stagione di concerti

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stagione di concerti
CID
AMICI DELLA MUSICA
CIRCOLO MUSICALE
SONDALO
DI SONDRIO
51° ANNO DALLA FONDAZIONE
53° ANNO DALLA FONDAZIONE
STAGIONE DI CONCERTI
2013-2014
-
SINFONICA
CAMERISTICA
BALLETTO
- JAZZ
CONCERTI INAUGURALI
DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013
ore 20.45, Sondrio, Auditorium Torelli
YURY REVICH, violino
PIOTR KOSCIK, pianoforte
In collaborazione con GMI-Gioventù Musicale d'Italia
DOMENICA 1 DICEMBRE 2013
ore 20.45, Sondalo, Palazzetto Comunale
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
STRUMENTISTI DELL'ORCHESTRA DI FIATI DELLA VALTELLINA
ANDREA BACCHETTI, pianoforte
GIANCARLO DE LORENZO, direttore
La Stagione di Concerti 2013-2014 è realizzata con il sostegno di:
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo
REGIONE LOMBARDIA
Direzione Generale Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
PROVINCIA DI SONDRIO
settore Istruzione e Cultura
COMUNITA’ MONTANA ALTA VALTELLINA DI BORMIO
COMUNE DI SONDRIO
COMUNE DI SONDALO
B.I.M. Bacino Imbrifero Montano dell’Adda
Fondazione Pro Valtellina
Fondazione Credito Valtellinese
Le manifestazioni realizzate a Bormio, Grosio, Grosotto, Poggiridenti sono realizzate con la
collaborazione delle rispettive Amministrazioni Comunali.
AMICI DELLA MUSICA – SONDALO
Periodico di cultura musicale e spettacolo
Direttore Responsabile
IRENE TUCCI
Editore
AMICI DELLA MUSICA, Sondalo
Autorizzazione Tribunale di Sondrio nr.214
Registro Stampa del 2.10.1990
Stampa:
Lito Polaris - Sondrio
DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013
ore 20.45, Sondrio, Auditorium Torelli
YURY REVICH, violino
PIOTR KOSCIK, pianoforte
Programma
GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI (?) (1710 – 1736)
Sonata in mi maggiore per violino e pianoforte
Allegro – Adagio - Presto
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 – 1791)
Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte (K. 301)
Allegro con spirito - Allegro
PIOTR ILIJC CIAIKOVSKIJ (1840 – 1893)
Valse Scherzo, op.34
PABLO MARTÍN MELITÓN DE SARASATE Y NAVASCUÉS (1844 – 1908)
Zingaresca (arie zingare), op.20
---
MAURICE RAVEL (1875 – 1937)
Sonata in sol per violino e pianoforte
Allegretto - Blues (moderato) - Perpetuum mobile (allegro)
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750) - AUGUSTE-ÉMILE WILHELMJ (1845 – 1909)
Aria sulla quarta corda (dalla Suite BWV 1068)
SERGEJ RACHMANINOV (1873 – 1943)
Vocalise per violino e pianoforte
PABLO DE SARASATE
Fantasia sulla “Carmen”, op.25
P
ergolesi, genio riconosciuto in tutto il mondo per almeno i due capolavori contrastanti, La serva
padrona, concentrato di teatralità musicale frizzante in poco spazio, e lo Stabat Mater, sapienza di
studi estesa a fiammate preromantiche, appena ventisei anni di vita in un fisico infelice e una
quantità di pagine attribuite a lui per comodo di successo e via via scoperte come di altra mano
quando non sconosciuta.
Così è, credo, nel caso di questa Sonata, come capitò con il brano che rese famoso ancor ragazzo
Daniel Barenboim con un dischetto fortunato, ancora una volta fatto “firmare” da Pergolesi.
(Nemmeno questo cognome era autentico: in realtà la famiglia si chiamava Draghi ed erano
conosciuti ad Jesi come “i Pergolesi” perché venivano da Pergola).
I tre tempi sono tipici del periodo barocco italiano successivo a Corelli e improntato soprattutto a
Vivaldi.
Certamente lungo l’associarsi delle forme di Sonata strumentale (“a tre” con due strumenti, tastiera
e basso, “a quattro”) l’accoppiamento di violino e tastiera sola risultò e risulta felice, passando da
cembalo a fortepiano e infine a pianoforte moderno con estensione di sette ottave e mezza e
ricchezza fonica ampliata come la conosciamo, con il rigoglio fecondante del virtuosismo di
Paganini venuto nel secolo successivo a fecondare gli Chopin e i Liszt a venire, anche lì dove appare
presente con poche note invece di esplosioni pirotecniche.
(Prima esecuzione probabile: Mannheim, 1778).
N
el catalogo delle composizioni di Mozart, le Sonate per violino e pianoforte (in origine con
cembalo o fortepianto in via di sviluppo per sonorità e dominio creativo) sono ventidue.
