Per scelta o per forza
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Per scelta o per forza Le parole che servono lavorare informati Per scelta o per forza Il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione fino al diciottesimo anno d’età. L’obbligo formativo visto dai ragazzi e dagli operatori 1 Per scelta o per forza > PINOCCHIO E I GENDARMI La legge del diritto/dovere all’istruzione e alla formazione fino al 18° anno d’età. I principi, le finalità, i soggetti preposti > finalità dell’obbligo formatvo > l’obbligo formativo e la scuola > l’obbligo formativo e la formazione professionale > l’obbligo formativo e l’apprendistato > cicli di assolvimento del diritto/dovere all’istruzione e alla formazione > ruolo dei servizi scolastici e dei centri per l’impiego > responsabilità e sanzioni La parola ai ragazzi > FUORI COME VA La scuola, la formazione, l’apprendistato visti da alcuni ragazzi ‘fuori’ dai percorsi dell’obbligo formativo. Nostre interviste > chi sono i ragazzi ‘fuori’ > come hanno vissuto il rapporto con la scuola > cosa pensano della formazione professionale > come e perché escono dai percorsi di apprendimento > come vedono il loro futuro > cosa pensano del tutor e dell’obbligo formativo 2 ll caso Rimini > IL DIRITTO/DOVERE SECONDO NOI L’approccio del Centro per l’impiego della Provincia di Rimini all’obbligo formativo. > modalità di fruizione > l’approccio con l’utenza > offrire un diritto, consentire una libertà filosofia del servizio Dalle criticità a nuove ipotesi di lavoro 18 12 58 Introduzione Dati e statistiche > I NUMERI DELL’OBBLIGO FORMATIVO > LA BANCA DATI PER L’OBBLIGO FORMATIVO AD USO DEL CENTRO PER L’IMPIEGO > DATI QUANTITATIVI SULL’OBBLIGO FORMATIVO IN PROVINCIA DI RIMINI > FLUTTUAZIONE DELLE INFORMAZIONI 76 06 26 Xxxxxxxxxxxxxx Le leggi sull’obbligo formativo > RIFERIMENTI NORMATIVI > INSIEME PER FARE BENE Info Alcune ipotesi di riflessione per ottenere migliori risultati dall’obbligo formativo > difficoltà di accesso al lavoro per i minori storia di Mohamed > qua i maschi, là le femmine storia di Claudia > distanze territoriali storia di Luca > minorenni immigrati storia di Teresa > famiglie multiproblematiche con minori storia di Giacomo > l’integrazione dei soggetti e dei servizi 3 > OPERATORI IN RETE Enti, istituzioni, operatori. I punti di riferimento per l’obbligo formativo Approfondimenti/bibliografia > L’OBBLIGO FORMATIVO NERO SU BIANCO Per scelta o per forza Xxxxxxxxxxxxxx Per scelta o per forza. Questo terzo quaderno della collana “Le parole che Per accedere ad un mercato del lavoro che richiede servono. Lavorare informati” nasce come uno stimolo sempre maggiori competenze professionali e personali per tutte quelle persone che si trovano coinvolte nel è fondamentale creare le condizioni perché tutti processo di sostegno alle ragazze e ai ragazzi 14 -18enni, gli adolescenti “e non uno di meno” diventino dei cittadini in quel difficile compito che è costruire un proprio e dei lavoratori consapevoli. Per scelta o per forza. posto nella società; una società che noi adulti stiamo Ma è anche nostra convinzione che ogni intervento pensando e costruendo per loro. debba partire dall’ascolto. Uno stimolo rivolto agli operatori della scuola, Per questo motivo il quaderno offre ampio spazio della formazione professionale, del mondo del lavoro, al punto di vista delle ragazze e dei ragazzi che stanno dei servizi sociali e perché no, anche ai genitori. vivendo questa realtà. Oggi la legge obbliga queste ragazze e questi ragazzi Con tutto ciò, non intendiamo dare delle risposte a studiare o formarsi fino alla maggiore età. alle problematiche che gli operatori si trovano Può essere questo obbligo un valido strumento ad affrontare nel loro lavoro, ma solo degli spunti per dare l’opportunità a tutti di trovare il proprio ruolo, da cui iniziare ed aprire un confronto. da protagonista, nella società del futuro? O è soltanto un’interferenza alla libertà di scelta personale Maurizio Maria Taormina, e familiare? La nostra esperienza di questi anni, assessore Formazione Scuola e Lavoro con le ragazze e i ragazzi che sono usciti dai percorsi scolastici e formativi della provincia di Rimini, ha messo in luce la possibilità di trasformare l’obbligo in una “opportunità”. 4 5 Per scelta o per forza 06 Xxxxxxxxxxxxxx Introduzione > PINOCCHIO E I GENDARMI La legge del diritto/dovere all’istruzione e alla formazione fino al diciottesimo anno di età. I principi, le finalità, i soggetti preposti Il sistema scolastico italiano è stato negli ultimi anni al centro di sostanziali cambiamenti. Uno fra gli altri, l’obbligo di frequenza alle attività di formazione fino a 18 anni, in vigore dall’anno scolastico 2000/2001. La legge nazionale n. 53 del 2003 ha ridefinito ed ampliato l’obbligo formativo (inserito dall’art. 68 della legge 144 del 1999), introducendo il concetto di diritto/dovere alla istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica o di un diploma entro il diciottesimo anno di età. Grazie a questa legge, tutti i giovani vedono assicurato il diritto di usufruire delle opportunità formative, al fine di renderli capaci e consapevoli di definire attivamente il proprio progetto di vita. Il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione inizia a 6 anni. Il primo ciclo di istruzione è costituito dalla scuola 6 primaria (le elementari) e dalla scuola secondaria di primo grado (le medie). Dunque la normativa stabilisce che la durata del primo ciclo di studi sia di otto anni (cinque di elementari e tre di medie), che costituiscono il primo segmento in cui si realizza il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione. Una volta terminato il primo ciclo (scuola media) ogni giovane, in base ai propri interessi e alle proprie capacità, può scegliere se: > proseguire gli studi nella scuola secondaria superiore (scuole superiori statali e paritarie, pareggiate o legalmente riconosciute) > frequentare corsi di formazione professionale (di competenza regionale), dopo i 15 anni > avviarsi all’apprendistato, dopo i 15 anni, dove sono previsti moduli formativi anche in contesto d’aula Ulteriore possibilità per i ragazzi è quella di frequentare percorsi integrati di istruzione 7 e formazione, progettati e realizzati dalle scuole superiori in collaborazione con gli enti di formazione professionale e con soggetti pubblici e privati del mondo del lavoro, in relazione ai fabbisogni formativi indicati dalle Regioni e dagli enti locali delegati. FINALITÀ DELL’OBBLIGO FORMATIVO I profondi cambiamenti della società negli ultimi anni hanno messo in risalto il ruolo della persona intesa come risorsa da potenziare attraverso nuove flessibilità e innovazioni. Le recenti riforme sottolineano infatti l’importanza dell’educazione, rafforzando in particolare il legame tra l’istruzione e la formazione professionale (obiettivi della Commissione Europea). Obiettivo delle normative vigenti è il recupero in ambito formativo dei ragazzi che ne sono fuori, affinché tutti possano conseguire un titolo (qualifica o diploma) spendibile nel mercato del lavoro. L’Italia intende offrire ai giovani questa opportunità Pinocchio e i gendarmi eliminando, o quantomeno riducendo sensibilmente gli abbandoni precoci. Il principio su cui si fondano le leggi partono dal presupposto che l’apprendimento è importante e deve essere fatto per tutto l’arco della vita. Tutto questo allo scopo di raggiungere elevati livelli culturali, sviluppare capacità e competenze generiche o specifiche adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, con riguardo non solo alle dimensioni locali e nazionali, ma anche europee. L’OBBLIGO FORMATIVO E LA SCUOLA Chi sceglie il percorso scolastico prosegue gli studi nella secondaria superiore. Conseguendo un diploma, i ragazzi assolvono contestualmente il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione. Il titolo conseguito permette l’iscrizione ai corsi universitari, ai corsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), ai corsi post-diploma degli istituti superiori. L’OBBLIGO FORMATIVO E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE Per poter accedere alla formazione professionale, il giovane deve avere compiuto 15 anni di età. La formazione professionale è di competenza della Regione e della Provincia che affidano, tramite bandi, l’attivazione di corsi di formazione presso enti di formazione accreditati. La formazione professionale rappresenta un’opportunità per tutti quei giovani che, avendo scelto di non proseguire la scuola, intendono affrontare un percorso di qualificazione professionale. Nei corsi di formazione professionale si integrano le conoscenze scolastiche di base con conoscenze tecnico-pratiche, che permettono di formare figure professionali in grado di inserirsi, attraverso il conseguimento di una qualifica, nel mondo del lavoro. Conseguendo una qualifica professionale, i ragazzi assolvono contestualmente il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione. Per scelta o per forza CICLI DI ASSOLVIMENTO DEL DIRITTO/DOVERE ALL’ISTRUZIONE E ALLA FORMAZIONE Il diritto dovere all’istruzione e formazione si assolve: 1° CICLO scuola d’infanzia + scuola elementare + scuola media > frequentando 12 anni di “scuola” > frequentando 12 anni di attività formatiive (scuola, corsi di formazione, apprendistato) > acquisendo una “qualifica” almeno triennale nel secondo ciclo 2° CICLO dai 14 ai 18 anni SISTEMA DEI LICEI Liceo artistico Liceo classico Liceo economico Liceo linguistico Liceo musicale e coreutica Liceo scientifico Liceo tecnologico Liceo delle scienze umane SISTEMA DELL’ISTRUZIONEFORMAZIONE PROFESSIONALE Istituti professionali Corsi di formazione professionale Percorsi integrati di istruzione e formazione POSSIBILI PASSAGGI ALTERNANZA SCUOLA LAVORO 8 9 APPRENDISTATO QUALIFICANTE (dai 15 anni) Formazione in azienda e in aula (240 ore) POSSIBILI PASSAGGI Per scelta o per forza Pinocchio e i gendarmi L’OBBLIGO FORMATIVO E L’APPRENDISTATO Il contratto di apprendistato consente ai giovani dai 15 ai 18 anni di assolvere il diritto/dovere e di diventare lavoratori qualificati. L’apprendistato, applicabile in quasi tutti i settori lavorativi, è un contratto di lavoro subordinato definito a ‘causa mista’, in quanto comprende, allo stesso tempo, lavoro e formazione (interna all’azienda ed impartita dal tutor aziendale, ed esterna in un contesto d’aula). L’orario e le condizione di lavoro sono previste dalla legge con retribuzione fissata nel contratto collettivo. RUOLO DEI SERVIZI SCOLASTICI E DEI CENTRI PER L’IMPIEGO Per prevenire l’abbandono precoce dagli studi, la normativa prevede il coinvolgimento integrato di diversi attori istituzionali presenti sul territorio, tra cui gli Istituti scolastici e i Servizi per l’impiego. 10 Le scuole hanno l’obbligo di programmare incontri di formazione e orientamento in collaborazione con i servizi di formazione, e di comunicare periodicamente ai servizi per l’impiego i nominative degli allievi iscritti, rilevare le scelte degli alunni soggetti all’obbligo ed eventuali cambiamenti di percorso formativo. A partire dalle informazioni fornite, il Centro per l’impiego definisce la platea dei giovani soggetti all’Obbligo formativo attraverso la costituzione di un’anagrafe regionale. Le anagrafi contengono i dati sui percorsi scolastici, formativi e di apprendistato di ogni studente. Gli operatori del servizio Obbligo formativo del Centro per l’Impiego individuano e successivamente convocano i giovani di età compresa fra i 15 e i 18 anni che hanno comunicato alla scuola l’intenzione di abbandonare, oppure hanno cessato di frequentare le attività previste per l’assolvimento. Attraverso un colloquio di informazione e di orientamento viene ridefinita la scelta di uno dei percorsi di istruzione, formazione e apprendistato con il supporto di azioni mirate di tutoraggio. RESPONSABILITÀ E SANZIONI Con il Decreto Legislativo n. 76/05 del 15 aprile 2005 sono state definite le norme generali sul diritto/dovere all’istruzione e alla formazione, ovvero le linee guida per la realizzazione di piani di intervento per l’orientamento, la prevenzione ed il recupero degli abbandoni, al fine di assicurare la piena realizzazione del diritto/dovere all’istruzione e alla formazione. La normativa delega i soggetti istituzionali che hanno funzione di vigilanza indicando: il comune, il dirigente dell’istituzione scolastica o il responsabile dell’istituzione formativa; la provincia attraverso i servizi per l’impiego in relazione alle funzioni di loro competenza a livello territoriale; 11 i soggetti che assumono con il contratto di apprendistato, nonché il tutor aziendale e i soggetti competenti allo svolgimento delle funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e di lavoro. In caso di mancato adempimento del dovere di istruzione e formazione, la legge stabilisce sanzioni, individuando la responsabilità nei genitori dei minori o in coloro che a qualsiasi titolo ne facciano le veci e che sono dunque tenuti ad iscriverli alle istituzioni scolastiche o formative. Per scelta o per forza 12 Xxxxxxxxxxxxxx Il caso Rimini > IL DIRITTO/DOVERE SECONDO NOI L’approccio del Centro per l’impiego della Provincia di Rimini all’obbligo formativo Il servizio per l’Obbligo Formativo (OF) all’interno del Centro per l’Impiego della Provincia di Rimini è nato, sperimentalmente, nel 2000. All’interno del servizio lavorano quattro operatori con specifica formazione nell’orientamento e nell’obbligo formativo e con una solida esperienza con l’utenza adolescenziale. Date per acquisite le conoscenze giuridico normative e la rete degli attori territoriali in ambito di scuola, formazione e lavoro è infatti fondamentale la capacità di relazione con i giovani e con le famiglie, con i quali porsi come attivatori di opportunità. Compito del servizio è quello di attivare tutte le risorse che possono offrire un contributo per identificare i ragazzi inadempienti o a rischio di abbandono e individuare percorsi personalizzati in grado di favorire il successo formativo di questi giovani. 