2009.02.24 LIBERO DI LEGGERE

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2009.02.24 LIBERO DI LEGGERE
martedì 24 febbraio 2009
Libero di leggere
laRegioneTicino
24
a cura di Orazio Dotta eVelia Chiesa
L’incipit “Quando tonna papà?” “Uffa, quanto sei noioso!” “Pecché andato via papà?” “Te l’ha detto lui
stesso: vado a Palermo per affari ma torno presto”. “E quand’è plesto?” “ Non ti reggo più!” “Pecché non mi dici
quando tonna papà?” “Ma te l’ho già detto e ripetuto! Possibile che non capisci, scemotto? Facciamo così,
dammi la mano”. “Quale, mamma?”
Per i grandi
Pensare l’arte di Jean-Paul Sartre, Marinotti, 213 p. – “La scultura suggerisce il movimento, la pittura suggerisce profondità o
luce. Calder non suggerisce nulla: afferra movimenti veri e viventi e
li plasma. I mobiles non significano nulla, sono riconducibili soltanto a se stessi: sono, ecco tutto; sono assoluti”. Così si esprime il filosofo, scrittore e drammaturgo Jean Paul-Sartre, nel capitolo dedicato ai mobiles di Calder, pubblicato nell’interessante volume “Pensare
l’arte”: una raccolta di tutti gli articoli critici sull’arte contemporanea, scritti dall’intellettuale francese, che la scrutano per tentare di
capirla. Articoli che stanno alla base di un suo concetto di estetica,
mai concretizzato, in cui la letteratura si integra alle altre arti: “Volevo un’Estetica in cui l’arte letteraria figurasse, ma nei suoi rapporti con le altre arti; perché essenzialmente la letteratura dice ciò che
deve dire mediante segni, senza mai diventare un insieme di simboli non significanti”.
Il pianista muto di Paola Capriolo, Bompiani, 222 p. – “Storie
così si raccontano solo nei film: un uomo trovato sulla spiaggia, con
gli abiti inzuppati dal mare e dalla
pioggia, isolato dal mondo e chiuso in un mutismo che si spiega soltanto con un terribile trauma. Ma
c’è un filo sottile e fragile che collega la sua mente ferita alla nostra
società: la musica”. Questo è l’incipit di un articolo apparso sul “Corriere della sera” del 17 maggio
2005. Da questa vicenda, che ha fatto parlare il mondo intero, ha preso spunto la scrittrice milanese
Paola Capriolo per il suo nuovo romanzo “Il pianista muto”. La Capriolo, con grande maestria, traspone la realtà in finzione letteraria. Nadine, un’infermiera di colore, trova sulla spiaggia un giovane
uomo incapace di comunicare e lo
trasferisce nell’ospedale psichiatrico in cui lavora. Ben presto, l’uomo, il pianista senza identità, diventa il fulcro attorno al quale si dipanano le vicende dei vari protagonisti, ammaliati dalla sua musica che diventa vero e proprio strumento terapeutico.
Il villaggio del tedesco di Boualem Sansal, Einaudi, 211 p. –
Nell’intenso romanzo di Sansal un giovane arabo scopre con sgomento la realtà della Shoah. Il giovane algerino Malrich è cresciuto
nella banlieue parigina con il fratello Rachel. I genitori, rimasti nel
villaggio d’origine, vengono massacrati nel 1994 da un gruppo armato islamico. Il figlio maggiore, Rachel, si reca in Algeria dove scopre
con sgomento il diario del padre
dal quale apprende che il genitore
è stato un ufficiale delle SS nei
campi di sterminio. Sconvolto ne
segue le tracce e trascrive le sue
scoperte fino al punto di suicidarsi
oppresso dai sensi di colpa. Il fratello minore, che in Francia non si
è mai integrato, viene a sua volta a
conoscenza del segreto di famiglia
e di una realtà storica di cui sapeva poco o nulla: “Appena ho cominciato a leggere il diario di Rachel
mi sono sentito male. Dentro mi
bruciava tutto”.
L’origine di Irving Stone, Corbaccio, 826 p. – Irving Stone, deceduto nel 1989, ci ha abituato, con le sue biografie romanzate, a fare
dei tuffi nel tempo scoprendo vicende e situazioni di indubbio interesse. Suoi sono Il tormento e l’estasi, sulla vita di Michelangelo, Brama di vivere, incentrato sulla figura di Van Gogh, Il tesoro greco, dedicato all’archeologo tedesco Heinrich Schliemann e Vortici di gloria
sugli impressionisti francesi. Stone riappare in libreria in questi
giorni in occasione del bicentenario della nascita di Charles Darwin
(1809-1882), con il volume L’origine, apparso in lingua inglese nel
1980. Con questa operazione la casa editrice Corbaccio offre la possibilità ai lettori di ripercorrere i passi salienti della vita del celebre e
discusso scienziato britannico, padre della teoria dell’evoluzione.
