L`incontro con la Rosalia Alpina Le vacanze dell`estate

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L`incontro con la Rosalia Alpina Le vacanze dell`estate
L’incontro con la Rosalia Alpina
Le vacanze dell’estate 2009 ci hanno regalato, oltre a paesaggi straordinari, bellissime
escursioni e meritato riposo, anche la scoperta di un luogo veramente interessante dal
punto di vista naturalistico: il Parco del Monte Cucco. Noto in maniera particolare agli
appassionati di deltaplano e di speleologia, il Monte Cucco ci ha riservato la possibilità di
ammirare paesaggi davvero affascinanti, vallate dove la vista poteva spaziare a perdita
d’occhio, panorami inaspettati e refrigeranti camminate boschive.
Proprio nel corso di una delle nostre escursioni – percorrevamo l’itinerario della Valle delle
Prigioni – ormai distanti già due ore di cammino da Coldipeccio, nostro punto di partenza,
ma ancora ben lontani dalla nostra meta, il suggestivo borgo di Pascelupo, i nostri passi ci
hanno condotti in una fresca ed ombrosa faggeta, un luogo ideale per rinfrancarsi e
concedersi una piccola sosta. Il bosco però ha saputo donarci qualcosa in più oltre alla
sua ombra, ai suoi profumi e alla sua magica atmosfera: riprendendo il nostro cammino
abbiamo notato, infatti, lungo il sentiero qualcosa di veramente sorprendente: un insetto
meraviglioso di cui tante volte avevamo sentito parlare per la sua rarità e bellezza, ma che
mai eravamo riusciti ad ammirare di persona: la Rosalia alpina! Purtroppo l’esemplare che
abbiamo individuato aveva concluso ormai il suo ciclo vitale: questo insetto, infatti, gode di
una vita piuttosto lunga quando è allo stadio larvale, ma relativamente breve (una sola
estate) come individuo adulto e già ad agosto inoltrato i maschi muoiono, dopo aver
terminato tutte le fasi della riproduzione e aver garantito così la perpetuazione della
specie. L’incontro con questa specie è stato comunque una vera emozione!
La Rosalia alpina è, infatti, uno dei coleotteri più grandi e più
rari d’Europa: riteniamo possa essere considerato anche tra i
più belli visto il particolare tono di azzurro che caratterizza il
suo aspetto e che di rado riusciamo a ritrovare nel pur popolato
e variopinto mondo degli insetti. Nonostante il suo nome faccia
pensare che sia possibile incontrarla unicamente sulle Alpi, la
Rosalia è invece presente anche sui Pirenei, sui Carpazi, negli
Urali, nel Caucaso, nei Balcani e sugli Appennini, dove abbiamo avuto la fortuna di
avvistarla. Usiamo il termine fortuna a ragion veduta: la presenza di questo insetto è
costantemente messa in pericolo da una serie di fattori che ne minacciano la
sopravvivenza: per riprodursi, infatti, ha bisogno di condizioni particolari che scarseggiano
ormai nelle nostre faggete, il suo unico habitat naturale.
Anche se i boschi di questa essenza sono ancora molto presenti sul territorio, la Rosalia
alpina necessita per diversi anni di una buona quantità di legno morto di faggio per
consentire alle sue larve di crescere e maturarsi, ed è legata quindi agli alberi più vecchi,
plurisecolari, pieni di cavità non potendo mai sopravvivere, paradossalmente, su piante
giovani, fresche e sane. Lo sfruttamento intensivo del bosco impedisce, quindi, a questo
insetto di trovare un ambiente adatto per la deposizione delle uova e lo sviluppo delle
larve: alberi morti o rami secchi vengono spesso raccolti e tramutati in legna da ardere
molto prima che questo coleottero abbia completato la sua trasformazione da larva ad
insetto adulto. Solo la creazione di aree naturali protette dove le foreste primigenie
vengono conservate e gli alberi secolari adeguatamente tutelati ha permesso a questo
insetto, meritevole di protezione assoluta, di sopravvivere, trasformandosi addirittura in
una
“specie-simbolo”:
la
salvaguardia
di
questo
coleottero,
infatti,
garantisce
efficacemente la protezione di tutte quelle specie, piccole e grandi, che con lei condividono
lo stesso ecosistema biologico.
La presenza di questo insetto, infine, oltre ad offrire con il suo aspetto così singolare, con
le vellutate screziature nere ed azzurre, le lunghissime antenne e gli eleganti movimenti,
uno spettacolo sorprendente a quanti hanno la fortuna di poterlo osservare, magari in volo
o sui tronchi, nel pieno dell’estate, è parimenti garanzia della qualità ecologia
dell’ambiente che si sta visitando, della purezza dell’aria e soprattutto
del rispetto e
dell’attenzione che qui l’uomo pone, con gesti semplici e concreti, nel preservare alberi
plurisecolari e foreste antiche, per mantenere il contatto con un ambiente vivo e pulsante,
dove ogni singolo essere vivente, anche se piccolo e apparentemente insignificante,
assume una funzione importante nel complesso equilibrio della natura.
Federica Cenci
Redazione Naturfoto.it