Dapprima erano, in pratica, per tastiera con qualche intervento timido del violino, e sembra strano
perché dei due strumenti quello padrone di sé dalle origini, come le forme e le leggi di
fabbricazione, le quattro corde, i legni scelti e obbligati, dal pezzo più piccolo alle parti più estese
(acero, abete, ebano), alle vernici sempre tenute segrete dai liutai.
Soltanto nel 1778 durante il suo viaggio a Mannheim, su modello di tale Schuster, Mozart creò le
sei composizioni note come Sonate palatine, perché dedicate a Maria Elisabeth moglie di Karl
Theodor Elettore del Palatinato, con una organizzazione musicale completa, però con qualche
indecisione. Cinque vennero composte a Mannheim, una a Parigi insieme a quella scritta per la
bambina Thérèse Pierron Serrarius, nel viaggio infelice a Parigi che tolse a Mozart la madre.
Nella K.301 Mozart sembra tenere moltissimo al carattere impresso dalla tonalità di sol, anche
quando, nel secondo tempo “allegro”, il sol maggiore è abbandonato, è per sfumare in sol minore,
tonalità “lontana” ma sempre con la tonica di sol.
A quell’epoca, tra l’altro, Mozart aveva già scritto sei Concerti per violino e orchestra, quattro per
pianoforte, uno con tre e uno con due pianoforti solisti, quindici quartetti per archi, trentotto delle
quarantun sinfonie, nessuna delle grandi opere teatrali – le tre su libretti di Da Ponte, Nozze di
Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte - e la grande “italiana” Idomeneo. Aveva ventidue anni. Ancor
ragazzo ne aveva musicate tre su commissione per Milano.
Nel passaggio dal mondo cembalistico (con corde pizzicate) a quello pianistico (con meccanica a
martelli, pedali di risonanza ed estensione crescente), Mozart fu uno dei primi grandi compositori
che fossero anche grandi pianisti.
L
ungo l’Ottocento nella musica russa Ciaikovskij rappresentò il polo “occidentalista” opposto al
movimento nazionalista cosiddetto dei Cinque, Mussorgskij, Borodin, Rimskij-Korsakov, Cui,
Balakirev; eredi di Glinka. L’autentico genio di Mussorgskij: con il capolavoro del Boris Godunov.
L’esagerazione del contrasto, come avviene spesso, fece addirittura negare carattere russo a
Ciaikovskij, anche per la disinvoltura del suo trattare caratteristiche tipicamente occidentali, sia
nell’opera (Eugen Onjegin, 1878 – La dama di picche, 1890), sia nel campo sinfonico (le sei Sinfonie,
i Concerti per pianoforte e per violino celebri), i balletti (il Lago dei cigni, Schiaccianoci) dove portò un
grande rinnovamento.
Riequilibratesi le valutazioni, grazie anche alla fama internazionale, si riconosce a Ciaikovskij una
sapienza eccezionale di orchestratore, una scorrevole nitida ricchezza creativa quasi nella eredità di
Mendelssohn con originalità d’ambiente particolare (vedi le tre prime Sinfonie, tuttavia meno
note) e una disinvoltura ora salottiera ora vivamente patetica. Il lato patetico è parso talvolta troppo
espansivo.
Secondo le abitudini più tipiche dei violinisti, il Valse Scherzo op.34 è una trascrizione dall’originale
con orchestra; però anche la riduzione violinistica è inclusa nel catalogo dell’autore, dunque
probabilmente è sua. L’eco parigina del “Café-chantant” si insinuava anche nel repertorio
concertistico.
(Prima esecuzione probabile: Parigi, 1878).
E
ra nato a Pamplona, nel cuore della Spagna hidalga, questo proprietario di tre prenomi e di due
cognomi. Diventò una delle celebrità mondiali più strepitose, il violinista più famoso dopo
Paganini – se non di più – come virtuoso forse insuperato.
Fu facile confondere la bravura con il genio. Di questo, Sarasate ne possedeva poco; seppe rendere
irresistibili la bravura tecnica e il senso spettacolare, grazie anche al suono unico efficacissimo e
patetico, che si diffondeva da uno dei suoi violini Stradivari.
E’ naturale che le sue composizioni non fossero numerose, in parte eseguite con violino e
pianoforte per maneggevolezza di sala, talvolta venivano orchestrate per maggior effetto
commerciale.
Sebbene il delirio per lui calasse alquanto uscendo dall’ultimo Ottocento, nel repertorio violinistico
sono rimasti alcuni titoli ritenuti ineliminabili pur richiedendo un arco solista di primissimo
ordine.
Campeggiano nelle versioni con orchestra e con pianoforte le Arie zigane op.20 con titolo
pluritradotto grazie alla fama supermondiale, e la Fantasia sulla Carmen, dove l’opera di Bizet viene
aggredita quasi con ferocia. Chi cerca gli effetti violinistici acrobatici post-paganiniani più
spericolati è servito.
