MEDEA di Euripide Traduzione Maria Grazia Ciani

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MEDEA di Euripide Traduzione Maria Grazia Ciani
MEDEA
di Euripide
Traduzione Maria Grazia Ciani
Siracusa
TEATRO GRECO
17 maggio 1996
Nutrice
Pedagogo
Medea
Creonte
Giasone
Egeo
Messaggero
Figli di Medea
{
Anita Bartolucci
Gianni Conversano
Valeria Moriconi
Gabriele Ferzetti
Paolo Graziosi
Donatello Falchi
Ireneo Petruzzi
Gaspare Di Mari
Matteo Iozzia
Coro
Antonietta Carbonetti, Nellina Laganà, Anna Maria Torniai,
Isabella Caserta, Mario Fiorito, Mara Fronzi, Alessandra Gatto,
Stefania Iattarelli, Anna Moriello, Lucia Nigri,
Fatima Scialdone, Caterina Venturini
Seguito di Creonte ed Egeo
Federico Fioresi, Dario Garofalo, Sergio Girardi,
Antonio Reina, Francesco Sala, Eugenio Santovito
Scene e costumi
Musiche
Regia
Enrico Job
Benedetto Ghiglia
Mario Missiroli
Il carro
del Sole
Piante d’ulivo nate dalle candide pietre del teatro di Siracusa erano la cornice
agreste, scelta da Missiroli e Job, per il terribile scontro Medea-Giasone.Vestita
di nero, Medea usciva da sotto le pietre del monumento, maga barbarica, l’ampia veste adorna di monili nordafricani. E vestite di nero come lei apparivano
via via da sotto quelle pietre pure le donne del coro. Chiari, da latifondisti siciliani, gli abiti di Creonte e Giasone. Medea, sposa tradita, alla fine scendeva nella
sua casa sotterranea a compiere, lontana dagli sguardi del pubblico, l’orribile
assassinio dei propri due figli. Riappariva poi, affermando le sue origini divine,
sull’aureo “carro barocco del dio” (Franco Quadri), macchina scenografica che
fendeva il cerchio metallico, imperante sulla scena, sfondo anche delle Coefore, e
che qui rappresentava il barbarico Sole, dalla cui stirpe discende Medea. (n. d. r.)
“… il regista Missiroli ha puntato con tutte le sue forze su una lettura della
tragedia euripidea semplice e coerente, anzi rispondente nella sua crudeltà a
una precisa logica disumanamente umana. E ciò almeno fino allo stacco finale. Alla sublimazione di Medea egli infatti le riserva una spettacolarità esaltante ed eccezionale: quel carro del Sole che invola Medea con una suggestiva
potenza scultorea e uno straordinario protagonismo scenografico” (Domenico
Danzuso, Medea femminista, La Sicilia, 21 maggio 1996).
“Per l’occasione, le pietre antiche della scena, corrose dal trascorrere dei secoli, sembrano aver proliferato, grazie agli accorgimenti dello scenografo e costumista Enrico Job, costituendo tra ‘vero’ e ‘falso’ una distesa aspra, accidentata,
sparsa di alberi di ulivo: quadro d’una civiltà agro-pastorale in cui l’atroce vendetta di Medea trova il suo luogo giusto, non troppo vicino né troppo distante da noi, e senza scadere nel dramma borghese” (Aggeo Savioli, Valeria, trascinante Medea trionfa di nuovo a Siracusa, l’Unità, 22 maggio 1996).
“Ed è una Medea moderna, di asciutti spasimi così, come il Coro che non si
muove davvero in forme stereotipe, pur nella contenutezza dei gesti. Una bella
Medea di vibrazione dell’animo di dialettica femminile serrata; dotata di una
Olive trees springing from the white stones of the theatre of Syracuse constituted the
rural setting, chosen by Missiroli and Job, for the terrible clash between Medea and
Jason. Dressed in black, Medea came out from below the stones of the monument, a
barbaric witch, her wide dress adorned with North African necklaces. And dressed
likewise in black, the women of the chorus also gradually appeared from beneath those
stones.The clothes of Creon and Jason were light-coloured, like those of Sicilian estate
farmers. Medea, the betrayed wife, finally descended into her subterranean home to
perform the horrible murder of her own two children, far from the gaze of the audience.
She then reappeared, stating her divine origins, upon the golden “baroque chariot of the
god” (Franco Quadri), a theatrical machine which broke out of the metal circle
dominating the scene, which also formed the background to Le Coefore and which here
represented the barbaric Sun, from whose stock Medea was descended (ed.).