12 MODALITÀ DI FRUIZIONE La prima attività del servizio riguarda la raccolta dati e la costituzione dell’anagrafe relativa a tutti i soggetti in obbligo formativo. È proprio grazie a questa banca dati che è possibile censire i giovani fuori da percorsi di istruzione e formazione. La banca dati viene aggiornata costantemente con le informazioni che provengono da istituzioni ed enti che a vario titolo si occupano di obbligo formativo. I ragazzi fuori da ogni percorso vengono contattati telefonicamente o con lettera di convocazione. Viene così concordato un appuntamento in presenza dei genitori. Nel colloquio con i ragazzi, la presenza dei genitori è sempre sollecitata sia perché si tratta di utenti minorenni, sia perché ritenuta fondamentale per la condivisione e il buon esito del progetto professionale. Solitamente il primo incontro è un colloquio informativo sulla normativa che regolamenta l’obbligo formativo, sulle 13 finalità e modalità di fruizione del servizio OF, sui percorsi dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro in apprendistato nel territorio provinciale. Al termine del colloquio si definisce con il giovane il percorso da seguire. In particolari condizioni di indecisione si procede invece a un percorso orientativo che comporta ulteriori colloqui in grado di effettuare un’analisi più approfondita: > per ricostruire il percorso scolastico e/o lavorativo pregresso > per conoscere la storia familiare e personale del ragazzo > per valutare eventuali punti di riferimento e di sostegno > per analizzare le aspettative, le motivazioni e gli interessi professionali > per individuare e valorizzare le competenze già acquisite con l’obiettivo di definire insieme un percorso formativo o lavorativo personalizzato e le relative azioni per attuarlo Per scelta o per forza Il diritto/dovere secondo noi L’APPROCCIO CON L’UTENZA In tutte le attività del servizio non si può mai prescindere dal fatto che gli utenti sono adolescenti, e spesso si propongono con atteggiamento di sfida, mostrando tutti quei tratti ’limite’ che caratterizzano questa delicata fase dell’età evolutiva. Dunque il primo obiettivo da raggiungere è quello di instaurare una relazione di fiducia, fondamentale per il successo di qualsiasi progetto formativo. È molto importante parlare ai ragazzi con un linguaggio il più possibile vicino ai loro interessi e curiosità, cercando di ascoltarli e di comprenderli, al fine di aprire ‘varchi mentali’ che possano agevolare la loro disponibilità a farsi seguire. Infatti l’attività deli tutor dell’obbligo formativo non si esaurisce quando il giovane ha individuato il proprio percorso. Una volta scelta la strada il tutor di riferimento accompagna il giovane per sostenerlo fino a percorso ultimato. In particolare, il compito del tutor prevede: 14 > colloqui informativi ed orientativi > azioni di sostegno e monitoraggio del percorso formativo intrapreso (formazione, apprendistato) > incroci trimestrali con l’anagrafe dei lavoratori per verificare i nuovi avviamenti al lavoro > azioni di accompagnamento ed inserimento lavorativo (sostegno ai giovani nella ricerca occupazionale, inserimento nelle banche dati incrocio domanda/offerta di lavoro presenti presso il Centro per l’impiego; stipula del patto di servizio; azioni relative alla ricerca attiva del lavoro; ricerca informazioni e verifica delle offerte lavorative; compilazione del curriculum vitae e della lettera di autocandidatura; simulazione del colloquio di lavoro) > azioni di accompagnamento per progetti di tirocini orientativi/formativi tramite stage aziendali > accompagnamento agli altri servizi presenti all’interno del Centro per l’Impiego (ufficio anagrafe per l’iscrizione al collocamento; ufficio di preselezione per l’inserimento del CV nella banca dati incrocio domanda/offerta di lavoro; ufficio tirocini per la ricerca aziendale di uno stage) > accompagnamento ad altri servizi presenti sul territorio ed esterni al Centro per l’Impiego (enti di formazione, scuole, centri giovani dove si svolgono attività di socializzazione e corsi di alfabetizzazione e recupero scolastico) Nel complesso, l’attività di tutoraggio e monitoraggio degli operatori consente di intervenire precocemente ogni qualvolta il percorso formativo e/o lavorativo scelto dal giovane è a rischio di abbandono. In questi casi viene ricontattato il ragazzo per un incontro di verifica, si effettua un confronto con le strutture formative coinvolte (scuole, enti di formazione professionale e aziende), e se necessario 15 si riprende un percorso orientativo con il giovane per ridefinire gli obiettivi e il progetto personale. Anche se il servizio propone azioni standard (informazioni, orientamento, accompagnamento, tutoraggio), è vero altresì che ogni intervento è necessariamente diverso nel rispetto dell’individualità di ogni adolescente. Da qui la necessità di personalizzare i percorsi, soprattutto nei confronti dei giovani in particolari condizioni di disagio: > giovani che hanno vissuto ripetuti fallimenti nei percorsi intrapresi > giovani con storie familiari difficili che portano, spesso, ad una forte demotivazione all’impegno > giovani che arrivano con fatica e il più delle volte con delle bocciature a conseguire la licenza media inferiore e che, spesso costretti dalla famiglia, intraprendono una scuola superiore o un corso di formazione professionale Per scelta o per forza Il diritto/dovere secondo noi > giovani che, in corso d’anno, abbandonano il sistema scolastico e/o formativo senza alcuna ipotesi di successivi impegni > giovani affidati ai Servizi sociali > giovani stranieri > nomadi, giostrai e rom OFFRIRE UN DIRITTO, CONSENTIRE UNA LIBERTÀ FILOSOFIA DEL SERVIZIO Da quanto detto emerge che è sostanziale realizzare attività mirate e personalizzate. A differenza di altre realtà, all’interno del Servizio OF c’è un’unica ‘presa in carico’ del giovane. È infatti importante che il ragazzo abbia un solo riferimento chiaro; pertanto qualsiasi minore che entra al Centro per l’Impiego di Rimini viene direttamente dirottato al servizio Obbligo Formativo, dove l’operatore che lo accoglie diventa generalmente il suo tutor personale. La filosofia del servizio è quella di essere 16 sul territorio con lo scopo di cercare di attivare azioni di prevenzione della dispersione scolastica-formativa, piuttosto che limitarsi ad intervenire quando la dispersione è già in atto. Questo fa sì che da anni vengono svolte attività di informazione e promozione del servizio rivolte alle famiglie, ai giovani in obbligo formativo, alle scuole medie inferiori e superiori dove i ragazzi, i genitori e sempre più spesso gli insegnanti possono confrontarsi con operatori esperti di orientamento e tematiche adolescenziali. La promozione del servizio sul territorio ha inoltre portato ad incrementare sensibilmente la collaborazione con gli interlocutori istituzionali dell’obbligo formativo che sempre più frequentemente chiedono al nostro servizio di programmare interventi specifici per i giovani che si trovano in situazioni critiche e a rischio di abbandono all’interno del contesto che stanno frequentando. Sono sempre più frequenti anche i primi colloqui presso i servizi sociosanitari con giovani che hanno già abbandonato (o stanno pensando di farlo) uno dei tre canali previsti per l’assolvimento dell’obbligo formativo. In questi casi è stato riscontrato positivamente dai minori e dalle famiglie l’importanza del nostro ruolo e la specificità del nostro compito, senza che ci percepiscano come figura di controllo o punitiva. Rispetto alle indicazioni relative alla modalità di assolvimento della legge da parte dei ragazzi, l’approccio che abbiamo voluto dare e il messaggio che continuiamo a trasmettere ai ragazzi, è quello di una lettura trasversale e più profonda: non è solamente quello dell’obbligo di assolvimento di una legge, ma è innanzitutto un’opportunità in più per aumentare le competenze, le capacità, le conoscenze per arrivare più preparati alla professione che intendono svolgere. 17 A questo proposito il servizio cerca di porsi come uno spazio di ascolto e comprensione in cui i giovani incontrano operatori che li riconoscono innanzitutto come persone con proprie potenzialità e specificità. Riteniamo che questo possa essere il punto di partenza per iniziare una nuova forma di dialogo con loro, e per offrire in modo concreto nuove strategie per fronteggiare le difficoltà. Il senso del lavoro con i giovani in obbligo formativo pensiamo che debba ottemperare a due esigenze: dare un diritto ma consentire sempre una libertà. 18 Per scelta o per forza Dati e statistiche > I NUMERI DELL’OBBLIGO FORMATIVO LA BANCA DATI PER L’OBBLIGO FORMATIVO AD USO DEL CENTRO PER L’IMPIEGO In attuazione all’art. 68 delle Legge 144 del 17 Maggio 1999, i Centri per l’impiego della Provincia di Rimini già dal 2000 hanno predisposto una banca dati che contiene i dati relativi a tutti i ragazzi in obbligo formativo (14/18 anni di età). La banca dati predisposta e aggiornata dagli operatori del servizio non contiene solo i dati provenienti dalla anagrafe regionale per l’obbligo formativo (che contiene le anagrafi scolastiche) relativa alla comunicazioni periodiche previste dalla normativa, ma nel corso degli anni è stata arricchita di altre informazioni, formali ed informali, provenienti da fonti diverse. Le informazioni che provengono dalle anagrafi scolastiche già dall’inizio della sperimentazione del servizio si sono dimostrate insufficienti 18 per attuare un programma efficace di prevenzione e riduzione della dispersione formativa sul territorio provinciale. Nella pratica quotidiana di questo servizio si sono potuti constatare i limiti di un’anagrafe così strutturata: modo molto diverso a seconda delle scuole di appartenenza. In alcuni istituti era stato l’esito di un percorso di orientamento svolto con gli alunni; in altri era una rilevazione molto rapida svolta nelle classi; in altre era solo una procedura burocratica/amministrativa > eterogeneità dei dati > lentezza dei flussi informativi spesso i dati provenienti dalle scuole sono rilevati in modo diverso. Ad esempio dalle comunicazioni provenienti dagli istituti scolastici è possibile conoscere in quale canale gli studenti pensano di proseguire l’assolvimento dell’obbligo formativo a partire dall’anno successivo rispetto a quello in corso. Ma poi nella presa in carico dei ragazzi che avevano espresso l’intenzione di uscire dal sistema scolastico (formazione professionale o apprendistato) o che non avevano indicato alcuna scelta (scelta non espressa) è apparso evidente come questa variabile sia stata interpretata in i flussi delle informazioni sono spesso incompatibili con la presa in carico tempestiva del ragazzo che ha già attuato una scelta o non scelta verso la dispersione formativa. I dati infatti devono essere inviati dalle singole scuole, integrati tra loro, rinviati alle singole province e poi utilizzati dal servizio. Questi passaggi richiedono un tempo (alcuni mesi) che spesso non permette di intervenire prima che il disagio, causa della dispersione, si sia cronicizzato 19 > incompletezza dei dati La dispersione a volte ha origini Per scelta o per forza I numeri dell’obbligo formativo diverse, nasce da situazioni di recente immigrazione, di persone domiciliate in provincia e non presenti negli archivi delle scuole provinciali, da persone che sfuggono a tutte le anagrafi istituzionali (nomadi, giostrai, ecc.) Concretamente la banca dati ad uso del Centro per l’Impiego contiene una serie di informazioni quantitative ma spesso anche qualitative provenienti da queste fonti: trasferimenti e ritiri provenienti dalle scuole della provincia che informano il servizio OF degli eventuali cambiamenti nelle modalità di assolvimento da parte dei ragazzi che interrompono il loro percorso scolastico. Le informazioni provengono dalle segreterie delle scuole tramite comunicazioni ufficiali, e dalle verifiche che gli operatori dello sportello di orientamento svolgono periodicamente con il personale amministrativo della scuola stessa > anagrafe scolastica regionale che come previsto dalla normativa, due volte l’anno fornisce i nominativi dei ragazzi che frequentano le scuole della provincia di Rimini e in generale delle scuole della regione Emilia Romagna. L’anagrafe scolastica fornisce i dati anagrafici dei ragazzi (data e luogo di nascita, sesso, codice fiscale, residenza, numero di telefono), la scuola frequentata e l’opzione di assolvimento per l’obbligo formativo. Le comunicazioni dei 20 > enti di formazione della provincia gli enti di formazione della provincia che organizzano corsi per l’assolvimento OF (Enaip, Ial, Osfin, Ecipar, Irfa) hanno contatti frequenti con gli operatori del servizio OF. Le segreterie degli enti comunicano periodicamente tutti i nominativi dei ragazzi iscritti o che hanno espresso la volontà di iscriversi, gli esiti dell’anno formativo (ammissione al secondo anno o rilascio qualifica) ed eventuali iscrizioni o abbandoni in itinere. Sono inoltre previsti incontri periodici con cadenza mensile tra coordinatore, tutor d’aula dei corsi ed il tutor del servizio OF al fine di monitorare il percorso formativo del ragazzo. Vengono riportate nella banca dati eventuali difficoltà formative, frequenze irregolari al corso, servizi attivati a sostegno del ragazzo e della famiglia, ecc. Sono inoltre previste modalità di contatto con gli enti che svolgono le attività formative d’aula previste dal contratto di apprendistato. Le informazioni raccolte riguardano l’avvio delle attività formative, l’interruzione del rapporto di apprendistato (comunicazione a volte più tempestiva rispetto a quella riportata nell’anagrafe dei lavoratori) e in casi particolari eventuali servizi offerti all’apprendista (informazioni personalizzate, orientamento, ecc.) 21 > anagrafi comunali i nominativi provenienti dalle anagrafi scolastiche vengono incrociati con le anagrafi di tutti i comuni della provincia. Le anagrafi comunali forniscono i dati anagrafici dei ragazzi (nome, luogo e data di nascita, residenza, codice fiscale, sesso, nazionalità, eventuale data di immigrazione nel comune, ecc.). Inoltre nelle anagrafi comunali sono presenti diverse centinaia di nominativi non presenti nelle anagrafi scolastiche. È proprio su questi nominativi che poi si concentrano le attività di verifica svolte dai tutor del servizio > Prolabor, anagrafe dei lavoratori ad uso dei Centri per l’impiego l’anagrafe dei lavoratori permette di verificare gli eventuali avviamenti tramite il contratto di apprendistato (data assunzione, qualifica, durata, cessazione, ecc.), o con altre tipologie contrattuali (rare, ma a volte presenti). Vengono Per scelta o per forza I numeri dell’obbligo formativo registrati nella banca dati del servizio anche eventuali lavori estivi svolti dai ragazzi. L’anagrafe dei lavoratori in alcuni casi si è dimostrata uno strumento utile per risalire all’effettivo indirizzo di domicilio del ragazzo e al suo numero di telefono, diversi da quelli già forniti dalle scuole. Inoltre durante l’estrazione dei dati relativi ai ragazzi che hanno avviato un contratto di apprendistato presso aziende locali emerge un numero significativo di soggetti che non sono presenti né nelle anagrafi scolastiche né in quelle comunali, ma che verosimilmente sono domiciliati presso la nostra provincia del pendolarismo è molto meno evidente (si parla di pochi ragazzi). La banca dati viene aggiornata con le comunicazione che periodicamente vengono richieste alle singole scuole ed enti di formazione ubicati fuori provincia > presentazione spontanea ai servizi per il lavoro nella banca dati vengono inseriti i dati anagrafici relativi ai ragazzi che si sono presentati spontaneamente ai servizi per il lavoro e che a volte non erano già presenti nella banca dati > attività di verifica svolte dal servizio OF > comunicazioni delle scuole e degli enti di formazione di altre province e regioni alcuni ragazzi della nostra provincia frequentano scuole di altre province, e spesso di altre regioni (soprattutto della provincia di Pesaro). Stessa situazione per gli enti di formazione, dove però il fenomeno 22 I tutor verificano la modalità di assolvimento dell’obbligo formativo dei ragazzi che non risultano essere inseriti in una dei tre canali previsti per l’assolvimento. La verifica avviene tramite lettera inviata all’indirizzo di residenza e rivolta ai genitori, o tramite telefonata. Attraverso la richiesta, si invitano i genitori a dichiarare in quale canale il figlio sta assolvendo l’obbligo formativo. Tutte le informazioni, anche quelle con esito negativo (lettera ritornata al mittente, numeri di telefono disattivati, ecc.) vengono registrate nella banca dati del servizio. Nella banca dati vengono registrate per ogni ragazzo le modalità di tutoraggio e di assolvimento OF che comprendono: il nome del tutor che ha in carico il ragazzo, la modalità di assolvimento o non assolvimento (tirocinio, corsi non riconosciuti, altra tipologia contrattuale, ecc.) e relativa fonte di informazione, la scuola, ente di formazione, azienda in cui è inserito) > monitoraggio delle azioni del servizio OF all’interno della banca dati sono rilevati il numero dei colloqui svolti dai tutor (compresi i colloqui a cui i ragazzi non si è presentato), le modalità di coinvolgimento della famiglia, le telefonate effettuate, i servizi offerti, i rinvii e tutte le informazioni 23 utili per comprendere meglio il percorso intrapreso all’interno della presa in carico del servizio. L’elaborazione dei dati permette inoltre di ottenere un costante controllo dei volumi di lavoro del servizio > attività degli sportelli di orientamento scolastico queste attività di sportello, presenti in alcune scuole superiori vengono riportate nella banca dati, annotando il motivo della presa in carico, le attività svolte e i rinvii effettuati > informazioni da altri servizi vengono inserite nella banca dati le annotazioni dei ragazzi seguiti anche da altri servizi. Spesso sono i servizi sociali per la tutela minori, ma anche servizi offerti da enti di formazione con progetti che vanno ad agire su questa fascia d’età. Nella banca dati viene annotato il nome dell’operatore di riferimento e i servizi di cui sta usufruendo Per scelta o per forza I numeri dell’obbligo formativo DATI QUANTITATIVI SULL’OBBLIGO FORMATIVO IN PROVINCIA DI RIMINI Le informazioni contenute nella banca dati del servizio sono aggiornate costantemente e permettono di avere una fotografia, il più vicino possibile alla realtà, di come i ragazzi della provincia di Rimini assolvono o non assolvono l’obbligo formativo. Al 30 giugno 2005 erano presenti nella baca dati OF del Centro per l’impiego 10.214 nominativi di giovani residenti o domiciliati in provincia di Rimini. I giovani