Se poi anche questa sia “grande musica” è ancora da discutere.
Un’esistenza tutta bagliori e lustro non poteva spegnersi che in una cornice lussuosa come un luogo
di soggiorno marino chic: Biarritz.
S
i diceva: “i due grandi maestri dell’impressionismo francese, Debussy e Ravel”. Ma per quanto
apparentati, soprattutto nelle origini, erano molto diversi.
Non per nulla la popolarità di Maurice Ravel è affidata al Boléro che probabilmente Debussy non
avrebbe mai potuto scrivere.
Più lineare, Ravel, più asciutto e più connesso alle linee classiche, quelle che si studiano a scuola,
alle forme costruite dal sonatismo viennese. E’ uno dei più robusti sostegni del passaggio, allora
quasi impercettibile, dal tardo Ottocento al primo Novecento.
Gli piacque affacciarsi al teatro con un umorismo simpatico, L’heure espagnole, dove graffia perfino
la scelta dei nomi: l’orologiaio cornificato si chiama, nientemeno, Torquemada come il capo
dell’Inquisizione. La fantasia lirica L’enfant et le sortilège è derivata da Colette. Dalle sue origine
basche traeva sprazzi di colore.
Forme classiche: i due Concerti per pianoforte e orchestra (uno per la sola mano sinistra), il Quartetto,
il Trio, ovvero la fantasia lirica dal sinfonismo danzante (La valse, Daphnis et Cloé), le Sonate:
violino e cello soli, violino e pianoforte.
E’ questa che ascoltiamo oggi. Lì c’è il Ravel curioso di esotismi, per il mondo (creduto) del jazz
baluginante nel Concerto a due mani, con il tempo centrale intitolato senz’altro blues, ottima
introduzione al viaggio negli Stati Uniti, e un bizzarro richiamo paganiniano con quel finale al
Moto perpetuo.
Su questo lavoro del 1923-25 sappiamo molto da una interprete di Ravel che ne fu anche biografa,
Hélène Jourdan-Morhange, violinista brillante, in grado di affrontare la pirotecnica Tzigane
(1924). Fu lei a presentare questa sonata. Nella sua biografia di Ravel ne parla con conoscenza di
causa. Ravel la dedica a lei. Tutto lui, nel rispondere alla sorpresa lieta di lei: “…come? Non glielo
aveva già detto?”. Sono riflessi del carattere di questo uomo dal fisico minimo, amante dei gatti:
aveva soprannominato “Moune” la signora Jourdan-Morhange.
L’originale della Sonata era per pianoforte o piano-luthéal, arricchimento timbrico per pianoforte
inventato tra il 1919 e il 1922 e subito abbandonato.
D
ilettanti e professionisti, credo tutti, sanno che esiste un brano per violino con questo titolo, e
sono convinti che si possa considerarlo “di Bach”. In realtà è un adattamento, secondo molti assai
discutibile, del secondo tempo Air, questa per soli archi, nella terza delle splendide quattro Suites (o
Ouvertures) per orchestra. Il filo melodico viene estratto da un tessuto che non sarebbe il suo,
facendo immaginare un interesse di Bach per certi aspetti del violino, interesse forse più
post-paganiniano, con la sonorità della corda in questione.
Non è qui il caso di sculacciare il Wilhelmj, violinista autorevole fino a diventare primo violino
nella nuova orchestra del festival wagneriano di Bayreuth, amico di Wagner, cioè di un tipo non
proprio “da quarta corda”.
La bellezza della melodia può forse giustificare questo metterla in piazza con scarso pudore
culturale.
L’ “altro” amore di Sergej Rachmaninov, accanto – naturalmente – al pianoforte (poteva esser
diverso, in uno dei massimi pianisti finora esistiti?), era la voce. Ce ne dimentichiamo troppo spesso
e finiamo per lasciare in un angolo non solo le opere (Francesca da Rimini) ma anche la splendida
cantata Le campane, per dedicarci alle Sinfonie (meno) e quattro Concerti più una Rapsodia su
Paganini per pianoforte e orchestra, soprattutto al secondo e al terzo.
Qualche volta spunta, quasi ignoto, il Vocalise, facilmente adattabile, secondo le consuetudini, al
violino. Il colore inconfondibile di Rachmaninov (si tentò di farlo passare di moda per eccesso di
pretesa serietà) rimane, per fortuna, intatto.
R
iecco il Sarasate d’assalto.
Non c’è che da consultare la lista, immaginando anche che alcune pagine, catalogate per violino e
pianoforte, abbiano una versione con orchestra per effetto più travolgente.
