la giara dei cavallini
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la giara dei cavallini
DOMENICO RUIU GESTURI la giara dei cavallini GESTURI la giara dei cavallini DI ANTONIO LOPEZ EGIDIO TRAINITO Gèsturi. Il vento caldo dell’estate muove appena l’intricata macchia di mirti, lentischi e cisti marini di questa piccola savana alberata, sospesa nel cielo, che è la giara. Il tramonto ci DOVE SI TROVA Le giare, i caratteristici altipiani basaltici della Sardegna, sono situati nella parte centro-meridionale della regione (Marmilla, Trexenta, Sarcidano e Arborea). Tra queste, la più nota è la Giara di Gèsturi (i sardi la chiamano sa Jara), che dista una settantina di chilometri da Cagliari. Si raggiunge seguendo la statale 131 per Oristano e deviando, prima di Sanluri, per Gèsturi-Barùmini. RAGANELLA COMUNE (HYLA ARBOREA) A DESTRA: IN PRIMAVERA I PAÙLI SI COPRONO DI ANEMONI E RANUNCOLI. A FRONTE IN ALTO: PECORE AL PASCOLO NELLA SUGHERETA. NELLE PAGINE PRECEDENTI: STALLONE DELLA RAZZA DI GÈSTURI SORPRESO TRA LE BIANCHE FIORITURE DEGLI ASFODELI. 26 GIARA DI GESTURI MAGNANINA SARDA (SYLVIA SARDA) FRANCO TESTA (2) partengono a privati dei comuni di Genoni, Tuili e Setzu, 180 all’Istituto per l’incremento ippico di Ozieri e il restante alla locale comunità montana. Pascolano liberamente, e sono ghiotti dei ranuncoli d’acqua che crescono abbondanti in primavera nei paùli, una sessantina di stagni che si formano sulla giara con le piogge invernali. Ma in estate la gran parte di essi si asciuga e ai cavallini non rimangono così che le sorgenti per abbeverarsi”. Quella dei cavallini della giara è una storia tormentata. Prima degli anni Trenta si utilizzavano APPUNTI DI NATURA come animali da lavoro per trebbiare il grano della Marmilla: uUn unico, continuo bosco di na volta l’anno erano raccolti in sughere, rigorosamente branchi e portati giù per le scacurve a bandiera in ossequio las, i ripidi canaloni che rappreall’imperversante maestrale, sentano i soli accessi all’altopiacopre l’altopiano di Gèsturi. Rare roverelle si accompagnano a corbezzoli, mirti e lentischi. In primavera è il tripudio del bianco, con la fioritura simultanea degli asfodeli, del biancospino, del cisto marino, del giglio pancrazio e l’invasione dei ranuncoli che ricoprono i paùli, avvallamenti allagati dall’acqua piovana. L’ALTERNANZA CON LA SICCITÀ ha fatto di questi stagni temporanei un ecosistema del tutto particolare, ricco di DOMENICO RUIU ✦ sorprende nel bosco di sughere di Paùli Maiori di Tuili, mentre le luci radenti dell’ultimo sole incendiano di rosso i tronchi scorticati e si riflettono nel rigagnolo della vicina sorgente. È una Sardegna dalla bellezza selvaggia quella che si profila davanti ai nostri occhi; sembra che non abbia orizzonte e il cielo ti avvolge al di là delle chiome di lecci, roverelle e sughere. Una sensazione primordiale, sottolineata da un possente nitrito in lontananza. “Stanno per arrivare”, mi sussurra Roberto Sanna, 25 anni, guida e responsabile del centro Jara di Villasanta, che organizza visite guidate in questo miniparadiso naturale. Sono i cavallini della Giara, forse gli ultimi cavalli selvaggi d’Europa. Eccoli in fila indiana, l’uno dietro l’altro. Saranno una ventina, con il manto baio o morello, bassi di statura, e vengono alla sorgente per dissetarsi. “Sono quasi dei pony e in media non superano 1 metro e 30 di altezza al garrese”, spiega Sanna, “hanno grandi occhi a mandorla e una fluente criniera. Nell’intera giara ne vivranno 700, dei quali poco più di 300 ap- specie singolari. Vi prosperano insaziabili