risultavano assolvere l’obbligo formativo all’interno dei diversi canali, secondo la ripartizione in tabella: La scuola è il canale di gran lunga più utilizzato dai ragazzi per assolvere l’obbligo formativo. Le percentuali degli altri canali sono notevolmente più basse, ma comunque significative in termini assoluti (238 ragazzi in formazione professionale e 166 apprendisti). Da sottolineare come la percentuale degli apprendisti aumenta costantemente con l’aumento dell’età fino ad arrivate al 3,7% relativamente ai ragazzi nati nel 1987. Al 30 giugno 2005 erano presenti 237 ragazzi che non stavano assolvendo l’obbligo formativo, quindi fuori dai canali riconosciuti dalla normativa. Su questi ragazzi i tutor concentrano i loro interventi. Gli utenti non reperibili appartengono spesso a famiglie nomadi o sono persone che hanno preso la residenza anagrafica presso il comune, ma che di fatto non hanno il domicilio in provincia. FLUTTUAZIONE DELLE INFORMAZIONI La banca dati è caratterizzata da una forte dinamicità e fluttuazione che fotografa una forte mobilità nei percorsi di apprendimento scelti dai giovani in obbligo formativo. Sono infatti frequenti i passaggi da un canale di assolvimento ad un altro, e si rilevano variazioni all’interno della stessa modalità di assolvimento (es. il cambio di istituto o del corso formativo). Per rendere l’idea dei cambiamenti avvenuti, basti dire che nel primo semestre 2005 si sono registrati 541 passaggi di canale. Nel corso dell’anno precedente (2004) si erano registrati 1660 passaggi, anche se distribuiti in modo disomogeneo durante l’anno. A titolo esemplificativo specifichiamo che i passaggi avvenuti nel primo semestre del 2005 sono così rappresentabili: > 88 ragazzi che hanno interrotto la scuola e sono stati presi in carico dal tutor > 62 che dalla condizione di ‘non Canale di assolvimento dell’obbligo formativo Nati nel 1987 Nati nel 1988 Nati nel 1989 Nati nel 1990 Scuola Totali % 2.079 2.330 2.448 2.580 9.437 92,8% Apprendistato 86 55 25 0 166 1,6% Formazione professionale 77 92 69 0 238 2,3% Altra condizione (1) 84 80 63 10 237 2,3% Residenti non reperibili (2) TOTALE 24 23 21 22 24 90 0,9% 2.349 2.578 2.627 2.614 10.214 100% (1) Il dato comprende i giovani che alla data indicata non risultavano inseriti all’interno dei tre percorsi formativi indicati all’art. 68 della legge 17 Maggio 1999, n. 144 ma che: > sono costantemente seguiti dagli operatori dei Centri per l’Impiego al fine di trovare opportunità formative e/o lavorative più idonee e tali da poter consentire l’assolvimento dell’Obbligo Formativo > attività di tirocinio > risultavano, con i competenti servizi AUSL, inseriti in attività specifiche, non riconducibili immediatamente ai percorsi OF, in quanto trattasi di giovani portatori di handicap o di disagio sociale (2) Il dato comprende i nominativi emersi dal confronto con le anagrafi comunali ma che non sono risultati reperibili per una presa in carico del servizio 25 assolvimento’ sono stati avviati con il contratto di apprendistato, anche se in alcuni casi solo per il lavoro stagionale > 61 che hanno cambiato istituto scolastico > 33 che hanno interrotto il loro contratto di apprendistato e sono in carico al tutor Per scelta o per forza 26 Xxxxxxxxxxxxxx La parola ai ragazzi > FUORI COME VA La scuola, la formazione, l’apprendistato visti da alcuni ragazzi ‘fuori’ dai percorsi dell’obbligo formativo. Nostre interviste Le considerazioni riportate in questo capitolo nascono dall’attività che quotidianamente i tutor svolgono con i ragazzi usciti dai sistemi dell’apprendimento scolastico e professionale. Si tratta di interviste in profondità condotte sul tema dell’obbligo formativo, di cui riportiamo ampi stralci, e di 160 questionari somministrati equamente tra i ragazzi fuori e dentro i percorsi di assolvimento dell’obbligo formativo che si sono presentati al servizio da ottobre 2004 a febbraio 2005. PREMESSA Dopo sei anni di esperienza del servizio Obbligo Formativo dei Centri per l’impiego della provincia di Rimini è nata l’esigenza di riflettere sulle conoscenze acquisite rispetto al mondo degli adolescenti estranei ai circuiti formativi tradizionali. Dalla nostra indagine emerge che la ‘non scelta’ di formazione, la temporanea 26 o permanente uscita da ogni sistema di apprendimento, in realtà costituisce la punta di un iceberg emotivo, personale, familiare, sociale che non conosciamo, che non sempre viene letto e raccontato. Le domande che ci poniamo sono: come questi fattori concorrono o meno all’essere fuori dai circuiti formativi? Quali sono i modi peculiari con cui i ragazzi ‘stanno fuori’; come lo esprimono, come lo rappresentano e lo giustificano? C’è una cultura di appartenenza che supporti tali comportamenti sociali? Attraverso quali percorsi l’uscita si matura, si consuma, si celebra, si rafforza, si mantiene, si rinnega? Ci sono delle ‘differenze ricorrenti’ tra i diversi soggetti che stanno fuori? Che idea si sono fatti di questo sistema scuola/formazione, e di noi operatori? Come vivono una legge che li ‘obbliga’ ad investire in studio e formazione? Cosa pensano invece dei coetanei che sono ‘dentro’? Quale idea del mondo del lavoro, della formazione 27 hanno? Come vedono il loro futuro? Beh, davvero tante belle domande che forse non trovano risposte esaurienti, ma che comunque possono essere d’aiuto a quanti operano per consegnare loro un progetto professionale, di inserimento lavorativo, se non addirittura - in alcuni casi - di vita. CHI SONO I RAGAZZI ‘FUORI’ I ragazzi fuori sono quelli usciti dai percorsi di studio e formazione e che, almeno per il momento, non hanno intenzione di rientrarvi. A loro però associamo anche i ragazzi che vogliono lavorare, quelli che hanno ‘fallito’ a scuola, che non ce l’hanno fatta o comunque che non se la potevano permettere. Quanti scelgono di intraprendere un lavoro durante l’obbligo formativo ormai si sentono estranei al sistema: ‘anomali’ rispetto al percorso delineato per loro. Chi sceglie di frequentare un corso di formazione Per scelta o per forza Fuori come va professionale si sente ancora dentro il sistema (è un po’ come andare a scuola), ma la scelta del lavoro è un’altra cosa, significa anticipare i tempi, significa diventare più autonomi, più grandi. Coloro che escono dai canali dell’istruzione e della formazione sono prevalentemente maschi e rappresentano da soli circa i due terzi del campione. Oltre il 70% dei ragazzi fuoriesce dai percorsi quando ha già compiuto 16 anni. Infatti anche se i segnali di disagio e predittivi dell’abbandono iniziano negli anni precedenti (scuola media e primo anno di superiore), tendono di fatto ad uscire dopo aver iniziato un percorso scolastico/ formativo. Significativa è la presenza di ragazzi extracomunitari che ormai ha raggiunto il 16% dell’utenza del servizio. Sappiamo bene come questa sia un tipo di utenza particolarmente vulnerabile rispetto alla dispersione formativa. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono quelle albanese, 28 marocchina e cinese. Spesso, all’interno del nucleo familiare, è assente almeno un genitore e questo per ragioni che non sempre sono state indagate (genitori separati, deceduto, detenuto, ecc.). Nel 29% dei casi era il padre a non essere presente nel nucleo; nel 6% era la madre (percentuali significativamente superiori a quelle dei ragazzi inseriti in contesti scolastici). Questo sembra indicarci come l’assenza di una delle due figure genitoriali dal nucleo familiare possa essere un fattore di condizionamento o di minore tutela rispetto alla dispersione formativa. Il titolo di studio posseduto della madre di questi ragazzi è spesso limitato alla licenza media, e nel 17% dei casi la madre possiede la sola licenza elementare o nessun titolo di studio. Solo il 32% dei casi aveva un titolo di studio successivo alla licenza media (qualifica professionale, diploma, laurea). Il titolo di studio del padre invece non sembrava differenziarsi da quello dei ragazzi inseriti in un percorso scolastico. COME HANNO VISSUTO IL RAPPORTO CON LA SCUOLA La nostra esperienza e le risposte ai questionari confermano che il percorso scolastico dal quale i ragazzi escono è costellato di segnali di disagio già dalle scuole medie. Il 29% dei ‘fuoriusciti’ ammette di aver pensato di abbandonare gli studi già dalle scuole medie, e il 46% aveva avuto almeno una bocciatura e/o un provvedimento disciplinare prima della licenza media. La maggior parte dei ragazzi (il 72%) ha conseguito la licenza media con il voto di sufficiente. Se da un lato questi ragazzi hanno avuto un rapporto problematico con la scuola media (bocciature, provvedimenti disciplinari, basso rendimento scolastico), non sembrano così critici nel giudicare i loro insegnanti delle medie. Solo il 22% sostiene infatti di non aver avuto 29 un buon rapporto con loro, e questo è avvenuto soprattutto tra chi ha avuto dei provvedimenti disciplinari. Inoltre, la maggior parte di loro sostiene di essere stato incoraggiato dagli insegnanti a proseguire gli studi o la formazione dopo l’esame di licenza. Il rapporto con gli insegnanti delle superiori, per chi ne ha frequentato almeno il primo anno, risulta invece molto più critico: il 46% dei ragazzi sostiene di non aver avuto un buon rapporto, e nel 38% di casi non hanno mai parlato con gli insegnanti della loro decisione di abbandonare gli studi. La rappresentazione del sistema scuola da parte di questi ragazzi è molto simile a quelli che proseguono nel loro percorso scolastico. Il ‘valore’ attribuito alla scuola pare quindi essere trasversale ed indipendente da quello che è stato poi il reale percorso di studi, accidentato o meno, che il ragazzo ha intrapreso. Quasi tutti ammettono infatti che il titolo di studio è importante per cercare Per scelta o per forza Fuori come va lavoro e che non possedere il famoso ‘pezzo di carta’ possa in qualche modo togliergli qualche possibilità in futuro. Questo concetto è molto radicato in tutti ragazzi sia a scuola, sia in formazione professionale, sia fuori da ogni canale di assolvimento. Maggiori elementi di critica riguardano invece l’effettiva utilità dell’insegnamento impartito a scuola, ritenuto ‘poco pratico’. Per il 65% dei ragazzi si impara di più e meglio dall’esperienza di tutti i giorni piuttosto che tra i banchi di scuola. In grande maggioranza (oltre il 70%) reputa invece il contesto scolastico il luogo migliore per socializzare con i propri coetanei. I ragazzi usciti dalla scuola sottolineano infatti come la loro scelta di abbandonare gli studi abbia avuto come conseguenza più negativa quella di aver perso contatto con i propri amici, o comunque di non essere più in un ambiente dove è possibile stabilire relazione con il gruppo, idealizzando 30 in modo ‘nostalgico’ la scuola come ambiente di socializzazione. Il contesto scolastico viene altresì vissuto come potenzialmente conflittuale (verso i professori, i compagni, l’istituzione scuola in generale) dalla metà dei ragazzi intervistati. FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE IN UNA OFFICINA MECCANICA . . . Pensi che la tua scelta di lasciare la scuola possa toglierti qualcosa in futuro? Sicuramente, andando avanti, ci saranno... se devo passare da un livello all’altro, dovrò fare anche una scuola serale, prendere un diploma. Hai preso in considerazione la possibilità di continuare a studiare? Si, perché comunque un pezzo di carta mi serve. Ma, oltre al pezzo di carta, pensi che le conoscenze e le competenze che puoi acquisire con lo studio possano darti qualcosa in più rispetto al tirocinio che stai facendo? Qualcosina di teorico serve sempre. Per l’esperienza che hai avuto a scuola, trovi che le cose studiate ti siano servite? Con quello che ho fatto io a scuola e quello che sto facendo adesso, non centra niente. Neppure le cose più generali? Qualcosa si, la cultura diciamo, ad esempio il rispetto che si deve tenere con i professori, il comportamento è lo stesso che si deve avere nel lavoro. L’interesse per i motori lo avevi già quando frequentavi la scuola? No, l’ho scoperto dopo. In quel periodo avevi un’idea di come utilizzare gli studi che stavi facendo? No. La mia idea era ‘ora studiamo poi vediamo’. Pensi che possa essere utile pensare a dei percorsi lavorativi durante la scuola? Si, secondo me si. FRANCESCA,15 ANNI, CERCA LAVORO . . . Hai dei fratelli? 31 Si, uno. Più grande o più piccolo? Più piccolo, fa le elementari. E tu cosa gli dici? Che deve studiare. Perché lui si e te no? È per lui. Certe volte non vuole andare a scuola e non vuole studiare. Pensi che ti veda come un modello? No, lui deve studiare... deve studiare. Anche se non gli va? Che cosa ha di diverso da te per cui lui deve studiare? . . . (silenzio) Pensi che sia importante studiare? Si. Cosa pensi dei tuoi compagni che hanno continuato la scuola? Che hanno la volontà di studiare. ERALD, 17 ANNI, ALBANESE, CERCA LAVORO . . . Quando hai lasciato la scuola? Quest’anno, quando è finita la scuola. Quindi l’anno scorso hai frequentato Per scelta o per forza Fuori come va la scuola? Si, andavo a scuola ma non è che andavo tanto bene, facevo troppi casini. Perché? Non mi interessava, non compravo neppure i libri, ho fatto un anno senza libri. Poi sono stato bocciato. Ho detto, ci provo un altro anno, mi trovo meglio ma non è che mi sono trovato bene-bene, c’era il preside che mi rompeva sempre, mi rompeva, mi diceva fammi vedere la cartella cosa c’è dentro, cosa te ne frega a te. Poi dopo un po’ di tempo, non comprando i libri... mia mamma mi diceva ti compro i libri ma io non avevo voglia quindi non li ho comprati. Pensi che la scuola sia utile? Come l’ho vissuta io non serve un gran che, però la scuola è utile perché dopo trovi un lavoro, perché alla fine ti da un foglio e io non ho niente. Quello che si impara a scuola è importante per la vita? No, per me, no. Poi impari anche ad essere 32 educato, ma per me è più importante il foglio che ti danno alla fine, perché con quel foglio puoi trovare un lavoro e senza quel foglio, dove vai, non puoi trovare niente. Però tutti mi hanno detto, vai a scuola che è meglio, però io per quello che ho vissuto a scuola non mi interessa più la scuola, non voglio più parlare di scuola, per i miei genitori che si preoccupavano di me. Io andavo a scuola la mattina poi alle nove li chiamavano per dire ‘vieni a prendere tuo figlio perché ha fatto dei casini’: poi alla fine mi sono incazzato col preside perché mi ha chiamato maleducato. A me la cosa più che odio uno che mi chiama maleducato che manco mi conosce, e io c’ho detto stai attento a come parli perché se no io ti faccio quello che nessuno ti ha fatto, io non ho voglia di studiare, non sono maleducato. Poi mi ha cacciato da scuola che sono un delinquente. Se tu avessi un amico più giovane che vuole lasciare la scuola cosa gli diresti? Gli do l’esempio giusto, non fare così! Ti servirà un giorno, la scuola serve sempre. Vedi io ora non posso recuperare più. Perché non puoi recuperare? Perché non cambi scuola? E come faccio, che poi sono tutti bambini, come faccio, sono troppo grande, tra poco ho diciotto anni. SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA . . . Oggi stai lavorando, ma che rapporto hai avuto con la scuola? Molto negativo. A parte che non mi andava anche a me però non è che mi attirava molto la scuola, perché molte insegnanti non hanno il metodo giusto di insegnare. Quindi, non riuscivano ad invogliarmi a studiare. A me piaceva studiare e avevo anche ottimi voti. Che scuola hai fatto? Ho fatto il professionale, economia aziendale. 