questa acqua ricopre
completamente il cavolo, lasciare riposare
coperto per 1-2 giorni, aggiungendo un po’ di
succo di limone. Alla fine, conservare i crauti in
un barattolo di vetro in frigo e consumare entro
una settimana. Qual è la differenza rispetto al
prodotto industriale? Di nuovo, un alimento
vivo pieno di batteri positivi che rinforzano il
nostro sistema immunitario.
Quali altri cibi si possono preparare facilmente
in casa? Biscotti, torte dolci e salate, pasta
fresca, marmellate, frutta secca, birra, verdure
fermentate, pizza e focacce, gnocchi e ravioli,
gelato, caramelle, seitan e tofu, hamburger
vegetali, succhi di frutta e molto altro.
Conosciamo l’obiezione che fa la maggior
parte delle persone: “ci piacerebbe ma non
abbiamo tempo”. Il realtà il tempo c’è, solo che è
impiegato per altre cose, quindi è una questione
di scelta personale.
Un ultimo consiglio da genitori a genitori:
coinvolgete i vostri figli in queste attività perché
per loro è un sano divertimento, un piacere
nello stare insieme e una grande possibilità di
conoscere meglio cosa sono i cibi e come si
preparano in modo naturale.
Nadia e Giacomo Bo
www.ricerchedivita.it
21 Konrad marzo 2011
LA PECORA ISTRIANA
La pecora istriana, razza autoctona formatasi attraverso i secoli con
diversi apporti genetici, dalle caratteristiche corna a spirale aperta,
appartiene alla specie ovina mediterranea, presente in Istria da tempi
remotissimi, come ci testimoniano i resti ossei ritrovati a Nesazio,
antica capitale pre-romana degli Istri.
Animale da lana, da carne e da latte, era un tempo allevata anche dalle
famiglie più povere specie per la lana, preziosa materia tessile prima
dell’arrivo delle fibre sintetiche.
L’ovinicoltura aveva nel passato un ruolo importantissimo
nell’economia rurale istriana. La sua diffusione nel passato viene
documentata dal censimento del 1869, secondo il quale il numero
di pecore in Istria ammontava allora a 160.000, mentre nel secondo
dopoguerra era sceso a 100.000.
L’abbandono dei villaggi, un nuovo stile di vita ed il calo demografico
sono fattori che hanno concorso ad un ulteriore drastico calo del
numero delle pecore istriane. Oggi in Istria si contano circa 12.000
pecore, di cui solo 1.000 di razza autoctona, mentre il resto appartiene
ad altre razze provenienti dai Balcani, portate negli anni ‘80 e di qualità
decisamente inferiore.
Per contrastare questa tendenza negativa il governo croato nel 1998
ha inserito anche questa razza tra quelle a rischio di estinzione. Inoltre,
nel 2005 è stata fondata a Sanvincenti l’Associazione degli allevatori
della pecora istriana, dove si tiene ogni anno una mostra in cui
vengono premiati i migliori esemplari.
Ho voluto incontrare uno degli ultimi pastori istriani, Joze R., un
cinquantenne che vive a Brest (Olmo), vicino alle falde del Monte
Maggiore, per avere delle informazioni sull’argomento di prima
mano. Gli ho posto tante domande e di seguito riporto le risposte più
significative:
Quando ha iniziato ad allevare le pecore e quante ne conta il suo
gregge?
La mia è una lunga tradizione di famiglia ed ho iniziato quest’attività
da ragazzo insieme a mio padre. Ho un centinaio di pecore e tre
montoni, tutti di razza istriana. Una volta nel nostro paese c’erano
numerosi pastori, poi col tempo la gente se n’è andata in varie città
(Fiume, Pola, ecc…) o all’estero, oggi siamo una trentina di persone,
ma io sono l’unico ad allevare le pecore.
Che cosa caratterizza questa razza?
Presenta caratteristiche peculiari, è mite, robusta e di colore
prevalentemente nero o a chiazze. La femmina pesa circa 80 kg,
mentre il montone può raggiungere anche 100 kg.
Quando si fa la tosatura?
Due volte all’anno: in primavera nel mese di maggio e in autunno
in settembre, dopo il rientro dai pascoli alti. Da ogni pecora si ricava
circa un kg di lana ma, purtroppo, mentre nel passato la lana veniva
ricercata, ora praticamente la buttiamo via, nessuno la vuole.
Come vengono alimentate?
Nel passato esisteva la transumanza: le greggi in ottobre lasciavano
i nostri pascoli per avviarsi, percorrendo dei sentieri tradizionali (che
toccavano anche Cerovlje, Gimino e Sanvincenti), a svernare in pianura
nelle zone più miti dell’Istria meridionale e occidentale fino ai primi
di maggio. Oggi prepariamo in tempo il foraggio necessario per le
pecore per l’inverno, dopo il loro ritorno dai monti in settembre. Nel
periodo della lattazione diamo alle madri anche dei cereali.
Quando si effettua la mungitura?
Ogni mattina in groppa al mio asino raggiungo i pascoli e le stalle
situate in alto sull’altipiano Osijak, dove faccio la mungitura, poi il latte
viene lavorato artigianalmente e trasformato nel delizioso pecorino
istriano in forme dai due ai quattro chili, poste a stagionare su assi
appese al soffitto. Bisogna girarle ogni giorno. Dopo circa due mesi di
stagionatura il pecorino è al massimo della sua bontà. Una curiosità:
una volta si adoperavano come caglio pezzetti di stomaco dell’agnello
o del maiale, messo a essiccare per durare a lungo.
Quali sono i più grandi problemi e difficoltà che incontra nel suo
lavoro?
Ogni anno ho una perdita del 10-15% del gregge, dovuta a vari
fattori: la vita media delle pecore oggi si è abbassata drasticamente,
dai 10 anni di una volta si è passati a 3-5 anni, altre perdite sono
dovute al morso delle vipere cornute annidate nell’erba e, a volte,
all’aggressione di qualche orso… Il mio lavoro è un impegno continuo,
non esistono sabati e domeniche liberi. Nonostante tutto ciò mi piace
moltissimo e non lo cambierei con nessun altro. Io conosco tutte le
mie pecore ed esse mi riconoscono dalla voce. So quando stanno
male, le aiuto e le assisto quando partoriscono e loro mi dimostrano
gratitudine.
Ha dei problemi con la vendita dei prodotti?
(ridendo) Guardi, è l’unico problema che non ho, infatti, i miei
formaggi sono prenotati ancora prima di essere prodotti!
Non ho dubbi e mi convince subito facendomi assaggiare il suo pecorino
stagionato, che si scioglie in bocca emanando tutti i profumi di quel
pascolo che le sue pecore stanno brucando.
Livio Prodan
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22 Konrad marzo 2011
cinofilia
I volontari nei canili comunali
La legge regionale n. 39 del 4/9/1990 prevede
che i Comuni assicurino, in forma singola o
mediante adeguate forme associative o di
cooperazione, la custodia ed il mantenimento
dei cani trovati vaganti nel loro territorio. La
successiva legge n. 244 del 24/12/2007, che
integra la legge nazionale n. 281/91, garantisce
la presenza nelle strutture convenzionate
di volontari iscritti alle associazioni zoofile
riconosciute e che sono preposti alla gestione
delle adozioni e degli affidamenti dei cani.
I volontari devono essere perciò iscritti ad
un’associazione legalmente riconosciuta,
devono aver raggiunto la maggiore età, aver
frequentato un corso di formazione, essere
assicurati contro gli infortuni, malattie e
responsabilità verso terzi.
L’attività che il volontario svolge all’interno dei
canili non è soltanto quella di interagire con i
cani per riabituarli, se necessario, a relazionarsi
nel modo più adeguato sia con l’uomo sia
con gli altri animali, o di condurre il cane al
guinzaglio in passeggiate, ma anche quello
di accogliere ed accompagnare i visitatori
interessati all’adozione, trasferendo le proprie
conoscenze ed aiutandoli nelle scelte più
opportune, senza mai imporre il cane.
Il volontario deve pertanto essere una persona
responsabile ed equilibrata, con una buona
dose di esperienza e conoscenza cinofila, non
deve mai lasciarsi guidare dall’emotività o
dal desiderio impaziente di affidare il cane: le
adozioni frettolose si concludono molto spesso
con il ritorno dell’animale al canile dopo breve
tempo e ciò implica uno stress emotivo non
indifferente per la bestiola, costretta soltanto a
vedersi rifiutata per la seconda volta.
Non si tratta soltanto di trovare un cane
adeguato alle esigenze del futuro proprietario,
ma d’instaurare un rapporto di rispetto e
conoscenza reciproca che faciliti il buon
esito dell’adozione. Troppo spesso si sente
parlare della necessità d’insegnare al cane le
regole dell’obbedienza, dimenticando che
non sempre sono gli animali ad aver bisogno
d’insegnamenti ma piuttosto i proprietari,
specie se sono alla loro prima esperienza.
Naomi: giovanissima cagnolina taglia media
contenuta, dal mantello nero cioccolato,
carattere stupendo, docile e affettuosa,
se non troverà subito un proprietario per
lei si apriranno le porte del mega canile
convenzionato fuori provincia
Un
Balto: giovane incrocio labrador sano, vaccinato
di costituzione forte, socievole ed affettuoso: un
peccato saperlo dietro le sbarre
cane adottato dal canile, soprattutto se
recluso da tempo, aggiunge al suo affetto una
consapevole gratitudine e riconoscenza nei
confronti di coloro che gli hanno ridato una
nuova vita ed il calore di una casa.
Dopo l’affidamento il volontario dovrà seguire
l’animale in modo da verificare che il cane
sia inserito correttamente all’interno della
famiglia e che vengano salvaguardati i suoi
diritti e la sua dignità, come previsto dalle leggi
vigenti in materia di tutela e benessere animale.
Non bisogna dimenticare che la quasi totalità
dei canili assistenziali convenzionati sono
gestiti da privati, il cui obiettivo primario
non è certamente l’adozione dei cani, che
rappresentano esclusivamente una redditizia
fonte di guadagno.
