Per scelta o per forza

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Per scelta o per forza
Per scelta o per forza
Le parole che servono
lavorare informati
Per scelta o per forza
Il diritto/dovere all’istruzione
e alla formazione
fino al diciottesimo anno d’età.
L’obbligo formativo visto dai ragazzi
e dagli operatori
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Per scelta o per forza
> PINOCCHIO E I GENDARMI
La legge del diritto/dovere all’istruzione
e alla formazione fino al 18° anno d’età.
I principi, le finalità, i soggetti preposti
> finalità dell’obbligo formatvo
> l’obbligo formativo e la scuola
> l’obbligo formativo
e la formazione professionale
> l’obbligo formativo e l’apprendistato
> cicli di assolvimento del diritto/dovere
all’istruzione e alla formazione
> ruolo dei servizi scolastici
e dei centri per l’impiego
> responsabilità e sanzioni
La parola ai ragazzi
> FUORI COME VA
La scuola, la formazione, l’apprendistato
visti da alcuni ragazzi ‘fuori’ dai percorsi
dell’obbligo formativo. Nostre interviste
> chi sono i ragazzi ‘fuori’
> come hanno vissuto
il rapporto con la scuola
> cosa pensano
della formazione professionale
> come e perché escono
dai percorsi di apprendimento
> come vedono il loro futuro
> cosa pensano del tutor
e dell’obbligo formativo
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ll caso Rimini
> IL DIRITTO/DOVERE
SECONDO NOI
L’approccio del Centro
per l’impiego della Provincia
di Rimini all’obbligo formativo.
> modalità di fruizione
> l’approccio con l’utenza
> offrire un diritto,
consentire una libertà
filosofia del servizio
Dalle criticità
a nuove ipotesi di lavoro
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Introduzione
Dati e statistiche
> I NUMERI
DELL’OBBLIGO FORMATIVO
> LA BANCA DATI
PER L’OBBLIGO FORMATIVO
AD USO DEL CENTRO
PER L’IMPIEGO
> DATI QUANTITATIVI
SULL’OBBLIGO FORMATIVO
IN PROVINCIA DI RIMINI
> FLUTTUAZIONE
DELLE INFORMAZIONI
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Le leggi sull’obbligo formativo
> RIFERIMENTI NORMATIVI
> INSIEME PER FARE BENE
Info
Alcune ipotesi di riflessione
per ottenere migliori risultati
dall’obbligo formativo
> difficoltà di accesso al lavoro
per i minori
storia di Mohamed
> qua i maschi, là le femmine
storia di Claudia
> distanze territoriali
storia di Luca
> minorenni immigrati
storia di Teresa
> famiglie multiproblematiche con minori
storia di Giacomo
> l’integrazione dei soggetti e dei servizi
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> OPERATORI IN RETE
Enti, istituzioni, operatori.
I punti di riferimento
per l’obbligo formativo
Approfondimenti/bibliografia
> L’OBBLIGO FORMATIVO
NERO SU BIANCO
Per scelta o per forza
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Per scelta o per forza.
Questo terzo quaderno della collana “Le parole che
Per accedere ad un mercato del lavoro che richiede
servono. Lavorare informati” nasce come uno stimolo
sempre maggiori competenze professionali e personali
per tutte quelle persone che si trovano coinvolte nel
è fondamentale creare le condizioni perché tutti
processo di sostegno alle ragazze e ai ragazzi 14 -18enni,
gli adolescenti “e non uno di meno” diventino dei cittadini
in quel difficile compito che è costruire un proprio
e dei lavoratori consapevoli. Per scelta o per forza.
posto nella società; una società che noi adulti stiamo
Ma è anche nostra convinzione che ogni intervento
pensando e costruendo per loro.
debba partire dall’ascolto.
Uno stimolo rivolto agli operatori della scuola,
Per questo motivo il quaderno offre ampio spazio
della formazione professionale, del mondo del lavoro,
al punto di vista delle ragazze e dei ragazzi che stanno
dei servizi sociali e perché no, anche ai genitori.
vivendo questa realtà.
Oggi la legge obbliga queste ragazze e questi ragazzi
Con tutto ciò, non intendiamo dare delle risposte
a studiare o formarsi fino alla maggiore età.
alle problematiche che gli operatori si trovano
Può essere questo obbligo un valido strumento
ad affrontare nel loro lavoro, ma solo degli spunti
per dare l’opportunità a tutti di trovare il proprio ruolo,
da cui iniziare ed aprire un confronto.
da protagonista, nella società del futuro? O è soltanto
un’interferenza alla libertà di scelta personale
Maurizio Maria Taormina,
e familiare? La nostra esperienza di questi anni,
assessore Formazione Scuola e Lavoro
con le ragazze e i ragazzi che sono usciti dai percorsi
scolastici e formativi della provincia di Rimini,
ha messo in luce la possibilità di trasformare
l’obbligo in una “opportunità”.
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Per scelta o per forza
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Introduzione
> PINOCCHIO E I GENDARMI
La legge del diritto/dovere
all’istruzione e alla formazione
fino al diciottesimo anno di età.
I principi, le finalità, i soggetti preposti
Il sistema scolastico italiano è stato
negli ultimi anni al centro di sostanziali
cambiamenti. Uno fra gli altri, l’obbligo
di frequenza alle attività di formazione
fino a 18 anni, in vigore dall’anno
scolastico 2000/2001.
La legge nazionale n. 53 del 2003
ha ridefinito ed ampliato l’obbligo
formativo (inserito dall’art. 68 della legge
144 del 1999), introducendo il concetto
di diritto/dovere alla istruzione e alla
formazione per almeno dodici anni
o, comunque, sino al conseguimento
di una qualifica o di un diploma entro
il diciottesimo anno di età.
Grazie a questa legge, tutti i giovani
vedono assicurato il diritto di usufruire
delle opportunità formative, al fine
di renderli capaci e consapevoli di definire
attivamente il proprio progetto di vita.
Il diritto/dovere all’istruzione e alla
formazione inizia a 6 anni. Il primo ciclo
di istruzione è costituito dalla scuola
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primaria (le elementari) e dalla scuola
secondaria di primo grado (le medie).
Dunque la normativa stabilisce che la
durata del primo ciclo di studi sia di otto
anni (cinque di elementari e tre di medie),
che costituiscono il primo segmento in cui
si realizza il diritto/dovere all’istruzione
e alla formazione.
Una volta terminato il primo ciclo (scuola
media) ogni giovane, in base ai propri interessi
e alle proprie capacità, può scegliere se:
> proseguire gli studi nella scuola
secondaria superiore (scuole superiori
statali e paritarie, pareggiate o legalmente
riconosciute)
> frequentare corsi di formazione professionale
(di competenza regionale), dopo i 15 anni
> avviarsi all’apprendistato, dopo i 15 anni,
dove sono previsti moduli formativi anche
in contesto d’aula
Ulteriore possibilità per i ragazzi è quella
di frequentare percorsi integrati di istruzione
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e formazione, progettati e realizzati dalle
scuole superiori in collaborazione con gli enti
di formazione professionale e con soggetti
pubblici e privati del mondo del lavoro, in
relazione ai fabbisogni formativi indicati dalle
Regioni e dagli enti locali delegati.
FINALITÀ DELL’OBBLIGO FORMATIVO
I profondi cambiamenti della società
negli ultimi anni hanno messo in risalto
il ruolo della persona intesa come risorsa
da potenziare attraverso nuove flessibilità
e innovazioni. Le recenti riforme
sottolineano infatti l’importanza
dell’educazione, rafforzando in particolare
il legame tra l’istruzione e la formazione
professionale (obiettivi della Commissione
Europea).
Obiettivo delle normative vigenti è il
recupero in ambito formativo dei ragazzi
che ne sono fuori, affinché tutti possano
conseguire un titolo (qualifica o diploma)
spendibile nel mercato del lavoro. L’Italia
intende offrire ai giovani questa opportunità
Pinocchio e i gendarmi
eliminando, o quantomeno riducendo
sensibilmente gli abbandoni precoci. Il
principio su cui si fondano le leggi partono
dal presupposto che l’apprendimento è
importante e deve essere fatto per tutto
l’arco della vita. Tutto questo allo scopo
di raggiungere elevati livelli culturali,
sviluppare capacità e competenze generiche
o specifiche adeguate all’inserimento
nella vita sociale e nel mondo del lavoro,
con riguardo non solo alle dimensioni locali
e nazionali, ma anche europee.
L’OBBLIGO FORMATIVO E LA SCUOLA
Chi sceglie il percorso scolastico prosegue
gli studi nella secondaria superiore.
Conseguendo un diploma, i ragazzi
assolvono contestualmente il diritto-dovere
all’istruzione e alla formazione.
Il titolo conseguito permette l’iscrizione
ai corsi universitari, ai corsi di Istruzione
e Formazione Tecnica Superiore (IFTS),
ai corsi post-diploma degli istituti superiori.
L’OBBLIGO FORMATIVO
E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE
Per poter accedere alla formazione
professionale, il giovane deve avere
compiuto 15 anni di età. La formazione
professionale è di competenza della Regione
e della Provincia che affidano, tramite bandi,
l’attivazione di corsi di formazione presso
enti di formazione accreditati. La formazione
professionale rappresenta un’opportunità per
tutti quei giovani che, avendo scelto di non
proseguire la scuola, intendono affrontare un
percorso di qualificazione professionale.
Nei corsi di formazione professionale
si integrano le conoscenze scolastiche
di base con conoscenze tecnico-pratiche,
che permettono di formare figure
professionali in grado di inserirsi, attraverso
il conseguimento di una qualifica,
nel mondo del lavoro. Conseguendo
una qualifica professionale, i ragazzi
assolvono contestualmente il diritto/dovere
all’istruzione e alla formazione.
Per scelta o per forza
CICLI DI ASSOLVIMENTO DEL DIRITTO/DOVERE ALL’ISTRUZIONE E ALLA FORMAZIONE
Il diritto dovere all’istruzione
e formazione si assolve:
1° CICLO
scuola d’infanzia
+
scuola elementare
+
scuola media
> frequentando 12 anni di “scuola”
> frequentando 12 anni di attività
formatiive (scuola, corsi di formazione,
apprendistato)
> acquisendo una “qualifica”
almeno triennale nel secondo ciclo
2° CICLO
dai 14 ai 18 anni
SISTEMA DEI LICEI
Liceo artistico
Liceo classico
Liceo economico
Liceo linguistico
Liceo musicale e coreutica
Liceo scientifico
Liceo tecnologico
Liceo delle scienze umane
SISTEMA DELL’ISTRUZIONEFORMAZIONE PROFESSIONALE
Istituti professionali
Corsi di formazione professionale
Percorsi integrati di istruzione
e formazione
POSSIBILI PASSAGGI
ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
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APPRENDISTATO
QUALIFICANTE
(dai 15 anni)
Formazione in azienda
e in aula
(240 ore)
POSSIBILI PASSAGGI
Per scelta o per forza
Pinocchio e i gendarmi
L’OBBLIGO FORMATIVO
E L’APPRENDISTATO
Il contratto di apprendistato consente
ai giovani dai 15 ai 18 anni di assolvere
il diritto/dovere e di diventare lavoratori
qualificati. L’apprendistato, applicabile
in quasi tutti i settori lavorativi,
è un contratto di lavoro subordinato
definito a ‘causa mista’, in quanto
comprende, allo stesso tempo, lavoro
e formazione (interna all’azienda
ed impartita dal tutor aziendale,
ed esterna in un contesto d’aula). L’orario
e le condizione di lavoro sono previste
dalla legge con retribuzione fissata
nel contratto collettivo.