sanguisughe, i ditischi, grandi e voraci coleotteri acquatici, raganelle e natrici. C’è anche l’unicum: un piccolo crostaceo lungo pochi centimetri e dipinto delicatamente di verde, Lepidurus apus lubbocki, vecchio di 200 milioni di anni, che si è adattato alla perfezione ai cambiamenti stagionali. QUANTO ALLA FAUNA maggiore, le presenze più significative sono il cinghiale, la volpe, la martora, il coniglio selvatico, la lepre e la pernice sarda, lo sparviero che caccia i fringillidi del bosco, il falco pellegrino, e un’infinità di migratori sia di terra (tordi vari, merli, colombacci, beccacce), sia legati alle zone umide (aironi, anatre, beccaccini, falco di palude). Tra gli uccelli nidificanti, si possono ricordare il frosone, la tordela, la tottavilla, e le specie di macchia, come l’averla capirossa, lo zigolo nero e la magnanina. (Domenico Ruiu) GIARA DI GESTURI 27 La sola salvaguardia operante sull’altopiano della Giara di Gèsturi è quella del divieto di caccia, perché l’area viene considerata dalla legge regionale sull’attività venatoria un’Oasi permanente di protezione faunistica: il divieto non vale però sui versanti. Resta invece ancora sulla carta la proposta d’istituire il Parco regionale della Giara di Gèsturi, come previsto dalla legge regionale sui parchi: la n. 31 del 7 giugno 1989. 28 GIARA DI GESTURI ancora in salita porta all’altopiano. Si costeggia il Paùli Oromeo e, a circa 3 chilometri dal parcheggio, a un bivio si svolta a destra in direzione Paùli Bartili-Zeppara Manna. Superato un bosco di sughere (frecce verdi), si toccano Paùli ’e Fenu, tra i più grandi della giara, e quelli di Bartili e Arriscionis, fino ad DOMENICO RUIU COME È PROTETTA no, sino ai paesi; a fine raccolto, gli esemplari sopravvissuti venivano liberati di nuovo sulla giara. Oggi corrono altri pericoli: l’ulteriore inquinamento della razza, definita Equus caballus giarae, causato da incroci con cavalli di taglia superiore; la macellazione; la caccia di frodo. Fortunatamente, ci sono pure progetti di salvaguardia: a Capo Caccia, dal 1976, l’Azienda regionale per le foreste, in 12 chilometri quadrati di natura incontaminata e protetta, ne tiene sotto osservazione una mandria del tutto rinselvatichita. E da sette anni, sulla giara, l’Istituto d’incremento ippico opera per difendere la purezza di questa razza rustica, utile in prospettiva per sistemi di allevamento brado in terre a clima arido abbandonate dall’agricoltura. A vederla da lontano, la Giara di Gèsturi colpisce per la curiosa forma di gigantesca piramide tronca, che ricorda i paesaggi africani delle ambe o quelli spagnoli delle mesas. Si tratta di un vasto altopiano, lungo 12 chilometri e largo 4, con una superficie di 45 chilometri quadrati, che si eleva sulla pianura circostante mediamente di 550 metri. “Non è l’unica giara della Sardegna centro-meridionale: vi si trovano anche le più piccole Giara di Serri e Giara di Simala o di Siddi”, rivela Luca Pinna, delegato regionale del Wwf. L’itinerario consente di scoprire la Giara di Gèsturi nel suo insieme. Si sviluppa ad anello e tocca i principali paùli (gli stagni creati dalle piogge), i boschi di leccio, roverella e sughera e gli ambienti mediterranei a macchia, gariga e prateria dell’altopiano. Ha uno sviluppo di una trentina di chilometri (per effettuarlo a piedi ci vogliono circa 10 ore, soste incluse), la metà in mountain bike. Cartografia: tavolette Igm, 1:25.000, 218 III SO Barùmini e NO Genoni; 217 II NE Gonnosnò e SE Ussaramanna. Equipaggiamento: buona riserva d’acqua e scarpe da trekking. Dal paese di Gèsturi