Molti gestori sono al contempo allevatori di
cani di varie razze e questa ulteriore attività
genera sicuramente un conflitto d’interessi:
la presenza dei volontari all’interno delle
strutture è pertanto indispensabile. Non sono
pochi gli episodi incresciosi verificatisi in alcuni
canili della nostra regione, dove cani definiti
dai gestori aggressivi, pericolosi e di difficile
gestione, si sono invece rivelati degli ottimi cani
da compagnia, ubbidienti e docili una volta
arrivati nelle nuove famiglie.
Questi animali condannati a rimanere nei canili
per il resto della loro vita sono stati adottati
grazie alla caparbietà ed alla costanza di alcuni
volontari, che con coraggio e competenza si
sono battuti per la loro liberazione e non si
sono lasciati intimidire dalle parole di chi li
definiva erroneamente pericolosi!
Ribadiamo che l’attività dei volontari è molto
importante, non può essere improvvisata e
superficiale ma deve essere condotta in modo
serio e responsabile per il bene dei cani e dei
loro futuri compagni di vita.
Mariagrazia Beinat
Associazione “il Capofonte” ONLUS
Per info adozioni: “il Capofonte” al numero 040 571623
scrivere a: [email protected]
per vedere altri cani da adottare: www.ilcapofonte.it
Gruppo di studio sulla vaccinazione antirabbica
In seguito all’articolo “Vaccinazione antirabbica: è necessario farla ogni anno?” apparso sul Konrad n. 163 del febbraio 2011,
l’associazione Alister Friuli Venezia Giulia (Associazione per la Libertà di Scelte delle Terapie Mediche - www.alister.it) sta
costituendo un gruppo permanente di studio sulla vaccinazione antirabbica degli animali domestici.
Promuovere un’informazione corretta e imparziale, raccogliere storie di non previste reazioni vaccinali, trovare modo di far
attualizzare la normativa e gli obblighi di legge sulla vaccinazione antirabbica sono alcuni degli obbiettivi di questo gruppo.
Chi è interessato ad avere maggiori informazioni o partecipare attivamente, può mettersi in contatto con la segreteria di
Alister allo 040 393536, oppure inviare una mail all’indirizzo: [email protected].
El Alma de Dogo Argentino
Siamo un'associazione di volontari nata ai primi di ottobre
del 2008, che opera su tutto il territorio italiano, allo scopo di
tutelare e salvaguardare quotidianamente cani abbandonati,
ospitati in strutture pubbliche o private, e cani di privati che
non possono più essere accuditi. I cani che assistiamo, spesso provengono da situazioni di
disagio sociale, in cui i maltrattamenti fisici e psichici ne rendono molto difficile la reintegrazione senza interventi medici
ed educativi adeguati; ci attiviamo cioè per dare al cane ciò
che purtroppo le istituzioni spesso faticano ad elargire: cure
mediche, sostegno comportamentale, affetto, ricerca attiva di
qualcuno che possa ridare loro una vita. Lo scopo principale
del nostro lavoro è infatti l'adozione di questi cani da parte di
terzi; mediante un'attenta valutazione dell'idoneità dell'adottante ed un costante monitoraggio dello stato di mantenimento del cane adottato: è importante infatti che il cane
finisca in buone mani, amato e curato come merita. Noi soci di El Alma de Dogo Argentino
siamo volenterosi amanti della razza, felici possessori di un'anima bianca.
Noi tutti, assieme, lavoriamo ogni giorno dedicando tempo ed energie alla nostra causa;
abbiamo fatto molto grazie al sostegno di persone comprensive e generose, a cui troppe
storie tristi e racconti infelici hanno toccato l'animo.
Siamo riusciti a far adottare molti dei cani che avevano bisogno del nostro aiuto. Ora che
siamo avviati, il nostro unico obiettivo aiutare anche tutti gli atri a trovare una famiglia
che li accolga e li ami come si meritano
per vivere quella serenità che, un modo o
nell'altro, gli è stata negata.
Chiamateci pure o visitate il sito
per chiarimenti e approfondimenti www.elalmadedogoargentino.it
[email protected] Daniela Barraco 333 4981137 23 Konrad marzo 2011
colonna vertebrale
L’osteoporosi ed i crolli vertebrali
Come prevenirla e come curarla
Nel numero di novembre scorso abbiamo già
trattato in parte l’argomento, molti pazienti
e lettori ci hanno chiesto di approfondire
maggiormente la problematica “Osteoporosi”
che spesso viene tirata in ballo come
principale causa dei problemi alla schiena
dell’anziano/a ed in particolare delle donne.
Prima precisazione:
l’osteoporosi non è dolorosa!
Proprio così, l’osso fragile non fa male.
sollecitazioni traumatiche possono essere di
minima entità: una piccola caduta, un colpo
oppure un peso troppo grande sollevato in
una postura scorretta. In alcuni casi anche
un gradino mancato che ci fa fare un passo
falso e subire un contraccolpo può essere
sufficiente a creare la rottura.
Esistono numerosi fattori che peggiorano
l’osteoporosi, alcuni modificabili altri no.
Tra i fattori di rischio che ciascuno di noi
può modificare rientrano:
- la dieta (che dovrebbe essere più ricca di
calcio e vitamina D)
- il peso corporeo (che dovrebbe essere
mantenuto basso)
- L’alcool, il fumo, ed i farmaci cortisonici (che
accelerano il processo di demineralizzazione)
- ultima ma non meno importante la
sedentarietà che andrebbe evitata.
L’osteoporosi diventa dolorosa solo
quando iniziano a verificarsi i primi “crolli” o
“cedimenti”, che sono delle vere e proprie
microfratture della struttura ossea che
collassa sotto il carico oppure per un colpo.
L’osteoporosi inizialmente si manifesta
solamente con una diminuzione del
tono calcico nella massa ossea (definita
osteopenia). Le ossa più facilmente
interessate dalla diminuzione del contenuto
minerale sono le vertebre dorso-lombari, il
femore e il polso.
Come detto, sopratutto all’inizio rimane
ASINTOMATICA, e così avviene per due terzi
delle persone. Le prime manifestazioni
compaiono con le fratture; il dolore alle ossa
e alla muscolatura ad esempio è tipico della
presenza di fratture o cedimenti ossei, ma
esse possono anche non essere avvertite
dall’individuo e possono avvenire anche al
minimo evento traumatico.
Nei crolli vertebrali, solitamente il dolore
è localizzato alla schiena; è di tipo acuto
e si aggrava in presenza di carico o in
determinate posture errate.
A lungo andare, i continui crolli vertebrali
possono portare ad accentuare la cifosi
dorsale e l’anteposizione del capo.
Quando l’osteoporosi è ormai severa, le
Dunque l’attività fisica regolare ed alcuni
esercizi specifici possono aiutare a migliorare
nel lungo periodo il contenuto di calcio nelle
ossa e contestualmente ridurre il rischio di
fratture patologiche.
Perché si dovrebbero fare degli esercizi
per prevenire l’osteoporosi?
Essenzialmente perché l’osso è come
il muscolo: se non lo si allena, se non
lo si usa, allora non si rinforza e perde
progressivamente resistenza.
Si possono fare degli esercizi per
aumentare il contenuto di calcio nelle
ossa!
Per esempio esercizi di carico abbinati ad
esercizi per migliorare l’equilibrio, il tutto
associato ad un’attività fisica aerobica, la cui
funzione è quella di migliorare l’irrorazione,
cioè la quantità di sangue che giunge ai
tessuti. (con tutti i relativi materiali nutritivi,
con l’ossigeno ma anche con gli eventuali
farmaci che sono stati prescritti.)
Attenzione: non tutti gli esercizi sono
uguali e non vanno bene proprio a tutti!
Gli esercizi di carico e l’aerobica vanno bene
solo per chi non ha ancora perso la resistenza
dell’osso ma vuole fare della prevenzione
perché la mamma o la nonna si sono
incurvate progressivamente con il passare
degli anni o hanno avuto una frattura di
femore o del polso a causa dell’osteoporosi.
Per chi invece ha già una perdita di massa
ossea, (e quindi l’osso non è in grado di
sopportare più il carico normalmente)
sono necessari altri esercizi più specifici e
selezionati un po’ più attentamente.
Cosa c’entrano gli esercizi di equilibrio con
la salute dell’osso?
In effetti non c’entrano direttamente con
l’osteoporosi. Hanno, infatti, a che fare con il
trauma da evitare! Ossia servono ad evitare
la caduta e relativa frattura. Infatti, se l’osso
si è già indebolito, da un lato dobbiamo
aiutarlo a non perdere ulteriormente
resistenza, dall’altro migliorare tutte quelle
capacità fisiche che consentono di evitare la
frattura. Tra queste l’equilibrio è essenziale,
insieme alla coordinazione ed alla capacità
di movimento in generale, come un’attività
fisica ben fatta per adulti ed anziani dovrebbe
sempre prevedere.
Riassumendo, che esercizi possiamo fare
per le nostre ossa?
a) Quando stiamo bene e vogliamo solo fare
della prevenzione, dobbiamo fare dell’attività
aerobica e di carico sulle ossa (per esempio
fare le scale o qualche corsetta).
b) Quando abbiamo già verificato che c’è una
perdita di massa ossea, allora va ancora bene
l’aerobica, ma si devono fare anche esercizi di
equilibrio e di rinforzo muscolare più specifici.
c) Se invece abbiamo una vera osteoporosi,
magari con già una frattura o crollo
vertebrale pregresso, il discorso cambia:
dobbiamo evitare di sovraccaricare l’osso
sia con gli esercizi, sia soprattutto nella vita
quotidiana; evitare di piegare troppo in
avanti il busto perché le vertebre potrebbero
cedere, e rivolgerci da uno specialista per
un programma di trattamento specifico, che
prevederà si anche esercizi, ma adattati alla
condizione.
Quindi se sto già soffrendo di dolori
vertebrali e so di soffrire di osteoporosi?
In questo caso, bisognerà escludere
la presenza di crolli vertebrali acuti ed
identificare, anche attraverso eventuali esami
clinici e strumentali le possibili altre cause di
dolore che andranno poi trattate.
Il paziente dovrà evitare certe attività e
posture per un po’, (sopratutto le posizioni e i
movimenti “compressivi” per le vertebre.)
Ed una volta risolto il problema acuto che
genera il dolore, dovrà iniziare un programma
di esercizi (equilibrio, rinforzi specifici,
movimenti di riequilibrio muscolare ed
articolare) adattato per lo stato di salute
generale e d’osteoporosi in cui si trova, con lo
scopo preventivo a lungo termine.