33 Alle scuole medie avevi qualche difficoltà? No, andava bene. Gli insegnanti sempre nella loro posizione di insegnante, non è che magari cercavano di aiutare i ragazzi, con quelli bravi-bravi si, ma con quelli meno bravi no. Invece di cercare di aiutarli per aumentare la media dicevano ai ragazzi,’se non studi sono affari tuoi’ capito . . . è per te che studi non per gli altri, questo è giusto, ma se ti impegni a studiare è per te non per gli altri, però dai . . . non è così che si fa. Cosa succede a scuola? Ci sono dei ragazzi che sono più bravi, e meno bravi. Non è che si impegnano di più con i meno bravi per loro sono indietro e non pensano di doverlo aiutare perché lui è indietro, mentre l’altro ragazzo va già su un piano giusto. No, pensano di insegnare bene a tutti i ragazzi, mentre c’è chi comprende di meno e non riesce a capire una cosa, e se gli chiedono di rispiegarla dopo si scocciano. Per scelta o per forza Fuori come va Dicono di farsela spiegare da un compagno, così . . . La scelta della scuola superiore per i ragazzi che successivamente sono usciti dai percorsi scolastici/formativi ha diverse motivazioni, ma quasi tutti la raccontano come una scelta ‘superficiale’ o comunque fatta ad una età in cui non hanno ancora maturato una consapevolezza dei loro interessi. I consigli degli insegnanti delle medie sono in genere ascoltati (ma non sempre poi attuati). Sembra che sia dettato più dal rendimento scolastico che dagli interessi reali del ragazzo. Il consiglio orientativo dato in terza media viene visto più come un giudizio che come un sostegno alla scelta: ‘visto che sei bravo puoi fare il liceo’ ‘visto che non sei bravo puoi fare solo una scuola professionale’. La variabile tenuta in maggior considerazione da questi ragazzi sembra invece essere ‘la voglia di studiare’. Questa variabile ai loro occhi 34 è immodificabile (o c’è o non c’è); è assoluta ed indipendente da tutte le diverse forme di apprendimento (di tipo teorico e pratico). Scelgono quindi la scuola che nelle loro rappresentazione è più compatibile con la voglia o non voglia di studiare. Difficilmente ammettono di essere stati condizionati dalla famiglia o dagli amici, si assumono loro stessi la responsabilità di una scelta che poi si è dimostrata sbagliata. FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE IN UNA OFFICINA MECCANICA . . . Secondo te come si potrebbero aiutare i ragazzi che arrivano alla terza media oppure al biennio? Cercando di fargli capire i loro interessi, quello che . . . non tanto quello in cui è portato, quanto i suoi interessi, diciamo. Secondo te un ragazzo fa fatica a capire da solo quale scelta fare? Si, in terza media, si. Non ne sai niente, secondo me, cioè almeno nel mio caso non . . . io sono andato male perché c’era quella scuola lì . . . Io sono andato male non perché non mi avevano detto in che cosa consisteva, ma sono stato superficiale nella scelta. La tua famiglia, i tuoi amici hanno condizionato le tua scelta? No, è dipeso tutto da me. Chi ti ha aiutato a scegliere? I miei genitori e il mio miglior amico, e basta. Ma sono io che decido. Gli altri mi danno la loro opinione ma poi sono io che decido, sin dalla scuola media. Pensi che sia giusto rispettare la scelta di smettere di studiare oppure è meglio insistere e magari obbligare a studiare? Se è una scelta vera, in fin dei conti non si può obbligare qualcuno. Ma le scelte dei ragazzi sono consapevoli? Dipende a che età la fanno, insomma . . . cioè magari alle medie è presto. 35 ERALD, 17 ANNI, ALBANESE, CERCA LAVORO . . . Che scuola hai frequentato? L’Alberti. Quale indirizzo? Io facevo l’elettricista. Come è nata la scelta di fare l’elettricista? No, perché, giù a Bari facevo l’elettricista, poi quando mi sono trasferito qua . . . le scuole medie le ho fatte giù a Bari, come le elementari . . . dopo le medie ho iniziato a fare due settimane di scuola da elettricista, lì c’avevo voglia, li c’era la scuola, ma poi dopo un po’ di tempo mi sono trasferito qua, con mia mamma, sono andato al centro Zavatta a provare, poi mi hanno detto che dovevo avere 9 anni di scuola e non potevo. Mi hanno detto che dovevo andare a scuola, ho trovato un mio amico, ho parlato e mi ha dato un po’ di consigli, così ho iniziato la scuola ma ho trovato gli amici e abbiamo iniziato a fare le cose, Per scelta o per forza Fuori come va facevo puffi e . . . Come è nata l’idea di scegliere quella scuola? Nasce perché avevo voglia di andare a scuola, perché mi piace andare a scuola, però non c’avevo voglia di studiare non avevo voglia di fare proprio niente, c’andavo perché avevo gli amici, andavamo in giro e all’inizio dell’estate tutti al mare, a scuola mi trovavo bene . . . SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA . . . Come mai la scelta di iscriverti all’istituto professionale? Gli insegnanti mi hanno consigliato solo scuole professionali e non un liceo perché dicevano che non era nelle mie possibilità. Tu come la pensi? Io penso, bho! intanto ero brava, quindi sarei potuta andare anche a un liceo, però dai, non c’era più tanta voglia... Non avevi tanta voglia di impegnarti nello studio? Si. 36 COSA PENSANO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE In generale, la formazione professionale è il canale meno conosciuto dai ragazzi. Il 18% la ignora, diversi la confondono con altri percorsi di studi (istruzione professionale, corsi di alfabetizzazione informatica, ecc). I ragazzi che la conoscono sono concordi sul fatto che prepari più velocemente al lavoro rispetto alla scuola; ne riconoscono la capacità di trasmettere competenze specifiche per il mondo del lavoro, ma sono critici rispetto alla qualità dei contenuti delle lezioni impartite. Circa la metà di loro pensa infatti che il programma di studio sia troppo riduttivo e che contemporaneamente la qualità delle lezioni sia migliore a scuola. Anche in questo caso la rappresentazione fornita dai ragazzi fuori dai canali di assolvimento è molto simile a quella fornita da chi è in un contesto scolastico. Quasi la metà del campione pensa che nella formazione professionale ci siano meno difficoltà di rapporto con i docenti rispetto alla scuola. Questa percentuale è sensibilmente superiore nei ragazzi che frequentano o hanno frequentato corsi di formazione professionale. COME VEDONO L’APPRENDISTATO E IL MONDO DEL LAVORO Agli occhi dei ragazzi l’apprendistato non è visto come una modalità diversa di apprendimento, un modo diverso ma paritetico di assolvere l’obbligo formativo. Viene soprattutto considerato come ‘lavoro’, quindi ‘guadagno’ mettendo completamente in secondo piano l’aspetto formativo di questo canale. La caratteristica saliente dell’apprendistato non è la tipologia contrattuale (a causa mista, la presenza di un tutor aziendale, la formazione in aula), ma il fatto che con l’apprendistato si entra nel mondo del lavoro. Lavorare con altro tipo di contratto sarebbe per loro la stessa cosa; anzi, 37 in molte situazioni, sarebbe preferibile in quanto non è prevista la formazione in aula che ricorda l’immagine della scuola. Spesso non conoscono neppure l’inquadramento con cui sono assunti, la durata del contratto, il tempo necessario per conseguire la qualifica. In numerosi casi, i ragazzi che escono dai canali di assolvimento hanno già lavorato per brevi periodi, soprattutto per lavori estivi. Altre volte durante i colloqui ammettono che stanno ‘in qualche modo’ già lavorando, magari nell’azienda di famiglia, o aiutando nel lavoro un amico/ parente. Hanno quindi già avuto un primo approccio con il mondo del lavoro, anche se ne sono stati ai margini, lo hanno subito, e l’esperienza lavorativa svolta non rientrava nel loro progetto professionale. Mentre cercano lavoro non si preoccupano in modo eccessivo dell’importo dello stipendio; l’importante è trovare un lavoro. Si dicono disponibili per tutti i lavori, purché avviarlo subito. Al contrario, Per scelta o per forza Fuori come va mentre svolgono a tutti gli effetti un lavoro, ‘stipendio e condizioni’ diventano centrali tanto che, nel caso li trovano non soddisfacenti lasciano un’attività per iniziarne un’altra. Si riscontra spesso che i ragazzi che cambiano lavoro solo sulla base della retribuzione e non sui contenuti qualitativi, poi non ‘riescano a tenere’; mollano e questo si riflette negativamente sulla loro autostima e sulla percezione che si creano del mondo del lavoro, degli adulti e della società in genere. È molto faticoso motivare chi ha fatto questo tipo di esperienza ad un percorso di orientamento; anche se costituiscono la parte di quelli che ne avrebbero maggiormente bisogno. La durata media di un contratto di apprendistato per questi ragazzi è brevissima, i cambi di azienda sono frequenti, così come i periodi in cui rimangono a casa per cercare un altro lavoro. Se l’apprendistato è uno dei tre canali per l’assolvimento dell’obbligo formativo, 38 non viene sicuramente percepito come opportunità per il conseguimento di una qualifica professionale. Sono pochissimi i minorenni che hanno mantenuto un contratto di apprendistato per un periodo superiore ad un anno, e nei 6 anni di esperienza del servizio per l’obbligo formativo della provincia di Rimini solo uno ha conseguito la qualifica professionale entro la maggiore età. Va però sottolineato che spesso il contratto di apprendistato prevede una durata superiore ai 3 anni, rendendo impossibile il raggiungimento della qualifica prima della maggiore età. Infine da tutti (studenti, drop out, apprendisti, ecc.) l’apprendistato viene visto come un ottimo strumento orientativo; lo strumento migliore per capire se il lavoro scelto piace veramente. FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE OFFICINA MECCANICA . . . Cosa stai facendo adesso? Sto facendo un tirocinio di quattro mesi in officina. E dopo? Dopo, se mi assumono bene: se no mi toccherà cercare da qualche altra parte. Questo è un problema? No. Dove hai imparto a fare questo lavoro? L’ho imparato lì. L’azienda è stata disponibile ad insegnarti? Si, si, madonna! Pensi che investano su di te? Speriamo. Come ti sei trovato in questa situazione di ‘lavoro’? Bene, all’inizio magari diciamo era un po’ più faticoso perché comunque io sono stato cinque-sei mesi fermo. 39 MARCO, 16 ANNI, CERCA LAVORO . . . Stai cercando lavoro, ma ti piacerebbe farne uno in particolare? No, qualunque lavoro trovo, l’importante è poter guadagnare qualcosa. Quando hai smesso di andare a scuola? Ho smesso l’anno scorso. Con il tutor dell’obbligo formativo sei riuscito a fare qualcosa? Mi ha dato dei numeri, lei ogni volta mi da dei numeri, solo che io chiamo e mi dicono . . . alcuni mi fanno andare là ma poi mi dicono ‘ti facciamo sapere’ e poi nessuno richiama. Ma secondo te perché fanno così? Non lo so. Forse vogliono persone che già conoscono il lavoro, solo che alcuni mi dicono ‘sei troppo piccolo . . .’ E questa situazione come ti lascia? Mi da fastidio. Hai degli amici che lavorano? Si, dipende. Alcuni si, altri no. Quelli che lavorano, sono della tua età? No, più grandi. Per scelta o per forza Fuori come va ERALD, 17 ANNI, ALBANESE, CERCA LAVORO . . . Hai mai avuto l’idea di fare l’apprendista? Ho voluto fare l’apprendista, ma con questi lavori . . . a me piace tanto fare il meccanico però non ho trovato ancora. Come mai? Certi mi dicono lasciami il numero di telefono, lascio il numero di telefono e non mi chiamano neanche, niente. Secondo te, da che cosa dipende? O perché sono piccolino, sono giovane. . . SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA . . . Quale lavoro stai facendo, ora? Cameriera di sala. È un lavoro che hai scelto tu? No, va beh, ho provato di tutto, cameriera ai piani, lavapiatti, barista e quand’ero giù (in Calabria) ho fatto una stagione in una azienda agricola. Delle esperienze lavorative che hai fatto, cosa ti ha colpito maggiormente? 40 Mi è piaciuta soprattutto l’ultima, cameriera di sala, dove stai a contatto con la gente. Io sono una tipa spiritosa e mi piace parlare con la gente, scherzare, far divertire le persone che sono in vacanza, poi adoro anche i bambini. Quest’estate mi sono divertita un casino con i bambini. Pensi che l’apprendistato sia una forma utile di formazione e lavoro oppure credi che sarebbe meglio poter iniziare subito a lavorare, anche prima dei 18 anni? Secondo me è meglio aspettare, così a diciotto anni ti si aprono tante porte. Con la minore età tutti si fanno dei problemi, sei piccola, se poi ti fai male, io rischio . . . per iniziare a lavorare è meglio aspettare i diciotto anni. COME E PERCHÉ ESCONO DAI PERCORSI DELL’OBBLIGO FORMATIVO La decisione di abbandonare il percorso scolastico/formativo ha diverse motivazioni. La possibilità di guadagnare. Lasciare la scuola o il corso di formazione vuol dire scegliere un lavoro, un’opportunità di un guadagno e dunque maggiore indipendenza. Scarso interesse per le materie e per lo studio. Moltissimi ragazzi giustificano il proprio abbandono con il concetto ‘non avevo voglia di studiare’, percependo la scuola come un contesto dove può starci solo chi ne ha voglia. Se si prova a mettere in crisi l’alibi della poca voglia di studiare con il fatto che lo studio (come il lavoro) è ‘faticoso’, e che molti proseguono gli studi pur non avendone voglia, ribadiscono che comunque non era più possibile proseguire. Il pensiero di non riuscire a concludere il ciclo di studi. Spesso la scelta di uscire dal contesto scolastico/formativo nasce dal fatto che i ragazzi non credono più che riusciranno a concludere con successo il loro percorso. Quindi è più opportuno uscire subito senza andare incontro ad 41 altre bocciature. Se non si è sicuri di raggiungere il ‘pezzo di carta’ è meglio interrompere immediatamente gli studi, sottovalutando l’utilità degli apprendimenti scolastici. Difficoltà nelle materie scolastiche. Alcuni ragazzi ammettono di aver incontrato difficoltà in alcune materie scolastiche; difficoltà che nonostante i tentativi fatti (corsi di recupero, lezioni private) non sono state risolte. Difficoltà di rapporto con gli insegnanti e problemi personali. Alcuni ragazzi, non molti, fanno risalire la loro decisione di abbandonare la scuola con le difficoltà di relazione con gli insegnanti; per problemi personali di tipo fisico (malattia, incidente, ecc.) o di tipo familiare (economico, cambio di residenza, necessità di un impegno a casa, ecc.). Qualcuno ammette, anche se non in maniera esplicita, difficoltà di relazione con i compagni di classe (vittime del bullismo, isolati dal gruppo, ecc.). Per scelta o per forza Fuori come va Se la scelta della scuola superiore è stata fortemente condizionata dalle idee dei genitori e dalle scelte degli amici, la decisione di abbandonare non sembra assolutamente dipendere da questi fattori. Sono rari i casi in cui più ragazzi lascino il loro percorso contestualmente ad altri compagni o che ammettano di aver avuto delle pressioni dai genitori. L’abbandono del percorso scolastico/ formativo, agli occhi degli operatori, porta sempre nei ragazzi un senso di fallimento, di ‘non avercela fatta’. A volte è presente anche un senso di esclusione, di sentirsi allontanati dall’ambiente scolastico/ formativo in cui erano inseriti. Queste sensazioni degli operatori sono molto forti e trasversali a tutto il percorso di sostegno che il tutor svolge con il ragazzo, ma tutto ciò non è quasi mai verbalizzato. I ragazzi durante i colloqui dicono infatti che la scelta di abbandonare la scuola è stata presa da loro, e se ne assumono tutta la responsabilità. Riportano 42 di essere stati loro a rifiutare la scuola, che ne sono usciti in modo consapevole tanto ‘studiare non serve a niente e fuori si troveranno meglio’. A domande più indirette però ammettono che continuare a studiare sarebbe importante e che lo consiglierebbero agli altri, ma ‘io sono diverso’. Prima di abbandonare il loro percorso quasi tutti ne hanno parlato con i loro genitori, ma la loro reazione nel 54% dei casi è stata quella di cercare di convincerli a rimanere nel percorso scolastico/formativo. Altri genitori (21%) hanno invece suggerito di cambiare percorso ma di rimanere in un contesto scolastico/formativo. Stessa percentuale di genitori che invece hanno condiviso la scelta dei figli ‘perché così potevano trovare un lavoro’. Rispetto alle figure genitoriali le madri, rispetto ai padri, hanno maggiormente consigliato il proseguimento degli studi. Gli amici e compagni di scuola nel 57% dei casi hanno cercato di convincere il ragazzo a cambiare idea e di rimanere nel contesto scolastico. Da annotare però che nel 27% dei casi non hanno detto niente. Anche gli insegnanti nel 51% dei casi hanno cercato di convincerli a cambiare idea; solo il 13% ha condiviso la scelta e nel 33% non hanno detto niente. La scelta di uscire è quindi densa di senso di responsabilità, di fallimento, di esclusione e contemporaneamente è una scelta che spesso il ragazzo prende da solo, senza che sia condivisa da chi gli sta attorno. Un terzo dei ragazzi dichiara infatti di non aver chiesto aiuto a nessuno per cambiare idea sulla scelta di abbandonare. Il 16% dei ragazzi ha chiesto aiuto solo ai propri genitori. Significativo è invece il numero di ragazzi che hanno chiesto aiuto ai propri compagni di classe/amici e allo psicologo all’interno della scuola. 