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DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
02
UNA STORIA
L’astronave
di Annibale
C’era, ai piedi dei monti, un
crocevia risultante dalla confluenza di due fiumiciattoli.
Proprio dove i torrenti s’incontravano si ergeva un enorme
sasso bianco, l’acqua nei secoli
l’aveva scavato e modellato. La
base era costituita da una lama
di roccia che ognuno dei due
fiumi limava dal proprio lato;
sopra la lama, che fungeva da
piedistallo, la roccia si allargava
a formare un cubo che al centro era forato, l’interno sembrava una camera, di discreta
grandezza, aperta da due lati,
parallelamente alla corrente,
dentro questo ambiente si alzava, a forma di tavolo, una parte
del masso. Tale abbozzato catafalco era sormontato da una
vaga figura di leone. Questo
era il posto più fresco che esistesse in Aspromonte, anche
quando il sole era allo zenit,
nel mese d’agosto. Dentro,
dopo un po’, bisognava coprirsi. Attraversava l’antro una corrente fresca incessante, come
se vi fosse un instancabile soffiatore, perennemente in moto.
Il letto nella roccia poteva contenere, contemporaneamente,
tre uomini, e ci si poteva adagiare sopra e ristorati dal fresco
guardare giù, dove il paesaggio
si apriva, portando a vedere il
mare in lontananza. Sembrava
di galleggiare nel cielo, tanto
più che alzandosi da quella
posizione si veniva colpiti da un
senso di vertigine. Era un posto
d’indicibile fascino che a occhi
profani poteva sembrare una
costruzione artificiale, e invece
era il frutto della capacità
architettonica dell’acqua.
Annibale, il figlio di Baal, generato dal fulmine, svolse la stoffa
dell’involucro che aveva in
mano. Gli comparve il volto del
suo amato fratello. Poggiò delicatamente il capo mozzato di
Asdrubale sul catafalco di pietra. Da qui potrai vedere il
mare e sognare Cartagine per
l’eternità - disse. Poi guardò
negli occhi il fratello Magone e
il guerriero gigantesco che li
accompagnava. Kirya, l’indomito che li proteggeva dalla furia
romana. Qui si riunirà la triplice speme, che da Amilcare
venne a minacciare la grandezza di Roma - disse ancora.
LE CHEVALIER
IL DITO NELL’OCCHIO
CARTOLINE PER LA PADANIA
*
di Antonio Calabrò
Il gas lacrimogeno di
Ernesto Galli Della Loggia
RODERIGO DI CASTIGLIA
Le notizie più lette della
settimana su larivieraonline.com
1) SIDERNO: OLTRE 40 MACCHINE DANNEGGIATE NELLA NOTTE
2) FESTA PATRONALE IN ONORE DI MARIA SS. DI PORTOSALVO
Pentedattilo
visto dai monti
L’Estate sta finendo e un anno se ne va,
cantavano i poeti ai tempi dell’Edonismo
Raeganiano, ma non avevano fatto i conti con
l’azzurro sfavillante dello Jonio in ghingheri. E
neanche con le rocce, sacre a noi calabresi, della
schiena antica di Pentedattilo.L’anno se va, ma
la Dea Estate, sorridente e seminuda, adora
cullarsi tra i vigneti e i gelsomini, lungo la costa
antica, ancora per un po’. Ed il sole, suo vecchio
spasimante, la segue ovunque.
3) SVOLTA NELLE INDAGINI SULLE AUTO DANNEGGIATE A SIDERNO
4) MARINA DI GIOIOSA JONICA: AGGRESSIONE AD UNA COPPIA
5) PROTESTA PER SCHIAMAZZI, FERITO
6) A VOI LE CORNA VICHINGHE, A NOI I BRONZI ELLENICI
7) STRETTO DI MESSINA, SCOSSA DI TERREMOTO DI MAGNITUDO 4,6
Dati larivieraonline.com
INCLINAZIONI ANOMALE
Sei geloso? Spacca tutto
Eh sì, le corna son dolori, ma ancora di più lo è il conto dal carrozziere. Lo sanno bene i proprietari di 24 autovetture che, in una insospettabile notte d’estate, hanno ritrovato parabrezza e finestrini delle
proprie auto distrutti. È successo a Siderno, e movente del folle
gesto del 24enne I.A. sarebbe stato un raptus di gelosia. Il ragazzo,
infatti, dopo aver visto l’ex fidanzata in dolce compagnia (di un altro)
ha preso una pesante mazza di legno e, nonostante il pesante “cerchio alla testa”, ha trovato la forza di distruggere tutto. Individuato e
interrogato dai carabinieri della Compagnia di Locri risponderà dei
danni arrecati. Nelle indagini è emersa la presenza di un complice,
G.G. di 25 anni, il cui ruolo a questo punto è oscuro. In un raptus di
coppia non crediamo. Perché, invece di far ragionare il ragazzo ferito
nell’orgoglio, il complice lo ha aizzato ed aiutato? Un’idea blasfema
in realtà ce la siamo fatta: G.G. si è dato per un po’ alla latitanza…
sarà solo? Il migliore amico e la ex è una storia vecchia quanto il
mondo. E scusate per le supposizioni.
DOMENICA
Se il prof. Ernesto Galli Della Loggia,
dai lievi trascorsi socialisti, fosse un cane,
potremmo, con alta probabilità di certezza, dire che ci troviamo di fronte alla
reincarnazione di Giorgio Bocca, che
anche di là vuole che non si perda il suo
verbo sull’inferno calabrese. Ma l’ottimo professore, che ha in Calabria più
confidenti proclivi che amici, non è un
cane. È uno spirito georgico, offeso dal
massacro storicamente attuale inferto al
paesaggio. E la Calabria, sempre ultima,
sul punto, occupa il primo posto, per
nulla, ovviamente, minacciato dalle
salubri e ordinate città del Centro-Nord
dove tra erbette e fiori riposto è il bene
degli occhi e dei polmoni dei nostri fratelli maggiori, che, pur non essendo islamici, di tanto in tanto lasciano le loro
case debitamente forniti di maschere.
Vogliamo forse negare che la Calabria
non partecipi alla gara nazionale della
degradazione del paesaggio, che in essa
non vi sia un aspro combattimento tra il
bello e il brutto, e che di frequente non
sia il brutto - capitale affaristico, classe
politica affaristica, ‘ndrangheta - a
schiacciare il bello, quella che un grande
ambientalista, come Luigi Parpagliolo,
chiamava “geografia estetica”? E quando mai? I meridionalisti - e noi lo siamo
in modo imperterrito - non sono stati
mai reticenti e omissivi sui mali del
Mezzogiorno e della Calabria. Sono
stati i primi a denunciarli. Ma l’hanno
fatto con l’animo aperto di chi vuole
raddrizare le ruote storte della Storia e
ha fede che possano essere raddrizzate.
Per Ernesto Galli Della Loggia, più logico che laico, noi siamo irredemibili.
Siamo la peste che diffonde il contagio.
I cattivi maestri. La metafora di tutto ciò
che è negativo. La molle terra sulla
quale si può zappare in profondità senza
fatica, senza conoscenza dei fatti, senza
serietà scientifica. Alrimenti non si spiega come un chiarissimo professore, qual
egli è, può trascorrere all’idiozia impervia di asseverare l’Aspromonte come
“inaccessibile”. Inaccessibile, “per fortuna!”, aggiunge. Ha ragione. Tale lo rendono le montagne, gli alberi contorti, i
dirupi, le boscaglie, gli ‘ndranghetisti in
agguato. L’accesso è , per fortuna, vietato alle persone per bene, come Ernesto
Della Loggia. Il quale, Dio ne scampi e
liberi!, ove l’accesso fosse possibile,
sarebbe depredato e divorato vivo dal
composito bestiario. Hic sunt leones.
Meglio i conigli di Milano, che offrono
l’enorme coraggio di scrivere di ciò che
ignorano. Sapendo che non ci sarà replica merdionale. Come è accaduto. Ma
può anche accadere che il “Corriere
della Sera” scopra e diffonda le bellezze della Calabria e dell’Aspromonte
nelle pagine a pagamento di pubblicità.
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
03
Parlando
di...
NORDICI & SUDICI
DI GIOACCHINO CRIACO
Da una terrazza
sulla Locride
..Sotto un cielo chiaro di stelle e abbagliante
di luna, comprendi l’inadeguatezza degli
strumenti per descrivere la bellezza enorme
che ti circonda. Conti le luci dei pochi lampioni che illuminano le notti dei paesini ostinatamente
abbarbicati
sui
balzi
dell’Aspromonte. Capisci la sconfitta di chi
è partito, che non ha fatto nulla per la propria terra e in fondo ha, anche, combinato
poco per se stesso. Che continua a tornare e
ripartire senza trovare un posto nel mondo.
Che non ha il coraggio di mollare tutto per
la Locride, né di mollare la Locride per sempre. Immagini la vita sotto i lampioni, quella che non è mai andata via. Sconfitta
anch’essa, rimasta per sopravvivere e non
per vivere. Puoi vederla la vita che ritorna e
quella che è rimasta, insieme e mista a ogni
stagione bella. La vita che si racconta, e
conta le sconfitte comuni. Comprendi, sì, l’inadeguatezza nostra. Quella di chi è andato
e di chi è rimasto, tutti uguali nel dilapidare
un patrimonio immenso. Tutti piegati a un
bisogno e mai dritti per un’idea. Tutti vili, in
ginocchio davanti a un desco vicino o lontano. Tutti stranieri fuori e forestieri dentro. Il
male sotto le luci lo vedi, e non è tanto, né
tanto servirebbe per spazzarlo via. Solo un
po’ di coraggio, giusto quello che ci manca a
toglierci valige e cappelli dalle mani. Guardi
e riguardi, conti e riconti, vedi e rivedi. E
ammetti, continueremo a partire e a invocare, perché il Dio o il fato che ha creato la
nostra terra il massimo sforzo l’ha impiegato per farla bella. Non gli si poteva anche
chiedere di darci solo pizzico di coraggio in
più. E un detto dice «Quandu cappellu c’è
berritta non cunta». Così i cappelli continueranno a comandare e le coppole a eseguire gli ordini. E noi riprenderemo a partire o a rimanere per sopravvivere.
CORSIVO 12
Il callido disegno di
Rappoccio e i candidi
gerarchi politici
RODERIGO DI CASTIGLIA
IN EVIDENZA
«Da garantisti quali siamo - i
garantisti a volte devono avere
uno stomaco forte - per ora il
consigliere regionale Antonio
Rappoccio è solo un detenuto in
attesa di giudizio, non un
colpevole»
a agli arresti il consigliere regionale del glorioso Partito Repubblicano Italiano, Antonio
Rappoccio. Il profilo, che ne traccia il Gip dr.
Vincenzo Pedone, magistrato accorto e sapiente, è di
una bruttezza assoluta. Non c’è solo il voto di scambio, ma il ricatto dell’immaginazione di chi non ha né
santi in Cielo né padrini sulla terra. È questo che ha
deciso l’avvocato generale dello Stato, dr. Francesco
Scuderi, magistrato di alto riserbo e di consolidata
dottrina giuridica, a chiedere l’arresto e il Gip ad
accogliere la sua richiesta. Da garantisti quali siamo
- i garantisti devono avere uno stomaco forte - per
V
“La rivoluzione o sarà una festa o non sarà!”
ILARIO AMMENDOLIA
Festival della Tarantella... Piazza Mese stracolma come
un campo pieno di spighe di grano. Gente che canta e
balla. È molto bello vedere tanta gente divertirsi.
La festa ti contamina e ti coinvolge. «Colui che facilmente si sposa alla folla, conosce le gioie febbrili di cui
resteranno eternamente privati sia l’egoista, chiuso
come un forziere, sia il pigro, rintanato come un mollusco…». Mi vene a mente un vecchio slogan “La rivoluzione o sarà una festa o non sarà” intendendo con queste parole che neanche un solo bambino avrebbe dovuto piangere per il mondo nuovo che avremmo voluto
costruire. Le grandi folle che nel ‘68 si mossero ai quattro angoli del mondo chiedevano una umanità in cui la
creatività, la fantasia, la gioia della vita, fossero preva-
lenti sulla guerra e sull’oppressione. Chi guarda le fotografie di quel periodo individua un filo rosso che univa
folle immense: l’aspirazione di costruire un mondo di
festa, nella misura in cui l’esistenza umana è compatibile con un clima festoso. Non è andata così!
Una società felina sembra marciare a passi svelti verso
la barbarie e la dissoluzione. Per dirla con Marcuse
viviamo: «Una confortevole, levigata, ragionevole,
democratica non-libertà». Solo che la nostra società
non è più né tanto confortevole nè tanto levigata. Tra la
gente che balla stasera in questa piazza e quello che
questa stessa gente sarà domani, esiste un rapporto
disarmonico quasi conflittuale. Stasera vivono il mondo
in cui probabilmente avrebbero voluto vivere: allegro,
spensierato, solidale, l’uno accanto all’altro. Domani
saranno nel mondo reale: l’uno contro l’altro a insegui-
re il denaro, il successo individuale, il potere. Coloro
che non lotteranno dovranno rassegnarsi a soccombere. Il clima di festa collettiva si interromperà appena
finito il ballo. Appena tamburelli e fisarmoniche cesseranno di suonare.
L’apparente unità di popolo cederà il passo a tante individualità pronte allo scontro per un posteggio. La straripante allegria cederà il passo al pesante clima della
quotidianità, a volte, alla noia.
Sarebbe stato possibile far proseguire la musica all’infinito? Parliamo, ovviamente in senso metaforico! Prima
o poi ognuno sarebbe dovuto uscire dal cerchio ma la
vita avrebbe avuto un altro sapore. Sappiamo che non
sarà così. Non è il destino. Siamo noi a rendere la nostra
vita triste e a spingere il mondo verso l’inferno. Perché
lo facciamo?
DOMENICA
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LA RIVIERA
04
la Riviera
ora il consigliere regionale Antonio Rappoccio è
solo un detenuto in attesa di giudizio, non un colpevole. Il segretario minuscolo del minuscolo Pri,
il deputato Francesco Nucara, non ha potuto che
augurargli di essere in grado di dimostrare la sua
estraneità ai fatti contestati. Magnifico. Ma qui noi
vogliamo chiederci quello che nessuno s’è chiesto:
chi ha voluto e messo in lista per le regionali del
2010 Antonio Rappoccio? Chi l’ha voluto candidato nel 2005 per il Consiglio regionale, nel 2006
capolista per il Senato, nel 2007 alla testa di lista
per il Consiglio comunale? E la scelta di candidarlo a gettito continuo fu determinata dalle sue alte
qualità politiche o dalle sue capacità di raccogliere molti, molti voti? Fu questo il “callido” - per
usare il piumato aggettivo del dr. Vincenzo Pedone
- disegno di Francesco Nucara? Così pare. Poiché
non c’è dubbio che ormai, da tempo, i candidati
non sono selezionati secondo indipendenza di
pensiero, virtù morali, disinteresse per il proprio
peculio, presenza attiva nella società, ma secondo
le amicizie vantate, la posizione sociale, le relazioni importanti e l’indubbia capacità di portare
all’incasso elettorale la rete a strascico, piena di
pesci piccoli e di pesci grandi, di elettori di piccolo
calibro e di caporioni. Né questo vale solo per il Pri.
La questione interpella tutti i partiti, non escluso il
Pd. Fanno ridere, perciò, i candidi che contro la
corruzione elettorale presente invocano a rimedio
l’opera medicatrice dei Partiti, che sono la fonte
d’ogni degenerazione. Ma sono candidi o callidi?
Il dubbio più feroce è che si tratti di una manifestazione
della stessa natura umana.
Vedo un mondo crudele e arido che ha come unica
unità di misura il denaro che ha più valore dell’uomo
stesso. Se così fosse sarebbe triste per tutti, ma per alcuni di noi molto più triste. Chi ha veramente sognato un
altro mondo, chi ha disarmato il proprio animo e quello
delle persone che ama, sarà costretto a camminare
senza armi nella giungla più feroce…
In questa piazza, almeno per qualche ora, sventolano i
vessilli dell’allegria e della spensieratezza.. e non è poco!
Mancano le bandiere che trasformano lo stato d’animo
momentaneo in un grande progetto di cambiamento.
La folla presente in questa piazza resterà folla senza trasformarsi in popolo.
Appartengo a coloro che pur commettendo errori infiniti ha visto in sogno un altro mondo, ha sognato un
altro uomo. Svegliarsi e scoprire che s’è trattato solo
d’un sogno sarebbe un brusco risveglio.
Tanto vale, stringere i denti e continuare a sognare.
La littorina
DIAVOLO NERO
Reato di parentela
cioè di nascita
FRANCO CRINÒ
l mio parente, che è tornato
dall’Australia, riesce al terzo
tentativo a fotografare il
treno regionale, che sulla linea
jonica si presenta come un rotabile a trazione diesel. Vecchio, in
verità, di almeno quaranta anni,
generalmente con composizione
singola e solo in alcune fasce
doppia, con una capienza di
circa sessanta persone, sfreccia
di fronte al ristorantino a mare
dove stiamo pranzando.«Ma
non mi dite che ne passano
pochi di questi treni». «No, questo no, il punto è che sono messi
male». «Sono “corti” come la littorina che c’era quando sono
emigrato». Gli diamo altre delusioni. «Sono dotati di pochissimi
confort di viaggio, si rompono
spesso, forse sono pochi quelli
che pagano, sono super affollati
e con tanti viaggiatori senza
posto a sedere, se ne servono
tanti extracomunitari». Qui i
giudizi tra di noi non convergono, lui si fa forte della distorsione
del paese che l’ha accolto, che,
addirittura, manderebbe la
Marina a prelevare extracomunitari, per gestirli poi elettoralmente. «Bah! Il vostro Ministro
Riccardi sostiene che se gli
immigrati lasciano l’Italia, questo è un danno».
Un punto d’incontro non lo troveremmo e allora torniamo sui
treni di oggi, eredi… con una
forte somiglianza, della “littorina” del 1960. Oggettivamente il
trasporto su rotaia inquina di
meno, si presterebbe a razionalizzare il traffico e a ridurre il
numero degli incidenti che si
verificano sulle strade, eppure
non viene valorizzato. Oggi il
servizio ferroviario regionale è
I
regolato da un contratto, della
durata di sette anni, tra Regione
Calabria e Trenitalia, proprietaria del materiale rotabile e a cui
va un canone per i treni e i servizi acquistati, secondo le tariffe
previste dal contratto.
Chi non lo considera equo o,
soprattutto, chi contesta l’ accordo con le ditte degli autobus,
arriva a proporre una competenza del servizio più diretta da
parte della Regione .
I treni cambiarono il mondo, si è
potuto viaggiare, comunicare.
Oggi si viaggia velocemente,
infrastrutture permettendo - al
Sud non permettono tanto - e si
comunica in tempo reale.
Dobbiamo abbandonare il
mondo di oggi e passare a quello
successivo? Nella pratica si può?
Soprattutto a noi sembrano
irrealizzabili i progetti “futuribili”, dei vettori supersonici, della
ferrovia spostata a monte. È praticabile la soluzione drastica che
sottende l’articolo di Ernesto
Galli Della Loggia sugli scempi
edilizi? Abbiamo una produzione che quest’anno è stata sufficiente sino ad agosto. Scorte e
surrogati sarà l’idea che metteremo in pratica per sfamare e assi-
stere il pianeta sino a dicembre .
L’incremento demografico è
fuori controllo. Ho ascoltato una
battuta infelice: «Però, quei due
miliardi di cinesi che rompono le
scatole…».
