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DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 02 UNA STORIA L’astronave di Annibale C’era, ai piedi dei monti, un crocevia risultante dalla confluenza di due fiumiciattoli. Proprio dove i torrenti s’incontravano si ergeva un enorme sasso bianco, l’acqua nei secoli l’aveva scavato e modellato. La base era costituita da una lama di roccia che ognuno dei due fiumi limava dal proprio lato; sopra la lama, che fungeva da piedistallo, la roccia si allargava a formare un cubo che al centro era forato, l’interno sembrava una camera, di discreta grandezza, aperta da due lati, parallelamente alla corrente, dentro questo ambiente si alzava, a forma di tavolo, una parte del masso. Tale abbozzato catafalco era sormontato da una vaga figura di leone. Questo era il posto più fresco che esistesse in Aspromonte, anche quando il sole era allo zenit, nel mese d’agosto. Dentro, dopo un po’, bisognava coprirsi. Attraversava l’antro una corrente fresca incessante, come se vi fosse un instancabile soffiatore, perennemente in moto. Il letto nella roccia poteva contenere, contemporaneamente, tre uomini, e ci si poteva adagiare sopra e ristorati dal fresco guardare giù, dove il paesaggio si apriva, portando a vedere il mare in lontananza. Sembrava di galleggiare nel cielo, tanto più che alzandosi da quella posizione si veniva colpiti da un senso di vertigine. Era un posto d’indicibile fascino che a occhi profani poteva sembrare una costruzione artificiale, e invece era il frutto della capacità architettonica dell’acqua. Annibale, il figlio di Baal, generato dal fulmine, svolse la stoffa dell’involucro che aveva in mano. Gli comparve il volto del suo amato fratello. Poggiò delicatamente il capo mozzato di Asdrubale sul catafalco di pietra. Da qui potrai vedere il mare e sognare Cartagine per l’eternità - disse. Poi guardò negli occhi il fratello Magone e il guerriero gigantesco che li accompagnava. Kirya, l’indomito che li proteggeva dalla furia romana. Qui si riunirà la triplice speme, che da Amilcare venne a minacciare la grandezza di Roma - disse ancora. LE CHEVALIER IL DITO NELL’OCCHIO CARTOLINE PER LA PADANIA * di Antonio Calabrò Il gas lacrimogeno di Ernesto Galli Della Loggia RODERIGO DI CASTIGLIA Le notizie più lette della settimana su larivieraonline.com 1) SIDERNO: OLTRE 40 MACCHINE DANNEGGIATE NELLA NOTTE 2) FESTA PATRONALE IN ONORE DI MARIA SS. DI PORTOSALVO Pentedattilo visto dai monti L’Estate sta finendo e un anno se ne va, cantavano i poeti ai tempi dell’Edonismo Raeganiano, ma non avevano fatto i conti con l’azzurro sfavillante dello Jonio in ghingheri. E neanche con le rocce, sacre a noi calabresi, della schiena antica di Pentedattilo.L’anno se va, ma la Dea Estate, sorridente e seminuda, adora cullarsi tra i vigneti e i gelsomini, lungo la costa antica, ancora per un po’. Ed il sole, suo vecchio spasimante, la segue ovunque. 3) SVOLTA NELLE INDAGINI SULLE AUTO DANNEGGIATE A SIDERNO 4) MARINA DI GIOIOSA JONICA: AGGRESSIONE AD UNA COPPIA 5) PROTESTA PER SCHIAMAZZI, FERITO 6) A VOI LE CORNA VICHINGHE, A NOI I BRONZI ELLENICI 7) STRETTO DI MESSINA, SCOSSA DI TERREMOTO DI MAGNITUDO 4,6 Dati larivieraonline.com INCLINAZIONI ANOMALE Sei geloso? Spacca tutto Eh sì, le corna son dolori, ma ancora di più lo è il conto dal carrozziere. Lo sanno bene i proprietari di 24 autovetture che, in una insospettabile notte d’estate, hanno ritrovato parabrezza e finestrini delle proprie auto distrutti. È successo a Siderno, e movente del folle gesto del 24enne I.A. sarebbe stato un raptus di gelosia. Il ragazzo, infatti, dopo aver visto l’ex fidanzata in dolce compagnia (di un altro) ha preso una pesante mazza di legno e, nonostante il pesante “cerchio alla testa”, ha trovato la forza di distruggere tutto. Individuato e interrogato dai carabinieri della Compagnia di Locri risponderà dei danni arrecati. Nelle indagini è emersa la presenza di un complice, G.G. di 25 anni, il cui ruolo a questo punto è oscuro. In un raptus di coppia non crediamo. Perché, invece di far ragionare il ragazzo ferito nell’orgoglio, il complice lo ha aizzato ed aiutato? Un’idea blasfema in realtà ce la siamo fatta: G.G. si è dato per un po’ alla latitanza… sarà solo? Il migliore amico e la ex è una storia vecchia quanto il mondo. E scusate per le supposizioni. DOMENICA Se il prof. Ernesto Galli Della Loggia, dai lievi trascorsi socialisti, fosse un cane, potremmo, con alta probabilità di certezza, dire che ci troviamo di fronte alla reincarnazione di Giorgio Bocca, che anche di là vuole che non si perda il suo verbo sull’inferno calabrese. Ma l’ottimo professore, che ha in Calabria più confidenti proclivi che amici, non è un cane. È uno spirito georgico, offeso dal massacro storicamente attuale inferto al paesaggio. E la Calabria, sempre ultima, sul punto, occupa il primo posto, per nulla, ovviamente, minacciato dalle salubri e ordinate città del Centro-Nord dove tra erbette e fiori riposto è il bene degli occhi e dei polmoni dei nostri fratelli maggiori, che, pur non essendo islamici, di tanto in tanto lasciano le loro case debitamente forniti di maschere. Vogliamo forse negare che la Calabria non partecipi alla gara nazionale della degradazione del paesaggio, che in essa non vi sia un aspro combattimento tra il bello e il brutto, e che di frequente non sia il brutto - capitale affaristico, classe politica affaristica, ‘ndrangheta - a schiacciare il bello, quella che un grande ambientalista, come Luigi Parpagliolo, chiamava “geografia estetica”? E quando mai? I meridionalisti - e noi lo siamo in modo imperterrito - non sono stati mai reticenti e omissivi sui mali del Mezzogiorno e della Calabria. Sono stati i primi a denunciarli. Ma l’hanno fatto con l’animo aperto di chi vuole raddrizare le ruote storte della Storia e ha fede che possano essere raddrizzate. Per Ernesto Galli Della Loggia, più logico che laico, noi siamo irredemibili. Siamo la peste che diffonde il contagio. I cattivi maestri. La metafora di tutto ciò che è negativo. La molle terra sulla quale si può zappare in profondità senza fatica, senza conoscenza dei fatti, senza serietà scientifica. Alrimenti non si spiega come un chiarissimo professore, qual egli è, può trascorrere all’idiozia impervia di asseverare l’Aspromonte come “inaccessibile”. Inaccessibile, “per fortuna!”, aggiunge. Ha ragione. Tale lo rendono le montagne, gli alberi contorti, i dirupi, le boscaglie, gli ‘ndranghetisti in agguato. L’accesso è , per fortuna, vietato alle persone per bene, come Ernesto Della Loggia. Il quale, Dio ne scampi e liberi!, ove l’accesso fosse possibile, sarebbe depredato e divorato vivo dal composito bestiario. Hic sunt leones. Meglio i conigli di Milano, che offrono l’enorme coraggio di scrivere di ciò che ignorano. Sapendo che non ci sarà replica merdionale. Come è accaduto. Ma può anche accadere che il “Corriere della Sera” scopra e diffonda le bellezze della Calabria e dell’Aspromonte nelle pagine a pagamento di pubblicità. 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 03 Parlando di... NORDICI & SUDICI DI GIOACCHINO CRIACO Da una terrazza sulla Locride ..Sotto un cielo chiaro di stelle e abbagliante di luna, comprendi l’inadeguatezza degli strumenti per descrivere la bellezza enorme che ti circonda. Conti le luci dei pochi lampioni che illuminano le notti dei paesini ostinatamente abbarbicati sui balzi dell’Aspromonte. Capisci la sconfitta di chi è partito, che non ha fatto nulla per la propria terra e in fondo ha, anche, combinato poco per se stesso. Che continua a tornare e ripartire senza trovare un posto nel mondo. Che non ha il coraggio di mollare tutto per la Locride, né di mollare la Locride per sempre. Immagini la vita sotto i lampioni, quella che non è mai andata via. Sconfitta anch’essa, rimasta per sopravvivere e non per vivere. Puoi vederla la vita che ritorna e quella che è rimasta, insieme e mista a ogni stagione bella. La vita che si racconta, e conta le sconfitte comuni. Comprendi, sì, l’inadeguatezza nostra. Quella di chi è andato e di chi è rimasto, tutti uguali nel dilapidare un patrimonio immenso. Tutti piegati a un bisogno e mai dritti per un’idea. Tutti vili, in ginocchio davanti a un desco vicino o lontano. Tutti stranieri fuori e forestieri dentro. Il male sotto le luci lo vedi, e non è tanto, né tanto servirebbe per spazzarlo via. Solo un po’ di coraggio, giusto quello che ci manca a toglierci valige e cappelli dalle mani. Guardi e riguardi, conti e riconti, vedi e rivedi. E ammetti, continueremo a partire e a invocare, perché il Dio o il fato che ha creato la nostra terra il massimo sforzo l’ha impiegato per farla bella. Non gli si poteva anche chiedere di darci solo pizzico di coraggio in più. E un detto dice «Quandu cappellu c’è berritta non cunta». Così i cappelli continueranno a comandare e le coppole a eseguire gli ordini. E noi riprenderemo a partire o a rimanere per sopravvivere. CORSIVO 12 Il callido disegno di Rappoccio e i candidi gerarchi politici RODERIGO DI CASTIGLIA IN EVIDENZA «Da garantisti quali siamo - i garantisti a volte devono avere uno stomaco forte - per ora il consigliere regionale Antonio Rappoccio è solo un detenuto in attesa di giudizio, non un colpevole» a agli arresti il consigliere regionale del glorioso Partito Repubblicano Italiano, Antonio Rappoccio. Il profilo, che ne traccia il Gip dr. Vincenzo Pedone, magistrato accorto e sapiente, è di una bruttezza assoluta. Non c’è solo il voto di scambio, ma il ricatto dell’immaginazione di chi non ha né santi in Cielo né padrini sulla terra. È questo che ha deciso l’avvocato generale dello Stato, dr. Francesco Scuderi, magistrato di alto riserbo e di consolidata dottrina giuridica, a chiedere l’arresto e il Gip ad accogliere la sua richiesta. Da garantisti quali siamo - i garantisti devono avere uno stomaco forte - per V “La rivoluzione o sarà una festa o non sarà!” ILARIO AMMENDOLIA Festival della Tarantella... Piazza Mese stracolma come un campo pieno di spighe di grano. Gente che canta e balla. È molto bello vedere tanta gente divertirsi. La festa ti contamina e ti coinvolge. «Colui che facilmente si sposa alla folla, conosce le gioie febbrili di cui resteranno eternamente privati sia l’egoista, chiuso come un forziere, sia il pigro, rintanato come un mollusco…». Mi vene a mente un vecchio slogan “La rivoluzione o sarà una festa o non sarà” intendendo con queste parole che neanche un solo bambino avrebbe dovuto piangere per il mondo nuovo che avremmo voluto costruire. Le grandi folle che nel ‘68 si mossero ai quattro angoli del mondo chiedevano una umanità in cui la creatività, la fantasia, la gioia della vita, fossero preva- lenti sulla guerra e sull’oppressione. Chi guarda le fotografie di quel periodo individua un filo rosso che univa folle immense: l’aspirazione di costruire un mondo di festa, nella misura in cui l’esistenza umana è compatibile con un clima festoso. Non è andata così! Una società felina sembra marciare a passi svelti verso la barbarie e la dissoluzione. Per dirla con Marcuse viviamo: «Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà». Solo che la nostra società non è più né tanto confortevole nè tanto levigata. Tra la gente che balla stasera in questa piazza e quello che questa stessa gente sarà domani, esiste un rapporto disarmonico quasi conflittuale. Stasera vivono il mondo in cui probabilmente avrebbero voluto vivere: allegro, spensierato, solidale, l’uno accanto all’altro. Domani saranno nel mondo reale: l’uno contro l’altro a insegui- re il denaro, il successo individuale, il potere. Coloro che non lotteranno dovranno rassegnarsi a soccombere. Il clima di festa collettiva si interromperà appena finito il ballo. Appena tamburelli e fisarmoniche cesseranno di suonare. L’apparente unità di popolo cederà il passo a tante individualità pronte allo scontro per un posteggio. La straripante allegria cederà il passo al pesante clima della quotidianità, a volte, alla noia. Sarebbe stato possibile far proseguire la musica all’infinito? Parliamo, ovviamente in senso metaforico! Prima o poi ognuno sarebbe dovuto uscire dal cerchio ma la vita avrebbe avuto un altro sapore. Sappiamo che non sarà così. Non è il destino. Siamo noi a rendere la nostra vita triste e a spingere il mondo verso l’inferno. Perché lo facciamo? DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 04 la Riviera ora il consigliere regionale Antonio Rappoccio è solo un detenuto in attesa di giudizio, non un colpevole. Il segretario minuscolo del minuscolo Pri, il deputato Francesco Nucara, non ha potuto che augurargli di essere in grado di dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati. Magnifico. Ma qui noi vogliamo chiederci quello che nessuno s’è chiesto: chi ha voluto e messo in lista per le regionali del 2010 Antonio Rappoccio? Chi l’ha voluto candidato nel 2005 per il Consiglio regionale, nel 2006 capolista per il Senato, nel 2007 alla testa di lista per il Consiglio comunale? E la scelta di candidarlo a gettito continuo fu determinata dalle sue alte qualità politiche o dalle sue capacità di raccogliere molti, molti voti? Fu questo il “callido” - per usare il piumato aggettivo del dr. Vincenzo Pedone - disegno di Francesco Nucara? Così pare. Poiché non c’è dubbio che ormai, da tempo, i candidati non sono selezionati secondo indipendenza di pensiero, virtù morali, disinteresse per il proprio peculio, presenza attiva nella società, ma secondo le amicizie vantate, la posizione sociale, le relazioni importanti e l’indubbia capacità di portare all’incasso elettorale la rete a strascico, piena di pesci piccoli e di pesci grandi, di elettori di piccolo calibro e di caporioni. Né questo vale solo per il Pri. La questione interpella tutti i partiti, non escluso il Pd. Fanno ridere, perciò, i candidi che contro la corruzione elettorale presente invocano a rimedio l’opera medicatrice dei Partiti, che sono la fonte d’ogni degenerazione. Ma sono candidi o callidi? Il dubbio più feroce è che si tratti di una manifestazione della stessa natura umana. Vedo un mondo crudele e arido che ha come unica unità di misura il denaro che ha più valore dell’uomo stesso. Se così fosse sarebbe triste per tutti, ma per alcuni di noi molto più triste. Chi ha veramente sognato un altro mondo, chi ha disarmato il proprio animo e quello delle persone che ama, sarà costretto a camminare senza armi nella giungla più feroce… In questa piazza, almeno per qualche ora, sventolano i vessilli dell’allegria e della spensieratezza.. e non è poco! Mancano le bandiere che trasformano lo stato d’animo momentaneo in un grande progetto di cambiamento. La folla presente in questa piazza resterà folla senza trasformarsi in popolo. Appartengo a coloro che pur commettendo errori infiniti ha visto in sogno un altro mondo, ha sognato un altro uomo. Svegliarsi e scoprire che s’è trattato solo d’un sogno sarebbe un brusco risveglio. Tanto vale, stringere i denti e continuare a sognare. La littorina DIAVOLO NERO Reato di parentela cioè di nascita FRANCO CRINÒ l mio parente, che è tornato dall’Australia, riesce al terzo tentativo a fotografare il treno regionale, che sulla linea jonica si presenta come un rotabile a trazione diesel. Vecchio, in verità, di almeno quaranta anni, generalmente con composizione singola e solo in alcune fasce doppia, con una capienza di circa sessanta persone, sfreccia di fronte al ristorantino a mare dove stiamo pranzando.«Ma non mi dite che ne passano pochi di questi treni». «No, questo no, il punto è che sono messi male». «Sono “corti” come la littorina che c’era quando sono emigrato». Gli diamo altre delusioni. «Sono dotati di pochissimi confort di viaggio, si rompono spesso, forse sono pochi quelli che pagano, sono super affollati e con tanti viaggiatori senza posto a sedere, se ne servono tanti extracomunitari». Qui i giudizi tra di noi non convergono, lui si fa forte della distorsione del paese che l’ha accolto, che, addirittura, manderebbe la Marina a prelevare extracomunitari, per gestirli poi elettoralmente. «Bah! Il vostro Ministro Riccardi sostiene che se gli immigrati lasciano l’Italia, questo è un danno». Un punto d’incontro non lo troveremmo e allora torniamo sui treni di oggi, eredi… con una forte somiglianza, della “littorina” del 1960. Oggettivamente il trasporto su rotaia inquina di meno, si presterebbe a razionalizzare il traffico e a ridurre il numero degli incidenti che si verificano sulle strade, eppure non viene valorizzato. Oggi il servizio ferroviario regionale è I regolato da un contratto, della durata di sette anni, tra Regione Calabria e Trenitalia, proprietaria del materiale rotabile e a cui va un canone per i treni e i servizi acquistati, secondo le tariffe previste dal contratto. Chi non lo considera equo o, soprattutto, chi contesta l’ accordo con le ditte degli autobus, arriva a proporre una competenza del servizio più diretta da parte della Regione . I treni cambiarono il mondo, si è potuto viaggiare, comunicare. Oggi si viaggia velocemente, infrastrutture permettendo - al Sud non permettono tanto - e si comunica in tempo reale. Dobbiamo abbandonare il mondo di oggi e passare a quello successivo? Nella pratica si può? Soprattutto a noi sembrano irrealizzabili i progetti “futuribili”, dei vettori supersonici, della ferrovia spostata a monte. È praticabile la soluzione drastica che sottende l’articolo di Ernesto Galli Della Loggia sugli scempi edilizi? Abbiamo una produzione che quest’anno è stata sufficiente sino ad agosto. Scorte e surrogati sarà l’idea che metteremo in pratica per sfamare e assi- stere il pianeta sino a dicembre . L’incremento demografico è fuori controllo. Ho ascoltato una battuta infelice: «Però, quei due miliardi di cinesi che rompono le scatole…». La responsabilità della politica, a livello mondiale, è quella di riappropriarsi quantomeno del progetto. Torniamo ai treni regionali, diciamo qualcosa di concreto: primo, l’elettrificazione della linea jonica, a parole presente anche nell’ultimo pacchetto di misure per il Mezzogiorno e che Scopelliti ha sollecitato che inizi da qui ad andare verso sopra, da parte del gestore dell’infrastruttura (RFI), consentirebbe di effettuare il servizio con treni