IL MAIS MON810 FA MALE MA NESSUNO LO BLOCCA

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IL MAIS MON810 FA MALE MA NESSUNO LO BLOCCA
LO CONFERMA UNA RICERCA ITALIANA
IL MAIS MON810 FA MALE
MA NESSUNO LO BLOCCA
di GIUSEPPE ALTAMORE
Meglio tardi che mai: una ricerca finanziata dal ministero per le Politiche
agricole ci comunica che il mais Mon810 è pericoloso per la salute. Ma non è
una novità. Altre indagini scientifiche condotte all’estero avevano già indotto sei
Paesi europei a vietare il mais creato nei laboratori della Monsanto: il Mon810, un
“mostro” vegetale ottenuto inserendo nel Dna il gene cry1Ab, estratto dal Bacillus
thuringiensis subsp. Questa sorta di incrocio tra un microbo e un cereale è stato
inventato con lo scopo di ottenere una varietà di mais resistente alla piralide e alla
sesamia, parassiti che distruggono la pianta. Grazie alla mutazione transgenica, il
mais diventa tossico per gli insetti, ma pure per gli umani. Lo dimostra la ricerca
dell’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), finanziata
dal ministero per le Politiche agricole: la tossina del mais Ogm fa male ai topi di
laboratorio. Variazioni del sistema immunitario sono state infatti riscontrate nei
roditori nutriti con Mon810. Variazioni che possono provocare forti reazioni
allergiche. Indagini, certo, ancora da approfondire, ma in base al principio di
precauzione, il nostro Paese dovrebbe vietarne la commercializzazione. Ma al
momento l’Italia non sembra intenzionata a bloccare il mais Frankenstein. Troppi
interessi in gioco, soprattutto quelli degli allevatori che alimentano polli, bovini e
suini proprio con mais e soia geneticamente modificati. Con quali pericoli per la
salute umana?
Grazie a una ricerca pubblicata sulla rivista Plant
Molecular Biology del 2008, si è saputo che il gene
inserito nella varietà Mon810 ha “spezzato”
un gene importante, già presente nella
pianta, e ha portato alla formazione di
elementi non previsti originariamente nel
cereale. La conseguenza? La formazione
di strane proteine che possono avere un
effetto sconosciuto sulla salute, per
esempio le allergie.
All’interno
ENERGIA ELETTRICA
L’offerta migliore
Addio lampadina
2
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PREVIDENZA
Prestazioni e reddito,
da luglio si cambia
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ADOZIONI
Chi è solo e bisognoso
trova una famiglia
8
REFERENDUM
Un voto per cambiare
la legge elettorale
11
RISPARMIO
Investire fino al 10%
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TELEFONI
Suonerie condannate 15
SICUREZZA
Il furto d’identità
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GIOIELLI
La gemma giusta
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TURISMO
Vacanza assicurata
20
All’estero senza rischi 22
Viaggio “responsabile” 24
A CURA DI 2C EDIZIONI
NOTES
1
GIUGNO 2009
TARIFFE
Trovare l’offerta per ridurre la bolletta ora è più facile
l mercato libero dell’energia
elettrica permette a chiunque
di scegliere il proprio fornitore,
cercando tra le diverse offerte
quella più conveniente. Sono passati due anni da quando è iniziato il processo di liberalizzazione
I
del mercato, ma spesso le famiglie si trovano in difficoltà nel capire quale sia la soluzione migliore per le loro esigenze. L’Autorità dell’energia ha messo a
punto il “Trova offerte”, un calcolatore che confronta le proposte di 12 venditori di elettricità (A.B. Energie, Agsm Energia, A2A, Edison Energia, Enel
Energia, Eni gas&power, Flyenergia, Hera Comm, Iride, Sorgenia, Italcogim Energia, Trenta). La scelta di cambiare fornitore è legata sia alle proprie abitudini di consumo dell’energia,
sia in vista dell’obbligo – a partire da gennaio 2010 – del passaggio alla tariffa bioraria per gli
utenti rimasti nel “Servizio a
maggiore tutela”. Ma la bioraria,
IMPORTI CHIARI DA LEGGERE
L’Autorità per l’energia ha imposto
a tutti i venditori di energia elettrica di
uniformare le proprie bollette, così da
rendere facile la lettura e trasparente il
confronto tra le tariffe. Per comprendere
quali sono le caratteristiche della propria
utenza e valutare le migliori soluzioni per
risparmiare, è bene saper leggere i dati
riportati in bolletta, in particolare la
quantità di energia prelevata (in Kwh),
la potenza disponibile e impegnata al
momento del contratto (Kw) e il
corrispettivo annuo per pagare i costi di
commercializzazione o vendita. Gli importi
vengono determinati dal tipo di residenza,
2
GIUGNO 2009
NOTES
prima o seconda casa e dalla potenza
disponibile, in genere di 3 Kw per le utenze
domestiche (indicate come D2, mentre le
altre sono D3). Dal totale, però, si deve
poi distinguere l’importo dell’elettricità
fatturata, le tasse e l’Iva: sarà la prima
voce quella da mettere a confronto per la
scelta dell’operatore, anche se l’utente
potrà tenere conto di altri servizi offerti,
come le modalità di pagamento o le diverse
tariffe proposte (ad esempio mono o
biorarie). In separate voci, inoltre, devono
essere indicati eventuali residui
di credito, bollette non pagate e i costi
per lavori straordinari di manutenzione.
cioè il costo diverso in base agli
orari di utilizzo, conviene solo a
chi concentra almeno due terzi
dei consumi di sera o nel fine settimana e può essere applicata solo là dove esistono i contatori elettronici. Perché l’utente si renda
conto di come cambierà in concreto la bolletta dal 1° giugno i
fornitori devono comunicare la ripartizione dei consumi: sulla fattura dovrà essere specificato quanti Kwh sono stati consumati, suddivisi per fasce orarie e raggruppamenti mensili. L’Autorità per
l’energia, infatti, sta mettendo
a punto un sistema che tenga
conto anche della stagionalità:
si pagherà di più nei mesi in cui
la richiesta di energia è più alta
(gennaio, febbraio, giugno, luglio,
novembre, dicembre) e meno negli altri. I vari fornitori propongono comunque anche alternative diverse, dalle soluzioni monorarie a quelle a prezzo bloccato.
PREVENTIVI A PORTATA DI CLICK
Il sistema sul sito Internet dell’Autorità dell’energia (www.autorita.energia.it/trovaofferte.htm)
permette di confrontare i prezzi
degli operatori che forniscono
energia nella propria città: è sufficiente inserire il cap e specificare se si è residenti o meno. Se
non si conosce la potenza utilizzata (in genere per le utenze domestiche inferiori ai 3 Kw) e la
media di consumo annuo, il price
calculator permette di ipotizzare
una stima, specificando gli elet-
UN SERVIZIO PER CONFRONTARE I PREZZI PRATICATI DAGLI OPERATORI
trodomestici che si utilizzano abitualmente in casa (forno, lavatrice, lavastoviglie, etc.) e per quanti giorni a settimana. Per un “preventivo” su misura è necessario,
nel caso delle tariffe biorarie, indicare anche il consumo durante
il giorno, distinguendo le fasce
orarie. Il sistema visualizza, in
base ai parametri inseriti, tutte le
offerte disponibili, compresi gli
sconti fissi e distinguendo anche
le opzioni sulla modalità di pagamento e durata del contratto.
Le differenze tra un operatore
e l’altro possono cambiare di
molto, fino a 100 euro l’anno:
le offerte cambiano in base al territorio, anche se tutta l’Italia ha
circa lo stesso numero di possibilità tra cui scegliere. Bisogna
comunque ricordare che il “Trova offerte” include solo dodici
operatori che hanno aderito all’iniziativa, garantendo alti livelli di trasparenza delle proprie offerte: oltre a questi è possibile
che sul proprio territorio vi siano altri fornitori, magari più piccoli, da prendere in considerazione per una scelta completa.
Un sistema simile si può trovare anche sul sito dell’associazione Altroconsumo (www.altroconsumo.it) dove sono incluse le offerte di 15 operatori presenti sul
mercato nazionale o locale.
RISPARMIARE SUI CONSUMI
Tuttavia va detto che trovare
la tariffa più conveniente non è
l’unica soluzione per avere bol-
PIÙ TEMPO PER RICHIEDERE IL BONUS
È stata prorogata al 30
giugno la scadenza per
presentare la richiesta del
bonus energia, destinato
alle famiglie che versano
in condizioni di disagio
economico o in grave
condizioni di salute.
Il bonus, che vale 12 mesi
ed è rinnovabile, riguarda
i nuclei familiari fino a
quattro componenti, con
lette meno salate. È importante
infatti anche saper gestire il consumo di elettricità, stando attenti a perdite di acqua calda se si ha
uno scaldabagno oppure scegliere un impianto di illuminazione
ad alto rendimento: la luce indiretta, per esempio, ottenuta
quando un apparecchio viene rivolto verso il soffitto, crea una
bella luce diffusa, ma a basso
rendimento e quindi con un
maggiore consumo di energia.
Inoltre è importante scegliere
lampade a basso consumo per le
stanze dove si passano molte
ore con la luce accesa e utilizzare dei regolatori là dove non
è sempre necessario avere la
stessa intensità di illuminazione. Ancora, nel periodo estivo
gran parte dei consumi sono
legati all’uso del condiziona-
potenza di 3 Kw e reddito
Isee non superiore a 7,5
mila euro; oppure per
famiglie numerose (oltre i
quattro componenti),
potenza di 4,5 Kw e
reddito Isee fino a 20 mila
euro. Tuttavia, se in
famiglia vi è un ammalato
grave, anche non a carico,
che deve utilizzare
macchinari salvavita, non
sono previste limitazioni
di potenza impegnata e si
ha diritto a un bonus di
150 euro per il 2008 e di
144 euro per l’anno in
corso. Negli altri casi lo
sconto viene applicato
direttamente in bolletta e
prevede una riduzione che
varia, in base a reddito e
nucleo familiare, tra i 60
e i 150 euro.
tore: le pale al soffitto consumano molto meno, ma per chi preferisce un apparecchio esistono
dei criteri per risparmiare.
In primo luogo, la collocazione deve essere in una posizione
d’ombra (5% di consumo in più
se sotto il sole), il termostato deve essere regolato in modo da
mantenere una differenza di
massimo sei gradi rispetto all’esterno e si deve utilizzare la
funzione di deumidificazione (il
valore ideale di umidità è del 4060 per cento).
Eleonora Della Ratta
”
A DUE ANNI DALLA LIBERALIZZAZIONE DELL’ENERGIA ELETTRICA PARTE
Per tagliare i costi
il condizionatore
deve essere
installato in una
posizione d’ombra
”
NOTES
3
GIUGNO 2009
DIRETTIVA UE
Le lampadine incandescenti
ormai hanno i giorni contati
LA RIVOLUZIONE PERMETTERÀ UN RISPARMIO ANNUO A FAMIGLIA
DI 25-50 EURO E DI ABBATTERE 32 MILIONI DI TONNELLATE DI CO2
”
Le lampade
ad alta efficienza
sostituiranno
quelle tradizionali
entro il 2012
”
a vecchia lampadina
elettrica ad incandescenza, con il filo di
tungsteno, inventata dal
genio di Edison, è ormai destinata ad andare
in pensione entro il
2012. La rivoluzione contribuirà così a tagliare i costi
della bolletta per le famiglie
e al contempo a raggiungere
l’obiettivo dell’aumento del
20% dell’efficienza energetica
dell’Unione europea, entro il
2020, con un abbattimento di 32
milioni di tonnellate di emissioni
di Co2. Ne è convinta la Commissione europea che ha previsto la scomparsa dal mercato,
se pur graduale, delle lampadine tradizionali.