Marco Segina
24 Konrad marzo 2011
Il bastone o la carota?
Le regole imposte all’edilizia del futuro
Non più di un paio di settimane fa ricevetti una
telefonata da un caro amico. Parlando del più e
del meno, il discorso ad un certo punto cadde
sulle case passive.
“Sai“ mi disse il mio amico “mio cugino si
è costruito una casa che è completamente
autonoma da un punto di vista energetico. Oltre a
essere termicamente molto ben isolata, ad avere
tutti gli elettrodomestici a bassissimo consumo e
l’illuminazione a LED, il fabbisogno di quel poco
di energia che gli serve viene coperto interamente
sfruttando l’energia solare, trasformata in energia
termica ossia calore dai pannelli solari e in energia
elettrica dai pannelli fotovoltaici. Sono andato a
trovarlo recentemente” proseguì entusiasta “e il
benessere che si prova all’interno di quella casa è
indescrivibile“.
Ho ripensato a lungo a quella conversazione
e mi sono detta quanto due realtà possano
coesistere ed allo stesso tempo essere talmente
distanti tra loro. Da una parte c’è la realtà dello
sviluppo tecnologico, delle innovazioni, della
ricerca che con le sue scoperte aumenta la
qualità della vita. Dall’altra parte c’è la mentalità
della gente comune, le loro preoccupazioni
per i problemi quotidiani, il loro attaccamento
alle abitudini e alle tradizioni. Da una parte c’è
la casa passiva, dall’altra il modo di costruire
tradizionale. Da una parte c’è il futuro, dall’altra
il presente che sta diventando già passato.
Potranno mai unirsi queste due realtà, distanti
anni luce?
Dovranno farlo, prima o poi, perché saranno
costrette a farlo. La Direttiva Comunitaria
2010/31/CE parla chiaro: entro il 2020 tutte le
nuove costruzioni dovranno essere a consumo
quasi zero di energia primaria (ossia energia
ricavata da fonti fossili). Sembra impossibile, una
meta irraggiungibile, eppure dobbiamo essere
preparati perché questo è quello che ci aspetta.
Come tutti sappiamo, le Direttive vengono
recepite dagli Stati membri dell’Unione
Europea e diventano leggi nazionali; a quel
punto non avremo più la possibilità di scegliere
come costruire. Saremo obbligati a seguire
determinati criteri, rispettare certi parametri
e seguire regole fisse. In caso contrario, ci
aspetta… il bastone.
Non che adesso non ci siano limiti, tutt’altro.
La normativa è molto severa: i valori da
raggiungere per quel che riguarda la
trasmittanza termica dell’involucro esterno
degli edifici sono decisamente bassi, per contro
il rendimento degli impianti di riscaldamento
deve essere elevato. Ma ora possiamo usufruire,
come ben sappiamo, degli incentivi economici
che il governo ci concede se riqualifichiamo
energeticamente un edificio. In tanti lo
facciamo, attratti da quella carota rappresentata
da un vantaggio economico tutt’altro che
trascurabile.
è solo così che si muove il mondo? Bastone o
carota? Non ci sono alternative? È pura utopia
ritenere che si possa indirizzare i cittadini a
seguire volontariamente una strada in cui regni
l’idea che l’edilizia attenta all’ambiente sia
l’unica accettabile se vogliamo salvaguardare
il nostro futuro? È una sfida che dovremmo
fare con noi stessi: dimostrare di essere aperti,
curiosi, capaci di accettare le novità cogliendone
il valore, di vivere protesi a raccogliere quello
che il futuro ci può offrire e non con la testa
ruotata all’indietro rimpiangendo un passato
che non esiste più.
Abbiamo fra le mani un’ottima occasione
per dimostrare di essere pronti ad accettare
il grande cambiamento che sta avvenendo
nel settore dell’edilizia. Questa occasione
è rappresentata dal protocollo VEA o più
precisamente dalla conoscenza dello stesso.
Partendo dal fatto che una legge regionale,
ossia la n. 23 del 2005 (Disposizioni in materia
di edilizia sostenibile), lo abbia scelto come
metodo per la valutazione della qualità
energetica ed ambientale di un edificio, risulta
forse opportuno precisarne i contenuti. Capire
cosa è importante considerare quando andiamo
a costruire o ristrutturare una casa - perché poi
questa verrà esaminata e valutata attentamente
- diventa fondamentale se vogliamo che il
nostro edificio conservi nel tempo un valore
significativo.
Gli aspetti che il protocollo VEA prende in
considerazione sono molteplici e interessano
sia l’edificio in sé che l’ambiente circostante.
Analizzarli tutti in poche righe è un’impresa
impossibile; gli spazi ristretti di un articolo
consentono solo di accennare ai problemi
principali che si devono affrontare e risolvere
se vogliamo ottenere un edificio da classificare
come sostenibile e quale il contesto migliore in
cui esso dovrebbe collocarsi.
Le aree di valutazione previste dal protocollo
VEA sono in tutto sei: oltre alle prime due,
fondamentali, sull’efficienza energetica e il
ricorso all’utilizzo di impianti per la produzione
Esempi di case passive
di energia da fonti rinnovabili, la terza si occupa
dei materiali utilizzati nella costruzione, la
quarta di risparmio idrico e permeabilità dei
suoli, la quinta e la sesta della qualità esterna
e interna all’edificio. Ogni singola area è poi
suddivisa in sottoclassi che affrontano temi
anche molto diversi tra loro: si spazia dalla
riciclabilità dei materiali all’umidità nelle pareti,
dal recupero delle acque al comfort acustico,
dalla raccolta differenziata dei rifiuti al controllo
del gas radon, dal trasporto pubblico locale
all’inquinamento elettromagnetico.
Come chiunque può facilmente capire, i fattori
da tenere in considerazione sono parecchi,
come pure notevoli sono le capacità tecniche
che i progettisti sono tenuti a possedere per
far fronte ad un compito tanto arduo, come
quello di costruire un edificio che non sia solo
esteticamente piacevole o funzionalmente
adeguato, ma che si preoccupi anche del
benessere di chi lo abita e dell’influsso che esso
può esercitare sull’ambiente.
Pur non essendo ancora obbligatoria
l’applicazione del protocollo VEA, è essenziale
capire che lo sviluppo dell’edilizia si sta
muovendo in questa direzione. Se le date
di entrata in vigore previste dalla legge non
verranno rimandate, fra meno di un anno
le nuove costruzioni, quelle soggette a
ristrutturazione e gli edifici che si affacceranno
sul mercato immobiliare saranno posti di
fronte a questo nuovo sistema di valutazione.
Certamente all’inizio l’impatto sarà modesto, ma
entro qualche anno le richieste degli acquirenti
non saranno più interessate solamente ai mq
dell’alloggio, alla facilità di trovare parcheggio
sotto casa o alla tranquillità della zona. La
gente comincerà senza dubbio a dimostrarsi
più attenta anche ai consumi di energia, ai
materiali con i quali è costruito l’immobile e
a quel benessere indoor che è difficilmente
quantificabile, ma nettamente percepibile dalle
persone che quell’immobile utilizzano.
Chi fosse interessato ad approfondire
l’argomento, può consultare il protocollo VEA
direttamente su internet (va precisato che si
tratta comunque di un testo tecnico rivolto
ai certificatori), visitando il sito dell’Agenzia
Regionale per l’Edilizia Sostenibile (www.
aresfvg.it).
Barbara Žetko
25 Konrad marzo 2011
Experience…
Finland_TRIESTE
Al Museo Revoltella la mostra promossa
dall’Ordine degli Architetti della provincia di Trieste:
architettura e design dove l’uomo è al centro
Dopo Torino, Roma, Catania e Firenze anche Trieste ospiterà al
Museo Revoltella, dal 26 marzo all’8 maggio 2011 (tutti i giorni 1018, martedì chiuso), “Experience…Finland”, l’evento culturale che
promuove una serie di iniziative nell’ambito dell’architettura e del
design per conoscere la cultura finlandese. L’originalità dell’iniziativa
sta nella possibilità di conoscere da vicino edifici a carattere
residenziale, pubblico, commerciale e sociale realizzati negli ultimi
anni e selezionati non solo per le loro qualità costruttive, estetiche e
funzionali, ma anche per la capacità di rappresentare un’architettura
a misura d’uomo, particolarmente fruibile e vivibile. La centralità
dell’uomo rispetto alla spettacolarità e all’esasperazione
progettuale: un esplicito riconoscimento, giunto dopo tante audaci
sperimentazioni, all’attenzione per l’essere umano, ai suoi ritmi,
al suo desiderio di vivere in ambienti confacenti ai suoi bisogni e
pretese. L’utilizzo di materiali naturali come legno e vetro e la scelta
di ambienti luminosi e spaziosi sono il suggello a questa nuova
visione di Architettura. L’iniziativa, promossa dall’Ambasciata di
Finlandia in Italia congiuntamente all’Ordine degli Architetti P.P.C.
della provincia di Trieste, prodotta da ATL – Association of Finnish
Achitect’s Offices di Helsinki con progetto grafico dell’architetto
Heikki Pälviä, Workshop Pälviä Ltd, è curata dall’architetto romano
Arianna Callocchia. Collaborano all’iniziativa il Comune di TriesteAssessorato alla Cultura e il Museo Revoltella. Fondamentale per la
realizzazione dell’iniziativa, il sostegno di Wärtsilä Italia, un punto di
riferimento per il tessuto economico triestino e un esempio di proficua collaborazione tra il nostro Paese, e in particolare Trieste, e la Finlandia.