Il giorno prima della felicità di Erri de Luca, Einaudi – Erri de
Luca, prolifico scrittore partenopeo, con Il giorno prima della felicità
propone un romanzo breve ambientato nella Napoli degli anni Cinquanta. È una storia di formazione nella quale un portiere, Don Gaetano, orfano, che ha fatto studi in seminario, è immigrato in Argentina e ha partecipato in prima persona alle quattro giornate di Napoli, si prende a cuore i destini di un ragazzino, anch’esso orfano, desideroso di conoscere e di apprendere. Un libro che attraverso diverse
vicissitudini e numerosi personaggi secondari appare come un passaggio di testimonianza tra una generazione e l’altra.
La donazione di Florence Noiville, Garzanti, 107 p. – “Ancora
una volta, la mamma attraversava una crisi acuta di depressione
nervosa. Depressione, psicosi maniaco-depressiva, clinica psichiatrica erano parole che in casa non
si pronunciavano, ma i bambini
sanno tutto”. Il racconto della giornalista e scrittrice francese Florence Noiville appare breve e intenso come una lama che trafigge
l’anima e la lascia sanguinare goccia a goccia. È la storia di una donna matura alla quale i genitori lasciano in donazione una vecchia
casa. Un evento che fa riaffiorare
vecchie ferite e che riporta in vita i
ricordi di una relazione familiare
segnata da una madre vittima continua della depressione. Un percorso che permette alla protagonista di capire la rabbia covata da
bimba e di perdonare. Un libro
scritto con amore e sensibilità.
Per i piccoli
Vite
incrociate
Un sabato, con gli amici di Andrea Camilleri, Mondadori,
142 p. – Sono molti gli aggettivi che si possono usare per definire
Andrea Camilleri. Quello più appropriato, dopo aver letto il suo ultimo romanzo “Un sabato, con gli amici” (Mondadori) e i suoi lavori
precedenti, è “sorprendente”. Del resto anche la sua carriera artistico-letteraria lo è. Nato nel 1925 ha conosciuto il gran successo solo
verso i settant’anni, con l’uscita da Sellerio del primo volume della
serie Montalbano, La forma dell’acqua. Una serie decisamente fortunata che lo ha fatto conoscere a macchia d’olio in tutto il mondo. Prima di allora Camilleri non è stato certo con le mani in mano. La sua
carriera di scrittore è iniziata a vent’anni, quando Ungaretti lo ha inserito in un’antologia di poesie da lui curata, ed è proseguita toccando generi diversi passando, ad esempio, dal teatro, dalla radio, per la
quale scrisse “Le storie impossibili” – una serie d’interviste inventate a personaggi storici già deceduti – o dalla televisione, con la produzione delle indimenticabili serie del commissario Maigret e del tenente Sheridan.
La svolta, come detto, è avvenuta con il personaggio di Montalbano che Sellerio ha pubblicato in un momento di crisi editoriale. Mai
scelta fu più felice: il successo del commissario siciliano è andato di
pari passo con quello della raffinata casa editrice palermitana. A sorprendere, in questo caso, fu il linguaggio usato nei suoi libri. Una mistura lessicale, tra italiano e dialetto siciliano, a prima vista di difficile interpretazione ma che, una volta entrata nelle corde del lettore,
conquista e affascina. Su questa particolare scelta Camilleri ha affermato: “La lingua che uso nei miei libri non è la trascrizione del dialetto siciliano. È una reinvenzione del dialetto ed è il recupero di una
certa quantità di parole contadine, che si sono perse nel tempo.”
Una scelta ardita e sorprendente, la sua, che si è dimostrata vincente se pensiamo che la lettura dei suoi romanzi non è certamente
circoscritta alla regione d’appartenenza dell’autore. Il gusto della
sorpresa sembra piacere a Camilleri, tant’è che con la sua ultima
pubblicazione cambia completamente registro. Usa la lingua italiana, abbandonando il codice da lui inventato, e affronta una storia originale, inquietante e singolare che, frugando negli schemi comportamentali umani, lascia il lettore con il fiato sospeso.