La responsabilità della politica, a
livello mondiale, è quella di riappropriarsi quantomeno del progetto. Torniamo ai treni regionali, diciamo qualcosa di concreto:
primo, l’elettrificazione della
linea jonica, a parole presente
anche nell’ultimo pacchetto di
misure per il Mezzogiorno e che
Scopelliti ha sollecitato che inizi
da qui ad andare verso sopra, da
parte del gestore dell’infrastruttura (RFI), consentirebbe di
effettuare il servizio con treni
elettrici molto più affidabili dei
diesel, più economici e meno
inquinanti. Secondo, bisognerà
programmare l’acquisto da
parte di Trenitalia (…) con contributo regionale (circa il 70%
del costo) di almeno quindici
treni con una capienza di circa
200/250 posti e, visto che il costo
per ogni treno è di tre milioni di
euro, la somma non appare
impossibile reperirla. Altrimenti,
in questo settore continuerà a
regnare il caos.
In Calabria non ci si annoia mai. C’è
sempre qualcosa di nuovo sotto il sole,
soprattutto in materia penale. Infatti, da
quando lo Stato democratico ha scoperto con grande ritardo la mafia, che tanto
ha fatto vibrare i petti degli autoarruolati nell’esercito della liberazione, fuori
dal Codice penale e nelle vicinanze della barbarie giuridica è fiorita la pena al cognome. Se a Platì il tuo cognome
è Trimboli, a San Luca Vottari, ad Africo Morabito, a
Siderno Commisso, finisci in padella, fritto come le alici.
E se sei nato da genitori, che la Giustizia giusta degli sterminatori del Male colloca tra la rea progenie, anche presunta, non hai scampo. Erode è stato più pietoso. Si limitò
a ritenere infetta e pericolosa per il regno solo la nascita
dei maschi: da eliminare. Da noi, nel triangolo AfricoSan Luca- Platì, nessuna differenza di genere. Maschi e
femmine vengono alla luce tutti egualmente infettati dal
peccato di nascita. Grande variante del racconto biblico
che ci dice tutti nati con l’unicità non raddoppiabile del
peccato originale.
Non sto divagando né generalizzando. Una diciottenne di
Platì, poiché il lavoro fisso è la meta di pigri, si inventa una
attività di libera imprenditrice in agricoltura. E chiede su
progetto, scientificamente fondato, un contributo alla
Regione. La documentazione prodotta non fa una grinza, ma il contributo viene bloccato per la ragion impura
che il padre della ragazza, ancorché in libera circolazione,
è sospettato, non sappiamo se lievemente o fortemente,
di legami mafiosi. Poiché tale il padre, tale la figlia. Ciò
che alla ragazza viene applicato è il reato di parentela
ristretta, desunto dal peccato di nascita per padre presuntamente mafioso. Si capisce che il reato di parentela
ristretta non è previsto né è codificato, anche se spesso
soministrato. E di questa aberrazione fa giustizia il Tar di
Regio Calabria presso cui la diciottenne di Platì- e questo
le fa onore- aveva avanzato ricorso. Sentenzia esemplarmente il Tar che la diciottenne imprenditrice può godere del richiesto contributo, ovvero che il reato di parentela ristretto, non esistendo nel Codice penale, non può
essere applicato. Ci sono giudici anche a Reggio, grazie
a Dio la cui parola non discutono. Essi sanno che anche
nella Locride i nati da donna sono impolverati solo e soltanto dal peccato originale. Certo, se unico sacerdote a
celebrare il sacramento del battesimo in questa porzione
di territoro locrideo fosse don Ciotti, di sicuro i platioti, gli
africoti, i sanlucoti rimarrebbero peccatori a vita. Contro
lo Spirito Santo e contro lo spirito della Legge.
DOMENICA
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piccoli passi si percorre una
lunga strada. La via intrapresa da Gioiosa Jonica brilla
come l'Hollywood Boulevard, tutto
merito dei giovani, e non è stavolta
un modo di dire, che si sono caricati sulle spalle il peso del rilancio di
un'intera comunità. Imprenditori
alle prime esperienze insieme a
quelli di lungo corso hanno animato
un borgo reso bello e affascinante
da un'amministrazione che ha saputo non tirarsi indietro. Ma l'anima di
Gioiosa Jonica sono i tanti ragazzi
che sono riusciti a dare entusiasmo
e qualità ad aventi come la “Festa
del Borgo”, la sagra della melanzana e non ultima la grande festa in
onore di San Rocco. I giovani
hanno investito su se stessi e sulla
loro terra, turisti e residenti della
Locride hanno giustamente apprezzato. Un successo conquistato e
meritato. La bellezza salverà il Sud.
A
DOMENICA
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LA RIVIERA
06
LA COPERTINA
«Qua campiamo d’aria e moriamo d’aria fritta. Delle promesse senza seguito
dell’europeo governo di Mario Monti e del meridionalismo bastardo dei novatori
che han ridotto la questione meridionale a questione criminale»
Qua si campa d’aria
PASQUINO CRUPI
uasi 40 anni fa salìi come
inviato
speciale
di
“Calabria oggi”, che in quel
tempo si stampava a Roma, a
Pietropennata di Palizzi per un’inchiesta. Incontrai tanta gente, che
conoscevo e mi conosceva per i
comizi nella ristretta piazza. S’era
al tramonto. I contadini tornavano
dalla campagna sui loro asini.
Cominciai
a
conversare.
Continuai la conversazione con
alcuni di loro in una bottega dove
si servivano sarde salate e vino.
Leonardo Caridi, poeta del popolo, Turi Oliva, che beveva e assentiva, un vecchio con un basco sulla
testa, reduce da 20 anni di carcere,
ragionavano da meridionalisti
inconsapevoli, da meridionalisti
comunisti. L’agricoltura era la sor-
Q
gente di ogni ricchezza. Dare le
terre ai contadini per una Calabria
del lavoro. E quando? Domandai:
«Ma qui ora come vivete?». «Qua
si campa d’aria», mi rispose il vecchio con il basco. Ad anni di
distanza raccontai l’episodio a
Otello Profazio, che su quella
frase ha costruito la sua ballata
più straordinaria, appunto titolata
Qua si campa d’aria. Epos del
popolo calabrese, che fa i conti
con l’appuntamento mancato
dello Stato con il Sud, e lo Stato
assolve, raccontando che qui non
abbiamo bisogno di nulla, che qui
si campa d’aria. Ad una sintesi
storica così fomidabile il Grande
Restauratore attivo della cultura
popolare calabrese non perverrà
più. E si comprende. I capolavori
non hanno replica. Com replidca
non ha Otello Profazio del quale
pubblichiamo a pag. 9 uno stralcio
del’ampio ritratto uscito dalla
testa intelligente di Giuseppe
Tripodi e accolto sulle pagine di
“Belfagor”, rivista tra le più prestigiose di Italia.
L’ho rivisto Otello Profazio il 24
agosto a Caulonia. Il tempo presente è più amaro del tempo passato. Qua continuiamo a campare
d’aria. Aria fritta, però.
Non abbiamo bisogno d’industrie
neppure di quelle collegate ai prodotti dell’agricoltura, come induceva Luigi Sturzo.
Non abbiamo bisogno di un’agricoltura avanzata e trasformata,
che fu il cruccio e il piccio del
meridionalimo comunista.
Non abbiamo bisogno di investire
nell’innovazione e nella teconologia, poiché la scienza non dà la
felicità.
Non abbiamo bisogno di trasporti,
e giustamente canta Otello
Profazio: «E mannaja all’ingegneri/ chi ingegnò la ferrovia!…/ Ca si
non facìva i mezzi/ all’America
non si jia!…». Ci bastano gli asini.
Siamo o non siamo il fortunato
regno della lentezza, come van
predicando, pigolando sempre di
meno, i meridiani, ampollosi
demolitori dei meridionalisti?
Non abbiamo bisogno d’una classe
dirigente, cessata, come ha dimostrato Guido Dorso, dopo l’Unità
d’Italia. D’una classe dirigente di
meridionali elevati, cioè di meridionali capaci di pensare agli interessi generali.
Qua campiamo d’aria. Ossia della
brezza del mare, che ospita i tacchi dei turitsi del Nord. Ed è subito inverno quando l’estate volge
al su termine.
Qua campiamo d’aria, che s’è
fatta più pura dopo lo sfollamento
coatto delle masse contadine che
con il loro compatto fiatto la rendevano mefitica.
La Calabria il Mezzogiorno non
hanno bisogno di libertà, come
pretendeva il vecchio Giustino
Fortunato, surrogato da don
Ciotti, dalle Ginevre e dai
Lancillotti.
Qua campiamo d’aria e moriamo
d’aria fritta. Delle promesse senza
seguito dell’europeo governo di
Mario Monti e del meridionalismo bastardo dei novatori che han
ridotto la questione meridionale a
questione criminale. E della
mozione sulla Calabria promulgata a Monasterace da Marco
Minniti, il Verificatore dei Pesi e
delle Misure del programma
SalvaItalia.
“
L’incontro
Lo spettacolo di Caulonia
ANTONELLA ITALIANO
Li abbiamo trovati così, abbracciati come due ragazzini, mentre discutevano di libri e
politica, e si raccontavano gli aneddoti di anni passati tra la gente del Sud. Il più grande
meridionalista di tutti i tempi e il principe dei cantastorie: penna e chitarra miste ad una
squisita cadenza reggina; già di per sé una musica. Così, mentre il pubblico aspettava con
ansia il concerto del Kaulonia Tarantella Festival, il vero spettacolo si teneva alle spalle
del palco.
continua a pagina 8-9
L’opinione
Calabria invisibile
GIOACCHINO CRIACO
C’è una Calabria da prima pagina, che viene sbandierata di continuo su giornali e tv. Che
questa settimana è andata dappertutto con l’ennesimo arresto di un consigliere regionale. Una terra conosciuta nel mondo per i suoi eventi criminali. Nota per gli Oppedisano
e famigerata per i casati di mafia presenti in ogni suo borgo. Una Calabria da incubo,
riproposta in salsa di ‘nduja a ogni crepitio di lupara.
continua a pagina 8-9
DOMENICA
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LA RIVIERA
07
La copertina
«Facciano come credono e in nome della libera informazione ci descrivano pure come terra del
male assoluto. Se da noi si spara e si ruba mica è colpa loro. Ed è inutile rincorrerli e spiegargli
che si spara e si ruba dappertutto, battaglia persa e scontro impari. La Calabria fa notizia, per
un’unica e sola ragione. La ‘ndrangheta».
Calabria invisibile
IN EVIDENZA
«Fanno bene i nostri giornali a informare su tutto quello che non va in questa
terra. Però, perché il però
c’è sempre. Potrebbero fare
qualcos’altro. Magari
mostrare quella Calabria
invisibile che sarebbe utile
far vedere».
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d è giusto che se ne parli, che si
denunci il malaffare, che si scoprano gli intrallazzi. E c’è poco
da lamentarsi, la cronaca nera
la produciamo. Non possiamo
mica chiedere all’informazione di tacerne.
Soprattutto non possiamo chiederlo a
quella stampa che ha sede altrove, e che in
fondo ha solo l’obiettivo di riempire i giornali di servizi appetibili al pubblico di fuori.
Facciano come credono e in nome della
libera informazione ci descrivano pure
come terra del male assoluto. Se da noi si
spara e si ruba mica è colpa loro. Ed è inutile rincorrerli e spiegargli che si spara e si
ruba dappertutto, battaglia persa e scontro
impari. La Calabria fa notizia, per un’unica e sola ragione. La ‘ndrangheta. Non ci
perdo neanche un attimo ad analizzare la
questione. È così, punto. È altrettanto
E
ovvio che non possiamo chiedere alla
stampa calabrese di nascondere le nostre
magagne, magari mettendo in risalto le
tante altrui, sarebbe un giornalismo inutile e consolatorio. Fanno bene i nostri giornali a informare su tutto quello che non va
in questa terra. Però, perché il però c’è
sempre. Potrebbero fare qualcos’altro.
Magari mostrare quella Calabria invisibile
che sarebbe utile far vedere. Oltre che
contribuire al debellamento del male si
potrebbe partecipare alla costruzione di
un po’ di bene. Ad esempio, un piccolo e
insignificante giornale, il nostro, ha messo
alle corde l’ANAS, obbligandola a far dei
lavori su una strettoia che dava materiale
buono per la cronaca giornalistica con un
po’ di giovani morti ogni anno. Niente
incidenti e niente servizi giornalistici su
quelle tragedie. Ancora, un moscerino
dell’informazione, noi, ha messo sulle
prime pagine dei giornali e nei titoli di
testa delle tv, un leone di bronzo. Per qualche giorno, malignamente, abbiamo fatto
sparire la cronaca nera dalla Locride.
Certo il prezzo è stato alto, forse si è speso
più di quanto costi una sagra della zeppola o del cinghiale. Ma la resa, per botta di
c.. fortuna, è stata enorme. Figuratevi che
il nostro editore ci ha passato le ore al
telefono con quelli della BBC, fatto ordinario per una Calabria che non parla di
‘ndrangheta. Poi, ammettiamo, è arrivata
la mazzata e un turpe radiatore ci ha tarpato le ali bloccando a terra il nostro volo.
Ma noi siamo tignosi, e se il dio volesse e il
leone risultasse di gran valore passeremmo alla storia per quelli del leone. In caso
contrario saremo sbeffeggiati a vita come
quelli del refrigeratore, il che oltre a danneggiare il nostro amor proprio di danni
alla Calabria non ne recherebbe alcuno. Il
gioco è valso la candela, e anche l’arrabbiatura della Bonomi. Così continueremo
con le bufale. Riproporremo in continuazione le nostre sole. Vi sfiniremo con le
storie sulla rocca di Pentedattilo, sul castello di Palizzi, sul ponte dell’oro di
Brancaleone, sulle necropoli dello Zefiro,
la sinagoga di Bova, la Persefone di Locri,
il filosofo di Porticello. E i Bronzi di Riace
ve li serviremo a ogni edizione. Vi romperemo le scatole con Simone Furnari e
Barlaam di Seminara, con Telesio e
Campanella. Vi leggeremo in francese la
Chanson d’Aspromonte e in dialetto le
opere di Gangemi e Abate. Cercheremo
di mostrarvi anche quella Calabria che
potrebbe permetterci la costruzione di un
progetto per il futuro. E, sia chiaro, ognuno faccia come creda. Ma bufala per bufala, è più gratificante quella dell’armatura
che quella dei 57 miliardi di euro che
Oppedisano ogni anno sotterra ai piedi
dei suoi pomodori.
Gioacchino Criaco
IL CASO
Meno male che in UK
non c’è la Bonomi
Charlie, un piccolo naturalista in gita con
la scuola sulle spiagge di Hengistbury
Head, vede un’insolita roccia. Incuriosito
decide di raccoglierla e portarla a casa,
benché pesasse 600 grammi. Inizia a studiarla e si rivela essere del rarissimo
vomito di balena. Valore 50 mila euro.
Charlie come i sub jonici che hanno
ritrovato il bronzo. L’unica differenza?
Meno male che in Inghilterra alla sovrintendenza non c’è la Bonomi a screditare
la scoperta.
DOMENICA
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LA RIVIERA
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Pasquino Crupi e
Otello Profazio lo
spettacolo di Caulonia
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Da cornice allo storico incontro hanno
fatto le case in pietra e le strette vie del
paese, interrotte da scalinate ripide e da
violenti affacci sull’Aspromonte. Fragili
mondi circondati dalla natura. Tra le
mura il tempo pareva scorrere lento,
senza far caso a tutto il resto attorno.
Anzi fummo noi a intrufolarci, quella
sera, nell’intimità del piccolo paese.
Caulonia aveva quell’aria antica del 1500
quando, se non fosse stato per i cantastorie, tante informazioni sarebbero andate
perdute. Informazioni scottanti che svelarono intrighi, corna, omicidi, e un peccato che si riempì dell’odore di paglia ed
erba bagnata, che risuonò di feste di
paese e passi inquietanti sullo sterrato, e
che ebbe il gusto di frutta rubata dagli
alberi, grano e latte fresco. I “malaffari”
dei briganti, più tardi, persi in aspre gole
montane, con fucili e coltelli a portata di
mano, e una malinconia nel cuore grande quanto l’universo. Tanto grande da
renderli spietati. Furono queste le facce
leggendarie di un Sud peccaminoso,
impresse in melodie cantilenanti e ripetitive, e in questa veste consegnate alla storia.
“Il principe” Otello, oggi, è il nostro cantastorie. Lui è il massimo esponente
della musica calabrese e siciliana, e ha
reso immortale il sangue della
Baronessa di Carini, la leggenda di
Colapesce, il dolore e la giovinezza del
brigante Giuseppe Musolino. Lui, dal
palco del Folkstudio a Roma, ha raccontato della diffidenza dei “lupi”
d’Aspromonte, dell’amore che non
conosce ostacoli ne “i muttetti”, e ha
deriso le carceri della Calabria, e lo stu-
Qua si campa d’aria
Il Sud è ‘nu paese bello assai:
il sole è caldo, e non si fredda mai.
Il mare è azzurro verde sperlucente:
qui non si vide mai roba inquinante.
Siamo genti felici e stracontente:
non abbiamo bisogno mai di niente!
QUA SI CAMPA D’ARIA!
Il Sud è proprio vero paradiso…
se vuoi morir, devi morire ucciso!
O genti, ve lo dico in fede mia:
“qui non si sa cos’è la malattia”…
E non capisco con quale causale:
“ogni città ci fanno un ospedale!”.
TUTTA ROBA INUTILE!
Qua non muore mai nessuno…
Neanche i camposanti ci sono!
Il Sud ha un clima ch’è strabiliante:
bisogni fisiologici per niente!
È al Nord che si beve e che si mangia,
e c’è bisogno d’evacuar la pancia…
Qui invece – ve lo dico in confidenza –
non la sentiamo, no’, quest’esigenza!
QUA SI CAMPA D’ARIA!
Che si son messi in testa i governanti?
D’industrazzialiarci a tutti quanti!
Fatevi i fatti vostri, che non urgi
avere al Sud i Centri ‘i Siderurgi!
Ma che bisogno c’è di lavorare?…
cu’ ‘stu cielu, ‘sta luna e cu’ ‘stu mari?!…
QUA SI CAMPA D’ARIA!
E che si sono messi in testa questi qua, ora!
Pure le scuole ci vogliono frabbicare!
Ma che non lo sapete che noi qui nel Sud
nasciamo tutti scienziati e alletterati?
Le scuole servono per gli ignoranti…
non per noi che siamo intralligenti!
Qua si campa d’aria! Ma, dice: “ se si campa d’aria,
tutta questa ‘micrazione, come si spieca?”…
Si spieca, si spieca… Perché a noi ‘nci piace viaggiare…
conoscere altra gente … altri paesi …
l’America…l’Australia…la Francia…la Germania…
la Svizzera…il Belgio… Anche l’Italia!
Perché, è brutta Milano? E’ bellissima!
E Torino? Che ci manca a Torino?
“Fatti non foste a viver come bruti
ma per segui virtute e conoscenza”!
La ‘micrazione? …si spieca…si spieca … altro che!
Mi dicono che al Nord la notte è scura:
piena di nebbia e piena di paura.
Qui invece è giorno chiaro permanenti…
ma che ci serve a noi questa corrente?
Che avete messo a fare ‘sti lampioni?…
se c’è la luna pe’ illuminazioni!…
TUTTA ROBA INUTILE!
Qua si vede benissimo… anche di notte…
C’è una luna! A’n prima matina spunta ‘a luna!
E ci hanno fatto super-autostrati…
longhi e larghi quarantamila metri!…
Ma perché mai ce l’hanno poi asfaltati?
Per non poter piantare li patati!
(Ma non per noi: perché noi non abbiamo bisogno di mangiare!
Per mandarle al Nord!… perché noi non abbiamo bisogno di niente!
Qua si campa d’aria! Si campa d’aria!
Noi non abbiamo bisogno di niente!
Lasciate stare, non vi preoccupate, non si fa’ niente!
Qua si campa d’aria! Si campa d’aria…no?
Ma insomma, come ve lo devo dire?
A bastonate che qua si campa d’aria?
Si campa d’aria…no?
Lasciate perdere… non vi applicate… non vi preoccupate!
Qua si campa d’aria!!
Non lo sapevati??!!
“
pore del pastore al rientro che, dopo
giorni di duro lavoro, trova il suo giaciglio occupato. Occupata soprattutto la
moglie.