43 FRANCESCA, 15 ANNI, CERCA LAVORO . . . Quando hai deciso di non andare più a scuola? . . . (silenzio) Lo hai scelto tu, oppure? No, ho scelto io, di non andare più, non mi interessava. Come mai la scuola non ti interessava? Ti trovavi bene nell’ambiente? No, mi trovavo bene, però non mi interessava. Avevi già le idee chiare su quello che avresti voluto fare? Chiare, chiare no, però . . . sapevo già che la scuola non mi interessa. Che cosa non era interessante, stimolante, a scuola? . . . (silenzio) Cosa significa per te stare fuori dalla scuola? Con i tuoi compagni che continuano a studiare, ne parli mai? . . . (silenzio) Non è un argomento che ti interessa? Per scelta o per forza Fuori come va No (sorride). Cosa hanno detto i tuoi genitori? I miei all’inizio mi dicevano di andare, poi hanno capito che non studiavo, allora . . . hanno capito che non volevo andar più.. A scuola mi trovavo bene ma non avevo voglia di studiare più. FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE IN UNA OFFICINA MECCANICA . . . A scuola come ti trovavi? A scuola, io ho sbagliato scuola . . . avevo pensato di andare all’ITIS, ne parlano tutti bene. I primi due anni ce l’ho fatta abbastanza bene, perché era molto generale, non c’era qualcosa di specifico, invece dopo con la specializzazione ho visto che insomma non ci cavavo le penne. Hai mai avuto l’idea di tornare indietro e riprovarci? . . . no, perché adesso mi sono abituato così . . . più che altro, perché non ne avevo più voglia. Mi era passata proprio la voglia. 44 È stato facile lasciare la scuola? Mi è dispiaciuto più che altro perché lasciavo degli amici che erano tre anni che conoscevo. Mi è dispiaciuto più che altro per quello, perché per il resto ero arrivato proprio al massimo . . . il rapporto con i compagni era buono. Andare a scuola è importante perché uno trova un ambiente . . . dove riesce a stare bene. Hai scelto tu di andartene dalla scuola oppure qualcuno ti ha suggerito di farlo? È stata una mia scelta. Come ha reagito la tua famiglia? Dì, all’inizio ci sono rimasti un po’ male, perché pensavano che sarei arrivato in quinta e prendessi un diploma, eccetera, solo che non è andata così . . . diciamo all’inizio l’hanno presa un po’ male poi, dopo . . . le cose sono migliorate un pochettino. A scuola come l’hanno presa? A scuola, dì, quando perdono un alunno cercano sempre di recuperarlo, ad esempio io quando sono andato a parlare con la vice preside mi ha detto ‘dai, non farlo, ti puoi riprendere, sei bravo’. Ma io avevo già deciso. E i tuoi compagni? I miei compagni . . . va bèh, ce n’era qualcuno che non gliene fregava niente, altri che mi dicevano ‘hai fatto una cagata’. Li senti ancora? Si, ogni tanto li sento. Ma non ne parliamo, c’è chi preferisce studiare e chi lavorare, io ho scelto così perché mi piace di più. Nella scelta chi ti ha aiutato? . . . (con incertezza) i miei genitori, qualche mio amico, in quel periodo avevo anche la fidanzata . . . Ti sei confrontato con lei? Si, lei faceva il classico e mi diceva di non smettere, ma siccome avevo perso la voglia e l’interesse di studiare e stavo già pensando al lavoro, così . . . MARCO, 16 ANNI, CERCA LAVORO . . . Hai scelto tu di lasciare la scuola 45 o te lo ha consigliato qualcuno? No, è una scelta mia. Ho capito che la scuola non era per me . . . cioè, preferisco lavorare. Lavorare nel settore metalmeccanico, oppure anche in altri settori? Qualsiasi settore, perché è difficile trovare, forse per la mia età. Io ho provato ad andare in alcune ditte, ma mi danno tutte la stessa risposta. Saresti disposto anche a fare un periodo di tirocinio, quindi senza essere pagato, pur di poter entrare? No, va beh, preferisco andare a lavorare. Ma se non trovi, non pensi possa essere un modo per entrare? Boh! Non te lo sei mai chiesto? No. L’idea di non fare niente in questo momento come la vivi? Normale. Ma pensi che in futuro questa situazione possa crearti dei problemi? Per scelta o per forza Fuori come va Anch’io me lo chiedo, ma cerco di non pensarci perché non riesco a darmi una risposta. I tuoi genitori cosa ti hanno detto? . . . Fai quello che vuoi, o studi o lavori. Paola (il tutor) non ha cercato di farti capire che sarebbe stato più utile continuare a studiare? Si, ci ha provato a dire, però . . . ERALD, 17 ANNI, ALBANESE, CERCA LAVORO . . . Quando hai deciso di lasciare la scuola, ti sei confrontato con qualcuno? No, io ho voluto andare anche quest’anno a scuola, ci volevo riprovare, quest’anno sto buono, zitto, comincio a studiare, perché tutta l’estate c’ho riflettuto un po’ perché quest’estate non ho lavorato e ho riflettuto. Un po’ stavo a casa da solo, riflettevo, perché basta fare casini, mi rimetto anche quest’anno a fare la scuola senza casini, senza niente, senza nessuno, mi 46 metto per conto mio e basta. Poi vado un giorno a scuola e non ero neppure entrato dentro che mi hanno preso e mi hanno cacciato via, mi hanno detto: ‘vai via altrimenti chiamo i carabinieri’. Poi mi hanno tolto il nome dal registro così ho deciso, non ci vado più. Ma questo, secondo te, perché è accaduto? Perché . . . boh, a me mi hanno detto che dopo due anni se ti bocciano a scuola non puoi più andare in quella scuola e io al centro Zavatta non ci posso . . . non ci voglio andare perché c’ho tutti gli amici là e allora quando siamo tutti insieme facciamo un bordello. SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA . . . Quando hai fatto la scelta di andare a lavorare? Dopo un anno e mezzo. Quindi hai frequentato la scuola superiore per due anni, poi hai abbandonato? Si. Quando hai deciso di lasciare, le insegnanti a scuola cosa ti hanno detto? Ah, loro mi hanno chiamato, mi chiamavano anche al telefonino: ‘dai, torna a scuola che te sei brava, ti facciamo fare il salto, ti aiutiamo . . .’ niente, avevo deciso di no, e basta. Quindi, è stata una tua scelta? Si, in questo senso, si. Gli amici, i tuoi famigliari cosa hanno detto? Hanno cercato di dissuaderti? I miei genitori, si. Gli amici, no, dai, la maggior parte nemmeno loro è andata, quindi . . . I tuoi genitori che motivazione ti portavano per convincerti a continuare gli studi? Siccome loro non hanno avuto un’istruzione, avrebbero avuto piacere che i suoi figli avessero avuto un diploma e trovare un lavoro più adeguato . . . Che cosa intendi per lavoro più adeguato? In una impresa . . . segretaria, non un lavoro manuale. 47 Ma non ti hanno convinto? No, niente, non avevo più voglia. E della preoccupazione dei tuoi genitori cosa ne pensi? In un certo senso era un mio problema perché gli davo un dispiacere, tutto sommato, però alla fine hanno capito che non volevo più andare e non hanno insistito più di tanto. Ma quando a scuola insistevano per farti rimanere, secondo te, qual era il motivo? Non lo so, forse perché mi vedevano una ragazza capace, che si impegnava, alla fine credevano che avrei preferito studiare a lavorare. Quali erano i voti? Avevo un’ottima media . . . E nonostante questo hai deciso di smettere? Si. È stata una scelta forte! Molto (ride) . . . se pensi che non avevo neanche 16 anni, molto. Se tu avessi un’amica o un fratello Per scelta o per forza Fuori come va più piccolo che si trovassero nella stessa situazione in cui ti sei trovata tu, cosa diresti loro? No, io li manderei a studiare. Arrivata a questo punto mi sono veramente pentita a non aver continuato a studiare, ho nostalgia. Che non devono fare gli stessi miei sbagli. E non pensi di poter recuperare? Adesso no, anche perché dovrei rifare tutti gli anni e in questo momento ho bisogno di guadagnare uno stipendio, potrei studiare solo la sera, perché devo lavorare e non posso concentrarmi su due cose. Che cos’è che non si riesce a capire in quei momenti in cui si vuole smettere di studiare, che ora invece comprendi? Non lo so, forse, le circostanze, in casa, cose varie, poi ci sono anche gli insegnanti che non conoscono e non fanno altro che sgridare, quindi uno dice, cavolo, cosa ci vengo a fare a scuola. Ti mettono in una situazione insopportabile quindi poi è facile . . . 48 COME VEDONO IL LORO FUTURO Il sentimento diffuso di chi lavora con gli adolescenti è quello di trovarsi di fronte ad un’assenza di progettualità. Diverse ricerche sociologiche hanno descritto i giovani d’oggi come persone senza passato e senza futuro, che vivono solo di presente. Questo processo di defuturizzazione è presente nel mondo giovanile, ma nei ragazzi che escono dai percorsi scolastici e formativi raggiunge livelli preoccupanti. Il non essere inseriti in un percorso formativo chiaro sembra aver tolto loro ogni minimo desiderio di pensare al proprio futuro. Non si permettono più di sognare; i loro desideri sono costituiti da soddisfazioni di bisogni materiali del ‘qui ed ora’; non si può pensare al futuro (da cui si difendono) altrimenti diventa insopportabile il presente. FRANCESCA, 15 ANNI, CERCA LAVORO . . . Cosa stai facendo adesso? Adesso niente. Ho finito di fare tre mesi di tirocinio. Adesso niente. Ti è piaciuta questa esperienza? Si. Perché, risponde ai tuoi desideri di lavoro? Si, cioè mi piace. Come te lo immagini il futuro? Ti vedi come una parrucchiera? Non lo so. Non me lo immagino, intanto cerco di prendere quello che c’è. Ci pensi al tuo futuro? Per adesso no. Cosa pensi di fare adesso? Penso di rimanere lì, perché mi trovo bene. Al futuro non ci penso. Che interessi hai? . . . (silenzio) FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE IN UNA OFFICINA MECCANICA . . . Hai qualche aspirazione per il futuro, qualche sogno? Il mio sogno è andare a lavorare in un team di corse. Quindi, questo lavoro ti appassiona . . . 49 Si, sarei disposto anche a viaggiare . . . io conosco della gente che lavora nei team, però non sono . . . si, sono bravi, però non sono delle cime. Un meccanico discreto . . . non devi essere un brocco ma neanche . . . Ti interessano più le moto o le macchine? Le moto, le moto. Hai mai pensato di non poter raggiungere il tuo sogno? So che . . . so già che è molto difficile, però ci spero. Cosa fai per raggiungere il tuo sogno? Devo cominciare . . . seguire questa persona che mi sta insegnando e poi cerco di vedere se c’è qualcuno che mi può inserire da qualche parte. Il tuo futuro come lo vedi oggi? Lo vedo . . . bene, diciamo. Spero di riuscire e anche se non riesco a finire lì, mi va bene anche fare il meccanico normale, l’importante è lavorare nel settore. Come pensi dei tuoi compagni che continuano a studiare? Per scelta o per forza Fuori come va Ci sono alcuni che seguono il loro desiderio e altri che lo fanno perché si deve fare. Fanno l’opposto di me e vanno avanti a studiare anche se quello che studiano non li interessa. Pensi che sia utile per loro fare così? Sicuramente si troveranno avvantaggiati dopo aver preso un diploma quando si tratterà di cercare un lavoro. Quindi un diploma serve? Si, si . . . . . . e tu dovrai fare più fatica per trovare un lavoro, dovrai dimostrare in maniera diversa ciò che sai fare? Si, si . . . Le opportunità che avrete non saranno le stesse? No, saranno più avvantaggiati loro. Ma io cerco di arrivarci e fare tutto ciò che serve per arrivarci. ERALD, 17 ANNI, ALBANESE, CERCA LAVORO . . . Ti preoccupi del tuo futuro? 50 No. Ma come lo vedi il tuo futuro? Non me lo immagino neanche, non ci penso per niente che è meglio. Non so come pensarci non so come ci arriverò in questo futuro, cosa farò, io dico, io penso sempre al presente perché domani potrebbe succedere anche una disgrazia e potrei anche morire, cosa succede, succede, cosa mi da il signore, va bene. Vivo alla giornata, penso solo cosa mi capiterà domani e basta, niente non penso ad una settimana dopo, un giorno basta, perché se pensi sempre al futuro . . . non vai avanti. Puoi non pensare al tuo futuro perché hai dei genitori che ti aiutano? Si, quello si, perché mi hanno detto anche gli amici più grandi, perché quelli più grandi ti danno anche un po’ di consigli . . . mi hanno detto tutti ‘divertiti fino a che sei con i tuoi genitori perché quando non sei più con loro non ti divertirai mai più’. Ma sogni per il futuro non ne hai? No. Cosa ti piacerebbe fare nella vita? Il meccanico, mi piacerebbe fare . . . SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA . . . Il tuo futuro come lo vedi? Bella domanda. Non lo vedo. Nel senso che non ci pensi? Evito di pensarci. Pensi al presente? Si, giorno per giorno. Hai dei sogni? Beh! li avevo. Sai, è una parola grande, comunque in questo momento non vedo niente davanti, nel futuro, vedo solo il presente. Da cosa nasce l’incertezza per il futuro? Non lo so ce l’ho da sempre questa cosa, però da piccola volevo fare l’archeologa. E oggi non ti interessa più? No. Oggi cosa ti piacerebbe fare? Non lo so. Questa è una grande domanda a cui non so rispondere. 51 Me la fanno tutti. Non lo so, fare la cameriera a vita non ci penso proprio, non lo so. Fare il cameriere ti fa fare molte esperienze sulle persone e questo, probabilmente, serve; è una grande scuola di vita. Ti permette di capire quali sono le persone di cui fidarti o non fidarti. Una scuola di vita, diciamo. Se ti trovi bene avendo a che fare con le persone è una tua attitudine, quale lavoro pensi possa essere adatto per te? Mi piacerebbe molto stare a contatto coi giovani, aiutarli, in un certo senso, magari; un po’ come la Stefania (tutor). Ma per il momento non vedo niente per il futuro, non so cosa potrei fare tra due o tre anni. Ma fare un lavoro come Stefania, significa dover prendere una laurea . . . . . . Certo, ed è per questo che mi pento di non aver continuato la scuola, perché dai, oggi ci vuole un’istruzione, una preparazione per fare qualsiasi tipo di lavoro. C’è bisogno sempre di un diploma, una laurea, alcune lauree specifiche . . . Per scelta o per forza Fuori come va Pensi che studiare aiuti a migliorare le proprie abilità e capacità specifiche anche lavorative? Si perché si troverebbe più facilmente un lavoro adeguato alle proprie esigenze. Ad esempio se uno studia economia del turismo può aprirsi un’impresa o magari fare il commercialista, ad esempio. Se invece una non ha studiato e fa la cameriera non so cosa potrebbe fare in futuro, non avendo un titolo di studio. COSA PENSANO DEL TUTOR E DELLA LEGGE SULL’OBBLIGO FORMATIVO I ragazzi non conoscono in modo appropriato la normativa sull’obbligo formativo e sul diritto dovere all’istruzione e alla formazione fino al diciottesimo anno di età; le informazioni in loro possesso sono spesso frammentate e contraddittorie. Bisogna però sottolineare che negli ultimi 6 anni ci sono stati diversi interventi normativi su questo tema, e questo ha generato confusione negli stessi 52 operatori (insegnanti, operatori della formazione professionale, orientatori, ecc.); di conseguenza anche i fra i ragazzi e le loro famiglie. Ad una semplice domanda tesa a verificare l’esatta conoscenza dei tre canali di assolvimento e l’età in cui si conclude l’obbligo (domanda sottoposta ai ragazzi che avevano appena concluso un colloquio con il tutor), solo il 44% ha risposto in modo corretto. Questo nonostante i ragazzi avessero dichiarato nel questionario che le informazioni avute dal tutor erano state chiare e complete. I ragazzi che frequentano la scuola appaiono ancora più disinformati. La normativa viene vista prevalentemente come un obbligo, come un’ingerenza nei loro riguardi. In altri casi viene minimizzata, una cosa che non influisce sulle scelte personali. L’idea di dover ‘formarsi per forza’ non è applicabile su di loro, e non è una legge che può far venire la voglia di studiare. A domande indirette invece, in modo contraddittorio rispetto alla loro storia, ne giustificano le finalità. Se un amico o il fratello volessero abbandonare il proprio percorso cercherebbero di dissuaderlo; anzi a volte vorrebbero quasi ‘obbligarlo’ a continuare. FRANCESCA, 15 ANNI, CERCA LAVORO . . . Sai cos’è l’obbligo formativo? Si, fino a maggiorenne. Ma secondo te è sensata questa cosa? Per quelli che studiano si, per quelli che non studiano, no. Pensi che aver studiato solo fino alla terza media ti potrà creare qualche problema in futuro? Non ci penso, adesso sono solo contenta perché non vado più a scuola. Il tutor per l’obbligo formativo è stato utile per te? Si. Ho conosciuto Paola e Angela e tutte due mi hanno aiutato per trovare un lavoro da parrucchiera. Riescono ad ascoltare e mi hanno trovato dei posti. 