Abbiamo dunque la cosiddetta Carmen-fantaisie, composta, o meglio congeniata per forza di cose
dopo il 1875 (“prima” della Carmen), o anche dopo, perché stranamente il successo non arrivò
subito, ci furono anche gli adattamenti dall’opéra-comique con recitativi parlati a quella tutta
musicata con i recitativi musicati (molto abilmente) da Ernest Guiraud.
Fu questa versione a far furore e a provocare tra l’altro il diluvio virtuosistico violinistico di Sarasate.
Elenchiamo (è tutta roba famosissima) i brani che formano l’introduzione (allegro moderato,
moderato, lento assai, allegro).
Sono cinque parti: intermezzo tra terzo e quarto atto, habanera, Tra la la e seguidilla del primo
atto, la chanson bohème del secondo atto. Ascoltare, riconoscere, non farsi distrarre troppo dai
sarasatismi.
alf. mand.
DOMENICA 1 DICEMBRE 2013
ore 20.45, Sondalo, Palazzetto Comunale
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
STRUMENTISTI DELL'ORCHESTRA DI FIATI DELLA VALTELLINA
ANDREA BACCHETTI, pianoforte
GIANCARLO DE LORENZO, direttore
Programma
LUDWIG van BEETHOVEN (1770 – 1827)
La vittoria di Wellington (Wellingtons Sieg oder die Schlacht bei Vitoria), op.91
I. Battaglia – II. Sinfonia di Vittoria
Concerto n° 1 per pianoforte e orchestra in do maggiore, op. 15
allegro con brio
largo
rondò (allegro scherzando)
Organico dell’orchestra: flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe; timpani; archi
Prime esecuzioni: Vienna, 29 marzo 1795, solista e direttore Ludwig van Beethoven;
Praga, 1798, solista Ludwig van Beethoven, direttore Antonio Salieri
---
LUDWIG van BEETHOVEN
Concerto n°4 per pianoforte e orchestra in sol maggiore, op.58
allegro moderato
andante con moto
rondò (vivace)
Organico dell’orchestra: flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe; timpani; archi
Prime esecuzioni: Vienna, marzo 1807, casa Lobkowitz;
Vienna, 22 dicembre 1808, Teatro An der Wien, solista Ludwig van Beethoven
L
a vittoria di Wellington ha una storia curiosa. La descrizione musicale delle battaglie aveva una
tradizione con origini antiche. Gli ingredienti erano motivi di marcia, fanfare, rullare di tamburi,
scontro tra inni nazionali. Il 21 giugno 1813, presso Vitoria in Spagna, il duca di Wellington alla
testa dell’esercito inglese aveva sbaragliato i francesi sottraendo la sfera iberica al dominio di
Napoleone I. Il musicista-meccanico viennese Johann Nepomuk Maelzel, inventore –tra l’altrodel metrònomo (il ticchettante arnese che permette di stabilire il “tempo” del fare musica) pensò di
associarsi a Ludwig van Beethoven, suo amico ormai famoso, per sfruttare la situazione. Tra le
invenzioni di Maelzel c’era anche il Panharmonicon, una specie di robot musicale, quasi un’orchestra
automatica; per questo marchingegno Beethoven avrebbe dovuto comporre una sinfonia
descrittiva per celebrare la vittoria di Vitoria (attenti alle t) con imitazione dei rumori guerreschi,
con inni nazionali, con eccezionale sfoggio di percussione e di ottoni e con una parte glorifica; il
tutto sarebbe dovuto arrivare fino a Londra, con immaginabile buon esito monetario. Pensando di
giovare al lancio della “merce”, Maelzel aveva indotto a riscrivere il lavoro in rutilante partitura
d’orchestra. Questa musica venne presentata a Vienna in un concerto a benefocio dei feriti nella
battaglia di Hanau; la sala era nientemeno, quella dell’Università.
A dare maggiore risalto all’iniziativa, vennero invitati a partecipare tutti i musicisti più noti di
Vienna per manovrare le percussioni e gli aggeggi che imitavano gli spari dei fucili e il rombo dei
cannoni. In testa, c’era l’illustre anziano Salieri, c’erano poi Hummel, Moscheles, Spohr e -pare- il
giovane Meyerbeer; primo violino di spalla era il celebre Schuppanzig; così si aggiunse un altro
elemento caratteristico alla bizzarra occasione.
L’8 dicembre 1813, assieme alla Settima Sinfonia, Beethoven presentò dunque questo strano
prodotto.
Il successo fu enorme, memorabile (per fortuna, Beethoven ne avrebbe ottenuto uno analogo con
musica ben più elevata, cioè la Nona). Malgrado tutto però La vittoria di Wellington alla battaglia di
Vitoria non è affatto da disprezzare: parecchi degli effetti presentati nella parte descrittiva sono a
loro modo geniali; notevole è la stereofonia delle due orchestre contrapposte come due eserciti.