Ma sul palco di Caulonia cosa ha fatto il
cantastorie? Ci ha un po’ delusi in verità,
cantando i brani della sua raccolta erotica “Il filo di seta”, non certo la sua massima espressione artistica. La Calabria
comunque è tornata, dopo un po’, con il
pezzo “Qua si campa d’aria”, il cui omonimo lp vinse il disco d’oro per aver venduto più di un milione di copie. Un primato mai raggiunto da un cantastorie.
“Qua si campa d’aria” resta infatti,
anche dopo decenni, la bandiera del Sud
Italia; canto di lotta contro il potere
sordo, parole che rivendicano il sacrificio
degli emigranti, e che sanno di amarezza
se pur strappano sorrisi. Temi da Riviera,
pensiamo noi.
«Maestro Profazio – chiediamo per questo al principe, appena sceso dal palco –
sa che lei ci ha dato un’idea per la nostra
copertina?»
«è una storia antica questa, perché “Qua
si campa d’aria” la scrissi dopo aver letto
un articolo di Pasquino Crupi!».
Un articolo del nostro direttore? E in
una notte senza tempo il cerchio si chiude, lasciandoci sgomenti. Pasquino e
Profazio, due stelle di un cielo vicino, ma
lontane abbastanza da non poter essere
nemmeno sfiorate. Penna e chitarra per
un’unica donna, la Calabria. Così sudata
e fremente in questa sua lunga gonna,
così bella stasera.
Antonella Italiano
L’ESTRATTO
Otello Profazio, uber alles
GIUSEPPE TRIPODI
Profazio, che come buona
parte dei suoi colleghi cantastorie non ha compiuto studi
musicali, da sessant’anni canta
l’universo contadino in tutte le
sue articolazioni senza mai
smettere di guardare il mondo
con gli occhi e dalla parte di
chi lavora la terra.
Che si son messi in
testa i governanti?
D’industrazzialiarc
i a tutti quanti!
Fatevi i fatti vostri,
che non urgi
avere al Sud i
Centri ‘i Siderurgi!
”
DOMENICA
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Parlando
di...
Attualità
POLISTENA
Sconcertante
Appaiono - Scorrono - Svaniscono
MARIA BOETI
DA OGGI IN POI CI ASPETTIAMO RISULTATI CONCRETI
Depurazione, raccolta differenziata,
risoluzione dei problemi legati al dissesto idrogeologico. E, ancora, infrastrutture, trasporti, beni culturali.
Questi i punti cardine su cui avviare
un’azione concreta per lo sviluppo
della Locride. Il documento presentato dal presidente dell’assemblea dei
comuni, Giorgio Imperitura, sottolinea le priorità e chiama a una responsabilità condivisa a tutti i livelli istituzionali. L’importo complessivo richiesto dall’Associazione ammonterebbe
a 300.000.000 euro. Questo però
dovrà essere solo il primo passo per
un progetto più ampio che servirà a
portare la Locride fuori dall’isolamento cui è stato sottoposto il nostro
territorio. È anche già attivato un
tavolo per la Locride al Ministreo
della Coesione Territoriale.
Folta la rappresentanza parlamentare, così come quella regionale e provinciale, all’assemblea svoltasi giovedì
scorso. Erano presenti i parlamentari
Elio Belcastro, Angela Napoli, Luigi
Sindaci
Speriamo inizino
a lavorare per noi
De Sena, Aurelio Mesiti, Marco
Minniti, Mario Tassone, i consiglieri
regionali Demetrio Battaglia, Luigi
Fedele, Caldeloro Imbalzano, oltre al
vescovo Giuseppe Morosini, e il presidente della provincia Giuseppe
Raffa. L’impegno immediato sarà
quello di integrare e rifinire il documento programmatico su cui far
nascere un tavolo di lavoro che faccia
capo
al
governo
nazionale.
«L’obiettivo è quello di rivitalizzare il
territorio e far riscoprire la Locride ha detto Imperitura. Pensiamo a
un’area che possa realizzare davvero
la sua vocazione turistica, con la valorizzazione del patrimonio naturale e
culturale. Ma bisogna partire dalle
basi, dal superamento di problematiche che sono ormai divenute criticità».
I punti critici da risolvere sono molti e
tutti all’ordine del giorno per
l’Assemblea dei sindaci. L’intervento
massiccio di assessori e personalità
politiche fa ben sperare per il futuro,
per lo meno adesso tutti sono a conoscenza (per quanto crediamo che già
a tutti i nostri attenti politici fossero
noti) i problemi che ci affliggono.
La responsabilità sulle loro spalle e su
quelle dei sindaci da oggi è ancora più
pesante e lampante. È d’obbligo iniziare a vedere risultati e non assistere
solo a vuote e discordi riunioni. Il 42
comuni devono farsi valere e risollevare le proprie sorti. Il concetto che
deve essere alla base di questa nuova
reggenza crediamo debba essere
«Aiutatevi che Dio vi aiuta».
Reggio. Il terremoto sotto la luna.
Ma non l’ha provocato la ‘ndrangheta
ANTONIO CALABRÒ
La serata è calma e il mare, visto dalle
alture di Arangea, alla periferia di
Reggio, sembra una lastra di marmo
nero sulla quale si specchia, creando un
corridoio di luce, una luna gigante.
Non si muove una foglia. Rumori attenuati di automobili lontane. Una nave
illuminata sembra scivolare sullo Stretto.
La tranquillità si assapora ed ha un gusto
speziato.
Cani che abbaiano. Il Plenilunio è alle
porte. La Luna illumina il mondo.
Siamo sotto la sua luce d’argento rifugio
dei pazzi, degli innamorati e dei pedanti.
I cani abbaiano ancora. Dovrebbero
inventare delle lune artificiali. Per piazzarsele in casa e trovare conforto nei
momenti di buio. Lune a misura d’uomo.
Non vogliono proprio smettere d’abbaiare. E si sta alzando il vento. Vento?
No, ma che è? Non è vento. Non è
vento. Trema tutto. Il tavolo e la tazza
con l’orzata appena preparata. Il libro
aperto a pagina centoventuno. Il vaso
con la frutta sul tavolo. Una mela scivola
e cade. I cani sono impazziti. Guardo la
stanza. Si muove tutto. Come se una
mano invisibile avesse afferrato il palazzo e lo stesse scuotendo. La sedia sotto
di me si muove. Si muove tutto. Sono
impotente.
In quel momento non siamo niente.
Non sei niente. Non lo puoi fermare.
Puoi solo restare fermo e sperare che
non ti cada una trave in testa. Sei paraliz-
zato da una paura speciale. Una paura
atavica. La paura ferma il tempo, lo blocca. Gli istanti diventano lunghissimi.
Dentro quegli istanti riesci a pensare
moltissimo. Sai che c’è una possibilità
che quelli potrebbero essere gli ultimi
istanti della tua vita. Respingi l’idea ma
sai che è così. Se continua così forte iniziano a cadere i muri.
Mia moglie, già a dormire. Lo sta sentendo, sicuramente. Non so perché le
urlo la prima cosa che mi viene in mente.
«Non muoverti!», grido. Il rombo cresce
d’intensità per pochi altri secondi, poi
termina.
Passato. Quel meraviglioso senso dello
scampato pericolo. Subito corro da mia
moglie. Entrambi ci affacciamo al balcone, la peggior cosa da fare in questi casi.
Ma i balconi erano tutti affollati.
Scambiamo qualche chiacchiera. La
paura accomuna tutti. Il pensiero vola a
tutte le persone care. Soprattutto a chi
vive da solo. La paura ci ricorda che si
può sempre crepare così, da un momento all’altro, proprio quando una luna
gigante sta per completare il suo balletto
e trasformarsi in sposa. Proprio quando
il mare è un invito alla serenità. In città
sono stati in molti a scendere per strada.
La paura rende umani e più buoni. Lo
scampato pericolo invita alla riflessione.
Passato il terremoto, per qualche ora
siamo tutti fratelli. Poi l’effetto svanisce,
la paura di crepare passa, e torniamo alle
solite.
P.S. Non è vittimismo. Non me ne frega
niente delle aperture dei telegiornali.
Ma se lo stesso tipo di sisma si fosse verificato in altra zona d’Italia, 4.6 di magnitudo, che sarebbe accaduto? Quanto
meno lo avrebbero detto. Invece, nelle
edizioni delle 13.00 si è parlato di
Calabria solo per morti e mafia. Pare sia
regola di giornalismo: il terremoto in
Calabria fa notizia solo se è provocato
dalla ‘ndrangheta.
Tratto dal sito www.zoomsud.it
E’sconcertante sì, e siamo d’accordo, con un’ammissione di stranezza,
riguardo «certa» solidarietà. La
politica è un gioco, ma da ragazzi
non diremmo! Non stiamo parlando
di alti e bassi ma di instabilità politica con conseguenti crolli. E le trappole sono sempre in agguato per
gente ingenua, al di là del vecchio
metodo suggerito della nonna. Chi è
veterano, invece, sa che bisogna
aprire le braccia a coloro che mettono il piede nella tagliola (così da
poter catturare anche i topi); tutto
fa brodo.
Altro discorso, è quello riguardante
casa propria. Se (il condizionale è
d’obbligo) ci si ritrova nelle mani di
compagni di partito che in tempi
non lontani senza motivazione alcuna hanno lanciato limoni andati a
male sui fratelli della propria
moglie, giungendo alla rissa totale e
finendo al Pronto Soccorso col naso
sanguinante per via di alcuni capillari rotti, la situazione può inquietare
dal punto di vista sociale non certo
politico. Facciamo un esempio blando e ampliamo ancor di più: se, chi
ha titolo per organizzare, è affetto
da pazzia ilare, dov’è il problema?
Può disturbare con l’ ennesima
pagliacciata, ma oltre non può andare…a chi può far paura? L’ apparente amicizia, con taluni elementi,
cerca di mettere tutto in comune,
tentando di gettare fumo negli occhi
proponendo future circostanze propizie, è in realtà motivata dal lucro
che si può ottenere dalla politica. Il
governare e i doveri che si hanno
verso gli elettori, è altro dire. Il fatto
sconcertante è, chiedendoselo anticipatamente, se alcuni personaggi
prenderebbero in mano le redini
della città, quale ignoranza incomberebbe su Polistena?
Ancora è presto per scendere in sottigliezze ed il punto è: nella vita
bisogna riconoscere un bene quando
c’è, senza aspettare di perderlo per
poi rimpiangere scelte scellerate.
Coloro i quali vogliono essere
applauditi devono osservare le vere
esigenze e i veri bisogni del popolo
con fatti e non parole. Il bravo politico è colui che asseconda le scrupolose e legittime richieste dei suoi
concittadini mentre premuroso si fa
carico di chiedere al Governo centrale riduzione delle imposte, condizioni economiche favorevoli, ect.
per amministrare al meglio la città.
Tutti sanno che chi non ragiona in
questi termini: appare - scorre - svanisce.
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DOMENICA
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Parlando
di...
Un plauso agli “Angeli” dell’ospedale di Locri
31 agosto 2006 , corsa verso il pronto soccorso dell’Ospedale di Locri: intestino perforato, subito in sala operatoria. Dopo 6 ore di operazione chirurgica il Dott. Attilio Sergi assistito dal Dott. Mario Mucci, rasserena i miei familiari: tutto ok, è salvo. A distanza di 6 anni
ringrazio tutti i Dottori-Chirurghi ed gli Infermieri Specializzati del reparto di “CHIRURGIA D’URGERZA” diretto dal primario
Dott. Domenico Tallarida, per le amorevoli cure prestatemi. Si ringrazia il Dott. Michele Cataldo e il Dott. Luigi Brugnano per avermi
seguito e curato, con professionalità e preparazione tecnica, guidandomi verso la guarigione.
Grazie “Angeli” Marco Fedele
Festival
Rumori Mediterranei / intervista a Vincenzo Staiano
«Una scommessa unica in Italia»
Un’esplosione che non ti lascia scampo
KTF, l’anno zero
Giorni di vigilia turbolenti, trascorsi
in balìa di dubbi, deliri febbrili, budget troppo bassi per essere veri, zanzare cruente, connessioni farlocche
e tonnellate di polemiche senza
quartiere accovacciate ad ogni angolo di strada che sembrano inseguirti
anche se indossi il passamontagna in
pieno agosto.
Ti ritrovi molto spesso a chiederti
“chi me lo fa fare?”, eppure insisti e
ti incaponisci in una frenetica corsa
contro il tempo, le leggi di Newton e
quel te stesso che vorrebbe andarsene al mare.
Un bel giorno ti svegli in un 21 agosto qualsiasi. Sei a Caulonia, in
Piazza
Mese.
Il sole è appena tramontato, tra il
brusio della gente si abbassano le
luci, un breve e surreale silenzio…
Ci siamo. Il Kaulonia Tarantella
Festival ti esplode in faccia e non ti
lascia scampo. Tutte le domande
svaniscono in un istante e la forza
che ti ha spinto ad andare avanti si
manifesta in tutta la sua supponenza. Ti abbandoni così alla piazza e
alla sua anima che ti parla per cinque maledetti e indimenticabili gior-
ni nei quali non puoi fare a meno di
restare in silenzio e ascoltarla.
Ogni ostinata imperfezione che solo
un attimo prima cercavi di migliorare prende posto in una strana
sovrannaturale simmetria; ogni
sguardo, ogni respiro, ogni battito di
ciglia proveniente dalla piazza ti
appare come parte di
un piano celeste, un
disegno che si svela,
minuto dopo minuto,
e ti racconta di un
evento che ha una missione da compiere a
prescindere dai budget, dalle direzioni artistiche, logistiche e promozionali e addirittura
dagli artisti che salgono sul palco.
Nella sua edizione
2012, probabilmente
anche grazie alla precarietà che ne
ha caratterizzato la nascita e la
costruzione, il KTF ha voluto dimostrare di essere un Festival maturo e
autosufficiente, di poter vincere e
convincere anche facendo a meno di
taumaturgici sostegni artistici e di
cast ad alto fatturato.
Nel momento più difficile, il
Kaulonia si è alzato in piedi e ha
cominciato a camminare sicuro sulle
sue gambe. Lo ha fatto assieme alla
sua gente che ha raggiunto copiosa
Piazza Mese in tutte e cinque le sere
e a prescindere da chi ci fosse sul
palco. Lo ha fatto
sciolinando un’atmosfera nuova ed elettrizzante, oltre che almeno un paio di serate di
assoluto valore artistico, culturale e simbolico, ed una serie di
duetti straordinari e
irripetibili.
Dietro al palco Amici
e Nemici, Artisti e
Operatori, Musicisti e
Musicanti , tutti compatti e solidali al
capezzale dell’evento più amato,
seguito e odiato della Riviera dei
Gelsomini.
È davvero questo l’Anno Zero, e io
ringrazio Dio per avermi concesso di
poterci essere.
Massimo Bonelli
Si rimprovera a Rumori
Mediterranei di essere poco radicato sul territorio. Illazioni, invidia oppure qualcosa si può fare?
Quest’anno il festival ha collaborato con otto comuni del territorio. Il Liceo Scientifico di
Roccella è stato per quattro giorni laboratorio di musica mondiale. Vi hanno provato musicisti del
livello di John Hassell e altri per
la produzione di progetti originali che gireranno il mondo. C’è al
livello organizzativo un gruppo di
esperti, ma il resto del lavoro è
fatto con persone del territorio
che acquisiscono know how di
alto livello. Poi c’è l’aspetto economico-turistico.
E l’aspetto musicale?
Abbiamo dato una vetrina
importante ad alcuni musicisti
del territorio. Scialaruga, con il
trombettista Ingolf Burckhardt.
Mujura, in un progetto originale
con gli Slivovitz. E ancora
Francesco Loccisano che ha collaborato con la Radar Band.
Nicola Sergio, un jazzista affermato a Parigi e in Europa, originario di Galatro. Non è integrazione sul territorio? Che non si
dicano stupidaggini...
Come ha fatto il festival a vincere
il bando?
Questo festival è stato un miracolo. Organizzato in due settimane,
solo dopo aver vinto il bando. Ma
abbiamo lavorato, quattro perso-
ne, quattordici giorni, dodici ore
al giorno, producendo 13 chili di
carta in progetti. Tutto senza un
euro. I musicisti hanno accettato
di venire solo grazie al prestigio di
cui Rumori Mediterranei gode.
E dunque quest’anno al festival
‘Cose Turke’?
È stata una scommessa unica in
Italia. Musicisti che nessuno
conosceva sul territorio nazionale. E un successo di pubblico oltre
le aspettative. Un’anteprima.
Quest’anno è iniziata una collaborazione con l’UniMed, un consorzio di 80 istituti universitari del
Mediterraneo. Tra due settimane
a Barcellona sarà ufficializzata la
nascita a Roccella del Centro di
Ricerca delle
Musiche del Mediterraneo.
Questo significa che le prossime
edizioni del festival saranno ogni
anno dedicate ad uno dei paesi
del Mediterraneo. E Roccella
diventerà il punto di riferimento
di questo lavoro di ricerca.
Qual è la polaroid che appenderà
sul caminetto per il prossimo
inverno?
È il festival che si è fatto, che non
pensavo saremmo stati capaci di
organizzare, fino a qualche mese
fa.
Squadra che vince non si cambia.
Il team del festival, dopo tanti
anni, si conferma vincente?
Per organizzare un festival come
questo in due settimane servono
persone capaci di lavorare a
memoria, che hanno potuto fare
tesoro dell’esperienza passata.
Un po’ di meritato riposo prima
di ricominciare a lavorare sulla
prossima stagione?
No, non c’è riposo. Ora dobbiamo lavorare a recuperare i crediti dalla Regione per onorare gli
impegni presi.
Un piccolo sogno nel cassetto per
gli anni a venire?
Fare un festival tranquillo, senza
problemi finanziari.
Roccella e Caulonia, due importanti eventi musicali in contemporanea e cento altri nei dintorni
in sole tre settimane. Dopo undici mesi di noia voi costringete noi
fruitori di cultura al superlavoro,
e se qualcuno si sente male per il
troppo stress?
Sarebbe interessante che il comitato dei Sindaci organizzasse un
tavolo di concertazione tra le
diverse produzioni del territorio.
Ma la vita è jazz o le tarantelle
aiutano a vivere meglio?
Visto che siamo nella Magna
Grecia, semplificando, posso dire
che il jazz è l’apollineo, la tarantella il dionisiaco. Ma il jazz è un
linguaggio universale che ci
mette in comunicazione col
mondo intero, non possiamo
guardare sempre al nostro ombelico, bisogna anche alzare lo
sguardo.
Daniele Mangiola
Dal lievito al pane, i seminari meridionali del Kaulonia
IN EVIDENZA
«Non c’è un
Paradiso da
sognare con
nostalgia, ma un
futuro da costruire
confrontandoci e
partendo dalla
nostra identità»
È toccato a Pasquino Crupi concludere i
seminari collegati al Kaulonia Tarantella festival . Il direttore de “la Riviera” ha affrontato
con la sua competenza la “questione meridionale”. Questione che non è stata mai risolta.
Appare pericoloso a Pasquino Crupi il tentativo di ridurre la questione meridionale a questione criminale. I poteri forti hanno impugnato questa clava, favorendo il successo della
Lega Nord per indebolire il Sud e porre una
“questione settentrionale”. In verità così è
stato l’intero Paese ad apparire subalterno
alle scelte della finanza e dei poteri forti. I
seminari erano partiti il 21 agosto con Pino
Aprile. autore di tanti libri, tra cui Terroni. Lo
scrittore ha utilizzato la piazza di Caulonia
per ribadire il suo “non sapevamo”. Pino
Aprile ha esposto la convinzione che ci troviamo in un momento cruciale della storia che
tende a far sparire tutti i sud del mondo e che
si può sintetizzare nello slogan “tempo zero,
spazio zero”. Secondo lo scrittore pugliese
siamo dinanzi a mezzi di comunicazione che
sono in grado di annullare lo spazio consen-
tendo a Lecce di entrare in concorrenza con
Francoforte, a Reggio Calabria di confrontarsi con Marsiglia. Aprile è diventato un punto
di riferimento per molti. Lo dimostra l’ovazione “Pino”, “Pino” che ha ricevuto dalla piazza. Non è una posizione priva di pericoli.
