Un ricordo di scuola È che io non so mai dosare la mia fantasia. Ho

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Un ricordo di scuola È che io non so mai dosare la mia fantasia. Ho
Un ricordo di scuola
È che io non so mai dosare la mia fantasia. Ho sempre paura di dire troppo o troppo
poco. Questa preoccupazione risale al tempo della mia infanzia.
Alle elementari, per l’esercitazione di italiano, la maestra distribuiva a ciascuno di
noi alunni delle cartoline illustrate.
La prova consisteva nel descrivere ciò che rappresentavano.
Alcune delle cartoline, inoltre, erano uguali in modo che si potesse confrontare la
prova di due o più alunni sullo stesso argomento.
Che vigliaccata. Così l’alunno peggiore sarebbe stato mortificato. Lo facessero
adesso, telefonerebbero al telefono azzurro.
Era una prova che mi terrorizzava. Non sapevo mai che cosa dire, o meglio, scrivere.
Con le mani sudate e il cuore che batteva forte, aspettavo la distribuzione delle
cartoline.
Ero in uno degli ultimi banchi. Vedevo i volti sorridenti dei miei compagni che si
rallegravano per la cartolina capitata loro e li invidiavo con tutte le forze. Quando
veniva il mio turno coprivo la foto con un quaderno e la scoprivo a poco a poco come
fa con le carte un giocatore di poker.
A mano a mano che il quaderno si spostava e comparivano le forme e i colori, il mio
volto si rattristava. Ero sicuro di essere il più sfortunato. Per non so quale ragione, le
cartoline che capitavano a me erano sempre meno ricche delle altre. Mi ero fatto la
convinzione che i miei compagni si portassero da casa le cartoline con su disegnati
laghi, persone, case, boschi e tutto quanto potesse servire per fare un bel tema.
Le mie erano sempre prive di qualsiasi elemento che potesse fornirmi uno spunto,
una sensazione. Anche quella volta ero stato sfortunato.
Sulla mia cartolina c’era una montagna coperta di neve e in primo piano uno
stambecco.
Lo scrissi: “Sulla mia cartolina c’è una montagna piena di neve e uno stambecco.
Punto”.
Presi due.
Il destino volle che anche Stefania, la prima della classe, avesse la mia stessa
cartolina. Scrisse più o meno così:
“Il paesaggio di questa cartolina suscita in me i più svariati pensieri.
Una montagna innevata (e non piena di neve, come avevo scritto io, sottolineò la
maestra) può essere la scena di molte avventure.
Forse un alpinista vi avrà impresso la sua orma ormai coperta da un candido manto di
neve che cancella ogni traccia; molto probabilmente i turisti vi fanno ogni anno meta
nelle loro vacanze. E che dire poi dei combattenti, dei partigiani che su queste vette
hanno perso la vita, per dare a noi giovani, la possibilità di nascere sotto la fiaccola
splendente della libertà?
La neve richiama immagini di pulizia e di candore. Si sente quasi il freddo pungente
dell’aria rarefatta e viene la voglia di tuffarsi dentro questo paesaggio immacolato,
non ancora contaminato dai rumori assordanti di quella che chiamano civiltà.
Lo stambecco in primo piano forse è una stambecca che sta cercando cibo per i suoi
piccoli.
Tutto fa pensare a uno stato di grazia, a un paesaggio da fiaba.
Ogni giorno la neve, con i suoi fiocchi lenti, che sembrano scandire l’inesorabile
trascorrere del tempo, cancella ogni traccia di queste avventure e la montagna si
ripresenta nuovamente bianca come la tela di un pittore, per accogliere su di sé le
gesta di altre avventure”.
VOTO: DIECI.
La prova fu eseguita nuovamente per permettere agli insufficienti (cioè a me) di trarre
vantaggio dalla lettura dei temi migliori.
Ma ormai avevo capito tutto. Bastava inventare, dovevo esagerare, creare ipotesi,
fantasticare, insomma mi ero accorto che l’importante era scrivere qualcosa, anche se
sulla cartolina effettivamente altro non c’era che una montagna coperta di neve e uno
stambecco, tutto il resto essendo frutto delle immaginazioni di Stefania.