La mostra verrà inaugurata venerdì 25 marzo alle ore 18.00 al Museo Revoltella di Trieste (via Diaz, 27). Partecipazioni d’eccezione al vernissage:
dall’Ambasciatore di Finlandia in Italia Petri Tuomi-Nikula all’architetto finlandese Janne Teräsvirta, dello studio Ala Architects Ltd di Helsinki,
che presenterà in esclusiva per il pubblico triestino il nuovo progetto del Kilden Performing Art Center in una conferenza dal titolo “Paesaggi
Nordici”. Alle ore 20.00, per assaporare aspetti meno noti della cultura finlandese, l’appuntamento è con “Enjoy…Finland”, allo showroom Perizzi
“SPAZIOCAVANA” (via San Sebastiano, 1). Immersi in un’atmosfera conviviale, a base di video, musica, drink e piatti tipici finlandesi, gli ospiti
potranno godere di alcune installazioni di design degli ultimi prodotti delle aziende Iittala, Marimekko, Artek e firmati da designer del calibro di
Eero Aarnio. Info: 040/362636 – [email protected]
Tri Alpe Adria 2011
10 e 11 marzo
Terzo simposio
internazionale sull’architettura
ad alta efficienza energetica
“Risanamento ad elevata efficienza energetica di abitazioni
vecchie”: sarà questo il tema centrale attorno a cui ruoterà la terza
edizione di tri Alpe Adria 2011, simposio internazionale dedicato
all’efficienza energetica, diventato punto d’incontro per tutti gli
esperti del settore che operano nella regione Alpe Adria.
Il convegno, che si svolgerà come per le precedenti edizioni, nella
pittoresca cornice del lago Weissensee in Carinzia, intende offrire una
panoramica sul concetto del costruire nel rispetto degli standard
dell’eco-building, analizzando sia le tematiche di tipo generale sia quelle più tecniche legate al mondo dell’edilizia sostenibile degli edifici.
Riparare e mettere mano al tessuto edilizio esistente per adeguarlo ai nuovi standard di efficienza e prestazione energetica è l’obiettivo comune
per il benessere abitativo del prossimo futuro. I potenziali di risparmio sono enormi: rinnovando un edificio secondo criteri di elevato
rendimento energetico, non di rado si possono ridurre i costi fino all’80%.
“Cresce sempre di più il numero di architetti, ingegneri, imprenditori, funzionari pubblici, ma anche semplici cittadini – spiegano gli
organizzatori di tri Alpe Adria – che ci contattano e si iscrivono al convegno, perché sono interessati a conoscere tutte le potenzialità progettuali
e le opportunità legislative che offre il settore. La finalità del simposio è proprio questa: diffondere la cultura dell’efficienza energetica,
analizzando le problematiche che il progettista affronta quotidianamente, fornendo soluzioni ed esempi pratici ed efficaci. Sono stati
invitati illustri docenti e rinomati professionisti europei, che attraverso interventi mirati forniranno utili informazioni sulle forme di
consumo energetico più responsabili e meno energivore. Non mancherà, come di consueto, il tour on the road, grazie al quale i partecipanti
potranno toccare con mano e vedere alcuni edifici restaurati secondo i più recenti standard della casa passiva, che saranno presentati in loco
dagli architetti autori dei singoli progetti.”
Dove: centro per manifestazioni e seminari Weissensee-Haus, lago Weissensee, Carinzia - Austria.
Per scaricare il programma in italiano e per la registrazione al convegno: www.tri-alpe-adria.com
26 Konrad marzo 2011
a pesca su
http://www.youtube.com/watch?v=RTaGTFFdeH4&feature=related
Roberto Vecchioni e PFM:
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora Roberto. Roberto Vecchioni è nato a Casate Brianza
nel giugno del 1943, quando ancora fischiavano le bombe.
Quindi non è più un ragazzino di primo pelo. Però ha saputo presentare una canzone
come “Chiamami ancora amore” che parla
al cuore dei giovani
in maniera pulita,
e che ha meritatamente vinto il primo
premio al Festival di
San Remo.
Questa volta la
professionalità, la
coerenza, il rifiuto di
ogni compromesso
e l’impegno sociale
hanno trionfato
sull’ipocrisia dilagante nel mondo dello
spettacolo. La fantascientifica scenografia miliardaria luccicante del palcoscenico
sanremese mi è sembrata sinceramente superflua. La bellezza della
canzone, la presenza scenica e la grande professionalità di Roberto
Vecchioni avrebbero brillato come una stella di prima grandezza
anche sul piccolo palcoscenico di un teatrino di periferia. Quanto alla
Premiata Forneria Marconi (PFM per gi amici ), è un gruppo che mi
ricorda i tempi rivoluzionari della mia lontana giovinezza. Non sapevo
nemmeno che fossero ancora vivi, ma ascoltarli di nuovo è stata una
lietissima sorpresa. Non sono mai stato un assiduo spettatore del
Festival di San Remo, ma quest’anno il verdetto della giuria mi ha
trovato completamente d’accordo.
G.U.
"VOGLIAMO UN MONDO BASATO SULLA GIUSTIZIA SOCIALE,
SULLA SOLIDARIETÀ, SUL RISPETTO RECIPROCO,
SUL DIALOGO, SU UN’EQUA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE"
e tu che
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di emergeNcy e la sua Nuova rivista
Con
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giaNNi mura
2 marzo ore 20.30
teatro Stabile Sloveno
via Petronio 4 - trieste
EMERGENCY
www.emergency.it
presenta due laboratori di TEATRO TERAPIA
L’Associazione ACTIS presente da anni nel
settore del Teatro, della danza e delle arti
visive, attenta a nuove proposte all’ interno
di un percorso formativo e propositivo nella
produzione di eventi culturali, da risalto
al miglioramento personale e collettivo
creando nuove sinergie e proposte sia nel
campo della formazione che dello spettacolo.
Nell’ambito di queste iniziative a marzo si
terranno, presso la sede dell’ACTIS a Trieste in
via Corti 3/A, due open class introduttive per
i corsi di “Teatro Terapia Donna” e “Il colore
delle Emozioni” condotti da Silvia Padula,
tecnico di Teatro Terapia, attrice e regista diplomata all’ Accademia di
Teatro Olistico e Teatroterapia “Nonchiamateciattori” di Milano.
Gli incontri sono aperti a coloro che desiderano sperimentare un
approccio a questa disciplina specifica orientata a promuovere
l’integrazione psico-fisica, cognitiva, emotiva e relazionale
dell’individuo, sviluppando e migliorando attraverso il lavoro di
gruppo la qualità della vita. Il metodo Teatroterapia ad indirizzo
espressivo – bioenergetico© è riconosciuto dalle Associazioni di
Psicoterapia e dalla Federazione Italiana Teatroterapia.
Entrambi i laboratori avranno durata di 3 mesi a cadenza settimanale:
“Teatroterapia Donna” (7 marzo) è un percorso espressivo per sole
donne che conduce all’Essenza del sé femminile. Ogni donna può
accedere ad una profonda accoglienza della propria femminilità
osservando e riscoprendo senza giudizio i propri condizionamenti,
lasciando poi alla libertà, all’accettazione e alla pace interiore il tempo
e lo spazio di rifluire.
“Il colore delle emozioni” (9 marzo) è interamente dedicato
all’espressione, al riconoscimento e all’accettazione delle proprie
emozioni, e sulla loro influenza nel quotidiano. La finalità del
laboratorio è quella di prendere confidenza col proprio modo di
esprimere le emozioni, per conoscersi ed accettarsi a sostegno del
proprio benessere.
Grazie all’utilizzo di strumenti scenici (monologhi, improvvisazione,
scrittura creativa), elementi di bioenergetica e lavoro espressivo si
ha la possibilità di “allenarsi” ad esprimere le proprie emozioni,
riconoscendo quali gesti, quali parole, azioni e reazioni ci
appartengono, ci fanno soffrire o ci fanno sentire autentici.
Open class di Teatroterapia condotte da Silvia Padula, tecnico
diplomato di Teatroterapia presso la sede dell’ACTIS di Trieste in via
Corti 3A: “Teatroterapia Donna” (7/3 h21), percorso sulla femminilità,
e “Il colore delle emozioni” (9/3 h21), dedicato al riconoscimento e
all’espressione delle emozioni. Incontri per sperimentare un approccio
a questa disciplina orientata a promuovere il benessere psico-fisico ed
emozionale.
Per informazioni e prenotazioni :
ACTIS – Via Corti, 3/A Trieste – lun. e mer. 18 – 20, cel. 328 1744960
lun-ven 15 - 19 - [email protected], [email protected]
27 Konrad marzo 2011
APPUNTAMENTI DI marzo
Trieste
1 martedì
ingresso libero
Elaborazione del lutto
La Società
Antroposofica organizza un incontro
con il gruppo di sostegno per l’elaborazione del lutto, seguendo il testo
“Confrontarsi con la morte” Ed. Novalis in via Mazzini 30, Ip ore 18.15-19.45.
Info 339 7809778, lorenzolucchetti18@
gmail.com, www.rudolfsteiner.it
1 martedì
ingresso libero
Institute of Yogic Culture
Riapre la segreteria dal lunedì al
venerdì con orario dalle 17 alle 19
fino al giorno 25, dalle 17 alle 18.30
in seguito. Via San Francesco 34. Info
040 635718, [email protected], www.
yogawaytrieste.org
1-3 da martedì a giovedì
Energie sottili e sciamanismo
Una settimana al mese D.A. Spachtholz Master Reiki, sciamana, naturopata esperta in energie sottili effettua
conferenze gratuite, corsi, seminari
ed incontri individuali presso Ass.
