[C-FE - 11] CARLINO/GIORNALE/FER/11 24/04/13

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[C-FE - 11] CARLINO/GIORNALE/FER/11 24/04/13
FERRARA CAMPIONATO GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 24 APRILE 2013
11
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FERRARA ACCOGLIE UNA FORMA D’ARTE MODERNA
Bombolette: protagoniste dei nostri muri
Gli artisti Writers arricchiscono con il loro segno l’ambiente urbano
EDITORIALE
La strada,
il loro
regno
IL GRAFFITISMO nasce negli U.S.A, sulle metropolitane e
sui muri delle periferie prevalentemente nere o ispano-americane di
New York nei tardi anni ‘60, fino
a raggiungere una maturità stilistica negli anni ‘80. La borghesia in
principio riteneva che i graffiti non
fossero un’arte ma solo un modo
per imbrattare i muri. Poi alcuni
giornalisti cominciarono a sostenere che Il graffitismo fosse una manifestazione sociale e artistica, basata
sull’espressione della propria creatività e allora si formò un’opinione
pubblica incline ad accettarli. I primi graffiti, nei quartieri degradati
del ‘Bronks’, sono espressione di
giovani emarginati che attraverso
testi violenti e colori accesi comunicano la propria rabbia, come fa la
musica rap, che nasce nello stesso
luogo. Case e spazi di ogni specie
di bruttura determinarono la nascita del movimento. I graffiti divennero pian piano popolari e gli artisti vennero chiamati ad abbellire
scuole, stadi e ad allestire mostre in
Europa. Due grandi graffitisti furono gli statunitensi Keith Haring e
Jean-Michel Basquiat, morti giovanissimi, il primo a causa dell’Aids e il secondo per droga. Entrambi
provenivano da famiglie benestanti e usarono i graffiti per esprimere
il proprio mondo interiore e come
forma di denuncia sociale: nelle
opere di Haring troviamo spesso
una X che simboleggia il suo dolore per aver contratto la malattia.
Basquiat fu il primo artista nero a
conquistare un ruolo prestigioso nel
suo campo: dipinse i suoi eroi afroamericani con corone o aureole come vittime sacrificali della società
bianca repressiva e morì nel 1988,
due anni prima di Haring. Lo studio sul graffitismo ci ha fatto capire
perché e come venivano realizzate
queste opere: ancora oggi i giovani
sentono il bisogno di comunicare le
proprie emozioni nascoste nella vita di tutti i giorni e chiuse dietro maschere piene di sofferenza e malessere a causa di una società non sempre capace di ascoltare e accogliere.
ALCUNI di noi hanno avuto l’occasione di intervistare dei graffitisti che operano nella nostra città
per conoscere più da vicino il loro
lavoro e coglierne la filosofia. L’arte del graffitismo è per loro un vero lavoro anche se la maggior parte delle volte non pagato, tranne il
caso in cui sia commissionato da
enti pubblici o privati. Al fine che
i graffiti siano legali, gli artisti devono dipingerli in spazi autorizzati. I graffiti a Ferrara si trovano
principalmente sui treni, nei sottopassaggi pedonali, sui muri di
case abbandonate o di edifici pubblici. Da molte persone i graffiti
sono considerati atti vandalici,
ma invece è opportuno distinguere chi attraverso un disegno fa sentire la propria voce e i propri sentimenti da chi invece si limita a
scritte senza una forma artistica
su pareti non autorizzate:
quest’ultimo fenomeno può essere a buon ragione criticato. Una
OPERA Uno degli enormi graffiti presenti al Palapalestre
buona parte degli artisti ferraresi
non ha una preparazione a livello
accademico, ma una formazione
da autodidatta. I Writers ferraresi
utilizzano nomi in codice, firmandosi con un proprio stile. Ciascuno ha il proprio modo di esprimersi attraverso l’arte astratta e
geometrica. Per fare un disegno
abbastanza elaborato servono da
dieci o quindici bombolette, ma
se l’artista è davvero bravo, riesce
a crearne uno anche utilizzando
pennelli. Gli Writers hanno molto rispetto gli uni per gli altri e
spesso cooperano tra loro per crea-
re opere imponenti. Uno dei graffiti più elaborati realizzati di recente a Ferrara si trova sulle pareti del Palapalestre, firmato da Writers provenienti da tutta Italia apposta per riqualificare un impianto datato. Questo enorme graffito
rappresenta su un lato il pugile
Duran in posizione d’attacco,
sull’altro il cestista Kobe Bryant
mentre va a canestro. Noi siamo
andati a vederli di persona e sono
davvero belli, ricchi di dettagli e
di colori. Sono tutti diversi tra loro, perché ogni graffito rispecchia
a pieno la personalità e le caratteristiche dell’artista che lo ha disegnato. La nostra città ha dimostrato di vedere di buon grado
quest’arte e noi vogliamo dare il
nostro piccolo contributo per valorizzarla, in quanto fonte e forma di dialogo tra i giovani e le istituzioni; per questo noi speriamo
che venga accolta da voi lettori:
prendete la bici e curiosate per la
città!