Furono distribuite ancora le cartoline.
Notai la mia solita sfortuna: una spiaggia. Soltanto un po’ di mare e un po’ di sabbia.
L’immancabile turista in primo piano.
Non mi persi d’animo. Avevo evidenziato in un foglietto lo schema seguito da
Stefania nel suo tema. Lo estrassi dalla tasca con mille precauzioni.
1)DESCRIZIONE DEL PAESAGGIO
2)RICORDI SUSCITATI DA ESSO
3)SUE POSSIBILI UTILIZZAZIONI
4)IMMAGINI EVOCATE DAL PAESAGGIO
5)DESIDERIO DI IMMERSIONE DENTRO ESSO
6)CONSIDERAZIONI SOCIALI
7)CONSIDERAZIONI SUGLI ANIMALI IN ESSO VIVENTI
8)METAFORA DEL LENTO TRASCORRERE DEL TEMPO
9)PARAGONE CON LA TELA DEL PITTORE
Così, con l’aiuto del foglietto, e deciso a darci dentro con la fantasia,
feci questo tema:
“Sulla mia cartolina si vede un paesaggio meraviglioso.
Solo un po’ di sabbia e un po’ di mare, potrebbe dire un insensibile; niente di tutto
questo. Il paesaggio di questa cartolina suscita in me i più svariati pensieri. (Avevo
notato, nel tema di Stefania, il susseguirsi delle ipotesi sui possibili frequentatori del
luogo, decidendo di calcare la mano, per meritarmi anche la lode).
Sulla sabbia dorata forse un alpinista avrà impresso la sua orma riposandosi al sole
dopo aver scalato le montagne di mezzo mondo.
Ma, ormai, la sua impronta è stata coperta da un candido mantello di sabbia che
cancella ogni traccia.
Molto probabilmente i turisti vi fanno ogni anno meta nelle loro vacanze.
E che dire poi dei partigiani, dei combattenti sempre costretti in montagna al freddo
in mezzo alla neve? (Già! Che dire?). Essi avranno esclamato: “Ohè! Ma è mai
possibile che le guerre si combattano solo in montagna? Andiamocene al mare.
Quando siamo stanchi di sparare ci facciamo un bel bagno!”.
E che dire poi del mare?
Esso racchiude in sé tesori meravigliosi. Quante città sommerse, quante civiltà
scomparse, quante anfore, quanti galeoni, quanti forzieri,
cento? Mille? Un milione?
Sul fondo marino un palombaro avrà certo lasciata impressa la sua orma, e i suoi, a
casa, lo staranno aspettando con ansia.
Forse il padre è morto, anch’egli palombaro, e i suoi figli, triste destino, diventeranno
tanti piccoli palombarini.
Si sente quasi il freddo pungente dell’acqua, e (DESIDERIO DI IMMERSIONE
DENTRO ESSO) viene la voglia di trovarsi immersi in questo paesaggio immacolato
non ancora (CONSIDERAZIONI SOCIALI) contaminato da quello che chiamano
progresso”.
Credo che fin qui il tema non fosse male. Fu al momento delle CONSIDERAZIONI
SUGLI ANIMALI IN ESSO VIVENTI che avvenne il disastro.
Sulla mia cartolina, come ho detto, in primo piano c’era un turista, ma io ero troppo
preso dal ricordo dello stambecco del tema di Stefania per accorgermene, così scrissi:
“Il merluzzo in primo piano, chissà, forse è una merluzza, che sta cercando cibo per i
suoi piccoli.
I granelli di sabbia (METAFORA DEL LENTO TRASCORRERE DEL TEMPO) se
messi dentro ad una clessidra, scandiscono l’inesorabile trascorrere del tempo e,
(PARAGONE CON LA TELA DEL PITTORE) la spiaggia si ripresenta ogni giorno
come la tela di un pittore, pronta per accogliere su di sé un’altra avventura”.
RISULTATO: VENGA ACCOMPAGNATO DAI SUOI GENITORI.