elettrici molto più affidabili dei diesel, più economici e meno inquinanti. Secondo, bisognerà programmare l’acquisto da parte di Trenitalia (…) con contributo regionale (circa il 70% del costo) di almeno quindici treni con una capienza di circa 200/250 posti e, visto che il costo per ogni treno è di tre milioni di euro, la somma non appare impossibile reperirla. Altrimenti, in questo settore continuerà a regnare il caos. In Calabria non ci si annoia mai. C’è sempre qualcosa di nuovo sotto il sole, soprattutto in materia penale. Infatti, da quando lo Stato democratico ha scoperto con grande ritardo la mafia, che tanto ha fatto vibrare i petti degli autoarruolati nell’esercito della liberazione, fuori dal Codice penale e nelle vicinanze della barbarie giuridica è fiorita la pena al cognome. Se a Platì il tuo cognome è Trimboli, a San Luca Vottari, ad Africo Morabito, a Siderno Commisso, finisci in padella, fritto come le alici. E se sei nato da genitori, che la Giustizia giusta degli sterminatori del Male colloca tra la rea progenie, anche presunta, non hai scampo. Erode è stato più pietoso. Si limitò a ritenere infetta e pericolosa per il regno solo la nascita dei maschi: da eliminare. Da noi, nel triangolo AfricoSan Luca- Platì, nessuna differenza di genere. Maschi e femmine vengono alla luce tutti egualmente infettati dal peccato di nascita. Grande variante del racconto biblico che ci dice tutti nati con l’unicità non raddoppiabile del peccato originale. Non sto divagando né generalizzando. Una diciottenne di Platì, poiché il lavoro fisso è la meta di pigri, si inventa una attività di libera imprenditrice in agricoltura. E chiede su progetto, scientificamente fondato, un contributo alla Regione. La documentazione prodotta non fa una grinza, ma il contributo viene bloccato per la ragion impura che il padre della ragazza, ancorché in libera circolazione, è sospettato, non sappiamo se lievemente o fortemente, di legami mafiosi. Poiché tale il padre, tale la figlia. Ciò che alla ragazza viene applicato è il reato di parentela ristretta, desunto dal peccato di nascita per padre presuntamente mafioso. Si capisce che il reato di parentela ristretta non è previsto né è codificato, anche se spesso soministrato. E di questa aberrazione fa giustizia il Tar di Regio Calabria presso cui la diciottenne di Platì- e questo le fa onore- aveva avanzato ricorso. Sentenzia esemplarmente il Tar che la diciottenne imprenditrice può godere del richiesto contributo, ovvero che il reato di parentela ristretto, non esistendo nel Codice penale, non può essere applicato. Ci sono giudici anche a Reggio, grazie a Dio la cui parola non discutono. Essi sanno che anche nella Locride i nati da donna sono impolverati solo e soltanto dal peccato originale. Certo, se unico sacerdote a celebrare il sacramento del battesimo in questa porzione di territoro locrideo fosse don Ciotti, di sicuro i platioti, gli africoti, i sanlucoti rimarrebbero peccatori a vita. Contro lo Spirito Santo e contro lo spirito della Legge. DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 05 piccoli passi si percorre una lunga strada. La via intrapresa da Gioiosa Jonica brilla come l'Hollywood Boulevard, tutto merito dei giovani, e non è stavolta un modo di dire, che si sono caricati sulle spalle il peso del rilancio di un'intera comunità. Imprenditori alle prime esperienze insieme a quelli di lungo corso hanno animato un borgo reso bello e affascinante da un'amministrazione che ha saputo non tirarsi indietro. Ma l'anima di Gioiosa Jonica sono i tanti ragazzi che sono riusciti a dare entusiasmo e qualità ad aventi come la “Festa del Borgo”, la sagra della melanzana e non ultima la grande festa in onore di San Rocco. I giovani hanno investito su se stessi e sulla loro terra, turisti e residenti della Locride hanno giustamente apprezzato. Un successo conquistato e meritato. La bellezza salverà il Sud. A DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 06 LA COPERTINA «Qua campiamo d’aria e moriamo d’aria fritta. Delle promesse senza seguito dell’europeo governo di Mario Monti e del meridionalismo bastardo dei novatori che han ridotto la questione meridionale a questione criminale» Qua si campa d’aria PASQUINO CRUPI uasi 40 anni fa salìi come inviato speciale di “Calabria oggi”, che in quel tempo si stampava a Roma, a Pietropennata di Palizzi per un’inchiesta. Incontrai tanta gente, che conoscevo e mi conosceva per i comizi nella ristretta piazza. S’era al tramonto. I contadini tornavano dalla campagna sui loro asini. Cominciai a conversare. Continuai la conversazione con alcuni di loro in una bottega dove si servivano sarde salate e vino. Leonardo Caridi, poeta del popolo, Turi Oliva, che beveva e assentiva, un vecchio con un basco sulla testa, reduce da 20 anni di carcere, ragionavano da meridionalisti inconsapevoli, da meridionalisti comunisti. L’agricoltura era la sor- Q gente di ogni ricchezza. Dare le terre ai contadini per una Calabria del lavoro. E quando? Domandai: «Ma qui ora come vivete?». «Qua si campa d’aria», mi rispose il vecchio con il basco. Ad anni di distanza raccontai l’episodio a Otello Profazio, che su quella frase ha costruito la sua ballata più straordinaria, appunto titolata Qua si campa d’aria. Epos del popolo calabrese, che fa i conti con l’appuntamento mancato dello Stato con il Sud, e lo Stato assolve, raccontando che qui non abbiamo bisogno di nulla, che qui si campa d’aria. Ad una sintesi storica così fomidabile il Grande Restauratore attivo della cultura popolare calabrese non perverrà più. E si comprende. I capolavori non hanno replica. Com replidca non ha Otello Profazio del quale pubblichiamo a pag. 9 uno stralcio del’ampio ritratto uscito dalla testa intelligente di Giuseppe Tripodi e accolto sulle pagine di “Belfagor”, rivista tra le più prestigiose di Italia. L’ho rivisto Otello Profazio il 24 agosto a Caulonia. Il tempo presente è più amaro del tempo passato. Qua continuiamo a campare d’aria. Aria fritta, però. Non abbiamo bisogno d’industrie neppure di quelle collegate ai prodotti dell’agricoltura, come induceva Luigi Sturzo. Non abbiamo bisogno di un’agricoltura avanzata e trasformata, che fu il cruccio e il piccio del meridionalimo comunista. Non abbiamo bisogno di investire nell’innovazione e nella teconologia, poiché la scienza non dà la felicità. Non abbiamo bisogno di trasporti, e giustamente canta Otello Profazio: «E mannaja all’ingegneri/ chi ingegnò la ferrovia!…/ Ca si non facìva i mezzi/ all’America non si jia!…». Ci bastano gli asini. Siamo o non siamo il fortunato regno della lentezza, come van predicando, pigolando sempre di meno, i meridiani, ampollosi demolitori dei meridionalisti? Non abbiamo bisogno d’una classe dirigente, cessata, come ha dimostrato Guido Dorso, dopo l’Unità d’Italia. D’una classe dirigente di meridionali elevati, cioè di meridionali capaci di pensare agli interessi generali. Qua campiamo d’aria. Ossia della brezza del mare, che ospita i tacchi dei turitsi del Nord. Ed è subito inverno quando l’estate volge al su termine. Qua campiamo d’aria, che s’è fatta più pura dopo lo sfollamento coatto delle masse contadine che con il loro compatto fiatto la rendevano mefitica. La Calabria il Mezzogiorno non hanno bisogno di libertà, come pretendeva il vecchio Giustino Fortunato, surrogato da don Ciotti, dalle Ginevre e dai Lancillotti. Qua campiamo d’aria e moriamo d’aria fritta. Delle promesse senza seguito dell’europeo governo di Mario Monti e del meridionalismo bastardo dei novatori che han ridotto la questione meridionale a questione criminale. E della mozione sulla Calabria promulgata a Monasterace da Marco Minniti, il Verificatore dei Pesi e delle Misure del programma SalvaItalia. “ L’incontro Lo spettacolo di Caulonia ANTONELLA ITALIANO Li abbiamo trovati così, abbracciati come due ragazzini, mentre discutevano di libri e politica, e si raccontavano gli aneddoti di anni passati tra la gente del Sud. Il più grande meridionalista di tutti i tempi e il principe dei cantastorie: penna e chitarra miste ad una squisita cadenza reggina; già di per sé una musica. Così, mentre il pubblico aspettava con ansia il concerto del Kaulonia Tarantella Festival, il vero spettacolo si teneva alle spalle del palco. continua a pagina 8-9 L’opinione Calabria invisibile GIOACCHINO CRIACO C’è una Calabria da prima pagina, che viene sbandierata di continuo su giornali e tv. Che questa settimana è andata dappertutto con l’ennesimo arresto di un consigliere regionale. Una terra conosciuta nel mondo per i suoi eventi criminali. Nota per gli Oppedisano e famigerata per i casati di mafia presenti in ogni suo borgo. Una Calabria da incubo, riproposta in salsa di ‘nduja a ogni crepitio di lupara. continua a pagina 8-9 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 07 La copertina «Facciano come credono e in nome della libera informazione ci descrivano pure come terra del male assoluto. Se da noi si spara e si ruba mica è colpa loro. Ed è inutile rincorrerli e spiegargli che si spara e si ruba dappertutto, battaglia persa e scontro impari. La Calabria fa notizia, per un’unica e sola ragione. La ‘ndrangheta». Calabria invisibile IN EVIDENZA «Fanno bene i nostri giornali a informare su tutto quello che non va in questa terra. Però, perché il però c’è sempre. Potrebbero fare qualcos’altro. Magari mostrare quella Calabria invisibile che sarebbe utile far vedere». CONTINUA DA PAGINA 7 d è giusto che se ne parli, che si denunci il malaffare, che si scoprano gli intrallazzi. E c’è poco da lamentarsi, la cronaca nera la produciamo. Non possiamo mica chiedere all’informazione di tacerne. Soprattutto non possiamo chiederlo a quella stampa che ha sede altrove, e che in fondo ha solo l’obiettivo di riempire i giornali di servizi appetibili al pubblico di fuori. Facciano come credono e in nome della libera informazione ci descrivano pure come terra del male assoluto. Se da noi si spara e si ruba mica è colpa loro. Ed è inutile rincorrerli e spiegargli che si spara e si ruba dappertutto, battaglia persa e scontro impari. La Calabria fa notizia, per un’unica e sola ragione. La ‘ndrangheta. Non ci perdo neanche un attimo ad analizzare la questione. È così, punto. È altrettanto E ovvio che non possiamo chiedere alla stampa calabrese di nascondere le nostre magagne, magari mettendo in risalto le tante altrui, sarebbe un giornalismo inutile e consolatorio. Fanno bene i nostri giornali a informare su tutto quello che non va in questa terra. Però, perché il però c’è sempre. Potrebbero fare qualcos’altro. Magari mostrare quella Calabria invisibile che sarebbe utile far vedere. Oltre che contribuire al debellamento del male si potrebbe partecipare alla costruzione di un po’ di bene. Ad esempio, un piccolo e insignificante giornale, il nostro, ha messo alle corde l’ANAS, obbligandola a far dei lavori su una strettoia che dava materiale buono per la cronaca giornalistica con un po’ di giovani morti ogni anno. Niente incidenti e niente servizi giornalistici su quelle tragedie. Ancora, un moscerino dell’informazione, noi, ha messo sulle prime pagine dei giornali e nei titoli di testa delle tv, un leone di bronzo. Per qualche giorno, malignamente, abbiamo fatto sparire la cronaca nera dalla Locride. Certo il prezzo è stato alto, forse si è speso più di quanto costi una sagra della zeppola o del cinghiale. Ma la resa, per botta di c.. fortuna, è stata enorme. Figuratevi che il nostro editore ci ha passato le ore al telefono con quelli della BBC, fatto ordinario per una Calabria che non parla di ‘ndrangheta. Poi, ammettiamo, è arrivata la mazzata e un turpe radiatore ci ha tarpato le ali bloccando a terra il nostro volo. Ma noi siamo tignosi, e se il dio volesse e il leone risultasse di gran valore passeremmo alla storia per quelli del leone. In caso contrario saremo sbeffeggiati a vita come quelli del refrigeratore, il che oltre a danneggiare il nostro amor proprio di danni alla Calabria non ne recherebbe alcuno. Il gioco è valso la candela, e anche l’arrabbiatura della Bonomi. Così continueremo con le bufale. Riproporremo in continuazione le nostre sole. Vi sfiniremo con le storie sulla rocca di Pentedattilo, sul castello di Palizzi, sul ponte dell’oro di Brancaleone, sulle necropoli dello Zefiro, la sinagoga di Bova, la Persefone di Locri, il filosofo di Porticello. E i Bronzi di Riace ve li serviremo a ogni edizione. Vi romperemo le scatole con Simone Furnari e Barlaam di Seminara, con Telesio e Campanella. Vi leggeremo in francese la Chanson d’Aspromonte e in dialetto le opere di Gangemi e Abate. Cercheremo di mostrarvi anche quella Calabria che potrebbe permetterci la costruzione di un progetto per il futuro. E, sia chiaro, ognuno faccia come creda. Ma bufala per bufala, è più gratificante quella dell’armatura che quella dei 57 miliardi di euro che Oppedisano ogni anno sotterra ai piedi dei suoi pomodori. Gioacchino Criaco IL CASO Meno male che in UK non c’è la Bonomi Charlie, un piccolo naturalista in gita con la scuola sulle spiagge di Hengistbury Head, vede un’insolita roccia. Incuriosito decide di raccoglierla e portarla a casa, benché pesasse 600 grammi. Inizia a studiarla e si rivela essere del rarissimo vomito di balena. Valore 50 mila euro. Charlie come i sub jonici che hanno ritrovato il bronzo. L’unica differenza? Meno male che in Inghilterra alla sovrintendenza non c’è la Bonomi a screditare la scoperta. DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 08 Pasquino Crupi e Otello Profazio lo spettacolo di Caulonia CONTINUA DA PAGINA 7 Da cornice allo storico incontro hanno fatto le case in pietra e le strette vie del paese, interrotte da scalinate ripide e da violenti affacci sull’Aspromonte. Fragili mondi circondati dalla natura. Tra le mura il tempo pareva scorrere lento, senza far caso a tutto il resto attorno. Anzi fummo noi a intrufolarci, quella sera, nell’intimità del piccolo paese. Caulonia aveva quell’aria antica del 1500 quando, se non fosse stato per i cantastorie, tante informazioni sarebbero andate perdute. Informazioni scottanti che svelarono intrighi, corna, omicidi, e un peccato che si riempì dell’odore di paglia ed erba bagnata, che risuonò di feste di paese e passi inquietanti sullo sterrato, e che ebbe il gusto di frutta rubata dagli alberi, grano e latte fresco. I “malaffari” dei briganti, più tardi, persi in aspre gole montane, con fucili e coltelli a portata di mano, e una malinconia nel cuore grande quanto l’universo. Tanto grande da renderli spietati. Furono queste le facce leggendarie di un Sud peccaminoso, impresse in melodie cantilenanti e ripetitive, e in questa veste consegnate alla storia. “Il principe” Otello, oggi, è il nostro cantastorie. Lui è il massimo esponente della musica calabrese e siciliana, e ha reso immortale il sangue della Baronessa di Carini, la leggenda di Colapesce, il dolore e la giovinezza del brigante Giuseppe Musolino. Lui, dal palco del Folkstudio a Roma, ha raccontato della diffidenza dei “lupi” d’Aspromonte, dell’amore che non conosce ostacoli ne “i muttetti”, e ha deriso le carceri della Calabria, e lo stu- Qua si campa d’aria Il Sud è ‘nu paese bello assai: il sole è caldo, e non si fredda mai. Il mare è azzurro verde sperlucente: qui non si vide mai roba inquinante. Siamo genti felici e stracontente: non abbiamo bisogno mai di niente! QUA SI CAMPA D’ARIA! Il Sud è proprio vero paradiso… se vuoi morir, devi morire ucciso! O genti, ve lo dico in fede mia: “qui non si sa cos’è la malattia”… E non capisco con quale causale: “ogni città ci fanno un ospedale!”. TUTTA ROBA INUTILE! Qua non muore mai nessuno… Neanche i camposanti ci sono! Il Sud ha un clima ch’è strabiliante: bisogni fisiologici per niente! È al Nord che si beve e che si mangia, e c’è bisogno d’evacuar la pancia… Qui invece – ve lo dico in confidenza – non la sentiamo, no’, quest’esigenza! QUA SI CAMPA D’ARIA! Che si son messi in testa i governanti? D’industrazzialiarci a tutti quanti! Fatevi i fatti vostri, che non urgi avere al Sud i Centri ‘i Siderurgi! Ma che bisogno c’è di lavorare?… cu’ ‘stu cielu, ‘sta luna e cu’ ‘stu mari?!… QUA SI CAMPA D’ARIA! E che si sono messi in testa questi qua, ora! Pure le scuole ci vogliono frabbicare! Ma che non lo sapete che noi qui nel Sud nasciamo tutti scienziati e alletterati? Le scuole servono per gli ignoranti… non per noi che siamo intralligenti! Qua si campa d’aria! Ma, dice: “ se si campa d’aria, tutta questa ‘micrazione, come si spieca?”… Si spieca, si spieca… Perché a noi ‘nci piace viaggiare… conoscere altra gente … altri paesi … l’America…l’Australia…la Francia…la Germania… la Svizzera…il Belgio… Anche l’Italia! Perché, è brutta Milano? E’ bellissima! E Torino? Che ci manca a Torino? “Fatti non foste a viver come bruti ma per segui virtute e conoscenza”! La ‘micrazione? …si spieca…si spieca … altro che! Mi dicono che al Nord la notte è scura: piena di nebbia e piena di paura. Qui invece è giorno chiaro permanenti… ma che ci serve a noi questa corrente? Che avete messo a fare ‘sti lampioni?… se c’è la luna pe’ illuminazioni!… TUTTA ROBA INUTILE! Qua si vede benissimo… anche di notte… C’è una luna! A’n prima matina spunta ‘a luna! E ci hanno fatto super-autostrati… longhi e larghi quarantamila metri!… Ma perché mai ce l’hanno poi asfaltati? Per non poter piantare li patati! (Ma non per noi: perché noi non abbiamo bisogno di mangiare! Per mandarle al Nord!