RUOLO DEI SERVIZI SCOLASTICI
E DEI CENTRI PER L’IMPIEGO
Per prevenire l’abbandono precoce
dagli studi, la normativa prevede
il coinvolgimento integrato di diversi attori
istituzionali presenti sul territorio, tra cui
gli Istituti scolastici e i Servizi per l’impiego.
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Le scuole hanno l’obbligo di programmare
incontri di formazione e orientamento
in collaborazione con i servizi
di formazione, e di comunicare
periodicamente ai servizi per l’impiego
i nominative degli allievi iscritti, rilevare
le scelte degli alunni soggetti all’obbligo
ed eventuali cambiamenti di percorso
formativo.
A partire dalle informazioni fornite,
il Centro per l’impiego definisce la platea
dei giovani soggetti all’Obbligo formativo
attraverso la costituzione di un’anagrafe
regionale. Le anagrafi contengono
i dati sui percorsi scolastici, formativi
e di apprendistato di ogni studente.
Gli operatori del servizio Obbligo formativo
del Centro per l’Impiego individuano
e successivamente convocano i giovani
di età compresa fra i 15 e i 18 anni
che hanno comunicato alla scuola
l’intenzione di abbandonare, oppure
hanno cessato di frequentare le attività
previste per l’assolvimento.
Attraverso un colloquio di informazione
e di orientamento viene ridefinita
la scelta di uno dei percorsi di istruzione,
formazione e apprendistato con il supporto
di azioni mirate di tutoraggio.
RESPONSABILITÀ E SANZIONI
Con il Decreto Legislativo n. 76/05 del 15
aprile 2005 sono state definite le norme
generali sul diritto/dovere all’istruzione
e alla formazione, ovvero le linee guida
per la realizzazione di piani di intervento
per l’orientamento, la prevenzione
ed il recupero degli abbandoni, al fine
di assicurare la piena realizzazione
del diritto/dovere all’istruzione e alla
formazione.
La normativa delega i soggetti istituzionali
che hanno funzione di vigilanza indicando:
il comune, il dirigente dell’istituzione
scolastica o il responsabile dell’istituzione
formativa; la provincia attraverso i servizi
per l’impiego in relazione alle funzioni
di loro competenza a livello territoriale;
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i soggetti che assumono con il contratto
di apprendistato, nonché il tutor aziendale
e i soggetti competenti allo svolgimento
delle funzioni ispettive in materia
di previdenza sociale e di lavoro.
In caso di mancato adempimento
del dovere di istruzione e formazione,
la legge stabilisce sanzioni, individuando
la responsabilità nei genitori dei minori
o in coloro che a qualsiasi titolo ne facciano
le veci e che sono dunque tenuti
ad iscriverli alle istituzioni scolastiche
o formative.
Per scelta o per forza
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Il caso Rimini
> IL DIRITTO/DOVERE SECONDO NOI
L’approccio del Centro
per l’impiego della Provincia di Rimini
all’obbligo formativo
Il servizio per l’Obbligo Formativo
(OF) all’interno del Centro per l’Impiego
della Provincia di Rimini è nato,
sperimentalmente, nel 2000. All’interno
del servizio lavorano quattro operatori
con specifica formazione nell’orientamento
e nell’obbligo formativo e con una solida
esperienza con l’utenza adolescenziale.
Date per acquisite le conoscenze giuridico
normative e la rete degli attori territoriali
in ambito di scuola, formazione e lavoro
è infatti fondamentale la capacità
di relazione con i giovani e con le famiglie,
con i quali porsi come attivatori
di opportunità. Compito del servizio
è quello di attivare tutte le risorse
che possono offrire un contributo
per identificare i ragazzi inadempienti
o a rischio di abbandono e individuare
percorsi personalizzati in grado di favorire
il successo formativo di questi giovani.
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MODALITÀ DI FRUIZIONE
La prima attività del servizio riguarda
la raccolta dati e la costituzione
dell’anagrafe relativa a tutti i soggetti
in obbligo formativo. È proprio grazie
a questa banca dati che è possibile censire
i giovani fuori da percorsi
di istruzione e formazione. La banca dati
viene aggiornata costantemente
con le informazioni che provengono
da istituzioni ed enti che a vario titolo
si occupano di obbligo formativo.
I ragazzi fuori da ogni percorso vengono
contattati telefonicamente o con lettera
di convocazione. Viene così concordato
un appuntamento in presenza dei genitori.
Nel colloquio con i ragazzi, la presenza
dei genitori è sempre sollecitata sia perché
si tratta di utenti minorenni, sia perché
ritenuta fondamentale per la condivisione
e il buon esito del progetto professionale.
Solitamente il primo incontro è un
colloquio informativo sulla normativa
che regolamenta l’obbligo formativo, sulle
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finalità e modalità di fruizione del servizio
OF, sui percorsi dell’istruzione, della
formazione professionale e del lavoro
in apprendistato nel territorio provinciale.
Al termine del colloquio si definisce
con il giovane il percorso da seguire.
In particolari condizioni di indecisione si
procede invece a un percorso orientativo
che comporta ulteriori colloqui in grado
di effettuare un’analisi più approfondita:
> per ricostruire il percorso scolastico
e/o lavorativo pregresso
> per conoscere la storia familiare
e personale del ragazzo
> per valutare eventuali punti
di riferimento e di sostegno
> per analizzare le aspettative,
le motivazioni e gli interessi professionali
> per individuare e valorizzare
le competenze già acquisite con l’obiettivo
di definire insieme un percorso formativo
o lavorativo personalizzato e le relative
azioni per attuarlo
Per scelta o per forza
Il diritto/dovere secondo noi
L’APPROCCIO CON L’UTENZA
In tutte le attività del servizio non si può
mai prescindere dal fatto che gli utenti
sono adolescenti, e spesso si propongono
con atteggiamento di sfida, mostrando
tutti quei tratti ’limite’ che caratterizzano
questa delicata fase dell’età evolutiva.
Dunque il primo obiettivo da raggiungere
è quello di instaurare una relazione
di fiducia, fondamentale per il successo
di qualsiasi progetto formativo. È molto
importante parlare ai ragazzi con un
linguaggio il più possibile vicino ai loro
interessi e curiosità, cercando di ascoltarli
e di comprenderli, al fine di aprire ‘varchi
mentali’ che possano agevolare la loro
disponibilità a farsi seguire. Infatti
l’attività deli tutor dell’obbligo formativo
non si esaurisce quando il giovane ha
individuato il proprio percorso. Una volta
scelta la strada il tutor di riferimento
accompagna il giovane per sostenerlo
fino a percorso ultimato. In particolare,
il compito del tutor prevede:
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> colloqui informativi ed orientativi
> azioni di sostegno e monitoraggio
del percorso formativo intrapreso
(formazione, apprendistato)
> incroci trimestrali con l’anagrafe
dei lavoratori per verificare i nuovi
avviamenti al lavoro
> azioni di accompagnamento
ed inserimento lavorativo
(sostegno ai giovani nella ricerca
occupazionale, inserimento nelle banche
dati incrocio domanda/offerta di lavoro
presenti presso il Centro per l’impiego;
stipula del patto di servizio; azioni relative
alla ricerca attiva del lavoro; ricerca
informazioni e verifica delle offerte
lavorative; compilazione del curriculum
vitae e della lettera di autocandidatura;
simulazione del colloquio di lavoro)
> azioni di accompagnamento per progetti
di tirocini orientativi/formativi tramite
stage aziendali
> accompagnamento agli altri servizi
presenti all’interno del Centro per l’Impiego
(ufficio anagrafe per l’iscrizione
al collocamento; ufficio di preselezione
per l’inserimento del CV nella banca dati
incrocio domanda/offerta di lavoro; ufficio
tirocini per la ricerca aziendale di uno
stage)
> accompagnamento ad altri servizi
presenti sul territorio ed esterni al Centro
per l’Impiego
(enti di formazione, scuole, centri giovani
dove si svolgono attività di socializzazione
e corsi di alfabetizzazione e recupero
scolastico)
Nel complesso, l’attività di tutoraggio e
monitoraggio degli operatori consente di
intervenire precocemente ogni qualvolta
il percorso formativo e/o lavorativo scelto
dal giovane è a rischio di abbandono. In
questi casi viene ricontattato il ragazzo
per un incontro di verifica, si effettua
un confronto con le strutture formative
coinvolte (scuole, enti di formazione
professionale e aziende), e se necessario
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si riprende un percorso orientativo con
il giovane per ridefinire gli obiettivi e il
progetto personale.
Anche se il servizio propone azioni
standard (informazioni, orientamento,
accompagnamento, tutoraggio), è
vero altresì che ogni intervento è
necessariamente diverso nel rispetto
dell’individualità di ogni adolescente.
Da qui la necessità di personalizzare i
percorsi, soprattutto nei confronti dei
giovani in particolari condizioni di disagio:
> giovani che hanno vissuto ripetuti
fallimenti nei percorsi intrapresi
> giovani con storie familiari difficili
che portano, spesso, ad una forte
demotivazione all’impegno
> giovani che arrivano con fatica
e il più delle volte con delle bocciature
a conseguire la licenza media inferiore
e che, spesso costretti dalla famiglia,
intraprendono una scuola superiore
o un corso di formazione professionale
Per scelta o per forza
Il diritto/dovere secondo noi
> giovani che, in corso d’anno,
abbandonano il sistema scolastico
e/o formativo senza alcuna ipotesi
di successivi impegni
> giovani affidati ai Servizi sociali
> giovani stranieri
> nomadi, giostrai e rom
OFFRIRE UN DIRITTO,
CONSENTIRE UNA LIBERTÀ
FILOSOFIA DEL SERVIZIO
Da quanto detto emerge che è sostanziale
realizzare attività mirate e personalizzate.
A differenza di altre realtà, all’interno
del Servizio OF c’è un’unica ‘presa
in carico’ del giovane. È infatti importante
che il ragazzo abbia un solo riferimento
chiaro; pertanto qualsiasi minore che entra
al Centro per l’Impiego di Rimini viene
direttamente dirottato al servizio
Obbligo Formativo, dove l’operatore
che lo accoglie diventa generalmente
il suo tutor personale.