L
La Commissione Ue,
infatti, di recente (lo
scorso 18 marzo), ha
approvato in modo
definitivo due regolamenti che stabiliscono, sia nelle case private sia in ogni edificio
pubblico, ufficio, strada,
azienda, la sostituzione con
le nuove lampadine ad alta
efficienza energetica. Un’approvazione, quella della Commissione europea che formalizza in
via definitiva la decisione, già presa l’8 dicembre scorso dai rappresentanti dei Governi dei Ventisette Paesi in un comitato Ue di regolamentazione e poi avallata dal
Parlamento europeo.
Ma il ritiro dal mercato verrà
realizzato per fasi, ogni anno a settembre: si parte da quest’anno con
quelle trasparenti da 100 Watt (e le
smerigliate di qualsiasi potenza),
per poi passare a quelle di consumo inferiore, fino alla completa
messa al bando nel settembre
2012.
La seconda fase scatterà nel
2010, sempre a settembre,
quando i negozi non verranNo
più riforniti di lampade inefficienti da 75 Watt. Poi, a settembre del 2011, sarà la volta delle
lampadine da 60 Watt e infine, un
anno dopo, di tutte le altre (da 40,
25 e 15 Watt). Dunque, a partire
da settembre 2012, verranno vendute soltanto lampade di efficienza energetica A, B o C, indipendentemente dalla loro potenza.
A prendere il posto sui lampadari dovranno essere le lampade
compatte fluorescenti (che permettono fino all’80% di risparmio) o le alogene di nuova generazione (dal 25 al 50% di minor
consumo). Ma quanto faranno risparmiare? La Commissione Ue
prevede un risparmio annuo per
famiglia nell’ordine di 25-50 euro. È vero che i nuovi prodotti costano di più, in quanto per una
lampadina si passa, in media, da
0,50 a 5 euro, ma si potrà risparmiare sulla bolletta (circa l’80% in
meno per ogni lampadina) e fare
affidamento su lampade a durata più
lunga rispetto a quelle a incandescenza, in quanto si arriverà a 610 anni di vita contro 1-2 anni di
prima. Durante tutto il ciclo di vita di una lampadina ad alta efficienza, il risparmio stimato è
di circa 60 euro.
La rivoluzione ha però
ammesso delle eccezioni:
si tratta delle lampadine da
frigo e freezer o da forno,
quelle usate in neonatolo-
gia e quelle per le incubatrici negli allevamenti. Da un’indagine
condotta dal settimanale di informazione per i consumatori «Il Salvagente» che ha messo a confronto 20 lampade fluorescenti compatte di diverse marche (Osram,
Lexman ecc., tutte di manifattura
cinese tranne quelle della Philips
prodotte in Polonia), che promettono una luce calda e una resa luminosa come una lampada da 100
Watt, è risultato che in genere
“brillano per i consumi, di 5 volte inferiori, e per la durata, in media di 10 volte più lunga”.
Le forme sono differenti: possono essere a spirale, a tubi standard scoperti, a globo. Così come
diversa è anche la velocità con cui
si accendono e con cui raggiungono la piena luminosità.
LO SMALTIMENTO
È IMPORTANTE
Va però detto, come suggerisce
ancora «Il Salvagente», che c’è
un rovescio della medaglia: le
lampadine a basso consumo sono rifiuti speciali in quanto contengono mercurio e
polveri fluorescenti
SOTTO CONTROLLO IL CONSUMO DELLO “STAND-BY”
Quando si spegne la Tv con il
solo telecomando resta
accesa una spia rossa, quella
è la lucina dello “stand-by”.
Ma oggi la maggior parte
degli elettrodomestici sono
dotati di una funzione
chiamata anche “sleep mode”
con la quale, però, il consumo
di energia, se pur ridotto, non
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GIUGNO 2009
NOTES
si annulla. Ovvero gli
elettrodomestici, anche se
spenti, continuano a
consumare quantità minime di
energia, in quanto collegati
alla rete elettrica. Ecco allora
che a partire dal 2010 in
Europa non potranno più
essere commercializzati
prodotti nei quali
l’assorbimento dello stand-by
superi il consumo previsto dal
primo Regolamento attuativo
della direttiva EuP (direttiva
Eco-design dei prodotti che
consumano energia). Se tutto
andrà come previsto, entro il
2020, il consumo complessivo
degli apparecchi in stand-by
sarà diminuito del 75 per
cento. Una sfida per i
produttori che dovranno
verificare che il consumo in
stand-by dei loro prodotti sia
inferiore a 1 Watt o 2 Watt.
Sarà perciò importante per i
produttori eseguire le
verifiche in maniera accurata
e affidabile, rivolgendosi a
strutture come per esempio
l’Imq (Istituto Italiano
del Marchio di Qualità) che
grazie a strumentazioni
avanzate e forte dell’esperienza
maturata, è in grado di
controllare con precisione,
tramite misurazioni ripetibili e
affidabili, che l’assorbimento di
energia in modalità stand-by e
off-mode rientri nei parametri
fissati dalla direttiva.
I prodotti interessati dalla
normativa sono diversi, fra
questi lavatrici, lavastoviglie,
forni elettrici, asciugacapelli,
radio, Tv, videocamere, ecc.
Ch. C.
NE BASTA UNA
Si legge su una pubblicazione dell’Enea (Ente per le
nuove tecnologie) dal titolo “Risparmio energetico con
l’illuminazione” – scaricabile all’indirizzo
http://www.enea.it/com/web/pubblicazioni/Op5.pdf –
che “se tutte le famiglie italiane, circa 21 milioni,
sostituissero una lampada a incadescenza da 100 Watt
con l’equivalente di una fluorescente compatta
da 20 Watt, in un anno si eliminerebbe dall’atmosfera
quasi 1 milione di tonnellate di Co2, corrispondente
alle emissioni generate dalla produzione di 1.840 Mwh
da parte di centrali termoelettriche”.
che, se non smaltite correttamente, possono provocare danni all’ambiente; perciò non devono finire nella spazzatura indifferenziata. All’interno dei tubi, infatti, ci possono essere fino a 5 mg
di mercurio, un metallo neurotossico e pericoloso. Tuttavia le etichette delle lampadine in commercio si limitano a riportare come
precauzione di non impugnare la
lampada dai tubi in vetro, in quanto frantumandosi ci si potrebbe tagliare. In base alla recente normativa italiana sui rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) introdotta dal Dlgs
151/2005 per smaltire correttamente una lampadina a basso consumo bisognerebbe recarsi presso i centri di raccolta in un’isola
ecologica comunale, una procedura abbastanza scomoda, senza
contare che i comuni italiani sono più di 8 mila e questi centri
meno di 3 mila. L’elenco si può
consultare su www.cdcraee.it .
Si sta però cercando di attivare
anche un’altra modalità più alla
portata di tutti, che consiste nel
lasciare in negozio la lampadina
esaurita nel momento in cui se ne
compra una nuova.
Chiara Conti
5 euro
È il prezzo massimo
che viene richiesto
per i nuovi prodotti,
mentre 50 centesimi
è quanto si spende
per i vecchi
NOTES
5
GIUGNO 2009
PREVIDENZA
LA LEGGE 14/2009 HA INTRODOTTO UNA NUOVA DISCIPLINA CHE
PERÒ NON SI APPLICA AGLI ASSEGNI EROGATI PER LA FAMIGLIA
LA VERIFICA DELL’INPS
1° luglio
di ogni anno
La data dalla quale
si verifica il diritto
alla prestazione
e la sua misura
n arrivo novità per le prestazioni previdenziali legate al reddito. A partire dal prossimo 1° luglio e con questa scadenza per
ogni anno, le prestazioni saranno
corrisposte in base ai redditi percepiti nell’anno precedente e stesso discorso vale per le prestazioni collegate al reddito fino al 30
I
giugno dell’anno successivo. Pertanto, i dati relativi ai redditi dell’anno precedente, rilevanti ai fini del diritto alle prestazioni, vanno comunicati agli enti previdenziali entro il 30 giugno di ciascun
anno e la mancata comunicazione comporta la sospensione della
prestazione in godimento. In sede di prima liquidazione si considerano i redditi percepiti nell’anno di decorrenza della prestazione, dichiarati in via presuntiva. Tutte queste novità sono previste dalla legge 14/2009, che reca disposizioni relative alle modalità di accertamento del diritto
alle prestazioni collegate al reddito e sono state illustrate dall’Inps
con la circolare n. 62/2009.
I TRATTAMENTI IN SINTESI
Integrazione al trattamento minimo
(ai sensi della legge 683/1983 e successive
modifiche e integrazioni);
integrazione al trattamento minimo
dell’assegno ordinario di invalidità
(legge 222/1984);
pensione sociale (legge 153/1969);
assegno sociale (legge 335/1995);
maggiorazione sociale (legge 544/1988
e successive modificazioni e integrazioni);
aumento della pensione sociale (legge
6
GIUGNO 2009
NOTES
544/1988);
maggiorazione dell’assegno sociale
(legge 388/2000 e successive modifiche);
importo aggiuntivo di 154,94 euro
(legge 388/2000);
somma aggiuntiva – c.d. quattordicesima
– prevista dalla legge 127/2007;
riduzione delle pensioni ai superstiti con
i redditi di cui alla legge 335/1995;
prestazioni agli invalidi civili, ai ciechi
civili e ai sordomuti.
I CARDINI DELLA NORMATIVA
La legge prevede che ai fini
della liquidazione o della ricostituzione delle prestazioni previdenziali e assistenziali collegate
al reddito, l’accertamento del diritto, nonché il calcolo della misura, vadano effettuati in riferimento al reddito conseguito dal beneficiario e dal proprio coniuge
nell’anno solare precedente il 1°
luglio di ciascun anno. Questo
reddito è rilevante ai fini delle
prestazioni stesse fino al 30 giugno dell’anno successivo. La nuova disciplina ha previsto due periodi di riferimento per l’accertamento dei redditi: “l’anno in corso”, in caso di accertamento del diritto a una prestazione da riconoscersi in sede di prima liquidazione; “l’anno precedente” per la
verifica del diritto al mantenimento della corresponsione di una
prestazione collegata al reddito,
già liquidata.
PRIMA LIQUIDAZIONE
Il reddito di riferimento è quello
dell’anno in corso dichiarato in
via presuntiva, dove, per “anno in
corso”, si intende l’anno solare nel
quale ricade la decorrenza della
prestazione collegata al reddito.
La regola si applica sia ai procedimenti di prima liquidazione di
prestazioni di base collegate al
L’Inps verifica le situazioni reddituali dei pensionati – sulla base dei redditi conseguiti nell’anno solare precedente il 1° luglio
di ciascun anno – e provvede,
entro l’anno successivo, al recupero di quanto eventualmente pagato in eccedenza. L’Istituto richiede i redditi mediante invio di modelli di comunicazione reddituale che vanno restituiti entro il 30
giugno di ciascun anno con l’indicazione dei dati relativi all’anno
prima. A chi, nell’anno precedente, è stata riconosciuta, in prima
liquidazione, una prestazione collegata al reddito (considerando il
reddito presunto dell’anno in corso) la comunicazione serve ad accertare l’effettivo diritto e la misura delle prestazioni corrisposte
nell’anno di decorrenza della pensione e fino al 30 giugno dell’anno successivo e ancora ad accertare il diritto alle stesse prestazioni nel periodo successivo che va dal
1° luglio al 30 giugno.
In caso di mancata restituzione
dei modelli entro il termine del
30 giugno, l’Inps invia, mediante lettera Raccomandata A.R., un
sollecito. Se i destinatari dell’avviso non comunicano i dati
richiesti nel termine di 30
giorni dal ricevimento dello
stesso, la corresponsione della prestazione collegata al red-
dito dovrà essere sospesa a decorrere dal rateo di ottobre. In caso
di mancata comunicazione dei
redditi da coloro ai quali è stata
riconosciuta, in sede di prima liquidazione, una prestazione sulla
base del reddito presunto, resta
impregiudicata la facoltà dell’Inps
di procedere ai controlli di rito e
di recuperare le somme indebitamente corrisposte.