… perché noi non abbiamo bisogno di niente! Qua si campa d’aria! Si campa d’aria! Noi non abbiamo bisogno di niente! Lasciate stare, non vi preoccupate, non si fa’ niente! Qua si campa d’aria! Si campa d’aria…no? Ma insomma, come ve lo devo dire? A bastonate che qua si campa d’aria? Si campa d’aria…no? Lasciate perdere… non vi applicate… non vi preoccupate! Qua si campa d’aria!! Non lo sapevati??!! “ pore del pastore al rientro che, dopo giorni di duro lavoro, trova il suo giaciglio occupato. Occupata soprattutto la moglie. Ma sul palco di Caulonia cosa ha fatto il cantastorie? Ci ha un po’ delusi in verità, cantando i brani della sua raccolta erotica “Il filo di seta”, non certo la sua massima espressione artistica. La Calabria comunque è tornata, dopo un po’, con il pezzo “Qua si campa d’aria”, il cui omonimo lp vinse il disco d’oro per aver venduto più di un milione di copie. Un primato mai raggiunto da un cantastorie. “Qua si campa d’aria” resta infatti, anche dopo decenni, la bandiera del Sud Italia; canto di lotta contro il potere sordo, parole che rivendicano il sacrificio degli emigranti, e che sanno di amarezza se pur strappano sorrisi. Temi da Riviera, pensiamo noi. «Maestro Profazio – chiediamo per questo al principe, appena sceso dal palco – sa che lei ci ha dato un’idea per la nostra copertina?» «è una storia antica questa, perché “Qua si campa d’aria” la scrissi dopo aver letto un articolo di Pasquino Crupi!». Un articolo del nostro direttore? E in una notte senza tempo il cerchio si chiude, lasciandoci sgomenti. Pasquino e Profazio, due stelle di un cielo vicino, ma lontane abbastanza da non poter essere nemmeno sfiorate. Penna e chitarra per un’unica donna, la Calabria. Così sudata e fremente in questa sua lunga gonna, così bella stasera. Antonella Italiano L’ESTRATTO Otello Profazio, uber alles GIUSEPPE TRIPODI Profazio, che come buona parte dei suoi colleghi cantastorie non ha compiuto studi musicali, da sessant’anni canta l’universo contadino in tutte le sue articolazioni senza mai smettere di guardare il mondo con gli occhi e dalla parte di chi lavora la terra. Che si son messi in testa i governanti? D’industrazzialiarc i a tutti quanti! Fatevi i fatti vostri, che non urgi avere al Sud i Centri ‘i Siderurgi! ” DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 09 Parlando di... Attualità POLISTENA Sconcertante Appaiono - Scorrono - Svaniscono MARIA BOETI DA OGGI IN POI CI ASPETTIAMO RISULTATI CONCRETI Depurazione, raccolta differenziata, risoluzione dei problemi legati al dissesto idrogeologico. E, ancora, infrastrutture, trasporti, beni culturali. Questi i punti cardine su cui avviare un’azione concreta per lo sviluppo della Locride. Il documento presentato dal presidente dell’assemblea dei comuni, Giorgio Imperitura, sottolinea le priorità e chiama a una responsabilità condivisa a tutti i livelli istituzionali. L’importo complessivo richiesto dall’Associazione ammonterebbe a 300.000.000 euro. Questo però dovrà essere solo il primo passo per un progetto più ampio che servirà a portare la Locride fuori dall’isolamento cui è stato sottoposto il nostro territorio. È anche già attivato un tavolo per la Locride al Ministreo della Coesione Territoriale. Folta la rappresentanza parlamentare, così come quella regionale e provinciale, all’assemblea svoltasi giovedì scorso. Erano presenti i parlamentari Elio Belcastro, Angela Napoli, Luigi Sindaci Speriamo inizino a lavorare per noi De Sena, Aurelio Mesiti, Marco Minniti, Mario Tassone, i consiglieri regionali Demetrio Battaglia, Luigi Fedele, Caldeloro Imbalzano, oltre al vescovo Giuseppe Morosini, e il presidente della provincia Giuseppe Raffa. L’impegno immediato sarà quello di integrare e rifinire il documento programmatico su cui far nascere un tavolo di lavoro che faccia capo al governo nazionale. «L’obiettivo è quello di rivitalizzare il territorio e far riscoprire la Locride ha detto Imperitura. Pensiamo a un’area che possa realizzare davvero la sua vocazione turistica, con la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. Ma bisogna partire dalle basi, dal superamento di problematiche che sono ormai divenute criticità». I punti critici da risolvere sono molti e tutti all’ordine del giorno per l’Assemblea dei sindaci. L’intervento massiccio di assessori e personalità politiche fa ben sperare per il futuro, per lo meno adesso tutti sono a conoscenza (per quanto crediamo che già a tutti i nostri attenti politici fossero noti) i problemi che ci affliggono. La responsabilità sulle loro spalle e su quelle dei sindaci da oggi è ancora più pesante e lampante. È d’obbligo iniziare a vedere risultati e non assistere solo a vuote e discordi riunioni. Il 42 comuni devono farsi valere e risollevare le proprie sorti. Il concetto che deve essere alla base di questa nuova reggenza crediamo debba essere «Aiutatevi che Dio vi aiuta». Reggio. Il terremoto sotto la luna. Ma non l’ha provocato la ‘ndrangheta ANTONIO CALABRÒ La serata è calma e il mare, visto dalle alture di Arangea, alla periferia di Reggio, sembra una lastra di marmo nero sulla quale si specchia, creando un corridoio di luce, una luna gigante. Non si muove una foglia. Rumori attenuati di automobili lontane. Una nave illuminata sembra scivolare sullo Stretto. La tranquillità si assapora ed ha un gusto speziato. Cani che abbaiano. Il Plenilunio è alle porte. La Luna illumina il mondo. Siamo sotto la sua luce d’argento rifugio dei pazzi, degli innamorati e dei pedanti. I cani abbaiano ancora. Dovrebbero inventare delle lune artificiali. Per piazzarsele in casa e trovare conforto nei momenti di buio. Lune a misura d’uomo. Non vogliono proprio smettere d’abbaiare. E si sta alzando il vento. Vento? No, ma che è? Non è vento. Non è vento. Trema tutto. Il tavolo e la tazza con l’orzata appena preparata. Il libro aperto a pagina centoventuno. Il vaso con la frutta sul tavolo. Una mela scivola e cade. I cani sono impazziti. Guardo la stanza. Si muove tutto. Come se una mano invisibile avesse afferrato il palazzo e lo stesse scuotendo. La sedia sotto di me si muove. Si muove tutto. Sono impotente. In quel momento non siamo niente. Non sei niente. Non lo puoi fermare. Puoi solo restare fermo e sperare che non ti cada una trave in testa. Sei paraliz- zato da una paura speciale. Una paura atavica. La paura ferma il tempo, lo blocca. Gli istanti diventano lunghissimi. Dentro quegli istanti riesci a pensare moltissimo. Sai che c’è una possibilità che quelli potrebbero essere gli ultimi istanti della tua vita. Respingi l’idea ma sai che è così. Se continua così forte iniziano a cadere i muri. Mia moglie, già a dormire. Lo sta sentendo, sicuramente. Non so perché le urlo la prima cosa che mi viene in mente. «Non muoverti!», grido. Il rombo cresce d’intensità per pochi altri secondi, poi termina. Passato. Quel meraviglioso senso dello scampato pericolo. Subito corro da mia moglie. Entrambi ci affacciamo al balcone, la peggior cosa da fare in questi casi. Ma i balconi erano tutti affollati. Scambiamo qualche chiacchiera. La paura accomuna tutti. Il pensiero vola a tutte le persone care. Soprattutto a chi vive da solo. La paura ci ricorda che si può sempre crepare così, da un momento all’altro, proprio quando una luna gigante sta per completare il suo balletto e trasformarsi in sposa. Proprio quando il mare è un invito alla serenità. In città sono stati in molti a scendere per strada. La paura rende umani e più buoni. Lo scampato pericolo invita alla riflessione. Passato il terremoto, per qualche ora siamo tutti fratelli. Poi l’effetto svanisce, la paura di crepare passa, e torniamo alle solite. P.S. Non è vittimismo. Non me ne frega niente delle aperture dei telegiornali. Ma se lo stesso tipo di sisma si fosse verificato in altra zona d’Italia, 4.6 di magnitudo, che sarebbe accaduto? Quanto meno lo avrebbero detto. Invece, nelle edizioni delle 13.00 si è parlato di Calabria solo per morti e mafia. Pare sia regola di giornalismo: il terremoto in Calabria fa notizia solo se è provocato dalla ‘ndrangheta. Tratto dal sito www.zoomsud.it E’sconcertante sì, e siamo d’accordo, con un’ammissione di stranezza, riguardo «certa» solidarietà. La politica è un gioco, ma da ragazzi non diremmo! Non stiamo parlando di alti e bassi ma di instabilità politica con conseguenti crolli. E le trappole sono sempre in agguato per gente ingenua, al di là del vecchio metodo suggerito della nonna. Chi è veterano, invece, sa che bisogna aprire le braccia a coloro che mettono il piede nella tagliola (così da poter catturare anche i topi); tutto fa brodo. Altro discorso, è quello riguardante casa propria. Se (il condizionale è d’obbligo) ci si ritrova nelle mani di compagni di partito che in tempi non lontani senza motivazione alcuna hanno lanciato limoni andati a male sui fratelli della propria moglie, giungendo alla rissa totale e finendo al Pronto Soccorso col naso sanguinante per via di alcuni capillari rotti, la situazione può inquietare dal punto di vista sociale non certo politico. Facciamo un esempio blando e ampliamo ancor di più: se, chi ha titolo per organizzare, è affetto da pazzia ilare, dov’è il problema? Può disturbare con l’ ennesima pagliacciata, ma oltre non può andare…a chi può far paura? L’ apparente amicizia, con taluni elementi, cerca di mettere tutto in comune, tentando di gettare fumo negli occhi proponendo future circostanze propizie, è in realtà motivata dal lucro che si può ottenere dalla politica. Il governare e i doveri che si hanno verso gli elettori, è altro dire. Il fatto sconcertante è, chiedendoselo anticipatamente, se alcuni personaggi prenderebbero in mano le redini della città, quale ignoranza incomberebbe su Polistena? Ancora è presto per scendere in sottigliezze ed il punto è: nella vita bisogna riconoscere un bene quando c’è, senza aspettare di perderlo per poi rimpiangere scelte scellerate. Coloro i quali vogliono essere applauditi devono osservare le vere esigenze e i veri bisogni del popolo con fatti e non parole. Il bravo politico è colui che asseconda le scrupolose e legittime richieste dei suoi concittadini mentre premuroso si fa carico di chiedere al Governo centrale riduzione delle imposte, condizioni economiche favorevoli, ect. per amministrare al meglio la città. Tutti sanno che chi non ragiona in questi termini: appare - scorre - svanisce. DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 10 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 11 Parlando di... Un plauso agli “Angeli” dell’ospedale di Locri 31 agosto 2006 , corsa verso il pronto soccorso dell’Ospedale di Locri: intestino perforato, subito in sala operatoria. Dopo 6 ore di operazione chirurgica il Dott. Attilio Sergi assistito dal Dott. Mario Mucci, rasserena i miei familiari: tutto ok, è salvo. A distanza di 6 anni ringrazio tutti i Dottori-Chirurghi ed gli Infermieri Specializzati del reparto di “CHIRURGIA D’URGERZA” diretto dal primario Dott. Domenico Tallarida, per le amorevoli cure prestatemi. Si ringrazia il Dott. Michele Cataldo e il Dott. Luigi Brugnano per avermi seguito e curato, con professionalità e preparazione tecnica, guidandomi verso la guarigione. Grazie “Angeli” Marco Fedele Festival Rumori Mediterranei / intervista a Vincenzo Staiano «Una scommessa unica in Italia» Un’esplosione che non ti lascia scampo KTF, l’anno zero Giorni di vigilia turbolenti, trascorsi in balìa di dubbi, deliri febbrili, budget troppo bassi per essere veri, zanzare cruente, connessioni farlocche e tonnellate di polemiche senza quartiere accovacciate ad ogni angolo di strada che sembrano inseguirti anche se indossi il passamontagna in pieno agosto. Ti ritrovi molto spesso a chiederti “chi me lo fa fare?”, eppure insisti e ti incaponisci in una frenetica corsa contro il tempo, le leggi di Newton e quel te stesso che vorrebbe andarsene al mare. Un bel giorno ti svegli in un 21 agosto qualsiasi. Sei a Caulonia, in Piazza Mese. Il sole è appena tramontato, tra il brusio della gente si abbassano le luci, un breve e surreale silenzio… Ci siamo. Il Kaulonia Tarantella Festival ti esplode in faccia e non ti lascia scampo. Tutte le domande svaniscono in un istante e la forza che ti ha spinto ad andare avanti si manifesta in tutta la sua supponenza. Ti abbandoni così alla piazza e alla sua anima che ti parla per cinque maledetti e indimenticabili gior- ni nei quali non puoi fare a meno di restare in silenzio e ascoltarla. Ogni ostinata imperfezione che solo un attimo prima cercavi di migliorare prende posto in una strana sovrannaturale simmetria; ogni sguardo, ogni respiro, ogni battito di ciglia proveniente dalla piazza ti appare come parte di un piano celeste, un disegno che si svela, minuto dopo minuto, e ti racconta di un evento che ha una missione da compiere a prescindere dai budget, dalle direzioni artistiche, logistiche e promozionali e addirittura dagli artisti che salgono sul palco. Nella sua edizione 2012, probabilmente anche grazie alla precarietà che ne ha caratterizzato la nascita e la costruzione, il KTF ha voluto dimostrare di essere un Festival maturo e autosufficiente, di poter vincere e convincere anche facendo a meno di taumaturgici sostegni artistici e di cast ad alto fatturato. Nel momento più difficile, il Kaulonia si è alzato in piedi e ha cominciato a camminare sicuro sulle sue gambe. Lo ha fatto assieme alla sua gente che ha raggiunto copiosa Piazza Mese in tutte e cinque le sere e a prescindere da chi ci fosse sul palco. Lo ha fatto sciolinando un’atmosfera nuova ed elettrizzante, oltre che almeno un paio di serate di assoluto valore artistico, culturale e simbolico, ed una serie di duetti straordinari e irripetibili. Dietro al palco Amici e Nemici, Artisti e Operatori, Musicisti e Musicanti , tutti compatti e solidali al capezzale dell’evento più amato, seguito e odiato della Riviera dei Gelsomini. È davvero questo l’Anno Zero, e io ringrazio Dio per avermi concesso di poterci essere. Massimo Bonelli Si rimprovera a Rumori Mediterranei di essere poco radicato sul territorio. Illazioni, invidia oppure qualcosa si può fare? Quest’anno il festival ha collaborato con otto comuni del territorio. Il Liceo Scientifico di Roccella è stato per quattro giorni laboratorio di musica mondiale. Vi hanno provato musicisti del livello di John Hassell e altri per la produzione di progetti originali che gireranno il mondo. C’è al livello organizzativo un gruppo di esperti, ma il resto del lavoro è fatto con persone del territorio che acquisiscono know how di alto livello. Poi c’è l’aspetto economico-turistico. E l’aspetto musicale? Abbiamo dato una vetrina importante ad alcuni musicisti del territorio. Scialaruga, con il trombettista Ingolf Burckhardt. Mujura, in un progetto originale con gli Slivovitz. E ancora Francesco Loccisano che ha collaborato con la Radar Band. Nicola Sergio, un jazzista affermato a Parigi e in Europa, originario di Galatro. Non è integrazione sul territorio? Che non si dicano stupidaggini... Come ha fatto il festival a vincere il bando? Questo festival è stato un miracolo. Organizzato in due settimane, solo dopo aver vinto il bando. Ma abbiamo lavorato, quattro perso- ne, quattordici giorni, dodici ore al giorno, producendo 13 chili di carta in progetti. Tutto senza un euro. I musicisti hanno accettato di venire solo grazie al prestigio di cui Rumori Mediterranei gode. E dunque quest’anno al festival ‘Cose Turke’? È stata una scommessa unica in Italia. Musicisti che nessuno conosceva sul territorio nazionale. E un successo di pubblico oltre le aspettative. Un’anteprima. Quest’anno è iniziata una collaborazione con l’UniMed, un consorzio di 80 istituti universitari del Mediterraneo. Tra due settimane a Barcellona sarà ufficializzata la nascita a Roccella del Centro di Ricerca delle Musiche del Mediterraneo. Questo significa che le prossime edizioni del festival saranno ogni anno dedicate ad uno dei paesi del Mediterraneo. E Roccella diventerà il punto di riferimento di questo lavoro di ricerca. Qual è la polaroid che appenderà sul caminetto per il prossimo inverno? È il festival che si è fatto, che non pensavo saremmo stati capaci di organizzare, fino a qualche mese fa. Squadra che vince non si cambia. Il team del festival, dopo tanti anni, si conferma vincente? Per organizzare un festival come questo in due settimane servono persone capaci di lavorare a memoria, che hanno potuto fare tesoro dell’esperienza passata. Un po’ di meritato riposo prima di ricominciare a lavorare sulla prossima stagione? No, non c’è riposo. Ora dobbiamo lavorare a recuperare i crediti dalla Regione per onorare gli impegni presi. Un piccolo sogno nel cassetto per gli anni a venire? Fare un festival tranquillo, senza problemi finanziari. Roccella e Caulonia, due importanti eventi musicali in contemporanea e cento altri nei dintorni in sole tre settimane. Dopo undici mesi di noia voi costringete noi fruitori di cultura al superlavoro, e se qualcuno si sente male per il troppo stress? Sarebbe interessante che il comitato dei Sindaci organizzasse un tavolo di concertazione tra le diverse produzioni del territorio. Ma la vita è jazz o le tarantelle aiutano a vivere meglio? Visto che siamo nella Magna Grecia, semplificando, posso dire che il jazz è l’apollineo, la tarantella il dionisiaco. Ma il jazz è un linguaggio universale che ci mette in comunicazione col mondo intero, non possiamo guardare sempre al nostro ombelico, bisogna anche alzare lo sguardo. Daniele Mangiola Dal lievito al pane, i seminari meridionali del Kaulonia IN EVIDENZA «Non c’è un Paradiso da sognare con nostalgia, ma un futuro da costruire confrontandoci e partendo dalla nostra identità» È toccato a Pasquino Crupi concludere i seminari collegati al Kaulonia Tarantella festival . Il direttore de “la Riviera” ha affrontato con la sua competenza la “questione meridionale”. Questione che non è stata mai risolta. Appare pericoloso a Pasquino Crupi il tentativo di ridurre la questione meridionale a questione criminale. I poteri forti hanno impugnato questa clava, favorendo il successo della Lega Nord per indebolire il Sud e porre una “questione settentrionale”. In verità così è stato l’intero Paese ad apparire subalterno alle scelte della finanza e dei poteri forti. I seminari erano partiti il 21 agosto con Pino Aprile. autore di tanti libri, tra cui Terroni. Lo scrittore ha utilizzato la piazza di Caulonia per ribadire il suo “non sapevamo”. Pino Aprile ha esposto la convinzione che ci troviamo in un momento cruciale della storia che tende a far sparire tutti i sud del mondo e che si può sintetizzare nello slogan “tempo zero, spazio zero”. Secondo lo scrittore pugliese siamo dinanzi a mezzi di comunicazione che sono in grado di annullare lo spazio consen- tendo a Lecce di entrare in concorrenza con Francoforte, a Reggio Calabria di confrontarsi con Marsiglia. Aprile è diventato un punto di riferimento per molti. Lo dimostra l’ovazione “Pino”, “Pino” che ha ricevuto dalla piazza. Non è una posizione priva di pericoli. Attenzione infatti allo sventolio di