Rachmiel Trieste. Info 335.5409328
Daniela, www.tecnichedelbenessere.
com, studio@tecnichedelbenessere.
com
2 mercoledì
ingresso libero
Bioenergetica
Esercizi di bioenergetica per regalarsi uno spazio di riconquista del
proprio benessere psico-corporeo. Il
Laboratorio è aperto a tutti per una
prova gratuita. Alle ore 19.45 all'Ass. Il
ricordo di sé in via XXX Ottobre 4. Info
328 7429516, [email protected]
2 mercoledì
Mamma in... forma!
in gravidanza
Movimento, Respiro,
Rilassamento. Per entrare in ascolto
del tuo corpo e del tuo bimbo, vivendo al meglio la gravidanza. Tutti i
mercoledì dalle ore 17.30 alle 19. Info
329 0932066 ostetrica Sara, ostsara@
gmail.com
2 e 7 mer. e lun. ingresso libero
Ass. Ombellyki - Danza del Ventre
In un percorso di conoscenza e
consapevolezza che riduttivamente
chiamiamo "Danza del Ventre" risveglieremo la Dea che è in noi. Corsi
di primavera dell'Associazione OmBellyKi: da Mercoledì 2 Marzo Danza
del Ventre Base 19-20.15, Intermedio
20.30-21.45 allo Studio Massaggi, via
Marconi 14 Ip; da Lunedì 7 Marzo
Pilates 16.30-17.30 e Danza del Ventre
su www.konradnews.it gli annunci di aprile entro il 19 marzo
Base 17.45-19 al Giardino di Iside,
piazza Benco 4 IIIp. Su richiesta corsi
al mattino ed incontri mensili. Info
333 4573184, www.ombellyki.it
insegnanti dell'Institute of Yogic Culture, venerdì alle 19 o sabato alle 10.30,
in via S.Francesco 34. Info e adesioni
040 635718, [email protected]
3 giovedì
ingresso libero
L'educazione di base del cane Conferenza con Massimo Visentin
e Costantino Di Iorio, addestratori
esperti in psicologia canina. Ore
17.45 Farmacia Alla Borsa piazza
Della Borsa 12. Info 040 367967,
www.farmaciaallaborsa.it
4-25 ogni venerdì
3 giovedì
ingresso libero
Film al circolo Stella Alpina
Cosmonauta (Italia - 2008) miglior
film 2009 nella Sezione Controcampo
Italiano, all’associazione Stella Alpina
Onlus continua la rassegna cinematografica Il Leone di Venezia arriva
a Trieste, dove vengono presentati
dei film che, nel corso del decennio
appena trascorso sono stati premiati
alla Mostra del Cinema di Venezia
ma che, in alcuni casi, sono stati
dimenticati dai circuiti ufficiali. Le
proiezioni si tengono presso il Centro
Servizi del Volontariato in via San
Francesco 2 – 2 p. (salone Trieste)
alle ore 17.30.
6 domenica
3-31 giovedì
ingresso libero
Mamme & papà separati
Associazione per la tutela dei diritti
dei figli nella separazione, rivolge
i propri servizi a chiunque sia coinvolto direttamente o indirettamente
nelle problematiche inerenti le
separazioni coniugali in presenza
di figli, offre gratuitamente sostegno
psicologico e legale servendosi del
volontariato di professionisti quali
psicologi, avvocati e pedagogisti,
nonché della presenza di Soci che
già hanno vissuto in prima persona
le esperienze della separazione.
Incontri ogni giovedì alle ore 20.30
nella sede di Banca Etica in
via Donizetti 5/a. Info 040 9896736,
[email protected],
www.mammepapaseparati.org
4 venerdì
ingresso libero
La ricchezza
Essere o diventare ricchi: quali sono
le ricchezze e le loro valenze; come
essere soddisfatti in una vita ricca. Serata colloquiale con Shanti Benussi.
Alle ore 20.30 all'Associazione Culturale Shanti Trieste in via Carducci 12.
Info www.shanticenterts.it
4-12 ven./sab. ingresso libero
Yoga: vieni a provare?
Lezioni dimostrative gratuite con gli
dott. Majaron Leonarda
Bilanciamento craniosacrale - Cromopuntura
Test intolleranze alimentari - Fiori di Bach
Dieta Psicosomatica
Associazione Regionale
Via San Lazzaro, 7 - Trieste
Biodinamica Cranio Sacrale
347 6910549 www.bcstrieste.it
Centro Trattamento e Formazione
[email protected]
ESERCIZIO FARMACEUTICO
dott. Marco Esposito
FARMACI SENZA OBBLIGO DI RICETTA
OMEOPATIA - ERBORISTERIA - ARTICOLI SANITARI
Misurazione della pressione, glicemia e colesterolo.
Convenzionato A.S.S. per alimenti per celiaci
www.parafarmaciaesposito.wpeople.it
Trieste - via Giulia, 61/a - tel 040 5708329
Pratiche filosofiche
Parole e scrittura per raccontare l'attraversamento delle linee d'ombra
della vita. 4 incontri con la filosofia
pratica. Seminario con il dott. A. Di
Grazia, consulente filosofico.
Info 349 1250 632, [email protected]
ingresso libero
Cineforum: Cinema Fede e Attualità
Sia fatta la mia volontà, film-documentario sul tema del funerale civile
e del testamento biologico. Inizia il
terzo cineforum realizzato dalla Chiesa Valdese e dalla Chiesa Metodista
di Trieste, alle ore 17 nei locali della
Chiesa Metodista di Scala dei Giganti 1. Alla fine della proiezione sarà
possibile partecipare al dibattito.
6 domenica
ingresso libero
Apertura centro visite
Domenica il Centro didattico naturalistico di Basovizza, località Basovizza
224 a Trieste, sarà aperto dalle 9 alle
17. Continua la mostra "RiciclArt" di
Graziano Cuberli. Info 040 3773677,
336 6867882.
7 lunedì
ingresso libero
Reiki
Presentazione del Reiki originale trasmesso dal Rev. Hizuguchi e scambi
di trattamenti in vista del seminario
del 12 marzo. Ass. Espande, ore 20.30,
v. Coroneo 15. Info 380 7385996,
www.reiki-do.it
7-28 ogni lunedì ingresso libero
Meditazione di luce per la terra
Un invito di cuore a tutti e a chi si
chiede il perchè dei cambiamenti in
atto, dove stiamo andando, perchè
siamo qui ora?
Meditazione di Luce per il Passaggio
della Terra e dell' Umanità, guidata
da Arleen, in connessione i regni
della natura e rete di luce del pianeta; l'incontro sarà introdotto da una
breve spiegazione a titolo informativo, e dopo la meditazione seguirà
un aggiornamento sull'Ascensione,
la situazione attuale del passaggio
di frequenza e cambiamento di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle
20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero,
in piazza Benco 4.
Info ArtLight 347 2154583, [email protected]
7-28 ogni lunedì ingresso libero
Serate di Pranic Healing
Il Pranic Healing è una tecnica che
utilizza il Prana (o energia vitale) e la
meditazione, per ristabilire l'equilibrio e la salute fisica, emozionale,
mentale, facilitando i processi di
gruarigione. Incontri aperti a tutti in
cui faremo la Meditazione sui Cuori
Gemelli e trattamenti dimostrativi di
Pranic Healing. Tutti i lunedì alle 20,30
all'Ass. Alma, via Tor San Pietro 16. Info
340 6858339.
8 e 9 martedì e mercoledì
Timeline analysis (PNL) a Trieste
Psicogenealogia e PNL. Vuoi conoscere la configurazione della tua
Linea Temporale? Prenota la tua
Timeline Analysis! Siamo presenti
all'Hotel Victoria in via Oriani 2.
Info 334 3983434.
8-22 martedì
Corso di pittura
L'Ass. Agricoltura Biodinamica organizza un corso guidato dalla pittrice
Roseta Peternelli avente per tema la
poesia di Goethe “La metamorfosi
della pianta”-via Mazzini 30 1p. 17.4519.30. Info 333 7864810.
9 mercoledì
ingresso libero
Oltre la donna
la dea
riscoprire attraverso la
conoscenza della cultura andina
"la forza che ogni donna ha dentro
di sè". Insegnamenti appresi da un
percorso di crescita con il curanderos h.h.mamani. Presentazione
del percorso alle ore 20 presso Joy
Center in via San Francesco 34. Info
335 6499025, 329 1161724.
10 giovedì
ingresso libero
Due "eretici"
in epoche dive
Flacio Illirico e
Marsilio da Padova. Due "eretici" in
epoche diverse, propugnatori della
laicità dello Stato. Conferenza del
Centro Studi Albert Schweitzer - Associazione culturale evangelica alle
ore 17.30 chiesa riformata elvetica e
valdese basilica di San Silvestro.
10 giovedì
ingresso libero
Punto vegetariani
Incontro mensile dal titolo: "L'Anima
saggia degli animali, anche quelli
da cibo", con Susanna Beira e Marco
Bertali, medici delegati dell'Associazione Vegetariana Italiana. Dalle 17
alle 18.30, presso la Banca Etica-via
Donizetti 5/a
28 Konrad marzo 2011
APPUNTAMENTI DI marzo
Trieste
10 giovedì
ingresso libero
Sos-cervello
Campagna sociale di psicofarmaco-vigilanza dal titolo: "La segreta
gerarchia delle emozioni", con lo
psichiatra Marco Bertali, dalle 18.45
alle 20.15 presso la banca Etica-via
Donizetti 5/a.
10 giovedì
ingresso libero
La cucina naturale
L’Associazione annadana presenta il suo progetto di educazione
alimentare, cucinando in armonia
con la Natura; orario 19.30–20.30,
via Venezian 24/a. Info 333 4409669,
[email protected]
10 e 21 gio. e lun. ingresso libero
Autostima e benessere
Autostima per donne e tante attività
per il corpo alla Casa Internazionale via Pisoni 3, dalle ore 17 alle 20.
Presentazione aperta a tutti anche
bambine/i. Info 334 7685315.
11 venerdì
Corso - Oli essenziali - Cosa sono?
L'importanza di conoscere le proprietà, i metodi di utilizzo. Corso con Cristina Zupan. 5 incontri per tot. 10 ore
c.base alle 17.30. Info e iscrizioni 040
360072, Ass.ne Krut via Cicerone 8b.
11 venerdì
Registro testamento
biologico
Il Registro per la raccolta
della Direttive di fine vita, a
cura delle Chiese Valdese
e Metodista di Trieste, apre
dalle 17 alle 19, presso
Scala dei Giganti 1. Info e
per ricevere il modulo 040
632770 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30,
[email protected]
11 venerdì
ingresso libero
Bioenergetica.
La voce del corpo
Il corpo è fluido,
cambia continuamente e quando
diviene più rigido e statico, quando
si bloccano i processi di cambiamento, si ammala. Dare voce al
corpo significa essere vivi, sentire ed
essere coscienti di sé. Seminario con
Sauro Tronconi, allievo di Lowen. Ass.
Espande, dalle ore 20 alle 23. Info 380
7385996, www.trieste.espande.it
11 venerdì
ingresso libero
Yoga aspettando un bambino
Come l'antica scienza dello Yoga
può concorrere al benessere di
mamma e bambino. Incontro con
Patrizia Milocchi alle ore 20.30
presso l'Institute of Yogic Culture,
via S.Francesco 34. Info 040 635718.