Non cambia nulla, invece, per
l’erogazione dell’assegno per il
nucleo familiare (legge 153/1988)
a cui continua ad applicarsi la normativa vigente, che già prevede
l’erogazione della prestazione
prendendo come reddito di riferimento quello conseguito dai componenti del nucleo, nell’anno precedente il primo luglio di quello
di erogazione. Inoltre, la nuova
disciplina non si applica agli assegni familiari e alle quote di
maggiorazione su pensione, dato che anche per queste prestazioni familiari rileva il reddito del nucleo, mentre per quanto riguarda
l’individuazione dei beneficiari
della prestazione si fa riferimento al diverso criterio del carico.
Venendo ora all’erogazione della prestazione, va ricordato che la
legge 14/2009 è entrata in vigore lo scorso 1° marzo. Per l’individuazione dell’anno da considerare per il reddito ai fini del riconoscimento delle prestazioni, deve farsi riferimento alla data di
decorrenza della prestazione. Per
decorrenze successive al 1°
marzo 2009 vige la legge 14/09
(anno in corso per le prime liquidazioni). Per le decorrenze
dal 1° gennaio fino al 1° marzo
2009 vige la disciplina previgente; pertanto la nuova normativa va applicata anche
alle presta-
SE DOPO LA PENSIONE
SI CONTINUA A LAVORARE
All’indomani della crisi diverse aziende hanno battuto
anche la strada dei prepensionamenti. Di qui le molte
richieste da parte dei lettori circa la possibilità di
continuare a lavorare dopo la pensione e circa
l’applicazione o meno di trattenute.
Dal 1° gennaio 2009 le regole sul cumulo pensionereddito da lavoro, sono cambiate, in seguito alla legge
n. 133/2008. Infatti, le pensioni di anzianità e i
trattamenti di prepensionamento a carico
dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme
sostitutive ed esclusive della stessa sono totalmente
cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e
dipendente. Per le pensioni di anzianità liquidate
con decorrenza anteriore al 1° gennaio 2009 le rate
spettanti dal 1° gennaio 2009 sono interamente
cumulabili con i redditi da lavoro autonomo e
dipendente. Nulla è cambiato per quanto riguarda
il requisito della cessazione del rapporto di lavoro
dipendente, richiesto in via generale per il diritto alla
pensione di anzianità.
zioni di invalidità civile.
Per le prestazioni collegate al
reddito aventi decorrenza anteriore al 2009, il diritto alla corresponsione delle prestazioni per il
periodo anteriore al 1° luglio è riconosciuto sulla base delle disposizioni previgenti. La verifica della sussistenza dal 1° luglio 2009 di
questo diritto va fatta sulla base
delle dichiarazioni reddituali rese nell’anno 2009 per i redditi del
2008. Gli stessi redditi sono rilevanti per la corresponsione della
prestazione fino al 30 giugno
2010. Resta confermato che i
redditi del 2008 sono valutati anche al fine di verificare l’eventuale corresponsione indebita di prestazioni o quote di prestazioni
erogate nel 2008 sulla base del
reddito dell’anno in corso.
Aldo Forte
”
Prestazioni legate al reddito:
da luglio il cambio delle regole
reddito (es. assegno sociale, pensioni per invalidi civili) sia ai procedimenti di prima liquidazione
che accedono a una prestazione
di base (es. integrazione al trattamento minimo ecc.). Il reddito dichiarato in via presuntiva va considerato per il riconoscimento del
diritto e della misura della prestazione fino al 30 giugno dell’anno
successivo.
Per controllare
le posizioni l’Inps
invia dei modelli
che vanno poi
restituiti
”
NOTES
7
GIUGNO 2009
NON SOLO BAMBINI
Chi è solo e bisognoso può avere una famiglia adottiva
OLTRE ALLA FORMA TRADIZIONALE LA LEGGE ITALIANA PREVEDE
”
L’adottato acquista
lo status giuridico
di figlio legittimo
a tutti gli effetti,
cognome compreso
”
gni bambino ha diritto di crescere ed
essere educato all’interno di una famiglia. A
questo proposito, la legge 184/1983 ha garantito al minore (e non solo),
di cui sia stato riconosciuto lo stato di abbandono, la possibilità di essere inserito all’interno di
un nuovo nucleo familiare. Così l’adottato acquista lo stato di figlio legittimo degli adottanti, ricevendo lo status
giuridico definitivo di figlio a tutti gli effetti. La legge regolamenta l’adozione nazionale e internazionale (ossia con uno Stato estero che abbia aderito alla Convenzione dell’Aja per la tutela dei minori o con uno Stato con cui l’Italia abbia stabilito un patto bilaterale in materia di adozione) e fissa i requisiti necessari affinché si
possa procedere all’adozione.
O
LA FORMULA ORDINARIA
Le condizioni. I requisiti fondamentali sono i seguenti:
1. Gli adottanti devono essere
sposati da almeno 3 anni; non
deve sussistere separazione personale neppure di fatto. Il periodo dei 3 anni può essere raggiunto calcolando anche un eventuale
periodo di convivenza pre-matrimoniale.
2. La differenza di età tra gli
adottanti e l’adottato deve esse-
re compresa fra i 18 e i
45 anni. Uno dei due coniugi può avere una differenza superiore ai 45 anni a
patto che sia inferiore ai
55 anni.
3. Gli adottanti devono
essere idonei a educare,
istruire e mantenere i
minori che intendono
adottare. Questo punto
viene verificato dal Tribunale per i minorenni di
competenza tramite i servizi socio-assistenziali.
L’iter. La procedura di adozione, in
verità piuttosto lunga e complessa,
deve garantire l’interesse dell’adottando a vivere in una famiglia
che nel miglior modo possibile
soddisfi le sue esigenze. I coniugi, titolari dei requisiti richiesti,
possono presentare domanda al
Tribunale per i minorenni, in carta semplice e corredata dei documenti che consentano di confer-
ALTRE MODALITÀ FRA CUI QUELLA PER ACCOGLIERE I MAGGIORENNI
mare il possesso dei requisiti. La
domanda ha validità tre anni e, allo scadere del termine, può essere
rinnovata, ripresentando la documentazione per comprovare la
permanenza dei requisiti. A questo
punto il Tribunale per i minorenni dispone che vengano eseguite
una serie di indagini per accertare
l’effettiva capacità di educare il
minore, la situazione personale ed
economica, la salute, l’ambiente
familiare, i motivi della domanda. Queste indagini di solito vengono effettuate ricorrendo ai servizi socio-assistenziali degli enti
locali, alle professionalità delle
aziende sanitarie locali e ospedaliere. In particolare, i servizi degli enti locali hanno il ruolo importante di conoscere la coppia e
di valutarne le potenzialità genitoriali. Il lavoro dei servizi è volto alla stesura di una relazione da
inviare al Tribunale, che fornirà al
giudice gli elementi di valutazio-
ne sulla richiesta della coppia. I
servizi quindi devono cercare
di sondare l’effettiva capacità
della coppia di prendersi cura di
un minore, l’apertura della stessa all’adozione nonché la situazione socio-economica.
Le indagini dovranno essere
concluse entro 120 giorni, prorogabili per non più di una volta, e in
ogni momento devono essere fornite, su richiesta, informazioni sul
procedimento. Solo dopo l’esito
delle indagini, il Tribunale sceglierà la coppia più adatta ed
emetterà con ordinanza il provvedimento di affidamento pre-adottivo, sentiti il pubblico ministero,
gli ascendenti dei richiedenti ove
esistano, il minore che abbia compiuto gli anni 12 e in alcuni casi
anche il minore di età inferiore.
Questa procedura così complessa serve soprattutto per tutelare l’interesse dell’adottando; infatti, quando ricorrano gra-
vi difficoltà o si riscontrino inadeguatezze della coppia ad affrontare un cambiamento di vita così
radicale, il tribunale (che dà sostegno ma anche controlla) procederà alla revoca dell’affidamento pre-adottivo interrompendo la
procedura. Qualora invece non dovessero riscontrarsi difficoltà, decorso un anno dall’affidamento,
il Tribunale, se ricorrono tutte le
condizioni, pronuncia l’adozione.
Solo da quel momento cessa ogni
rapporto dell’adottato con la famiglia di origine, acquistando lo
stato di figlio legittimo degli adottanti nonché il loro cognome.
120 giorni
Le indagini a cura
dei servizi sociali
devono chiudersi
entro questo
termine dalla data
della richiesta
PER CHI HA COMPIUTO 18 ANNI
Accanto all’adozione “ordinaria” esistono altri tipi di adozione
con finalità e procedure diverse.
Innanzitutto, il legislatore con gli
artt. 291 - 314 del Codice civile
ha disciplinato l’istituto dell’adozione di persone maggiori di età.
LA SOLUZIONE “MITE” È UTILE QUANDO IL RIENTRO NON È POSSIBILE
Si tratta di un istituto nato come prassi
di alcuni Tribunali per minorenni. È
una formula studiata per risolvere quei
casi di bambini che vengono da
situazioni di degrado estremo ma che
non possono essere dati in adozione
“legittimante” perché sussistono
legami, anche se labili, con le famiglie
di origine. Consiste in pratica in una
forma intermedia tra l’adozione
8
GIUGNO 2009
NOTES
ordinaria e l’affidamento familiare in
quanto crea uno stabile rapporto con il
minore, ma non incide sui rapporti con
la famiglia di origine. L’iter riguarda
bambini che si trovino in istituti o
siano stati dati in affido temporaneo
e che dopo un certo periodo si trovino
in uno stato di “semi abbandono
permanente” o in una sorta
di adozione di fatto perché non si
verificano le condizioni per il loro
rientro a casa. L’istituto ha lo scopo di
permettere alle coppie particolarmente
motivate, di firmare un documento con
cui, nel caso il bambino non possa più
tornare nella famiglia di origine, si
impegnano a richiederne l’adozione.
In questo modo i ragazzi cresciuti e
affidati temporaneamente a queste
famiglie realizzano il desiderio di
sentirsi accolti anche da un punto di
vista formale e di essere rassicurati
anche sul loro futuro, mentre i
genitori affidatari, senza nulla
togliere al legame che i ragazzi
conservano con le famiglie di origine,
realizzano il desiderio di vedere
concretizzato e formalizzato un
legame serio e duraturo nel tempo.
Questo tipo di soluzione non impone
limiti di età ed è consentita a volte
anche ai single. Va però precisato che
le coppie affidatarie sanno di dover
fare di tutto per favorire gli incontri
con i genitori naturali, favorendo il
rientro nella famiglia di origine
e sanno anche che, se un giorno
riuscissero ad adottare i bambini,
questi avrebbero un doppio cognome.
Tuttavia questo sistema, pur essendo
ancora soltanto una prassi dei
Tribunali, non scoraggia chi è
realmente intenzionato ad accogliere
una nuova persona nella propria
famiglia perché a volte, senza
interrogarsi troppo sul futuro e anche
se forse non si sarà mai una vera
famiglia, basta prendere un bambino
in braccio, farlo ridere e sentire che
la vita ha veramente un senso.
NOTES
9
GIUGNO 2009
ALLE URNE
”
È data agli anziani
l’opportunità di
lasciare qualcosa
anche quando non
si hanno eredi
”
10
GIUGNO 2009
NOTES
In questo modo si è permesso a
chi non avesse una discendenza
legittima di crearne una adottiva,
tramandando il proprio cognome
e creando nuovi rapporti di natura
successori fino a quel momento
inesistenti. La ratio dell’istituto
può essere individuata nella realizzazione del desiderio di tutte
quelle persone che, talvolta per essere meno sole, vogliano far entrare nella loro vita una persona
speciale, ad esempio per essere
stata particolarmente vicina in momenti di bisogno o perché da sempre trattata come un figlio. Talvolta l’adozione di un maggiorenne
può essere così la soluzione anche per le persone anziane che non
abbiano una famiglia ma il forte
desiderio di lasciare “qualcosa”
che sia il cognome, o beni. Nella
prassi è servita anche ad assicurare assistenza a persone anziane e a soggetti maggiorenni
portatori di handicap.