bandiere borboniche. «Un fatto di sapore passatista e reazionario», come affermano Luigi Lombardi Satriani e Vito Teti. L’identità, affermano i due studiosi, non può essere una clava da utilizzare contro la modernità in favore di un passato per nulla positivo. Non c’è un Paradiso da sognare con la nostalgia, ma un futuro da costruire confrontandoci e partendo dalla nostra identità. Infine giorno 26 agosto a Badolato v’è stato un confrontato con Danilo Gatto, artista ed intellettuale, che a proposito di un articolo apparso su “la Riviera” , Uccidete la Tarantella, ha affermato di essere stanco di sentir parlare di briganti come fossero partigiani. Come si vede i seminari sono stati numerosi e interessanti. Si è partiti in primavera, abbiamo dato vita alla stella gialla per la difesa della Costituzione, alla settimana della musica, a redazione aperta, il fermento è continuato durante tutta l’estate e ha trovato un ulteriore momento nei seminari conclusi da Crupi. Ora arriverà il nostro interminabile autunno che non è solo una stagione dell’anno, ma sinonimo di un diffuso torpore che invade le nostri menti. “La Riviera” in questi anni è stato il lievito, adesso bisogna produrre pane e non sarà né cosa facile, né semplice. C’è la possibilità di continuare questo confronto e farlo diventare pane del nostro popolo? Noi ci proveremo ma non dipenderà solo da noi! DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 12 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 13 Parlando di... Polaroid Polaroid Il presidente Raffa ha omaggiato il colonnello Di Gesù, comandante provinciale della Guardia di Finanza della pubblicazione ufficiale dell’Ente, “Genti di Calabria”, vergando la dedica: «Grazie per aver aiutato questa terra a percorrere un altro tratto di strada lungo il cammino della legalità». Per favore Presidente, non parli di strade ai calabresi! Il nostro “brigante” Nino Sigilli continua la sua battaglia per difendere i prodotti a km 0. Dalle pagine de la Riviera, agli incontri meridionalisti, alle battaglie sul (e del) territorio. Facciamo tutti “inversione”, scegliamo i sapori della nostra Calabria. Oggi, su 100 euro di spesa, solo 6 restano al Sud. Compriamo più meridionale, ascoltiamo i Briganti. Locride Bollicine Biondo Ape in MIMMO GANGEMI E LE PALLE DI GARIBALDI Pittoresco il racconto di Mimmo Gangemi su Garibaldi che sarebbe stato ferito in Aspromonte da un brigante e non da un tenente dei bersaglieri. Pubblicata il 28 agosto su “La Stampa”, la ricostruzione letteraria contiene però qualche imprecisione storica. Infatti furono due (e non una, come ha scritto Gangemi) le palle piemontesi che colpirono Garibaldi: una alla coscia sinistra e l'altra al malleolo del piede destro, che causò la ferita più grave. ARRESTATE GLI ELETTORI Santi Zappalà 11mila preferenze, Francesco Morelli 13.671 preferenze, Antonio Rappoccio 3.814 preferenze. Arrestate gli elettori. CHIZZONITI CONTRO PIGNATONE Chizzoniti lascia intendere che il procuratore Pignatone non volle far arrestare Rappoccio. SANGUE A RUBE A Marina di Cerveteri rubano l’ampolla col sangue del papa Giovanni Paolo II (ma poi la restituiscono). A Limbadi rubano l'ampolla col sangue di San Pantaleone, protettore dei medici. Per sopportare i salassi di Monti, servono trasfusioni. CORNUTI Per un raptus di gelosia, un giovanotto locrese ha distrutto a Siderno con una mazza i parabrezza di 24 automobili incolpevoli. Se ogni cornuto facesse lo stesso, non basterebbero tutte le macchine in circolazione. FINE DI MONDO BOMBARDE A Gerace, il sindaco espelle Gesumino Fimognari dal monastero di Sant'Anna. Non aveva preso i voti. La spending review colpisce a Siderno la Festa della Madonna di Portosalvo. CARONTE Il defunto armatore Elio Matacena, fondatore della società di navigazione “Caronte”, ha pagato il pedaggio al traghettatore dell'Ade che lo ispirò. POLSI Un nuovo teorema giudiziario: la Madonna della Montagna non poteva non sapere. Non ce la posso proprio fare N on ce la posso proprio fare era la classica frase che la mia piccola Ica mi ripeteva quando si accingeva ad intraprendere una qualsiasi attività!!! Non ce la posso proprio fare a pensare che ogni fine Luglio il mio pensiero è sempre lo stesso: Ma a Siderno che faccio! Non ce la posso proprio fare a pensare che ogni fine Agosto il mio pensiero è sempre lo stesso: Non vorrei più ripartire!!! Non ce la posso proprio fare a non ricordare, ai miei, anche se lo sanno benissimo, che in macchina fino all’arrivo sulla A3 devono stare in silenzio e lasciarmi da solo con: i fichi a colazione, la barba da Mommo, l’ufficio di Francesco, gli amici dell’Ymca, il ponente (scusa Bobbè), le nuotate fino al pontile or S. Francesco a secondo della “corrente”, salire con loro al Summerbeat per “una birra in 3” e finire a “mangiare a più non posso”, i tresette con Rocco, Fernando e Daniele, i pomeriggi in bici (Zomaro, Canolo, Mammola, panoramica, grazie Sasà), l’escursione a Gambarie, il calcetto genitori-figli (forza ragazzi il prossimo anno forse vi rifarete) qualche festa con gli amici e le cene in famiglia e perché no, “la Riviera”! Non ce la posso proprio fare a non dire “in bocca al lupo per tutto” al mio amico Ricky di Perugia. Non ce la posso proprio fare a non ricordare chi non c’è più! Non ce la posso proprio fare a non salutarlo: ciao Alfredo! Ica non ce la può proprio fare a ripartire…..Ica!?! Antonio Cortese DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 14 Polaroid Oggi grazie ad un sensazionale esperimento scientifico, sotto il controllo e la direzione tecnica de La Filosofia Reggina, è stato svelato un quesito che per anni ha condizionato la vita del reggino. I risultati dell’esperimento pongono fine alla domanda «quanta ricotta capi ntà nu cannolu?»: 110 grammi i bona saluti pi tutti! Via Gramsci a Siderno, una delle tante strade invase dai rifiuti. Il problema della spazzatura si fa “sentire”, e il cuore della Locride diviene degno delle più grandi città del Sud. Il panorama l’abbiamo, le opere d’arte le troveremo, la pizza “la fanno buona”... non ci manca proprio nulla! GIOIOSA JONICA SCOPELLITI SORREGGE TALARICO (UDC) Pulcini colorati artificialmente Roba da animali! «Cupi a notte canti suonano / Da Cosenza su 'l Busento, /… / Talarico i Goti piangono, / Il gran morto di lor gente…» (“La tomba nel Busento”). CALABRIA E NUVOLE «Calabria e nuvole, / la faccia triste dell'Italia / e il vento suona la sua armonica / che voglia di piangere ho». Biondo Ape chiude così questa rubrichetta estiva, sulla falsariga di “Messico e nuvole”. Cantatela, che vi passa… RIACE la Riviera Polaroid ANTONELLA ITALIANO Ne abbiamo viste davvero tante in questi anni, per dirla con una battuta infelice “ne abbiamo viste di tutti i colori”, ma davvero stavolta è troppo. Già assistere alla vendita e all’allevamento massiccio di animali è cosa triste, figuratevi i pulcini rosa, azzurri e arancioni! Ebbi la sfortuna di entrare in delle stalle, qualche anno fa, e lo feci per la prima volta che ero già grande. Nel mio immaginario le mucche avrebbero dovuto essere come quelle di Heidi, bianche e marroni, e pascolare libere sui prati, tornando nella stalla solo per dormire. Là dentro, invece, vidi solo tristezza e crudeltà. Non i cartoni animati (questo era chiaro) ma una vera e propria mattanza. Sangue e umori, corde che permettevano appena all’animale di muovere la testa per mangiare. Già, per l’ingras- so, mentre i venditori in essi quantificavano fettine e incassi! Ero inorridita, ma l’accettai, come accettai di guardare impotenti i maiali dimenarsi in sporche recinzioni di cemento, pesati e nutriti in attesa della “cardara”. E i cavalli, destinati al macello, dimenticati nei loro box. Federica Carratelli, lettrice de la Riviera, è un’anima libera e coraggiosa e ha denunciato alla nostra redazione lo spettacolo che le si è presentato alla festa di San Rocco, qui nella Locride: «Un venditore di animali indiano offriva pulcini vivi colorati! Ho chiesto un semplice controllo per verificare la legalità di tale vendita, ma il corpo forestale non ha risposto al telefono, i carabinieri erano impegnati in mansioni di ordine pubblico, e i vigili urbani (a pochi metri dalla bancarella) dovevano dirigere il traffico. Insomma, per questo tipo di controlli, chi bisogna chiamare? Ho passato tutta la serata a rincorrere, nel bel mezzo della festa, carabinieri e vigili urbani “elemosinando” un po’ di attenzione!». Raccogliere e spingere la testimonianza è l’unica cosa che oggi possiamo fare, augurandoci che le autorità competenti possano dare delle spiegazioni. Si dice che gli animali non abbiano un’anima, ma hanno occhi che sembrano scrutare profondamente la nostra, e sentono il calore delle carezze, il tono della voce umana. Invece noi, che l’anima l’abbiamo, decidiamo che il pulcino è più chic fucsia, perché è un colore estivo. Magari portandolo in borsetta, perché: carino, piccolino, indifeso. Occhio alle borsette però, signorine, perché (esattamente coma la gallina) il pulcino colorato “fa i suoi bisogni” senza preavviso. O pensate che faccia bip bip come il tamagotchi?! E cosa gli accadrà quando, pur sopravvivendo al veleno dei coloranti, il piumaggio tornerà al colore naturale? Due settimane di Recosol work camp nel paese che non respinge “L’accoglienza è nelle nostre radici”? ESSENZIALE «I l primo campo di lavoro internazionale organizzato da Re Co Sol, la Rete dei Comuni Solidali a cui anche Riace aderisce. Circa venti ragazzi di diverse nazionalità hanno passato due settimane, dal 4 al 18 agosto, immersi tra l’innovazione e la tradizione di un borgo che non smette di sorprendere e affascinare». Da Riace marina a Riace superiore ci sono dieci minuti di macchina: tornanti immersi in terra bruciata e campi dorati e sterminati. Si arriva nella piazza principale, all’ingresso del borgo antico. Il bar di Alessio è immerso nella torrida afa dell’estate reggina, ma i suoi avventori non ne sono intimoriti, continuano a sorseggiare birra e a giocare a carte. Si vede il Municipio, nella piazzetta fiorita e sopraelevata, intitolata a Peppino Impastato: di fronte all’edificio, le sagome dei bronzi, ritrovati quaranta anni fa nelle acque di fronte a Riace. Ora le statue sono a Reggio Calabria, ma il sindaco non ne fa un dramma: perché pensare all’assenza di ciò che non respira, se accogliamo qui cittadini dal mondo intero? Sì, perché Riace è il “paese dell’accoglienza”. Noto ormai in tutto il mondo, il modello lanciato dal primo cittadino, Domenico Lucano, ha permesso a curdi, afghani, etiopi, somali, palestinesi e richiedenti asilo di tutto il mondo di vivere una vita dignitosa: «Oggi spero di poter parlare la stessa lingua di questi uomini, di poter scambiare con loro qualche parola, che non sia danaro, ma diritto e dignità». I migranti hanno rivitalizzato il borgo antico, permettendo di riaprire le scuole, ripopolare le strade, facendo rivivere i mestieri tradizionali. Il Cie è una chimera, a Riace. Non esiste l’ipotesi di chiudere più persone in una stessa struttura, impedendo la socializzazione e l’integrazione: ogni migrante ha a disposizione una casa, prima sfitta perché appartenuta a riacesi emigrati, ed ha la possibilità di usufruire di una borsa lavoro. Allora c’è Isà, che lavora la cermica; Nebbia, che la colora; Lubaba, che soffia il vetro. E ancora: laboratorio del legno, del ricamo, prossimamente della cioccolata e della tessitura. Un’economia sociale che lancia un segnale forte e fa sperare in un’Italia diversa, che resiste, non si arrende, accoglie. E’ in questo ambiente multiculturale e variopinto che è stato ospitato il primo campo di lavoro internazionale organizzato da ReCoSol, la Rete dei Comuni Solidali a cui anche Riace aderisce. Circa venti ragazzi di diverse nazionalità hanno passato due settimane, dal 4 al 18 di ago- sto, immersi tra l’innovazione e la tradizione di un borgo che non smette di sorprendere ed affascinare. Gli asinelli che fanno la raccolta differenziata, la preparazione della fattoria didattica, le botteghe che riprendono la tradizione e la colorano di integrazione, il sorriso dei bambini e gli occhi vivaci degli anziani: tutto risplende, a Riace. Persino quei due buchi, nella taverna Donna Rosa - oggi dell’associazione Città Futura, con cui il progetto accoglienza ha avuto inizio - frutto di intimidazione della malavita organizzata, sono ricoperti – non cancellati – da stampi di mani colorate, e non fanno paura. Nell’ambito del campo, ragazzi maltesi, italiani, rumeni, finlandesi, polacchi, tedeschi e belgi hanno scambiato idee, partorito progetti, respirato integrazione. Le giornate sono trascorse tra lavori utili per la cittadinanza, i giochi con Ilham, le risate con Mir e Bashir, la dolcezza di Nebbia e la disponibilità di Isà; serate semplici, tra chiacchiere, giochi e reading di poesie; e poi le polpettine alle melanzane della signora Maria, le birre di Tonino, Alessio e Sandro, le barzellette di Damiano ed il vino di Tonino, le storie degli anziani del paese ed i sorrisi per salutare gli sconosciuti, le tradizionali sagre nei paesi vicini, le escursioni nell’incontaminata natura calabrese. Una vita semplice, fatta di piaceri dimenticati nella quotidianità, perché sommersi dal rumore e dall’inutilità delle cose. I ragazzi hanno lasciato segni del proprio passaggio nel paese solidale: graffiti colorati, posacenere in tufo distribuiti tra le strade di pietra, e la Porta dell’Accoglienza, inaugurata da Mimmo Lucano una sera di festa, tra gli applausi di cittadini e turisti del borgo. I colori della pace e le già numerose firme degli avventori testimoniano un impegno che da più di dieci anni permette all’Italia di mostrare un volto migliore, più luminoso, più accogliente: questo segnale di dignità estrema arriva dalla Locride, martoriata dalla ‘ndrangheta e dall’emigrazione dei giovani. Una Locride che tira fuori i denti, non rinuncia al progetto di integrazione neanche quando l’aria è pesa Giovanni Maiolo DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 14 Il nostro Piccolo Principe “ ” Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi Aveva un fiore burbero e vanitoso, il piccolo Principe, ma seppe guardare bene dentro di lui, e imparò ad amarlo. «Non si vede bene che col cuore – diceva - l’essenziale è invisibile agli occhi». Favole? Certo, se una volta chiuso il libro, dentro noi, non ne resta traccia. Realtà? A volte, come è avvenuto nella Locride grazie al lavoro della Cooperativa Sociale Mistya. “Il Piccolo Principe”, difatti, oggi è un progetto importante, destinato a disabili visivi e uditivi, finanziato dalla Regione Calabria con fondi Por e gestito assieme alla Provincia. Consiste in borse lavoro avviate, dopo 400 ore di corso di preparazione, nelle aziende del territorio per aiutare le persone disabili a rapportarsi con la società, superando il limite fisico e psicologico della condizione di handicap. Quello della Cooperativa Sociale Mistya, sita in via Marconi a Locri, è un lavoro costante e puntuale, teso ad unire mondi che, pur appartenendosi, camminano distanti. La Mistya è presente sul territorio da oltre 20 anni, in campo con, e per, le fasce deboli della popolazione. Dopo il campo vacanza residenziale con escursioni e visite guidate ai parchi e ai paesi dell’area delle Serre, tenutosi nella prima metà di luglio, e dopo gli appuntamenti con il gruppo della Gurfata, un centro di aggrega- zione territoriale e animazione sociale con spettacoli di strada, trampolieri, giocolieri, sputafuoco, il 10 settembre arriva “Una giornata di seminario”. Un appuntamento dal forte impatto sociale, che vuole valutare l’esperienza fatta dai giovani non vedenti nelle aziende interessate dal progetto, e fornire così indicazione sul diritto al lavoro delle persone diversamente abili. La cooperativa continuerà ad accompagnarli grazie ai centri di accoglienza e integrazione, nella speranza che la nuova sinergia crei nuove aziende e opportunità. Il programma del seminario: dalle ore 9.00 alle ore 13.00 incontro di peer counseling rivolto esclusivamente ai 15 partecipanti del progetto “Il Piccolo Principe”; dalle ore 15.00 alle ore 19.00 discussine aperta al pubblico su “Vita indipendente, autonoma ed interdipendente”. I formatori saranno: Rita Barbuto, direttore area Europea DPI, Nunzia Coppedè, presidente Fish, Giampiero Griffo, del Consiglio Mondiale Dpi. A settembre, presso i locali della Cooperativa, verranno inoltre riaperti i centri di aggregazione per le persone disabili e non, presso via Marconi a Locri e presso Gioiosa Jonica in contrada Sant’Antonio. Un’iniziativa gestita con l’ausilio del Servizio Civile. “ ” Il 10 settembre arriva “Una giornata di seminario” ricca d’eventi DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 16 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 17 Classifica estate 2012 1 La nostra classifica viene stilata in base a parametri diversi e non solo per la qualità delle iniziative, tiene conto dell’investimento economico rapportato alla grandezza della località e alle esperienze precedenti Caulonia e Roccella prime L’estate 2012 va in archivio e, come ogni anno, abbiamo cercato di individuare il Comune che più di tutti ha concesso interesse e svago alla tribù della Locride. Il podio non può essere negato a Roccella e Caulonia, punti di incontro per centinaia di cittadini. La città del jazz, elegante e raffinata, e quella della taranta, naif e popolare, sono state il binomio d’eccezione per l’estate 2012. Per Siderno, Marina di Gioiosa e Sant’Ilario, invece, la bella stagione è come se non fosse mai iniziata. 