Attenzione infatti allo sventolio di bandiere
borboniche. «Un fatto di sapore passatista e
reazionario», come affermano Luigi
Lombardi Satriani e Vito Teti. L’identità,
affermano i due studiosi, non può essere una
clava da utilizzare contro la modernità in
favore di un passato per nulla positivo. Non
c’è un Paradiso da sognare con la nostalgia,
ma un futuro da costruire confrontandoci e
partendo dalla nostra identità. Infine giorno
26 agosto a Badolato v’è stato un confrontato
con Danilo Gatto, artista ed intellettuale, che
a proposito di un articolo apparso su “la
Riviera” , Uccidete la Tarantella, ha affermato
di essere stanco di sentir parlare di briganti
come fossero partigiani. Come si vede i seminari sono stati numerosi e interessanti. Si è
partiti in primavera, abbiamo dato vita alla
stella gialla per la difesa della Costituzione,
alla settimana della musica, a redazione aperta, il fermento è continuato durante tutta l’estate e ha trovato un ulteriore momento nei
seminari conclusi da Crupi. Ora arriverà il
nostro interminabile autunno che non è solo
una stagione dell’anno, ma sinonimo di un
diffuso torpore che invade le nostri menti.
“La Riviera” in questi anni è stato il lievito,
adesso bisogna produrre pane e non sarà né
cosa facile, né semplice. C’è la possibilità di
continuare questo confronto e farlo diventare
pane del nostro popolo? Noi ci proveremo
ma non dipenderà solo da noi!
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
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DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
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Parlando
di...
Polaroid
Polaroid
Il presidente Raffa ha omaggiato
il colonnello Di Gesù, comandante provinciale della Guardia di
Finanza della pubblicazione ufficiale dell’Ente, “Genti di
Calabria”, vergando la dedica:
«Grazie per aver aiutato questa
terra a percorrere un altro tratto
di strada lungo il cammino della
legalità». Per favore Presidente,
non parli di strade ai calabresi!
Il nostro “brigante” Nino Sigilli
continua la sua battaglia per
difendere i prodotti a km 0. Dalle
pagine de la Riviera, agli incontri
meridionalisti, alle battaglie sul
(e del) territorio. Facciamo tutti
“inversione”, scegliamo i sapori
della nostra Calabria. Oggi, su
100 euro di spesa, solo 6 restano
al Sud. Compriamo più meridionale, ascoltiamo i Briganti.
Locride
Bollicine
Biondo Ape in
MIMMO GANGEMI
E LE PALLE DI GARIBALDI
Pittoresco il racconto di Mimmo Gangemi su
Garibaldi che sarebbe stato ferito in Aspromonte
da un brigante e non da un tenente dei bersaglieri. Pubblicata il 28 agosto su “La Stampa”, la ricostruzione letteraria contiene però
qualche imprecisione storica.
Infatti furono due (e non una,
come ha scritto Gangemi) le
palle piemontesi che colpirono
Garibaldi: una alla coscia sinistra
e l'altra al malleolo del
piede destro, che causò la
ferita più grave.
ARRESTATE
GLI ELETTORI
Santi Zappalà 11mila preferenze, Francesco Morelli
13.671 preferenze, Antonio
Rappoccio
3.814 preferenze. Arrestate
gli elettori.
CHIZZONITI
CONTRO
PIGNATONE
Chizzoniti lascia intendere
che il procuratore
Pignatone non
volle far arrestare
Rappoccio.
SANGUE A RUBE
A Marina di Cerveteri rubano l’ampolla col sangue del
papa Giovanni Paolo II (ma
poi la restituiscono). A
Limbadi rubano l'ampolla col
sangue di San Pantaleone,
protettore dei medici. Per
sopportare i salassi di Monti,
servono trasfusioni.
CORNUTI
Per un raptus di gelosia, un
giovanotto locrese ha distrutto a Siderno con una mazza i
parabrezza di 24 automobili
incolpevoli. Se ogni cornuto
facesse lo stesso, non basterebbero tutte le macchine in
circolazione.
FINE DI MONDO
BOMBARDE
A Gerace, il sindaco espelle Gesumino
Fimognari dal monastero di Sant'Anna.
Non aveva preso i voti.
La spending review colpisce a Siderno
la Festa della Madonna di Portosalvo.
CARONTE
Il defunto armatore Elio
Matacena, fondatore
della società di navigazione “Caronte”, ha
pagato il pedaggio al
traghettatore
dell'Ade che lo
ispirò.
POLSI
Un nuovo teorema giudiziario: la
Madonna della
Montagna non
poteva non sapere.
Non ce la posso proprio fare
N
on ce la posso proprio fare era la classica frase che la mia
piccola Ica mi ripeteva quando si accingeva ad
intraprendere una qualsiasi
attività!!!
Non ce la posso proprio fare a
pensare che ogni fine Luglio il
mio pensiero è sempre lo stesso: Ma a Siderno che faccio!
Non ce la posso proprio fare a
pensare che ogni fine Agosto il
mio pensiero è sempre lo stesso: Non vorrei più ripartire!!!
Non ce la posso proprio fare a
non ricordare, ai miei, anche
se lo sanno benissimo, che in
macchina fino all’arrivo sulla
A3 devono stare in silenzio e
lasciarmi da solo con: i fichi a
colazione, la barba da
Mommo,
l’ufficio
di
Francesco,
gli
amici
dell’Ymca, il ponente (scusa
Bobbè), le nuotate fino al pontile or S. Francesco a secondo
della “corrente”, salire con
loro al Summerbeat per “una
birra in 3” e finire a “mangiare
a più non posso”, i tresette con
Rocco, Fernando e Daniele, i
pomeriggi in bici (Zomaro,
Canolo, Mammola, panoramica, grazie Sasà), l’escursione
a Gambarie, il calcetto genitori-figli (forza ragazzi il prossimo anno forse vi rifarete)
qualche festa con gli amici e le
cene in famiglia e perché no,
“la Riviera”!
Non ce la posso proprio fare a
non dire “in bocca al lupo per
tutto” al mio amico Ricky di
Perugia. Non ce la posso proprio fare a non ricordare chi
non c’è più!
Non ce la posso proprio fare a
non salutarlo: ciao Alfredo!
Ica non ce la può proprio fare
a ripartire…..Ica!?!
Antonio Cortese
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
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Polaroid
Oggi grazie ad un sensazionale
esperimento scientifico, sotto il
controllo e la direzione tecnica
de La Filosofia Reggina, è stato
svelato un quesito che per anni
ha condizionato la vita del reggino. I risultati dell’esperimento
pongono fine alla domanda
«quanta ricotta capi ntà nu cannolu?»: 110 grammi i bona saluti
pi tutti!
Via Gramsci a Siderno, una delle
tante strade invase dai rifiuti. Il
problema della spazzatura si fa
“sentire”, e il cuore della Locride
diviene degno delle più grandi
città del Sud. Il panorama l’abbiamo, le opere d’arte le troveremo, la pizza “la fanno buona”...
non ci manca proprio nulla!
GIOIOSA JONICA
SCOPELLITI
SORREGGE
TALARICO (UDC)
Pulcini colorati artificialmente
Roba da animali!
«Cupi a notte canti suonano /
Da Cosenza su 'l Busento, /… /
Talarico i Goti
piangono, / Il
gran morto di
lor gente…»
(“La tomba
nel Busento”).
CALABRIA E NUVOLE
«Calabria e nuvole, / la faccia
triste dell'Italia / e il vento
suona la sua armonica /
che voglia di piangere
ho». Biondo Ape chiude così questa rubrichetta estiva, sulla falsariga di
“Messico e nuvole”.
Cantatela, che vi passa…
RIACE
la Riviera
Polaroid
ANTONELLA ITALIANO
Ne abbiamo viste davvero tante in questi
anni, per dirla con una battuta infelice “ne
abbiamo viste di tutti i colori”, ma davvero stavolta è troppo. Già assistere alla vendita e all’allevamento massiccio di animali è cosa triste, figuratevi i pulcini rosa,
azzurri e arancioni! Ebbi la sfortuna di
entrare in delle stalle, qualche anno fa, e
lo feci per la prima volta che ero già grande. Nel mio immaginario le mucche
avrebbero dovuto essere come quelle di
Heidi, bianche e marroni, e pascolare
libere sui prati, tornando nella stalla solo
per dormire. Là dentro, invece, vidi solo
tristezza e crudeltà. Non i cartoni animati
(questo era chiaro) ma una vera e propria
mattanza. Sangue e umori, corde che permettevano appena all’animale di muovere la testa per mangiare. Già, per l’ingras-
so, mentre i venditori in essi quantificavano fettine e incassi! Ero inorridita, ma l’accettai, come accettai di guardare impotenti i maiali dimenarsi in sporche recinzioni
di cemento, pesati e nutriti in attesa della
“cardara”. E i cavalli, destinati al macello,
dimenticati nei loro box.
Federica Carratelli, lettrice de la Riviera, è
un’anima libera e coraggiosa e ha denunciato alla nostra redazione lo spettacolo
che le si è presentato alla festa di San
Rocco, qui nella Locride:
«Un venditore di animali indiano offriva
pulcini vivi colorati! Ho chiesto un semplice controllo per verificare la legalità di tale
vendita, ma il corpo forestale non ha
risposto al telefono, i carabinieri erano
impegnati in mansioni di ordine pubblico,
e i vigili urbani (a pochi metri dalla bancarella) dovevano dirigere il traffico.
Insomma, per questo tipo di controlli, chi
bisogna chiamare? Ho passato tutta la
serata a rincorrere, nel bel mezzo della
festa, carabinieri e vigili urbani “elemosinando” un po’ di attenzione!».
Raccogliere e spingere la testimonianza è
l’unica cosa che oggi possiamo fare, augurandoci che le autorità competenti possano dare delle spiegazioni.
Si dice che gli animali non abbiano un’anima, ma hanno occhi che sembrano scrutare profondamente la nostra, e sentono il
calore delle carezze, il tono della voce
umana. Invece noi, che l’anima l’abbiamo,
decidiamo che il pulcino è più chic fucsia,
perché è un colore estivo. Magari portandolo in borsetta, perché: carino, piccolino,
indifeso. Occhio alle borsette però, signorine, perché (esattamente coma la gallina)
il pulcino colorato “fa i suoi bisogni” senza
preavviso. O pensate che faccia bip bip
come il tamagotchi?!
E cosa gli accadrà quando, pur sopravvivendo al veleno dei coloranti, il piumaggio
tornerà al colore naturale?
Due settimane di Recosol work camp nel paese che non respinge
“L’accoglienza è nelle nostre radici”?
ESSENZIALE
«I l primo campo di
lavoro internazionale
organizzato da Re Co
Sol, la Rete dei
Comuni Solidali a cui
anche Riace aderisce.
Circa venti ragazzi di
diverse nazionalità
hanno passato due
settimane, dal 4 al 18
agosto, immersi tra
l’innovazione e la
tradizione di un borgo
che non smette di
sorprendere e
affascinare».
Da Riace marina a Riace superiore ci sono
dieci minuti di macchina: tornanti immersi in terra bruciata e campi dorati e sterminati. Si arriva nella piazza principale,
all’ingresso del borgo antico. Il bar di
Alessio è immerso nella torrida afa dell’estate reggina, ma i suoi avventori non ne
sono intimoriti, continuano a sorseggiare
birra e a giocare a carte. Si vede il
Municipio, nella piazzetta fiorita e sopraelevata, intitolata a Peppino Impastato: di
fronte all’edificio, le sagome dei bronzi,
ritrovati quaranta anni fa nelle acque di
fronte a Riace. Ora le statue sono a
Reggio Calabria, ma il sindaco non ne fa
un dramma: perché pensare all’assenza
di ciò che non respira, se accogliamo qui
cittadini dal mondo intero?
Sì, perché Riace è il “paese dell’accoglienza”. Noto ormai in tutto il mondo, il
modello lanciato dal primo cittadino,
Domenico Lucano, ha permesso a curdi,
afghani, etiopi, somali, palestinesi e
richiedenti asilo di tutto il mondo di vivere una vita dignitosa: «Oggi spero di poter
parlare la stessa lingua di questi uomini, di
poter scambiare con loro qualche parola,
che non sia danaro, ma diritto e dignità». I
migranti hanno rivitalizzato il borgo antico, permettendo di riaprire le scuole, ripopolare le strade, facendo rivivere i mestieri tradizionali. Il Cie è una chimera, a
Riace. Non esiste l’ipotesi di chiudere più
persone in una stessa struttura, impedendo la socializzazione e l’integrazione: ogni
migrante ha a disposizione una casa,
prima sfitta perché appartenuta a riacesi
emigrati, ed ha la possibilità di usufruire di
una borsa lavoro. Allora c’è Isà, che lavora
la cermica; Nebbia, che la colora; Lubaba,
che soffia il vetro. E ancora: laboratorio
del legno, del ricamo, prossimamente
della cioccolata e della tessitura.
Un’economia sociale che lancia un segnale forte e fa sperare in un’Italia diversa,
che resiste, non si arrende, accoglie.
E’ in questo ambiente multiculturale e
variopinto che è stato ospitato il primo
campo di lavoro internazionale organizzato da ReCoSol, la Rete dei Comuni
Solidali a cui anche Riace aderisce. Circa
venti ragazzi di diverse nazionalità hanno
passato due settimane, dal 4 al 18 di ago-
sto, immersi tra l’innovazione e la tradizione di un borgo che non smette di sorprendere ed affascinare. Gli asinelli che
fanno la raccolta differenziata, la preparazione della fattoria didattica, le botteghe
che riprendono la tradizione e la colorano
di integrazione, il sorriso dei bambini e gli
occhi vivaci degli anziani: tutto risplende, a
Riace. Persino quei due buchi, nella
taverna Donna Rosa - oggi dell’associazione Città Futura, con cui il progetto
accoglienza ha avuto inizio - frutto di intimidazione della malavita organizzata,
sono ricoperti – non cancellati – da stampi
di mani colorate, e non fanno paura.
Nell’ambito del campo, ragazzi maltesi,
italiani, rumeni, finlandesi, polacchi, tedeschi e belgi hanno scambiato idee, partorito progetti, respirato integrazione. Le
giornate sono trascorse tra lavori utili per
la cittadinanza, i giochi con Ilham, le risate con Mir e Bashir, la dolcezza di Nebbia
e la disponibilità di Isà; serate semplici, tra
chiacchiere, giochi e reading di poesie; e
poi le polpettine alle melanzane della
signora Maria, le birre di Tonino, Alessio e
Sandro, le barzellette di Damiano ed il
vino di Tonino, le storie degli anziani del
paese ed i sorrisi per salutare gli sconosciuti, le tradizionali sagre nei paesi vicini, le
escursioni nell’incontaminata natura calabrese. Una vita semplice, fatta di piaceri
dimenticati nella quotidianità, perché
sommersi dal rumore e dall’inutilità delle
cose.
I ragazzi hanno lasciato segni del proprio
passaggio nel paese solidale: graffiti colorati, posacenere in tufo distribuiti tra le
strade
di
pietra,
e
la Porta
dell’Accoglienza, inaugurata da Mimmo
Lucano una sera di festa, tra gli applausi di
cittadini e turisti del borgo. I colori della
pace e le già numerose firme degli avventori testimoniano un impegno che da più
di dieci anni permette all’Italia di mostrare un volto migliore, più luminoso, più
accogliente: questo segnale di dignità
estrema arriva dalla Locride, martoriata
dalla ‘ndrangheta e dall’emigrazione dei
giovani. Una Locride che tira fuori i denti,
non rinuncia al progetto di integrazione
neanche quando l’aria è pesa
Giovanni Maiolo
DOMENICA
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Il nostro Piccolo Principe
“
”
Non si vede bene che
col cuore. L’essenziale è
invisibile agli occhi
Aveva un fiore burbero e vanitoso, il piccolo
Principe, ma seppe guardare bene dentro di
lui, e imparò ad amarlo. «Non si vede bene
che col cuore – diceva - l’essenziale è invisibile agli occhi».
Favole? Certo, se una volta chiuso il libro,
dentro noi, non ne resta traccia. Realtà? A
volte, come è avvenuto nella Locride grazie al
lavoro della Cooperativa Sociale Mistya. “Il
Piccolo Principe”, difatti, oggi è un progetto
importante, destinato a disabili visivi e uditivi, finanziato dalla Regione Calabria con
fondi Por e gestito assieme alla Provincia.
Consiste in borse lavoro avviate, dopo 400
ore di corso di preparazione, nelle aziende
del territorio per aiutare le persone disabili a
rapportarsi con la società, superando il limite
fisico e psicologico della condizione di handicap.
Quello della Cooperativa Sociale Mistya, sita
in via Marconi a Locri, è un lavoro costante e
puntuale, teso ad unire mondi che, pur
appartenendosi, camminano distanti. La
Mistya è presente sul territorio da oltre 20
anni, in campo con, e per, le fasce deboli
della popolazione.
Dopo il campo vacanza residenziale con
escursioni e visite guidate ai parchi e ai paesi
dell’area delle Serre, tenutosi nella prima
metà di luglio, e dopo gli appuntamenti con il
gruppo della Gurfata, un centro di aggrega-
zione territoriale e animazione sociale con
spettacoli di strada, trampolieri, giocolieri,
sputafuoco, il 10 settembre arriva “Una giornata di seminario”.
Un appuntamento dal forte impatto sociale,
che vuole valutare l’esperienza fatta dai giovani non vedenti nelle aziende interessate dal
progetto, e fornire così indicazione sul diritto
al lavoro delle persone diversamente abili. La
cooperativa continuerà ad accompagnarli
grazie ai centri di accoglienza e integrazione,
nella speranza che la nuova sinergia crei
nuove aziende e opportunità.
Il programma del seminario: dalle ore 9.00
alle ore 13.00 incontro di peer counseling
rivolto esclusivamente ai 15 partecipanti del
progetto “Il Piccolo Principe”; dalle ore 15.00
alle ore 19.00 discussine aperta al pubblico su
“Vita indipendente, autonoma ed interdipendente”. I formatori saranno: Rita Barbuto,
direttore area Europea DPI, Nunzia
Coppedè, presidente Fish, Giampiero Griffo,
del Consiglio Mondiale Dpi.
A settembre, presso i locali della
Cooperativa, verranno inoltre riaperti i centri
di aggregazione per le persone disabili e non,
presso via Marconi a Locri e presso Gioiosa
Jonica
in
contrada
Sant’Antonio.
Un’iniziativa gestita con l’ausilio del
Servizio Civile.
“
”
Il 10 settembre arriva
“Una giornata di
seminario” ricca d’eventi
DOMENICA 02 SETTEMBRE
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DOMENICA
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LA RIVIERA
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Classifica
estate
2012
1
La nostra classifica viene stilata in base a parametri
diversi e non solo per la qualità delle iniziative, tiene
conto dell’investimento economico rapportato alla
grandezza della località e alle esperienze precedenti
Caulonia e Roccella prime
L’estate 2012 va in archivio e, come ogni anno, abbiamo cercato di individuare il Comune che più di tutti ha concesso interesse e
svago alla tribù della Locride. Il podio non può essere negato a Roccella e Caulonia, punti di incontro per centinaia di cittadini.
La città del jazz, elegante e raffinata, e quella della taranta, naif e popolare, sono state il binomio d’eccezione per l’estate 2012.
Per Siderno, Marina di Gioiosa e Sant’Ilario, invece, la bella stagione è come se non fosse mai iniziata.