A far capire che i francesi le avevano prese, la canzone Marlborough s’en va t’en guerre riappare
incrinata nel ritmo, intristita in minore e per giunta “abbassata” (da do a si). Abbastanza nobile è poi
la parte successiva a carattere epico con una fuga sull’inno inglese God save the King.
Vittoria e Settima vennero eseguite più volte insieme.
Poi i due amici litigarono perché Beethoven, oltre ad aver tenuto per sé un terzo degli incassi, non
volle restituire la partitura d’orchestra a Maelzel; questi riteneva invece di esserne il proprietario:
allora non esisteva il diritto d’autore e i compositori (Beethoven compreso) si arrangiavano meglio
che potevano. La cosa finì in tribunale con udienze che si trascinarono fino al 1817. Meglio
dimenticare (e ascoltare).
L’organico strumentale è:
prima orchestra: ottavino, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, trombe; tamburi; archi.
seconda orchestra: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, trombe; triangolo, piatti,
grancasse, tamburi; archi; macchine per fucileria e colpi di cannone.
E’ evidente che nell’esecuzione pratica, per ottenere l’effetto richiesto, gli strumenti a fiato e la percussione
vennero moltiplicati; questo rende quanto mai opportuno l’intervento di un intenso e numeroso gruppo
di strumenti a fiato e percussioni da inserire nelle due compagini orchestrali normali.
D
ei cinque Concerti per pianoforte e orchestra composti da Ludwig van Beethoven il più noto
e amato dal gran pubblico è il Quinto detto “L’Imperatore”. E’ il più vistoso e il più complesso, “fa
più effetto”.
Un poco meno amato, e a torto, il cristallino Quarto, perfezione in ogni senso, anche nell’ideare una
situazione di dialogo drammatico assai rara, nel secondo tempo. Pure molto eseguito è ancora oggi
il Terzo, ingresso del Beethoven dei Concerti nel proprio discorso drammatico.
Fino a non molti anni fa i numeri 1 e 2 erano dimenticati e quasi sconosciuti.
Come capitato altre volte, il numero d’ordine è stato invertito per vicende editoriali, il diritto
d’autore non esisteva ancora, gli stampatori contrattavano con gli autori in vicende non sempre
limpide da entrambe le parti, vedi quanto avvenuto tra Beethoven e Mälzel per la Vittoria di
Wellington.
Nel 1795 “papà” Haydn organizzò a Vienna una grande tripla serata a favore delle vedove dei caduti
in guerra (l’eterno vizio macellatorio gabellato per patriottico) con il suo protetto-allievo (poco)
Ludwig van Beethoven, che aveva circa venticinque anni, come solista-direttore.
Ormai ben sistemato a Vienna, Beethoven si era esibito come pianista in case nobili di spicco, come
i Lobkowitz.
Questo incarico distribuito in ben tre serate del tipo composito in uso allora, comprendeva tra
l’altro il Mozart “prebeethoveniano” del Concerto in re minore (K.466) naturalmente con cadenze di
Beethoven, e il Concerto in si bemolle maggiore, op.19, oggi numerato come 2, appena composto
appositamente da Ludwig, oltre ad improvvisazioni e a variazioni di bravura con lui al pianoforte
(pianoforte con telaio ancora in legno, e con estensione di circa sei ottave o poco più).
Era la prima composizione sinfonica di Ludwig, il giovane maestro si esibiva per la prima volta a
un pubblico vasto e importante.
Pianista nato, il suo stile insolito, acceso e aggressivo, corrispondeva a quanto si stava sviluppando
nello strumento.
Lontano dalle perfezioni di Mozart, ma anche dalle intenzioni drammatiche future, questo
Beethoven giovane dei primi due Concerti è, sì, un erede di Mozart e di Haydn, ma per un discorso
più scattante, vorrei quasi dire elettrico, con esplorazioni in tonalità insolite (il secondo tempo in la
bemolle maggiore) pur poggiando sull’intelaiatura dei tre tempi abituali, con più ricchezza nella
strumentazione per il cosiddetto n°1 (clarinetti, trombe, timpani) nato dopo.
Quando finalmente ci si decise a riscoprire queste pagine cariche di energia positiva, la sorpresa fu
grande.
Soprattutto colpì la partenza quasi selvaggia del n°1 scatenata dalla sezione centrale in sol minore
del rondò finale con ritmo in sincopi inattese.
Qui, però, alla scapigliatura di Beethoven si aggiunse, sorprendente per noi (chi l’avrebbe mai
detto?) la somiglianza con il mondo dei ballabili da sala novecenteschi anni Venti-Trenta:
charleston, rumba e compagni, Beethoven non li aveva certo immaginati.
Il maestro ripeté il programma grandioso delle tre serate haydniane anche a Berlino, Lipsia,
Dresda, Presburgo, Praga e Budapest, tra il 1796 e il 1798.
Se avesse composto anche soltanto questi due Concerti, Beethoven sarebbe comunque un grande
compositore di fine Settecento, diverso e quasi opposto al Beethoven “totale” che conosciamo.