1 Mentre l’estate, da almeno 15 giorni, è stata congedata in tutta la Locride, Roccella Jonica e Caulonia hanno continuato, e tempo permettendo continuano, a ballare sotto un cielo mai così stellato come quello di un agosto 2012 da incorniciare. Difficile scegliere la migliore, anche se Roccella Jonica tutto sommato sembra ancora avere un passo più elegante, quindi per noi restano entrambe le regine dell’estate. Lidi affollati e l’ennesimo Festival Jazz che non delude, anzi stupisce, e il paese guidato da Certomà, sotto la supervisione di Zito, vola e regala uno scorcio romanti- 2 In Calabria Miss Italia passa da Gioiosa Jonica! La tappa, con le giovani più belle della regione, regala il podio all’accogliente cittadina jonica. Senza scordare i tamburi di San Rocco, che risuonano nell’aria per ore mentre la gente accorre a ballare. Alla Villa romana del Naniglio si tiene la rassegna cinematografica “Locride Film Festival Premio Naniglio d’Oro” con la direzione artistica di Alberto Gatto. Ed è proprio questa meraviglia archeologica la meta più ambita dai turisti calabresi. Rioni. Incanta l’infiorata del Borgo e, infine, arrivano i briganti con Gaetano Allegra e il suo libro “Il demonio di Sant’Andrea”. Voto 8 4 Festa del Mare, Corribianco e le celebrazioni per la Madonna del che quest’anno hanno lasciato il segno. Bravi i ragazzi delle associazioni e brava l’amministrazione a supportarli. Bianco con pochi spiccioli e grande cuore si è fatta un’estate di buon livello come da anni non se ne vedevano. Certo i fuochi d’artificio, tanto quelli dell’ascesa quanto quelli della notte, sono stati un evento di rara bellezza e coinvolgimento, qualcosa di straordinariamente diverso e suggestivo per il nostro territorio. C’è fermento a Bianco, i giovani si organizzano e la politica li segue. È un segnale positivo per tutti. Serve perseveranza e attenzione a non perdere il filo del discorso. Forse Bianco se dialogasse di più con i paesi vicini potrebbe diventare riferimento per il Sud della jonica. Voto 9,5 co a metà tra la Costiera amalfitana e Saint Tropaiz. Una perla per la Locride. Non delude neppure Caulonia, che toppa solo nell’aver piazzato la sua tarantella sui piedi di “Rumori Mediterranei”. Però la terra trema sotto i colpi della taranta e le anime si riempiono di passione tra gli ombrelloni del lungomare della Marina e tra i festival culturali che ci fanno apparire un pò naif. Il resto del territorio è indietro anni luce, anche se tutti gli altri avrebbero due esempi da seguire restano fermi al palo. Anche perchè pure per imitare ci vuole capacità. Per Roccella e Caulonia 9,5. Voto 8 3 Bovalino quest’anno non è prima in classifica, ma la vittoria morale è la sua. A inizio giugno, nonostante il grave incendio che rischiava di bloccare sul nascere la nuova gestione del Beach Side, i suoi giovani “insorgono” regalando alla Locride una grandiosa stagione musicale. Roba da fare invidia al Blue Dahlia di Gioiosa! Francesco Marzano fa sognare decine di bambini con Cristina D’Avena. Padre Giuseppe si inventa un palio degno di Siena: la festa dei Bovalino 2 5 Casignana sogna con Roberto Vecchioni, uno dei concerti più belli della stagione. Non si offendano gli altri, ma il professore diviso tra la musica e la poesia è davvero impareggiabile. Alla Villa Romana di Palazzi il gioco si fa duro (per gli altri paesi) e Casignana, grazie agli appuntamenti del Magna Grecia, concentra su di se gli occhi della Locride. Roccella, già sicura del primo posto, gli cede persino una tappa del Festival Jazz. La sinergia vince! Voto 7 6 Sale Ardore, più per la perseveranza che per tutto il resto. La verità è che l’impegno da parte della squadra Campisi c’è, i risultati non sono sempre ottimali ma piacciono. Certo i quattro giorni di festa, che potevano anche essere tre, oramai sono forse vitali per l’estate ardorese, e il sindaco ha fatto bene a non tirarsi indietro. Ma è anche vero che ai mugugni del popolo per alcuni disservizi non si può rispondere che la cassa è vuota: o è vuota per tutti o per nessuno. Non è che servono le collette oltre che per i cantanti anche per le strade di Ardore? Però Giuseppe Campisi ha coraggio, e diciamolo, in sei anni ha cambiato il volto di un paese che fino al suo arrivo risultava quasi anonimo. Le iniziative culturali e l’essere in mezzo alla gente hanno fatto il resto. Suggerimento: e se anche Ardore si lasciasse alle spalle un calendario di frittole e teatri per un unico grande evento? Sindaco ci pensi e poi ci faccia sapere. Voto 7 9 7,5 7- 6,5 6 7,5 7- 6,6 6 6 ESTATE 2011 1 Voto 7,5 Caulonia 3 Roccella Jonica 4 Siderno 5 Locri 6 Sant’Ilario 7 Locri, con la sua movida notturna, resta la 7 9 casignana Ardore Benestare Tutti gli altri comuni 8 DOMENICA 10 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 18 1 tappa preferita dai giovani. Le Club difatti resiste e tiene alta la bandiera, scendendo in campo con un programma intenso e ricco di sorprese; il suo “Circo nero” fa ballare fino all’alba. Il lungomare attira con i suoi ristoranti. Anche il Magna Grecia e lo sport fanno tappa a Locri, con il torneo di tennis femminile. Il primo posto? No, non lo possiamo dare. Quello lo raggiunse solo il frizzante Barone. Bene, ma si può fare di più. Voto 7- 8 E anche i paesi più interni si fanno sentire. Stignano regala ai calabresi la festa nei vicoli dell’antico casale, a Placanica si tengono le magnifiche serate del “Borgo in fiore”. Entrambe le cittadine sfruttano le atmosfere incantante delle loro antiche strade. In guerra e in amore tutto è concesso! Mammola, invece, prende “per la gola” e deve il suo successo alle sagre di fungo e stocco. La vicina Martone si veste di cultura, e sceglie Carlo Lucarelli. Benestare e le sue associazioni si fanno sentire, organizzando un agosto all’insegna di teatro, musica, libri. Portigliola ringrazia il sindaco Rocco Luglio per la sua visione innovativa e ambiziosa, e per avere avuto il coraggio di osare. Squarci suggestivi d’Aspromonte ma paesi ancora lontani dal poter essere considerati solide realtà della Locride. Voto 6,5 9 L’estate ad Africo è un po’ sottotono. La sua sfrontata bellezza non teme quella di nessuna cittadina, ma la mondanità lascia un po’ desiderare. Tanta cultura comunque con il TabulaRasa di Strill, e tanta attenzione per Africo Antica, il gioiello montano meta ambita degli scrittori. Poi un giorno, quando tutto 6 1 sembra perduto, arriva lui: “il leone di bronzo”. Partorito dal mare, nascosto dagli scogli e dalla sabbia per centinaia di anni, il bronzo concentra su di sé l’attenzione di tutti i riflettori. 2 3 4 5 9 10 Voto 6+ 10 Il Magna Grecia e il TabulaRasa passano (e si fermano) a Monasterace. Il comune reggino si fa sentire non solo per il caso Lanzetta. Non ultima, ma decima posizione la sua, perché straccia decine di comuni grazie alle visite alla casa del Drago, il mosaico pavimentale dell’abitazione più lussuosa di Kaulonia. E il Festival jazz, più itinerante che mai, lascia il segno anche qui. Voto 6 N.C. E poi sarà come morire... l’estate è finita, ma per Siderno, Marina di Gioiosa e Sant’Ilario non è mai iniziata. Non che gli altri anni ci sia stato un sussulto degno di nota, Marina di Gioiosa a parte, ma tenere il tubo dell’ossigeno al minimo giusto per mantenere in vita il malato agonizzante è una scena che anche il meno infervorato dei radicali non sopporterebbe. E allora tanto vale staccare la spina ai comuni commissariati, che in questo 2012 sono diventati tristi come le provincie della Cina sotto regime. Niente spettacoli, niente cultura, niente divertimento, insomma “niet”. Come nelle più classiche delle dittature il popolo silenziosamente subisce e il potere, dovunque esso sia, gode. Se la Locride deve essere salvata le purghe sono la medicina sbagliata, anche perché, come per l’estate 2012, provocano effetti poco gradevoli. Il puzzo del nulla sale e avvolge le coscienze di una gioventù che non vede speranza. Commissario, comandi. 7 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 19 La ... Gerenza www.larivieraonline.com [email protected] [email protected] Tel 0964/383478 la Riviera RUBRICHE Registrazione Tribunale di Locri (RC) n. 1 del 19/06/1998 R.O.C. n°11602 del 02/11/98 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana AmministratoreUnico Rosario Vladimir Condarcuri Nordici e sudici di Gioacchino Criaco Brizzolato di Ruggero Brizzi, Cronache dal nord di Vincenzo Carrozza Loqui e sproloqui di Filomena Cataldo, COLLABORATORI Anna Laura Tringali, Mara Rechichi, Benjamin Boson, Nik Spatari, Angelo Letizia, Marilene Bonavita, Franco Crinò, Isabella Galimi ,Maria Teresa D’Agostino. Direttore responsabile: PASQUINO CRUPI Direttore Editoriale: ERCOLE MACRÌ Coordinatrice di redazione: MARIAELENA FILIPPONE In redazione: ANTONELLA ITALIANO, DOMENICO MACRÌ, ELEONORA ARAGONA, NINO SIGILLI, ILARIO AMMENDOLIA. Editorialista: GIOACCHINO CRIACO Art Director: PAOLA D’ORSA Impaginazione: EUGENIO FIMOGNARI RISPONDE il direttore Lupi agnelli e cani sul palcoscenico calabrese MARIO LEO BRUZZANITI Tutti abbiamo un ruolo, un abito di scena, che dall’infanzia cominciamo a indossare. Siamo frutto di un educazione, un ambiente, una cultura che ci detta e ci impone una scala di valori diversi. Viviamo in un mondo-teatro, e fin qua tutto bene, tutto nella norma. Il problema sorge in qualche luogo, Calabria o resto del mondo, perché i ruoli da svolgere non li sceglie un bambino di 3 anni. Fatevi un giro immaginario nelle "banlieues" francesi o nelle periferie d’Occidente e capirete la stupidità dell’autoflagellazione nostrana, sulle difficoltà di vivere nei nostri paesi. Lo scenario è lo stesso dappertutto, anzi può essere peggio altrove e non parlo dell’Africa profonda ma di centinaia di città del Nord Europa. Perché i registi e gli scenografi sono uguali dappertutto. Anzi, da noi, malgrado un paio di McDonald’s, è rimasta una scintilla d’umanità che è scomparsa da decenni altrove. L’essere umano è fatto così, odia essere diverso dagli altri, ama omologarsi per non sentirsi perso. Prendete i Lupi. Se vivi in mezzo a un branco di lupi devi ululare anche tu. E se un lupo non lo sei ecco gli ideatori del carnevale: hanno sarti abili, capaci di confezionarti una magnifica pelliccia da lupo, giusto per sentirti integrato. Anche se loro, in realtà, di cani da guardia hanno bisogno, per far reggere il sacco che ingoia tutti quanti. Un lupo, vero, li sbranerebbe. Così, invece, anche il cane si illude di essere lupo e genera cani che si credono lupi, pur essendolo in realtà solo di peluche. Ma tant'è la convinzione, che pure un lupo finto può mordere se invadi il suo territorio, e morderà sicuramente quando il territorio invaso sarà quello del regista o dello scenografo, si scaglierà contro chiunque disturberà il manovratore. Perché il lupo finto ha l’assurda convinzione di essere libero, e i fili che muovono la sua vita nemmeno li vede. Ma i lupi-peluche, dietro la grinta hanno la faccia buona, che nascondono a se stessi, e soprattutto ai propri figli. «V’immaginate se mi cresce un agnello in casa? Che figura in paese», questo è il motto che li contraddistingue! E prendete poi i Cani da guardia. Sui cani da guardia consapevoli c’è poco da dire, se non rimanere sbalorditi davanti alla loro devozione nel difendere il presente, l’immobilismo e l’assurda realtà nella quale viviamo. Le loro certezze sono fonte di eterno stupore. Loro ado- rano la tv, anzi la “real tv”, portano a spasso tatuaggi Maori che chiamano “tribali”, sollevano pesi in palestra e si ammirano allo specchio, sorridenti, col pizzetto e la battuta volgare pronta. Sono sempre dalla parte dei forti, smartphone a portata di mano a castigare loschi che non chinano la testa. Loro, i cani da guardia, hanno una faccia sola con tutti, Anche coi figli. La massima che li guida è «V’immaginate se mi cresce un lupo in casa? Che figura di merda nel vicinato!» E, infine, osservate gli Agnelli. Gli agnelli, fra tutti gli animali i più misteriosi. Amano il loro prossimo, e già questo è un fatto strano. Sono buoni. Vanno in chiesa e, perfino, te lo darebbero anche un pezzo di pane se non assomigliassi troppo a un negroide. Di norma, l’agnello porta una camicia a maniche corte con la cravatta, e giuro che esistono avendoli visti coi miei occhi. L’agnello crede nel bene, quello che fa andare in paradiso e, in vita, ti consente fino a sette vergini, di età compresa fra 18 e 21 anni. L’agnello sorride sempre, salvo che se ti avvicini alla sua cassaforte, allora ti taglia a fettine con uno dei meravigliosi elettrodomestici di cui fa collezione, poi ti sotterra nel giardinetto, ordinato e ingombro di nanetti di plastica colorati che ha saldato lui stesso a terra, con un sistema che tiene segreto onde evitarne il furto. Sì, i nanetti sono fra gli oggetti prediletti dagli agnelli. Le facce dell’agnello sono tante, per vicini e figli compresi. Individuarli è molto semplice, abituati a pregare recitano a voce alta il salmo che prediligono «V’immaginate se mi cresce un cane lupo in casa? Che figuraccia in parrocchia!» Ora che il vostro buonumore è al punto giusto, e i “l’ho detto anch’io” sono tanti. Vi svelo la morale, di questa mia fiaba per bambini. L’avrete già capita, ma insisto. Siamo tutti lupi, agnelli, anatre, formiche... e io non essendo La Fontaine oltre non andrò. Tanto, i cani da guardia consapevoli si riconosceranno, anche avendo il quoziente intellettivo di un’ostrica, e chiedo scusa all’ostrica. E gli altri forse capiranno che bisogna guardarsi da chi da le carte, e ai figli si deve parlare affinché possano indossare l’abito a loro più adatto. E che è meglio non metterli al mondo se si devono poi abbandonare e recitare parti decise da altri. È tutto, e scusate il disturbo. Lo stocco di Mammola e la bella lettera dell’avv Antonio Cimino Curo gli interessi legali della ditta Alagna e c. di Mammola che opera da oltre 20 anni, nel settore della lavorazione e vendita del pesce stocco. Lo stocco viene importato direttamente dalla Norvegia e lavorato con i metodi di una volta con le limpide e oligominerali acque di Mammola. Solo adesso la ditta da me rappresentata ha letto l’articolo pubblicato da codesto giornale il 12/08/12 a pagina 14, intitolata: Lo stocco di Santo Domingo. E dove si riporta in grassetto: «Perché allo stocco, noi ingenui tradizionalisti associavamo i riflessi del cristallini del ghiaccio artico, o il marrone e il muschio di sorgenti montane, non certo il mare dei Caraibi. Sarà l’ennesimo “miracolo” dell'editoria locale, che ci vede impegnati in una battaglia, non persa... “persissima”?» E tutto a firma di Antonella Italiano. Sembra superfluo sottolineare che l'articolo in questione è scritto da chi sta in redazione, ma la cosa più grave è la circostanza che detto articolo ha dato un quadro sicuramente negativo della produzione di stocco che si fa a Mammola. Avrebbe potuto, la giornalista, prima di scrivere l'articolo informarsi presso la ditta da me assistita e con la cortesia che ha sempre contraddistinto la famiglia Alagna, avrebbe avuto tutte le risposte e delucidazioni sulla lavorazione dello stocco mammolese. Fermarsi al manifesto o alla rappresentazione del mare, e tirare a indovinare se quel mare è dei Caraibi o meno, è un giornalismo superficiale che non dà merito a codesto giornale. Io stesso ho avuto modo di leggere altri articoli pubblicati e debbo fare le congratulazioni per il coraggio, la libertà di pensiero e di critica. Non posso però, fare finta di niente nel momento in cui si scrivono articoli infondati “ che ledono interessi economici e di immagine, facendo pubblicità negativa a una comunità, quella mammolese, che della cultura dello stocco è di esempio a tante altre realtà anche calabresi. Se codesto giornale, riterrà di dover modificare o specificare meglio l'articolo in questione ne sarò profondamente soddisfatto, così come la ditta da me assistita, che ha fatto tanti sacrifici per ottenere un marchio di esclusività. Ringraziandovi porgo Distinti saluti Avv. Antonio Cimino Accade di rado che un avvocato intervenga su un articolo di giornale a difesa dei propri assistiti senza minacciare querele. L’avv. Antonio Cimino fa nobile eccezione, ed è questa sua eccezionalità, che voglio sottolineare, prima d'entrare sulla vessata questione, alimentata da un fraintendimento dell'articolo di Antonella Italiano. La quale - lo scrivo ancora una volta - non ha preso di mira lo stocco di Mammola, la sua lavorazione, la ditta Alagna, peraltro, non menzionata, ma il manifesto pubblicitario, che ha messo insieme capra e cavoli. Questo è il vero: non ci è piaciuto il manifesto, non lo stocco di Mammola. Se la ditta Alagna, oltre ad essere cortese, è anche di buon cuore, come riteniamo, potremmo gustarlo insieme. E la presenza dell'ottimo avv. Antonio Cimino, che non usa la sua perizia giuridica come una clava, è obbligatoria. “la Riviera” caraibica, il norvegese Caparezza e la polemica internazionalista Ebbene sì! Confesso di avere dei limiti di comprendonio, come ha ben sottolineato col blu del suo matitone il prof. Pasquino Crupi. Per avere ignorato la fama di una firma affermata delle nostre contrade sono pronto a cospargermi il capo di cenere chiedendo tuttavia le attenuanti visto che raramente leggo, anche se è dato a gratis, “la Riviera” unico luogo dove ho avuto occasione d'incontrarla - e solo quando mi soccorrono amici guaritori della mia ignoranza su notizie che attengono al mio paese. Sarà questo caldo agostano o la gravità dei nostri problemi, ma la confusione a me sembra veramente incontrollabile sino a rasentare la comica. Argomenti addotti nell’esasperare i toni di polemiche dove il prolifico e colorito lin- guaggio rimanda più al “digrignare delle gengive” di manzoniana memoria che alla onesta e obbligata difesa d’ufficio pur se, arrampicandosi sugli specchi, si ricorre all’ingiuria. È con la ricerca di queste frasi ad effetto e cripti rimandi che mi pare di capire - ma mi appello in questo ai miei limiti intellettivi che la Riviera di cui si parla è quella dei caraibi; che Caparezza è un norvergese che canta a fianco di un merluzzo per esaltare finalmente! - i mari del Nord; che Mammola soffre sotto i ferrei talloni la dittatura del “ suo baffuto Sindaco per difendere il suo stocco dalle mistificazioni (frequenti) e dall’imperialismo del fast food. E in tutta questa atmosfera surreale, ahimè! Mi sono attirato la reprimenda del caro Direttore e non più (?) nostro amico, con finale di un risentito addio che sa di preannunciato ritorno … con vendetta! Capita anche questo in un torrido ferragosto locrideo. Con sempre simpatia Antonio Longo, transumante del postcomunismo Antonio Longo fa bene a non sciupare i suoi intelligenti occhi, leggendo “la Riviera”. E, per toglierlo da ogni tentazione, tornando l’occasione, replicherò, usando la scolorina. Più amico di così? CASTELLI SULLO JONIO di Daniela Ferraro Al tramonto Guardare una sera, dal mio balcone di Locri, le piccole luci lontane di Gerace e rinvenire ancora, tra le tinte arrossate del tramonto, la delicata pudicizia di una terra che ancora sogna... e prega! Pudica l’ora ch’ormai volge al tramonto - battiti d’ale fanno ritorno al nidoquando la voce spegne in sussurro il grido e pii silenzi, tra ombrose fughe, sulle rampe del cielo sfogliano incensi. - Cori di luce son monachine stanche in lunga fila abbarbicate al monteSbadiglia la finestra e arrossa i vetri d’ultimo guizzo d’infocato tramonto. Daniela Ferraro DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 20 HANNO COLLABORATO Francesco Laddarina, Giuseppe Patamia, ,Bruno Gemelli, Carmelo Carabetta, Antonio Cormaci, Giulio Romeo, Sara Caccamo, Giuseppe Fiorenza, Daniele Mangiola. Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. 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Sono Rita Vitale, orgogliosa moglie di Rocco Femia, e mi riferisco ad Ilario Ammendolia che con piacere ho letto su “la Riviera” lo scorso 12 agosto. Parlava di mio marito, dei suoi mille giorni di carcere senza processo, a scontare una pena senza condanna. Diceva con ragione che ci sono uomini, amici (perché così erano per molti prima che sulle nostre vite piombasse il buio!) che “vengono tenuti in carcere senza che un collegio giudicante abbia emesso una sentenza di condanna”. Hai ragione Ilario: ad essere in discussione sono proprio i principi della nostra civiltà, quelli fondamentali e che, come tali, è ancor più grave constatarli assenti. Se una singola situazione mette in ginocchio una famiglia, ne intacca l’economia, lacera affetti e stabilità forse… non è proprio giustizia. E se poi sono tante, diverse? Non sono qui a convincervi che mio marito è innocente: lo so già! Non sono qui a ricordarvi come il suo principio di democrazia, come quelli di trasparenza e legalità siano stati usati contro di lui: lo stiamo vivendo sulla nostra pelle! Non sono neppure qui a piangere la mia forza: serve ai miei figli! Scrivo su queste pagine per- ché mi sento di ringraziare Ilario per essere una voce nel silenzio. Solo chi sa che Rocco Femia ha operato per il bene della comunità non dimentica. Oggi non dovrebbe essere facile dimenticare chi ha promesso e realizzato in pochi anni, dando una nuova identità urbana e culturale alla cittadina. Io sono orgogliosa di vedere giorno per giorno il viale delle ex Calabro lucane cambiare aspetto, diventare il tanto agognato parco. Andando a lavoro non posso non voltarmi e ammirare la piazza che rende onore allo spazio antistante la chiesa, la Fa bene Rita Vitale a difendere l’onore di suo marito, trattenuto in carcere da molto, anzi moltissimo tempo, senza che nessun tribunale abbia emesso una condanna. Ho in mente John Gotti, ultimo vero capo dalla mafia americana. È sceso dalla macchina da uomo libero, s’è avviato a piedi verso il tribunale, ha ascoltato le sentenza che lo condannava alla detenzione a vita ed è andato in carcere. So invece che nell’Afghanistan di talebani, nella Libia di Gheddafi, nel regime di Bocassa, la gente restava in carcere senza alcun processo. La ‘ndrangheta sarà sconfitta nella misura in cui la Costituzione sarà rispettata da tutti senza eccezione alcuna. Posso dire a Rita, che quanto e più di Lei, sono amareggiato e scandalizzato dal silenzio dei pavidi, della viltà degli amici politici di Rocco, dell’indifferenza dei molti. Considero la coscienza un sacrario e quando la coscienza è pulita non c’è forza al mondo che ti può sconfiggere. Ilario Ammendolia Caro Sisinio Non ho letto Eroi silenziosi di Angelo Jannone, Datanew, 2012, che narra gli avvenimenti di cronaca italiana degli ultimi trent’anni. “la Riviera” di domenica 26 agosto, p. 4, riferisce che Carlo Gulpio (vedi Corriere della Sera del 22 agosto 2012, pag.37) considera il volume “un libro onesto”. Di certo è così. Ma spiace sapere che Jannone, nell’esercizio delle sue funzioni (Ufficiale dell’Arma), per paura d’essere accusato di complicità geografica (è possibile dire così per chi vive e opera in Calabria?), pur convinto dell’innocenza del senatore socialista Sisinio Zito e di suo fratello Antonio, non seppe dire no, come scrive, alla richiesta di sorveglianza speciale avanzata dalla Procura di Palmi per il fratello del senatore, pur certo che i due fossero estranei a ogni accusa. Ricordo che noi socialisti della Locride rimanemmo affranti, ma anche certi della completa innocenza dei nostri amici, nonché compagni di partito (P.S.I). Ero affranto e arrabbiato, e ritenni giusto comunicare la mia vicinanza e il mio affetto a Sisinio e ad Antonio, scrivendo al primo, in data 17 luglio 1994, la lettera che segue: Caro Sisinio, il caso “giudiziario” che ha investito come un uragano te e Totò rivela aspetti più che kafkiani. Ne “Il processo” J.K. non conosce le ragioni del suo arresto. La forza coercitiva del Potere, alla fine, lo porterà a incolparsi di delitti mai commessi, a “morire come un cane”. È un’accettazione di responsabilità quella di J.K. che testimonia la “necessaria” debolezza umana contrapposta, guarda caso, al dominio egemonico del grande vecchio orwelliano (ghignante e cinico all’eccesso). Tu e Totò avete conosciuto preliminarmente tutti i dettagli dei vostri misfatti (sic!) che, pur se ridicoli e inconsistenti, hanno avuto (continuano ad avere) la forza dell’infamia al pari dell’accusa non rivelata a J.K. In entrambi i casi, infatti, vige la stessa impossibilità di difendersi. Ma andiamo per ordine. Teorema: enunciato sommario d’una proposizione contenente una verità che si intende dimostrare e che costituisce la conclusione (tesi) cui si giunge, attraverso un procedimento logico deduttivo in cui ci si avvale di postulati o verità dimostrate, dalla premessa ini- ziale (ipotesi); Dizionario Italiano – Ed. Sandron, Firenze. Ipotesi magistratura: politico = malaffare. Verità dell’enunciato: chi è un politico (con o senza storia personale eticamente irreprensibile) ha comunque un legame di interesse con la mafia, che, essendo lo “Stato” che governa nel sud non può non avere rapporti perversi con la classe politica di turno cui è delegato il Potere ufficiale. Tesi: i fratelli Zito, con o senza prove, con o senza testimonianze certe, al di là della loro storia personale [...], sono ugualmente da considerarsi mafiosi. Tempo prima che venisse approvata la riforma del nostro sistema processuale, Giorgio Saviane ha scritto “L’inquisito”, breve romanzo che narra le traversie di un uomo accusato ingiustamente e che, per l’angoscia vissuta nel corso del processo, vorrebbe “essere colpevole per respirare”. Il libro, ristampato nei tascabili economici Newton, a detta di qualcuno è servito come pungolo per la riforma stessa, in particolare per l’affermazione (solo teorica?) del rito accusatorio (rito anglosassone) da quell’inquisitorio (ancora [...] vigente in Italia). Il processo Zito è di tipo inquisitorio, infatti, volendo fare una digressione (gratuita fino a un certo punto), si può parafrasare Camus, “Lo straniero”, allorquando il magistrato chiamato a giudicare il protagonista del romanzo, a seguito dell’atteggiamento di quest’ultimo (“indifferente” a tutto), lo apostrofa dicendo: “Il vuoto umano dell’animo quale si ritrova in quest’uomo diventa un abisso dove la società può perire”. [...] resta da chiedersi se anche i fratelli Zito, alla luce dell’impeto inquisitorio operato nei loro confronti, debbano ritenersi vuoti nell’animo, fautori dell’ “abisso dove la società può perire”. Siamo alla fantascienza, al ripristino, anzi, della “cultura dell’ombelico”, per dirla con la felice locuzione di G. Melina, scrittore. Manca poco che Sisinio e Totò Zito ringrazino la magistratura per l’opera di “bonifica” operata all’interno delle loro “anime perse” (corrotte). Viene alla mente Barbara, protagonista de “L’uomo è forte” di Corrado Alvaro, che, esasperata dalla presenza assillante dell’Inquisitore, denuncia alle autorità Dale, il suo compagno, al fine di espiare la “colpa” commessa contro il Potere (il totalitarismo) e quindi contro la società. KAPPADUE di RUGGERO CALVANO via Dante che assume un’identità e tanti angoli progettati per riacquistare decoro. Rocco ha sempre detto, e continua a ribadirlo in semplici colloqui a due, che la Rimini del Sud non poteva peccare di simili negligenze come le barriere architettoniche o altro. Il suo pensiero, velato di delusione, circola tra i giovani a cui puntualmente scrive. A loro promette un nuovo ciclo di politica positiva, fatta di cuore e amore per il paese perché mio marito è ancora vivo, soprattutto nello spirito e nella voglia di fare. Rita Vitale ENZO STRANIERI RENDE PUBBLICA LA LETTERA CHE SCRISSE ALL’AMICO SENATORE NEL 1994 ENZO STRANIERI la Riviera Anche i fratelli Zito cospiravano contro lo Stato? Se diamo retta al teorema, certamente sì. Se, invece, usiamo un minimo di razionalità, è evidente che essi sono agnelli sacrificali sull’altare del più bieco cinismo culturale. Sì, perché di cultura si tratta. È certo che per fare il magistrato occorrono studi giuridici. Accanto a questi, però, è indispensabile una cultura umanistica necessaria a costruire l’uomo ancora prima che il magistrato. Diffiderei molto, a esempio, di un uomo di legge che non abbia letto, tanto per fare alcuni nomi, la lista è molto lunga,[...], dunque, ma, oltre alle norme, di tutelare la dignità dell’individuo. E ciò, prendendo a prestito le parole di A. Zanzotto, poeta, perché qualsiasi individuo possa essere “degno di quel concetto ideale di personalità che ogni uomo formula nel suo intimo”. Caro Sisinio, se non ci fosse la sofferenza morale di tutti voi, la vicenda assumerebbe contorni più grotteschi che drammatici; ma l’amarezza, oltre che lo sconforto, è troppo grande per potere abbozzare anche un piccolo quanto breve sorriso ironico. È realtà, questa, dura quanto tragicamente attuale. Vorrei che tu e Totò mi sentiste vicino, che, pur nella condizione di rabbia che necessariamente vi avviluppa, sappiate che i compagni non hanno mutato di un millimetro la stima e l’amicizia nutrite nei vostri riguardi. Un forte abbraccio anche da mio fratello Peppe. S. Agata del Bianco, 17 luglio 1994 La plin plin d’Aspromonte RUGGERO CALVANO Se volete un’acqua diuretica, che vi faccia smaltire i liquidi e purificare l'organismo, oltre alle acque della salute pubblicizzate in tv, ne avete diverse e a costo zero. In Aspromonte. Un girotondo di cinque chilometri, con sosta in cinque diverse fonti, con cinque acque, ognuna dalle peculiari doti. Una sana sudata, una bella sgambata e addio ai residui tossici di un’estate border line dal punto di vista salutistico. Si parte dall’acqua amarognola dell’Ontano, che sa di liquirizia. Un chilometro fra i pini e si arriva all’acqua della Malia, che abbassa la pressione e rimette in riga il battito cardiaco, annullando in un baleno il senso di vertigine dello stacco mare monti. Un altro chilometro fra i lecci ed ecco l’acqua del Pisciatore, che senza bisogno di traduzioni evoca fiumi di plin plin, buoni a disperdere a terra ogni veleno. Altro miglio scarso fra i larici ed ecco l’acqua del Coltello, che taglia a fette ogni residuo di cibo presente ancora nello stomaco. Una fuga rapida fra le felci per espletare il bisogno parallelo alla plin plin, e giù fra le querce fino all’acqua dell’Ortica che distende la pelle e, pare, fa ricrescere i capelli. Cinque chilometri in tondo e siete altre persone. Fanciulli in fiore dal petto turgido e dalle vite sottili. Pronti a un’abbuffata memorabile. E nel caso in cui esagererete con cibi e vini, nessuno vi vieta, dopo un pisolino ristoratore, di ripetere il giro. E altro che suore, modelle, passeri e calciatori. Cinque miglia scarse di salute e cinque litri abbondanti di acqua nelle viscere. Tutto a costo zero. Ma questo è un consiglio per gli acquisti che non vedrete mai in tv. STORIE DA PRONTO SOCCORSO di Vincenzo Carrozza Anna, è una calabrese emigrata da oltre cinquant’anni in Piemonte. Ha una gamba rovinata dalle varici e da un ascesso. Alla visita ha la febbre alta. Anna ha una certa età, sui settanta. Non è curata. Ha piedi sporchi di terra e altro. Non ha assunto, nonostante i numerosi anni di emigrazione connotazioni “nordiche”. Parla poco, e quel poco ha accenti a me noti. Allora le parlo anch’io in dialetto reggino. Si volta sorpresa e mi dice: «Dottori, allura puru vui siti calabrisi». «E sì signora», faccio io, «sinno comu faciva pemmu vi curu. Pensati chi nu medicu du nord vi lavava i pedi, e vi parrava puru calabrisi». Lei sorride e diviene di buon umore. Le spiego che bisogna incidere l’ascesso, altrimenti la febbre nonostante gli antibiotici non andrà via. «Fati chillu chi voliti, dottori. Pensati ch’esti a quarta vota chi vegnu e mi dannu sulu medicini chi no mi fannu nenti. E poi non mi lavau nullu i pedi». Quando Anna va via, mi fa una promessa: «Dottori, vi promettu chi vegnu e vi portu na torta fatta cu sti mani». Guardo le mani, sono come i piedi che ho lavato: sporche di terra, con aggiunta di limacu. Anna ha poca confidenza con l’acqua e il sapone. «Fati pemmu va basu dottori», aggiunge. Mi piego per il bacio e dico: «Signora per la torta non importa, vi accetto un caffè la prossima volta». Anna DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 21 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 22 la Riviera Sport inalmente! Almeno in via ufficiale, per quattro mesi non sentiremo più parlare di calciomercato, anche se, come sappiamo, le trattative durano trecentosessantacinque giorni all'anno, ventiquattro ore al giorno. Il fatto è che mi ero stancato dei “tormentoni”, vero riempi pagine di chi si occupa di calcio. Il famigerato top player, quello che lo scorso anno si chiamava mister X ,era diventato, nella fattispecie, detestabile quanto il pulcino pio, di un'inutilità disarmante. Beh, forse meglio non esagerare, nulla è peggio quanto l'odioso pennuto. E quindi, con la presunzione tipica dell'inizio di stagione, ci sono già alcune sfide, alla seconda giornata di campionato, che presentano spunti interessanti. L'aperitivo al tramonto sulla spiaggia è aperto da Udinese - Juventus. La prima uscita dei campioni d'Italia ha dimostrato, nonostante le logiche sofferenze dell'esordio, che la squadra di Conte/Carrera, resta ancora la formazione da battere. I meccanismi collaudati, più alcuni innesti di qualità, fanno della Juventus la candidata numero uno al titolo. Oggi pomeriggio al “Friuli” torna tra i pali Buffon e in difesa Chiellini avrà una maglia da titolare. Della partita non saranno gli ex Pepe e Isla, per il resto solito 3-5-2 con l'altro ex Asamoah sulla corsia di destra in mediana e attacco formato da Vucinic e Matri. I bianconeri di Guidolin, dopo la cocente delusione dell'eliminazione dal tabellone principale della Champions league, confidano d infliggere la prima sconfitta ai torinesi. A fianco di Di Natale si contendono il posto Muriel e Maicosuel, rispetto alla sconfitta di Firenze, dovrebbero rientrare Benatia e Domizzi. Alle 20:45 è il turno di tutte le altre partite. Cagliari e Atalanta dopo le sconfitte all'esordio, cercano i primi punti della stagione. Qualche problema di formazione per Colantuono con un'infermeria piena, mentre Ficcadenti ha solo l'imbarazzo della scelta. Il Catania, che domenica scorsa, solo a tempo scaduto ha visto sfumare la vittoria all'Olimpico contro la Roma, ospita il Genoa. Nei liguri ancora fuori dall'inizio Immobile, con Gilardino, Jorquera e Jankovic sulla linea più avanzata. Speculare lo schema d'attacco dei siciliani, si prevede una partita a segno over. Un'altra siciliana a far visita all'Olimpico. Questa volta si tratta del Palermo che gioca in casa della Lazio. I rosa- F Altro che pulcino pio in BREVE Secondo quanto riporta il quotidiano francese “Le Parisien“, ci sarebbe stata una rissa tra Zlatan Ibrahimovic e Nenè. Durante una partitella, l’ex attaccante del Milan ha subito un intervento deciso dal brasiliano per poi reagire al fallo del compagno di squadra. Ne è nata una lite tra i due che ha costretto gli altri compagni ad intervenire per separare i “duellanti”. nero dopo il brutto 0-3 rimediato dal Napoli, vogliono strappare almeno un punto per non sorbirsi già al due settembre le sfuriate del presidente Zamparini. Di contro c'è una Lazio, che giorno dopo giorno sta assorbendo gli insegnamenti di Petkovic. Incuriosisce la nuova posizione di Hernanes, che può sfruttare al meglio gli inserimenti. A punteggio pieno, anche se si tratta solo della prima giornata, Napoli e Fiorentina che si sfidano al San Paolo. Nei partenopei spazio dal primo minuto per l'ex Behrami, mentre l'altro, Gamberini, si accomoderà inizialmente in panchina. Ancora assente Pandev per squalifica, a fianco del Matador c'è Insigne. Nei viola confermato l'undici che ha battuto l'Udinese. Il Parma che domenica ha ben figurato contro la Juventus, ospita il Chievo. Nei ducali ancora indisponibile Amauri, saranno Belfodil e Pabon a guidare l'attacco. Di Carlo si affida all'usato sicuro Pellissier e Di Michele, in caso di vittoria il Chievo sarebbe sicuramente primo in classifica: una piccola, ma piacevole soddisfazione. La sorpresa della prima giornata, la Sampdoria se la vedrà in casa contro il Siena. Ferrara col suo duttile 4-3-3 confida nella vena realizzativa di Maxi Lopez per scardinare la difesa toscana. A centrocampo Poli, Tissone e Obiang, con Estigarribia avanzato nei tre d'attacco. Nel Siena attacco agile e potente con la coppia Calaiò e Bogdani. Match di cartello della serata è Inter - Roma. I nerazzurri dopo la convincente vittoria sul Pescara si trovano di fronte l'imprevedibile squadra di Zeman. Innumerevoli gli spunti che offre la partita: da Cassano a Stramaccioni che sfidano il loro recente passato, a Destro che ha certamente sentimenti di rivalsa verso chi l'ha scaricato forse troppo in fretta. Nell'Inter ancora fuori Handanovic, al suo posto Castelllazzi, confermati i titolari che hanno vinto a Pescara. Occhio alla Roma, che a parte il mezzo passo falso contro il Catania, è in grado di vincere con tutti. Finalmente, non ne potevo più, e del top player e del pulcino pio. Massimo Petrungaro DOMENICA Giusy Versace, la velocista paralimpica sarà in studio Sky Sport, assieme a Giovanni Bruno ed Eleonora Cottarelli per commentare le più belle immagini di Londra 2012. La primatista italiana dei 100 e 200 metri nella categoria T43, sfumata la possibilità di competere a Londra, sarà tra gli opinionisti della tv satellitare italiana, che seguirà i Giochi con oltre 500 ore di diretta e 5 canali dedicati in alta definizione. 