Le condizioni. Può adottare un maggiorenne chi abbia compiuto 35
anni e superi di almeno 18 l’età
della persona che si vuole adottare. Non esistono invece limiti di
età massima né per l’adottato né
per l’adottante. Tuttavia per adottare un maggiorenne è necessario non avere figli, legittimi o legittimati o che i figli, se presenti,
siano maggiorenni e consenzienti all’adozione. La Corte di Cassazione, I sezione, sentenza n.
2426/2006 ha però stabilito che la
presenza di figli minorenni dell’adottante non sia di assoluto impedimento all’adozione, ma richieda una valutazione caso per
caso. Chi viene adottato acquista uno status assimilabile, ma
non coincidente, a quello di un
figlio legittimo. In primo luogo
l’adottato assume il cognome dell’adottante e lo antepone al proprio. Oltre al cognome, acquista
anche i diritti successori, con una
posizione che è assimilata a quella di un figlio concepito durante
un matrimonio. L’adottato quindi
entra a pieno titolo nell’asse ereditario sia in relazione alla quota
di legittima sia in relazione alle
successioni legittime, assume anche il diritto agli alimenti, tuttavia
non mutano i diritti e doveri dell’adottato verso la famiglia di origine e non si producono effetti
verso i parenti dell’adottante e
verso quelli dell’adottato.
SOLIDARIETÀ A DISTANZA
In alternativa all’adozione ordinaria esiste la possibilità di
adottare un minore a distanza per garantire ai minori
dei Paesi più poveri e alle
loro famiglie un sostegno
economico che altrimenti
non avrebbero. Lo scopo
dell’adozione a distanza, infatti, consiste, attraverso un contributo economico, nel permettere alle famiglie che non siano in grado di prendersi cura dei propri
bambini, di sostenere le spese necessarie alla loro crescita, come le
spese per l’ istruzione, il vestiario,
piuttosto che quelle mediche.
L’iter. Adottare a distanza è facile
e alla portata di tutti. A volte possono bastare circa 30 euro al mese.
Sono numerose le associazioni interessate a questo tipo di adozione e altrettante le comunità a cui
rivolgersi per il modulo di richiesta di adesione. Sarà il singolo poi
a decidere in che misura contribuire e come pagare. Si tratta, del resto, di un semplice atto di solidarietà che può durare finché il bambino non sia in grado di mantenersi
da solo. Si può recedere in ogni
momento dando un semplice preavviso di pochi mesi in modo da
permettere al bambino di trovare
un nuovo genitore a distanza.
L’AFFIDAMENTO FAMILIARE
Si può poi accogliere, temporaneamente, nella propria casa,
un bambino o un ragazzo, per
dargli la possibilità di crescere
in un ambiente sano e adeguato mentre i suoi genitori si trovino
in stato di difficoltà, nel rispetto
della famiglia originaria. È il caso
dell’affidamento familiare, che
non ha carattere definitivo ed è
piuttosto un rimedio destinato a operare per un periodo determinato. Presupposto è che, a causa
di circostanze transitorie, i genitori
del minore non siano in grado di offrirgli le cure di
cui ha bisogno. I
motivi per cui di
solito si ricorre a
questa soluzione sono
legati a una malattia, allo
stato di detenzione, a motivi di
tossicodipendenza o di ordine
educativo che impediscono alla
famiglia di occuparsi di un figlio.
Non sono previsti limiti di età e
lo possono richiedere anche persone non sposate o addirittura single. Ha una durata di due anni,
prorogabili a richiesta dal Tribunale. Il minore affidato non acquista lo status di figlio e conserva
ogni rapporto con la famiglia di
origine di cui continua a portare
anche il cognome. Il genitore affidatario, infatti, ha il dovere di favorire i rapporti in modo da garantirne per quanto possibile il
rientro. Se ciò non fosse possibile, i tribunali hanno creato un nuovo istituto, l’adozione “mite” (per
cui si veda il box) per facilitare
l’ingresso di questi minori nelle
famiglie che, se pur per un periodo determinato, hanno contribuito alla loro crescita e sviluppo.
Laura Genovese
Il referendum sulla legge elettorale
COSA POTREBBE CAMBIARE CON LA VITTORIA DEL SÌ IL 21 GIUGNO
l prossimo 21 giugno gli italiani sono chiamati per la seconda volta in un mese alle urne – dopo le elezioni europee e
amministrative del 6 e 7 giugno
– per votare il referendum sulla
legge elettorale. Tre le schede
che verranno consegnate ai cittadini. Il primo quesito, su scheda di colore verde, è relativo al
premio di maggioranza nazionale per la Camera dei deputati e intende abolire le coalizioni.
Il secondo, su scheda bianca,
chiede la stessa abolizione per
il premio di maggioranza, attribuito su base regionale, al Senato. L’attuale legge elettorale
(L. 270/2005), infatti, prevede
un sistema proporzionale con
premio di maggioranza su base
nazionale (Camera) o regionale (Senato) che viene attribuito
I
alla singola lista (cioè partito)
o alla coalizione che ottiene più
voti. Un sistema che alle ultime
elezioni ha portato alla formazione di due grandi coalizioni.
Ecco cosa potrebbe cambiare se
al referendum vinceranno i sì:
il premio di maggioranza (di
340 seggi) viene attribuito alla
singola lista – e non più alla
coalizione – che ha ottenuto più
voti. Alla Camera parteciperanno alla ripartizione dei seggi i
partiti che hanno ottenuto almeno il 4% delle preferenze; al Senato, invece, vince il premio regionale, che garantisce il 55%
dei seggi della regione, la lista che
ottiene più voti e partecipano
alla ripartizione i partiti che
hanno superato la soglia dell’8
per cento.
La terza scheda, di colore ros-
LE SCHEDE
1°
QUESITO
VERDE
2°
QUESITO
BIANCO
3°
QUESITO
ROSSO
Premio di
maggioranza
alla lista più
votata alla
Camera
Premio di
maggioranza
alla lista
più votata
al Senato
Abrogazione
delle
candidature
multiple
so, chiede l’abrograzione delle
candidature multiple, ovvero la
possibilità di candidarsi in più
circoscrizioni per la stessa lista,
permettendo a chi viene eletto
in più di una di scegliere solo
in un secondo momento in quale restare, lasciando spazio al
“secondo” nelle altre circoscrizioni.
Eleonora Della Ratta
55% dei seggi
Quanto spetterebbe
in ogni Regione
alla lista più votata
se vincessero i «sì»
VOI DOMANDATE GLI ESPERTI RISPONDONO
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NOTES
11
GIUGNO 2009
RISPARMIO
Anche con la crisi finanziaria è possibile investire al 10%
”
CHI NON SI ACCONTENTA DEGLI SCARSI RISULTATI OFFERTI OGGI DAI
Bot rendono uno striminzito
1% annuo netto; i Cct vanno
poco oltre; i Btp offrono un tasso annuo netto del 3% circa. Per
gli italiani la crisi non è solo legata all’economia che va male,
alle imprese che non vendono,
alla disoccupazione che sale, ma
anche alle rendite finanziarie
che si sono ridotte al minimo.
Chi ha del capitale disponibile
oggi trova, nel settore delle obbligazioni e dei titoli di Stato, poche soluzioni valide per cercare di
ottenere un reddito da affiancare a quello della pensione. Certo, i titoli di Stato rappresentano,
soprattutto in questo momento
I
In Borsa
è bene diversificare
guardando alle
imprese dei settori
“anticiclici”
”
BORSA
di grande incertezza, un porto sicuro in attesa che la tempesta passi. Tuttavia è proprio nei momenti di grande tensione finanziaria
LA CAMPAGNA DIVIDENDI DEL 2009
Come sono andati i bilanci delle
società? Abbiamo esaminato i primi
70 titoli di Piazza Affari: 40 azioni
dell’indice S&P/Mib e 30 del Midex.
L’anno 2008 è stato pesantemente
negativo per il settore finanziario.
Il peggioramento della situazione
generale, gli investimenti effettuati
in “titoli tossici” e il forte incremento
delle insolvenze hanno costretto le
banche a sospendere il pagamento delle
cedole (oltre a consigliarle di ricorrere
a strumenti di finanziamento
straordinari come i “Tremonti bond”).
Buono per contro l’andamento dal
settore utility. In sintesi 19 società
hanno azzerato il dividendo, mentre
20 lo hanno ridotto rispetto all’anno
12
GIUGNO 2009
NOTES
precedente. Solo 13 lo hanno invece
confermato. Ancora, Cattolica
Assicurazioni e Unicredit hanno
deliberato di distribuire azioni gratuite
in sostituzione del dividendo, una scelta
che è un impegno per i manager a
distribuire in futuro i dividendi su un
numero maggiore di azioni.
E per finire, le buone notizie: 14 società
hanno deliberato una cedola superiore
rispetto all’anno scorso, alcune grazie
ai buoni risultati 2008 (Impregilo, Maire
Tecnimont, Recordati, Saipem e
Tenaris), altre per motivi straordinari
(Parmalat distribuisce parte degli
incassi delle cause legali, Erg parte
dell’incasso dalla cessione della
raffineria di Priolo).
che, come insegnano i maggiori
esperti di finanza, da Rockfeller a
Buffet, si possono sfruttare grandi occasioni. Naturalmente, senza correre troppo rischi, evitando di “fare il passo più lungo della gamba”. E la strada che può essere esplorata è quella delle
azioni di grandi società sane,
che distribuiscono buoni dividendi e che, in certi casi, possono offrire un rendimento del 10%
attraverso l’incasso della cedola.
LA POLITICA DEL “CASSETTISTA”
Una volta si usava il termine
“cassettista” per definire un investitore che acquistava un’azione, la chiudeva nella sua cassetta
di sicurezza e annualmente staccava la cedola per incassare il dividendo. Un sistema che per decenni è stato seguito dalla stragrande maggioranza di chi investiva in Borsa, nell’ottica di destinare il risparmio ad aziende sane, in grado di generare profitti e
di distribuirli agli azionisti. L’av-
TITOLI DI STATO PUÒ OPTARE PER AZIONI DI GRANDI AZIENDE SANE
vento del trading on line e della
speculazione forsennata scatenatasi a cavallo del nuovo millennio hanno un po’ appannato la figura del cassettista, ma in realtà
ancora molti effettuano la scelta
delle azioni sulla base di un unico elemento, vale a dire il dividendo. Vediamo se questo orientamento oggi può ancora avere
un senso.