12 sabato
Petalouda - via al femminile
Conoscere, esprimere ed accrescere
il potenziale femminile attraverso
disegno, movimento, musica e
contatto. Seminario con la dott.
ssa Donatella De Colle (psicologa,
musicoterapeuta, operatrice olistica)
e Michela Grimsig (master Reiki,
operatrice Shiatsu, insegnante di
movimento consapevole). Orario
9.30-12.30 presso Therapeia
in v.le XX Settembre 24.
Info 347 9263965, [email protected]
12 sabato
L'abbraccio - vivere l'ascensione
Un'occasione per tutti quelli che han-
su www.konradnews.it gli annunci di aprile entro il 19 marzo
no bisogno di riscoprirsi lasciandosi
andare, oltre i tabù, oltre le meschinità e le bassezze dell'anima, nel
rispetto e nell'armonia; Un'occasione
per vivere e ricevere il sostegno e la
forza del gruppo; Un'occasione di
guarigione e vero nutrimento di luce
per l'anima; e per chiunque semplicemente desideri ricevere e donare il
proprio abbraccio all'altro e al mondo. Seminario pratico esperenziale,
a cura di Arleen Sidhe, dalle ore 15
alle 20, presso Assoc. LAM-Il Sentiero
in p.zza Benco 4. Info ArtLight 347
2154583, [email protected]
12 sabato
Reiki I livello
Seminario di Reiki I livello con Sauro
Tronconi, secondo gli insegnamenti
del Rev. Hizuguchi, secondo Sensei
in linea diretta dal maestro Usui. Info
380 7385996, www.reiki-do.it
12 e 27 sabato e domenica
Corso di Euritmia
L'insegnante B. Berden guiderà il
corso di Euritmia ad Opicina presso
la Casa-Dom Brdina, ore 10-12. Organizza l'Ass. Agricoltura Biodinamica.
Info 333 7864810.
13 domenica
ingresso libero
Cineforum:
Cinema Fede e Attualità
21 grammi,
film con Sean Penn, Naomi Watts e
Benicio del Toro. Secondo appuntamento del cineforum "Cinema fede
e attualità" realizzato dalla Chiesa
Valdese e dalla Chiesa Metodista
di Trieste. alle ore 17, nei locali della
Chiesa Metodista di Scala dei Giganti 1. Alla fine della proiezione sarà
possibile partecipare al dibattito.
14 lunedì
Inizio corsi di Hatha Yoga
Inizio dei corsi trimestrali di Hatha
Yoga per tutti, pre parto, per bambini,
soft, personalizzato, di tecniche mentali, ginnastica cinese e ginnastica
energetica. Associazione Culturale
Shanti Trieste, via Carducci 12.
Info www.shanticenterts.it
14 lunedì
Corso di ginnastica energetica
Tecniche di riequilibrio muscolare,
tecniche di respirazione, tecniche di
ginnastica orientale, per alleviare il
mal di schiena, per incamerare più
energia, per ridurre i livelli di stress.
Ogni lun. 10.30 -> 12, 13.30 -> 15, o
ogni giov. 17.45 -> 19.15, all'Assoc.
Shanti Trieste, via Carducci 12.
Info Sabrina 334 1559187.
14 lunedì
ingresso libero
Programmazione neuro corporea
Il corpo comunica, attraverso i sintomi, un linguaggio proprio, imparare
a riconoscere la sua programmazione ci permette di ritrovare l'equilibrio
e l'armonia con Sandro alle ore
20.30 all'Ass. Rachmiel in via Mazzini
30. Info 334 6728109.
15 martedì
ingresso libero
Contro il logorio della vita moderna
I rimedi per i malanni della nostra
epoca. Conferenza con la dottoressa
Silene Piscanec, medico chirurgo
medicina olistica e la dottoressa Barbara Toros, psicologa, vicepresidente
Ass.Psicoattività. Ore 17.45 Farmacia
Alla Borsa piazza Della Borsa 12. Info
040 367967, www.farmaciaallaborsa.it
15 martedì
Scuola del Vedere/Arte
Corso di Ritratto da foto e da model-
la diretto dall'artista Raffaella Busdon,
12 lezioni, al martedì. Ad aprile, corso
di acquerello. Scuola del Vedere, Trieste, via Ciamician 9, [email protected], www.scuoladelvedere.it
15 martedì
ingresso libero
Film al circolo Stella Alpina
Il segreto di Vera Drake (Gran Bretagna - 2004) premiato con il Leone
d’Oro nel 2004. All’associazione Stella
Alpina Onlus continua la rassegna
cinematografica Il Leone di Venezia
arriva a Trieste, dove vengono presentati dei film che, nel corso del decennio appena trascorso sono stati
premiati alla Mostra del Cinema di
Venezia ma che, in alcuni casi, sono
stati dimenticati dai circuiti ufficiali. Le
proiezioni si tengono al Centro Servizi
del Volontariato in via San Francesco
2 – 2 p. (salone Trieste) alle ore 17.30.
16 mercoledì ingresso libero
L’impatto ambientale
dell’Università di Trieste
Conversazione con Marta Mancin
che illustrerà la sua ricerca delle
linee guida per la redazione di un
bilancio ambientale dell’Università
di Trieste. Alle ore 18 nella sala conferenze WWF in via Rittmeyer 6.
16 mercoledì
Corso massaggio decontratturante
6 lezioni di massaggio base Ayurvedico, per rilassare e sciogliere
tensioni muscolari ed articolari. Con
attestato finale. Ogni mercoledì ore
18-20.30 all'Assoc. Culturale Shanti
Trieste in via Carducci 12.
Info Sabrina 334 1559187.
16 mercoledì
Grafologia conferenza
Grafologia e tipologia psicologica
di Carl Gustav Jung. Relatore prof.
Massi, Università di Urbino, ore 18 - 19
45, sala conferenze studio Erre, Trieste,
via Fabio Severo 14/b, vicino al tribunale. Costo 12 Euro, soci Agi 10 Euro.
Organizzazione AGI Trieste.
Info www.grafologiatrieste.it
17 giovedì
ingresso libero
Salute e piacere: scegliere il benessere, mangiare
bene e camminare di più. Conferenza con il dr. Giacomo Bo, esperto di
salute e alimentazione naturale, alle
ore 17 presso la Sala Baroncini delle
Assicurazioni Generali in via Trento 8.
18 venerdì
ingresso libero
Spiriti di natura e madre terra
Gli Esseri che danno Luce, forma e
ordine ai Regni della Natura e alla
Creazione; i Deva gli dei costruttori,
e il "piccolo popolo" gli Elementali
di terra-fuoco-acqua-aria, creazione
e interazione con la Terra e il corpo
umano; lo Spirito di Servizio nelle leggi
di ordine cosmico e armonia; la grande opera di trasformazione in corso
e la collaborazione dell' uomo con
gli spiriti di natura nella fase attuale
di ascensione planetaria. Conferenza
a cura di Arleen Sidhe, alle ore 20.30,
presso Assoc. LAM-Il Sentiero in p.zza
Benco 4. Info ArtLight 347 2154583,
[email protected]
18 venerdì
ingresso libero
Tibet: lhasa e i ghiacciai
Sul tetto del mondo, al confine tra
terra e cielo. Proiezione fotografica di
immagini raccolte da Paolo Benussi
nell'agosto 2010, alle ore 20.30 all'Associazione Culturale Shanti Trieste in
via Carducci 12.
Info www.shanticenterts.it
20 domenica
Corso cucina vegetariana biologica
Per imparare divertendosi l’arte di
cucinare vegetariano senza latticini.
Comprensivo di pranzo e ricettario.
A cura di Susanna Berginc e Paolo
Segulin. Info 347 9842.995,
[email protected]
20 domenica
Piccoli cuochi per grandi alimenti
Laboratorio di cucina ed educazione alimentare per bambini da 7 a
10 anni, a San Pelagio, nel cuore del
Carso; orario 15-17. Info 333 4409669,
[email protected], www.annadana.it
22 martedì
ingresso libero
Presenze guida
Angeli, arcangeli ed esseri di luce,
presenze guida nella nostra vita quotidiana. Conerenza con Annamaria
Poclen alle ore 18 al circolo Krut, in
via Cicerone 8b. Info 040 360072.
22 martedì
ingresso libero
Le cure di primavera
Incontro a cura dell'erborista Walter
Pansini. Ore 17.45 Farmacia Alla
Borsa piazza Della Borsa 12. Info 040
367967, www.farmaciaallaborsa.it
22 martedì
ingresso libero
Bioenergetica
Presentazione del Laboratorio di
classi di esercizi di bioenergetica. E'
un insieme di tecniche di lavoro corporeo ideate da A.Lowen finalizzate
ad accrescere la vitalità, l'autostima
e il piacere di conoscere se stessi
Studio Psicoterapia Marghi - Pizzi
I viaggi della mente. Sono aperte
le iscrizioni ai corsi e per-corsi:
Sicura-Mente-corso:
per migliorare la propria autostima.
Amorevol-Mente-corso:
per migliorare le proprie relazioni.
Separata-Mente-percorso:
per persone separate.
Libera-Mente-percorso: per chi è stanco di
essere condizionato e non teme di entrare
nei meandri della propria psiche.
Dove? A Trieste, in via Dante Alighieri, 7.
Quando? A partire da marzo 2011
Corsi: 1 incontro al mese per 6 incontri di
4 ore ciascuno
Percorsi: 2 incontri al mese,
per 10 incontri di 2 ore ciascuno
Info e iscrizioni: 347 4146028,
[email protected],
www.psicologoonline.it
29 Konrad marzo 2011
APPUNTAMENTI DI marzo
iniziando dal corpo. Alle ore 20 all'Istituto per le Biodiscipline "Arkai" in via
Marconi 14. Info 328 7429516, s.bio@
hotmail.it Specchiari Stefano Gestalt
counselor e insegnante di esercizi di
bioenergetica.
23 mercoledì
ingresso libero
L'esperto risponde.
Omeopatia
Domande e risposte
con Maria Luisa Tognon, medico.
Ore 17.30 Farmacia Alla Borsa piazza
Della Borsa 12. Info 040 367967,
www.farmaciaallaborsa.it
23 mercoledì
ingresso libero
Garcinia mangostana
Salute e benessere: le proprietà
benefiche della Garcinia mangostana. Conferenza con il dott. Gianluigi
Giacconi, psicologo, naturopata, alle
20.30 alla Casa della Pietra ad Aurisina a cura dell'Associazione-Društvo
Noè. Info [email protected],
349 8419497.