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 23 Parlando di... Sport Domenica prossima al via i Alia, “i giovani campionati, oggi ultime gare saranno la del primo turno di Coppa Italia nostra forza” PRIMA CATEGORIA uesto pomeriggio si disputeranno le ultime gare del primo turno della Coppa Italia dilettanti. Sicuramente la partita più interessante si svolgerà al “Ninetto Muscolo” di Roccella Jonica dove i locali, reduci dal perentorio 7-1 rifilato al Davoli mercoledì scorso, riceveranno il forte Guardavalle. Una sfida che ambedue le formazioni dovranno cercare di vincere, visto che, se la sfida dovesse finire in parità alla fine dei 90 minuti regolamentari e considerata la differenza reti atualmente pari, sarà il sempre temibilie sorteggio a dover stabilire chi tra Roccella e Guardavalle dovrà andare avanti in questa competizione. Nel Roccella mancherà per squalifica Varrà mentre il Guardavalle potrà schierare l’attacco “stellare” composto dal duo DoratoStaglianò. Il Siderno aveva inizia- Q Continua senza soste, a parte l'interruzione ferragostana, la preparazione del Locri, partita lo scorso 6 agosto sul terreno del comunale di via Cosmano agli ordini di Peppe Alia, tornato dopo molti anni alla guida degli amaranto. L'organigramma societario è stato pure definito: accanto al Presidente Minniti è confermato l'ingresso in società di Giuseppe Marcianò, fino alla scorsa stagione alla guida del Moschetta in seconda categoria, che ha assunto la carica di Vice Presidente, affiancando quindi il Presidente Avv. Eugenio Minniti, mentre sono state sostanzialmente confermate le posizioni di Giuseppe Licandro quale direttore generale e di Sandro Schiavello per il coordinamento dell'attività giovanile, mentre la parte sanitaria si arricchisce con il ritorno di Rodolfo Spataro, che sarà il massaggiatore. La squadra si è già confrontata, in amichevole, con alcune squadre di categoria superiore, incontrando, nell'ordine, fuori casa la Vibonese ed il Roccella ed a Locri la Bovalinese: si è trattato, soprattutto per il livello delle avversarie, di test molto significativi per i ragazzi di mister Alia, che hanno sempre ben figurato, consentendo al mister di ricavare importanti indicazioni per la definitiva impostazione della squadra in vista dell'inizio del campionato, previsto per la seconda metà di settembre. La rosa è ormai quasi completa, con l'arrivo di Femia e Chinè dal Marina di Gioiosa, Fragomeni dal Gioiosa Jonica, Gullaci e Reitano dall'Antonimina, G. Galluzzo e Prestia dal Mammola, Marcianò, Monteleone, D. Primerano, A. Primerano, Calautti, Romano e D'Agostino dal Moschetta, oltre alla conferma dei veterani N. Panetta e Parrotta, al ritorno di Iemma e D. Longo ed ai numerosi giovani fuori-quota (S. Panetta, Bava, Oppedisano, Muià, Longo, Schirripa, Serrentino, Pipicella, Macrì). La preparazione prevede, a breve, un'altra importante amichevole: giovedì 6 settembre verrà a Locri la blasonata Nuova Gioiose, quest'anno attrezzata (anche con i locresi Gigi Iervasi ed Antonio Vita) per dire la propria nelle zone alte del campionato di eccellenza. Tutto, quindi, procede bene per intraprendere un buon campionato di prima categoria, con l'idea base di garantirsi una tranquilla posizione di classifica e senza disdegnare, anche in relazione all'effettiva verifica, necessariamente successiva, del livello delle altre squadre, un possibile inserimento nella zona play-off: sul punto Alia non si sbilancia troppo, ma l'aver costruito una squadra fortemente connotata dalla preponderante presenza di giovani locali potrebbe costituire una spinta motivazionale determinante anche per galvanizzare l'ambiente ed ottenere risultati lusinghieri. to bene la stagione agonistica andando a vincere sul campo del San Calogero ma mercoledì scorso ha fatto un passo indietro pareggiando in casa con l’ostica Taurianovese. Mister Laface si è dichiarato comunque soddisfatto della prestazione della squadra jonica che oggi pomeriggio a Polistena cercherà il “lasciapassare” per il secondo turno mentre nell’altra sfida del girone si affronteranno la Taurianovese ed il San Calogero. Il Bianco dopo avere perso in casa con la Bovalinese ed il Brancaleone è costretto a lasciare la manifestazione e saranno proprio le squadre di Silvio Frascà a Rocco Brando a giocarsi in gara unica il passaggio del turno. Deludono nelle prime uscite stagionali il Gioiosa Jonica ed il Marina di Gioiosa Jonica ma solo dal punto di vista del risultato perchè è chiaro che sia mister Silvano che mister Scigliano stanno cercando di affinare la preparazione in vista del campionato che rappresenterà il vero obiettivo stagionale della due società. Intanto, domani pomeriggio, presso la sede del Comitato Regionale della FIGC, verranno diramati i calendari ufficiali dell’Eccellenza e dei due gironi della Promozione. L’occasione sarà importante per fare il punto della situazione in vista dell’avvio previsto per domenica prossima. Il Presidente Saverio Mirarchi illustrerà le principali novità di questa stagione caratterizzata da una grave crisi economica che ha colpito anche le tante società di calcio che grazie ai notevoli sacrifici di dirigenti appassionati riescono a mantenere in vista il sistema calcio. Ed allora non rimane altro che augurare, buon campionato a tutti. Antonio Tassone Sporting Locri, tutto pronto per la nuova stagione Lo Sporting Locri è rientrato oggi da Galatro, luogo tranquillo di montagna dove mister Ferdinando Armeni con il suo staff tecnico composto da: Ilario Capocasale, Giuseppe Musolino, Gianluca Lombardo e Roberto Barbieri, ha potuto preparare al meglio la nuova stagione. Purtroppo si dovrà far fronte al problema di Antonella Corio, la stella amaranto dovrà star fuori per circa 2 mesi in virtù di uno strappo di 1,5 cm al gemello del polpaccio destro. La società si è subito attrezzata e ha affidato le cure e la riabilitazione della ragazza al dott. Mario Smorto, medico reggino pluridecorato nell'ambito sportivo, un partenariato di alta qualità per un campionato di serie A. Il presidente Stilo, sta cercando di concludere gli ultimi affari di mercato, si sta trattando con diverse atlete a giorni ci saranno delle novità. Per quanto riguarda la fornitura sportiva, quest'anno lo Sporting Locri con tutte le sue categorie vestirà Joma, altro partenaria- to importante per questa stagione da serie A grazie alla considerazione e l'attenzione del responsabile di Joma Italia. Sarà una partenza accelerata per il primo anno di serie A con un inizio di gran fuoco. Infatti il sorteggio effettuato dalla Lega della Divisione di calcio a 5 nazionale, ha messo di fronte lo Sporting Locri alle squadre più agguerrite già nelle prime 5 giornate. Lo Sporting Locri esordirà dunque a Palermo il 7 ottobre, per poi giocare di fronte al proprio pubblico il 14 ottobre con i vice-campioni d'Italia del Real Statte di Taranto, la terza giornata vedrà le ragazze di mister Armeni andare a Cosenza, per poi tornare tra le mura amiche la domenica successiva dove arriverà l'agguerrita Ita Matera. Alla quinta giornata giorno 3 novembre ci sarà il debry reggino a casa delle campionesse d'Italia della Pro Reggina. Successivamente le amaranto joniche affronteranno il casa nella sesta giornata il Messina, per poi partire per la lunga trasferta di Giovanizzo in Puglia. All'ottava giornata si torna in casa per giocare con il Martina Franca, alla nona giornata trasferta in Basilicata per giocare con il Cus Potenza. La decDOMENICA ima giornata si gioca in casa con le siciliane del Vittoria per poi chiudere il girone di andata a Molfetta in Puglia prima della sosta natalizia. A gennaio riparte il ritorno. 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 24 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 25 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 26 la Riviera Cultura e Società TRADIZIONI DA DIFENDERE E PRESERVARE San Rocco, un rito trascinante Le Feste Patronali, che si celebrano in gran parte nel periodo estivo e in tutti i comuni d’Italia, offrono una serie di tradizioni, di riti, di costume, di specialità culinarie, di giochi e spassi che le rendono momento di aggregazione autentica, d’incontro e di scambio, di gioia popolare semplice. Le feste sono anche un affare economico per chi opera nel settore, dai commercianti ai produttori di giochi artificiali, a quelli delle luminarie, a cantanti e compagnie teatrali e così via. Dietro ogni festa c’è sempre un buon pacco di euro, speso per il sollazzo e il divertimento, necessari a ritemprare l’uomo. Qualsiasi sia la motivazione di una festa, il suo valore intrinseco è sempre uguale. L’uomo che ha Fede festeggia il Creatore e lo ringrazia per ciò che ha. Chi è malato chiede di guarire. Ciascuno prega, festeggia e chiede. L’umanità nasce dalla festa. Sono migliaia i paesi d‘Italia con tradizioni, a volte anche plurisecolari, di feste originali e singolari alle quali spesso devono la propria fama. Feste nella quali accadono cose anche raccapriccianti, ma che sono tollerate nel nome di una tradizione antica. In Calabria una delle feste più belle si svolge a Gioiosa Superiore. Unica, nobile nel suo frastuono popolare, spirituale nella sua folla di corpi sudati, mistica nella raccolta dei soldi, carica di significati di dolore e sofferenza e radiosa come una giornata di sole. Il protagonista è San Rocco, la cui Statua viene portata in processione per l’intero paese dalla nove di mattina sino alle sette di sera al ritmo dei tamburi e di una tarantella travolgente, il Ballo di San Rocco, a cui si deve l’esistenza della festa. Racconta infatti la leggenda che un uomo, guarito per intercessione del pietoso Santo, preso da irrefrenabile felicità abbia iniziato a ballare la tarantella senza fermarsi anzi trascinando nella sua danza scatenata l’intera cittadinanza. Così tutto ebbe inizio. Da allora, era fine Settecento, i tamburi suonano incessanti, l’ultima domenica di Agosto, in onore del miracoloso protettore. E cosa, meglio della danza, può riassumere la gioia del vivere? Proprio in ciò si condensa quella che è una straordinaria opera di sintesi della Chiesa Cattolica, una di quelle mirabili costruzioni di architettura dottrinale che ne evidenziano la grandezza storica: conciliare il santo protettore degli ammalati, il santo vicino ai sofferenti, il santo del dolore e delle lacrime, il santo simbolo della solidarietà e della vicinanza agli altri, con la gioia della danza collettiva. Chi vive il dolore o la tragedia partecipa alla festa. Quella allegria tambureggiante si trasforma in accettazione profonda.In rassegnazione fiduciosa. Affidarsi al Sacro. Con la musica profana. Ne scaturisce una fede profonda che lega in modo indisso- lubile il Santo, e chi lo rappresenta, con chi festeggia. Un Peana. Un rito pagano trascinante. Il ritmo ipnotico di atavici tamburi. La gioia e il dolore. Lacrime e risate. Danza e preghiera. Corpi e anime. Sacro e profano. La statua del Santo, emblema delle sofferenze, il volto grave ma bonario e l’aura mistica, attraversa i luoghi di Gioiosa Jonica preceduta e seguita dal ritmo incessante dei Tamburinari. La processione, incalzata e sostenuta dal rimbombo di grancasse, rullanti e piatti, attraversa vie e viuzze dello splendido centro antico del paese mentre tutto attorno, come fuochi satelliti, si accendono “ruote” di tarantella. I tamburi risuonano per l’intera giornata. Allontanandosi sembrano un sottofondo di tuono. Un brontolare lontano. Ti ricordano che è festa. Infatti ballano tutti. Vecchi e bambini. Gioiosani e turisti, una miriade ogni anno. La danza accomuna più della Fede, verrebbe da dire. Alla fine risalendo per la suggestiva Via Amaduri il festoso corteo raggiunge il suo apice. La piazza di fronte alla Chiesa dimora del Santo si riempie all’inverosimile, il ritmo e frastuono aumentano mentre la statua avanza lentamente, i tamburi entrano tutti in piazza e a quel punto sembra di essere dentro un tuono continuo, il suono attraversa la pelle e il ritmo s’impossessa delle pulsazioni cardiache, e davvero viene da pensare allo splendore ed alla miseria della condizione umana e a confidare nell’esistenza di un Onnipotente. Una spiritualità atavica. Una grande tradizione. Come era quella della ”Spoliazione dei bambini”, la parte finale dell’ingresso in chiesa durante la quale i bambini, o per grazia o per protezione, venivano spogliati e offerti al santo nudi. Un rito ancestrale di sacrificio, di grande impatto emotivo, che pare sia stato soppresso. Così come la processione, che prima si svolgeva in modo continuo, dall’uscita del santo alla fine con la piccola pausa della messa al mattino, adesso è stata spezzata: si parte con un rosario, identico a quello di migliaia di altre feste, poi la processione viene interrotta più volte per dare spazio al prete, autentico mattatore. E naturalmente al Vescovo. Che tra l’altro, ci sgrida e ci ricorda che i peccati della modernità sono la delinquenza, l’usura, la droga e il sesso. La festa di San Rocco è uno dei momenti di valore delle tradizioni calabresi. Andrebbe preservata così come è, e la sua organizzazione affidata a gente che abbia a cuore la felicità, la memoria e la volontà dei gioiosani. Solo attraverso la memoria, che può anche essere affidata al suono festoso e allo stesso tempo minaccioso, potente e ritmico dei tamburi di San Rocco, si mantiene l’identità. Quei tamburi sono l’affermazione di Gioiosa e della sua unicità. E custodiscono la storia. Sarebbe bello sapere in quanti, soprattutto delle generazioni precedenti, si siano innamorati al loro rullare. Antonio Calabrò tratto da Zoomsud.it XIII EDIZIONE “Poeti in piazza” nel nome di Micu Pelle i fronte a un pubblico, eccezionalmente numeroso, è calato, il 28 agosto, il sipario sulla XIII edizione della rassegna “Poeti in piazza” e sulla VI edizione del Premio “Micu Pelle” che di questa rassegna rappresenta il punto di maggiore luce insieme ai Premi “ Poeti in piazza nel cuore”. Con poche risorse, ma grande inventiva, da anni ormai Pasquino Crupi prosegue il suo viaggio nella cultura popolare, che non ha nulla da invidiare alla cultura dotta. Ma andiamo alla cronaca dell’avvenimento. Il Premio “Poeti in piazza nel cuore” è andato al chirurgo reggino Salvatore Maria Costarella, che - recita la motivazione - «ha eletto a storico domicilio estivo il nostro paese [Bova Marina], dando lustro ai “Poeti in Piazza” con la sua presenza costante, ancorché umbratile e riservata. E che con il cuore di Gracco e il pensiero di Dante, ovvero con inarrestabile sentimento, fondato sapere, fede nella religione della scienza, già maestro, pur ciò vietando l’età giovane, ha tratto molti dei nostri compaesani dal pelago alla riva, dal buio dove s’annnidava il chiuso morbo, combattuto e vinto, alla luce dove la vita riprendeva il suo cammino, così riuscendo nell’impresa, storicamente gloriosa, di dare continuità alla nostra fausta iniziativa di riscatto della poesia del popolo». Per la sezione Premio “Micu Pelle alla memoria” la giurìa, presieduta da Pasquino Crupi, ha assegnato il Premio a Pietro D Borello. Tale la motivazione: «Anche i poeti muoiono. Ma non se ne vanno, restano. Maestro di alto profilo, educatore più che insegnante, galantuomo per tutta la sua umana e cristiana esistenza, grande artigiano della penna, sempre al servizio della società calabrese con inno alla speranza, Pietro Borrello, non più tra i viventi da qualche anno, ebbe alto il sentimento della poesia popolare che coltivò con segreta e scrupolosa passione. E di questa sua passione frutto alto è stata la raccolta Sparai di lu pedi (edizioni Città del Sole 2010) dove, culturalmente congiunto a Giovanni Pascoli, rifulge un francescanesimo agreste singolarmente estraneo alla poesia dialettale. Ciò che fa di Pietro Borrello un poeta dal timbro originale dentro la poesia popolare, che per sua natura non è facile alle novità né di lingua né di contenuto». Vincitore del Premio “Micu Pelle” è risultato Franco Blefari con questa motivazione: «Non è obbligatorio che un poeta canti sempre. Ma è obbligatorio che sia sempre contemporaneo all’epoca in cui vive, sia pure manifestando l’urto d’un dissenso interiore che non tende mai a conciliare passato e presente e, addirittura, a sforzare il presente verso il passato, fatto regno astorico dell’età dell’oro. Da ‘U focularu del 1976 ad Ariaporu del 1979, da ‘U tempu d’i cucuzzegli del 1989 a Profondo Sud del 2004 la vocazione di Franco Blefari al passato morale del Paese del Sud come termine fermo di giudizio dell’infelice presente non è mai venuta meno, generando una sorta di umana pietas storica , che ha consentito di fare andare alla storia gli umili, colti nella totalità delle loro manifestazioni: luoghi abitativi, campagne, produzione asiatica, rapporti di famiglia e di lavoro. Non senza qualche nota d’allegria dei naufraghi tra le onde inquiete della grande proprietà terriera. Ma va detto subito che Franco Blefari è poeta dell’anima, non del fragore sociale. È una dissipazione morale, non una disgregazione sociale il centro tematico della poesia di Franco Blefari. Il quale è stato capace di ciò di cui la poesia dialettale calabrese mancava, di ciò di cui la civiltà contadina era priva, rimanendosi monca: l’epos, cioè l’intera storia d’un popolo, come dà testimonianza prodigiosa la raccolta Un paese di gesso (2008) dove la cronistoria dell’affaticato paese del Sud , abolendo ogni confine di geografia e di poesia concentrazionaria, si tocca con il Sud del mondo , cioè con il canto generale dei poeti del’America latina». Particolare curioso. La sigla musicale di Poeti in piazza è l’Inno dei lavoratori. Natalina Misogano DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 27 Parlando di... ESTATE Novità assoluta e benvenuta di questa stagione le splendide gallerie piene di colori e sorrisi che ci sono state regalate dai due locali più