La filosofia del servizio è quella di essere
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sul territorio con lo scopo di cercare
di attivare azioni di prevenzione della
dispersione scolastica-formativa, piuttosto
che limitarsi ad intervenire quando la
dispersione è già in atto. Questo fa sì
che da anni vengono svolte attività di
informazione e promozione del servizio
rivolte alle famiglie, ai giovani in obbligo
formativo, alle scuole medie inferiori
e superiori dove i ragazzi, i genitori
e sempre più spesso gli insegnanti
possono confrontarsi con operatori
esperti di orientamento e tematiche
adolescenziali.
La promozione del servizio sul territorio
ha inoltre portato ad incrementare
sensibilmente la collaborazione con
gli interlocutori istituzionali dell’obbligo
formativo che sempre più frequentemente
chiedono al nostro servizio di
programmare interventi specifici
per i giovani che si trovano in situazioni
critiche e a rischio di abbandono
all’interno del contesto che stanno
frequentando. Sono sempre più frequenti
anche i primi colloqui presso i servizi
sociosanitari con giovani che hanno
già abbandonato (o stanno pensando
di farlo) uno dei tre canali previsti per
l’assolvimento dell’obbligo formativo.
In questi casi è stato riscontrato
positivamente dai minori e dalle famiglie
l’importanza del nostro ruolo
e la specificità del nostro compito,
senza che ci percepiscano come figura
di controllo o punitiva.
Rispetto alle indicazioni relative
alla modalità di assolvimento della legge
da parte dei ragazzi, l’approccio che
abbiamo voluto dare e il messaggio
che continuiamo a trasmettere ai ragazzi,
è quello di una lettura trasversale e
più profonda: non è solamente quello
dell’obbligo di assolvimento di una legge,
ma è innanzitutto un’opportunità in più
per aumentare le competenze, le capacità,
le conoscenze per arrivare più preparati
alla professione che intendono svolgere.
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A questo proposito il servizio cerca
di porsi come uno spazio di ascolto
e comprensione in cui i giovani incontrano
operatori che li riconoscono innanzitutto
come persone con proprie potenzialità
e specificità. Riteniamo che questo possa
essere il punto di partenza per iniziare
una nuova forma di dialogo con loro,
e per offrire in modo concreto nuove
strategie per fronteggiare le difficoltà.
Il senso del lavoro con i giovani in
obbligo formativo pensiamo che debba
ottemperare a due esigenze: dare un
diritto ma consentire sempre una libertà.
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Per scelta o per forza
Dati e statistiche
> I NUMERI DELL’OBBLIGO FORMATIVO
LA BANCA DATI PER L’OBBLIGO
FORMATIVO AD USO DEL CENTRO
PER L’IMPIEGO
In attuazione all’art. 68 delle Legge 144
del 17 Maggio 1999, i Centri per l’impiego
della Provincia di Rimini già dal 2000
hanno predisposto una banca dati che
contiene i dati relativi a tutti i ragazzi
in obbligo formativo (14/18 anni di età).
La banca dati predisposta e aggiornata
dagli operatori del servizio non contiene
solo i dati provenienti dalla anagrafe
regionale per l’obbligo formativo (che
contiene le anagrafi scolastiche) relativa
alla comunicazioni periodiche previste
dalla normativa, ma nel corso degli anni
è stata arricchita di altre informazioni,
formali ed informali, provenienti da fonti
diverse.
Le informazioni che provengono
dalle anagrafi scolastiche già dall’inizio
della sperimentazione del servizio
si sono dimostrate insufficienti
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per attuare un programma efficace
di prevenzione e riduzione della
dispersione formativa sul territorio
provinciale. Nella pratica quotidiana
di questo servizio si sono potuti
constatare i limiti di un’anagrafe
così strutturata:
modo molto diverso a seconda
delle scuole di appartenenza. In alcuni
istituti era stato l’esito di un percorso
di orientamento svolto con gli alunni;
in altri era una rilevazione molto rapida
svolta nelle classi; in altre era solo una
procedura burocratica/amministrativa
> eterogeneità dei dati
> lentezza dei flussi informativi
spesso i dati provenienti dalle scuole
sono rilevati in modo diverso. Ad esempio
dalle comunicazioni provenienti dagli
istituti scolastici è possibile conoscere
in quale canale gli studenti pensano
di proseguire l’assolvimento dell’obbligo
formativo a partire dall’anno successivo
rispetto a quello in corso. Ma poi nella
presa in carico dei ragazzi che avevano
espresso l’intenzione di uscire dal sistema
scolastico (formazione professionale
o apprendistato) o che non avevano
indicato alcuna scelta (scelta non
espressa) è apparso evidente come
questa variabile sia stata interpretata in
i flussi delle informazioni sono spesso
incompatibili con la presa in carico
tempestiva del ragazzo che ha già
attuato una scelta o non scelta verso
la dispersione formativa. I dati infatti
devono essere inviati dalle singole scuole,
integrati tra loro, rinviati alle singole
province e poi utilizzati dal servizio.
Questi passaggi richiedono un tempo
(alcuni mesi) che spesso non permette
di intervenire prima che il disagio, causa
della dispersione, si sia cronicizzato
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> incompletezza dei dati
La dispersione a volte ha origini
Per scelta o per forza
I numeri dell’obbligo formativo
diverse, nasce da situazioni di recente
immigrazione, di persone domiciliate
in provincia e non presenti negli archivi
delle scuole provinciali, da persone che
sfuggono a tutte le anagrafi istituzionali
(nomadi, giostrai, ecc.)
Concretamente la banca dati ad uso del
Centro per l’Impiego contiene una serie di
informazioni quantitative ma spesso anche
qualitative provenienti da queste fonti:
trasferimenti e ritiri provenienti dalle
scuole della provincia che informano il
servizio OF degli eventuali cambiamenti
nelle modalità di assolvimento da parte
dei ragazzi che interrompono il loro
percorso scolastico. Le informazioni
provengono dalle segreterie delle scuole
tramite comunicazioni ufficiali, e dalle
verifiche che gli operatori dello sportello
di orientamento svolgono periodicamente
con il personale amministrativo della
scuola stessa
> anagrafe scolastica regionale
che come previsto dalla normativa,
due volte l’anno fornisce i nominativi
dei ragazzi che frequentano le scuole
della provincia di Rimini e in generale
delle scuole della regione Emilia Romagna.
L’anagrafe scolastica fornisce i dati
anagrafici dei ragazzi (data e luogo
di nascita, sesso, codice fiscale, residenza,
numero di telefono), la scuola frequentata
e l’opzione di assolvimento per l’obbligo
formativo. Le comunicazioni dei
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> enti di formazione della provincia
gli enti di formazione della provincia
che organizzano corsi per l’assolvimento
OF (Enaip, Ial, Osfin, Ecipar, Irfa) hanno
contatti frequenti con gli operatori
del servizio OF. Le segreterie degli enti
comunicano periodicamente tutti
i nominativi dei ragazzi iscritti o che
hanno espresso la volontà di iscriversi,
gli esiti dell’anno formativo (ammissione
al secondo anno o rilascio qualifica)
ed eventuali iscrizioni o abbandoni
in itinere. Sono inoltre previsti incontri
periodici con cadenza mensile tra
coordinatore, tutor d’aula dei corsi
ed il tutor del servizio OF al fine
di monitorare il percorso formativo
del ragazzo. Vengono riportate nella
banca dati eventuali difficoltà formative,
frequenze irregolari al corso, servizi
attivati a sostegno del ragazzo e della
famiglia, ecc.
Sono inoltre previste modalità di contatto
con gli enti che svolgono le attività
formative d’aula previste dal contratto
di apprendistato. Le informazioni raccolte
riguardano l’avvio delle attività formative,
l’interruzione del rapporto di apprendistato
(comunicazione a volte più tempestiva
rispetto a quella riportata nell’anagrafe dei
lavoratori) e in casi particolari eventuali
servizi offerti all’apprendista (informazioni
personalizzate, orientamento, ecc.)
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> anagrafi comunali
i nominativi provenienti dalle anagrafi
scolastiche vengono incrociati con le
anagrafi di tutti i comuni della provincia.
Le anagrafi comunali forniscono i dati
anagrafici dei ragazzi (nome, luogo
e data di nascita, residenza, codice fiscale,
sesso, nazionalità, eventuale data
di immigrazione nel comune, ecc.).
Inoltre nelle anagrafi comunali sono
presenti diverse centinaia di nominativi
non presenti nelle anagrafi scolastiche.
È proprio su questi nominativi che poi
si concentrano le attività di verifica svolte
dai tutor del servizio
> Prolabor, anagrafe dei lavoratori
ad uso dei Centri per l’impiego
l’anagrafe dei lavoratori permette
di verificare gli eventuali avviamenti
tramite il contratto di apprendistato (data
assunzione, qualifica, durata, cessazione,
ecc.), o con altre tipologie contrattuali
(rare, ma a volte presenti). Vengono
Per scelta o per forza
I numeri dell’obbligo formativo
registrati nella banca dati del servizio anche
eventuali lavori estivi svolti dai ragazzi.
L’anagrafe dei lavoratori in alcuni casi si è
dimostrata uno strumento utile per risalire
all’effettivo indirizzo di domicilio
del ragazzo e al suo numero di telefono,
diversi da quelli già forniti dalle scuole.
Inoltre durante l’estrazione dei dati relativi
ai ragazzi che hanno avviato un contratto
di apprendistato presso aziende locali
emerge un numero significativo di soggetti
che non sono presenti né nelle anagrafi
scolastiche né in quelle comunali,
ma che verosimilmente sono domiciliati
presso la nostra provincia
del pendolarismo è molto meno evidente
(si parla di pochi ragazzi).
La banca dati viene aggiornata con
le comunicazione che periodicamente
vengono richieste alle singole scuole ed
enti di formazione ubicati fuori provincia
> presentazione spontanea
ai servizi per il lavoro
nella banca dati vengono inseriti i dati
anagrafici relativi ai ragazzi che si sono
presentati spontaneamente ai servizi
per il lavoro e che a volte non erano
già presenti nella banca dati
> attività di verifica svolte dal servizio OF
> comunicazioni delle scuole e degli enti
di formazione di altre province e regioni
alcuni ragazzi della nostra provincia
frequentano scuole di altre province,
e spesso di altre regioni (soprattutto
della provincia di Pesaro).
Stessa situazione per gli enti
di formazione, dove però il fenomeno
22
I tutor verificano la modalità di assolvimento
dell’obbligo formativo dei ragazzi
che non risultano essere inseriti in una
dei tre canali previsti per l’assolvimento.