1 Mentre l’estate, da almeno 15 giorni, è stata congedata in tutta la Locride,
Roccella Jonica e Caulonia
hanno continuato, e tempo
permettendo continuano, a
ballare sotto un cielo mai
così stellato come quello di
un agosto 2012 da incorniciare. Difficile scegliere la
migliore, anche se
Roccella Jonica tutto
sommato
sembra
ancora avere un passo
più elegante, quindi
per
noi
restano
entrambe le regine
dell’estate. Lidi affollati e l’ennesimo Festival Jazz che non
delude, anzi stupisce, e il paese guidato
da Certomà, sotto la supervisione di
Zito, vola e regala uno scorcio romanti-
2 In Calabria Miss Italia passa da Gioiosa
Jonica! La tappa, con le giovani più belle
della regione, regala il podio all’accogliente
cittadina jonica. Senza scordare i tamburi di
San Rocco, che risuonano nell’aria per ore
mentre la gente accorre a ballare. Alla Villa
romana del Naniglio si tiene la rassegna
cinematografica “Locride Film Festival Premio Naniglio d’Oro” con la direzione
artistica di Alberto Gatto. Ed è proprio
questa meraviglia archeologica la meta più
ambita dai turisti calabresi.
Rioni. Incanta l’infiorata del Borgo e, infine, arrivano i briganti con Gaetano Allegra
e il suo libro “Il demonio di Sant’Andrea”.
Voto 8
4 Festa del Mare, Corribianco e le celebrazioni per la Madonna del che quest’anno
hanno lasciato il segno. Bravi i ragazzi
delle associazioni e brava l’amministrazione a supportarli. Bianco con pochi spiccioli e grande cuore si è fatta un’estate di
buon livello come da anni non se ne vedevano. Certo i fuochi d’artificio, tanto quelli dell’ascesa quanto quelli della notte,
sono stati un evento di rara bellezza e coinvolgimento, qualcosa di straordinariamente diverso e suggestivo per il nostro territorio.
C’è fermento a Bianco, i giovani si organizzano e la politica li segue. È un segnale
positivo per tutti. Serve perseveranza e
attenzione a non perdere il filo del discorso. Forse Bianco se dialogasse di più con i
paesi vicini potrebbe diventare riferimento
per il Sud della jonica.
Voto 9,5
co a metà tra la Costiera amalfitana e
Saint Tropaiz. Una perla per la Locride.
Non delude neppure Caulonia, che
toppa solo nell’aver piazzato la sua
tarantella sui piedi di “Rumori
Mediterranei”. Però la terra trema
sotto i colpi della taranta e le anime si
riempiono di passione tra gli ombrelloni del lungomare della Marina e tra i
festival culturali che ci fanno apparire
un pò naif. Il resto del territorio è indietro anni luce, anche se tutti gli altri
avrebbero due esempi da seguire restano fermi al palo. Anche perchè pure
per imitare ci vuole capacità. Per
Roccella e Caulonia 9,5.
Voto 8
3 Bovalino quest’anno non è prima in classifica, ma la vittoria morale è la sua. A inizio
giugno, nonostante il grave incendio che
rischiava di bloccare sul nascere la nuova
gestione del Beach Side, i suoi giovani
“insorgono” regalando alla Locride una
grandiosa stagione musicale. Roba da fare
invidia al Blue Dahlia di Gioiosa! Francesco
Marzano fa sognare decine di bambini con
Cristina D’Avena. Padre Giuseppe si inventa un palio degno di Siena: la festa dei
Bovalino
2
5 Casignana sogna con Roberto Vecchioni,
uno dei concerti più belli della stagione.
Non si offendano gli altri, ma il professore
diviso tra la musica e la poesia è davvero
impareggiabile. Alla Villa Romana di
Palazzi il gioco si fa duro (per gli altri paesi)
e Casignana, grazie agli appuntamenti del
Magna Grecia, concentra su di se gli occhi
della Locride. Roccella, già sicura del primo
posto, gli cede persino una tappa del
Festival Jazz. La sinergia vince!
Voto 7
6 Sale Ardore, più per la perseveranza che
per tutto il resto. La verità è che l’impegno
da parte della squadra Campisi c’è, i risultati non sono sempre ottimali ma piacciono.
Certo i quattro giorni di festa, che potevano
anche essere tre, oramai sono forse vitali
per l’estate ardorese, e il sindaco ha fatto
bene a non tirarsi indietro. Ma è anche vero
che ai mugugni del popolo per alcuni disservizi non si può rispondere che la cassa è
vuota: o è vuota per tutti o per nessuno.
Non è che servono le collette oltre che per i
cantanti anche per le strade di Ardore?
Però Giuseppe Campisi ha coraggio, e
diciamolo, in sei anni ha cambiato il volto di
un paese che fino al suo arrivo risultava
quasi anonimo. Le iniziative culturali e l’essere in mezzo alla gente hanno fatto il resto.
Suggerimento: e se anche Ardore si lasciasse alle spalle un calendario di frittole e teatri per un unico grande evento? Sindaco ci
pensi e poi ci faccia sapere.
Voto 7
9 7,5 7- 6,5 6
7,5 7- 6,6 6 6
ESTATE 2011
1
Voto 7,5
Caulonia
3
Roccella Jonica
4
Siderno
5
Locri
6
Sant’Ilario
7 Locri, con la sua movida notturna, resta la
7
9
casignana
Ardore
Benestare
Tutti gli altri
comuni
8
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1
tappa preferita dai giovani. Le Club difatti
resiste e tiene alta la bandiera, scendendo in
campo con un programma intenso e ricco di
sorprese; il suo “Circo nero” fa ballare fino
all’alba. Il lungomare attira con i suoi ristoranti. Anche il Magna Grecia e lo sport fanno
tappa a Locri, con il torneo di tennis femminile. Il primo posto? No, non lo possiamo
dare. Quello lo raggiunse solo il frizzante
Barone. Bene, ma si può fare di più.
Voto 7-
8 E anche i paesi più interni si fanno sentire.
Stignano regala ai calabresi la festa nei vicoli
dell’antico casale, a Placanica si tengono le
magnifiche serate del “Borgo in fiore”.
Entrambe le cittadine sfruttano le atmosfere
incantante delle loro antiche strade. In guerra e in amore tutto è concesso! Mammola,
invece, prende “per la gola” e deve il suo successo alle sagre di fungo e stocco. La vicina
Martone si veste di cultura, e sceglie Carlo
Lucarelli. Benestare e le sue associazioni si
fanno sentire, organizzando un agosto all’insegna di teatro, musica, libri. Portigliola ringrazia il sindaco Rocco Luglio per la sua
visione innovativa e ambiziosa, e per avere
avuto il coraggio di osare. Squarci suggestivi
d’Aspromonte ma paesi ancora lontani dal
poter essere considerati solide realtà della
Locride.
Voto 6,5
9 L’estate ad Africo è un po’ sottotono. La sua
sfrontata bellezza non teme quella di nessuna
cittadina, ma la mondanità lascia un po’ desiderare. Tanta cultura comunque con il
TabulaRasa di Strill, e tanta attenzione per
Africo Antica, il gioiello montano meta ambita degli scrittori. Poi un giorno, quando tutto
6
1
sembra perduto, arriva lui: “il leone di bronzo”. Partorito dal mare, nascosto dagli scogli
e dalla sabbia per centinaia di anni, il bronzo
concentra su di sé l’attenzione di tutti i riflettori.
2
3
4
5
9
10
Voto 6+
10 Il Magna Grecia e il TabulaRasa passano
(e si fermano) a Monasterace. Il comune reggino si fa sentire non solo per il caso Lanzetta.
Non ultima, ma decima posizione la sua, perché straccia decine di comuni grazie alle visite alla casa del Drago, il mosaico pavimentale dell’abitazione più lussuosa di Kaulonia.
E il Festival jazz, più itinerante che mai, lascia
il segno anche qui.
Voto 6
N.C. E poi sarà come morire... l’estate è finita, ma per Siderno, Marina di Gioiosa e
Sant’Ilario non è mai iniziata. Non che gli
altri anni ci sia stato un sussulto degno di
nota, Marina di Gioiosa a parte, ma tenere il
tubo dell’ossigeno al minimo giusto per mantenere in vita il malato agonizzante è una
scena che anche il meno infervorato dei radicali non sopporterebbe. E allora tanto vale
staccare la spina ai comuni commissariati, che
in questo 2012 sono diventati tristi come le
provincie della Cina sotto regime. Niente
spettacoli, niente cultura, niente divertimento, insomma “niet”. Come nelle più classiche
delle dittature il popolo silenziosamente subisce e il potere, dovunque esso sia, gode. Se la
Locride deve essere salvata le purghe sono la
medicina sbagliata, anche perché, come per
l’estate 2012, provocano effetti poco gradevoli. Il puzzo del nulla sale e avvolge le coscienze di una gioventù che non vede speranza.
Commissario, comandi.
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La
...
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Locri (RC)
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Carrozza
Loqui e sproloqui di Filomena Cataldo,
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Benjamin Boson, Nik Spatari, Angelo
Letizia, Marilene Bonavita, Franco
Crinò, Isabella Galimi ,Maria Teresa
D’Agostino.
Direttore responsabile: PASQUINO CRUPI
Direttore Editoriale: ERCOLE MACRÌ
Coordinatrice di redazione: MARIAELENA FILIPPONE
In redazione: ANTONELLA ITALIANO, DOMENICO
MACRÌ, ELEONORA ARAGONA, NINO SIGILLI, ILARIO
AMMENDOLIA.
Editorialista: GIOACCHINO CRIACO
Art Director: PAOLA D’ORSA
Impaginazione: EUGENIO FIMOGNARI
RISPONDE il direttore
Lupi agnelli e cani sul
palcoscenico calabrese
MARIO LEO BRUZZANITI
Tutti abbiamo un ruolo, un abito di
scena, che dall’infanzia cominciamo a indossare. Siamo frutto di un
educazione, un ambiente, una cultura che ci detta e ci impone una
scala di valori diversi. Viviamo in
un mondo-teatro, e fin qua tutto
bene, tutto nella norma. Il problema sorge in qualche luogo,
Calabria o resto del mondo, perché
i ruoli da svolgere non li sceglie un
bambino di 3 anni. Fatevi un giro
immaginario nelle "banlieues" francesi o nelle periferie d’Occidente e
capirete la stupidità dell’autoflagellazione nostrana, sulle difficoltà di
vivere nei nostri paesi. Lo scenario
è lo stesso dappertutto, anzi può
essere peggio altrove e non parlo
dell’Africa profonda ma di centinaia di città del Nord Europa.
Perché i registi e gli scenografi sono
uguali dappertutto. Anzi, da noi,
malgrado un paio di McDonald’s, è
rimasta una scintilla d’umanità che
è scomparsa da decenni altrove.
L’essere umano è fatto così, odia
essere diverso dagli altri, ama omologarsi per non sentirsi perso.
Prendete i Lupi. Se vivi in mezzo a
un branco di lupi devi ululare
anche tu. E se un lupo non lo sei
ecco gli ideatori del carnevale:
hanno sarti abili, capaci di confezionarti una magnifica pelliccia da
lupo, giusto per sentirti integrato.
Anche se loro, in realtà, di cani da
guardia hanno bisogno, per far reggere il sacco che ingoia tutti quanti.
Un lupo, vero, li sbranerebbe. Così,
invece, anche il cane si illude di
essere lupo e genera cani che si credono lupi, pur essendolo in realtà
solo di peluche. Ma tant'è la convinzione, che pure un lupo finto
può mordere se invadi il suo territorio, e morderà sicuramente
quando il territorio invaso sarà
quello del regista o dello scenografo, si scaglierà contro chiunque
disturberà il manovratore. Perché il
lupo finto ha l’assurda convinzione
di essere libero, e i fili che muovono la sua vita nemmeno li vede.
Ma i lupi-peluche, dietro la grinta
hanno la faccia buona, che nascondono a se stessi, e soprattutto ai
propri figli. «V’immaginate se mi
cresce un agnello in casa? Che figura in paese», questo è il motto che
li contraddistingue!
E prendete poi i Cani da guardia.
Sui cani da guardia consapevoli c’è
poco da dire, se non rimanere sbalorditi davanti alla loro devozione
nel difendere il presente, l’immobilismo e l’assurda realtà nella quale
viviamo. Le loro certezze sono
fonte di eterno stupore. Loro ado-
rano la tv, anzi la “real tv”, portano
a spasso tatuaggi Maori che chiamano “tribali”, sollevano pesi in
palestra e si ammirano allo specchio, sorridenti, col pizzetto e la
battuta volgare pronta. Sono sempre dalla parte dei forti, smartphone a portata di mano a castigare
loschi che non chinano la testa.
Loro, i cani da guardia, hanno una
faccia sola con tutti, Anche coi figli.
La massima che li guida è
«V’immaginate se mi cresce un
lupo in casa? Che figura di merda
nel vicinato!»
E, infine, osservate gli Agnelli. Gli
agnelli, fra tutti gli animali i più
misteriosi. Amano il loro prossimo,
e già questo è un fatto strano. Sono
buoni. Vanno in chiesa e, perfino,
te lo darebbero anche un pezzo di
pane se non assomigliassi troppo a
un negroide. Di norma, l’agnello
porta una camicia a maniche corte
con la cravatta, e giuro che esistono
avendoli visti coi miei occhi.
L’agnello crede nel bene, quello che
fa andare in paradiso e, in vita, ti
consente fino a sette vergini, di età
compresa fra 18 e 21 anni. L’agnello
sorride sempre, salvo che se ti avvicini alla sua cassaforte, allora ti
taglia a fettine con uno dei meravigliosi elettrodomestici di cui fa collezione, poi ti sotterra nel giardinetto, ordinato e ingombro di nanetti
di plastica colorati che ha saldato
lui stesso a terra, con un sistema
che tiene segreto onde evitarne il
furto. Sì, i nanetti sono fra gli oggetti prediletti dagli agnelli. Le facce
dell’agnello sono tante, per vicini e
figli compresi.
Individuarli è molto semplice, abituati a pregare recitano a voce alta
il salmo che prediligono
«V’immaginate se mi cresce un
cane lupo in casa? Che figuraccia in
parrocchia!»
Ora che il vostro buonumore è al
punto giusto, e i “l’ho detto
anch’io” sono tanti. Vi svelo la
morale, di questa mia fiaba per
bambini. L’avrete già capita, ma
insisto. Siamo tutti lupi, agnelli,
anatre, formiche... e io non essendo La Fontaine oltre non andrò.
Tanto, i cani da guardia consapevoli si riconosceranno, anche avendo
il quoziente intellettivo di un’ostrica, e chiedo scusa all’ostrica.
E gli altri forse capiranno che bisogna guardarsi da chi da le carte, e ai
figli si deve parlare affinché possano indossare l’abito a loro più adatto.
E che è meglio non metterli al
mondo se si devono poi abbandonare e recitare parti decise da altri.
È tutto, e scusate il disturbo.
Lo stocco di Mammola e la bella lettera dell’avv Antonio Cimino
Curo gli interessi legali della ditta Alagna e c.
di Mammola che opera da oltre 20 anni, nel
settore della lavorazione e vendita del pesce
stocco. Lo stocco viene importato direttamente dalla Norvegia e lavorato con i metodi
di una volta con le limpide e oligominerali
acque di Mammola.
Solo adesso la ditta da me rappresentata ha
letto l’articolo pubblicato da codesto giornale
il 12/08/12 a pagina 14, intitolata: Lo stocco di
Santo Domingo. E dove si riporta in grassetto:
«Perché allo stocco, noi ingenui tradizionalisti
associavamo i riflessi del cristallini del ghiaccio artico, o il marrone e il muschio di sorgenti montane, non certo il mare dei Caraibi.
Sarà l’ennesimo “miracolo” dell'editoria locale, che ci vede impegnati in una battaglia, non
persa... “persissima”?»
E tutto a firma di Antonella Italiano.
Sembra superfluo sottolineare che l'articolo
in questione è scritto da chi sta in redazione,
ma la cosa più grave è la circostanza che detto
articolo ha dato un quadro sicuramente negativo della produzione di stocco che si fa a
Mammola. Avrebbe potuto, la giornalista,
prima di scrivere l'articolo informarsi presso la
ditta da me assistita e con la cortesia che ha
sempre contraddistinto la famiglia Alagna,
avrebbe avuto tutte le risposte e delucidazioni
sulla lavorazione dello stocco mammolese.
Fermarsi al manifesto o alla rappresentazione
del mare, e tirare a indovinare se quel mare è
dei Caraibi o meno, è un giornalismo superficiale che non dà merito a codesto giornale.
Io stesso ho avuto modo di leggere altri articoli pubblicati e debbo fare le congratulazioni
per il coraggio, la libertà di pensiero e di critica. Non posso però, fare finta di niente nel
momento in cui si scrivono articoli infondati
“
che ledono interessi economici e di immagine, facendo pubblicità negativa a una comunità, quella mammolese, che della cultura
dello stocco è di esempio a tante altre realtà
anche calabresi. Se codesto giornale, riterrà di
dover modificare o specificare meglio l'articolo in questione ne sarò profondamente soddisfatto, così come la ditta da me assistita, che
ha fatto tanti sacrifici per ottenere un marchio
di esclusività.
Ringraziandovi porgo
Distinti saluti
Avv. Antonio Cimino
Accade di rado che un avvocato intervenga su un articolo di giornale a difesa dei propri assistiti senza minacciare querele. L’avv. Antonio Cimino fa nobile eccezione, ed è questa sua
eccezionalità, che voglio sottolineare, prima d'entrare sulla vessata questione, alimentata da
un fraintendimento dell'articolo di Antonella Italiano. La quale - lo scrivo ancora una volta
- non ha preso di mira lo stocco di Mammola, la sua lavorazione, la ditta Alagna, peraltro,
non menzionata, ma il manifesto pubblicitario, che ha messo insieme capra e cavoli. Questo
è il vero: non ci è piaciuto il manifesto, non lo stocco di Mammola. Se la ditta Alagna, oltre
ad essere cortese, è anche di buon cuore, come riteniamo, potremmo gustarlo insieme. E la
presenza dell'ottimo avv. Antonio Cimino, che non usa la sua perizia giuridica come una
clava, è obbligatoria.
“la Riviera” caraibica, il norvegese Caparezza e la polemica internazionalista
Ebbene sì! Confesso di avere dei limiti di
comprendonio, come ha ben sottolineato
col blu del suo matitone il prof. Pasquino
Crupi.
Per avere ignorato la fama di una firma
affermata delle nostre contrade sono pronto
a cospargermi il capo di cenere chiedendo
tuttavia le attenuanti visto che raramente
leggo, anche se è dato a gratis, “la Riviera” unico luogo dove ho avuto occasione d'incontrarla - e solo quando mi soccorrono
amici guaritori della mia ignoranza su notizie che attengono al mio paese. Sarà questo
caldo agostano o la gravità dei nostri problemi, ma la confusione a me sembra veramente incontrollabile sino a rasentare la comica.
Argomenti addotti nell’esasperare i toni di
polemiche dove il prolifico e colorito lin-
guaggio rimanda più al “digrignare delle
gengive” di manzoniana memoria che alla
onesta e obbligata difesa d’ufficio pur se,
arrampicandosi sugli specchi, si ricorre
all’ingiuria.
È con la ricerca di queste frasi ad effetto e
cripti rimandi che mi pare di capire - ma mi
appello in questo ai miei limiti intellettivi che la Riviera di cui si parla è quella dei
caraibi; che Caparezza è un norvergese che
canta a fianco di un merluzzo per esaltare finalmente! - i mari del Nord; che Mammola
soffre sotto i ferrei talloni la dittatura del
“
suo baffuto Sindaco per difendere il suo
stocco dalle mistificazioni (frequenti) e dall’imperialismo del fast food. E in tutta questa atmosfera surreale, ahimè! Mi sono attirato la reprimenda del caro Direttore e non
più (?) nostro amico, con finale di un risentito addio che sa di preannunciato ritorno …
con vendetta!
Capita anche questo in un torrido ferragosto
locrideo.
Con sempre simpatia
Antonio Longo,
transumante del postcomunismo
Antonio Longo fa bene a non sciupare i suoi intelligenti occhi, leggendo “la
Riviera”. E, per toglierlo da ogni tentazione, tornando l’occasione, replicherò,
usando la scolorina. Più amico di così?