in della Locride. L’INTERVISTA esclusiva con Dario Brunori foto NOTIZIE Ero un chitarrista da IIIa edizione del Premio "Amici di Martone" in ricordo di Tony Silipo Martone ha ricordato con grande commozione Tony Silipo, martonese illustre, distintosi in Canada per la sua intensa attività politica e culturale, prematuramente scomparso nei mesi scorsi. E dall’anno prossimo il premio “Amici di Martone”, cui è stata dedicata l’edizione 2012, sarà intitolato a lui. Porterà il suo nome anche una via della cittadina ionica da dove Silipo è partito appena undicenne e dove, da adulto, ha fatto sempre ritorno, mantenendo un legame forte e costante con le proprie radici. La figura di Silipo, a cui già nel 1992 Martone gli aveva conferito la cittadinanza onoraria, è stata ricordata dal sindaco Giorgio Imperitura, dal procuratore Lombardo e dal funzionario regionale Simonetti. Un certosino lavoro di ricerca sulla storia dell’emigrazione martonese è in corso d’opera a cura di Totò Imperitura che ha recuperato preziosi documenti d’epoca. Dalla Spagna a Bovalino questo è stato il viaggio che ha portato in piazza Camillo Cosatanzo, Daniela e Salvatore amici del sindaco Mittiga che li invita a ritornare in Calabria. Falò ELEONORA ARAGONA Quando mi dicono che c’è l’opportunità di intervistare Dario Brunori, nome d’arte Brunori s.a.s. (richiamo esplicito alla ditta famiglia, ndr) non sto nella pelle. Incrocio le dita e spero che non sia uno di quei pomposi artisti SIDERNO FESTA DI SS.MARIA DI PORTOSALVO Festa patronale e austerity pieni di sé. Quando sei fan del cantante da intervistare c’è sempre il rischio di rimanere un po’ deluso scoprendo chi è sceso dal palco. Ci inseguiamo per un paio di giorni tra telefonate e mancati incontri, ma che ci volete fare è la vita itinerante dell’artista. Tra una tappa e l’altra del tour migliaia di chilometri in Una notte di magia a Natile nuovo Una serata all’insegna dell’arte e dell’eleganza: nella notte di San Lorenzo “Le stelle di Pandora” hanno dato luce al cielo di Natile Nuovo. A organizzare l’evento la Cooperativa sociale “Oltre la Speranza”, che lavora da anni nel territorio per valorizzare ciò che di buono offre la nostra terra. Arte, musica e raffinatezza hanno fatto da cornice alle magnifiche creazioni sartoriali delle sarte natilesi, apprezzate ed applaudite con forza dalla moltitudine di spettatori che ha interamente riempito la piazza. Ospiti d’onore il Pres. Giuseppe Raffa, la dott.ssa Polimeno, consigliere provinciale e l’on. Giovanni Nucera ,consigliere regionale della Calabria, che hanno ribadito con forza che Natile dimostra di avere numerose potenzialità e soprattutto che la donna calabrese è capace di grandi cose perché punta in alto e non si arrende mai, nonostante le difficoltà. “ Dal vaso di Pandora, stasera, sono uscite sorprese piacevoli che hanno incantato tutti, Natile può andare avanti perché vanta di uno spirito di organizzazione e di un’ ospitalità spiccate. La partecipazione del numero elevato di giovani natilesi ha letteralmente stupito gli ospiti, che con soddisfazione e plauso hanno sottolineato che “ i giovani sono il sale della terra e rappresentano il futuro, sicuramente roseo, di una Natile in pieno sviluppo e progresso”. È con orgoglio che la Cooperativa “Oltre la Speranza” porta in alto il nome di Natile Nuovo. Una notte di magia che forse si ripeterà negli anni. Anna Rocca In questi giorni vi sarete accorti che i preparativi per la festa patronale sono iniziati. I pali sono stati piantati, le luci montate, le strade si sono quasi pronte ad essere invase dalle bancarelle e dalle gente. E anche quest’anno, come ormai da tradizione più che secolare, la città di Siderno celebrerà Maria SS. di Portosalvo. Le celebrazioni religiose hanno avuto inizio mercoledì 29 agosto alle 20 con la discesa e l’esposizione della statua lignea, e termineranno l’8 settembre con la s. Messa presieduta dal vescovo e con tanto di solenne processione conclusiva. I festeggiamenti di piazza quest’anno subiranno le manovre di risanamento economico e saranno alquanto austeri per rispettare la crisi economica che ci ha colpiti. Questo almeno è quanto ci fanno sapere gli organizzatori del comitato. La festa durerà cinque giorni, dal 4 al 8 settembre. Anche l’organizzazione artistica ha dovuto rinunciare al «cantante di grido, citiamo letteralmente il comunicato stampa. E ci informano che il gruppo che si esibirà saranno i Kalavria. DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 28 la Riviera Ushuaia Le Club «Se c’è un fermento va segnalato, bisgona farlo vivere. Magari poi si rivelerà un’esperienza effimera ma sarà comunque stata vitale» giro per il mondo. Dopo Locri, la Basilicata e la Toscana, un altro paio di date e chiuderà il suo tour a Parigi e Bruxelles. E scusate se è poco. Dario Brunori tu sei, insieme a Peppe Voltarelli, il cantautore calabrese del momento. Vincitore del premio Ciampi per il miglior debutto discografico nel 2009 e del premio Tenco come autore emergente. Raccontaci. «Ho iniziato a suonare la chitarra a 14, 15 anni, ma ero un chitarrista da falò. Poi mi sono appassionato e mentre studiavo Economia in Toscana parallelamente portavo avanti anche gli studi di chitarra. Anche da laureato ho continuato su un doppio binario per un po’. Nel 2007 sono tornato in Calabria per la morte di mio padre e nel 2009 ho pubblicato in Calabria il mio primo disco , Vol. 1. Anche se il ponte ideale con la Toscana è sempre vivo». Oltre al tuo impegno artistico c’è anche quello da produttore. E la tua bottega l’hai aperta a Rende (Cs). «Vivo qui, sono contento di stare qui e di fare qualcosa in Calabria, ma non è stata una scelta. Non sono per il campanilismo sfrenato. Una serie non predeterminata di eventi mi ha condotto al punto in cui sono. Ho fatto di necessità virtù». Da buon calabrese. Ma dimmi. Per le tue canzoni fai riferimento o ti ispiri a qualche cantautore calabrese o italia- no? «Quando ho iniziato non ne avevo. Non sono un grande ascoltatore di cantautori. Sono stato spesso associato a Rino Gaetano, ma non è stata una cosa ricercata, voluta. Alcune canzoni o artisti mi piacciono molto e magari tornano inconsapevolmente. A volte mi è capitato di risentire cose perché mi avevano detto che assomigliavano a qualche mia canzone. È successo con Dalla e con Stefano Rosso, oltre che con Rino Gaetano. Tra i calabresi mi piace molto lavorare con Peppe Voltarelli. Lo trovo un personaggio ammaliante». In una delle nostre ultime copertine abbiamo evidenziato il fermento culturale che ci è sembrato di percepire in Calabria. Artisti, scrittori, musicisti stanno trovando spazio nel nostro territorio? «Forse. È un’analisi difficile da fare. Non lo so. Quando c’è qualcosa di buono va sottolineato, va valorizzato. Questo da noi manca, si tende a resta- foto NOTIZIE re nella media, mentre sarebbe importante che non ci fosse immobilità. Se c’è un fermento va segnalato, bisogna farlo vivere. Magari poi si rivelerà un’esperienza effimera, morirà in un anno o in 10, ma sarà comunque stata vitale e produttiva. Sponsorizzarla, sottolinearla potrà solo farla crescere e creare interesse intorno al cambiamento». In cauda venenum. Nella coda veleno. L’estate calabrese è molto ricca su entrambe le sponde, concerti, notti bianche, sagre, ecc. Vediamo chi vince secondo Dario Brunori. Costa tirrenica o ionica? «Non ho il polso della situazione. Quando sei parte attiva non hai il privilegio di vivere il territorio da spettatore. Quello che ti posso dire è che abbiamo suonato in tre o quattro posti in Calabria durante il tour e devo dire che l’organizzazione è sempre stata impeccabile». Scivola come un’anguilla Dario Brunori, ma glielo concediamo. Samo si colora di giovani e appuntamenti estivi, impazza su facebook e sul web, urla e si fa sentire. Merito di cittadini che la amano e che ce la mostrano, tra foto e articoli, in tutta la sua bellezza. Invece e Nino Racco si esibiscono, Antonimina incontra Grande successo il sindaco di Biella per Laganà con ... la guida intelligente MARINA DI GIOIOSA JONICA Illustrissimi signori, prendo anch’io questa sera la parola per ringraziare voi tutti che con la vostra presenza onorate la sede più importante della cittadina di Antonimina . Un saluto di affettuosa accoglienza a tutti gli illustri ospiti che hanno voluto trascorrere il loro ferragosto nella nostra meravigliosa Antonimina. Un uguale saluto voglio rivolgere al signor sindaco e alle altre autorità e a tutti i cittadini di Antonimina. Gli interventi che si sono succeduti hanno posto in evidenza la realtà del nostro comune,che è sempre aperta a conservare e a migliorare i rapporti di solidarietà con le città che ospitano i nostri numerosi emigranti. Tra questi: Biella rimane la prima e la più vicina al nostro cuore e ai nostri pensieri. Per non togliervi tempo prezioso , voglio presentarvi questo semplice argomento. Come promotore dell’associazione “ Gli amici della santità di Rosella” vorrei pre- gare tutti quanti di prestare un poco della vostra sensibile attenzione a questo argomento, che, quando si completerà il percorso previsto dalle norme Ecclesiali porterà ad Antonimina una splendida ventata di purezza mistica di interesse nazionale e quindi di notorietà. Chiedo a tutti quanti di meditare sulla straordinarietà di questo avvenimento e di promuovere iniziative che siano pari all’altezza di questo sacro evento. Nel nome di Rosella e della nostra splendida Antonimina vi auguro un soggiorno lieto, sereno e di completa soddisfazione nei luoghi meravigliosi della nostra terra. Al Dott. Donato Gentile Sindaco di Biella nella certezza che lo sguardo lieto di Rosella lo possa proteggere lungo tutto il suo cammino, in collaborazione con l’amministrazione comunale intendo offrire questo splendido dipinto della nostra gloriosa mistica di Antonimina. Questo lavoro è stato realizzato dalla pittrice Denise Puntura figlia dell’attuale capogruppo di maggioranza Nicola Puntura. Sicuramente Signor sindaco questo quadro troverà la dovuta collocazione nella sala consigliare del comune di Biella, come segno di profonda amicizia e di fratellanza che da sempre contraddistingue le due comunità. Cosimo Paolo Pelle Il libro fotografico dedicato a Marina di Gioiosa Jonica, realizzato da Angelo Laganà e dal fotografo Salvatore Fazzolari, ha riscosso un grande successo. Merito dell'ammirevole lavoro grafico, delle 280 foto (50 delle quali panoramiche) che ritraggono la città marinara della Locride con il suo suggestivo lungomare, i personaggi noti, gli sportivi, gli squarci della tradizione, merito dell'attenta raccolta di numeri utili per cittadini e turisti. La guida intelligente è stata presentata il 21 agosto, presso la biblioteca comunale di Marina. Alla presentazione, moderata dall'avvocato Giuseppe Romano, hanno preso parte Patrizia Adorno in rappresentanza della commissione prefettizia e la segretaria della commissione Ersilia Multari, che ha organizzato l'evento. DOMENICA sul palco bovalinese, per la serata dedicata a Totò Speranza. Il ragazzo, scomparso molti anni fa, non è stato dimenticato dai suoi concittadini. La buona musica poi, arriva fino al Cielo! Moda Passion sfila in Piazza Portosalvo, a Siderno. Le modelle indossano gli abiti di Giovanna Trombetta e i bijoux creati da Patrizia Panetta. Largo alla bellezza mediterranea... Gagliano a parte! Premio Naniglio d’oro 2012 si conclude a Gioiosa Jonica, dopo la terza serata all’insegna di cinema e teatro, video-art e videoclip di autori calabresi. Un plauso ad Alberto Gatto e Maria Teresa D’Agostino. 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 29 Parlando di... La verità dell’Iride di Benjamin Bowson Estate goodbye Ombrelloni chiusi, ciambelle e braccioli messi via. Le valigie nel bagagliaio. Tutto pronto per un mesto ritorno e un'attesa lunga un anno, fin quando il calendario vi regalerà un altro agosto. Non parlo dei turisti. penso agli emigranti, e il cuore si stringe. Strano, per me, che arrivo da una cittadina della Carolina e che sono in viaggio da cinquant'anni. Ma io non sono un emigrante, giro per scelta. Viaggio perché non ho alcun legame col posto in cui sono nato e la nostalgia per me non esiste. Non ho un posto nel mondo, e neanche questo è bello. Ma non patisco il distacco e questo mi consola. Non piango una casa, una terra, un padre, un'infanzia perché non ce l'ho mai avuti. Per voi è diverso. Avete un posto nel mondo, i ricordi, l'appartenenza. Andate via per forza, quando restereste con gioia a crogiolarvi sotto questo sole fino a ottobre, in attesa di un inverno che qui è una meteora, una stagione fantasma. Passerete i prossimi undici mesi a convincervi che il posto in cui state è bello. Che Milano o Brussell sono meravigliose. Che le metropolitane sono una manna, che le fabbriche o la scrivania siano un dono di Dio. Ma a giugno incomincerete a mordere la briglia, a fare a brandelli la corda del bisogno che vi tiene al nord. Tortellini e burro vi diventeranno indigesti e il cielo plumbeo vi sembrerà un sarcofago. Capisco. Comprendo il dolore del ritorno, anche se non lo conosco personalmente. E per una volta, unica nell'anno, non vi arringo, non vi critico. Vi accarezzo e vi comprendo e idealmente vi accompagno ad abbracciare le nebbie padane, ormai in agguato. Tifo per voi e prego che il tempo passi in fretta. Spero che il leone d'oro rinasca dallo Ionio velocemente, per ridarvi una casa e un posto nel mondo. Un paradiso che è vostro da millenni, e per colpa anche vostra vi è concesso per un mese all'anno e non per tutta la vita, come sarebbe nell'ordine naturale delle cose. L’intervista a Massimo Cusato componente dei QuartAumentata Lo spirito mediterraneo in trasferta a NY ELEONORA ARAGONA Di solito chiudiamo l’intervista chiedendo agli artisti dei loro prossimi appuntamenti. Per questa volta faremo un’eccezione e tra poco capirete perché. Quali impegni avete a breve? Sappiamo di un viaggio a Ny e dell’invito a partecipare a un importante evento dedicato a De Andrè. «Andiamo in ordine. Il primo settembre saremo a Soriano nel Cimino (Vt) per il Risonando Festival, primo festival dedicato a Fabrizio De Andrè. E poi… partiremo per Ny per partecipare al Mediterranean Voices al MaMa Experimental Theatre Club, punto di riferimento internazionale e simbolo dell’universo off-off Broadway. Porteremo anche lì il nostro spirito mediterraneo, le nostre sonorità contaminate e la voglia di scoprire. Per noi sarà una possibilità enorme, ci confronteremo con Ny, i suoi locali e il suo stile musicale unico, vivo e in continua evoluzione». Le musiche del gruppo sono state scelte da una produzione americana di livello. Parlaci del progetto. «Sì, è vero. Le nostre musiche sono state scelte dal produttore Joe Church, per capirci è il compositore e produttore dei musical del Re Leone e di Sister Act per dirne qualcuno, per un musical diretto da Kevin Albert. È una grande soddisfazione, ci ripaga del lavoro portato avanti dal 1998». Nella copertina del 12 agosto abbiamo tentato di evidenziare il fermento culturale che secondo noi sta cambiando la Calabria. Secondo te è reale? «C’è un fermento musicale e letterario. Ho notato con piacere che il livello musicale si è alzato. Non solo per il numero e la qualità dei gruppi che stanno nascendo, anche i service che supportano i concerti e gli eventi infatti sono cresciuti molto. Questo è il sintomo che si crede di più nella musica». Quali sono i nuovi gruppi calabresi da seguire con inte- resse? «Non ti faccio nomi. Però ci sono gruppi innovativi, vivi e non suonano solo musica popolare. È necessario evolversi, non rimanere ancorati alle tradizioni. C’è bisogno di creatività e ricerca nella musica». Ma non sempre la creatività e l’innovazione trovano riscontro nel consenso popolare. Il Roccella Festival Jazz e il Caulonia Tarantella Festival ne sono forse l’esempio lampante. «In questo caso il discorso è complicato. Bisogna considerare la gratuità di uno degli eventi, il fatto che il jazz è di per se un genere più impegnativo da seguire». Quindi la risposta del pubblico non è adeguata all’alta offerta culturale proposta? «In sintesi sì, è così. Però secondo me un evento non dovrebbe escludere l’altro. Forse è più giusto sottolineare che eventi del genere non dovrebbero accavallarsi. Sarebbe più produttivo abbassare i toni, rispettare gli spazi e i tempi e far uscire fuori per la propria terra piuttosto che il proprio ego». Passiamo a parlare del concetto di musica dei QuartAumentata. «Noi facciamo canzoni nostre, mischiamo generi diversi: blues, funky, tarantella calabrese. È quando dico la nostra tarantella intendo quella vera, dura, nuda e calabrese, in dialetto. Noi nel 1998 siamo stati i primi a suonare tarantella nelle piazze, ma già allora era rivisitata in chiave QuartAumentata. Siamo sempre alla ricerca di nuovi suoni e vitalità». Cantare in dialetto non vi limita? «I QuartAumentata sono il primo gruppo etnico che la Sony ha deciso di produrre, questo risponde alla tua domanda. È evidente che non rappresenti un ostacolo. La nostra nota tradizionale è sempre presente. Massimo Diano con il suo organetto e la lira rappresenta l’anima, il colore calabrese. Ma la nostra tradizione non è statica, sperimentiamo e la rinnoviamo». DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 30 la Riviera 5 2 1 3 7 6 Blob of the week 9 Tanti auguri a Davide e Roberta 4 8 11 10 1 Stratosferico Natalino 2 Tutti in maschera per passare una serata diversa 3 Vincenzo e zio Pale beccati in villa 4 Buon compleanno a Carmelina, madrina del Kukumerla e regina delle serate estive 5 “L’allegra combriccola” Ritorto, Tallura, Carabetta e Alvaro 6 Sidernesi di Bologna a tavola 7 “I tri da chijazza” i Roccella 8 Il più grande spettacolo dopo il Big Bang 9 Tre amici, tre fratelli, tre rubacuori... 10 Poesia sul lungomare di Bovalino, con A Giuseppe, del lido “Gli amici del mare”, cirDaniela, Giovanni e Domenico colo storico fondato a Siderno dal Cap. 11 Formzazione al completo per lo staff del Verteramo, un grazie di vero cuore per la disponibilità e la professionalità dimostrata. Summer Beat Con stima ed affetto un gruppo di amici del residence “Siderno Mare” DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 LA RIVIERA 31