Innanzitutto va fatta una
premessa fondamentale: il dividendo (in quanto espressione
degli utili conseguiti dalla società, anche se la distribuzione non
è sempre totale) è una componente fondamentale nel determi-
nare il prezzo dell’azione. La
teoria infatti insegna che il
prezzo di oggi di un’azione è
pari al flusso degli utili futuri:
più la previsione è alta, più il
prezzo di Borsa è alto e viceversa. Ma non è sempre così, perché
sono molti i fattori che influenzano il prezzo delle azioni, alcuni di natura strettamente aziendale (oltre agli utili, contano il
fatturato, le esportazioni, ecc.),
altri di natura generale (livello
dei tassi d’interesse, crescita dell’economia nazionale e internazionale, ecc.), altri infine di natura puramente psicologica (le famose “bolle speculative”). Attual-
I RENDIMENTI PIÙ ALTI DEL LISTINO PRINCIPALE A MILANO
SOCIETÀ
ENEL
PARMALAT
MEDIASET
GEMINA risp
FONSAI
ENI
RCS risp
A2A
TELECOM risp
ALLEANZA
TERNA
ATLANTIA
MEDIOLANUM
DIVIDENDI 2009 € *
RENDIMENTO % **
0,42875
0,151375
0,3325
0,04375
0,6125
1,1375
0,04375
0,084875
0,053375
0,2625
0,13825
0,62125
0,13125
13,9%
11,7%
11,7%
10,8%
9,4%
9,2%
8,9%
8,5%
8,1%
7,4%
6,8%
6,6%
6,1%
azione, al netto della trattenuta fiscale del 12,5. Al lordo delle spese di commissione
*Per
Al
lordo
* della trattenuta fiscale in base alle quotazioni di inzio aprile.
mente i titoli che pagheranno alti dividendi sono molto interessanti, perché in un quadro di sostanziale stagnazione economica, chi non ha idee precise preferisce proprio le azioni “tranquille” che pagano buone cedole. Azioni che hanno, mediamente, meno oscillazioni di quelle
delle società considerate “speculative”, perché su di esse operano
soprattutto cassettisti e fondi d’investimento, che hanno obiettivi
di lungo periodo.
14 regine
Sono le società
che fra i 70 titoli
migliori di Piazza
Affari quest’anno
daranno una cedola
superiore al 2008
LA PRUDENZA È D’OBBLIGO
Nella scelta di un’azione da acquistare in vista del dividendo va
evitato l’errore di raffrontare il
prezzo attuale con la cedola indicata sui quotidiani. Questa infatti è relativa all’anno scorso e, in
un periodo di grande crisi, non
ha alcun valore indicativo e potrebbe portare fuori strada. Facciamo un esempio. Sui giornali
si trova che Unicredit vale un po’
più di 1 euro e il dividendo pagato è di 0,26 euro. Un veloce
calcolo indica nel 25% il rendimento, che sarebbe un buon risultato se non fosse falso. Infatti
Unicredit quest’anno non pagherà il dividendo perché la sua situazione finanziaria non è brillante e non consente di pagare in
contanti la cedola. Bisogna cercare i dividendi “previsti”, che
le società hanno annunciato di
poter pagare quest’anno (a partire da maggio-giugno in poi) e
da lì farsi i calcoli di convenien-
NOTES
13
GIUGNO 2009
CONSUMATORI
”
portante, ma non bisogna pensare di “speculare”, acquistando
un’azione pochi giorni prima del
pagamento della cedola, convinti
di ottenere un alto rendimento in
pochi giorni: il dividendo non è
equiparabile alla cedola delle obbligazioni, perché rappresenta un
valore che è incorporato nel prezzo del titolo e perciò, dopo lo
stacco, la quotazione di borsa
scende in misura corrispondente
(tranne rare eccezioni sulle quali
non bisogna fare affidamento); insomma, correre dietro allo stac-
co delle cedole è una politica dissennata. La strategia migliore è
costruirsi un mix di azioni diverse, puntando a settori come
i servizi, la farmaceutica, l’alimentare, che sono tipicamente
“anticiclici” e resistono meglio
degli altri alle crisi di Borsa; ancora, guardare il trend dei profitti nel tempo e rivedere costantemente le proprie scelte. Insomma, per
chi punta soprattutto alla “sicurezza”, le azioni dovrebbero restare tabù; ma per chi invece punta alla redditività e alla crescita
nel tempo del capitale la scelta di
azioni ad alta cedola è una politica che può dare risultati positivi.
Cassettista sì, anche nel mondo
del trading on line purché non
dorma, ma vegli costantemente
sul suo “giardinetto” e lo curi con
attenzione.
Gianluigi De Marchi
TUTTE LE PAROLE DA RICORDARE
AZIONE DI RISPARMIO
Offre al proprietario notevoli
diritti in termini patrimoniali
e reddituali, ma pochi in
termini di partecipazione
alla vita societaria. Hanno
diritto al dividendo prima di
ogni altra categoria di azioni
e di ottenere un dividendo
superiore a quello delle
azioni ordinarie. Possono
offrire anche la garanzia di
cumulare per tre anni il
diritto alla cedola nel caso
il bilancio chiuda in perdita.
CASSETTISTA
È il risparmiatore che opera
in Borsa per effettuare
investimenti di lungo periodo
14
GIUGNO 2009
NOTES
e non opera con fini
speculativi. Mantiene
le azioni per molti anni,
limitandosi ad incassare le
cedole relative ai dividendi
distribuiti. Acquista di solito
i titoli ritenuti sicuri grazie
alla loro solidità patrimoniale
e alla loro redditività (come
i telefonici, bancari ecc.).
CEDOLA
È il tagliando unito a tutti i
certificati sia obbligazionari
che azionari che incorpora
il diritto a ricevere la
rimunerazione per
l’investimento del capitale:
interesse nel caso delle
obbligazioni, utile nel caso
delle azioni. La cedola dei
titoli azionari non è fissa,
perché le sorti dell’utile
dipendono dall’assemblea
della società, che può
decidere di distribuire un
dividendo o meno e può, di
anno in anno, variare la sua
misura. Per effetto della
dematerializzazione dei
titoli, la cedola è sparita
fisicamente; resta però
il termine per esprimere
appunto il pagamento
dell’interesse o dell’utile.
GIARDINETTO TITOLI
Espressione del linguaggio
corrente che indica l’insieme
dei titoli che sono posseduti
da un risparmiatore.
Secondo le regole della
buona gestione, il giardinetto
deve essere
il più possibile diversificato
per ridurre il rischio
dell’investimento.
RENDIMENTO
È il rapporto tra la cedola
pagata e la quotazione
corrente.
UTILE
Risultato positivo della
gestione di una società.
L’utile può essere reinvestito,
accrescendo il patrimonio o
distribuito ai soci attraverso
il dividendo.
Ecco i “furbetti delle suonerie”:
condannati, ma sempre recidivi
L’ACQUISTO DI UNA MUSICHETTA DA UN GESTORE PUÒ DIVORARE
LE RICARICHE TELEFONICHE, UN BUSINESS DI CIRCA 300 MILIONI
na delle ultime mode, diffusa fra figli e nipotini, è di
avere una suoneria del cellulare
originale. Non basta più il solito
trillo tipico del telefono, piuttosto
che la marcia tronfale dell’Aida, ci
vuole qualcosa che stupisca, come l’ultima canzone di Vasco
Rossi o la colonna sonora dell’ultimo cartone animato.
Ma in pochi sanno che la suoneria divora le ricariche telefoniche,
perché non si paga solo per installarla (costo “modesto”, 3 euro)
ma per utilizzare il servizio. Un
vero e proprio business per le società che reclamizzano le suonerie (quasi tutte presenti solo su Internet, in totale assenza di controlli) e per quelle che gestiscono reti telefoniche (che percepiscono laute provvigioni di vendita).
Scaricando una suoneria da
uno dei siti specializzati, si accetta di utilizzare i “servizi” della società venditrice, che spesso
addebitano all’utente somme
esorbitanti (fino a 10 euro a settimana, anche se il telefono non
squilla mai).
La situazione è ben conosciuta dalle associazioni dei consumatori, che hanno più volte denunciato all’Antitrust i “furbetti della suoneria” (Tim e Vodafone in prima fila). Il Garante
ha stabilito che si tratta di un comportamento scorretto, un trucco
commerciale per intascarsi (senza
U
che il cliente ne sia veramente
conscio) enormi cifre (circa 300
milioni di euro, un giro d’affari da
capogiro). Un comportamento che
perciò merita una condanna, che
è giunta puntuale e precisa.
Infatti le società colpevoli sono state sanzionate già due volte con multe di 1,16 milioni (ottobre 2008) e 2,2 milioni (marzo 2009).
Tuttavia il danneggiato non ne
trae alcun beneficio, perché quando il Garante delle comunicazioni
(o la Consob non fa differenza)
sanziona il comportamento illecito di una società, la multa viene
intascata dall’ente di controllo,
non viene restituita a chi ha pagato indebitamente. E così le società specializzate e i gestori di telefonini continuano allegramente a
divorare le carte prepagate dei ragazzini ignari, pagano sanzioni
che sono tutto sommato modeste
rispetto ai benefici che ne traggono (2 milioni pagati contro 300
milioni di fatturati) e incrementano gli utili di bilancio come se nulla fosse accaduto. I ragazzini da
parte loro continueranno ad avere la suoneria illegale attiva (perché
è praticamente impossibile disattivare il servizio) e le schede continueranno ad essere esaurite settimanalmente.
Consiglio per i lettori: inviate
subito una raccomandata di reclamo alla società telefonica e alla
società che fornisce il “servizio”,
pretendete il rimborso delle cifre
finora addebitatevi e, se non ottenete ragione, cambiate gestore. E
ricordatevi di spiegare a figli e nipoti che non ha senso cercare di
essere ”originali” con la suoneria
svuotando il conto corrente di genitori e nonni. Appello alle Authority che controllano i vari settori:
cambiate le leggi, adattatele ai concetti di giustizia ed equità, non intascatevi le multe, ma obbligate i
contravventori delle norme di tutela degli utenti a rimborsare quanto addebitato illecitamente, senza
l’avvio di singole cause. E se una
società diventa “recidiva”, come
avvenuto nel campo delle suonerie,
revocate le autorizzazioni ad operare: vogliamo scommettere che
certi comportamenti scomparirebbero in pochi minuti?
G. D. M.
”
”
Subito dopo
il pagamento
del dividendo
la quotazione
del titolo
ha un calo
za. Buone occasioni si possono
trovare tra le azioni di risparmio,
categoria che premia i piccoli
azionisti: in cambio dell’assenza
del diritto di voto (che tanto i piccoli non esercitano mai), si ottiene un privilegio nella distribuzione degli utili e addirittura la possibilità di incassare una cedola
anche quando l’azione ordinaria
non paga nulla.
La tabella riportata nella pagina precedente mostra le ”occasioni” migliori del listino, scelte
fra le società che a fine marzo
avevano già comunicato l’importo del pagamento. Come si vede,
alcune società danno rendimenti molto generosi, anche a “doppia cifra”. Dunque, in un periodo di tassi d’interesse molto bassi, la possibilità di ottenere un
elevato rendimento grazie alla cedola di un’azione è un fattore im-
Allo stato attuale
il Garante dà le
multe ma i
danneggiati non
vengono risarciti
”
NOTES
15
GIUGNO 2009
SICUREZZA
I pirati informatici in azione:
in aumento i furti d’identità
CRESCE L’ALLARME ANCHE IN ITALIA. CODICI E PASSWORD SONO
PIÙ IN PERICOLO DI UN TEMPO. ECCO COME CI SI PUÒ DIFENDERE
”
Mai buttare integri
nella spazzatura
bollette o estratti
conto della banca
con dati personali
”
ladri d’identità sono diventati
negli ultimi tempi un grosso
problema per le Forze dell’ordine, ma prima ancora per tutti noi.
Possono soffiare codici di accesso e password di servizi, aprire in
banca un conto addebitando le
spese a qualcun altro, dirottare su
chiunque le loro bollette.
Una ricerca della società Dynamic Market dà un’idea della dimensione del fenomeno:
soltanto nel 2008, tra Gran Bretagna, Irlanda, Germania, Belgio
e Olanda, le vittime del reato noto come “furto d’identità” sono
state 6 milioni e mezzo. Non sono ancora disponibili numeri
sull’Italia, ma la ricerca
dell’associazione dei
consumatori Adiconsum
I
dice che il fenomeno è in continua crescita. Occhio dunque alle
situazioni a rischio. Un gesto quotidiano come buttare bollette o
estratti conto nella spazzatura può
avere pesanti conseguenze. «C’è
chi rovista nell’immondizia proprio per raccogliere i dati personali delle vittime», avverte Fabio
Picciolini, Segretario nazionale di
Adiconsum. «Con le informazioni che trova sull’estratto conto o
sulle bollette (domicilio, numero di
conto, Iban) il truffatore può co-
struirsi una nuova identità, andare
in un’altra banca ad aprire un conto a nome dell’ignara persona truffata e, per esempio, accendere un
mutuo senza rimborsare poi le rate. Quando scatterà l’indagine per
ricercare il responsabile, la banca
risalirà alla persona truffata, i cui
dati personali coincideranno con
quelli forniti dal “sosia”.