INonl “divino”
Quarto.
c’è l’introduzione tradizionale.
Apre il pianoforte solo. Il dialogo si svolge disteso, in chiaroscuro, quasi in una variazione continua.
Nel primo tempo i timpani tacciono.
Il clima del secondo tempo, andante con moto in mi minore, brevissimo (settantadue battute) ma
tale da contenere la dimostrazione in musica del principio di un pensiero del grande Kant:
Beethoven ne era attento studioso: principio d’opposizione e principio implorante. Orchestra di
soli archi, opposta con durezza al pianoforte che la prega con poche note; un improvviso scoppio
di sestine porta a una calma inattesa in un pp intenso. E’ una vetta dell’espressività del maestro, non
raggiunta nel più grandioso Quinto.
Il rondò vivace scatta ritmato con impeto e apre un discorso simpatico e ricco di sorprese.
Composto tra il 1805 e il 1806, il Quarto è dedicato all’arciduca Rodolfo di Asburgo, allievo e
amico.
alf.mand.
Yury Revich, violino
Yury Revich è uno dei violinisti russi maggiormente espressivi della sua
generazione. Si è esibito in prestigiose sale da concerto in Europa,
Medio Oriente, Nord America, Nord Africa e Asia. Le sue performance
alla Carnegie Hall, al Musikverein Vienna, alla Tonhalle di Zurigo, alla
Tchaikovsky Concert Hall di Mosca, alla Gasteig di Monaco, al Théâtre
des Bouffes du Nord di Parigi, al Glenn Gould Studio di Toronto, al
Kolarac di Belgrado, hanno avuto una grande eco. Ha suonato in alcuni
tra i maggiori Festival Internazionali tra i quali il Verbier Festival, il
Sommets Musicaux de Gstaad Festival, il Radio France Festival a
Montpellier, il festival Vladimir Spivakov di Colmar in Francia, il
Rostropovich Festival di Baku, il Festival di Musica da Camera di
Roma, il Liana Isakadze’s Festival di Batumy, l’Eilat Festival in Israele, il
Beethoven Festival di Vienna e molti altri. Ha effettuato tournée con la North-West German
Philharmonic, la Svetlanov State Symphony di Mosca, l’Amadeus Chamber Orchestra, l’Orchestra I
Pomeriggi Musicali di Milano, la Zagreb Soloists, la Bucharest Philharmonic, la Russian National
Orchestra con Pletnev, la Moscow Philharmonic Orchestra con Simonov, i Moscow Soloists con
Bashmet, la Svetlanov State Symphony Orchestra, la Georgian-German Chamber Orchestra con
Isakadze, la Morocco Royal Symphony Orchestra, la Chamber Orchestra del Cremlino, la Azerbaijan
State Chamber Orchestra, la Finnish Youth Symphony "Ristavesi" con cui ha suonato il Concerto n. 2 di
Paganini a soli 12 anni. Nel settembre 2013 ha fatto il suo debutto al Teatro alla Scala con il Concerto in
re maggiore op. 35 di Ciaikovskij con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Attualmente
suona un Balestrieri 1783 affidatogli dalla Goh Family Foundation di Singapore. Da qualche anno Yuri
Revich collabora stabilmente con la Gioventù Musicale d’Italia che, avendone apprezzato il talento, lo
segue stabilmente e lo sostiene nella sua crescita professionale.
Piotr Koscik, pianoforte
Nato nel 1987 a Rzeszow in Polonia, dove ha iniziato lo studio del
pianoforte, dal 2006 studia alla University of Music di Vienna con Oleg
Maisenberg. Piotr Koscik è stato premiato in numerosi Concorsi
Internazionali, quali l’International Silezia Piano Competition di
Zabrze 2005, il Klavierpodium der Jugend di Monaco 2009 e
l’International Competition for Young Musicians in Enschede 2008,
dove si è classificato al secondo posto ed ha vinto il Premio Speciale della
Netherlands Symphony Orchestra. Ha ricevuto un “Young Talents
Award” ed una borsa di studio dal Primo Ministro polacco. Nel 2009 è stato tra i premiati alla
Maschmann Foundation Scholarship Competition di Linz. Piotr Koscik ha tenuto concerti in Austria,
Polonia, Germania, Olanda e Repubblica Ceca in importanti sale da concerto a Vienna e Monaco.
Piotr Koscik è membro della International Chopin Society di Vienna.
Orchestra Filarmonica Italiana
Orchestra conosciuta ed apprezzata non solo
nei circuiti teatrali tradizionali italiani, vanta
una produzione sinfonica e lirica assai corposa
e vasta comprendente il più consolidato
repertorio popolare italiano e quello di aspetto
meno consueto riguardante opere rese
marginali,
o
esecuzioni
di
titoli
contemporanei anche in prima mondiale.