CASTELLI SULLO JONIO di Daniela Ferraro
Al tramonto
Guardare una sera, dal mio balcone di
Locri, le piccole luci lontane di Gerace e
rinvenire ancora, tra le tinte arrossate
del tramonto, la delicata pudicizia di
una terra che ancora sogna... e prega!
Pudica l’ora
ch’ormai volge al tramonto
- battiti d’ale
fanno ritorno al nidoquando la voce
spegne in sussurro il grido
e pii silenzi,
tra ombrose fughe,
sulle rampe del cielo
sfogliano incensi.
- Cori di luce
son monachine stanche
in lunga fila
abbarbicate al monteSbadiglia la finestra
e arrossa i vetri
d’ultimo guizzo
d’infocato tramonto.
Daniela Ferraro
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
20
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Giuseppe Patamia, ,Bruno
Gemelli, Carmelo Carabetta,
Antonio Cormaci, Giulio
Romeo, Sara Caccamo,
Giuseppe Fiorenza, Daniele
Mangiola.
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«Non sono qui a convincervi che mia marito è innocente. Lo so già»
Sembra uno contro tutti ed è un uomo di penna
che non mi fa sentire sola. Sono Rita Vitale,
orgogliosa moglie di Rocco Femia, e mi riferisco ad Ilario Ammendolia che con piacere ho
letto su “la Riviera” lo scorso 12 agosto. Parlava
di mio marito, dei suoi mille giorni di carcere
senza processo, a scontare una pena senza condanna. Diceva con ragione che ci sono uomini,
amici (perché così erano per molti prima che
sulle nostre vite piombasse il buio!) che “vengono tenuti in carcere senza che un collegio giudicante abbia emesso una sentenza di condanna”.
Hai ragione Ilario: ad essere in discussione sono
proprio i principi della nostra civiltà, quelli fondamentali e che, come tali, è ancor più grave
constatarli assenti. Se una singola situazione
mette in ginocchio una famiglia, ne intacca l’economia, lacera affetti e stabilità forse… non è
proprio giustizia. E se poi sono tante, diverse?
Non sono qui a convincervi che mio marito è
innocente: lo so già! Non sono qui a ricordarvi
come il suo principio di democrazia, come quelli di trasparenza e legalità siano stati usati contro di lui: lo stiamo vivendo sulla nostra pelle!
Non sono neppure qui a piangere la mia forza:
serve ai miei figli! Scrivo su queste pagine per-
ché mi sento di ringraziare Ilario per essere una
voce nel silenzio. Solo chi sa che Rocco Femia
ha operato per il bene della comunità non
dimentica. Oggi non dovrebbe essere facile
dimenticare chi ha promesso e realizzato in
pochi anni, dando una nuova identità urbana e
culturale alla cittadina. Io sono orgogliosa di
vedere giorno per giorno il viale delle ex
Calabro lucane cambiare aspetto, diventare il
tanto agognato parco. Andando a lavoro non
posso non voltarmi e ammirare la piazza che
rende onore allo spazio antistante la chiesa, la
Fa bene Rita Vitale a difendere l’onore di suo marito, trattenuto in carcere da molto, anzi moltissimo tempo, senza che nessun tribunale abbia emesso una condanna. Ho in mente John Gotti, ultimo vero capo dalla mafia americana. È sceso dalla macchina da uomo libero, s’è avviato a piedi
verso il tribunale, ha ascoltato le sentenza che lo condannava alla detenzione a vita ed è andato in
carcere. So invece che nell’Afghanistan di talebani, nella Libia di Gheddafi, nel regime di Bocassa,
la gente restava in carcere senza alcun processo. La ‘ndrangheta sarà sconfitta nella misura in cui
la Costituzione sarà rispettata da tutti senza eccezione alcuna. Posso dire a Rita, che quanto e più
di Lei, sono amareggiato e scandalizzato dal silenzio dei pavidi, della viltà degli amici politici di
Rocco, dell’indifferenza dei molti. Considero la coscienza un sacrario e quando la coscienza è pulita non c’è forza al mondo che ti può sconfiggere.
Ilario Ammendolia
Caro Sisinio
Non ho letto Eroi silenziosi di Angelo Jannone,
Datanew, 2012, che narra gli avvenimenti di cronaca italiana degli ultimi trent’anni. “la Riviera” di
domenica 26 agosto, p. 4, riferisce che Carlo Gulpio
(vedi Corriere della Sera del 22 agosto 2012, pag.37)
considera il volume “un libro onesto”. Di certo è
così. Ma spiace sapere che Jannone, nell’esercizio
delle sue funzioni (Ufficiale dell’Arma), per paura
d’essere accusato di complicità geografica (è possibile dire così per chi vive e opera in Calabria?), pur
convinto dell’innocenza del senatore socialista
Sisinio Zito e di suo fratello Antonio, non seppe dire
no, come scrive, alla richiesta di sorveglianza speciale avanzata dalla Procura di Palmi per il fratello del
senatore, pur certo che i due fossero estranei a ogni
accusa. Ricordo che noi socialisti della Locride
rimanemmo affranti, ma anche certi della completa
innocenza dei nostri amici, nonché compagni di
partito (P.S.I). Ero affranto e arrabbiato, e ritenni
giusto comunicare la mia vicinanza e il mio affetto a
Sisinio e ad Antonio, scrivendo al primo, in data 17
luglio 1994, la lettera che segue:
Caro Sisinio,
il caso “giudiziario” che ha investito come un uragano te e Totò rivela aspetti più che kafkiani. Ne “Il processo” J.K. non conosce le ragioni del suo arresto. La
forza coercitiva del Potere, alla fine, lo porterà a incolparsi di delitti mai commessi, a “morire come un
cane”. È un’accettazione di responsabilità quella di
J.K. che testimonia la “necessaria” debolezza umana
contrapposta, guarda caso, al dominio egemonico del
grande vecchio orwelliano (ghignante e cinico all’eccesso). Tu e Totò avete conosciuto preliminarmente
tutti i dettagli dei vostri misfatti (sic!) che, pur se ridicoli e inconsistenti, hanno avuto (continuano ad
avere) la forza dell’infamia al pari dell’accusa non
rivelata a J.K. In entrambi i casi, infatti, vige la stessa
impossibilità di difendersi. Ma andiamo per ordine.
Teorema: enunciato sommario d’una proposizione
contenente una verità che si intende dimostrare e che
costituisce la conclusione (tesi) cui si giunge, attraverso un procedimento logico deduttivo in cui ci si avvale di postulati o verità dimostrate, dalla premessa ini-
ziale (ipotesi); Dizionario Italiano – Ed. Sandron,
Firenze.
Ipotesi magistratura: politico = malaffare.
Verità dell’enunciato: chi è un politico (con o senza
storia personale eticamente irreprensibile) ha comunque un legame di interesse con la mafia, che, essendo
lo “Stato” che governa nel sud non può non avere
rapporti perversi con la classe politica di turno cui è
delegato il Potere ufficiale.
Tesi: i fratelli Zito, con o senza prove, con o senza
testimonianze certe, al di là della loro storia personale
[...], sono ugualmente da considerarsi mafiosi.
Tempo prima che venisse approvata la riforma del
nostro sistema processuale, Giorgio Saviane ha scritto
“L’inquisito”, breve romanzo che narra le traversie di
un uomo accusato ingiustamente e che, per l’angoscia vissuta nel corso del processo, vorrebbe “essere
colpevole per respirare”. Il libro, ristampato nei tascabili economici Newton, a detta di qualcuno è servito
come pungolo per la riforma stessa, in particolare per
l’affermazione (solo teorica?) del rito accusatorio (rito
anglosassone) da quell’inquisitorio (ancora [...]
vigente in Italia).
Il processo Zito è di tipo inquisitorio, infatti, volendo
fare una digressione (gratuita fino a un certo punto),
si può parafrasare Camus, “Lo straniero”, allorquando il magistrato chiamato a giudicare il protagonista
del romanzo, a seguito dell’atteggiamento di quest’ultimo (“indifferente” a tutto), lo apostrofa dicendo: “Il
vuoto umano dell’animo quale si ritrova in quest’uomo diventa un abisso dove la società può perire”. [...]
resta da chiedersi se anche i fratelli Zito, alla luce dell’impeto inquisitorio operato nei loro confronti, debbano ritenersi vuoti nell’animo, fautori dell’ “abisso
dove la società può perire”. Siamo alla fantascienza,
al ripristino, anzi, della “cultura dell’ombelico”, per
dirla con la felice locuzione di G. Melina, scrittore.
Manca poco che Sisinio e Totò Zito ringrazino la
magistratura per l’opera di “bonifica” operata all’interno delle loro “anime perse” (corrotte). Viene alla
mente Barbara, protagonista de “L’uomo è forte” di
Corrado Alvaro, che, esasperata dalla presenza assillante dell’Inquisitore, denuncia alle autorità Dale, il
suo compagno, al fine di espiare la “colpa” commessa contro il Potere (il totalitarismo) e quindi contro la
società.
KAPPADUE di RUGGERO CALVANO
via Dante che assume un’identità e tanti angoli
progettati per riacquistare decoro. Rocco ha
sempre detto, e continua a ribadirlo in semplici
colloqui a due, che la Rimini del Sud non poteva peccare di simili negligenze come le barriere
architettoniche o altro. Il suo pensiero, velato di
delusione, circola tra i giovani a cui puntualmente scrive. A loro promette un nuovo ciclo di
politica positiva, fatta di cuore e amore per il
paese perché mio marito è ancora vivo, soprattutto nello spirito e nella voglia di fare.
Rita Vitale
ENZO STRANIERI RENDE PUBBLICA LA LETTERA CHE SCRISSE ALL’AMICO SENATORE NEL 1994
ENZO STRANIERI
la Riviera
Anche i fratelli Zito cospiravano contro lo Stato? Se
diamo retta al teorema, certamente sì. Se, invece,
usiamo un minimo di razionalità, è evidente che essi
sono agnelli sacrificali sull’altare del più bieco cinismo culturale. Sì, perché di cultura si tratta.
È certo che per fare il magistrato occorrono studi giuridici. Accanto a questi, però, è indispensabile una
cultura umanistica necessaria a costruire l’uomo
ancora prima che il magistrato. Diffiderei molto, a
esempio, di un uomo di legge che non abbia letto,
tanto per fare alcuni nomi, la lista è molto lunga,[...],
dunque, ma, oltre alle norme, di tutelare la dignità
dell’individuo. E ciò, prendendo a prestito le parole di
A. Zanzotto, poeta, perché qualsiasi individuo possa
essere “degno di quel concetto ideale di personalità
che ogni uomo formula nel suo intimo”.
Caro Sisinio, se non ci fosse la sofferenza morale di
tutti voi, la vicenda assumerebbe contorni più grotteschi che drammatici; ma l’amarezza, oltre che lo
sconforto, è troppo grande per potere abbozzare
anche un piccolo quanto breve sorriso ironico. È
realtà, questa, dura quanto tragicamente attuale.
Vorrei che tu e Totò mi sentiste vicino, che, pur nella
condizione di rabbia che necessariamente vi avviluppa, sappiate che i compagni non hanno mutato di un
millimetro la stima e l’amicizia nutrite nei vostri
riguardi.
Un forte abbraccio anche da mio fratello Peppe.
S. Agata del Bianco, 17 luglio 1994
La plin plin
d’Aspromonte
RUGGERO CALVANO
Se volete un’acqua diuretica, che vi faccia smaltire i
liquidi e purificare l'organismo, oltre alle acque della
salute pubblicizzate in tv, ne
avete diverse e a costo zero.
In Aspromonte.
Un girotondo di cinque chilometri, con sosta in cinque
diverse fonti, con cinque
acque, ognuna dalle peculiari doti.
Una sana sudata, una bella
sgambata e addio ai residui
tossici di un’estate border
line dal punto di vista salutistico.
Si parte dall’acqua amarognola dell’Ontano, che sa di
liquirizia.
Un chilometro fra i pini e si
arriva all’acqua della Malia,
che abbassa la pressione e
rimette in riga il battito cardiaco, annullando in un
baleno il senso di vertigine
dello stacco mare monti.
Un altro chilometro fra i
lecci ed ecco l’acqua del
Pisciatore, che senza bisogno di traduzioni evoca
fiumi di plin plin, buoni a
disperdere a terra ogni veleno.
Altro miglio scarso fra i larici ed ecco l’acqua del
Coltello, che taglia a fette
ogni residuo di cibo presente ancora nello stomaco.
Una fuga rapida fra le felci
per espletare il bisogno
parallelo alla plin plin, e giù
fra le querce fino all’acqua
dell’Ortica che distende la
pelle e, pare, fa ricrescere i
capelli. Cinque chilometri in
tondo e siete altre persone.
Fanciulli in fiore dal petto
turgido e dalle vite sottili.
Pronti a un’abbuffata
memorabile.
E nel caso in cui esagererete
con cibi e vini, nessuno vi
vieta, dopo un pisolino
ristoratore, di ripetere il
giro. E altro che suore,
modelle, passeri e calciatori.
Cinque miglia scarse di
salute e cinque litri abbondanti di acqua nelle viscere.
Tutto a costo zero.
Ma questo è un consiglio
per gli acquisti che non
vedrete mai in tv.
STORIE DA PRONTO SOCCORSO di Vincenzo Carrozza
Anna, è una calabrese emigrata da
oltre cinquant’anni in Piemonte. Ha
una gamba rovinata dalle varici e da
un ascesso. Alla visita ha la febbre
alta. Anna ha una certa età, sui settanta. Non è curata. Ha piedi sporchi di
terra e altro. Non ha assunto, nonostante i numerosi anni di emigrazione
connotazioni “nordiche”. Parla poco,
e quel poco ha accenti a me noti.
Allora le parlo anch’io in dialetto reggino. Si volta sorpresa e mi dice:
«Dottori, allura puru vui siti calabrisi». «E sì signora», faccio io, «sinno comu faciva pemmu vi curu. Pensati
chi nu medicu du nord vi lavava i pedi, e vi parrava puru calabrisi». Lei sorride e diviene di buon umore. Le
spiego che bisogna incidere l’ascesso, altrimenti la febbre nonostante gli antibiotici non andrà via. «Fati chillu chi voliti, dottori. Pensati ch’esti a quarta vota chi vegnu e mi dannu sulu medicini chi no mi fannu nenti.
E poi non mi lavau nullu i pedi». Quando Anna va via, mi fa una promessa: «Dottori, vi promettu chi
vegnu e vi portu na torta fatta cu sti mani». Guardo le mani, sono come i piedi che ho lavato: sporche di
terra, con aggiunta di limacu. Anna ha poca confidenza con l’acqua e il sapone. «Fati pemmu va basu dottori», aggiunge. Mi piego per il bacio e dico: «Signora per la torta non importa, vi accetto un caffè la prossima volta».
Anna
DOMENICA 02 SETTEMBRE
2012
LA RIVIERA
21
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
22
la Riviera
Sport
inalmente! Almeno in via ufficiale,
per quattro mesi non sentiremo più
parlare di calciomercato, anche se,
come sappiamo, le trattative durano trecentosessantacinque giorni
all'anno, ventiquattro ore al giorno. Il fatto è
che mi ero stancato dei “tormentoni”, vero
riempi pagine di chi si occupa di calcio. Il
famigerato top player, quello che lo scorso
anno si chiamava mister X ,era diventato,
nella fattispecie, detestabile quanto il pulcino
pio, di un'inutilità disarmante. Beh, forse
meglio non esagerare, nulla è peggio quanto
l'odioso pennuto. E quindi, con la presunzione tipica dell'inizio di stagione, ci sono già
alcune sfide, alla seconda giornata di campionato, che presentano spunti interessanti.
L'aperitivo al tramonto sulla spiaggia è aperto da Udinese - Juventus. La prima uscita dei
campioni d'Italia ha dimostrato, nonostante
le logiche sofferenze dell'esordio, che la squadra di Conte/Carrera, resta ancora la formazione da battere. I meccanismi collaudati, più
alcuni innesti di qualità, fanno della Juventus
la candidata numero uno al titolo. Oggi
pomeriggio al “Friuli” torna tra i pali Buffon
e in difesa Chiellini avrà una maglia da titolare. Della partita non saranno gli ex Pepe e
Isla, per il resto solito 3-5-2 con l'altro ex
Asamoah sulla corsia di destra in mediana e
attacco formato da Vucinic e Matri. I bianconeri di Guidolin, dopo la cocente delusione
dell'eliminazione dal tabellone principale
della Champions league, confidano d infliggere la prima sconfitta ai torinesi. A fianco di
Di Natale si contendono il posto Muriel e
Maicosuel, rispetto alla sconfitta di Firenze,
dovrebbero rientrare Benatia e Domizzi. Alle
20:45 è il turno di tutte le altre partite.
Cagliari e Atalanta dopo le sconfitte all'esordio, cercano i primi punti della stagione.
Qualche problema di formazione per
Colantuono con un'infermeria piena, mentre
Ficcadenti ha solo l'imbarazzo della scelta. Il
Catania, che domenica scorsa, solo a tempo
scaduto ha visto sfumare la vittoria
all'Olimpico contro la Roma, ospita il Genoa.
Nei liguri ancora fuori dall'inizio Immobile,
con Gilardino, Jorquera e Jankovic sulla linea
più avanzata. Speculare lo schema d'attacco
dei siciliani, si prevede una partita a segno
over.
Un'altra siciliana a far visita
all'Olimpico. Questa volta si tratta del
Palermo che gioca in casa della Lazio. I rosa-
F
Altro che pulcino pio
in BREVE
Secondo quanto riporta il quotidiano francese “Le Parisien“, ci
sarebbe stata una rissa tra Zlatan
Ibrahimovic e Nenè. Durante
una partitella, l’ex attaccante del
Milan ha subito un intervento
deciso dal brasiliano per poi reagire al fallo del compagno di
squadra. Ne è nata una lite tra i
due che ha costretto gli altri compagni ad intervenire per separare
i “duellanti”.
nero dopo il brutto 0-3 rimediato dal Napoli,
vogliono strappare almeno un punto per non
sorbirsi già al due settembre le sfuriate del
presidente Zamparini.
Di contro c'è una Lazio, che giorno dopo
giorno sta assorbendo gli insegnamenti di
Petkovic. Incuriosisce la nuova posizione di
Hernanes, che può sfruttare al meglio gli
inserimenti. A punteggio pieno, anche se si
tratta solo della prima giornata, Napoli e
Fiorentina che si sfidano al San Paolo. Nei
partenopei spazio dal primo minuto per l'ex
Behrami, mentre l'altro, Gamberini, si accomoderà inizialmente in panchina. Ancora
assente Pandev per squalifica, a fianco del
Matador c'è Insigne. Nei viola confermato
l'undici che ha battuto l'Udinese. Il Parma che
domenica ha ben figurato contro la Juventus,
ospita il Chievo. Nei ducali ancora indisponibile Amauri, saranno Belfodil e Pabon a guidare l'attacco. Di Carlo si affida all'usato sicuro Pellissier e Di Michele, in caso di vittoria il
Chievo sarebbe sicuramente primo in classifica: una piccola, ma piacevole soddisfazione.
La sorpresa della prima giornata, la
Sampdoria se la vedrà in casa contro il Siena.
Ferrara col suo duttile 4-3-3 confida nella
vena realizzativa di Maxi Lopez per scardinare la difesa toscana. A centrocampo Poli,
Tissone e Obiang, con Estigarribia avanzato
nei tre d'attacco. Nel Siena attacco agile e
potente con la coppia Calaiò e Bogdani.
Match di cartello della serata è Inter - Roma.
I nerazzurri dopo la convincente vittoria sul
Pescara si trovano di fronte l'imprevedibile
squadra di Zeman. Innumerevoli gli spunti
che offre la partita: da Cassano a
Stramaccioni che sfidano il loro recente passato, a Destro che ha certamente sentimenti
di rivalsa verso chi l'ha scaricato forse troppo
in fretta. Nell'Inter ancora fuori Handanovic,
al suo posto Castelllazzi, confermati i titolari
che hanno vinto a Pescara. Occhio alla Roma,
che a parte il mezzo passo falso contro il
Catania, è in grado di vincere con tutti.