E quando sarà il truffato a
chiedere un mutuo, nessuno
glielo concederà perché il suo
nome risulterà scritto sul libro
dei “cattivi pagatori”, elaborato dalle banche e diffuso a tutti gli istituti di
credito». Pertanto tutti i
documenti personali
che finiscono in
spazzatura o nella
raccolta differenziata vanno prima sminuzzati, in modo da essere
resi illeggibili.
«L’altro giorno ero in treno e
un mio compagno di viaggio stava prenotando via telefono un biglietto aereo», racconta Silvia
Landi, ricercatrice dell’Ufficio
studi di Adiconsum. «Ho sentito tutto e avrei potuto appuntarmi i suoi dati, carta di
credito compresa. Dopo di
che con queste informazioni avrei potuto fare acquisti
on line addebitandoli a lui,
aprire un conto comunicando i suoi dati e tanto tanto ancora». Perciò, mai dare informazioni personali quando ad ascoltare ci
sono degli estranei.
Il truffatore manda centinaia
di e-mail in cui comunica la vincita, ad esempio, di un telefonino o di un esclusivo pc portatile. È facile cascarci anche solo
per leggerezza. Si clicca sul link
indicato e si va a finire in un sito Web che carpisce i dati personali dell’ignaro. «Se per curiosità si finisce in un sito “da paese dei balocchi” dove tutto è in
regalo, è bene diffidare e mai dare informazioni riservate, anzi
meglio se in questi siti si evita di
arrivarci», ammonisce la Landi.
ACQUISTI VIA INTERNET SENZA PROBLEMI
Fare shopping su Internet è facile, comodo
e, se si prendono le giuste precauzioni,
anche sicuro. Ma il rischio che i “pirati”
si infiltrino nei siti apparentemente più
protetti è sempre più alto. Quindi è
indispensabile mettere in atto più strategie
di autodifesa per evitare che
qualcuno entri nei propri dati
personali sottraendo soldi e
servizi. La vecchia norma di
controllare l’indirizzo della
pagina Web dove si fa
shopping prima di
inserire i dati e il
numero della carta è
sempre valido, anche se non basta più.
All’avvio delle operazioni di pagamento
dunque, occhio che l’“http” sia stato
sostituito da un “https”, segno che si è
Inoltre, ogni operazione ormai
richiede una password, un codice,
un Pin: servono per i servizi via Internet, per il bancomat, per la casella di posta elettronica, per entrare nel conto via Web ecc. Ecco
allora che un’abitudine diffusa,
ma sbagliata, è usare sempre lo
stesso codice per evitare di dimenticarlo. Ma i truffatori lo sanno bene e se scoprono il codice
di accesso allo spazio Internet su
PROTEGGERE BANCOMAT E CARTE DI CREDITO
Carta di credito e bancomat
sono esposte al costante
pericolo di clonazione. Tra
codici segreti digitati in siti
più o meno sicuri su Internet,
strisciate in macchine che
possono lasciare tracce, Pin
che rischiano di essere
sottratti con l’imbroglio,
l’eventualità che qualcuno
16
GIUGNO 2009
NOTES
peschi nei conti correnti
clonando la card è sempre
meno remoto. Ecco come
difendersi. Controllare gli
estratti conto, possibilmente
in tempo reale su Internet,
permette di notare subito
movimenti strani. Ma non
basta. Si può anche chiedere
aiuto alla banca: attivare per
esempio un servizio di sms
ogni volta che viene eseguito
un bonifico o una spesa con la
carta di credito permette di
allertarsi immediatamente nel
caso in cui qualcun altro usi
la propria carta. Capita che,
quando si paga con la carta,
la ricevuta del negozio registri
l’intero numero della card
stessa e addirittura la data
della sua scadenza. Niente di
più facile in questo caso che
qualcuno cloni quella carta,
con tutti i dati in suo possesso.
Prima di firmare è bene
controllare che le ultime cifre
siano cancellate con delle X e
se necessario annullarle con
una penna. Poi, meglio non
frequentare più quel negozio.
Ottima abitudine è prelevare
sempre allo stesso sportello,
coprendo la mano che digita
il codice con l’altra o con dei
fogli. Occhio, inoltre, allo
sportello alla fessura in cui si
infila la carta: se ci sono strani
fili o sporgenze, va segnalato
subito alla banca e l’operazione
rimandata. Se la carta richiesta
alla banca non arriva dopo
circa due settimane, la filiale
va subito avvertita. Potrebbe
essere solo un ritardo, ma
la card potrebbe essere stata
intercettata dal ladro. Appena
ricevuta la carta, il titolare la
deve firmare con inchiostro
permanente e attivarla.
entrati in un’area protetta e criptata, o che
in basso ci sia l’immagine di un lucchetto.
Su Internet è sempre meglio utilizzare una
carta di credito prepagata: nel caso in cui
qualcuno riesca a copiare numeri e codici,
la somma a disposizione del ladro sarà
comunque più limitata rispetto a quella
della card tradizionale. Bando
all’avarizia: non si deve risparmiare sugli
antivirus. Costano qualche decina di euro
all’anno, ma proteggono il computer da
potenziali attacchi ai dati personali.
Mai memorizzare le password nei siti di
e-shopping che vengono abitualmente
frequentati. Se qualcuno riesce ad
accedere allo spazio personale, magari
con la login e trova la parola chiave già
a disposizione, le conseguenze sono
facilmente immaginabili.
una community on line, poco male. Ma se quel codice è lo stesso
della casella di posta o del conto,
la situazione si complica. Meglio
differenziare codici e password
e meglio conservarli in un luogo
segreto e sicuro, scrivendoli su un
foglio di carta e non memorizzandoli sul pc. Se infatti il truffatore riesce a carpire una falsa
identità, può creare un falso indirizzo e inventare un falso cambiamento di residenza. Risultato: le
bollette finiscono al nuovo domicilio. Peccato però che quelle bollette non siano legate ai consumi
del vero intestatario. Solo che il
conto da pagare finirebbe comunque al truffato. Per evitarlo è bene segnarsi gli intervalli tra l’arrivo di una bolletta di luce e gas e
l’altra. Se si verifica qualche ritardo, chiamare subito le società
fornitrici e assicurarsi che il conto da pagare non sia finito a qualche indirizzo che non è il proprio.
Isabella Dalla Gasperina
6,5 milioni
Sono le persone
truffate soltanto
nel 2008 fra Regno
Unito, Belgio, Irlanda,
Germania e Olanda
NOTES
17
GIUGNO 2009
PIETRE PREZIOSE
Come acquistare diamanti e perle senza correre guai
VALE SEMPRE LA PENA DI FARSI CONSIGLIARE DA UN ESPERTO CHE
”
Sul valore
di un brillante
incidono colore,
peso, taglio,
purezza
e fluorescenza
”
e pietre preziose sono pezzi
di roccia che però hanno colori e trasparenze in grado di
produrre bagliori unici.
Come si legge nel Manuale di gemmologia
(terza edizione) di Speranza Cavenago, che ha
introdotto in Italia la disciplina, le pietre preziose sono “quei minerali (perciò
prodotto naturale) che opportunamente lavorati offrono requisiti
tali da poter essere usati quali ornamento”. Ma riconoscere una
gemma di valore non è da tutti e ciò
vale soprattutto per il diamante,
la pietra più dura ma anche la più
amata dall’universo femminile,
che al dito di una donna rappresenta da sempre pegno d’amore.
L
PER INVESTIMENTO
MEGLIO SCIOLTE O MONTATE?
In questo momento di crisi economica generale, le
pietre preziose possono essere una forma alternativa
di investimento? E una volta acquistate, è meglio
tenerle sciolte o montate? «In genere non fa
differenza, in quanto di fatto il loro valore non
cambia», afferma Alessandro Zorgno, «il gioiello
infatti va indossato e vissuto. Unica accortezza
quella di non danneggiare o rompere la gemma
montata». Per andare sul sicuro, meglio puntare sui
diamanti, che però devono essere accompagnati dal
loro certificato di autenticità che ne specifichi le
caratteristiche. «Oggi è consigliabile», chiude Zorgno,
«non comprare diamanti che superino il carato in
modo da poterli rivendere più facilmente».
18
GIUGNO 2009
NOTES
LA REGOLA DELLE 4 “C”
Come si fa a distinguere un diamante da uno zircone? E quali sono le caratteristiche che lo rendono più pregiato? «Per capire se si
è di fronte a un pezzo di valore bisogna in primo luogo rifarsi alla
regola delle quattro “C” inglesi,
ovvero Colour, il colore, Carat, il
carato, cioè il peso, Clarity, la purezza, e infine Cut, il taglio della
pietra», dichiara Alessandro Olivero, esperto di diamanti e perle.
«Inoltre, la qualità del diamante è
garantita quando il certificato che
lo accompagna proviene da un
istituto autorevole e riconosciuto
in tutto il mondo». Primi fra tutti il
Gemmology Institute of America di Los Angeles (Gia) o l’International Gemological Institute di Anversa.
Per quanto riguarda il colore, il
diamante, per essere pregiato, non
deve avere sfumature sul giallo;
per confrontare queste pietre, il
Gia ha creato un sistema internazionale (l’International Diamond
Grading System™), ossia una
classificazione basata su lettere
che indica quanto appare bianca
la pietra a un esame ottico. Il grado di massimo biancore è il “D”
(bianco eccezionale o river) e si
prosegue in scala decrescente fino alla lettera “Z” (molto giallastra). Esistono anche brillanti, più
rari, di colore rosa e rosso. Per il
peso (Carat), va detto che il prezzo di un diamante non è proporzionale al peso, in quanto i diamanti di grandi dimensioni sono
più rari di quelli piccoli, perciò
possono costare molto di più.
Passando al grado di purezza
(Clarity), si fa riferimento alle
inclusioni interne alla pietra,
cioè a quelle imperfezioni più o
meno grandi di solito impercettibili a occhio nudo, che si sono
create durante la sua formazione:
meno inclusioni presenta la pietra, più sarà trasparente e più il
diamante sarà prezioso.
Nel dettaglio, si legge sul sito
web del Gia (www.gia.edu), che i
migliori sono quelli contraddistinti dalla sigla “IF”, che sta per “Internally Flawless”, senza imperfezioni interne. Infine il taglio, che
dipende dall’intervento della mano dell’uomo che incide molto
sulla brillantezza della pietra. Può
essere rotondo brillante (il più comune) o di altre forme: ovale, baguette, taglio smeraldo, navette o
marquise, princess, radiant e altri
meno comuni. Inoltre, va aggiunta anche la fluorescenza: il 35%
circa dei diamanti porta di natura
una fluorescenza che può essere
CONOSCE BENE LE CARATTERISTICHE E LE PECULIARITÀ DELLA GEMMA
da molto leggera a forte ed è una
caratteristica di discreta importanza in quanto una fluorescenza
troppo accentuata può attribuire
una certa lattiginosità ottica e di
conseguenza svalorizzare le caratteristiche di brillantezza e trasparenza della pietra.
I diamanti insieme allo smeraldo (di colore verde), il rubino (rosso) e lo zaffiro (blu) rappresentano le pietre più preziose. Ma dove
è meglio acquistarli? «L’importante sia per i diamanti sia per le altre gemme è che vengano venduti in buste sigillate che portino la garanzia dei più noti istituti di gemmologia», afferma Alessandro
Zorgno, titolare di un laboratorio
orafo, «a queste condizioni può
essere sicuro anche l’acquisto via
Internet». Tuttavia, continua Zorgno, «È sempre meglio rivolgersi a un esperto, in modo da vedere le pietre, metterle a confronto
e valutare quelle più pregiate. Senza contare che le gemme sono
sempre meno naturali e sempre
più trattate».
