Scarica il documento

Transcript

Scarica il documento
KIM E IL RIDUZIONISMO. LETTERA A GIANNOLI.
Caro Gianni,
rispondo al tuo e-mail con l’attach su Kim. Sono contento che il tuo giusto
“orgoglio” di fisico abbia prevalso sugli spleen taglia-gambe. Non credo di
riuscire a dire qualcosa di sensato su Kim, ma ci provo. Inoltre, mi pare
interessante quel tema del “presente”, fra descrizione oggettiva e
introspezione, molto vicino a quello della descrizione narratologica dell’io o
del lui-esso. Bello anche l’argomento sul “significato”, dal punto di vista non
logico-semantico, ma della sua realizzazione fisica, nella testa. Vedo che
lavoro in cantiere ne hai e tanto. Splendido. Se vieni su da me, per non pesare
su Hannelore, ce ne andiamo a pranzare da qualche parte ai castelli;
altrimenti scendo io e andiamo a pranzo all’Ipermondo. Dimmi solo cosa
scegli e quando.
Alberto
Su Kim e la sua versione del riduzionismo. Vediamo se ho capito.
Il riduzionismo, come forma forte di fisicalismo (esiste un fisicalismo nonriduzionista), nella sua versione originale, parte da proprietà fisiche e da
queste deriva ‘logicamente’ proprietà mentali.
Il riduzionismo di Kim vuole che, dove si danno proprietà mentali, ci sia non una loro “derivazione logica” da proprietà fisiche - ma la loro
“realizzazione fisica”.
Per questo Kim deve sbarazzarsi del “mentalismo” (compreso il “monismo
anomalo” di Davidson, per il quale non possono esistere cause mentali, data
l’“esclusione causale” (il fatto, cioè, che le cause sono soltanto fisiche e,
dunque, sottostanno al “principio” di “chiusura causale”).
Perché Kim riapre il tema della riduzione fisicalistica (o dell’identità mentecorpo), di Feigl e Smart? Per il fatto che Putnam e Davidson hanno proposto
una versione di fisicalismo non-riduzionistico. Ryle e Wittgenstein non
c’entrano in questa operazione, in quanto interessati agli aspetti logici del
“mentale” (the Gost in the Machine, dell’uno, il linguaggio privato,
dell’altro), e non al nesso ontologico (all’identità) mente-corpo.
Stando al “monismo anomalo” di Davidson, anche se generati da stati fisici,
gli stati mentali sono anomali anche normativamente: non esistono, cioè,
leggi che colleghino i due stati [esempio **]. Qual’è allora il legame
“generante”, se non è nomologico? Si può parlare solo di “sopravvenienza”
[se due eventi sono fisicamente simili, non possono differire mentalmente;
allora le proprietà mentali (indistinguibili fisicamente e quindi anche
mentalmente), in quanto esistono “generate” da stati fisici, debbono essere
considerate sopravvenienti (secondo una tesi emergentista) e irriducibili a
quelle fisiche: costituiscono la “realizzazione” fisica di una “funzione”].
La “sopravvenienza”, conseguente alla relazione tra livelli fisico-mentali
[secondo il modello stratificato], è merologica (cioè, tra tutto e parti)?
Putnam pone invece un’ulteriore problema: uno stesso stato/funzione mentale
[proprietà cognitiva?** dolore?**] può essere realizzato da stati fisici diversi
(“realizzazione” multipla), quindi è analizzabile indipendentemente da questi
[esempio**]. Ma più avanti, dove si pone il problema della “causazione
mentale”, si parla anche di stati mentali con influenza causale sul mondo
fisico. C’è quindi in campo una doppia possibilità di relazione corpo-mente:
quella uno-molti, fisico-mentale, e quella [anche molti-uno?] mentale-fisica.
[La “realizzazione multipla” è riconducibile alla plasticità e modificabilità
degli eventi nel sistema nervoso e al fenomeno dell’insorgenza di una
fenomenologia del dolore anche dopo ectomia del “percorso del dolore”?]
Tornando a Davidson, il suo punto debole è questo: le proprietà fisiche P
come determinano quelle mentali M? Quale tipo di relazione lega le proprietà
di un livello (mentale) con quelle di un altro (fisico)? E perché la necessità di
questa teoria? È paura di un fisicalismo anche riduzionistico?
Secondo Kim, nessuna proprietà mentale (di secondo ordine) può essere
realizzata senza supporto fisico (realizzazionismo - funzionalismo fisicalista):
esistono “realizzatori” di quelle di secondo ordine, che sono “funzionali” se
quelle del primo sono “causali”-nomologiche. La connessione nomologica
stabilisce una “spiegazione” della sopravvenienza di una proprietà mentale,
rendendo superfluo il concetto di “sopravvenienza”.
Questa ricostruzione funzionale delle proprietà del secondo ordine in termini
di relazioni causali è il “riduzionismo” di Kim, diverso da quello di Nagel,
che richiede “leggi-ponte” bicondizionali tra domini ontologicamente diversi
[e dove l’indifferenza alla forma effettiva di realizzazione consente
l’autonoma della scienza cognitiva].
Il problema della “causalità nomologica” delle proprietà fisiche su quelle
mentali è diverso da quello della “causazione mentale”, cioè delle influenze
causali della mente sul mondo fisico.
Kim, su questo secondo problema, sostiene: una “causazione mentale” è
impossibile, data l’”esclusione causale”, secondo la quale non ci sono altre
cause, oltre quelle fisiche (c’è “chiusura causale” del dominio fisico) e
quindi debbono essere escluse “cause mentali”.