Finalmente, non ne potevo più, e del top
player e del pulcino pio.
Massimo Petrungaro
DOMENICA
Giusy Versace, la velocista paralimpica sarà in studio Sky Sport,
assieme a Giovanni Bruno ed
Eleonora Cottarelli per commentare le più belle immagini di
Londra 2012. La primatista italiana dei 100 e 200 metri nella categoria T43, sfumata la possibilità
di competere a Londra, sarà tra
gli opinionisti della tv satellitare
italiana, che seguirà i Giochi con
oltre 500 ore di diretta e 5 canali
dedicati in alta definizione.
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
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Parlando
di...
Sport
Domenica prossima al via i
Alia, “i giovani campionati, oggi ultime gare
saranno la
del
primo
turno
di
Coppa
Italia
nostra forza”
PRIMA CATEGORIA
uesto pomeriggio si disputeranno le ultime gare
del primo turno della
Coppa
Italia
dilettanti.
Sicuramente la partita più interessante si svolgerà al “Ninetto
Muscolo” di Roccella Jonica
dove i locali, reduci dal perentorio 7-1 rifilato al Davoli mercoledì scorso, riceveranno il forte
Guardavalle. Una sfida che
ambedue le formazioni dovranno
cercare di vincere, visto che, se la
sfida dovesse finire in parità alla
fine dei 90 minuti regolamentari
e considerata la differenza reti
atualmente pari, sarà il sempre
temibilie sorteggio a dover stabilire chi tra Roccella e
Guardavalle dovrà andare avanti
in questa competizione. Nel
Roccella mancherà per squalifica
Varrà mentre il Guardavalle
potrà schierare l’attacco “stellare” composto dal duo DoratoStaglianò. Il Siderno aveva inizia-
Q
Continua senza soste, a parte l'interruzione ferragostana, la preparazione del Locri, partita lo scorso 6 agosto sul terreno del comunale di via
Cosmano agli ordini di Peppe Alia, tornato dopo
molti anni alla guida degli amaranto.
L'organigramma societario è stato pure definito:
accanto al Presidente Minniti è confermato l'ingresso in società di Giuseppe Marcianò, fino alla scorsa
stagione alla guida del Moschetta in seconda categoria, che ha assunto la carica di Vice Presidente,
affiancando quindi il Presidente Avv. Eugenio
Minniti, mentre sono state sostanzialmente confermate le posizioni di Giuseppe Licandro quale direttore generale e di Sandro Schiavello per il coordinamento dell'attività giovanile, mentre la parte sanitaria si arricchisce con il ritorno di Rodolfo
Spataro, che sarà il massaggiatore. La squadra si è
già confrontata, in amichevole, con alcune squadre
di categoria superiore, incontrando, nell'ordine,
fuori casa la Vibonese ed il Roccella ed a Locri la
Bovalinese: si è trattato, soprattutto per il livello
delle avversarie, di test molto significativi per i
ragazzi di mister Alia, che hanno sempre ben figurato, consentendo al mister di ricavare importanti
indicazioni per la definitiva impostazione della
squadra in vista dell'inizio del campionato, previsto
per la seconda metà di settembre. La rosa è ormai
quasi completa, con l'arrivo di Femia e Chinè dal
Marina di Gioiosa, Fragomeni dal Gioiosa Jonica,
Gullaci e Reitano dall'Antonimina, G. Galluzzo e
Prestia dal Mammola, Marcianò, Monteleone, D.
Primerano, A. Primerano, Calautti, Romano e
D'Agostino dal Moschetta, oltre alla conferma dei
veterani N. Panetta e Parrotta, al ritorno di Iemma
e D. Longo ed ai numerosi giovani fuori-quota (S.
Panetta, Bava, Oppedisano, Muià, Longo,
Schirripa, Serrentino, Pipicella, Macrì). La
preparazione prevede, a breve, un'altra importante
amichevole: giovedì 6 settembre verrà a Locri la
blasonata Nuova Gioiose, quest'anno attrezzata
(anche con i locresi Gigi Iervasi ed Antonio Vita)
per dire la propria nelle zone alte del campionato di
eccellenza. Tutto, quindi, procede bene per
intraprendere un buon campionato di prima categoria, con l'idea base di garantirsi una tranquilla
posizione di classifica e senza disdegnare, anche in
relazione all'effettiva verifica, necessariamente successiva, del livello delle altre squadre, un possibile
inserimento nella zona play-off: sul punto Alia non
si sbilancia troppo, ma l'aver costruito una squadra
fortemente connotata dalla preponderante presenza di giovani locali potrebbe costituire una spinta
motivazionale determinante anche per galvanizzare l'ambiente ed ottenere risultati lusinghieri.
to bene la stagione agonistica
andando a vincere sul campo del
San Calogero ma mercoledì scorso ha fatto un passo indietro
pareggiando in casa con l’ostica
Taurianovese. Mister Laface si è
dichiarato comunque soddisfatto
della prestazione della squadra
jonica che oggi pomeriggio a
Polistena cercherà il “lasciapassare” per il secondo turno mentre
nell’altra sfida del girone si
affronteranno la Taurianovese ed
il San Calogero. Il Bianco dopo
avere perso in casa con la
Bovalinese ed il Brancaleone è
costretto a lasciare la manifestazione e saranno proprio le
squadre di Silvio Frascà a Rocco
Brando a giocarsi in gara unica il
passaggio del turno. Deludono
nelle prime uscite stagionali il
Gioiosa Jonica ed il Marina di
Gioiosa Jonica ma solo dal punto
di vista del risultato perchè è
chiaro che sia mister Silvano che
mister Scigliano stanno cercando
di affinare la preparazione in
vista del campionato che rappresenterà il vero obiettivo stagionale della due società.
Intanto, domani pomeriggio,
presso la sede del Comitato
Regionale della FIGC, verranno
diramati i calendari ufficiali
dell’Eccellenza e dei due gironi
della Promozione. L’occasione
sarà importante per fare il punto
della situazione in vista dell’avvio
previsto per domenica prossima.
Il Presidente Saverio Mirarchi
illustrerà le principali novità di
questa stagione caratterizzata da
una grave crisi economica che ha
colpito anche le tante società di
calcio che grazie ai notevoli sacrifici di dirigenti appassionati
riescono a mantenere in vista il
sistema calcio. Ed allora non
rimane altro che augurare, buon
campionato a tutti.
Antonio Tassone
Sporting Locri, tutto pronto
per la nuova stagione
Lo Sporting Locri è rientrato oggi
da Galatro, luogo tranquillo di
montagna dove mister Ferdinando
Armeni con il suo staff tecnico composto da: Ilario Capocasale,
Giuseppe Musolino, Gianluca
Lombardo e Roberto Barbieri, ha
potuto preparare al meglio la nuova
stagione. Purtroppo si dovrà far
fronte al problema di Antonella
Corio, la stella amaranto dovrà star
fuori per circa 2 mesi in virtù di uno
strappo di 1,5 cm al gemello del
polpaccio destro. La società si è
subito attrezzata e ha affidato le
cure e la riabilitazione della ragazza
al dott. Mario Smorto, medico reggino pluridecorato nell'ambito
sportivo, un partenariato di alta
qualità per un campionato di serie
A. Il presidente Stilo, sta cercando
di concludere gli ultimi affari di
mercato, si sta trattando con
diverse atlete a giorni ci saranno
delle novità. Per quanto riguarda la
fornitura sportiva, quest'anno lo
Sporting Locri con tutte le sue categorie vestirà Joma, altro partenaria-
to importante per questa stagione
da serie A grazie alla considerazione e l'attenzione del responsabile di Joma Italia.
Sarà una partenza accelerata per il
primo anno di serie A con un inizio
di gran fuoco. Infatti il sorteggio
effettuato dalla Lega della
Divisione di calcio a 5 nazionale, ha
messo di fronte lo Sporting Locri
alle squadre più agguerrite già nelle
prime 5 giornate. Lo Sporting Locri
esordirà dunque a Palermo il 7 ottobre, per poi giocare di fronte al proprio pubblico il 14 ottobre con i
vice-campioni d'Italia del Real
Statte di Taranto, la terza giornata
vedrà le ragazze di mister Armeni
andare a Cosenza, per poi tornare
tra le mura amiche la domenica successiva dove arriverà l'agguerrita Ita
Matera. Alla quinta giornata giorno
3 novembre ci sarà il debry reggino
a casa delle campionesse d'Italia
della
Pro
Reggina.
Successivamente le amaranto
joniche affronteranno il casa nella
sesta giornata il Messina, per poi
partire per la lunga trasferta di
Giovanizzo in Puglia. All'ottava
giornata si torna in casa per giocare
con il Martina Franca, alla nona
giornata trasferta in Basilicata per
giocare con il Cus Potenza. La decDOMENICA
ima giornata si gioca in casa con le
siciliane del Vittoria per poi chiudere il girone di andata a Molfetta in
Puglia prima della sosta natalizia. A
gennaio riparte il ritorno.
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DOMENICA
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la Riviera
Cultura e Società
TRADIZIONI DA DIFENDERE E PRESERVARE
San Rocco, un rito trascinante
Le Feste Patronali, che si celebrano
in gran parte nel periodo estivo e in
tutti i comuni d’Italia, offrono una
serie di tradizioni, di riti, di costume,
di specialità culinarie, di giochi e
spassi che le rendono momento di
aggregazione autentica, d’incontro e
di scambio, di gioia popolare semplice. Le feste sono anche un affare
economico per chi opera nel settore,
dai commercianti ai produttori di
giochi artificiali, a quelli delle luminarie, a cantanti e compagnie teatrali e così via. Dietro ogni festa c’è
sempre un buon pacco di euro,
speso per il sollazzo e il divertimento, necessari a ritemprare l’uomo.
Qualsiasi sia la motivazione di una
festa, il suo valore intrinseco è sempre uguale. L’uomo che ha Fede
festeggia il Creatore e lo ringrazia
per ciò che ha. Chi è malato chiede
di guarire. Ciascuno prega, festeggia
e chiede. L’umanità nasce dalla festa.
Sono migliaia i paesi d‘Italia con tradizioni, a volte anche plurisecolari, di
feste originali e singolari alle quali
spesso devono la propria fama. Feste
nella quali accadono cose anche raccapriccianti, ma che sono tollerate
nel nome di una tradizione antica.
In Calabria una delle feste più belle
si svolge a Gioiosa Superiore. Unica,
nobile nel suo frastuono popolare,
spirituale nella sua folla di corpi
sudati, mistica nella raccolta dei
soldi, carica di significati di dolore e
sofferenza e radiosa come una giornata di sole. Il protagonista è San
Rocco, la cui Statua viene portata in
processione per l’intero paese dalla
nove di mattina sino alle sette di sera
al ritmo dei tamburi e di una tarantella travolgente, il Ballo di San
Rocco, a cui si deve l’esistenza della
festa.
Racconta infatti la leggenda che un
uomo, guarito per intercessione del
pietoso Santo, preso da irrefrenabile
felicità abbia iniziato a ballare la
tarantella senza fermarsi anzi trascinando nella sua danza scatenata l’intera cittadinanza. Così tutto ebbe inizio. Da allora, era fine Settecento, i
tamburi suonano incessanti, l’ultima
domenica di Agosto, in onore del
miracoloso protettore.
E cosa, meglio della danza, può riassumere la gioia del vivere? Proprio
in ciò si condensa quella che è una
straordinaria opera di sintesi della
Chiesa Cattolica, una di quelle mirabili costruzioni di architettura dottrinale che ne evidenziano la grandezza storica: conciliare il santo protettore degli ammalati, il santo vicino ai
sofferenti, il santo del dolore e delle
lacrime, il santo simbolo della solidarietà e della vicinanza agli altri, con
la gioia della danza collettiva. Chi
vive il dolore o la tragedia partecipa
alla festa. Quella allegria tambureggiante si trasforma in accettazione
profonda.In rassegnazione fiduciosa. Affidarsi al Sacro. Con la musica
profana. Ne scaturisce una fede
profonda che lega in modo indisso-
lubile il Santo, e chi lo rappresenta,
con chi festeggia.
Un Peana. Un rito pagano trascinante. Il ritmo ipnotico di atavici tamburi. La gioia e il dolore. Lacrime e
risate. Danza e preghiera. Corpi e
anime. Sacro e profano.
La statua del Santo, emblema delle
sofferenze, il volto grave ma bonario
e l’aura mistica, attraversa i luoghi di
Gioiosa Jonica preceduta e seguita
dal
ritmo
incessante
dei
Tamburinari.
La processione, incalzata e sostenuta dal rimbombo di grancasse, rullanti e piatti, attraversa vie e viuzze
dello splendido centro antico del
paese mentre tutto attorno, come
fuochi satelliti, si accendono “ruote”
di tarantella. I tamburi risuonano
per l’intera giornata. Allontanandosi
sembrano un sottofondo di tuono.
Un brontolare lontano. Ti ricordano
che è festa. Infatti ballano tutti.
Vecchi e bambini. Gioiosani e turisti,
una miriade ogni anno. La danza
accomuna più della Fede, verrebbe
da dire.
Alla fine risalendo per la suggestiva
Via Amaduri il festoso corteo raggiunge il suo apice. La piazza di fronte alla Chiesa dimora del Santo si
riempie all’inverosimile, il ritmo e
frastuono aumentano mentre la statua avanza lentamente, i tamburi
entrano tutti in piazza e a quel punto
sembra di essere dentro un tuono
continuo, il suono attraversa la pelle
e il ritmo s’impossessa delle pulsazioni cardiache, e davvero viene da
pensare allo splendore ed alla miseria della condizione umana e a confidare nell’esistenza di un
Onnipotente.
Una spiritualità atavica. Una grande
tradizione. Come era quella della
”Spoliazione dei bambini”, la parte
finale dell’ingresso in chiesa durante
la quale i bambini, o per grazia o per
protezione, venivano spogliati e
offerti al santo nudi. Un rito ancestrale di sacrificio, di grande impatto
emotivo, che pare sia stato soppresso. Così come la processione, che
prima si svolgeva in modo continuo,
dall’uscita del santo alla fine con la
piccola pausa della messa al mattino,
adesso è stata spezzata: si parte con
un rosario, identico a quello di
migliaia di altre feste, poi la processione viene interrotta più volte per
dare spazio al prete, autentico mattatore. E naturalmente al Vescovo.
Che tra l’altro, ci sgrida e ci ricorda
che i peccati della modernità sono la
delinquenza, l’usura, la droga e il
sesso. La festa di San Rocco è uno
dei momenti di valore delle tradizioni calabresi. Andrebbe preservata
così come è, e la sua organizzazione
affidata a gente che abbia a cuore la
felicità, la memoria e la volontà dei
gioiosani. Solo attraverso la memoria, che può anche essere affidata al
suono festoso e allo stesso tempo
minaccioso, potente e ritmico dei
tamburi di San Rocco, si mantiene
l’identità.
Quei tamburi sono l’affermazione di
Gioiosa e della sua unicità. E custodiscono la storia. Sarebbe bello sapere in quanti, soprattutto delle generazioni precedenti, si siano innamorati al loro rullare.
Antonio Calabrò
tratto da Zoomsud.it
XIII EDIZIONE
“Poeti in piazza” nel nome di Micu Pelle
i fronte a un pubblico, eccezionalmente numeroso, è calato, il 28 agosto, il sipario sulla XIII edizione della
rassegna “Poeti in piazza” e sulla VI edizione del Premio “Micu Pelle” che di questa
rassegna rappresenta il punto di maggiore
luce insieme ai Premi “ Poeti in piazza nel
cuore”. Con poche risorse, ma grande inventiva, da anni ormai Pasquino Crupi prosegue
il suo viaggio nella cultura popolare, che non
ha nulla da invidiare alla cultura dotta. Ma
andiamo alla cronaca dell’avvenimento.
Il Premio “Poeti in piazza nel cuore” è andato al chirurgo reggino Salvatore Maria
Costarella, che - recita la motivazione - «ha
eletto a storico domicilio estivo il nostro
paese [Bova Marina], dando lustro ai “Poeti
in Piazza” con la sua presenza costante,
ancorché umbratile e riservata. E che con il
cuore di Gracco e il pensiero di Dante, ovvero con inarrestabile sentimento, fondato
sapere, fede nella religione della scienza, già
maestro, pur ciò vietando l’età giovane, ha
tratto molti dei nostri compaesani dal pelago alla riva, dal buio dove s’annnidava il
chiuso morbo, combattuto e vinto, alla luce
dove la vita riprendeva il suo cammino, così
riuscendo nell’impresa, storicamente gloriosa, di dare continuità alla nostra fausta iniziativa di riscatto della poesia del popolo».
Per la sezione Premio “Micu Pelle alla
memoria” la giurìa, presieduta da Pasquino
Crupi, ha assegnato il Premio a Pietro
D
Borello. Tale la motivazione: «Anche i poeti
muoiono. Ma non se ne vanno, restano.
Maestro di alto profilo, educatore più che
insegnante, galantuomo per tutta la sua
umana e cristiana esistenza, grande artigiano della penna, sempre al servizio della
società calabrese con inno alla speranza,
Pietro Borrello, non più tra i viventi da qualche anno, ebbe alto il sentimento della poesia popolare che coltivò con segreta e scrupolosa passione. E di questa sua passione
frutto alto è stata la raccolta Sparai di lu pedi
(edizioni Città del Sole 2010) dove, culturalmente congiunto a Giovanni Pascoli, rifulge
un francescanesimo agreste singolarmente
estraneo alla poesia dialettale. Ciò che fa di
Pietro Borrello un poeta dal timbro originale dentro la poesia popolare, che per sua
natura non è facile alle novità né di lingua né
di contenuto». Vincitore del Premio “Micu
Pelle” è risultato Franco Blefari con questa
motivazione: «Non è obbligatorio che un
poeta canti sempre. Ma è obbligatorio che
sia sempre contemporaneo all’epoca in cui
vive, sia pure manifestando l’urto d’un dissenso interiore che non tende mai a conciliare passato e presente e, addirittura, a sforzare il presente verso il passato, fatto regno
astorico dell’età dell’oro. Da ‘U focularu del
1976 ad Ariaporu del 1979, da ‘U tempu d’i
cucuzzegli del 1989 a Profondo Sud del 2004
la vocazione di Franco Blefari al passato
morale del Paese del Sud come termine
fermo di giudizio dell’infelice presente non
è mai venuta meno, generando una sorta di
umana pietas storica , che ha consentito di
fare andare alla storia gli umili, colti nella
totalità delle loro manifestazioni: luoghi abitativi, campagne, produzione asiatica, rapporti di famiglia e di lavoro.
Non senza qualche nota d’allegria dei naufraghi tra le onde inquiete della grande proprietà terriera. Ma va detto subito che
Franco Blefari è poeta dell’anima, non del
fragore sociale. È una dissipazione morale,
non una disgregazione sociale il centro
tematico della poesia di Franco Blefari. Il
quale è stato capace di ciò di cui la poesia
dialettale calabrese mancava, di ciò di cui la
civiltà contadina era priva, rimanendosi
monca: l’epos, cioè l’intera storia d’un popolo, come dà testimonianza prodigiosa la raccolta Un paese di gesso (2008) dove la cronistoria dell’affaticato paese del Sud , abolendo ogni confine di geografia e di poesia concentrazionaria, si tocca con il Sud del
mondo , cioè con il canto generale dei poeti
del’America latina».
Particolare curioso. La sigla musicale di
Poeti in piazza è l’Inno dei lavoratori.
Natalina Misogano
DOMENICA 02 SETTEMBRE
2012
LA RIVIERA
27
Parlando
di...
ESTATE
Novità assoluta e benvenuta
di questa stagione le
splendide gallerie piene di
colori e sorrisi che ci sono
state regalate dai due locali
più in della Locride.
