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IT Life: Serve proteggere la proprietà intellettuale
INTERVISTE
IT Life: Serve proteggere la proprietà intellettuale
Paolo Ardemagni è ceo di Boole Server, un'azienda tutta italiana che lavora per trovare soluzioni per
proteggere la proprietà intellettuale dei clienti. Da sempre nel mondo della sicurezza – lanciò la start up Symantec in Italia
– stima i grandi matematici e Leon Battista Alberti, il padre della cifratura. E giudica Google l'azienda con il giusto
compromesso tra freeware e business
Il 13 gennaio 2014 di Emanuela Teruzzi 0
Paolo Ardemagni oggi è ceo di Boole Server, un'azienda tutta italiana che dà il nome alla sua soluzione di data loss prevention, e
che si vanta di “sfidare da Milano i competitor della Silicon Valley” con un forte team di manager ed ingegneri. Ma l'esperienza nel
mondo IT, soprattutto in ambito networking e sicurezza, ha per Ardemagni radici lontane, come quando in Italia si occupò dell'allora
start up, poco nota ma in ascesa, dal nome Symantec. Ne è passato di tempo ma il tema della sicurezza (è stato anche Regional
Director Southern Europe di Check Point) non lo ha abbandonato.
Da nove mesi in Boole Server lavora per trovare le soluzioni migliori per proteggere la proprietà intellettuale dei clienti, anche
grazie alla rete mondiale che Boole sta sviluppando per operare non solo in Europa, ma anche in Medio Oriente e negli Stati Uniti.
Paolo Ardemagni, Ceo di
Boole Server
1 – Qual è stato il progetto migliore della sua carriera? Quello che più lo ha appassionato, per le novità che portava, per la
sfida tecnologica?
La start up di Symantec con l'apertura di 15 filiali in tutta l'Europa, in Medio Oriente e in Africa. È stato di sicuro questo il progetto che
ho portato a termine con più entusiasmo e successo. All'epoca eravamo dei pionieri nell'IT, e il concetto di sicurezza riguardava
“soltanto” gli antivirus e forse i firewall. La creatività era un fattore molto importante, e le persone ti stavano ad ascoltare con tanto
interesse. Ho costruito molti team di vendita nei vari paesi e ho visto crescere – anche dal punto di vista umano – tante persone con
le quali mantengo tuttora rapporti di lavoro e di amicizia.
2- Quale progetto sta seguendo oggi di particolare innovazione?
Oggi sto facendo il percorso opposto. Sono l'amministratore delegato di Boole Server, un'azienda software che protegge la
proprietà intellettuale delle imprese. Ogni volta che si invia un file se ne perde la proprietà: con Boole Server, invece, si entra in
una cassaforte digitale che consente di tracciare tutti i percorsi del documento, di assegnare i diritti diversi a ogni file che si invia e
di condividerlo tramite tutti i device. La sfida è multipla: portare l'azienda in America nel 2014, espandere l'attuale mercato
europeo, e – perché no? – nel tempo quotarci in Borsa.
3 – Quale tecnologia utilizzava dieci anni fa?
Ho sempre utilizzato tecnologie all'avanguardia. All'inizio degli anni Ottanta, sono stato trai i primi ad avere il portatile, e da allora non
mi sono mai fatto mancare la tecnologia più innovativa. Ricordo che dieci anni fa si faceva avanti il Blackberry. Io l'avevo.
A sinistra, Paolo
Ardemagni
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Data Pubblicazione
13/01/2014
Caspita, onestamente non so. Se devo immaginare, credo che utilizzeremo sempre di più il touch screen, tutto sarà iconizzato,
facile da usare, veloce, superdigitale e… speriamo sicuro.
5 – Qual è il suo eroe tecnologico?
Sarebbe troppo facile dire Steve Jobs. Credo che dovremmo essere debitori a tutti coloro che, nei secoli scorsi, hanno contribuito a
portarci allo stato attuale. I grandi matematici, per esempio, a partire dai Greci e dall'italiano Leon Battista Alberti, il padre della
cifratura.
Quanto a oggi, mi piace l'approccio che sta sviluppando Google: credo sia un giusto compromesso tra il freeware e il business.
6 – Qual è stata la sua tecnologia preferita? Quella che più ha amato?
Ho lavorato per più di vent'anni con la tecnologia Windows. Prima la tecnologia Apple era sempre vista come legata a designer o a
musicisti. Poi quattro anni fa, merito dell'iPhone, ho iniziato a convertire tutto in Apple. Un altro mondo. Come passare dall'auto a
marce a quella automatica: non la cambi più.
7 – A parte l'azienda attuale in cui lavora, quale azienda lei ammira per il lavoro che sta facendo nell'IT?
All'epoca eravamo tutti attratti da IBM . Poi Microsoft ha fatto scuola nel mondo dei software. Apple ha messo il cappello dove
mancava. Come dicevo prima, ammiro Google: credo abbia una buona strategia futura.
8- Qual è la sfida più grande per un dipartimento IT oggi?
Bilanciare l'accessibilità con la sicurezza. Ognuno ha un proprio device che utilizza per lavoro. Quando c'era il Blackberry, tutti
avevamo due o tre telefoni cellulari: la posta, l'aziendale e il privato. Oggi queste funzioni sono riunite in un unico dispositivo, quindi
il nodo cruciale è riuscire a far convivere il tutto nel modo migliore e in totale sicurezza. Questa è la sfida, specialmente ora che il
cloud sta esplodendo.
9 – Favorevole al Cloud o contrario al Cloud?
Chiaramente favorevole. È parte del percorso evolutivo dell'IT. Il cloud è una piattaforma globale, quindi di sicura espansione.
10 -Cosa voleva fare da bambino?
Come molti bambini, volevo fare il calciatore. Crescendo, mi sono dato alla musica, un'arte che tutt'oggi coltivo con la stessa
passione di un tempo.
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4 – Quale tecnologia secondo lei si userà nei prossimi dieci anni?