53 L’idea di fare un tirocinio come parrucchiera te l’ha proposto Paola oppure sei stata tu? No, ce l’avevo da tanto. Era un desiderio che avevo già dalle medie, ma non sapevo come fare. Adesso ho fatto il tirocinio e mi sono trovata bene. FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE IN UNA OFFICINA MECCANICA . . . Cosa ne pensi della legge sull’obbligo formativo? La conosci? Credi che sia sensato che qualcuno ti obblighi? Secondo me non lo è, però . . . cioè, tipo anche questa cosa dei tirocini per me è giusta, perché vai in posti dove ti insegnano, impari un mestiere, non ti pagano però, se non altro acquisisci . . . investi per il futuro. Poi se trovi un lavoro . . . ci guadagni, no? Pensi sia più utile fare periodo formativo oppure cominciare subito a lavorare? Secondo me basterebbe meno tempo, Per scelta o per forza Fuori come va fino a 16, 17 anni. Cosa pensi della figura del tutor del Centro per l’impiego? Si dai, mi ha aiutato . . . Ma sei venuto tu, qui al centro, oppure ti hanno chiamato? Si, si, sono venuto io. Ma come sei venuto a sapere del servizio? Niente, stavo cercando un lavoro . . . e dopo . . . veramente è venuta mia madre . . . poi ho visto questo ufficio con scritto . . . Sapevi che alla tua età c’era ancora un obbligo formativo? No, non lo sapevo e loro mi hanno spiegato tutto. Che idea ti sei fatto del ruolo del tutor? Sicuramente è utile. Quale utilità ha? Loro riescono a fare capire che, insomma, la scelta che tu fai di lasciare la scuola per andare a lavorare comporta sempre . . . come si può dire, certe conseguenze. Quindi, prima ti fanno pensare a quello 54 che stai facendo e cercano di convincerti a non farlo. L’idea è quella che è meglio continuare a studiare. Poi quando vedono che te non ne hai proprio voglia, ti aiutano a cercare un lavoro. Ma lo hai sentito come una forzatura? No, loro fanno bene a dirlo. Nel loro e nel mio interesse. Solo che io avevo già deciso. È andato subito tutto bene? Ho dovuto aspettare un po’; un mesetto, perché il periodo non era dei migliori. Io cercavo di fare il meccanico ma se non trovavo lì, pur di non stare a casa senza far niente . . . qualcosa dovevo fare . . . Ma l’idea di stare a casa senza far niente . . . . . . Non mi piace. Io devo tenermi occupato. E Paola ti ha aiutato in questo? Si. Come contratto di apprendista nella meccanica non si è trovato niente. Dopo si è pensato a questo tirocinio. È chiaro che la cosa cambia, loro sono disposti ad insegnarti . . . ma non è un vero lavoro. Perché non ti pagano? Già. MARCO, 16 ANNI, CERCA LAVORO . . . Quanti anni hai? Sedici . . . e, sono in cerca di lavoro. Sai che c’è una legge sull’obbligo formativo fino a 18 anni? Si, si, lo so. E come vedi questa cosa? Eh, così. Pensi che sia una cosa sensata? Come? ma va, è una cosa così. Del servizio per l’obbligo formativo cosa ne pensi? Per adesso ho conosciuto solo Paola. Ti ha contattato lei oppure sei tu che l’hai cercata? No, io sono venuto a iscrivermi qua, per lavorare, poi mi hanno detto che dovevo parlare con il servizio. Poi ogni tanto mi contatta lei, ogni volta mi dava un appuntamento per il lavoro. 55 Vengo perché voglio lavorare. Pensi che l’obbligo fino a 18 anni sia una cosa giusta? Come no . . . ERALD, 17 ANNI, ALBANESE, CERCA LAVORO . . . Cosa ne pensi della legge che obbliga ad andare a scuola o fare formazione fino a diciotto anni? A me di sta legge non me ne frega più di tanto, perché se uno . . . non dico per me, se uno come me non c’ha voglia di andare a scuola, dove lo mandi? a scuola? poi ci sono sempre dei problemi. Secondo te, come nasce la voglia di andare o non andare a scuola? Io ci ho pensato, ma non ce l’ho fatta mai. E da cosa dipende secondo te? Dagli amici, dipende, dalla gente che frequenti, perché io fino in terza media ero bravo, studiavo e non avevo amici, ero solo io albanese in tutta la scuola, poi quando mi sono trasferito a Rimini... Per scelta o per forza Fuori come va ho trovato gli amici e a scuola non c’andavamo, uscivamo dalla finestra, uscivamo. Era la frequentazione . . . Come hai conosciuto il servizio per l’obbligo formativo, il servizio dove lavora Stefania? Un mio amico di scuola, di Foggia, mi ha detto guarda che c’è il centro per l’impiego dove trovare lavoro, allora dammi il numero e chiamo. Ho chiamato, mi hanno lasciato un appuntamento, sono venuto e . . . Cosa pensavi di trovare venendo qua? Trovare lavoro, ma solo per l’estate, ma poi non ho trovato nessuno. Quindi non ti è servito a niente? No, non mi è servito a niente, ma poi qualche lavoro l’ho trovato, mi arrangiavo, così, un po’ di qua e un po’ di la . . . trovo. Come mai continui a venire al servizio, se non ti hanno trovato ancora un lavoro? Penso che sia utile, che un giorno mi trovano un lavoro, poi se un giorno mi stancherò che non lo trovo, li saluto. 56 SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA . . . Cosa pensi dell’obbligo formativo fino alla maggiore età? Da una parte va bene, tant’è che la Stefania mi aveva consigliato di fare la scuola alberghiera prima dell’apprendistato, ma avevo bisogno di lavorare quindi ho deciso di no, ma mi avrebbe fatto piacere. Al servizio come sei arrivata, ti hanno chiamata? No, veramente mi ci hanno mandata da giù (Servizio anagrafe), perché volevo iscrivermi al collocamento di qua, poi siccome ero ancora minorenne mi hanno mandato da Stefania. Sapevi che c’era questa legge? No. A scuola non ti hanno detto niente? No, non è che la scuola informi così tanto, eh! Ma se nel momento di lasciare la scuola tu avessi avuto il supporto del servizio del centro per l’impiego, sarebbe stato diverso? Può darsi di si. Cosa ci sarebbe stato di diverso? Io vedo che qui sono più alla mano, non stanno su un piedistallo, in alto, sta a livello, con i giovani, e cerca di capirli bene. Ognuno è diverso e si adeguano ad ogni tipo di ragazzo, quindi . . . Se dovessi dare un parere sulla legge dell’obbligo formativo, cosa diresti? Che hanno fatto proprio bene. Sia a fare la legge che i servizi, perché continuando la scuola fino a 18 anni non ti permette di abbandonare. Bisogna obbligare i ragazzi ad andare a scuola, in un certo senso. Ma se qualcuno ti avesse obbligato ad andare a scuola cosa avresti fatto? Per il mio carattere non l’avrei fatto, perché sono una ragazza di carattere al contrario. Comunque quando venni anche qua ai servizi . . . quando i ragazzi lasciano la scuola trovano un aiuto, questa è la parola giusta. Pensi che i ragazzi che lasciano la scuola 57 hanno bisogno di chiedere aiuto? Si. Anche quelli che poi non lo richiedono? Si, perché hanno molto bisogno di aiuto. Perché se non hanno avuto voglia o lo stimolo per andare a scuola . . . bisogna far scattare quel meccanismo. Per iniziare a studiare c’è bisogno d’aiuto. Quindi pensi che a loro sia mancato qualcosa? Si, bisogna trovare il modo per tirare fuori da loro il meglio e ci sono delle persone che sono adatte a fare questo. Per scelta o per forza 58 Xxxxxxxxxxxxxx Dalle criticità a nuove ipotesi di lavoro > INSIEME PER FARE BENE Alcune ipotesi di riflessioni per ottenere migliori risultati dall’obbligo formativo Le storie dei ragazzi incontrati in questi anni di attività hanno portato gli operatori ad interrogarsi sul proprio lavoro, a volte li hanno costretti a rivedere le proprie convinzioni ed il proprio modo di operare. Ogni storia ha le sue caratteristiche, ma alcune criticità emergono in modo ricorrente. A queste, come servizio, vogliamo dare una risposta. DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL MONDO DEL LAVORO PER I MINORENNI Al mondo del lavoro gli adolescenti non giungono attraverso un percorso lineare. Capita spesso che i ragazzi minorenni decidano di entrarne precocemente in seguito ad uno scarso rendimento scolastico o, più in generale, ad un cattivo rapporto con la scuola o con la formazione professionale (insuccessi). L’esperienza di lavoro può fornire loro una prima occasione di successo e questo contribuisce a recuperare la propria autostima. I ragazzi spesso scelgono 58 questo canale perché solo in questo modo riescono a trovare forme di valorizzazione del sé, di inserimento sociale, di accettazione ed ingresso nel mondo degli adulti. In alcuni casi la motivazione principale che li porta verso il lavoro è quella di poter permettersi di avere accesso ai beni di consumo (cellulare, motorino, abiti firmati, piercing . . .); in questo senso può essere letto l’elevato numero di ragazzi che nel nostro territorio si impegnano in attività stagionali. Il lavoro per molti di questi adolescenti assolve principalmente ad una funzione pratica, quella cioè della propria indipendenza economica. Più raramente è visto come realizzazione personale e concretizzazione dei propri sogni. Infatti ciò che questi ragazzi chiedono è di trovare un’occupazione remunerativa indipendentemente dal tipo di lavoro. Una scelta fatta così, senza riflettere sui propri sogni, ambizioni ed interessi li porta spesso verso nuovi insuccessi. Altre 59 volte invece, un minore decide di lavorare spinto da condizioni economiche precarie della famiglia e dunque col suo lavoro contribuisce al sostegno dell’economia familiare. Quest’ultima considerazione vale soprattutto per i minori stranieri. STORIA DI MOHAMED Mohamed è senegalese, in Italia da circa due anni; arriva con il padre, un fratello più grande e uno più piccolo di lui; nel suo paese di origine ha lasciato la madre e due sorelle. Quando conosco Mohamed mi dice che vuole andare a lavorare, perché in questo modo può aiutare la sua famiglia. Ricostruendo il suo percorso scolastico, mi racconta che non ha conseguito la licenza media perché nella sua terra d’origine non è facile studiare (mi racconta molti episodi di violenza capitategli quando andava a scuola e non faceva i compiti) e poi perché nella sua terra il lavoro non è una prerogativa degli adulti, Per scelta o per forza Insieme per fare bene anzi è assolutamente normale che i ragazzi giovani - come i loro genitori precedentemente - vadano a lavorare. Oggi Mohamed ha conseguito la licenza media inferiore, ha già a suo carico un’esperienza lavorativa come operaio durata sei mesi, ha fatto la stagione estiva come aiuto cuoco e ha già trovato un altro lavoro annuale come elettricista. I suoi progetti? A settembre si è iscritto ad una scuola superiore serale perché il suo sogno è conseguire il diploma da elettricista per poi accedere all’università e diventare ingegnere. Le difficoltà di accesso al mondo del lavoro per i minori si possono collegare alle carenze di risorse tecnico-professionali e trasversali in contrapposizione al bisogno di formazione richiesto dalle aziende (i datori di lavoro preferiscono assumere giovani con precedenti esperienze lavorative). Sicuramente la probabilità di trovare lavoro aumenta 60 dopo i 18 anni, considerando anche che il contratto di apprendistato è applicabile oltre la maggiore età e che gli sgravi fiscali per un datore di lavoro sono i medesimi sia che assuma un apprendista minorenne o maggiorenne, anche in considerazione del fatto che rischi e gli obblighi per l’azienda sono minori per l’apprendista maggiorenne (meno ore di formazione esterna all’azienda, possibilità di 4 ore in più settimanali, possibilità di svolgimento anche di lavori pesanti, notturni . . .). Le aziende spesso rimarcano di aver avuto esperienze negative con gli apprendisti minorenni; li definiscono lavoratori irresponsabili, incostanti e poco affidabili. Non sono sufficientemente ‘maturi’, non sono disposti a tollerare i tempi necessari per apprendere le competenze per svolgere in modo adeguato un lavoro, non sono disponibili a fare ‘la gavetta’: ‘vengono nel mio negozio di parrucchiera e pretendono subito di lavorare sulle teste delle persone’. Nel nostro territorio sono le piccole imprese le realtà in cui i minori trovano più facilmente lavoro. Spesso, per gli adolescenti, sono quelle dell’artigianato l’unica porta d’ingresso a un’occupazione (carrozzieri, meccanici, idraulici, elettricisti, parrucchieri). Generalmente sono lavori manuali poco qualificati. Nel periodo estivo, con l’aumento dell’offerta, molti trovano lavoro nel commercio e nei pubblici esercizi (baristi, commessi, camerieri). Come servizio pensiamo che queste difficoltà devono essere affrontate cercando di giungere ad una maggiore collaborazione e dialogo con le aziende locali e con le associazioni di categoria. Visto che l’apprendistato è il terzo canale per l’assolvimento per l’obbligo formativo, sarebbe utile strutturare una serie di rapporti costanti con le imprese disponibili ad accogliere apprendisti minorenni, così come in questi anni è avvenuto con le scuole e con gli enti di formazione. 61 L’obiettivo è quello di affiancare il mondo imprenditoriale locale nel valorizzare i lavoratori in obbligo formativo. A questo scopo si può pensare alla possibilità di svolgere esperienze di tirocinio formativo prima dell’inserimento lavorativo, con un riconoscimento economico minimo per il ragazzo. In questo modo il ragazzo potrebbe essere maggiormente motivato a rimanere in un contesto formativo, e l’azienda avrebbe un tempo definito per verificare la tenuta, le competenze e le capacità del potenziale apprendista. Con i ragazzi con particolari difficoltà (handicap e/o disagio sociale) sarebbe opportuno definire percorsi di inserimento individualizzati coinvolgendo i servizi sociali che li hanno in carico. QUA I MASCHI, LÀ LE FEMMINE. LAVORO E GENERE DI APPARTENENZA Il lavoro dei minorenni si differenzia per genere e riflette i caratteri del mercato del lavoro degli adulti. Le ragazze svolgono Per scelta o per forza Insieme per fare bene mansioni tipicamente femminili e i ragazzi svolgono mansioni tipicamente maschili. Una rottura della ‘segregazione occupazionale’ e della divisione sessuale del lavoro trae origine dal numero di persone, donne e uomini, che riescono a svolgere lavori da sempre caratterizzati dal genere, ossia dipende da quanti uomini entrano nelle occupazioni femminili così come da quante donne in quelle maschili. Nel territorio riminese le ragazze che escono dai percorsi scolastico-formativi sono numericamente meno rispetto ai coetanei maschi, ma per quelle che abbandonano è più difficile trovare un’occupazione. Questo dato non riguarda solo i minorenni, ma in generale tutta la popolazione femminile non solo italiana, il cui tasso di disoccupazione è più alto di quello maschile. Una possibile ragione di questa difficoltà potrebbe essere la prevalenza di aziende disposte ad assumere apprendisti che svolgono lavori tipicamente maschili. 