L’INTERVISTA esclusiva con Dario Brunori
foto NOTIZIE
Ero un chitarrista
da
IIIa edizione del
Premio "Amici
di Martone"
in ricordo
di Tony Silipo
Martone ha ricordato con grande commozione Tony Silipo, martonese illustre, distintosi in Canada per la sua
intensa attività politica e culturale, prematuramente scomparso nei mesi scorsi. E dall’anno prossimo il premio
“Amici di Martone”, cui è stata dedicata l’edizione 2012, sarà intitolato a lui.
Porterà il suo nome anche una via della
cittadina ionica da dove Silipo è partito appena undicenne e dove, da adulto,
ha fatto sempre ritorno, mantenendo
un legame forte e costante con le proprie radici. La figura di Silipo, a cui già
nel 1992 Martone gli aveva conferito la
cittadinanza onoraria, è stata ricordata
dal sindaco Giorgio Imperitura, dal
procuratore Lombardo e dal funzionario regionale Simonetti. Un certosino
lavoro di ricerca sulla storia dell’emigrazione martonese è in corso d’opera
a cura di Totò Imperitura che ha recuperato preziosi documenti d’epoca.
Dalla Spagna a Bovalino questo
è stato il viaggio che ha portato
in piazza Camillo Cosatanzo,
Daniela e Salvatore amici del
sindaco Mittiga che li invita a
ritornare in Calabria.
Falò
ELEONORA ARAGONA
Quando mi dicono che c’è l’opportunità di intervistare Dario Brunori,
nome d’arte Brunori s.a.s. (richiamo
esplicito alla ditta famiglia, ndr) non sto
nella pelle. Incrocio le dita e spero che
non sia uno di quei pomposi artisti
SIDERNO FESTA DI SS.MARIA DI PORTOSALVO
Festa patronale e austerity
pieni di sé. Quando sei fan del cantante da intervistare c’è sempre il rischio di
rimanere un po’ deluso scoprendo chi
è sceso dal palco. Ci inseguiamo per un
paio di giorni tra telefonate e mancati
incontri, ma che ci volete fare è la vita
itinerante dell’artista. Tra una tappa e
l’altra del tour migliaia di chilometri in
Una notte di magia
a Natile nuovo
Una serata all’insegna dell’arte e dell’eleganza: nella notte di San Lorenzo “Le
stelle di Pandora” hanno dato luce al
cielo di Natile Nuovo. A organizzare l’evento la Cooperativa sociale “Oltre la
Speranza”, che lavora da anni nel territorio per valorizzare ciò che di buono offre
la nostra terra. Arte, musica e raffinatezza hanno fatto da cornice alle magnifiche
creazioni sartoriali delle sarte natilesi,
apprezzate ed applaudite con forza dalla
moltitudine di spettatori che ha interamente riempito la piazza. Ospiti d’onore
il Pres. Giuseppe Raffa, la dott.ssa
Polimeno, consigliere provinciale e l’on.
Giovanni Nucera ,consigliere regionale
della Calabria, che hanno ribadito con
forza che Natile dimostra di avere numerose potenzialità e soprattutto che la
donna calabrese è capace di grandi cose
perché punta in alto e non si arrende mai,
nonostante le difficoltà. “ Dal vaso di
Pandora, stasera, sono uscite sorprese
piacevoli che hanno incantato tutti,
Natile può andare avanti perché vanta di
uno spirito di organizzazione e di un’
ospitalità spiccate. La partecipazione del
numero elevato di giovani natilesi ha letteralmente stupito gli ospiti, che con soddisfazione e plauso hanno sottolineato
che “ i giovani sono il sale della terra e
rappresentano il futuro, sicuramente
roseo, di una Natile in pieno sviluppo e
progresso”. È con orgoglio che la
Cooperativa “Oltre la Speranza” porta in
alto il nome di Natile Nuovo. Una notte
di magia che forse si ripeterà negli anni.
Anna Rocca
In questi giorni vi sarete accorti che i preparativi per la festa patronale sono iniziati. I pali
sono stati piantati, le luci montate, le strade si sono quasi pronte ad essere invase dalle
bancarelle e dalle gente. E anche quest’anno, come ormai da tradizione più che secolare, la città di Siderno celebrerà Maria SS. di Portosalvo. Le celebrazioni religiose hanno
avuto inizio mercoledì 29 agosto alle 20 con la discesa e l’esposizione della statua lignea,
e termineranno l’8 settembre con la s. Messa presieduta dal vescovo e con tanto di solenne processione conclusiva. I festeggiamenti di piazza quest’anno subiranno le manovre
di risanamento economico e saranno alquanto austeri per rispettare la crisi economica
che ci ha colpiti. Questo almeno è quanto ci fanno sapere gli organizzatori del comitato. La festa durerà cinque giorni, dal 4 al 8 settembre. Anche l’organizzazione artistica
ha dovuto rinunciare al «cantante di grido, citiamo letteralmente il comunicato stampa.
E ci informano che il gruppo che si esibirà saranno i Kalavria.
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
28
la Riviera
Ushuaia
Le Club
«Se c’è un fermento va segnalato,
bisgona farlo vivere. Magari poi si
rivelerà un’esperienza effimera
ma sarà comunque stata vitale»
giro per il mondo. Dopo Locri, la
Basilicata e la Toscana, un altro paio
di date e chiuderà il suo tour a Parigi
e Bruxelles. E scusate se è poco.
Dario Brunori tu sei, insieme a Peppe
Voltarelli, il cantautore calabrese del
momento. Vincitore del premio
Ciampi per il miglior debutto discografico nel 2009 e del premio Tenco
come autore emergente. Raccontaci.
«Ho iniziato a suonare la chitarra a 14,
15 anni, ma ero un chitarrista da falò.
Poi mi sono appassionato e mentre
studiavo Economia in Toscana parallelamente portavo avanti anche gli
studi di chitarra. Anche da laureato
ho continuato su un doppio binario
per un po’. Nel 2007 sono tornato in
Calabria per la morte di mio padre e
nel 2009 ho pubblicato in Calabria il
mio primo disco , Vol. 1. Anche se il
ponte ideale con la Toscana è sempre
vivo».
Oltre al tuo impegno artistico c’è
anche quello da produttore. E la tua
bottega l’hai aperta a Rende (Cs).
«Vivo qui, sono contento di stare qui e
di fare qualcosa in Calabria, ma non è
stata una scelta. Non sono per il campanilismo sfrenato. Una serie non
predeterminata di eventi mi ha condotto al punto in cui sono. Ho fatto di
necessità virtù».
Da buon calabrese. Ma dimmi. Per le
tue canzoni fai riferimento o ti ispiri a
qualche cantautore calabrese o italia-
no?
«Quando ho iniziato non ne avevo.
Non sono un grande ascoltatore di
cantautori. Sono stato spesso associato
a Rino Gaetano, ma non è stata una
cosa ricercata, voluta. Alcune canzoni
o artisti mi piacciono molto e magari
tornano inconsapevolmente. A volte
mi è capitato di risentire cose perché
mi avevano detto che assomigliavano a
qualche mia canzone. È successo con
Dalla e con Stefano Rosso, oltre che
con Rino Gaetano. Tra i calabresi mi
piace molto lavorare con Peppe
Voltarelli. Lo trovo un personaggio
ammaliante».
In una delle nostre ultime copertine
abbiamo evidenziato il fermento culturale che ci è sembrato di percepire
in Calabria. Artisti, scrittori, musicisti
stanno trovando spazio nel nostro territorio?
«Forse. È un’analisi difficile da fare.
Non lo so. Quando c’è qualcosa di
buono va sottolineato, va valorizzato.
Questo da noi manca, si tende a resta-
foto NOTIZIE
re nella media, mentre sarebbe importante che non ci fosse immobilità. Se
c’è un fermento va segnalato, bisogna
farlo vivere. Magari poi si rivelerà
un’esperienza effimera, morirà in un
anno o in 10, ma sarà comunque stata
vitale e produttiva. Sponsorizzarla, sottolinearla potrà solo farla crescere e
creare interesse intorno al cambiamento».
In cauda venenum. Nella coda veleno.
L’estate calabrese è molto ricca su
entrambe le sponde, concerti, notti
bianche, sagre, ecc. Vediamo chi vince
secondo Dario Brunori. Costa tirrenica o ionica?
«Non ho il polso della situazione.
Quando sei parte attiva non hai il privilegio di vivere il territorio da spettatore. Quello che ti posso dire è che
abbiamo suonato in tre o quattro posti
in Calabria durante il tour e devo dire
che l’organizzazione è sempre stata
impeccabile».
Scivola come un’anguilla Dario
Brunori, ma glielo concediamo.
Samo si colora di giovani e
appuntamenti estivi, impazza su
facebook e sul web, urla e si fa
sentire. Merito di cittadini che la
amano e che ce la mostrano, tra foto
e articoli, in tutta la sua bellezza.
Invece e Nino Racco si esibiscono,
Antonimina incontra
Grande successo
il sindaco di Biella
per Laganà con
... la guida intelligente
MARINA DI GIOIOSA JONICA
Illustrissimi signori, prendo anch’io questa
sera la parola per ringraziare voi tutti che
con la vostra presenza onorate la sede più
importante della cittadina di Antonimina .
Un saluto di affettuosa accoglienza a tutti
gli illustri ospiti che hanno voluto trascorrere il loro ferragosto nella nostra meravigliosa Antonimina.
Un uguale
saluto voglio
rivolgere al
signor sindaco e alle altre
autorità e a
tutti i cittadini
di
Antonimina.
Gli interventi
che si sono
succeduti
hanno posto
in evidenza
la realtà del nostro comune,che è sempre
aperta a conservare e a migliorare i rapporti di solidarietà con le città che ospitano i nostri numerosi emigranti.
Tra questi: Biella rimane la prima e la più
vicina al nostro cuore e ai nostri pensieri.
Per non togliervi tempo prezioso , voglio
presentarvi questo semplice argomento.
Come promotore dell’associazione “ Gli
amici della santità di Rosella” vorrei pre-
gare tutti quanti di prestare un poco della
vostra sensibile attenzione a questo argomento, che, quando si completerà il percorso previsto dalle norme Ecclesiali porterà ad Antonimina una splendida ventata di purezza mistica di interesse nazionale e quindi di notorietà.
Chiedo a tutti quanti di meditare sulla
straordinarietà di questo avvenimento e di
promuovere iniziative che siano pari all’altezza di questo sacro evento.
Nel nome di Rosella e della nostra splendida Antonimina vi auguro un soggiorno
lieto, sereno e di completa soddisfazione
nei luoghi meravigliosi della nostra terra.
Al Dott. Donato Gentile Sindaco di Biella
nella certezza che lo sguardo lieto di
Rosella lo possa proteggere lungo tutto il
suo cammino, in collaborazione con l’amministrazione comunale intendo offrire
questo splendido dipinto della nostra gloriosa mistica di Antonimina. Questo lavoro è stato realizzato dalla pittrice Denise
Puntura figlia dell’attuale capogruppo di
maggioranza Nicola Puntura.
Sicuramente Signor sindaco questo quadro troverà la dovuta collocazione nella
sala consigliare del comune di Biella,
come segno di profonda amicizia e di fratellanza che da sempre contraddistingue
le due comunità.
Cosimo Paolo Pelle
Il libro fotografico dedicato a Marina di
Gioiosa Jonica, realizzato da Angelo
Laganà e dal fotografo Salvatore
Fazzolari, ha riscosso un grande successo. Merito dell'ammirevole lavoro grafico, delle 280 foto (50 delle quali
panoramiche) che ritraggono la città
marinara della Locride con il suo suggestivo lungomare, i personaggi noti, gli
sportivi, gli squarci della tradizione,
merito dell'attenta raccolta di numeri
utili per cittadini e turisti.
La guida intelligente è stata presentata
il 21 agosto, presso la biblioteca comunale di Marina. Alla presentazione,
moderata dall'avvocato Giuseppe
Romano, hanno preso parte Patrizia
Adorno in rappresentanza della commissione prefettizia e la segretaria della
commissione Ersilia Multari, che ha
organizzato l'evento.
DOMENICA
sul palco bovalinese, per la serata
dedicata a Totò Speranza. Il ragazzo,
scomparso molti anni fa, non è stato
dimenticato dai suoi concittadini. La
buona musica poi, arriva fino al Cielo!
Moda Passion sfila in Piazza
Portosalvo, a Siderno. Le modelle
indossano gli abiti di Giovanna
Trombetta e i bijoux creati da Patrizia
Panetta. Largo alla bellezza
mediterranea... Gagliano a parte!
Premio Naniglio d’oro 2012 si
conclude a Gioiosa Jonica, dopo la
terza serata all’insegna di cinema e
teatro, video-art e videoclip di autori
calabresi. Un plauso ad Alberto Gatto
e Maria Teresa D’Agostino.
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
29
Parlando
di...
La verità dell’Iride
di Benjamin Bowson
Estate goodbye
Ombrelloni chiusi, ciambelle e braccioli messi
via. Le valigie nel bagagliaio. Tutto pronto per
un mesto ritorno e un'attesa lunga un anno,
fin quando il calendario vi regalerà un altro
agosto. Non parlo dei turisti. penso agli emigranti, e il cuore si stringe. Strano, per me,
che arrivo da una cittadina della Carolina e
che sono in viaggio da cinquant'anni. Ma io
non sono un emigrante, giro per scelta.
Viaggio perché non ho alcun legame col
posto in cui sono nato e la nostalgia per me
non esiste. Non ho un posto nel mondo, e
neanche questo è bello. Ma non patisco il
distacco e questo mi consola. Non piango una
casa, una terra, un padre, un'infanzia perché
non ce l'ho mai avuti. Per voi è diverso. Avete
un posto nel mondo, i ricordi, l'appartenenza.
Andate via per forza, quando restereste con
gioia a crogiolarvi sotto questo sole fino a
ottobre, in attesa di un inverno che qui è una
meteora, una stagione fantasma. Passerete i
prossimi undici mesi a convincervi che il
posto in cui state è bello.
Che Milano o Brussell sono meravigliose.
Che le metropolitane sono una manna, che le
fabbriche o la scrivania siano un dono di Dio.
Ma a giugno incomincerete a mordere la briglia, a fare a brandelli la corda del bisogno
che vi tiene al nord. Tortellini e burro vi
diventeranno indigesti e il cielo plumbeo vi
sembrerà un sarcofago.
Capisco. Comprendo il dolore del ritorno,
anche se non lo conosco personalmente. E
per una volta, unica nell'anno, non vi arringo,
non vi critico. Vi accarezzo e vi comprendo e
idealmente vi accompagno ad abbracciare le
nebbie padane, ormai in agguato.
Tifo per voi e prego che il tempo passi in fretta. Spero che il leone d'oro rinasca dallo Ionio
velocemente, per ridarvi una casa e un posto
nel mondo.
Un paradiso che è vostro da millenni, e per
colpa anche vostra vi è concesso per un mese
all'anno e non per tutta la vita, come sarebbe
nell'ordine naturale delle cose.
L’intervista a Massimo Cusato componente dei QuartAumentata
Lo spirito mediterraneo
in trasferta a NY
ELEONORA ARAGONA
Di solito chiudiamo l’intervista chiedendo agli artisti dei
loro prossimi appuntamenti. Per questa volta faremo
un’eccezione e tra poco capirete perché.
Quali impegni avete a breve? Sappiamo di un viaggio a
Ny e dell’invito a partecipare a un importante evento
dedicato a De Andrè.
«Andiamo in ordine. Il primo settembre saremo a
Soriano nel Cimino (Vt) per il Risonando Festival, primo
festival dedicato a Fabrizio De Andrè. E poi… partiremo
per Ny per partecipare al Mediterranean Voices al
MaMa Experimental Theatre Club, punto di riferimento
internazionale e simbolo dell’universo off-off Broadway.
Porteremo anche lì il nostro spirito mediterraneo, le
nostre sonorità contaminate e la voglia di scoprire. Per
noi sarà una possibilità enorme, ci confronteremo con
Ny, i suoi locali e il suo stile musicale unico, vivo e in continua evoluzione».
Le musiche del gruppo sono state scelte da una produzione americana di livello. Parlaci del progetto.
«Sì, è vero. Le nostre musiche sono state scelte dal produttore Joe Church, per capirci è il compositore e produttore dei musical del Re Leone e di Sister Act per dirne
qualcuno, per un musical diretto da Kevin Albert. È una
grande soddisfazione, ci ripaga del lavoro portato avanti
dal 1998».
Nella copertina del 12 agosto abbiamo tentato di evidenziare il fermento culturale che secondo noi sta cambiando la Calabria. Secondo te è reale?
«C’è un fermento musicale e letterario. Ho notato con
piacere che il livello musicale si è alzato. Non solo per il
numero e la qualità dei gruppi che stanno nascendo,
anche i service che supportano i concerti e gli eventi infatti sono cresciuti molto. Questo è il sintomo che si crede di
più nella musica».
Quali sono i nuovi gruppi calabresi da seguire con inte-
resse?
«Non ti faccio nomi. Però ci sono gruppi innovativi, vivi
e non suonano solo musica popolare. È necessario evolversi, non rimanere ancorati alle tradizioni. C’è bisogno
di creatività e ricerca nella musica».
Ma non sempre la creatività e l’innovazione trovano
riscontro nel consenso popolare. Il Roccella Festival Jazz
e il Caulonia Tarantella Festival ne sono forse l’esempio
lampante.
«In questo caso il discorso è complicato. Bisogna considerare la gratuità di uno degli eventi, il fatto che il jazz è di
per se un genere più impegnativo da seguire».
Quindi la risposta del pubblico non è adeguata all’alta
offerta culturale proposta?
«In sintesi sì, è così. Però secondo me un evento non
dovrebbe escludere l’altro. Forse è più giusto sottolineare che eventi del genere non dovrebbero accavallarsi.
Sarebbe più produttivo abbassare i toni, rispettare gli
spazi e i tempi e far uscire fuori per la propria terra piuttosto che il proprio ego».
Passiamo a parlare del concetto di musica dei
QuartAumentata.
«Noi facciamo canzoni nostre, mischiamo generi diversi:
blues, funky, tarantella calabrese. È quando dico la nostra
tarantella intendo quella vera, dura, nuda e calabrese, in
dialetto. Noi nel 1998 siamo stati i primi a suonare tarantella nelle piazze, ma già allora era rivisitata in chiave
QuartAumentata. Siamo sempre alla ricerca di nuovi
suoni e vitalità».
Cantare in dialetto non vi limita?
«I QuartAumentata sono il primo gruppo etnico che la
Sony ha deciso di produrre, questo risponde alla tua
domanda. È evidente che non rappresenti un ostacolo.
La nostra nota tradizionale è sempre presente. Massimo
Diano con il suo organetto e la lira rappresenta l’anima,
il colore calabrese. Ma la nostra tradizione non è statica,
sperimentiamo e la rinnoviamo».
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
30
la Riviera
5
2
1
3
7
6
Blob
of
the
week
9
Tanti auguri a Davide e Roberta
4
8
11
10
1 Stratosferico Natalino
2 Tutti in maschera per passare una serata diversa
3 Vincenzo e zio Pale beccati in villa
4 Buon compleanno a Carmelina, madrina del
Kukumerla e regina delle serate estive
5 “L’allegra combriccola” Ritorto, Tallura,
Carabetta e Alvaro
6 Sidernesi di Bologna a tavola
7 “I tri da chijazza” i Roccella
8 Il più grande spettacolo dopo il Big Bang
9 Tre amici, tre fratelli, tre rubacuori...
10 Poesia sul lungomare di Bovalino, con
A Giuseppe, del lido “Gli amici del mare”, cirDaniela, Giovanni e Domenico
colo storico fondato a Siderno dal Cap.
11 Formzazione al completo per lo staff del
Verteramo, un grazie di vero cuore per la
disponibilità e la professionalità dimostrata. Summer Beat
Con stima ed affetto
un gruppo di amici del residence
“Siderno Mare”
DOMENICA
02 SETTEMBRE 2012
LA RIVIERA
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