L’ultimo romanzo di Camilleri, questa volta, non si svolge sul territorio dell’autore, la Sicilia, ma si sposta nei salotti borghesi romani. Un sabato, con gli amici è innovativo rispetto alla produzione letteraria dell’autore. Un prodotto che può piacere o meno, ma che indubbiamente appare altro rispetto a ciò a cui ci ha abituato. Si discosta in modo netto dai romanzi polizieschi e dai romanzi storici pubblicati in precedenza. In questo caso lo stile appare essenziale, diretto a volte asciutto. Le descrizioni ambientali e fisiche dei personaggi
sono ridotte al minimo per lasciar spazio al discorso diretto. Sembra
quasi di leggere un testo teatrale. L’utilizzo di un tale registro ben si
sposa con la durezza del racconto, dei temi gravosi che affronta e con
la suspense crescente e abilmente dosata degna di un film di Hitchcock.
Il primo impatto con Un sabato, con gli amici è funambolico. Nel
senso che al lettore occorre una certa dose d’equilibrismo per capire
cosa sta realmente succedendo, chi sono i protagonisti delle vicende
narrate e dove vuole andare a parare l’autore. Il romanzo si apre con
una serie di piccoli episodi relativi a sette bambini che nel corso della vita si incontreranno instaurando un legame d’amicizia. Episodi
diversi l’uno dall’altro in cui il nome dei protagonisti non appare. Si
evince dalla lettura che queste storie abbozzate sono storie che
avranno una centralità imperitura nelle loro vite. Ad un tratto la scena, per rimanere nell’ambito teatrale, si sposta in una fase più adulta di questi bambini ed iniziano a comparire i nomi e a delinearsi le
particolarità di ogni personaggio.
Le idee diventano più chiare verso la metà del libro, quando i sette
amici evocati nel testo s’incontrano per una cena a casa di Andrea e
Rena (Renata). In questo consesso ogni personaggio porta con sé il
proprio retaggio d’esperienze, di traumi e di segreti, con il quale agisce e interagisce con il gruppo. Durante la serata qualcosa scombussola l’ordine apparente. Un determinato evento, che non riveliamo
per non togliere il gusto della lettura, scombina clamorosamente le
vite di tutti. Un evento che lascia perplessi e attoniti. La parte finale
del romanzo chiude il cerchio narrativo lasciato in sospeso nelle prime pagine. Camilleri, qui, offre una chiave di lettura per inquadrare
lo scompiglio esistenziale dei protagonisti. Ripropone gli episodi iniziali dando ad ognuno di essi il nome del bambino a cui è riferito e ne
racconta il finale. I traumi o le disavventure subiti dai sette amici in
tenera età si rivelano in tutta la loro concretezza, evidenziando come
tutto nella vita ha un forte impatto su cosa siamo e su cosa diventeremo. Il nostro passato non perdona, arriva sempre il momento in cui
dobbiamo confrontarci con le nostre azioni e, se necessario, pagare
dazio. Una costruzione interessante che appassiona il lettore voglioso di chiarezza, desideroso di una spiegazione, di una risoluzione.
Andrea Camilleri ci propone in poche pagine un’analisi lucida e
spietata di come la realtà della vita può essere, a volte, altamente
drammatica e ipocrita; di come le esperienze dell’infanzia possano
pesare nell’intimo di ogni individuo. Scuola, amicizie, amori, tradimenti, rivalità, omosessualità, bugie, attrazione sessuale sono alcuni degli ingredienti messi lì dall’autore per dare sapore e spessore al
racconto, per accrescere la tensione, per creare un romanzo su un’uORAZIO DOTTA
manità fatta di vite segnate, di vite incrociate.
1001 storie di Lila Prap, San
Paolo, da 5 anni – ‘Che strano racconto’ penserete leggendo questo
libro, abituati a leggere tutti gli altri dalla prima all’ultima pagina.
Con questo ci si dovrà sforzare un
po’ di più. In fondo ad ogni pagina
ci sono due domande, per aiutare a
proseguire le storie. Ogni storia dipende completamente dalla decisione che il lettore prenderà. Se
siete molto curiosi, in questo libro
troverete tanti racconti quanti ce
ne sono in Mille e una notte. Il senso è iniziare con Cappuccetto Rosso, che più avanti diventerà Biancaneve, ad esempio, e finire con
Hansel che si trasformerà in Principe Azzurro e che sbucherà nella
nuova storia che ogni bambino
può comporre liberamente. Quasi
un laboratorio per imparare a raccontare e inventare le storie.