si sale per la strada che va alla giara e dopo 4 chilometri si lascia l’auto al parcheggio di Scala Corte Brocci. S’imbocca la sterrata di fronte che, tra mirto e lentisco, arrivare alla sorgente s’Ala de Mangianu. Fatta una sosta, si riprende il cammino per raggiungere le pendici di Zeppara Manna e un gruppo di stagni chiamati Paùli Maiori. Poi si torna indietro, lungo il limite meridionale dell’altopiano, fino a Paùli Piccia, un altro Paùli Maiori e la vicina sorgente, dove al tramonto i cavallini si dissetano; e da qui, fino al bivio di partenza e il parcheggio. PAOLO RONDINI EGIDIO TRAINITO invito alla visita testimonianze archeologiche A SINISTRA: LA VEDUTA PANORAMICA DELLA GIARA DI GÈSTURI METTE IN EVIDENZA LA CARATTERISTICA STRUTTURA DI QUESTO ALTOPIANO DI ORIGINE VULCANICA. A FRONTE IN ALTO: UNA CAPANNA DI PASTORI IN PIETRA, CON UN CURIOSO ALTARINO SUL RETRO. GIARA DI GESTURI 29 QUI A LATO: L’ALTURA DI LAS PLASSAS, PRESSO BARÙMINI, AI PIEDI DELLA GIARA DI GÈSTURI. IL COCUZZOLO BASALTICO SORMONTATO DAI RUDERI DI UN CASTELLO SVETTA DIETRO IL GIALLO TAPPETO DI CHRYSANTHEMUM CORONARIUM, IN PRIMO PIANO. “Sono il segno di passate eruzioni laviche, in cui il magma traboccò in diversi centri eruttivi dando origine a grandi campi di lava, con scarsa pendenza, che consolidarono sui sedimenti sottostanti. Poi l’azione millenaria dell’acqua e degli agenti atmosferici erose il suolo dove questo non era protetto dalla copertura lavica solidificata, lasciando tale strato basaltico a un’altezza superiore al suolo confinante, che si è abbassato per l’erosione”. In altre parole, l’altezza della giara corrisponde al livello del suolo di circa 3 Vi è un luogo in Sardegna – imprevisto e imprevedibile come il cratere milioni di anni fa. E sul vasto di Ngorongoro – dove gli dèi hanno nascosto un campionario di natutavoliere di Gèsturi si riconora mediterranea con l’apparente intenzione di sottrarla agli uomini: si scono ancora i conetti vulcanici chiama Giara di Gèsturi e perfino chi già la conosce prova sempre, indi Monte Zepparedda (609 mevariato, quel senso di meraviglia che segue a ogni apparizione imtri) e Zéppara Manna (580 meprovvisa, anche se ripetuta, anche se attesa. (Egidio Gavazzi, 1981) tri), vette di oggi e madri di ieri. Preservata dal proprio isolamento e dal lavoro di generazioni di pastori e mandriani, adesso la giara stupisce per la forza naturale. Boschi di querce, macchia mediterranea fittissima, gariga, praterie e stagni ne fanno il rifugio di una IL fauna ricca e varia (vedere il riquadro a pagina 27). E visitandola in quel Per escursioni, meandro di sterrate che la percorrono, si possono pure apprezzare i visite guidate ed resti di 24 nuraghi, lungo il suo perimetro, e antiche capanne in pietra educazione di pastori. Ma nonostante questo patrimonio, manca di un’efficace proteambientale: Centro servizi Jara, statale zione ambientale. “Non è ancora stato istituito il Parco regionale della n. 13 km 40,250 Giara di Gèsturi”, accusa Pinna; “sono trascorsi più di dieci anni dalbivio Villasanta, la proposta che prevedeva l’estensione su 12.102 ettari dell’altopiano Serrenti (Cagliari), e il coinvolgimento di 14 Comuni. Oggi valgono solo i vincoli idro 070 9373022; Internet: www.jara.it geologico e paesaggistico del 1992, e da qualche anno il divieto di Wwf Sardegna, caccia. È troppo poco per tutelare un’area così preziosa di natura e di Cagliari, storia dell’uomo”. E dove si può essere ancora sorpresi dal nitrito 070 670308. dei cavalli selvatici. L’ultimo branco d’Europa. CONTATTO 30 GIARA DI GESTURI NEVIO DOZ ‘‘ ‘‘