Di considerevole prestigio i direttori che
hanno collaborato con l’Orchestra, così come gli interpreti di canto.
Non certo marginale anche l’interesse sollevato dall’OFI in ambito discografico con incisione di
molteplici titoli, anche inusuali.Hanno inoltre richiamato notevole interesse le produzioni dell’OFI
all’estero, come la tournée di musica italiana tenuta in Belgio e Olanda per la diffusione della cultura
nazionale con il consenso dello Stato italiano.
L’OFI è abitualmente invitata dai maggiori enti lirici e teatri di tradizione nazionali per prendere parte
alle loro produzioni. L’Orchestra Filarmonica Italiana ha inoltre preso parte a molte manifestazioni
musicali teletrasmesse dalle reti nazionali Rai e dalla rete vaticana in più occasioni anche in
mondovisione, nonché via internet.
Nel Novembre del 2008 viene scelta per rappresentare l’Italia (insieme all’orchestra Nazionale della RAI
di Torino) dalla London Synphony Orchestra, per la formazione di un’orchestra di utenti della comunity
di YouTube che vede l’OFI, insieme alle più grandi orchestre di 23 paesi del mondo, partecipare in
Internet come teacher tramite i filmati dei propri musicisti d’orchestra.
Giancarlo De Lorenzo, direttore
Ha compiuto i suoi studi presso il Conservatorio di
Musica di Brescia e, in seguito, alla facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università di Bologna, presso il D.A.M.S.
nella sezione Musica. Ha studiato inoltre composizione e
direzione d'orchestra con il maestro G. Cataldo.
Avvia la carriera di direttore d’orchestra nel 1992 alla
guida dell’Orchestra Vox Auræ. Nel 2003 assume
l’incarico di Direttore artistico e Direttore principale del
Teatro Olimpico di Vicenza, carica che ricopre fino al
2011.
Ha inoltre diretto in più occasioni l'Orchestra Sinfonica
Abruzzese, l'Orchestra Sinfonica di Sassari, l'Orchestra Sinfonica di Sanremo, I Solisti di Perugia,
l'Orchestra di Padova e del Veneto, l'Orchestra Europa Philarmonie di Magdeburgo, i Mainzer
Kammerorchester di Mainz, l'Orchestra da Camera di Istanbul, L'Orchestra Sinfonica di Wroclaw
(Polonia), l'Orchestra Sinfonica di Kiev, l'Orchestra dell'Ermitage di S. Pietroburgo, Helsinki Baroque
Ensemble, I Virtuosi Italiani, Nel 2012 ha diretto al Teatro Carlo Felice di Genova ed è stato invitato dal
Festivales de Santander a guidare l’Orchestra Sinfonica di Bilbao.
Andrea Bacchetti, pianoforte
Nato nel 1977, ancora giovanissimo, raccoglie i consigli
di musicisti come Karajan, Magaloff, Berio, Horszowski.
Debutta a 11 anni con I Solisti Veneti diretti da Claudio
Scimone.
Da allora suona più volte in festival internazionali quali
Lucerna, Salisburgo, Belgrado, Santander, Tolosa,
Lugano, Bologna, Brescia e Bergamo, Torino, Vicenza,
Milano (MI.TO), Como, La Coruña, Pesaro,
Bellinzona, Sermoneta, Ravenna, Ravello, Cervo, Parigi
(La Serre d'Auteil), Bad Wörishofen, Husum, Sagra
Musicale Umbra; e presso prestigiosi centri musicali: Konzerthaus (Berlino); Salle Pleyel, Salle Gaveau a
Parigi, Rudolfinum Dvorák Hall (Praga); Teatro Coliseo (Buenos Aires); Ateneo Romano (Bucarest);
Rachmaninoff Saal, The Moscow State Philharmonic Society, Conservatorio di Mosca; Auditorium
Nacional de España (ciclo grandi interpreti), Teatro Real e Teatro Monumental (Madrid); Centro
Cultural Miguel Delibes (Valladolid); Casa de la Musica (Quito); Sociedad Filarmonica (Lima);
Mozarteum Brasileiro (San Paolo); Zentrum Paul Klee (Berna); Gewandhaus (Lipsia).
In Italia è regolarmente ospite delle istituzioni concertistico-orchestrali e dei principali Enti Lirici.
Ha suonato con direttori ed orchestre di rilievo internazionale (Lucerne Festival Strings, Camerata
Salzburg, RTVE Madrid, ONBA Bordeaux, MDR Sinfonieorchester Lipsia, Sinfónica de Tenerife,
Sinfónica dell'Estado de Mexico, Philharmonique de Nice e Philharmonique de Cannes, Prague
Chamber Orchestra, Cappella Istropolitana Bratislava, Sinfónica de Castilla y León, E.U.C.O.,
Philharmonie der Nationen, SWKO Pforzheim, Enesco Philharmonic di Bucarest, Sinfonica
dell'Asturia, (Oviedo), Orchestra della Radio Televisione di Lubiana. Ha tenuto tournées in Giappone e
Sud America.