LE “ORGANICHE”
Fra queste rientra, in primis, la
perla, che nasce dall’ostrica, ma
anche il corallo, formato dallo
scheletro calcareo di colonie di
polipetti nei mari caldi o l’ambra,
una resina fossile di piante e alberi vissuti milioni di anni fa e oggi estinti. «Oggi le perle naturali
sono rarissime, rappresentano solo l’1%, mentre per il resto, per
quanto preziose, si tratta di perle
coltivate per un anno e mezzo circa, in Giappone, in Indonesia, Birmania, Filippine e Australia», continua Alessandro Olivero. Come
per i diamanti il valore della perla
dipende dalla combinazione di una
serie di caratteristiche ma, a differenza dei primi, non esiste un
sistema internazionale standardizzato di classificazione.
Innanzitutto la forma: «Le migliori – prosegue Olivero – sono
quelle rotonde, poi quelle chiamate “a pera”, a seguire quelle “a bottone” e infine quelle “barocche”
di forma irregolare». Per il colore, il più pregiato è quello bianco
rosato tendente all’argento, a seguire quelle di colore grigio, chiamate “silver”; ma ne esistono poi
di dorate, le “gold”, e quelle di Ta-
hiti che vanno da un colore grigio
chiaro al nero scuro. Come sempre poi sul valore incidono le dimensioni della perla, se piccole o
grandi e le eventuali rifrazioni sulla superficie: la perla più è liscia,
levigata e uniforme e più è preziosa; ma potrebbe essere bella liscia
ma spenta, invece è importante che
sia anche lucente.
«È difficile stabilire a priori il
costo di una collana di perle: dipende dalla combinazione di forma, colore, lucentezza. Tuttavia,
in modo molto indicativo, un filo
di perle giapponesi, di media misura e qualità, può costare sui 3-4
mila euro, invece uno proveniente
dai mari del Sud a partire dai 6 fino ai 10 mila», conclude Olivero.
Chiara Conti
3-4 mila
euro
È il prezzo medio
molto indicativo
richiesto per
un filo di perle
giapponesi
LE PAROLE DA SAPERE
CARATO
Il peso delle gemme si
esprime in carati.
Il termine carato deriva
dall’antichità quando si
usavano i semi di carrubo,
dal peso sorprendentemente
regolare, per pesare le
pietre preziose. Il carato è
l’unità di misura di tutte le
pietre che corrisponde a
1/5 di grammo; ciò
significa che un grammo
equivale a 5 carati. A sua
volta il carato è suddiviso
in 100 parti dette “punti”
(ad esempio, 100 brillantini
da un punto pesano un
carato).
pietre trasparenti, ossia
sostanze liquide, solide
e gassose che si sono
formate nel cristallo
negli anni.
LUCENTEZZA
È la capacità della pietra
di riflettere la luce che
dipende anche dal taglio
della gemma.
INCLUSIONI
Si tratta di piccole
striature, segni, puntini che
si vedono all’interno delle
BRILLANTE
Il termine nel linguaggio
corrente viene utilizzato
dai più come sinonimo
di diamante. In verità si
tratta di un tipo di taglio –
taglio “brillante” – che
conferisce alle pietre una
particolare luminosità.
NOTES
19
GIUGNO 2009
TURISMO/ 1
Per ogni rischio “da vacanza”
si può stipulare una polizza
SOTTOSCRIVERE UN’ASSICURAZIONE È L’UNICA VERA SOLUZIONE
CONTRO OGNI EVENTUALE PROBLEMA. MOLTE AGENZIE LA OFFRONO
”
Le informazioni
riportate sui
cataloghi sono
vincolanti per
il tour operator
”
uando si pianifica una vacanza, al mare, in montagna o
altrove, è bene essere prudenti e
sottoscrivere un’assicurazione di
viaggio. Può infatti accadere un
evento imprevisto o la meta può
rivelarsi molto differente da come
l’avevamo vista nel depliant, o ancora possono capitare infortuni o
malattie. Nessuno potrà ridare
le piacevoli sensazioni andate
perse, ma almeno verrà risarcito il danno materiale (alcuni
giudizi però ricomprendono già
nel “danno da vacanza rovinata”
anche il danno esistenziale, quindi quello non patrimoniale). Ecco
alcuni tipi di polizze che possono
tutelare i viaggiatori.
Q
NEL CASO DI ANNULLAMENTO
Poche ore prima della partenza
può sopraggiungere un’influenza
o un incidente che costringe a rimandare tutto. Il costo del recesso può
salire sensibilmente se la disdetta
arriva nell’imminenza della par20
GIUGNO 2009
NOTES
tenza, fino a raggiungere anche la totalità del prezzo
complessivo del viaggio.
Pertanto si sta diffondendo la prassi presso le agenzie e i tour operator di proporre
ai clienti una polizza a copertura
di questi costi. La polizza va formalizzata entro 8 giorni dalla prenotazione.
Tra i motivi che danno diritto al risarcimento ci sono quelli di natura professionale (spostamento delle ferie, licenziamento), malattie che impediscono la
partenza, danni al proprio domicilio (furto, crolli) e il non poter
raggiungere in tempo utile il punto di partenza per uno sciopero,
un incidente o un guasto al mezzo
di trasporto. Nel caso nel posto di
villeggiatura si verifichi una grave
calamità naturale si può scegliere
tra un rimborso, un bonus utilizzabile per altri pacchetti o per un
cambio di destinazione o data. Un
risarcimento per i giorni di vacanza non goduti può essere previsto anche nel caso in cui ci
si veda costretti a fare ritorno a casa prima del previsto.
Quando la meta è un
Paese in cui le condizioni
igienico-sanitarie non sono delle migliori, o
quando si è a conoscenza del fatto che le even-
tuali spese da dover sostenere sono salate, questo tipo di polizza è
particolarmente consigliabile.
Quando ci si sposta entro i confini dell’Unione europea, invece,
basta munirsi della Tessera europea di assicurazione e malattia
(Team). Il tesserino è rilasciato dal
servizio sanitario nazionale e ha
una durata di 5 anni sostituendo
quello che una volta era il modello E111. Con questo semplice tesserino da portare con se si è garantiti in caso si dovesse ricorrere
urgentemente alle cure mediche.
Il nostro Paese ha inoltre stipulato una serie di accordi speciali con
altre nazioni del mondo per garantire cure urgenti e delle quali
non si può fare a meno.
La stragrande maggioranza
delle agenzie di viaggi, oggi comunque offre un’assicurazione a copertura di malattie e infortuni, venduta con la vacanza.
Di norma la polizza garantisce
l’assistenza medica, i medicinali,
il trasporto in ospedale,
le spese generali da affrontare durante il periodo di degenza, gli
eventuali interventi chirurgici a cui ci si deve
sottoporre. Se necessario, l’assicurazione può
prevedere la possibilità di dover allungare il
proprio soggiorno o, al contrario,
di dover far rientro a casa anzitempo. Completa la gamma di copertura, il trasporto sia dell’intestatario della polizza sia di un suo
parente stretto. È fondamentale
leggere con attenzione il contratto: per alcuni trattamenti, può esserci uno scoperto, così come un
massimale di spesa. Molto importante è anche la sezione sulle
possibilità di esclusione: di solito
non è coperto chi ha più di 65
anni, chi soffre di malattie psichiche, patologie croniche o che
si manifestano più volte nel
corso del tempo. Va poi considerata la garanzia di rimpatrio: le polizze sono diverse, alcune lasciano
al viaggiatore la possibilità di decidere quando rientrare, altre prevedono che la decisione sia presa
dallo staff medico.
I DIRITTI DEL TURISTA
Tutte le informazioni riportate
in cataloghi e depliant informativi sono vincolanti per il tour operator e il turista può denunciare
ogni difformità a titolo di inadempimento contrattuale. Una volta
verificato che l’albergo o la sistemazione non è conforme a quanto pattuito, la prima cosa da fare
è avvisare tempestivamente per
iscritto la propria agenzia affinché possa intervenire subito per
risolvere in loco il problema. Sarebbe buona norma scattare fotografie, fare riprese e cercare
di raccogliere le testimonianze
degli altri villeggianti, tutti elementi che potranno valere in un
eventuale giudizio, qualora il danno non venga riparato o non si
giunga ad un accordo stragiudiziale. Per poter documentare con
esattezza l’avvenuto, vale la pena
inoltre di ricordarsi di farsi rilasciare scontrini e ricevute per ogni
I SITI WEB DA CONSULTARE
www.esteri.it
È il sito ufficiale del Ministero degli affari
esteri italiano. Un portale che segnala
verso quali mete straniere è meglio non
mettersi in viaggio. Per chi vuole
viaggiare esiste un’intera sezione nella
quale trovare indicazioni pratiche utili.
www.viaggiaresicuri.mae.aci.it
Nel sito dell’ACI sono presenti una serie
di informazioni fondamentali sulle varie
malattie e sui vaccini a cui provvedere
nei diversi stati del mondo.
www.prontopolizza.it
Il sito di Europ Assistance si muove nella
spesa che si sostiene. Per evitare
spiacevoli inconvenienti conviene leggere bene le norme che regolamentano le condizioni generali del
contratto di viaggio, così come
quelle contenute nella polizza assicurativa. Alcuni contratti, ad
esempio, prevedono una particolare procedura o specifiche formalità per comunicare disguidi o incidenti. Sapere ciò che si deve fare, può aiutare a tutelare i propri
diritti.
Ogni documento relativo al
viaggio, poi, dovrebbe essere riprodotto in almeno due copie:
una da lasciare a casa, l’altra
da avere sempre in valigia. Se
l’agenzia non pone rimedio ai disguidi mentre siamo in vacanza,
entro 10 giorni lavorativi dal rientro occorre indicare in modo dettagliato tramite raccomandata con
ricevuta di ritorno tutte le mancanze e i disguidi registrati. Se il tour
operator o l’agenzia di viaggi respingono le richieste o offrono un
indennizzo insufficiente occorre
logica dell’e-commerce e offre la
possibilità di scegliere la copertura più
adeguata alle proprie esigenze sia che si
tratti di viaggi di puro piacere, piuttosto
che per studio o per lavoro.
www.columbusdirect.com/it
Il sito si presenta come uno specialista
nel settore. In particolare, viene messo a
disposizione dei clienti un prodotto
assicurativo del gruppo Sara
assicurazioni. Due le proposte principali
presenti già sulla home page:
l’assicurazione a copertura di un solo
viaggio e un’altra soluzione annuale
valida per chi viaggia spesso.
affidarsi ad un legale e intentare
un giudizio, nel corso del quale
sarà utile tutto il materiale raccolto nel luogo della “vacanza rovinata”.
In caso di furto di denaro o di
altri oggetti di valore, va sporta
denuncia alle autorità locali di polizia il prima possibile. Il verbale
della denuncia va conservato con
cura. Proprio per evitare questi
spiacevoli inconvenienti, meglio
non lasciare mai privi di custodia
effetti personali e valigie. Se si ricorre a cure mediche, occorre ricordarsi di richiedere sempre il rilascio
di un certificato. Anche le ricevute dei movimenti monetari, come
il cambio di valuta o il prelievo
dai dispositivi bancari e postali,
vanno conservati. Infine, in tutti
gli stati della Ue è in funzione un
numero telefonico per le emergenze: digitando il numero 112 da
cellulare o telefono fisso si è messi in contatto con un operatore di
emergenza, ovunque ci si trovi.