24 giovedì
ingresso libero
Attacchi di panico
Differenti approcci terapeutici per
uno stesso disturbo. Casistica. Incontro con la psicologa dottoressa Fulvia
Fragiacomo. Ore 17.45 Farmacia Alla
Borsa piazza Della Borsa 12. Info 040
367967, www.farmaciaallaborsa.it
24 giovedì
ingresso libero
Allattamento materno
Domande e risposte con Antonella
Chiurco, consulente professionale
IBCLC. Ore 10.30 Farmacia Alla
Borsa piazza Della Borsa 12. Info 040
367967, www.farmaciaallaborsa.it
25 venerdì
ingresso libero
I linguaggi dell'amore
Serata di formazione per scoprire il
proprio modo di comunicare e cercare amore. Prenotazione obbligatoria. Ore 20.30 Centro Yoga,
via S. Francesco, 34. Info Marta
393 9895861, [email protected]
26 sabato
Registro testamento
biologico
Il Registro per la raccolta
della Direttive di fine vita, a
cura delle Chiese Valdese
e Metodista di Trieste, apre
dalle ore 15 alle 17 presso
Scala dei Giganti 1. Info
e per ricevere il modulo
040-632770 dal lunedì al
venerdì, dalle ore 9.30 alle 12.30,
[email protected]
26 sabato
ingresso libero
Il meraviglioso mondo degli odori
Laboratorio gratuito per bambini dai
5 anni in su, organizzato dal Comitato Pro-Fondazione ELIC alle ore 16.30
in via Mazzini 30, 5° piano.
Info 040 2602395, 320 0488202.
27 domenica
ingresso libero
Cineforum
Cinema Fede e Attualità
Contact di
Robert Zemeckis, con Jodie Foster e
su www.konradnews.it gli annunci di aprile entro il 19 marzo
Matthew McConaughey. Quarto appuntamento del cineforum "Cinema
fede e attualità" realizzato dalla Chiesa Valdese e dalla Chiesa Metodista
di Trieste. Alle ore 17 nei locali della
Chiesa Metodista di Scala dei Giganti 1. Alla fine della proiezione sarà
possibile partecipare al dibattito.
27 domenica
Corso sui Fiori di Bach
Due giornate 27/03 e 03/04 con prove
pratiche per trovare i fiori giusti, fascicolo, attestato e spazio per domande.
Con Susanna Berginc naturopata. Info
347 9842995, [email protected]
29 martedì
ingresso libero
Famiglia in trasformazione
La Società Antroposofica organizza
l'incontro mensile per una possibile
comprensione delle tematiche familiari, seguendo il testo “La famiglia
in trasformazione” Ed.Novalis in v.
Mazzini 30, Ip ore 18.15-19.45. Info 339
7809778, lorenzolucchetti18@gmail.
com, www.rudolfsteiner.it
29 martedì
ingresso libero
Patologie mediche e psicologia
Patologie mediche affrontate e
risolte con l'apporto della psicologia.
A cura del dottor Francesco Strano
psicologo, psicoterapeuta. Ore 17.45
Farmacia Alla Borsa piazza della
Borsa 12. Info 040 367967,
www.farmaciaallaborsa.it
30 mercoledì
ingresso libero
Fisiatria-ortopedia
Domande e risposte con il dottor
Zeljko Vucenic. Ore 16.30 Farmacia
Alla Borsa piazza della Borsa 12. Info
040 367967, www.farmaciaallaborsa.it
31 giovedì
ingresso libero
Medicina tradizionale cinese
Prevenire le malattie secondo i
principi della medicina tradizionale
cinese. Con la dottoressa Maria Luisa
Tognon, medico esperto in omeopatia. Ore 17.45 Farmacia Alla Borsa
piazza della Borsa 12. Info 040 367967,
www.farmaciaallaborsa.it
Corsi di Restauro Ligneo
Il laboratorio D'Eliso & Tomè organizza, presso la propria sede, corsi
amatoriali teorico pratici di restauro
del mobile e dei manufatti lignei.
Potete visitarci in via Alfieri 10/a, a
Trieste. Info 040 763116,
www.restaurodelisotome.it
Come strutturi
il tuo spazio-tempo?
I conflitti non risolti ci fanno perdere
il contatto con le vere emozioni.
Cronogenetica è un modo risolutivo
per eliminare le problematiche emozionali ereditate dagli antenati. Info
334 3983434, www.cronogenetica.it
Nadayoga, il canto
il suono la voce L'uso del suono e della voce quale
mezzo riequilibrante del benessere
psicofisico; NadaYoga e Mantra;
Ricerca del proprio Suono fondamentale o tonica individuale; Effetti
e uso consapevole delle scale e intervalli musicali; Risonanza corporea
e organi interni; Gestualità, voce e
corpo; Canti, stili, espressione; Armonizzazione dei chakra e dei corpi
sottili; I Suoni creatori di luce, forme
e colori; Il Canto Armonico e Overtones. Lezioni individuali, frequenza e
orari personalizzati; a richiesta si organizzano corsi, laboratori e seminari
di gruppo. Info ArtLight 347 2154583,
[email protected]
Corso slides
Alleggeriamo il fisico, la mente e lo
spirito, ritroviamo armonia ed equilibrio con noi stessi. Come? Allenandoci con delle "pattine" scivolose.
Divertimento, elasticità, propriocezione e libertà di movimeto assicurati.
Fisioforma studio Galleria Fenice 2.
Info 040 4702286,
[email protected]
Corso no stress!
Una pausa dal frastuono di traffico e
vita moderna! Lezioni di tonificazione, allungamento e rilassamenteo
con sottofondo di musica classica
selezionata per garantire la massima
concentrazione ed il relax più profondo. Fisioforma Studio Galleria Fenice
n.2. Info 040 4702286,
[email protected]
Incontri di erboristeria
Inizio giovedì 7 aprile alle ore 20.30
presso La Mandragola in via San Lazzaro 20. Per informazioni e iscrizioni
040 661200.
Yoga-rimedi floreali
in gravidanza Yoga e Rimedi Floreali in gravidanza. Ciclo di 8 incontri di Yoga e di 4
dedicati ai Rimedi Floreali. Dal 16
marzo alla Casa Internazionale delle
Donne-Trieste. Info Vanna Viezzoli 347
8461831, Rita Jurada 347 4437922.
Entusiasmo e interesse cercansi Finalmente una compagnia interessata a prevenzione, rispetto per
l'ambiente e che rinuncia ad usare
elementi tossici nei prodotti per la
cura della persona. Per creare attività indipendente ed etica. Info 334
7963754, [email protected]
Società Antroposofica di Trieste Ogni martedì 20-21.30 studio sul testo
di R. Steiner "Massime antroposofiche". Ogni sabato 17.30-19 studio sul
testo "Teosofia" di R.Steiner. Le attività
sono gratuite in sede, v.Mazzini 30, I p.
Info 339 7809778, lorenzolucchetti18@
gmail.com, www.rudolfsteiner.it
Ass. Agricoltura Biodinamica
Ogni mercoledì 20-21.30 incontro
con la Sezione di Biodinamica di
Trieste e Gorizia sul testo di R. Steiner
"Uomo sintesi armonica” presso
la sede v. Mazzini 30, I p. Info 333
7864810.
Conosci i migliori prodotti bio?
erboristeria Il
Fiore dell’arte di sanare
del dott. Dario Blasich
Ronchi dei Legionari (GO) - Via Carducci 21 - Tel. 0481 475545
Incontri con
Legambiente
Puoi trovarci ogni mercoledì dalle
18 alle 20 nella sede di via Donizetti,
5/a (presso il punto informativo dei
soci di Trieste della Banca Popolare Etica). Circolo Verdeazzurro di
Legambiente Trieste. Info 040 577013,
366 3430369, fax 040 9890553, info@
legambientetrieste.it,
Segui le nostre iniziative su
www.legambientetrieste.it
Mamma in... forma!
in gravidanza Movimento, Respiro, Rilassamento.
Per entrare in ascolto del tuo corpo
e del tuo bimbo, vivendo al meglio
la gravidanza. Tutti i Mercoledì dalle
17.30 alle 19. Info 329 0932066
ostetrica Sara, [email protected]
Gorizia
4 venerdì
ingresso libero
Bibo, dalla palude ai cementi
Una storia esemplare è il libro,
appena pubblicato, che l’Autrice
presenterà a Monfalcone – sala conferenze del Comitato Rione Centro di
Monfalcone, con ingresso da Androna del Campanile, alle ore 18.
Reportage di una grande battaglia
ambientalista, combattuta e documentata nel corso di oltre vent’anni,
contro la realizzazione di una breve
autostrada, l’A28, colossale nella sua
retorica progettuale.
Nadia Breda è ricercatrice e docente di Antropologia dell’ambiente
all’Università degli studi di Firenze.
Una collaborazione di WWF Trieste e
Associazione WWF Isontino “Eugenio
Rosmann”.
10-17 giovedì ingresso libero
Programmazione neuro corporea
Il corpo comunica, attraverso i sintomi, un linguaggio proprio, imparare
a riconoscere la sua programmazione ci permette di ritrovare l'equilibrio
e l'armonia. Conferenza alle ore
20.30 all'Ass. Delfino Blu a Ronchi dei
Leg. Info 349 2840064.
Associazione Spazio
organizza:
Corsi di Yoga Hatha-Raja il lunedì
dalle ore 9 alle 10.30 ed il martedì
dalle ore 17.30 alle 19. Corso di qi
gong (ginnastica tradizionale cnese)
il giovedì dalle ore 17.15 alle 18.15,
presso la Palestra Spazio in via Marega 26 a Lucinico. Info 0481 32990.
Associazione Wu Zhen Italy
organizza:
Corsi di Yoga Hatha-Raja ogni lunedì
e mercoledì dalle ore 18 alle 19.30 e
dalle ore 20 alle ore 21.30, ed ogni
giovedì mattina dalle oe 9.30 alle
11, nella Palestra Corpo Libero in via
Roma 15 a Ronchi dei Legionari.
Info 0481 777737, Anna 0481 32990.