“... the director Missiroli has striven to attain a simple and coherent reading of
Euripides’s tragedy, indeed, one which responds, in its cruelty, to a precise, ‘inhumanly
human’ scheme of thought. At least until the final rupture. For the sublimation of
Medea he reserves an exalting, exceptional spectacularity: that Chariot of the Sun which
bears Medea aloft with effective sculptural power and extraordinary originality of set
design” (Domenico Danzuso, Medea femminista, La Sicilia, 21 May 1996).
“The ancient stones of the theatre, corroded by the passage of the centuries, seemed to
have proliferated for the occasion, thanks to the work of set and costume designer Enrico
Job, with the construction of a rough, pot-holed stretch of uninterrupted ground between
the ‘true’ and the ‘false’, scattered with olive trees: picture of an agricultural-pastoral
civilization in which the atrocious vendetta of Medea has found its right location,
neither too near nor too far from our time, and without declining into bourgeois drama”
(Aggeo Savioli, Valeria, trascinante Medea trionfa di nuovo a Siracusa, l’Unità,
22 May 1996).
“And it is a modern Medea, of dry spasms like this, like the Chorus, which certainly
doesn’t move in stereotypical forms, even though its gestures are contained.A beautiful,
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scena spoglia, di Enrico Job, non fosse per il nero sole che la domina, per
schiudersi poi, come un diaframma, su dorati cavalli della fuga salvatrice, e di
severi e bene ordinati costumi” (Odoardo Bertani, Medea feroce e doppia grande
Moriconi a Siracusa, Avvenire, 22 maggio 1996).
“… senza contare che in linea con l’impostazione registica, i costumi sempre
di Job, alludono esplicitamente all’emarginazione e quindi, all’esilio di minoranze etniche a vario titolo emblematiche: quali gli zingari, i copti e gli ebrei
tradizionalisti.Ancora, e non a caso, poi, la sequenza finale – a sottolineare ulteriormente la compresenza e lo scontrarsi del divino e dell’umano, del simbolico e del quotidiano, della luce e dell’oscurità – stabilisce un perfetto sincronismo tra il chiudersi del diaframma su Medea che vola verso il cielo e il seppellirsi di Giasone nella stessa tomba, il pozzo al centro del proscenio, che
aveva costituito la casa della maga” (Enrico Fiore, E Medea, come una belva, sbuca
dalle tenebre del sottosuolo, Il Mattino, 22 maggio 1996).
“Oltretutto, quella fuga di Medea verso il cielo, sulla biga trainata dai cavalli
dorati, diventa anche grazie all’invenzione scenografica di Enrico Job, un
momento mistico e solenne del rabbrividente, nitido, intenso spettacolo diretto da Missiroli” (Carlo Maria Pensa, Che bisogno c’era di attualizzare Eschilo,
Famiglia Cristiana, 5 giugno 1996).
thought-provoking Medea with its unrelenting female dialectic. And with Enrico Job’s
almost naked set, apart from the black sun which dominates it, subsequently opening up
to release the golden horses of the flight to salvation. And with its severe, well ordered
costumes” (Odoardo Bertani, Medea feroce e doppia grande Moriconi a Siracusa,
Avvenire, 22 May 1996).
“... without counting that, in line with the director’s plan, the costumes, also by Job, allude
explicitly to the marginalization and hence to the exile of variously emblematic ethnic
minorities: such as the Gypsies, the Copts and the Orthodox Jews. Moreover, it is no
coincidence that the final sequence (further underlining the simultaneous presence and
clashing of the divine and the human, the symbolic and the every-day, light and darkness)
establishes a perfect synchronism between the closing of the sun’s opening upon Medea,
who flies into heaven, and the burial of Jason in the very tomb, the well at the centre of
the front of the stage, which had been the witch’s house” (Enrico Fiore, E Medea, come
una belva, sbuca dalle tenebre del sottosuolo, Il Mattino, 22 May 1996).
“Above all, that flight of Medea’s into the sky, thanks also to the inventiveness of set
designer Enrico Job, on a chariot drawn by golden horses, becomes a mystical and
solemn moment in the spine-chilling, sharp, intense production directed by Missiroli”
(Carlo Maria Pensa, Che bisogno c’era di attualizzare Eschilo, Famiglia
Cristiana, 5 June 1996).
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Il disco del Sole