62 Un altro dato che riguarda le ragazze è che spesso spetta loro lo svolgimento delle faccende domestiche e la responsabilità dei fratelli più piccoli, soprattutto se entrambi i genitori svolgono un’attività. STORIA DI CLAUDIA Claudia viene al servizio in seguito alla nostra convocazione in quanto risulta fuori da ogni percorso per l’assolvimento dell’obbligo formativo. Si presenta accompagnata dai genitori. La famiglia si è trasferita da poco dal sud e oltre a Claudia in casa c’è una sorella più piccola. Spiego a loro la legge, insistendo molto sulle sue finalità: dare l’opportunità ai giovani minorenni di impegnarsi in attività scolastiche o formative che gli daranno maggiori possibilità per il futuro. Quando i genitori escono dalla stanza e rimango sola con la ragazza, lei mi racconta che da grande le piacerebbe fare la parrucchiera e aggiunge che fin da piccola le piaceva giocare con le bambole ed acconciarle. Propongo a Claudia e ai genitori un tirocinio formativo in questo ambito. Inizialmente sembrano d’accordo, poi boicottano tutti gli appuntamenti successivi. La madre, nell’ultima telefonata, mi dice che Claudia deve stare a casa a badare la sorellina e a fare i lavori domestici. La figlia ha già un futuro garantito, in quanto il padre ha un’attività in proprio ed è in grado di mantenerla decorosamente. Questa situazione riguarda anche molte ragazze straniere che, per motivi culturali, vengono precocemente iniziate ai lavori domestici, spinte a rimanere in casa, sposarsi e avere figli molto presto, saltando del tutto le fasi dell’adolescenza dedicate, nella nostra cultura, alla scolarizzazione superiore e all’esplorazione di opportunità di vita fuori dal circuito familiare. Sarebbe opportuno porre maggiore attenzione alla differenza di genere nella 63 progettazione degli interventi, con l’obiettivo di ridurre la distanza tra lavori ritenuti tipicamente maschili e quelli tipicamente femminili. Tutto questo anche grazie a percorsi di orientamento all’interno dei contesti scolastici e formativi organizzati fin dalla scuola media. DISTANZE TERRITORIALI Nella pratica quotidiana del nostro lavoro riscontriamo che per molti ragazzi la difficoltà nel proseguire il percorso formativo risulta spesso legata al loro territorio di provenienza. È difficile orientare, sostenere, informare e proporre corsi di formazione professionale o istituti superiori a ragazzi che abitano lontano da queste strutture o semplicemente lontano da una realtà sociale ricca di stimoli. La distanza socio-culturale che esiste tra le zone ricche di strutture e le zone dell’entroterra spesso va ad incidere sull’esito e sulle caratteristiche della presa in carico. Per scelta o per forza Insieme per fare bene Emergono differenze anche nella rappresentazione stessa della scuola, della formazione e del lavoro tra i ragazzi che abitano nei paesi dell’entroterra rispetto a chi vive sulla costa. Accade, nel corso dei colloqui, di incontrare ragazzi con difficoltà di inserimento scolastico o con percorsi scolastici frammentati, dovuti anche alla distanza del tragitto che intercorre tra la sede della scuola e l’abitazione del ragazzo. In questi casi, spesso, ciò che caratterizza le scelte è il criterio logistico di semplice vicinanza della scuola. In pratica si decide di frequentare l’istituto scolastico più vicino senza approfondire se il percorso formativo è adatto al ragazzo. Tutto questo può comportare scelte non adeguatamente elaborate (abbandoni, bocciature), percepite come una sconfitta per quei giovani che in fin dei conti hanno considerato solo la variabile distanzavicinanza della scuola. La conseguenza è che poi si sentono inadatti alla scuola; 64 si arrendono e abbandonano l’ipotesi di qualsiasi altro percorso scolastico. Per i ragazzi intenzionati a scegliere corsi di formazione professionale la situazione non cambia, anzi è ancora più critica poiché in provincia manca un’offerta formativa distribuita sul territorio. I giovani raramente si spostano verso Rimini o Riccione anche se il corso è di loro interesse; e se non sono loro a rifiutarlo, alcune volte sono i genitori che lo sconsigliano. Per chi risiede nell’entroterra la scelta di un inserimento lavorativo precoce è abbastanza diffusa. Se da un lato infatti le scuole sono lontane e non ci sono mezzi di collegamento adeguati, dall’altro in queste zone è concentrata una fitta rete di attività artigianali ed industriali; quindi spesso quella del lavoro si pone come la scelta più comoda e semplice. La famiglia riveste un ruolo fondamentale nella scelta, e spesso i genitori fanno pressione sui figli perché si iscrivano a scuole vicino a casa o cerchino lavoro ‘in zona’. La preoccupazione di fondo è quella che la lontananza da casa in qualche modo induca i giovani a infrangere regole sociali e di comportamento (marinare la scuola, conoscere ragazzi poco raccomandabili . . .), come se la lontananza amplificasse la difficoltà di controllo aumentando i pericoli. In tal senso prevale nei genitori la comprensibile tendenza a proteggere, a tenerli nel nido, col rischio poi di non riuscire a creare le condizioni per un futuro soddisfacente, impedendo loro di maturare autonomamente la capacità di superare le difficoltà. STORIA DI LUCA Luca abita in un comune della Valconca e non ha una buona situazione familiare ed economica. Dopo aver frequentato solo il primo anno di una scuola tecnica fuori dal suo paese, decide di lasciare e di non proseguire la scuola. Dai colloqui effettuati, riflettendo sulla scelta 65 e sugli interessi, emerge una particolare propensione per la filosofia e per il liceo psico-pedagogico. Luca è un ragazzo riflessivo, sensibile, interessato allo studio e all’approfondimento, ma le condizioni economiche, la mancanza di un mezzo e la distanza della scuola non facilitano la sua scelta. Per lui sarebbe un problema spostarsi per frequentare la scuola, comporterebbe una spesa che la famiglia non può sostenere e troppo tempo per raggiungerla. Il ragazzo decide che andrà a lavorare, ma anche per questo non è facile, i lavori trovati sono tutti lontani da casa. A distanza di tempo nel corso di una telefonata mi dice che fa il cameriere in un ristorante della zona che può raggiungere in bicicletta. Sarebbe opportuno prevedere l’attivazione di corsi di formazione professionale anche nelle zone dell’entroterra. Quest’anno, in via sperimentale, è stato proposto Per scelta o per forza Insieme per fare bene un corso di formazione a Morciano di Romagna, corso che ha già raggiunto il numero di candidati richiesti per la sua attivazione. Questa esperienza potrebbe rappresentare un punto di partenza per una diversa programmazione delle attività formative. MINORENNI IMMIGRATI Negli ultimi anni si sta registrando un considerevole aumento di minori immigrati provenienti da diversi paesi (Albania, Marocco, Cina, America Latina, Romania, Tunisia, Senegal, Macedonia, Ucraina . . .). Anche nel nostro servizio il numero dei ragazzi stranieri è aumentato. Il primo problema che incontriamo è quello di verificare la ‘regolarità’ della loro posizione. La maggior parte di coloro che vi accedono hanno un regolare permesso di soggiorno, che per lo più indica come motivo del trasferimento in Italia un ricongiungimento familiare. Spesso, infatti, i minori raggiungono la propria 66 madre (specialmente quanti provengono dai paesi dell’est europeo e dall’America Latina), o il proprio padre (soprattutto i ragazzi provenienti dai paesi Africani) o entrambi i genitori (ragazzi provenienti dall’Albania, Croazia, Macedonia). Per questi adolescenti, che non conoscono l’Italia, inserirsi non è semplice, perché si trovano a dover affrontare un mondo sconosciuto sotto tutti gli aspetti, dentro e fuori dalla scuola, con i coetanei, e talvolta anche in famiglia. Il primo passo da fare con molti di loro è stimolarli affinché conseguano la licenza media inferiore. Molti hanno una scarsa conoscenza della lingua italiana, ma negli ultimi anni possono contare su corsi di lingua italiana che accolgono i minori in qualsiasi momento dell’anno. Le difficoltà di comprensione della lingua italiana, insieme ai problemi di adattamento alle nuove condizioni di vita, rappresentano due dei motivi per cui spesso i minori immigrati tendono a privilegiare corsi di formazione professionale o il lavoro piuttosto che la scuola. A volte accade che scelgono il lavoro e/o la formazione proprio per aver vissuto un’esperienza negativa a scuola. Diversi sono gli ostacoli che incontrano nel contesto scolastico: la difficoltà di riconoscimento dei titoli conseguiti; l’accesso alla scuola solo dopo aver appreso la lingua italiana; inserimenti in classi con compagni di età minore. Spesso i giovani immigrati che non hanno il riconoscimento della licenza media inferiore o gli otto anni di scuola, e che rifiutano un inserimento scolastico, diventano inadempienti rispetto all’obbligo formativo (non possono essere inseriti in nessun corso di formazione professionale né avviati al lavoro). Questo a volte rappresenta l’inizio di una marginalità sociale che può condurre alla devianza e in alcuni casi alla delinquenza. In gran parte i ragazzi immigrati che incontriamo accedono al servizio da soli 67 o accompagnati da qualche connazionale che già ci conosce. In alcuni casi è molto difficile per noi riuscire a coinvolgere la famiglia d’origine del minore, che appare disinteressata rispetto al suo futuro. Altre volte, addirittura, la famiglia ci impedisce di conoscere il figlio. Questo succede soprattutto con le ragazze: sono entrambi i genitori o uno dei due che si presentano agli appuntamenti e quando si ribadisce la necessità di conoscere il minore per avviare la costruzione di un progetto, iniziano a boicottare gli appuntamenti. Spesso l’unico modo per ‘agganciare’ minore e famiglia è quello di presentare il servizio come un aiuto per la ricerca di un lavoro. Il nostro intervento sovente è quindi mirato ai genitori, al fine di costruire le motivazioni sull’importanza di un progetto scolastico/formativo per il figlio. Per scelta o per forza Insieme per fare bene STORIA DI TERESA Teresa è una ragazza di diciassette anni, in Italia dal 2002. La sua famiglia è composta da padre, madre e tre fratelli, di cui uno maggiorenne. Proviene da un paesino dei Balcani. Il padre è l’unico che lavora. Si presenta al servizio in seguito alla nostra convocazione. Telefonicamente la famiglia dichiara che la ragazza ha terminato la scuola dell’obbligo in patria. Nel primo colloquio, alla presenza dei genitori, Teresa esprime in un italiano approssimativo che le piacerebbe fare la parrucchiera. Propongo di affrontare un tirocinio formativo, in attesa dell’inizio del corso di formazione vero e proprio. Allo stesso tempo, la ragazza viene sollecitata a frequentare un corso di lingua italiana. L’attuazione del percorso formativo slitta nel momento in cui le viene richiesta la presentazione della documentazione sull’obbligo scolastico assolto nel paese d’origine. 68 Lunghi tempi di attesa per ricevere la documentazione necessaria. Solo all’inizio del 2005, al rientro della famiglia in Italia dopo la vacanza di fine d’anno in patria, Teresa si presenta con la documentazione e richiede di fare un tirocinio presso una parrucchiera. Il tutor, in collaborazione con un ente di formazione professionale, colloca la ragazza presso un salone vicino a casa. Le viene poi offerta la possibilità di inserimento dalla stessa parrucchiera in un negozio di prossima apertura, ma in un paese più distante dall’abitazione, raggiungibile con due autobus. La ragazza rifiuta, le la titolare sospende il rapporto. Teresa viene allora assegnata a un altro salone dove termina il periodo di tirocinio. Anche in questo caso si presenta per lei l’opportunità di un’assunzione, ma lei non vuole rinunciare a una vacanza con la famiglia nel paese d’origine e declina l’offerta. Per sostenere i giovani immigrati nelle loro richieste di riconoscimento dei titoli, nell’ultimo anno di lavoro abbiamo attivato una collaborazione con alcune ambasciate straniere in Italia. L’obiettivo è quello di accelerare i tempi di riconoscimento degli attestati ottenuti in patria. FAMIGLIE MULTIPROBLEMATICHE CON MINORI Il servizio si occupa sempre più di minori multiproblematici o provenienti da famiglie multiproblematiche. Molte di queste famiglie sono caratterizzate da disoccupazione, lavoro nero, difficoltà economiche, precarietà abitative, marginalità associata spesso a fenomeni di devianza minorile ed adulta, tosicodipendenza. Altre volte sono presenti delle disabilità, handicap fisici e mentali nei ragazzi o all’interno della famiglia. Tutto questo comporta anche forti impoverimenti delle dimensioni affettive e relazionali con conseguenze 69 spesso critiche sul piano delle capacità di prendersi cura dei figli. In relazione a situazioni di grave disagio è facile prevedere l’evasione e l’inadempienza dell’obbligo formativo. Gli interventi che vengono attuati sono quindi vincolati al rapporto con i diversi servizi (sociali, sanitari, giudiziari) che si occupano di loro. Sempre di più i minori di famiglie multiproblematiche quando giungono all’adolescenza sono di fatto difficilmente ‘recuperabili’ all’obbligo formativo, in quanto portatori di un forte disagio e a volte già radicati nella cultura della marginalità e della devianza. Con questi minori il nostro intervento risulta essere particolarmente difficile, anche perché dopo un primo colloquio diventano irreperibilii. Avrebbe più senso mettere in atto azioni preventive; una maggiore collaborazione fra scuola dell’obbligo e servizi. Compito questo altrettanto difficile perché nel rapporto con i vari servizi queste famiglie, più di altre, sono Per scelta o per forza Insieme per fare bene caratterizzate da un forte assistenzialismo che non richiede né particolari investimenti, né un impegno ad attivarsi per il cambiamento. Altre volte è proprio la famiglia multiproblematica ad ostacolarci nella costruzione di un percorso per il proprio figlio; ci vive come una minaccia; come un’altra forma di controllo analoga a quelle di altri servizi. STORIA DI GIACOMO Giacomo è un ragazzo di sedici anni con una storia familiare difficile alle spalle. I genitori vivono separati da molti anni, da quando il padre è recluso e la madre non è più stata in grado di occuparsi dei due figli. Giacomo ha una sorella maggiore che, come lui, è stata in un istituto, poi in diverse famiglie affidatarie. Tornato dalla madre da un paio di anni, Giacomo sopporta male la convivenza con il suo convivente, dal quale lei ha avuto una bambina. Giacomo è un ragazzo sveglio, ma senza il minimo rispetto delle regole: 70 a scuola ci va quando ne ha voglia e la famiglia non collabora minimamente nel tentativo di ricondurlo ad una frequenza regolare e ad un comportamento consono al contesto scolastico. La madre non si presenta alle convocazioni scolastiche, qualche volta ci è andato il compagno con un atteggiamento difensivo e di sfida nei confronti dei docenti ritenuti responsabili dell’incapacità di gestire la situazione. Diventa così estremamente difficile riuscire a costruire un percorso di intervento e di sostegno al ragazzo. Giacomo trascorre il suo tempo in compagnia di persone poco raccomandabili, anche maggiorenni, e i suoi passatempi sono al limite della legalità. È fortemente a rischio di devianza (il caso è seguito dai servizi sociali). Proprio questi ultimi hanno coinvolto il nostro servizio per costruire insieme un progetto per l’assolvimento dell’obbligo formativo. È stato proposto un corso di formazione professionale, ma Giacomo non mostra alcun interesse. Con le famiglie multiproblematiche che accedono al nostro servizio, spesso svolgiamo un lavoro di collegamentoaccompagnamento dei minori e dei loro genitori ai servizi scolastici, educativi, agli enti di formazione, ai centri di aggregazione giovanile, a volte anche ai servizi socio-sanitari. In queste famiglie è già molto alto il tasso di minori che non giungono a conseguire la licenza media inferiore, e spesso quando gli viene presentata la legge sull’obbligo formativo, la vivono come un’ingerenza. La storia dei minori provenienti da queste famiglie è costellata da numerosi insuccessi scolastici, frequenti bocciature e ritiri. Molti mostrano evidenti lacune sul piano cognitivo: scrivono a stento e con molti errori, leggono male anche elementi semplici della lingua scritta. A volte con questi minori lavoriamo in situazioni di emergenza, nel senso che per alcune situazioni veniamo contattati dai servizi socio-sanitari 71 che devono predisporre una relazione richiesta dal Tribunale per i Minorenni. Richiedono il sostegno immediato per la definizione di un progetto formativo e di inserimento lavorativo, che proprio per le caratteristiche del ragazzo e dell’ambiente familiare in cui è inserito richiederebbe tempi adeguati. Piuttosto che i singoli servizi, in questi casi è la rete delle collaborazioni che dovrebbe attivarsi. Se ogni servizio, secondo le proprie competenze istituzionali si integrasse con gli altri, si potrebbero condividere i problemi da trattare, concordare gli obiettivi e arrivare alla definizione di un progetto dove ogni operatore svolge la parte che gli compete. Se non c’è collaborazione, il rischio è che a garantire il collegamento tra i diversi servizi siano proprio le famiglie che, condizionate dalla tendenza alla passività e alla strumentalizzazione, finiscono per perpetuare la logica dell’assistenza a oltranza. Per scelta o per forza Insieme per fare bene In tal senso, il nostro servizio si sta muovendo per riuscire a siglare protocolli d’intesa fra i vari soggetti istituzionali coinvolti con questa utenza in modo da rendere la rete strutturata e definita. L’INTEGRAZIONE DEI SOGGETTI E DEI SERVIZI Per svolgere efficacemente il lavoro di tutor dell’obbligo formativo è indispensabile conoscere le risorse disponibili sul territorio, i soggetti che vi operano e saperli attivare e coinvolgere, tenendo in considerazione le peculiarità dei giovani che si presentano al nostro servizio. La legge sull’obbligo formativo e la successiva regolamentazione attuativa non si limitano a prescrivere un obbligo, ma definiscono un sistema complesso di relazioni fra i soggetti, istituzionali e non, che operano sul territorio, per assicurare il successo formativo dei giovani. Quando si parla di ragazzi 