La verifica avviene tramite lettera inviata
all’indirizzo di residenza e rivolta ai
genitori, o tramite telefonata. Attraverso la
richiesta, si invitano i genitori a dichiarare
in quale canale il figlio sta assolvendo
l’obbligo formativo. Tutte le informazioni,
anche quelle con esito negativo (lettera
ritornata al mittente, numeri di telefono
disattivati, ecc.) vengono registrate nella
banca dati del servizio. Nella banca dati
vengono registrate per ogni ragazzo le
modalità di tutoraggio e di assolvimento
OF che comprendono:
il nome del tutor che ha in carico
il ragazzo, la modalità di assolvimento
o non assolvimento (tirocinio, corsi
non riconosciuti, altra tipologia
contrattuale, ecc.) e relativa fonte
di informazione, la scuola, ente di
formazione, azienda in cui è inserito)
> monitoraggio delle azioni del servizio OF
all’interno della banca dati sono rilevati
il numero dei colloqui svolti dai tutor
(compresi i colloqui a cui i ragazzi non si è
presentato), le modalità di coinvolgimento
della famiglia, le telefonate effettuate, i
servizi offerti, i rinvii e tutte le informazioni
23
utili per comprendere meglio il percorso
intrapreso all’interno della presa in
carico del servizio. L’elaborazione dei dati
permette inoltre di ottenere un costante
controllo dei volumi di lavoro del servizio
> attività degli sportelli
di orientamento scolastico
queste attività di sportello, presenti in
alcune scuole superiori vengono riportate
nella banca dati, annotando il motivo della
presa in carico, le attività svolte e i rinvii
effettuati
> informazioni da altri servizi
vengono inserite nella banca dati
le annotazioni dei ragazzi seguiti anche
da altri servizi. Spesso sono i servizi sociali
per la tutela minori, ma anche servizi
offerti da enti di formazione con progetti
che vanno ad agire su questa fascia d’età.
Nella banca dati viene annotato il nome
dell’operatore di riferimento e i servizi
di cui sta usufruendo
Per scelta o per forza
I numeri dell’obbligo formativo
DATI QUANTITATIVI SULL’OBBLIGO
FORMATIVO IN PROVINCIA DI RIMINI
Le informazioni contenute nella banca
dati del servizio sono aggiornate
costantemente e permettono di avere
una fotografia, il più vicino possibile
alla realtà, di come i ragazzi della provincia
di Rimini assolvono o non assolvono
l’obbligo formativo. Al 30 giugno 2005
erano presenti nella baca dati OF del
Centro per l’impiego 10.214 nominativi di
giovani residenti o domiciliati in provincia
di Rimini. I giovani risultavano assolvere
l’obbligo formativo all’interno dei diversi
canali, secondo la ripartizione in tabella:
La scuola è il canale di gran lunga più
utilizzato dai ragazzi per assolvere
l’obbligo formativo. Le percentuali degli
altri canali sono notevolmente più basse,
ma comunque significative in termini
assoluti (238 ragazzi in formazione
professionale e 166 apprendisti). Da
sottolineare come la percentuale degli
apprendisti aumenta costantemente con
l’aumento dell’età fino ad arrivate al 3,7%
relativamente ai ragazzi nati nel 1987.
Al 30 giugno 2005 erano presenti 237
ragazzi che non stavano assolvendo
l’obbligo formativo, quindi fuori
dai canali riconosciuti dalla normativa.
Su questi ragazzi i tutor concentrano i
loro interventi. Gli utenti non reperibili
appartengono spesso a famiglie nomadi o
sono persone che hanno preso la residenza
anagrafica presso il comune, ma che di
fatto non hanno il domicilio in provincia.
FLUTTUAZIONE DELLE INFORMAZIONI
La banca dati è caratterizzata da una
forte dinamicità e fluttuazione che
fotografa una forte mobilità nei percorsi
di apprendimento scelti dai giovani in
obbligo formativo. Sono infatti frequenti i
passaggi da un canale di assolvimento ad
un altro, e si rilevano variazioni all’interno
della stessa modalità di assolvimento (es.
il cambio di istituto o del corso formativo).
Per rendere l’idea dei cambiamenti
avvenuti, basti dire che nel primo
semestre 2005 si sono registrati 541
passaggi di canale. Nel corso dell’anno
precedente (2004) si erano registrati 1660
passaggi, anche se distribuiti in modo
disomogeneo durante l’anno.
A titolo esemplificativo specifichiamo che i
passaggi avvenuti nel primo semestre del
2005 sono così rappresentabili:
> 88 ragazzi che hanno interrotto la scuola
e sono stati presi in carico dal tutor
> 62 che dalla condizione di ‘non
Canale di assolvimento
dell’obbligo formativo
Nati nel
1987
Nati nel
1988
Nati nel
1989
Nati nel
1990
Scuola
Totali
%
2.079
2.330
2.448
2.580
9.437
92,8%
Apprendistato
86
55
25
0
166
1,6%
Formazione professionale
77
92
69
0
238
2,3%
Altra condizione (1)
84
80
63
10
237
2,3%
Residenti non reperibili (2)
TOTALE
24
23
21
22
24
90
0,9%
2.349
2.578
2.627
2.614
10.214
100%
(1) Il dato comprende i giovani che alla data indicata non
risultavano inseriti all’interno dei tre percorsi formativi
indicati all’art. 68 della legge 17 Maggio 1999, n. 144 ma che:
> sono costantemente seguiti dagli operatori dei Centri
per l’Impiego al fine di trovare opportunità formative
e/o lavorative più idonee e tali da poter consentire
l’assolvimento dell’Obbligo Formativo
> attività di tirocinio
> risultavano, con i competenti servizi AUSL, inseriti
in attività specifiche, non riconducibili immediatamente
ai percorsi OF, in quanto trattasi di giovani portatori
di handicap o di disagio sociale
(2) Il dato comprende i nominativi emersi dal confronto
con le anagrafi comunali ma che non sono risultati reperibili
per una presa in carico del servizio
25
assolvimento’ sono stati avviati con il
contratto di apprendistato, anche se in
alcuni casi solo per il lavoro stagionale
> 61 che hanno cambiato istituto
scolastico
> 33 che hanno interrotto il loro contratto
di apprendistato e sono in carico al tutor
Per scelta o per forza
26
Xxxxxxxxxxxxxx
La parola ai ragazzi
> FUORI COME VA
La scuola, la formazione, l’apprendistato
visti da alcuni ragazzi ‘fuori’ dai percorsi
dell’obbligo formativo.
Nostre interviste
Le considerazioni riportate in questo
capitolo nascono dall’attività che
quotidianamente i tutor svolgono
con i ragazzi usciti dai sistemi
dell’apprendimento scolastico
e professionale.
Si tratta di interviste in profondità
condotte sul tema dell’obbligo formativo,
di cui riportiamo ampi stralci, e di 160
questionari somministrati equamente tra
i ragazzi fuori e dentro i percorsi
di assolvimento dell’obbligo formativo
che si sono presentati al servizio
da ottobre 2004 a febbraio 2005.
PREMESSA
Dopo sei anni di esperienza del servizio
Obbligo Formativo dei Centri per l’impiego
della provincia di Rimini è nata l’esigenza
di riflettere sulle conoscenze acquisite
rispetto al mondo degli adolescenti
estranei ai circuiti formativi tradizionali.
Dalla nostra indagine emerge che la ‘non
scelta’ di formazione, la temporanea
26
o permanente uscita da ogni sistema
di apprendimento, in realtà costituisce
la punta di un iceberg emotivo, personale,
familiare, sociale che non conosciamo,
che non sempre viene letto e raccontato.
Le domande che ci poniamo sono:
come questi fattori concorrono o meno
all’essere fuori dai circuiti formativi?
Quali sono i modi peculiari con cui i
ragazzi ‘stanno fuori’; come lo esprimono,
come lo rappresentano e lo giustificano?
C’è una cultura di appartenenza che
supporti tali comportamenti sociali?
Attraverso quali percorsi l’uscita si
matura, si consuma, si celebra, si rafforza,
si mantiene, si rinnega? Ci sono delle
‘differenze ricorrenti’ tra i diversi soggetti
che stanno fuori? Che idea si sono fatti
di questo sistema scuola/formazione, e
di noi operatori? Come vivono una legge
che li ‘obbliga’ ad investire in studio e
formazione? Cosa pensano invece dei
coetanei che sono ‘dentro’? Quale idea
del mondo del lavoro, della formazione
27
hanno? Come vedono il loro futuro?
Beh, davvero tante belle domande che
forse non trovano risposte esaurienti,
ma che comunque possono essere d’aiuto
a quanti operano per consegnare loro
un progetto professionale, di inserimento
lavorativo, se non addirittura - in alcuni
casi - di vita.
CHI SONO I RAGAZZI ‘FUORI’
I ragazzi fuori sono quelli usciti dai
percorsi di studio e formazione e che,
almeno per il momento, non hanno
intenzione di rientrarvi.
A loro però associamo anche i ragazzi
che vogliono lavorare, quelli che hanno
‘fallito’ a scuola, che non ce l’hanno fatta
o comunque che non se la potevano
permettere. Quanti scelgono
di intraprendere un lavoro durante
l’obbligo formativo ormai si sentono
estranei al sistema: ‘anomali’ rispetto
al percorso delineato per loro. Chi sceglie
di frequentare un corso di formazione
Per scelta o per forza
Fuori come va
professionale si sente ancora dentro il
sistema (è un po’ come andare a scuola),
ma la scelta del lavoro è un’altra cosa,
significa anticipare i tempi, significa
diventare più autonomi, più grandi.
Coloro che escono dai canali
dell’istruzione e della formazione sono
prevalentemente maschi e rappresentano
da soli circa i due terzi del campione. Oltre
il 70% dei ragazzi fuoriesce dai percorsi
quando ha già compiuto 16 anni. Infatti
anche se i segnali di disagio e predittivi
dell’abbandono iniziano negli anni
precedenti (scuola media e primo anno
di superiore), tendono di fatto ad uscire
dopo aver iniziato un percorso scolastico/
formativo. Significativa è la presenza di
ragazzi extracomunitari che ormai ha
raggiunto il 16% dell’utenza del servizio.
Sappiamo bene come questa sia un tipo
di utenza particolarmente vulnerabile
rispetto alla dispersione formativa.
Le nazionalità maggiormente
rappresentate sono quelle albanese,
28
marocchina e cinese.
Spesso, all’interno del nucleo familiare,
è assente almeno un genitore e questo
per ragioni che non sempre sono state
indagate (genitori separati, deceduto,
detenuto, ecc.). Nel 29% dei casi era
il padre a non essere presente nel
nucleo; nel 6% era la madre (percentuali
significativamente superiori a quelle
dei ragazzi inseriti in contesti scolastici).
Questo sembra indicarci come l’assenza
di una delle due figure genitoriali dal
nucleo familiare possa essere un fattore
di condizionamento o di minore tutela
rispetto alla dispersione formativa. Il
titolo di studio posseduto della madre
di questi ragazzi è spesso limitato alla
licenza media, e nel 17% dei casi la madre
possiede la sola licenza elementare o
nessun titolo di studio. Solo il 32% dei
casi aveva un titolo di studio successivo
alla licenza media (qualifica professionale,
diploma, laurea). Il titolo di studio del
padre invece non sembrava differenziarsi
da quello dei ragazzi inseriti
in un percorso scolastico.