Collabora con Rocco Filippini, Domenico Nordio, Gabriella Costa ed ha lavorato più volte con il
Quartetto Prazak, il Quartetto Ysaÿe, il Quartetto di Cremona ed il Quartetto della Scala.
Fra la sua discografia internazionale sono da ricordare le Suite Inglesi di Bach, il CD "Berio Piano Works"
(DECCA); il DVD Arthaus con le Variazioni Goldberg di Bach; i SACD con le "6 Sonate" di Cherubini,
quelli con le Sonate di Galuppi e di Marcello (Sony Music). Per Dynamic ha registrato, di Bach, le
Invenzioni e Sinfonie, le Toccate ed una nuova versione delle Goldberg. Queste registrazioni hanno tutte
ricevuto numerosi riconoscimenti dalle più importanti riviste internazionali specializzate e da alcuni dei
quotidiani più prestigiosi a livello mondiale.
INGRESSI
SOCI “Stagione Amici della Musica – Cid”: ingresso con abbonamento
NON SOCI: biglietto “posto unico” (fino ad esaurimento dei posti disponibili) € 15 (24/11) - € 25 (1/12)
ridotto “giovani 25 anni”: € 3 (24/11) - € 6 (1/12)
INFORMAZIONI E PREVENDITE
MORBEGNO
SONDRIO
TIRANO
SONDALO
BORMIO
Biblioteca “E.Vanoni” – Via Cortivacci, 4 (tel.0342 610323)
Vanradio” Via Vanoni, 44 (tel. 0342 612788)
“La Pianola” – Via Battisti 66 (tel. 0342 219515)
“Il ’95 di Mario Cometti” – P.za Cavour (tel. 0342 702569)
Segreteria “Amici della Musica” – Via Verdi 2 (tel.0342 801816)
Ufficio Turistico – Via Roma, 131/b (tel.0342 903300)
SERVIZIO BUS NAVETTA (riservato ai Soci)
Domenica 24 novembre
Delebio
Cosio (Stazione)
Regoledo (rotonda)
MORBEGNO (S.Antonio)
Talamona (Nuovo Pignone)
Ardenno (bivio)
S.Pietro B. (bivio)
Castione (bivio)
SONDRIO (Auditorium)
19,45
19,50
19,55
20,00
20,05
20,10
20,15
20,20
20,30
SEMOGO
Isolaccia
Piandelvino/Fiordalpe
Premadio
BORMIO (Perego)
Santa Lucia (Ponte)
Cepina (Ponte)
Grailè
SONDALO (Scuole Elementari)
Grosio
Grosotto
Mazzo/Tovo/Lovero
Sernio (Valchiosa)
TIRANO (p.za Marinoni)
Madonna (rotonda)
Villa di Tirano (Stazione)
Tresenda (Stazione)
S.Giacomo (Stazione)
Chiuro/Ponte (FS)
Montagna Piano (Trippi)
SONDRIO (Stazione)
SONDRIO (Auditorium)
18,50
18,55
18,58
19,03
19,10
19,15
19,18
19,25
19,30
19,37
19,40
19,45
19,55
20,00
20,05
20,08
20,12
20,16
20,20
20,23
20,28
20,30
Domenica 1 dicembre
Delebio
Cosio (Stazione)
Regoledo (rotonda)
MORBEGNO (S.Antonio)
Talamona
Ardenno (bivio)
S.Pietro B. (bivio)
Castione (bivio)
Sondrio (rotonda v.le Milano)
SONDRIO (Stazione)
Montagna Piano (Trippi)
Ponte /Chiuro (FS)
S.Giacomo (Stazione)
Tresenda (Stazione)
Villa di Tirano (Stazione)
Madonna (rotonda)
TIRANO (P.za Marinoni)
Sernio (Valchiosa)
Lovero/Tovo/Mazzo
Grosotto
Grosio
SONDALO (Palazzetto)
18,45
18,50
18,55
19,00
19,05
19,10
19,15
19,20
19,27
19,30
19,35
19,40
19,45
19,50
19,55
19,58
20,00
20,05
20,08
20,15
20,20
20,30
SEMOGO
Isolaccia
Piandelvino/Fiordalpe
Premadio
BORMIO (Perego)
Santa Lucia (Ponte)
Cepina (Ponte)
Grailè
SONDALO (Palazzetto)
19,40
19,45
19,48
19,53
20,00
20,05
20,10
20,20
20,30
COMUNE DI SONDRIO
COMUNE DI SONDALO
N. 5 – 2013 Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (convertito in L.27/02/2004, N.46) art.1, c. 1. DCB Sondrio
PROVINCIA DI SONDRIO