72 dai 14 ai 18 anni, molteplici sono le strutture e i servizi presenti che per ragioni diverse si occupano di questa utenza: scuole, enti di formazione professionale, aziende, servizi socio-sanitari, centri per l’Impiego, informagiovani, centri di aggregazione giovanile, ecc. Ognuna di queste strutture cerca di svolgere al meglio il proprio compito, anche se il limite è rappresentato dal fatto che spesso ogni servizio è abituato ad agire in modo autonomo e indipendente dagli altri. Questa modalità di lavoro è invece penalizzante per i ragazzi e a volte porta a risultati parziali e, spesso, inefficaci. Dall’inizio del nostro lavoro ad oggi abbiamo preso sempre più consapevolezza dell’importanza di strutturare una rete di collaborazioni sempre più attenta ai bisogni dei ragazzi, che lavori in modo coordinato per il sostegno ad una progettualità ‘ad personam’. Con alcuni soggetti coinvolti abbiamo già da diverso tempo istituito rapporti di relazione e collaborazione: rientrano qui i docenti della scuola ed i tutor formativi dei centri di formazione professionale. Il contatto e il confronto con questi operatori risulta indispensabile sia per individuare i giovani a rischio di abbandono, ma anche per programmare interventi specifici per i giovani che si trovano in situazioni critiche. Abbiamo inoltre instaurato rapporti di collaborazione con le segreterie sia delle scuole sia degli enti di formazione professionale che comunicano i nominativi dei giovani che non frequentano o che si ritirano dai percorsi formativi. Per quanto riguarda invece chi opera nelle strutture pubbliche o private che erogano servizi di diverso tipo nei confronti dei soggetti in obbligo formativo, la collaborazione è più recente e c’è ancora molto da fare. In particolare con gli operatori dei servizi sociali e sanitari, dopo incontri informativi sul nostro lavoro e alcune collaborazioni nella gestione di progetti che riguardano minori in carico 73 a questi servizi, siamo riusciti a definire una proposta di collaborazione. Tuttavia è ancora assente la collaborazione con organizzazioni che curano la mediazione culturale, l’associazionismo, il tempo libero, ecc.; organizzazioni che si configurano come una risorsa indispensabile e a volte l’unica per quei ragazzi fuori da ogni struttura scolastica e formativa. È necessario, inoltre che la rete comprenda anche aziende e associazioni di categoria, al fine di integrare nel sistema anche le opportunità formative offerte dall’apprendistato. Gli obiettivi che ci poniamo di raggiungere con i vari attori coinvolti nella rete sono quelli di arrivare a: > condividere un linguaggio comune e linee operative > definire una chiara attribuzione di compiti e responsabilità, valorizzando la specificità delle competenze di ciascuno > definire obiettivi chiari e condivisi fra Per scelta o per forza Insieme per fare bene i vari componenti mirati al mantenimento dei giovani in obbligo formativo all’interno del circuito scuola-formazione-lavoro; > strutturare un’agenda di incontri e confronti tra gli operatori coinvolti per monitorare le attività svolte e in corso di svolgimento > incrementare il senso di fiducia tra le persone e le istituzioni > diffondere buone prassi Infine, per fare in modo che tutti gli attori coinvolti possano connotarsi come parte di una ‘rete territoriale’ è necessario formalizzare ruoli e responsabilità, individuare dei referenti e siglare protocolli d’intesa. In questi anni molti interventi sono già stati attuati, molti ragazzi sono stati accompagnati nel loro percorso formativo per assolvere l’obbligo, ed è stata creata una rete di collaborazione tra le varie istituzioni. Serve sempre di più un piano di lavoro comune che dobbiamo strutturare insieme. 74 75 Per scelta o per forza 76 Xxxxxxxxxxxxxx Le leggi sull’obbligo formativo > RIFERIMENTI NORMATIVI Legge 196 del 24 giugno 1997 (Treu) per la riforma del mercato del lavoro, la nuova disciplina dell’apprendistato e la regolamentazione in materia di tirocini formativi e di orientamento Legge 9 del 20 gennaio 1999 definisce le nuove disposizioni che assicurano a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione professionale per almeno 12 anni o comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno d’età e impegna il governo ad adottare entro 24 mesi i decreti legislativi per la definizione del sistema educativo di istruzione e formazione e a “ridefinire ed ampliare” l’obbligo scolastico Legge 144 del 17 maggio 1999, art. 68 stabilisce l’obbligo di frequenza di attività formative fino al compimento del diciottesimo anno d’età attraverso percorsi anche integrati di istruzione e formazione da individuare: nel sistema 76 d’istruzione superiore; nel sistema di formazione professionale; nell’esercizio dell’apprendistato. Assegna ai servizi per l’impiego i seguenti obblighi: > organizzazione dell’anagrafe e delle banche dati > individuazione e convocazione dell’utenza > colloquio di orientamento > azioni di tutoraggio del percorso formativo intrapreso Legge 30 del 10 febbraio 2000 ‘Legge quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione’: disciplina il riordino dei cicli d’istruzione. In particolare afferma che il sistema educativo di istruzione si articola nella scuola dell’infanzia, nel ciclo primario, che assume la denominazione di scuola di base, e nel ciclo secondario, che assume la denominazione di scuola secondaria Accordo Stato-Regioni del 2 marzo 2000 (Repertorio Atti n. 221 ex art. 8 del D.lg. 28 77 agosto 1997, n. 281), accordo tra Governo, regioni, comuni e comunità montane in materia di obbligo di frequenza delle attività formative in attuazione dell’articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144 Decreto del Presidente della Repubblica 267 del 12 luglio 2000 ‘Regolamento di attuazione dell’art. 68 della l. 144/99 concernente l’obbligo di frequenza di attività formative fino al diciottesimo anno di età’, dove vengono descritti i canali di assolvimento dell’obbligo formativo, le modalità di passaggio tra i sistemi, gli adempimenti delle istituzioni scolastiche, le modalità di certificazioni finali ed intermedie, e vengono specificati i percorsi integrati tra scuola e formazione Accordo dell’8 marzo 2001 tra assessori regionali per il lavoro e la formazione professionale e le Parti sociali per l’attuazione dell’obbligo formativo Per scelta o per forza Riferimenti normativi Decreto Ministero del Lavoro 152 del 16 maggio 2001 che in relazione all’apprendistato, introdotto 120 ore aggiuntive di formazione esterna all’impresa per i ragazzi in obbligo formativo, definendone obiettivi e standard di riferimento Protocollo d’intesa del 20 febbraio 2002 tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Inail che prevede un collegamento stabile tra scuole, università e imprese per promuovere attività di informazione e formazione nell’area dell’orientamento Legge 53 del 28 marzo 2003 (cosiddetta riforma Moratti) delega al governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione 78 Accordo quadro 19 giugno 2003 tra il Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità Montane. L’accodo sancisce l’impegno tra le parti citate per la realizzazione di un’offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale per l’anno 2003/04 per il conseguimento della qualifica professionale, considerando tali standard il riferimento comune per consentire la spendibilità nazionale degli esiti formativi certificati, intermedi e finali Legge Regionale 12 del 30 giugno 2003, Regione Emilia-Romagna Norme per l’uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l’arco della vita, attraverso il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione tra loro Decreto MIUR 77 del 15 aprile 2005 ‘Definizione delle norme generali relative all’alternanza scuola - lavoro, a norma dell’articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53’. Il decreto disciplina l’alternanza scuola-lavoro definita come modalità di realizzazione dei corsi del secondo ciclo, sia nel sistema dei licei, sia nel sistema dell’istruzione e della formazione professionale, per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro Conferenza Stato Regioni 15 gennaio 2004 sulla definizione degli standard formativi minimi relativi alle competenze di base inerenti i percorsi triennali sperimentali Decreto Legislativo 76 del 15 aprile 2005 ‘Definizione delle norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, a norma dell’articolo 2, 79 comma 1, lettera c, della legge 28 marzo 2003, n. 53’ che sancisce il diritto/dovere fino al 18° anno di età, ridefinisce l’obbligo scolastico e formativo, e individua i soggetti addetti alla viglilanza e, nel caso di evasione, ne equipare le sanzioni a quelle dell’obbligo scolastico Legge Regionale 17 - 2005 Regione Emilia Romagna ‘Norme per la promozione dell’occupazione, qualità, sicurezza e regolarità del lavoro’. Legge regionale sul lavoro per la “buona” e piena occupazione, per favorire condizioni lavorative stabile, per sostenere i più deboli, per una nuova cultura della sicurezza Per scelta o per forza 80 Xxxxxxxxxxxxxx Info > OPERATORI IN RETE Enti, istituzioni, operatori. I punti di riferimento per l’obbligo formativo Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca www.miur.it sito del ministero con tutte le informazioni riguardanti la scuola e l’università Ministero del lavoro e delle politiche sociali www.welfare.gov.it mette a disposizione degli operatori del settore e dei cittadini un accesso rapido e aggiornato all’informazione sulle opportunità offerte dal FSE nell’ambito della formazione professionale e dell’orientamento, nonché sugli strumenti per l’inserimento nel mondo del lavoro e sulle attività della Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione. Provincia di Rimini www.provincia.rimini.it www.riminimpiego.it sito dei centri per l’impiego della provincia di Rimini http://www.provincia.rimini.it/progetti/ 80 index_elenco.html presentazione dei progetti, iniziative, attività della provincia in tema di scuola ed istruzione Regione Emilia Romagna http://www.form-azione.it/form_azione.htm sito della regione Emilia Romagna sulla formazione professionale http://www.form-azione.it/orienter/ orienter.htm banca dati istruzione, formazione e lavoro in regione http://www.scuolaer.it/ sito della regione sul mondo della scuola e delle anagrafi scolastiche ISFOL www.isfol.it sito dell’organismo ministeriale ‘Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori’ http://www.isfol.it/BASIS/web/prod/ document/DDD/sfn_homespi.htm attività dei centri per l’impiego in materia di obbligo formativo http://www.isfol.it/isfol/dnload/sf_ 81 manuale_tutor_of.zip manuale del tuor per l’obbligo formativo http://www.isfol.it/BASIS/web/prod/ document/DDD/sfn_homeist.htm approfondimento sul monitoraggio delle attività svolte per il diritto dovere all’istruzione e formazione FORMEZ http://spi.formez.it/obbligo_formativo.html Istituto nazionale del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio. Focus sulle tematiche dell’obbligo formativo Avviso ai naviganti http://www.provincia.rimini.it/ avvisoainaviganti.htm guida on line alle scelte dopo la terza media JOBTEL www.jobtel.it sito del Ministero del lavoro e del Unioncamere di informazione ed orientamento per studenti lavoratori, disoccupati, insegnanti ed orientatori Per scelta o per forza 82 Xxxxxxxxxxxxxx Approfondimenti/bibliografia > L’OBBLIGO FORMATIVO NERO SU BIANCO SULL’OBBLIGO FORMATIVO Il tutor dell’obbligo formativo e il servizio agli utenti stranieri Rivista dell’istruzione n° 3/2005 Maggioli Editore Avviso ai naviganti Guida alle scelte dopo la terza media edizione 2005/06. Assessorato provinciale scuola, formazione, università Provincia di Rimini Dall’obbligo scolastico e formativo al desiderio di apprendere Percorsi formativi per l’innalzamento della scolarizzazione e per la prevenzione della dispersione scolastica. A cura di Angelo Del Commuto e Gabriele Pazzaglia. Franco Angeli 2004 82 I volti della dispersione scolastica e formativa Un’indagine in provincia di Forlì-Cesena. Franco Angeli 2004 Tutti per uno! Lavorare in rete per il successo formativo. Provincia di Grosseto e Centro per l’impiego Orientare dentro e fuori la scuola Ajello, Meghnagi Mastracci La Nuova Italia 2002 Percorsi di scelta: giovani tra scuola, formazione e lavoro A cura di Paolo Zurla. Franco Angeli, 2001 Manuale per il tutor dell’obbligo formativo Manuale operativo e percorsi di formazione. Isfol marzo 2003 83 La figura del tutor nell’obbligo formativo Analisi del ruolo, percorsi di formazione e guide per l’azione. Isfol 2002 Il nuovo obbligo scolastico Ministero della Pubblica istruzione Dipartimento per lo sviluppo dell’istruzione, Roma 2001 I sistemi regionali per l’obbligo formativo Monitoraggio sullo stato di avanzamento al 30 giugno 2001. Isfol, 2001 L’intervento per l’obbligo formativo nei servizi per l’impiego Isfol, 2000 Per scelta o per forza L’obbligo formativo nero su bianco SUL DISAGIO E L’ABBANDONO SCOLASTICO Promuovere i ragazzi Accoglienza, per education e orientamento per combattere la dispersione scolastica. A cura di Enzo Catarsi, edizioni del Cerro 2004 L’altra giovinezza. Storie di vita di giovani a rischio Welfare comunitario e scenari di inclusione sociale, Cortese, D’Amico, Falduzzi Leonardi, Palidda, Franco Angeli 2000 Logiche di intervento e abbandono scolastico Note per un agire formativo, M. Gentile, Franco Angeli 2000 L’abbandono scolastico. Aspetti culturali, cognitivi e affettivi Sempio, Confalonieri, Scaratti, Ed. Cortina Milano 84 Inclusione ed esclusione Strumenti e ricerche, Franco Angeli, Isfol 1999 SUL MONDO DEL LAVORO E L’APPRENDISTATO Uso lavoro Carta dei valori e dei servizi del Centro per l’impiego di Rimini. ‘Le parole che servono’, Centri per l’impiego di Rimini 2005 Giovani, sistema scolastico-formativo e mercato del lavoro Un approfondimento conoscitivo sui 15-29enni della provincia di Rimini a cura del Centro studi politiche del lavoro e società locale, giugno 2005 Il mercato del lavoro in Emilia Romagna Rapporto 2005. Regione Emilia Romagna, assessorato Scuola, formazione professionale, università, lavoro, pari opportunità. www.emiliaromagnalavoro.it/ pubblicazioni_rapporti.htm Costruire la formazione per gli apprendisti Isfol 2002 I nuovi apprendisti e la formazione Isfol 2002 Il nuovo apprendistato Dalla sperimentazione alla costruzione del sistema, Franco Angeli - Isfol 2001 L’apprendistato all’appuntamento con l’obbligo formativo In ‘progettare la scuola, n. 10, 2000, S. D’Agostino 85 Giovani e lavoro Rappresentazioni e percorsi, P. Zurla, Franco Angeli 1999 L’obbligo formativo nero su bianco CENTRO PER L’IMPIEGO PROVINCIA DI RIMINI SERVIZIO PER L’OBBLIGO FORMATIVO Diritto dovere all’istruzione e formazione fino al diciottesimo anno di età Il servizio si rivolge ai giovani dai 14 ai 18 anni e alle loro famiglie, con lo scopo di assistere la persona nell’assolvere il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione fino al diciottesimo anno d’età (ex obbligo scolastico ed ex obbligo formativo). Al servizio si accede su convocazione da parte del servizio stesso, ma è possibile recarsi direttamente al Centro per l’impiego negli orari di apertura al pubblico o telefonando per prenotare un appuntamento ai numeri sotto indicati. Viene data disponibilità per un colloquio entro una settimana dalla richiesta, salvo particolari esigenze di servizio. Il servizio è presente nelle sedi dei Centri per l’Impiego di Rimini e Riccione. 86 colophon Centro per l’Impiego di Rimini via Sacramora 196 tel 0541 358644 / 358645 LE PAROLE CHE SERVONO LAVORARE INFORMATI Per scelta o per forza Quaderno 03 / novembre 2005 Centro per l’Impiego di Riccione via Empoli 31 tel 0541 473134 pubblicazione a cura degli operatori del Centro per l’Impiego della Provincia di Rimini: Helena Anderberg Domeniconi Stefania Conti Luca Drudi Paola Venerandi Marco Vincenzi Solo su appuntamento Sede di Cattolica tel 0541 961639 Sede di Morciano tel 0541 988188 Sede di Santarcangelo tel 0541 626272 consulenza editoriale, editing Stefano Mariani progetto grafico, impaginazione Marina Turci stampa Ramberti Arti Grafiche Rimini [email protected] Ringraziamo le ragazze e i ragazzi, che abbiamo indicato con nomi di fantasia, per averci dedicato il loro tempo per le interviste, e tutti gli altri che insieme a genitori e operatori hanno collaborato con noi in questi anni 87 Note 88