COME HANNO VISSUTO
IL RAPPORTO CON LA SCUOLA
La nostra esperienza e le risposte ai
questionari confermano che il percorso
scolastico dal quale i ragazzi escono
è costellato di segnali di disagio già dalle
scuole medie. Il 29% dei ‘fuoriusciti’
ammette di aver pensato di abbandonare
gli studi già dalle scuole medie, e il 46%
aveva avuto almeno una bocciatura
e/o un provvedimento disciplinare prima
della licenza media. La maggior parte
dei ragazzi (il 72%) ha conseguito
la licenza media con il voto di sufficiente.
Se da un lato questi ragazzi hanno
avuto un rapporto problematico con la
scuola media (bocciature, provvedimenti
disciplinari, basso rendimento scolastico),
non sembrano così critici nel giudicare
i loro insegnanti delle medie. Solo il 22%
sostiene infatti di non aver avuto
29
un buon rapporto con loro, e questo
è avvenuto soprattutto tra chi ha avuto
dei provvedimenti disciplinari. Inoltre,
la maggior parte di loro sostiene di essere
stato incoraggiato dagli insegnanti
a proseguire gli studi o la formazione
dopo l’esame di licenza. Il rapporto
con gli insegnanti delle superiori, per chi
ne ha frequentato almeno il primo anno,
risulta invece molto più critico: il 46% dei
ragazzi sostiene di non aver avuto un buon
rapporto, e nel 38% di casi non hanno
mai parlato con gli insegnanti della loro
decisione di abbandonare gli studi.
La rappresentazione del sistema scuola
da parte di questi ragazzi è molto simile
a quelli che proseguono nel loro percorso
scolastico. Il ‘valore’ attribuito alla scuola
pare quindi essere trasversale
ed indipendente da quello che è stato
poi il reale percorso di studi, accidentato
o meno, che il ragazzo ha intrapreso.
Quasi tutti ammettono infatti che il
titolo di studio è importante per cercare
Per scelta o per forza
Fuori come va
lavoro e che non possedere il famoso
‘pezzo di carta’ possa in qualche modo
togliergli qualche possibilità in futuro.
Questo concetto è molto radicato in tutti
ragazzi sia a scuola, sia in formazione
professionale, sia fuori da ogni canale
di assolvimento.
Maggiori elementi di critica riguardano
invece l’effettiva utilità dell’insegnamento
impartito a scuola, ritenuto ‘poco pratico’.
Per il 65% dei ragazzi si impara di più
e meglio dall’esperienza di tutti i giorni
piuttosto che tra i banchi di scuola.
In grande maggioranza (oltre il 70%)
reputa invece il contesto scolastico
il luogo migliore per socializzare con
i propri coetanei. I ragazzi usciti dalla
scuola sottolineano infatti come la loro
scelta di abbandonare gli studi abbia
avuto come conseguenza più negativa
quella di aver perso contatto con i propri
amici, o comunque di non essere più in
un ambiente dove è possibile stabilire
relazione con il gruppo, idealizzando
30
in modo ‘nostalgico’ la scuola come
ambiente di socializzazione. Il contesto
scolastico viene altresì vissuto come
potenzialmente conflittuale (verso
i professori, i compagni, l’istituzione
scuola in generale) dalla metà dei ragazzi
intervistati.
FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE
IN UNA OFFICINA MECCANICA
. . . Pensi che la tua scelta di lasciare la
scuola possa toglierti qualcosa in futuro?
Sicuramente, andando avanti, ci saranno...
se devo passare da un livello all’altro,
dovrò fare anche una scuola serale,
prendere un diploma.
Hai preso in considerazione la possibilità
di continuare a studiare?
Si, perché comunque un pezzo di carta
mi serve.
Ma, oltre al pezzo di carta, pensi che le
conoscenze e le competenze che puoi
acquisire con lo studio possano darti
qualcosa in più rispetto al tirocinio
che stai facendo?
Qualcosina di teorico serve sempre.
Per l’esperienza che hai avuto a scuola,
trovi che le cose studiate ti siano servite?
Con quello che ho fatto io a scuola e quello
che sto facendo adesso, non centra niente.
Neppure le cose più generali?
Qualcosa si, la cultura diciamo,
ad esempio il rispetto che si deve tenere
con i professori, il comportamento
è lo stesso che si deve avere nel lavoro.
L’interesse per i motori lo avevi
già quando frequentavi la scuola?
No, l’ho scoperto dopo.
In quel periodo avevi un’idea di come
utilizzare gli studi che stavi facendo?
No. La mia idea era ‘ora studiamo
poi vediamo’.
Pensi che possa essere utile pensare
a dei percorsi lavorativi durante la scuola?
Si, secondo me si.
FRANCESCA,15 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Hai dei fratelli?
31
Si, uno.
Più grande o più piccolo?
Più piccolo, fa le elementari.
E tu cosa gli dici?
Che deve studiare.
Perché lui si e te no?
È per lui. Certe volte non vuole andare
a scuola e non vuole studiare.
Pensi che ti veda come un modello?
No, lui deve studiare... deve studiare.
Anche se non gli va? Che cosa ha di
diverso da te per cui lui deve studiare?
. . . (silenzio)
Pensi che sia importante studiare?
Si.
Cosa pensi dei tuoi compagni che hanno
continuato la scuola?
Che hanno la volontà di studiare.
ERALD, 17 ANNI, ALBANESE,
CERCA LAVORO
. . . Quando hai lasciato la scuola?
Quest’anno, quando è finita la scuola.
Quindi l’anno scorso hai frequentato
Per scelta o per forza
Fuori come va
la scuola?
Si, andavo a scuola ma non è che andavo
tanto bene, facevo troppi casini.
Perché?
Non mi interessava, non compravo
neppure i libri, ho fatto un anno senza
libri. Poi sono stato bocciato. Ho detto,
ci provo un altro anno, mi trovo
meglio ma non è che mi sono trovato
bene-bene, c’era il preside che mi rompeva
sempre, mi rompeva, mi diceva fammi
vedere la cartella cosa c’è dentro, cosa te
ne frega a te. Poi dopo un po’ di tempo,
non comprando i libri... mia mamma mi
diceva ti compro i libri ma io non avevo
voglia quindi non li ho comprati.
Pensi che la scuola sia utile?
Come l’ho vissuta io non serve un gran
che, però la scuola è utile perché
dopo trovi un lavoro, perché alla fine
ti da un foglio e io non ho niente.
Quello che si impara a scuola
è importante per la vita?
No, per me, no. Poi impari anche ad essere
32
educato, ma per me è più importante il
foglio che ti danno alla fine, perché con
quel foglio puoi trovare un lavoro e senza
quel foglio, dove vai, non puoi trovare
niente.
Però tutti mi hanno detto, vai a scuola che
è meglio, però io per quello che ho vissuto
a scuola non mi interessa più la scuola,
non voglio più parlare di scuola, per i miei
genitori che si preoccupavano di me.
Io andavo a scuola la mattina poi alle nove
li chiamavano per dire ‘vieni a prendere
tuo figlio perché ha fatto dei casini’: poi
alla fine mi sono incazzato col preside
perché mi ha chiamato maleducato.
A me la cosa più che odio uno che mi
chiama maleducato che manco mi
conosce, e io c’ho detto stai attento a
come parli perché se no io ti faccio quello
che nessuno ti ha fatto, io non ho voglia
di studiare, non sono maleducato.
Poi mi ha cacciato da scuola che sono
un delinquente.
Se tu avessi un amico più giovane che
vuole lasciare la scuola cosa gli diresti?
Gli do l’esempio giusto, non fare così! Ti
servirà un giorno, la scuola serve sempre.
Vedi io ora non posso recuperare più.
Perché non puoi recuperare? Perché non
cambi scuola?
E come faccio, che poi sono tutti bambini,
come faccio, sono troppo grande, tra poco
ho diciotto anni.
SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA
. . . Oggi stai lavorando, ma che rapporto
hai avuto con la scuola?
Molto negativo. A parte che non mi andava
anche a me però non è che mi attirava
molto la scuola, perché molte insegnanti
non hanno il metodo giusto di insegnare.
Quindi, non riuscivano ad invogliarmi a
studiare.
A me piaceva studiare e avevo anche
ottimi voti.
Che scuola hai fatto?
Ho fatto il professionale, economia
aziendale.
33
Alle scuole medie avevi qualche difficoltà?
No, andava bene. Gli insegnanti sempre
nella loro posizione di insegnante, non è
che magari cercavano di aiutare i ragazzi,
con quelli bravi-bravi si, ma con quelli
meno bravi no. Invece di cercare di aiutarli
per aumentare la media dicevano
ai ragazzi,’se non studi sono affari tuoi’
capito . . . è per te che studi non per gli
altri, questo è giusto, ma se ti impegni
a studiare è per te non per gli altri, però
dai . . . non è così che si fa.
Cosa succede a scuola?
Ci sono dei ragazzi che sono più bravi,
e meno bravi.
Non è che si impegnano di più con i meno
bravi per loro sono indietro e non pensano
di doverlo aiutare perché lui è indietro,
mentre l’altro ragazzo va già su un piano
giusto. No, pensano di insegnare bene
a tutti i ragazzi, mentre c’è chi comprende
di meno e non riesce a capire una cosa,
e se gli chiedono di rispiegarla dopo
si scocciano.
Per scelta o per forza
Fuori come va
Dicono di farsela spiegare
da un compagno, così . . .
La scelta della scuola superiore per i
ragazzi che successivamente sono usciti
dai percorsi scolastici/formativi ha diverse
motivazioni, ma quasi tutti la raccontano
come una scelta ‘superficiale’ o comunque
fatta ad una età in cui non hanno ancora
maturato una consapevolezza dei loro
interessi. I consigli degli insegnanti delle
medie sono in genere ascoltati (ma non
sempre poi attuati). Sembra che sia
dettato più dal rendimento scolastico che
dagli interessi reali del ragazzo. Il consiglio
orientativo dato in terza media viene
visto più come un giudizio che come un
sostegno alla scelta: ‘visto che sei bravo
puoi fare il liceo’ ‘visto che non sei bravo
puoi fare solo una scuola professionale’.
La variabile tenuta in maggior
considerazione da questi ragazzi
sembra invece essere ‘la voglia di
studiare’. Questa variabile ai loro occhi
34
è immodificabile (o c’è o non c’è);
è assoluta ed indipendente da tutte
le diverse forme di apprendimento
(di tipo teorico e pratico). Scelgono quindi
la scuola che nelle loro rappresentazione
è più compatibile con la voglia
o non voglia di studiare. Difficilmente
ammettono di essere stati condizionati
dalla famiglia o dagli amici, si assumono
loro stessi la responsabilità di una scelta
che poi si è dimostrata sbagliata.
FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE
IN UNA OFFICINA MECCANICA
. . . Secondo te come si potrebbero aiutare
i ragazzi che arrivano alla terza media
oppure al biennio?
Cercando di fargli capire i loro interessi,
quello che . . . non tanto
quello in cui è portato, quanto i suoi
interessi, diciamo.
Secondo te un ragazzo fa fatica a capire
da solo quale scelta fare?
Si, in terza media, si. Non ne sai niente,
secondo me, cioè almeno nel mio
caso non . . . io sono andato male perché
c’era quella scuola lì . . .