Il graffitismo entra in classe
DOPO aver affrontato lo studio del suddetto movimento da un punto di vista storico, ci siamo impegnati a realizzare dei graffiti su tela. Per creare questi
disegni ci siamo ispirati ai graffiti che tutti i giorni
vediamo sui muri cittadini. Attraverso di essi ci era
chiesto di esprimere qualcosa che sentivamo appartenere profondamente a noi stessi come la rappresentazione di uno stato d’animo.
Usando tempera e pennelli ci siamo sbizzarriti e
espressi sui fogli con i colori che ci piacevano di più:
alcuni vivaci come rosso, verde, giallo e alcuni fred-
di come blu e viola. Ogni scelta aveva un preciso significato in quanto corrispondeva a un nostro particolare umore: tristezza, gioia, rabbia… I soggetti disegnati erano molto diversi fra loro: da figurativi a
semplici scritte.
In calce al disegno abbiamo messo la nostra firma
(detta in gergo TAG), utilizzando grafie bizzarre come usano i graffitisti detti writers. Durante le lezioni svolte sono scaturite molte riflessioni. Quest’attività è stata di nostro gradimento perché ci ha dato la
possibilità di comunicare con un linguaggio non co-
nosciuto e di entrare in contatto con il nostro Io;
inoltre in questo laboratorio abbiamo provato in prima persona che il graffitismo è una vera arte perché
colpisce, emoziona e suscita delle riflessioni in
chiunque si avvicini ad essa, da non confondere con
scarabocchi e scritte offensive che deturpano a volte
anche i monumenti. Invitiamo ad ammirare a fine
anno anche le nostre “opere d’arte” (graffiti su tela o
carta) che saranno esposte in una mostra aperta a tutti nella nostra scuola.
Piccoli writers
in azione!
IN questa nuova pagina abbiamo
trattato un argomento stimolante
e originale, molto vicino a noi giovani, che ci ha entusiasmato e
coinvolto, al punto che alcuni di
noi per approfondirlo si sono recati nei luoghi della nostra città più
frequentati dai graffitisti, scattando fotografie e intervistando i writers. Il lavoro è stato lungo e impegnativo, ma grazie alla collaborazione di tutta la classe siamo riusciti a vivere quest’esperienza con
esiti inaspettati: ci siamo messi in
gioco anche noi cercando di imita-
re i veri artisti di strada, realizzando bozzetti dei nostri “graffiti” o
le nostre tag. Siamo una classe numerosa, piena di talenti nascosti e
unita da una forte amicizia e quando ci è richiesto di sperimentare
ci mettiamo con passione all’opera! Vi salutiamo presentandoci
con i nostri nomi d’arte: Besu,
Nassi, Chen, Massi, Pie, Checco,
Nicky, Natasha, Ferro, Sed, Riky,
Alex, Liba, Mori, Hamad, Doina,
Cece, Roxy, Luisa, One D., Balotelli, Fre, Vinny, Vitto.
L’inimitabile III A
ATTENTI I baby reporter della classe III A della Tasso