Searle, come Kim, crede che le proprietà mentali e le relazioni tra proprietà
mentali siano causate da proprietà fisiche (biologiche) e da relazioni causali
tra proprietà fisiche. La “sopravvenienza”, come rapporto tra proprietà
mentali e fisiche, va sostituita dalla relazione causale.
Ma Searle sostiene pure la liceità di una “descrizione” diversa, dello stesso
sistema, dove una proprietà mentale causata da altra proprietà mentale è
descrizione lecita quanto la causazione della proprietà mentale dalla sua
proprietà fisica. Ma allora i qualia (esperienze qualitative, proprietà mentali)
devono essere anche irriducibili ed esterni alle proprietà fisiche, per cui
finisce che non possano essere descritti come pattern di attivazioni neurali e
non possono avere poteri causali nel dominio fisico. Soluzioni intermedie
(pasti gratis o solo a buon mercato) non sono possibili.
Kim sostiene che esiste una sola storia causale, non una fisica ed una
mentale, contro il “compatibilismo” di Horgan. Quindi la nozione di
“sopravvenienza” tra due tassonomie diverse è impossibile.
La tesi della “realizzabilità multipla” (una proprietà funzionale realizzabile
da più proprietà fisiche) sembra rendere problematico il programma
riduzionista.
Ma la “disgiunzione” delle proprietà non porta a nulla: invece di una
spiegazione di un sintomo, avere una disgiunzione di spiegazioni non dice, in
effetti, nulla: non esistono “cause disgiuntive” [p. es., malattie disgiuntive].
Quindi, le “proprietà funzionali” sono solo concetti o descrizioni.
Così, le proprietà con realizzazione multipla non suddivise in strutture
differenti, in differenti realizzatori, in mondi possibili diversi. La riduzione di
ogni istanza di M avviene mediante un realizzatore alla volta (non mediante
proprietà disgiuntive).
La generalizzazione della “chiusura causale” porta al solo terreno della
causazione micro-fisica? Per Kim, non è vero che solo potere causale sta nei
micro-livelli, mentre ai macro-livelli la causazione sarebbe illusoria. Occorre
distinguere tra “ordini” logici e “livelli” ontologici e un uomo ha proprietà
funzionali che i suoi organi non hanno e un insieme di neuroni ha poteri
causali che i singoli neuroni non hanno.
S’è detto: contro la “sopravvenienza” la generalizzazione, che dovrebbe
portare alla micro-fisica. Ma anche gli aggregati fanno parte del dominio
fisico; quindi non è necessario l’esito micro-fisico. Inoltre: non è necessario
che la forza causale delle proprietà delle parti sia identica a quella
dell’aggregato: le prime determinano le seconde, ma non sono identiche a
quelle.
Sulla bicondizionalità delle leggi-ponte del riduzionismo di Nagel:
nel caso di “realizzabilità multipla” entra in crisi la bicondizionalità
le leggi-ponte non dicono perché emergano certe funzioni o stati mentali: il
difficile è la “riduzione” dei qualia [esperienze qualitative del soggetto] a
configurazioni oggettive neurali
la legge-ponte non riduce l’ontologia fisico-mentale; ciò accadrebbe se
fosse, invece di (M(P)), M=P, con “designatori” rigidi.
In un modello “funzionale” di riduzionismo, alla Kim, se M ha la proprietà“effetto” di avere la proprietà fisica P [p.es. quella di produrre il sonno],
allora, poiché la “proprietà di avere la proprietà” è proprio quella proprietà, si
ha M=P (identità delle proprietà del secondo e del primo ordine).
Perché l’identità è contingente (cioè non metafisicamente necessaria), contro
l’identità “logicamente necessaria” dei “designatori” rigidi (dimostrata da
Kripke)?
Perché secondo Kim cade l’idea che il funzionalismo sia una forma di antiriduzionismo?
Perché cade la tesi di Searle e Putnam, la quale nega alle proprietà
intenzionali il carattere di proprietà funzionali (esse segnalerebbero
l’esistenza di proprietà ulteriori, non fisiche)?
L’identità M=P tra proprietà del secondo e del primo ordine significa che
l’ontologia delle M è la stessa di quella delle P (operazioni logiche non
possono ampliare l’ontologia di un dominio).
Secondo Kim, le “proprietà” funzionali sono solo descrizioni, designatori,
concetti (del secondo ordine) di proprietà del primo ordine (altro modo per
dire che la proprietà di una proprietà è il concetto di quella proprietà).
Il riduzionismo non può rivolgersi a leggi-ponte (premesse non spiegate di
derivazioni formali): le leggi ponte vanno trasformate in identità M=P.
Se le proprietà mentali sono funzionali e vale il riduzionismo, il problema
della causazione mentale è risolto;
se alcune proprietà mentali (esclusi i qualia) sono funzionali, si deve
scegliere tra fisicalismo e una forma di dualismo, p. es. respingendo la tesi
della “sopravvenienza”;
se vale il fisicalismo, si può respingere la riducibilità delle proprietà mentali
escludendo anche una “causazione mentale”; oppure si può accettare
l’eliminativismo [forma di riduzionismo, che nega la realtà del mentale] e
negare l’irriducibilità per le proprietà mentali.
Presa la strada del riduzionismo non si arriva all’eliminativismo? Per Kim, il
fisicalismo, con il suo riduzionismo, non esclude il mentale, ma lo colloca
come parte del mondo fisico.
Dualismo delle proprietà, monismo anomale e fisicalismo anti-riduzionista
non sono accettabili.