Io sono andato male non perché non
mi avevano detto in che cosa consisteva,
ma sono stato superficiale nella scelta.
La tua famiglia, i tuoi amici hanno
condizionato le tua scelta?
No, è dipeso tutto da me.
Chi ti ha aiutato a scegliere?
I miei genitori e il mio miglior amico,
e basta. Ma sono io che decido.
Gli altri mi danno la loro opinione ma poi
sono io che decido, sin dalla scuola media.
Pensi che sia giusto rispettare la scelta
di smettere di studiare oppure è meglio
insistere e magari obbligare a studiare?
Se è una scelta vera, in fin dei conti non
si può obbligare qualcuno.
Ma le scelte dei ragazzi sono consapevoli?
Dipende a che età la fanno, insomma . . .
cioè magari alle medie è presto.
35
ERALD, 17 ANNI, ALBANESE,
CERCA LAVORO
. . . Che scuola hai frequentato?
L’Alberti.
Quale indirizzo?
Io facevo l’elettricista.
Come è nata la scelta di fare l’elettricista?
No, perché, giù a Bari facevo l’elettricista,
poi quando mi sono trasferito qua . . .
le scuole medie le ho fatte giù a Bari,
come le elementari . . .
dopo le medie ho iniziato a fare due
settimane di scuola da elettricista,
lì c’avevo voglia, li c’era la scuola, ma poi
dopo un po’ di tempo mi sono trasferito
qua, con mia mamma, sono andato
al centro Zavatta a provare, poi mi hanno
detto che dovevo avere 9 anni di scuola
e non potevo.
Mi hanno detto che dovevo andare
a scuola, ho trovato un mio amico,
ho parlato e mi ha dato un po’ di consigli,
così ho iniziato la scuola ma ho trovato
gli amici e abbiamo iniziato a fare le cose,
Per scelta o per forza
Fuori come va
facevo puffi e . . .
Come è nata l’idea di scegliere
quella scuola?
Nasce perché avevo voglia di andare
a scuola, perché mi piace andare
a scuola, però non c’avevo voglia
di studiare non avevo voglia di fare proprio
niente, c’andavo perché avevo gli amici,
andavamo in giro e all’inizio dell’estate
tutti al mare, a scuola mi trovavo bene . . .
SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA
. . . Come mai la scelta di iscriverti
all’istituto professionale?
Gli insegnanti mi hanno consigliato solo
scuole professionali e non un liceo perché
dicevano che non era nelle mie possibilità.
Tu come la pensi?
Io penso, bho! intanto ero brava, quindi
sarei potuta andare anche a un liceo,
però dai, non c’era più tanta voglia...
Non avevi tanta voglia di impegnarti
nello studio?
Si.
36
COSA PENSANO DELLA FORMAZIONE
PROFESSIONALE
In generale, la formazione professionale
è il canale meno conosciuto dai ragazzi.
Il 18% la ignora, diversi la confondono
con altri percorsi di studi (istruzione
professionale, corsi di alfabetizzazione
informatica, ecc). I ragazzi che la
conoscono sono concordi sul fatto che
prepari più velocemente al lavoro rispetto
alla scuola; ne riconoscono la capacità
di trasmettere competenze specifiche
per il mondo del lavoro, ma sono
critici rispetto alla qualità dei contenuti
delle lezioni impartite. Circa la metà
di loro pensa infatti che il programma
di studio sia troppo riduttivo e che
contemporaneamente la qualità delle
lezioni sia migliore a scuola.
Anche in questo caso la rappresentazione
fornita dai ragazzi fuori dai canali di
assolvimento è molto simile a quella
fornita da chi è in un contesto scolastico.
Quasi la metà del campione pensa che
nella formazione professionale ci siano
meno difficoltà di rapporto con i docenti
rispetto alla scuola. Questa percentuale
è sensibilmente superiore nei ragazzi che
frequentano o hanno frequentato corsi
di formazione professionale.
COME VEDONO L’APPRENDISTATO
E IL MONDO DEL LAVORO
Agli occhi dei ragazzi l’apprendistato
non è visto come una modalità diversa
di apprendimento, un modo diverso ma
paritetico di assolvere l’obbligo formativo.
Viene soprattutto considerato come
‘lavoro’, quindi ‘guadagno’ mettendo
completamente in secondo piano
l’aspetto formativo di questo canale. La
caratteristica saliente dell’apprendistato
non è la tipologia contrattuale (a causa
mista, la presenza di un tutor aziendale,
la formazione in aula), ma il fatto che
con l’apprendistato si entra nel mondo del
lavoro. Lavorare con altro tipo di contratto
sarebbe per loro la stessa cosa; anzi,
37
in molte situazioni, sarebbe preferibile
in quanto non è prevista la formazione
in aula che ricorda l’immagine della
scuola. Spesso non conoscono neppure
l’inquadramento con cui sono assunti,
la durata del contratto, il tempo necessario
per conseguire la qualifica.
In numerosi casi, i ragazzi che escono
dai canali di assolvimento hanno già
lavorato per brevi periodi, soprattutto per
lavori estivi. Altre volte durante i colloqui
ammettono che stanno ‘in qualche modo’
già lavorando, magari nell’azienda di
famiglia, o aiutando nel lavoro un amico/
parente. Hanno quindi già avuto un primo
approccio con il mondo del lavoro, anche
se ne sono stati ai margini, lo hanno
subito, e l’esperienza lavorativa svolta non
rientrava nel loro progetto professionale.
Mentre cercano lavoro non si preoccupano
in modo eccessivo dell’importo dello
stipendio; l’importante è trovare un
lavoro. Si dicono disponibili per tutti i
lavori, purché avviarlo subito. Al contrario,
Per scelta o per forza
Fuori come va
mentre svolgono a tutti gli effetti un
lavoro, ‘stipendio e condizioni’ diventano
centrali tanto che, nel caso li trovano non
soddisfacenti lasciano un’attività per
iniziarne un’altra. Si riscontra spesso che
i ragazzi che cambiano lavoro solo sulla
base della retribuzione e non sui contenuti
qualitativi, poi non ‘riescano a tenere’;
mollano e questo si riflette negativamente
sulla loro autostima e sulla percezione
che si creano del mondo del lavoro, degli
adulti e della società in genere. È molto
faticoso motivare chi ha fatto questo
tipo di esperienza ad un percorso di
orientamento; anche se costituiscono
la parte di quelli che ne avrebbero
maggiormente bisogno. La durata
media di un contratto di apprendistato
per questi ragazzi è brevissima, i
cambi di azienda sono frequenti, così
come i periodi in cui rimangono a
casa per cercare un altro lavoro. Se
l’apprendistato è uno dei tre canali per
l’assolvimento dell’obbligo formativo,
38
non viene sicuramente percepito come
opportunità per il conseguimento di una
qualifica professionale. Sono pochissimi
i minorenni che hanno mantenuto un
contratto di apprendistato per un periodo
superiore ad un anno, e nei 6 anni di
esperienza del servizio per l’obbligo
formativo della provincia di Rimini
solo uno ha conseguito la qualifica
professionale entro la maggiore età. Va
però sottolineato che spesso il contratto
di apprendistato prevede una durata
superiore ai 3 anni, rendendo impossibile
il raggiungimento della qualifica prima
della maggiore età.
Infine da tutti (studenti, drop out,
apprendisti, ecc.) l’apprendistato
viene visto come un ottimo strumento
orientativo; lo strumento migliore per
capire se il lavoro scelto piace veramente.
FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE
OFFICINA MECCANICA
. . . Cosa stai facendo adesso?
Sto facendo un tirocinio di quattro mesi
in officina.
E dopo?
Dopo, se mi assumono bene: se no mi
toccherà cercare da qualche altra parte.
Questo è un problema?
No.
Dove hai imparto a fare questo lavoro?
L’ho imparato lì.
L’azienda è stata disponibile ad insegnarti?
Si, si, madonna!
Pensi che investano su di te?
Speriamo.
Come ti sei trovato in questa situazione
di ‘lavoro’?
Bene, all’inizio magari diciamo era un
po’ più faticoso perché comunque io sono
stato cinque-sei mesi fermo.
39
MARCO, 16 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Stai cercando lavoro, ma ti piacerebbe
farne uno in particolare?
No, qualunque lavoro trovo, l’importante
è poter guadagnare qualcosa.
Quando hai smesso di andare a scuola?
Ho smesso l’anno scorso.
Con il tutor dell’obbligo formativo
sei riuscito a fare qualcosa?
Mi ha dato dei numeri, lei ogni volta mi da
dei numeri, solo che io chiamo e mi dicono
. . . alcuni mi fanno andare là ma poi mi
dicono ‘ti facciamo sapere’ e poi nessuno
richiama.
Ma secondo te perché fanno così?
Non lo so. Forse vogliono persone che
già conoscono il lavoro, solo che alcuni
mi dicono ‘sei troppo piccolo . . .’
E questa situazione come ti lascia?
Mi da fastidio.
Hai degli amici che lavorano?
Si, dipende. Alcuni si, altri no.
Quelli che lavorano, sono della tua età?
No, più grandi.
Per scelta o per forza
Fuori come va
ERALD, 17 ANNI, ALBANESE,
CERCA LAVORO
. . . Hai mai avuto l’idea di fare
l’apprendista?
Ho voluto fare l’apprendista, ma con
questi lavori . . . a me piace tanto fare
il meccanico però non ho trovato ancora.
Come mai?
Certi mi dicono lasciami il numero
di telefono, lascio il numero di telefono
e non mi chiamano neanche, niente.
Secondo te, da che cosa dipende?
O perché sono piccolino, sono giovane. . .
SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA
. . . Quale lavoro stai facendo, ora?
Cameriera di sala.
È un lavoro che hai scelto tu?
No, va beh, ho provato di tutto, cameriera
ai piani, lavapiatti, barista e quand’ero giù
(in Calabria) ho fatto una stagione in una
azienda agricola.
Delle esperienze lavorative che hai fatto,
cosa ti ha colpito maggiormente?
40
Mi è piaciuta soprattutto l’ultima,
cameriera di sala, dove stai a contatto
con la gente. Io sono una tipa spiritosa
e mi piace parlare con la gente, scherzare,
far divertire le persone che sono in
vacanza, poi adoro anche i bambini.
Quest’estate mi sono divertita un casino
con i bambini.
Pensi che l’apprendistato sia una forma
utile di formazione e lavoro oppure credi
che sarebbe meglio poter iniziare subito
a lavorare, anche prima dei 18 anni?
Secondo me è meglio aspettare, così
a diciotto anni ti si aprono tante porte.
Con la minore età tutti si fanno
dei problemi, sei piccola, se poi ti fai male,
io rischio . . . per iniziare a lavorare
è meglio aspettare i diciotto anni.
COME E PERCHÉ ESCONO DAI PERCORSI
DELL’OBBLIGO FORMATIVO
La decisione di abbandonare il percorso
scolastico/formativo ha diverse
motivazioni.