Essenze,
fiori di Bach,
aura-soma, incensi,
cristalli,
fitocosmesi, miele,
alimenti biologici,
libri...
30 Konrad marzo 2011
APPUNTAMENTI DI marzo
Gorizia
Eustress
Non lasciarti influenzare
Vaccinati contro lo stress. Date 19
marzo e 2 aprile, dalle 9 alle 18 a
Ronchi d. L. P.le Falzari 11 . Iscrizione
15 euro + Dono. Info e prenotazioni
388 8548049, [email protected]
Vacanza disintossicante Dal 23 al 31 maggio a Grado. L'alimentazione si basa su limoni, tisane,
brodi vegetali, integratori. Esercizi
di respirazione, tai chi, passeggiate,
pittura, incontri trà gli interessati di
erboristeria, digiuno. Per riprendere
nuova energia mentale e fisica. Info
393 4242113, [email protected]
su www.konradnews.it gli annunci di aprile entro il 19 marzo
4 venerdì
ingresso libero
Costellazioni
Familiari
Dimostrazione di costellazioni
Familiari con Giacomo Bo che mostrerà
in modo pratico le potenzialità di
questo straordinario metodo che risolve i problemi della vita. Ore 20.30,
via S. Rocco 142. Info www.lecostellazionifamiliari.net
5 e 6 sab. e dom.ingresso libero
Corso di meditazione gratuito
Scopri la Pace interiore. Corso
pratico gratuito di 4 incontri. I primi
3 si terranno sabato 5 ore 20.30,
domenica 6 ore 18.00 e 20.30 presso
Ass. Energioia, viale Ledra 64. Info
Samviraja 340 9047420.
10 giovedì
6 domenica
ingresso libero
Shiva Ratri:
cerimonia per Shiva
Celebrazione
hindu per onorare la Divinità dello
Yoga: Shiva. Dalle ore 17, presso
Sangha, viale Tricesimo 103 (sopra la
concessionaria Ferrari). Canti Devozionali, ritualità di buon auspicio. Rinfresco con cibo indiano preparato
da India Matha. Con la partecipazione della Comunità Indiana di Udine.
Si consiglia di segnalare la propria
presenza (capienza sala), si possono
indossare abiti tradizionali, comunque comodi per la sistemazione
su stuoie. Info Gianna 340.2233994,
[email protected]
27 domenica
11-13 da venerdì a domenica
Pordenone
6 domenica
ingresso libero
Cristalli: meraviglia e intelligenza
Da sempre stupiscono per la bellezza
ma cosa ci insegnano e come aiutano. E la cristalloterapia a cosa serve?
Conferenza con Cinzia Visentin sala
ex latteria Ranzano Fontanafredda
dalle ore 9.30 obbligatoria l'iscrizione
per posti limitati. Ass. La Ceiba
Info 349 2879089
[email protected].
Sedute di cronogenetica
a Pordenone
Cronogenetica è un
modo risolutivo di utilizzare la PNL nel
campo della Psicogenealogia e Costellazioni Familiari. Serve a eliminare
i conflitti emozionali ereditati dagli
antenati. Info Caterina 334 3983434.
ingresso libero
Il lato oscuro della luna:
La luna nera
Un percorso alla scoperta dei significati reconditi e misteriosi della Luna
nera con Eleonora Boscarato a Fontanafredda dalle ore 9. Obbligatoria
l'iscrizione per posti limitati.
Ass. La Ceiba Info 349 2879089
[email protected].
Udine
4 venerdì
ingresso libero
Biodanza-sistema
Rolando Toro
Una disciplina complementare alle cure tradizionali.
Conferenza con la dr Meta Nicole
Shaw, istruttrice, alle ore 20.30 alla
Bioteca in via Villa Glori 41.
11 venerdì
ingresso libero
Psicologia al femminile:
la sessualità e i segreti dell’intimità.
Conferenza con la dott.ssa Laura
Calligaris psicologa e psicoterapeuta, alle ore 20.30 alla Bioteca in via
Villa Glori 41.
Power Vinyasa Yoga Power Yoga- Running Retreat. Retreat
internazionale residenziale a Pulfero
(UD). Info Dario 334 3529943, www.
poweryogaitaly.com
12-13 sabato e domenica
Corso di costellazioni spirituali
Il metodo più avanzato delle Costellazioni Familiari che lavorerà sui
conflitti interiori e con il mondo esterno, per ritrovare pace e armonia in
se stessi e con gli altri. Info Giacomo
Bo 0432 728071, www.lecostellazionifamiliari.net
12-13 sabato e domenica
Corso di massaggio californiano
Rivolto a professionisti e principianti,
2 giorni dedicati a apprendere la
sequenza completa e esplorare il
mondo del prendersi cura. Corso
con Aditi Roberta Beghi, Assoc. Tra
Cielo e Terra a Pradamano.
Info 349 2828221 [email protected]
15 martedì
ingresso libero
Costellazioni
Familiari
Vieni a provare le costellazioni
Familiari con Giacomo Bo che darà
una dimostrazione pratica di questo
straordinario metodo che risolve le
dinamiche familiari che impediscono il successo nella vita. Ore 20.30,
via S. Rocco 142. Info 0432 728071.
16 mercoledì
ingresso libero
Programmazione neuro corporea
Il corpo comunica, attraverso i sintomi, un linguaggio proprio, imparare
a riconoscere la sua programmazione ci permette di ritrovare l'equilibrio
e l'armonia con Sandro, alle ore
20.30, alla Bioteca in via Villa Glori 41.
Info 334 6728109.
18 venerdì
ingresso libero
La fisiologia mistica
La fisiologia mistica: dalle religioni
alle nuove terapie. Conferenza con il
dott. Stefano De Prophetis, sociologo
della salute ed antropologo delle
religioni, alle ore 20.30 alla Bioteca in
via Villa Glori 41.
18 venerdì
ingresso libero
La scienza della vita
Grande occasione per conoscere
il maestro yoga Amadio Bianchi e
il suo nuovo libro presso il centro
Panta Rei in via S. Rocco 142, ore 21.
L'autore condividerà la sua ampia
esperienza nello yoga e nell'Ayurveda. Info 0432 728071.
20 domenica
Seminario costellazioni familiari
Guarire i legami con il passato
per prendere forza nel presente e
realizzare il futuro. Conferenza con
Nicoletta Campisi a San Vito al Torre.
Info Antonella 333 5343049.
23 mercoledì
ingresso libero
Rebirthing - il potere del respiro!
Straordinaria tecnica che scioglie
le tensioni e i blocchi energetici nel
corpo e nella mente. Giacomo Bo ne
parlerà approfonditamente e risponderà alle domande del pubblico.
Ore 20.30, via S. Rocco 142
Info 0432 728071.
25 venerdì
ingresso libero
Lo stato di salute organica
Lo stato di salute organica come
espressione del modo di vivere.
Conferenza con il dott. Samir Habchi,
medico libanese, alle ore 20.30 alla
Bioteca in via Villa Glori 41.
25 venerdì
ingresso libero
Allergie primaverili
Cure naturali e accorgimenti
alimentari per sostenere la risposta
immunitaria. Conferenza con Ilaria
Forte, Medico esperto in omeopatia, omotossicologia, naturopatia e
Giuliana Cossettini, Naturopata, alle
ore 20.30 all'Ass. Gem in via Canova
13 a Feletto U. (UD). Info 0432 574002,
www.nutrivita.it
25-27 da venerdì a domenica
Scuola di Geomanzia di M. Pogacnik
Sono aperle le iscrizioni alla scuola
di Geomanzia organizzata da CosmoGea. Le lezioni tenute da Marko
Pogacnik si svolgeranno ad Osoppo
e sul territorio regionale. Info e costi
Manuela 349 4070431 - Tiziana 340
6092388, segreteria.cosmogea@
libero.it
26 sabato
Conoscersi attraverso il movimento
Le costellazioni del movimento
armonioso di testa, collo e anche...
libera le spalle e dà respiro all’intera
colonna vertebrale. In Viale Venezia
12 a Udine. Continuano le lezioni
settimanali e tematiche. Info 347
8188431, www.grmfeldenkrais.it
26 e 27 sabato e domenica
Conosci le costellazioni familiari!
Sabato ore 15-18.30: "crescere nel
contatto con le radici familiari".
Domenica ore 9,30-17,30: "l'incontro
con IL Padre". Via Canova 13 Feletto.
è possibile partecipare anche solo
uno dei due giorni. Info e costi: Mario
Franchi 335 5977306, www.ilmutamento.it
27 domenica
Eft corso base (ex 1° livello)
L'Associazione EFT Friuli organizza il
corso Base EFT al Punto Riflesso in via
Veneto 114 a Cussignacco Udine.
Una tecnica che affascina tutto il
mondo. Info Franco 335 8445140,
[email protected]
Escursioni
20 domenica
ingresso libero
Yoga e Natura Escursione transfrontaliera con semplici pratiche yoga e osservazioni
sull'ambiente, a cura di Franco Salvi
dell'Institute of Yogic Culture. Info e
adesioni (per motivi organizzativi!)
Info 040 635718.
BENVENUTO SANGHA!
Nel mutare delle Stagioni è sorto Sangha, oasi delle Discipline Naturali per Nutrire l'Essere.
Il termine utilizzato deriva dalla lingua sanscrita ed indica una "comunità di ricercatori del Sè".
Ci è parso consono ai nostri intenti.
Di fatto, il Centro è frequentato da persone in cammino; una comunità che ha scopi affini: la ricerca
del benessere psico-fisico, di una propria dimensione interiore.
Mentre Diabasi è approdato in altri lidi con il suo legittimo ideatore, noi - Gianna, Stefano, Paolo condurremo questa neonata realtà con modalità che rispecchino le nostre personalità ed i nostri vissuti.
Cogliamo l'occasione per esortare sin d'ora gli operatori olistici che
desiderano unirsi alla nostra cordata a contattarci.
Sangha, viale Tricesimo 103, Udine
Gianna Gorza - [email protected] - tel. 340.2233994.
nat_spaziocorti
Trieste, via Corti 2 (vicino a Piazza Venezia)
tel. 040 9990006
orario: da martedì a sabato 10-13 e 15.30-19.30
fuori orario su appuntamento
[email protected] - www.natdesign.it