Marco De Ciuceis
10 giorni
Entro questo
termine, al rientro,
va fatto il sollecito
all’agenzia che non
risolve la questione
“in loco”
NOTES
21
GIUGNO 2009
TURISMO/ 2
Così si sceglie la meta del viaggio all’estero sicuro
ndare in vacanza all’estero
può essere l’occasione giusta per conoscere culture e tradizioni differenti, per vedere le cose da altri punti di vista, lasciandosi alle spalle le preoccupazioni di tutti i giorni. Un’esperienza affascinante, alla quale però è
bene prepararsi con attenzione. Con qualche accorgimento, infatti, si può ridurre al minimo il rischio di ritrovarsi in situazioni pericolose. E,
sapere come muoversi permette di
risolvere eventuali problemi
in poco tempo, evitando
di rovinarsi
la vacanza.
A
40,29 euro
È la tassa annuale
governativa
che va pagata
per un passaporto
che sia valido
nei Paesi extra Ue
La prima cosa da fare è assicurarsi che la meta prescelta non sia
tra quelle considerate a rischio.
UNA BANCA DATI
Il modo più sicuro per raccogliere informazioni è consultare la banca dati dell’unità di
crisi del ministero degli Affari esteri. Basta collegarsi a
www.viaggiaresicuri.mae.aci.it,
che riporta notizie
riguardanti ogni
singolo Paese
con valutazioni di
varie fonti istituzionali italiane ed estere.
Oppure si
può telefonare al call
center ACI,
al numero 06-491115 tutti i giorni dalle 8 alle 20. E chi avesse bisogno di avere altre informazioni specifiche riguardanti la propria meta, può contattare la rappresentanza consolare o diplomatica italiana sul posto (l’elenco
completo si trova su http://www.
esteri.it/MAE/ IT/ Ministero/Rappresentanze) o la rappresentanza
estera del Paese in Italia (sul web
si veda http://www.esteri .it/MAE/
IT/Ministero/Servizi/ Stranieri/RapprStraniere). Per chi decide di andare comunque in un Paese a rischio, è consigliabile almeno registrarsi su www.dovesiamonelmondo.it: è un servizio della Farnesina che permette di segnalare i propri dati personali per consentire all’unità di crisi di pianificare con rapidità gli interven-
VERIFICARE TUTTO QUELLO CHE RIGUARDA IL PAESE OSPITANTE
ti di soccorso in situazioni di
emergenza.
Una volta scelta la destinazione bisogna munirsi di alcuni documenti, necessari per poter viaggiare senza problemi. La prima
distinzione da fare è quella tra
Stati membri dell’Unione europea e Paesi extracomunitari. Nel
primo caso per oltrepassare la
frontiera è sufficiente la carta di
identità. Quest’ultima però è l’unico documento richiesto anche per
andare in altri Stati, come Marocco e Tunisia, ma soltanto se si entra in occasione di viaggi organizzati (per l’elenco completo e le
varie modalità previste si veda il
sito www.poliziadistato.it alla voce “Documenti validi” per l’espatrio). Per entrare nella maggior
parte degli Stati extra Ue, invece,
LA PATENTE INTERNAZIONALE DI GUIDA
Prima di partire per l’estero con
la propria auto è bene
assicurarsi di avere tutte le
carte in regola. Con la patente
italiana si può guidare nei Paesi
europei – tranne che nella
Federazione Russa – e in alcuni
Stati fuori dal nostro Continente
(sul sito www.viaggiaresicuri.
mae.aci.it, alla voce “Viabilità”,
si trovano le informazioni sui
singoli Paesi). Nella maggior
parte dei casi, fuori dall’Europa
è richiesto un permesso
22
GIUGNO 2009
NOTES
internazionale di guida, che
deve essere utilizzato insieme
alla patente nazionale in corso
di validità. I permessi che si
possono ottenere in Italia sono
il modello “Vienna 1968”, che
vale 3 anni, e il “Ginevra
1949”, che dura un anno.
Alcuni Paesi, come Stati Uniti,
Giappone e India, riconoscono
solo il “Ginevra 1949”.
La richiesta di permesso
internazionale di guida va
presentata agli uffici periferici
della Motorizzazione civile.
Per ottenere questa patente,
occorre compilare un modello,
fare un versamento di 9 euro
e un altro di 14,62 su bollettini
prestampati che si trovano
negli uffici postali e in quelli
della Motorizzazione, allegare
una marca da bollo del costo
di altri 14,62 euro e due foto
recenti (di cui una autenticata)
e, infine, presentare la patente
di guida con relativa fotocopia
fronte-retro.
serve il passaporto (in alcuni casi
è richiesto anche il visto, con modi e tempi per ottenerlo diversi a
seconda della destinazione). Si
tratta di un documento, sia di viaggio sia di riconoscimento, che ha
una validità di 10 anni (dal 2003 è
stato abolito l’obbligo di rinnovo
quinquennale). Può essere rilasciato e rinnovato da Questura, ufficio Passaporti del commissariato
di pubblica sicurezza, stazione dei
carabinieri, ufficio postale e comunale (all’estero dalle rappresentanze diplomatiche e consolari).
Dal 26 ottobre 2006 il passaporto elettronico ha sostituito i documenti più vecchi. Uno dei vantaggi di questa innovazione sta nel
permettere di entrare negli Stati
Uniti, per soggiorni inferiori ai 90
giorni, senza bisogno del visto. Ha
la stessa possibilità chi ha un passaporto a lettura ottica rilasciato
o rinnovato prima del 26 ottobre
2005 o chi ne possiede uno con
foto digitale rilasciato tra il 26 ottobre 2005 e il 26 ottobre 2006.
Inoltre, per evitare il visto, bisogna viaggiare soltanto per affari o
per turismo e avere già un biglietto di ritorno.
I VARI TIPI DI PASSAPORTO
In tema di passaporti, va ricordato che ne esistono di tre tipi: quello ordinario di 32 pagine (che costa 44,66 euro), di 48 pagine (costo 45,62 euro) e quello collettivo per gruppi di 5-50 persone, rilasciato solo dalle questure in Italia con una validità non superiore
ai quattro mesi per motivi culturali, religiosi, sportivi, turistici o
altri previsti da accordi internazionali. Per andare nei Paesi che
non fanno parte dell’Unione europea, bisogna ricordarsi che il
passaporto è valido solo se si paga una tassa governativa annuale del
costo di 40,29 euro.
Vista l’importanza di avere
con sé il passaporto quando si è
all’estero, è bene sapere come
comportarsi in caso di furto e
smarrimento. La prima cosa da
fare è denunciare il fatto alle autorità locali, così da evitare responsabilità derivanti da un uso fraudolento del documento da parte di
altri. In secondo luogo, bisogno
contattare l’ufficio consolare competente, che può emettere un nuovo passaporto oppure un documento sostitutivo provvisorio
che permetta di rientrare in
Italia.
Infine, va ricordato, se
pur ancora poco conosciuto, che esiste anche il
servizio di protezione consolare europea. Funziona così: quando ci si trova in una situazione d’emergenza in uno Stato in cui l’Italia non ha né un’ambasciata, né un consolato, ogni italiano ha il diritto di godere della
tutela da parte di un qualunque altro Stato dell’Unione europea, rappresentato in quel Paese al pari di
un suo cittadino (lo prevede l’articolo 20 del Trattato istitutivo della Comunità europea).
Marco Bortolato
”
PER EVITARE INCONVENIENTI PRIMA DI PARTIRE È CONSIGLIABILE
Per le situazioni
di emergenza
si può ricorrere
al servizio
di protezione
consolare europea
”
NOTES
23
GIUGNO 2009
TURISMO/ 3
Per fare i viaggiatori responsabili
ora c’è una guida da consultare
LA PRIMA REGOLA DEL DECALOGO, NATO PER SENSIBILIZZARE CHI
VISITA UNO STATO STRANIERO, È RISPETTARE TERRA, USI E CULTURA
”
Un altro gesto
di civiltà: non
cercare souvenir
tra i reperti naturali
e archeologici
”
ltre alle normali regole della
buona educazione, a caratterizzare le vacanze di un turista responsabile è prima di tutto il rispetto per il Paese che si visita.
Durante i tour è facile che qualcuno decida di portare via come
souvenir reperti naturali o archeologici o decine di flash per immortalare persone di passaggio
senza pensare a chiedere il loro
consenso. Per sensibilizzare i
viaggiatori, Mondial Assistance e
l’Aitr (Associazione italiana turismo responsabile) hanno deciso
di mettere a punto un vademecum
del viaggiatore responsabile, un
O
IL BONUS VACANZE
Per aiutare le famiglie a basso reddito ad andare al
mare o in montagna il Governo ha stanziato 5 milioni
di euro destinati al “bonus vacanze”.
I buoni possono essere utilizzati dal 6 gennaio fino
alla prima settimana di luglio e dalla prima settimana
di settembre fino al 20 dicembre. Per la gestione
dell’acquisto e della distribuzione dei buoni vacanza
sono state stipulate convenzioni con strutture
turistiche o associazioni no profit, garantendo la
possibilità di coprire tutte le spese documentate.
Saranno poi gli stessi gestori a predisporre l’elenco
dei soggetti che hanno diritto all’agevolazione
e ad assicurare il raccordo con la rete di strutture
convenzionate. La percentuale del contributo pubblico
sulla spesa per la vacanza varia dal 25 al 45%, in
base al reddito e ai componenti del nucleo familiare.
24
GIUGNO 2009
NOTES
decalogo con semplici norme
da seguire durante il proprio
viaggio, che sarà distribuito nelle oltre 5 mila agenzie di
viaggio che si affidano
a Mondial Assistance
per i servizi assicurativi: «Cerchiamo
di sensibilizzare i
viaggiatori verso il
delicato tema della responsabilità turistica – sottolinea Enrico Franceschini, Corporate Communications di Mondial
Assistance Italia – perciò abbiamo deciso, con Aitr e la collaborazione dell’Icei (Istituto per la cooperazione economica internazionale) di promuovere il vademecum anche on line, su tutti i nostri
siti Internet». Il decalogo è scaricabile su www.mondiality.it,
www.aitr.it e www.icei.it.
Il turismo responsabile e sostenibile è soprattutto importante per i Paesi in via di sviluppo,
dove spesso rappresenta la principale ricchezza economica: «Il turismo può essere un fattore economico di sviluppo determinante
per tante aree del mondo ancora
sottosviluppate – spiega Maurizio
Davolio, presidente delle’Aitr –.
È però necessario che i viaggiatori smettano di sfruttare, anche se
inconsciamente, le ricchezze paesaggistiche e culturali». Tra i suggerimenti c’è l’invito a utilizzare i
mezzi pubblici, provare la cucina
tipica, acquistare articoli dell’artigianato locale per favorire lo sviluppo economico. Tra l’altro, abitudini come quella di mercanteggiare i prezzi non
sono gradite ovunque, quindi è bene
informarsi prima
della partenza sugli
usi locali (lo stesso
vale per la mancia). Al
contempo è bene rispettare le abitudini del Paese ospitante, a cominciare dall’indossare un
abbigliamento consono, soprattutto se si visitano luoghi di culto. La
piccola guida raccomanda anche
di instaurare rapporti cordiali con
le popolazioni locali e rispettarne
l’ambiente. Soprattutto nelle aree
naturali e protette è bene seguire
i sentieri o farsi accompagnare da
guide esperte, ma anche non sporcare e non sprecare l’acqua sono
piccoli gesti di responsabilità. Purtroppo poi ci sono turisti che partono con scopi meno nobili. A proposito la guida sottolinea che “non
esistono popolazioni antropologicamente orientate alla prostituzione” e per combattere i “viaggi del
sesso” ricorda come il consenso
di minorenni sia irrilevante, così
come non è un alibi la collusione
di famiglie, albergatori o Forze
dell’ordine: la legge italiana persegue i reati sessuali commessi all’estero dagli italiani.
Eleonora Della Ratta