Ragazzi, questo è il calcio! di Darwin Pastorini, Gallucci, da
9 anni – La tecnica, la tattica, i consigli, la storia e la passione in questo manuale che il giornalista Pastorini, che ha passato una vita nel
mondo del calcio, ha scritto pensando ai bambini “dai 9 ai 99 anni”.
Ecco allora i segreti del portiere, il cuore e i polmoni del centrocampista, le speranze e le malinconie delle riserve, le strategie degli allenatori. Poi le stelle che hanno fatto grande il calcio. Maradona, Kakà,
Ronaldo, Totti e tanti altri. Si tratta di pagine scritte con grande entusiasmo, a ricordare ancora una volta che nei grandi stadi o nei
campetti di periferia il pallone è un sogno che non sbiadisce. Senza
tempo, senza frontiere e senza età.
Il signor Krapiz e il silenzio di
Simona Zampa, Francesco Brioschi, da 8 anni – Circondato dai libri, il signor Krapiz è un allampanato pensatore dall’aria buffa, con
gli occhiali e i calzini a righe. Attenzione alla testa, i suoi capelli diventan dritti se i pensieri sono fitti. Ma il silenzio della sua vita di
studioso comincia ad intristirlo: a
poco a poco comincerà a riempire
la sua casa di cani, strumenti musicali, passatempi divertenti finché non arriverà l’amore, e una famiglia numerosissima. Si tratta di filastrocche in rima sui valori familiari. Racconta molto bene i concetti come il silenzio e la solitudine,
e insieme illustra le belle relazioni di amicizia e amore di una famiglia moderna.
Velluto - Storia di un ladro di Silvana D’Angelo e Antonio
Marinoni, Topipittori, da 10 anni – Velluto è un ladro che come
un’ombra nera quando cala la notte scivola in case e appartamenti. È
un ladro per destino e vocazione. Guidato da un olfatto sopraffino,
Velluto insegue qualcosa di cui è in
cerca dalla sua lontana infanzia. Il
suo naso è capace di scoprire i segreti e l’essenza di ogni cosa dalle
più vaghe tracce di odori. Velluto è
alla ricerca di un oggetto prezioso,
di un ricco tesoro o di un’inafferrabile verità? Un giallo fatto di profumi, stanze misteriose e atmosfere
rarefatte. Niente resiste alle scrupolose indagini del suo naso. Un libro con un finale a sorpresa per
scoprire che i ricordi possono essere legati agli odori e che le case raccontano la storia di chi le abita.
Il libro dei mille giorni di Shannon Hale, Rizzoli, da 13 anni –
L’eroina è Dashti, quindicenne nomade delle steppe. Conosce canzoni utili, capaci di guarire. Ha chiazze rosse sul viso e vitalità e coraggio. Legata a un giuramento si trova a fare da serva e dama di compagnia alla nobile Saren. Quando la sua Signora respinge il temibile
Khan a cui è stata promessa dal padre, finiscono entrambe rinchiuse
nella torre. Dashti decide di tenere un diario di questa avventura di
reclusione, diario che la renderà abile e ingegnosa, forse più della
sua nobile padroncina. Ci si commuove pur intuendo il finale. Esiste
il vero amore? È possibile innamorarsi di una persona umile? Domande incomprensibili in una fiaba dei fratelli Grimm che diventa
romanzo nella Mongolia medievale.
La favola delle due galline di
Beppe Fenoglio, Einaudi, da 14
anni – Feroce come ogni favola che
si rispetti, il racconto ha la morale
classica del “chi la fa l’aspetti” ma
è anche un inno al coraggio e alla
capacità di adattarsi, non da ultimo alla forza di volontà che può albergare in ciascuno di noi. Tuja e
Chica sono due galline, sorelle: la
prima sa sempre dove va e cammina impettita, parla poco e aspramente; la seconda si muove molle e
trasognata e spessissimo sbaglia
strada, parla moltissimo e a sproposito. Insieme vivono in una casetta appesa al tronco di un fico selvatico, una postazione strategica
per difendersi da un lupo sempre al
varco. Una “non bella sera” di fine
ottobre Tuja butta Chica fuori di
casa. Ma sarà proprio Chica a sconfiggere insieme il lupo e la sorella
cattiva. Il piccolo volume è accompagnato da un racconto incompiuto, sempre per ragazzi, dal titolo Il
bambino che rubò uno scudo.