La possibilità di guadagnare. Lasciare
la scuola o il corso di formazione vuol
dire scegliere un lavoro, un’opportunità
di un guadagno e dunque maggiore
indipendenza.
Scarso interesse per le materie e per lo
studio. Moltissimi ragazzi giustificano il
proprio abbandono con il concetto ‘non
avevo voglia di studiare’, percependo la
scuola come un contesto dove può starci
solo chi ne ha voglia. Se si prova a mettere
in crisi l’alibi della poca voglia di studiare
con il fatto che lo studio (come il lavoro)
è ‘faticoso’, e che molti proseguono
gli studi pur non avendone voglia,
ribadiscono che comunque non era
più possibile proseguire.
Il pensiero di non riuscire a concludere
il ciclo di studi. Spesso la scelta di uscire
dal contesto scolastico/formativo nasce
dal fatto che i ragazzi non credono più che
riusciranno a concludere con successo
il loro percorso. Quindi è più opportuno
uscire subito senza andare incontro ad
41
altre bocciature. Se non si è sicuri
di raggiungere il ‘pezzo di carta’
è meglio interrompere immediatamente
gli studi, sottovalutando l’utilità
degli apprendimenti scolastici.
Difficoltà nelle materie scolastiche.
Alcuni ragazzi ammettono di aver
incontrato difficoltà in alcune materie
scolastiche; difficoltà che nonostante
i tentativi fatti (corsi di recupero, lezioni
private) non sono state risolte.
Difficoltà di rapporto con gli insegnanti
e problemi personali. Alcuni ragazzi,
non molti, fanno risalire la loro decisione
di abbandonare la scuola con le difficoltà
di relazione con gli insegnanti; per
problemi personali di tipo fisico (malattia,
incidente, ecc.) o di tipo familiare
(economico, cambio di residenza,
necessità di un impegno a casa, ecc.).
Qualcuno ammette, anche se non in
maniera esplicita, difficoltà di relazione
con i compagni di classe (vittime
del bullismo, isolati dal gruppo, ecc.).
Per scelta o per forza
Fuori come va
Se la scelta della scuola superiore è
stata fortemente condizionata dalle idee
dei genitori e dalle scelte degli amici, la
decisione di abbandonare non sembra
assolutamente dipendere da questi fattori.
Sono rari i casi in cui più ragazzi lascino
il loro percorso contestualmente ad altri
compagni o che ammettano di aver avuto
delle pressioni dai genitori.
L’abbandono del percorso scolastico/
formativo, agli occhi degli operatori, porta
sempre nei ragazzi un senso di fallimento,
di ‘non avercela fatta’. A volte è presente
anche un senso di esclusione, di sentirsi
allontanati dall’ambiente scolastico/
formativo in cui erano inseriti. Queste
sensazioni degli operatori sono molto forti
e trasversali a tutto il percorso di sostegno
che il tutor svolge con il ragazzo, ma tutto
ciò non è quasi mai verbalizzato. I ragazzi
durante i colloqui dicono infatti che la
scelta di abbandonare la scuola è stata
presa da loro, e se ne assumono tutta la
responsabilità. Riportano
42
di essere stati loro a rifiutare la scuola,
che ne sono usciti in modo consapevole
tanto ‘studiare non serve a niente e fuori
si troveranno meglio’. A domande più
indirette però ammettono che continuare
a studiare sarebbe importante e che lo
consiglierebbero agli altri, ma ‘io sono
diverso’.
Prima di abbandonare il loro percorso
quasi tutti ne hanno parlato con i loro
genitori, ma la loro reazione nel 54%
dei casi è stata quella di cercare di
convincerli a rimanere nel percorso
scolastico/formativo. Altri genitori (21%)
hanno invece suggerito di cambiare
percorso ma di rimanere in un contesto
scolastico/formativo. Stessa percentuale
di genitori che invece hanno condiviso
la scelta dei figli ‘perché così potevano
trovare un lavoro’. Rispetto alle figure
genitoriali le madri, rispetto ai padri,
hanno maggiormente consigliato il
proseguimento degli studi.
Gli amici e compagni di scuola nel 57%
dei casi hanno cercato di convincere
il ragazzo a cambiare idea e di rimanere
nel contesto scolastico. Da annotare però
che nel 27% dei casi non hanno detto
niente. Anche gli insegnanti nel 51%
dei casi hanno cercato di convincerli
a cambiare idea; solo il 13% ha condiviso
la scelta e nel 33% non hanno detto niente.
La scelta di uscire è quindi densa
di senso di responsabilità, di fallimento,
di esclusione e contemporaneamente
è una scelta che spesso il ragazzo prende
da solo, senza che sia condivisa da chi
gli sta attorno. Un terzo dei ragazzi
dichiara infatti di non aver chiesto aiuto
a nessuno per cambiare idea sulla scelta
di abbandonare. Il 16% dei ragazzi
ha chiesto aiuto solo ai propri genitori.
Significativo è invece il numero
di ragazzi che hanno chiesto aiuto ai propri
compagni di classe/amici e allo psicologo
all’interno della scuola.
43
FRANCESCA, 15 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Quando hai deciso di non andare
più a scuola?
. . . (silenzio)
Lo hai scelto tu, oppure?
No, ho scelto io, di non andare più, non
mi interessava.
Come mai la scuola non ti interessava?
Ti trovavi bene nell’ambiente?
No, mi trovavo bene, però non mi
interessava.
Avevi già le idee chiare su quello che
avresti voluto fare?
Chiare, chiare no, però . . . sapevo
già che la scuola non mi interessa.
Che cosa non era interessante,
stimolante, a scuola?
. . . (silenzio)
Cosa significa per te stare fuori
dalla scuola?
Con i tuoi compagni che continuano
a studiare, ne parli mai?
. . . (silenzio)
Non è un argomento che ti interessa?
Per scelta o per forza
Fuori come va
No (sorride).
Cosa hanno detto i tuoi genitori?
I miei all’inizio mi dicevano di andare,
poi hanno capito che non studiavo,
allora . . . hanno capito che non volevo
andar più.. A scuola mi trovavo
bene ma non avevo voglia di studiare più.
FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE
IN UNA OFFICINA MECCANICA
. . . A scuola come ti trovavi?
A scuola, io ho sbagliato scuola . . . avevo
pensato di andare all’ITIS, ne parlano
tutti bene. I primi due anni ce l’ho fatta
abbastanza bene, perché era molto
generale, non c’era qualcosa di specifico,
invece dopo con la specializzazione ho
visto che insomma non ci cavavo le penne.
Hai mai avuto l’idea di tornare indietro
e riprovarci?
. . . no, perché adesso mi sono abituato
così . . . più che altro, perché non ne avevo
più voglia. Mi era passata proprio
la voglia.
44
È stato facile lasciare la scuola?
Mi è dispiaciuto più che altro perché
lasciavo degli amici che erano
tre anni che conoscevo. Mi è dispiaciuto
più che altro per quello, perché per il resto
ero arrivato proprio al massimo . . .
il rapporto con i compagni era buono.
Andare a scuola è importante perché uno
trova un ambiente . . . dove riesce a stare
bene.
Hai scelto tu di andartene dalla scuola
oppure qualcuno ti ha suggerito di farlo?
È stata una mia scelta.
Come ha reagito la tua famiglia?
Dì, all’inizio ci sono rimasti un po’ male,
perché pensavano che sarei arrivato in
quinta e prendessi un diploma, eccetera,
solo che non è andata così . . . diciamo
all’inizio l’hanno presa un po’ male poi,
dopo . . . le cose sono migliorate un
pochettino.
A scuola come l’hanno presa?
A scuola, dì, quando perdono un alunno
cercano sempre di recuperarlo, ad
esempio io quando sono andato a parlare
con la vice preside mi ha detto ‘dai, non
farlo, ti puoi riprendere, sei bravo’.
Ma io avevo già deciso.
E i tuoi compagni?
I miei compagni . . . va bèh, ce n’era
qualcuno che non gliene fregava niente,
altri che mi dicevano ‘hai fatto una cagata’.
Li senti ancora?
Si, ogni tanto li sento. Ma non ne parliamo,
c’è chi preferisce studiare e chi lavorare,
io ho scelto così perché mi piace di più.
Nella scelta chi ti ha aiutato?
. . . (con incertezza) i miei genitori, qualche
mio amico, in quel periodo avevo anche
la fidanzata . . .
Ti sei confrontato con lei?
Si, lei faceva il classico e mi diceva
di non smettere, ma siccome avevo perso
la voglia e l’interesse di studiare e stavo
già pensando al lavoro, così . . .
MARCO, 16 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Hai scelto tu di lasciare la scuola
45
o te lo ha consigliato qualcuno?
No, è una scelta mia. Ho capito che la
scuola non era per me . . . cioè, preferisco
lavorare.
Lavorare nel settore metalmeccanico,
oppure anche in altri settori?
Qualsiasi settore, perché è difficile trovare,
forse per la mia età.
Io ho provato ad andare in alcune ditte,
ma mi danno tutte la stessa risposta.
Saresti disposto anche a fare un periodo
di tirocinio, quindi senza essere pagato,
pur di poter entrare?
No, va beh, preferisco andare a lavorare.
Ma se non trovi, non pensi possa essere
un modo per entrare?
Boh!
Non te lo sei mai chiesto?
No.
L’idea di non fare niente in questo
momento come la vivi?
Normale.
Ma pensi che in futuro questa situazione
possa crearti dei problemi?
Per scelta o per forza
Fuori come va
Anch’io me lo chiedo, ma cerco di non
pensarci perché non riesco a darmi una
risposta.
I tuoi genitori cosa ti hanno detto?
. . . Fai quello che vuoi, o studi o lavori.
Paola (il tutor) non ha cercato di farti
capire che sarebbe stato più utile
continuare a studiare?
Si, ci ha provato a dire, però . . .
ERALD, 17 ANNI, ALBANESE,
CERCA LAVORO
. . . Quando hai deciso di lasciare la
scuola, ti sei confrontato con qualcuno?
No, io ho voluto andare anche quest’anno
a scuola, ci volevo riprovare, quest’anno
sto buono, zitto, comincio a studiare,
perché tutta l’estate c’ho riflettuto
un po’ perché quest’estate non ho lavorato
e ho riflettuto.
Un po’ stavo a casa da solo, riflettevo,
perché basta fare casini, mi rimetto
anche quest’anno a fare la scuola senza
casini, senza niente, senza nessuno, mi
46
metto per conto mio e basta. Poi vado un
giorno a scuola e non ero neppure entrato
dentro che mi hanno preso e mi hanno
cacciato via, mi hanno detto: ‘vai via
altrimenti chiamo i carabinieri’.
Poi mi hanno tolto il nome dal registro
così ho deciso, non ci vado più.
Ma questo, secondo te, perché è
accaduto?
Perché . . . boh, a me mi hanno detto
che dopo due anni se ti bocciano a scuola
non puoi più andare in quella scuola
e io al centro Zavatta non ci posso . . . non
ci voglio andare perché c’ho tutti gli amici
là e allora quando siamo tutti insieme
facciamo un bordello.
SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA
. . . Quando hai fatto la scelta di andare a
lavorare?
Dopo un anno e mezzo.
Quindi hai frequentato la scuola superiore
per due anni, poi hai abbandonato?
Si.
Quando hai deciso di lasciare, le
insegnanti a scuola cosa ti hanno detto?
Ah, loro mi hanno chiamato,
mi chiamavano anche al telefonino:
‘dai, torna a scuola che te sei brava,
ti facciamo fare il salto, ti aiutiamo . . .’
niente, avevo deciso di no, e basta.
Quindi, è stata una tua scelta?
Si, in questo senso, si.
Gli amici, i tuoi famigliari cosa hanno
detto?
Hanno cercato di dissuaderti?
I miei genitori, si. Gli amici, no, dai,
la maggior parte nemmeno loro
è andata, quindi . . .
I tuoi genitori che motivazione ti portavano
per convincerti a continuare gli studi?
Siccome loro non hanno avuto
un’istruzione, avrebbero avuto piacere
che i suoi figli avessero avuto un diploma
e trovare un lavoro più adeguato . . .
Che cosa intendi per lavoro più adeguato?
In una impresa . . . segretaria, non un
lavoro manuale.
47
Ma non ti hanno convinto?
No, niente, non avevo più voglia.
E della preoccupazione dei tuoi genitori
cosa ne pensi?
In un certo senso era un mio problema
perché gli davo un dispiacere, tutto
sommato, però alla fine hanno capito
che non volevo più andare e non hanno
insistito più di tanto.
Ma quando a scuola insistevano per farti
rimanere, secondo te, qual era il motivo?
Non lo so, forse perché mi vedevano una
ragazza capace, che si impegnava, alla fine
credevano che avrei preferito studiare a
lavorare.
Quali erano i voti?
Avevo un’ottima media . . .
E nonostante questo hai deciso
di smettere?
Si.
È stata una scelta forte!
Molto (ride) . . . se pensi che non avevo
neanche 16 anni, molto.
Se tu avessi un’amica o un fratello
Per scelta o per forza
Fuori come va
più piccolo che si trovassero nella stessa
situazione in cui ti sei trovata tu, cosa
diresti loro?
No, io li manderei a studiare. Arrivata
a questo punto mi sono veramente pentita
a non aver continuato a studiare,
ho nostalgia. Che non devono fare
gli stessi miei sbagli.
E non pensi di poter recuperare?
Adesso no, anche perché dovrei rifare tutti
gli anni e in questo momento ho bisogno
di guadagnare uno stipendio, potrei
studiare solo la sera, perché devo lavorare
e non posso concentrarmi su due cose.
Che cos’è che non si riesce a capire
in quei momenti in cui si vuole smettere
di studiare, che ora invece comprendi?
Non lo so, forse, le circostanze, in casa,
cose varie, poi ci sono anche gli insegnanti
che non conoscono e non fanno altro
che sgridare, quindi uno dice, cavolo,
cosa ci vengo a fare a scuola. Ti mettono
in una situazione insopportabile quindi
poi è facile . . .
48
COME VEDONO IL LORO FUTURO
Il sentimento diffuso di chi lavora con
gli adolescenti è quello di trovarsi di fronte
ad un’assenza di progettualità. Diverse
ricerche sociologiche hanno descritto i
giovani d’oggi come persone senza passato
e senza futuro, che vivono solo di presente.
Questo processo di defuturizzazione
è presente nel mondo giovanile, ma nei
ragazzi che escono dai percorsi scolastici
e formativi raggiunge livelli preoccupanti. Il
non essere inseriti in un percorso formativo
chiaro sembra aver tolto loro ogni minimo
desiderio di pensare al proprio futuro.
Non si permettono più di sognare; i loro
desideri sono costituiti da soddisfazioni
di bisogni materiali del ‘qui ed ora’; non si
può pensare al futuro (da cui si difendono)
altrimenti diventa insopportabile
il presente.
FRANCESCA, 15 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Cosa stai facendo adesso?
Adesso niente. Ho finito di fare tre mesi
di tirocinio. Adesso niente.
Ti è piaciuta questa esperienza?
Si.
Perché, risponde ai tuoi desideri di lavoro?
Si, cioè mi piace.
Come te lo immagini il futuro? Ti vedi
come una parrucchiera?
Non lo so. Non me lo immagino, intanto
cerco di prendere quello che c’è.
Ci pensi al tuo futuro?
Per adesso no.
Cosa pensi di fare adesso?
Penso di rimanere lì, perché mi trovo bene.
Al futuro non ci penso.
Che interessi hai?
. . . (silenzio)
FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE
IN UNA OFFICINA MECCANICA
. . . Hai qualche aspirazione per il futuro,
qualche sogno?
Il mio sogno è andare a lavorare
in un team di corse.
Quindi, questo lavoro ti appassiona . . .
49
Si, sarei disposto anche a viaggiare . . .
io conosco della gente che lavora
nei team, però non sono . . . si, sono bravi,
però non sono delle cime.
Un meccanico discreto . . . non devi essere
un brocco ma neanche . . .
Ti interessano più le moto o le macchine?
Le moto, le moto.
Hai mai pensato di non poter raggiungere
il tuo sogno?
So che . . . so già che è molto difficile,
però ci spero.
Cosa fai per raggiungere il tuo sogno?
Devo cominciare . . . seguire questa
persona che mi sta insegnando e poi cerco
di vedere se c’è qualcuno che mi può
inserire da qualche parte.
Il tuo futuro come lo vedi oggi?
Lo vedo . . . bene, diciamo. Spero di
riuscire e anche se non riesco a finire lì, mi
va bene anche fare il meccanico normale,
l’importante è lavorare nel settore.
Come pensi dei tuoi compagni
che continuano a studiare?
Per scelta o per forza
Fuori come va
Ci sono alcuni che seguono il loro
desiderio e altri che lo fanno perché
si deve fare. Fanno l’opposto di me
e vanno avanti a studiare anche se quello
che studiano non li interessa.
Pensi che sia utile per loro fare così?
Sicuramente si troveranno avvantaggiati
dopo aver preso un diploma quando
si tratterà di cercare un lavoro.
Quindi un diploma serve?
Si, si . . .
. . . e tu dovrai fare più fatica per trovare
un lavoro, dovrai dimostrare in maniera
diversa ciò che sai fare?
Si, si . . .
Le opportunità che avrete non saranno
le stesse?
No, saranno più avvantaggiati loro. Ma io
cerco di arrivarci e fare tutto ciò che serve
per arrivarci.
ERALD, 17 ANNI, ALBANESE,
CERCA LAVORO
. . . Ti preoccupi del tuo futuro?
50
No.
Ma come lo vedi il tuo futuro?
Non me lo immagino neanche,
non ci penso per niente che è meglio.
Non so come pensarci non so come
ci arriverò in questo futuro, cosa farò,
io dico, io penso sempre al presente
perché domani potrebbe succedere anche
una disgrazia e potrei anche morire, cosa
succede, succede, cosa mi da il signore,
va bene. Vivo alla giornata, penso solo
cosa mi capiterà domani e basta, niente
non penso ad una settimana dopo,
un giorno basta, perché se pensi sempre
al futuro . . . non vai avanti.
Puoi non pensare al tuo futuro perché
hai dei genitori che ti aiutano?
Si, quello si, perché mi hanno detto anche
gli amici più grandi, perché quelli più
grandi ti danno anche un po’ di consigli . . .
mi hanno detto tutti ‘divertiti fino a che sei
con i tuoi genitori perché quando non sei
più con loro non ti divertirai mai più’.
Ma sogni per il futuro non ne hai?
No.
Cosa ti piacerebbe fare nella vita?
Il meccanico, mi piacerebbe fare . . .
SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA
. . . Il tuo futuro come lo vedi?
Bella domanda. Non lo vedo.
Nel senso che non ci pensi?
Evito di pensarci.
Pensi al presente?
Si, giorno per giorno.
Hai dei sogni?
Beh! li avevo. Sai, è una parola grande,
comunque in questo momento non vedo
niente davanti, nel futuro, vedo solo
il presente.
Da cosa nasce l’incertezza per il futuro?
Non lo so ce l’ho da sempre questa cosa,
però da piccola volevo fare l’archeologa.
E oggi non ti interessa più?
No.
Oggi cosa ti piacerebbe fare?
Non lo so. Questa è una grande domanda
a cui non so rispondere.
51
Me la fanno tutti. Non lo so, fare la
cameriera a vita non ci penso proprio,
non lo so. Fare il cameriere ti fa fare
molte esperienze sulle persone e questo,
probabilmente, serve; è una grande scuola
di vita. Ti permette di capire quali sono
le persone di cui fidarti o non fidarti. Una
scuola di vita, diciamo.
Se ti trovi bene avendo a che fare con le
persone è una tua attitudine, quale lavoro
pensi possa essere adatto per te?
Mi piacerebbe molto stare a contatto coi
giovani, aiutarli, in un certo senso, magari;
un po’ come la Stefania (tutor). Ma per
il momento non vedo niente per il futuro,
non so cosa potrei fare tra due o tre anni.
Ma fare un lavoro come Stefania, significa
dover prendere una laurea . . .
. . . Certo, ed è per questo che mi pento
di non aver continuato la scuola,
perché dai, oggi ci vuole un’istruzione,
una preparazione per fare qualsiasi tipo di
lavoro. C’è bisogno sempre di un diploma,
una laurea, alcune lauree specifiche . . .
Per scelta o per forza
Fuori come va
Pensi che studiare aiuti a migliorare
le proprie abilità e capacità specifiche
anche lavorative?
Si perché si troverebbe più facilmente
un lavoro adeguato alle proprie esigenze.
Ad esempio se uno studia economia del
turismo può aprirsi un’impresa o magari
fare il commercialista, ad esempio.
Se invece una non ha studiato e fa la
cameriera non so cosa potrebbe fare in
futuro, non avendo un titolo di studio.
COSA PENSANO DEL TUTOR E DELLA
LEGGE SULL’OBBLIGO FORMATIVO
I ragazzi non conoscono in modo
appropriato la normativa sull’obbligo
formativo e sul diritto dovere all’istruzione
e alla formazione fino al diciottesimo
anno di età; le informazioni in loro
possesso sono spesso frammentate e
contraddittorie. Bisogna però sottolineare
che negli ultimi 6 anni ci sono stati diversi
interventi normativi su questo tema, e
questo ha generato confusione negli stessi
52
operatori (insegnanti, operatori della
formazione professionale, orientatori,
ecc.); di conseguenza anche i fra i ragazzi
e le loro famiglie.
Ad una semplice domanda tesa
a verificare l’esatta conoscenza dei tre
canali di assolvimento e l’età in cui si
conclude l’obbligo (domanda sottoposta
ai ragazzi che avevano appena concluso
un colloquio con il tutor), solo il 44%
ha risposto in modo corretto. Questo
nonostante i ragazzi avessero dichiarato
nel questionario che le informazioni avute
dal tutor erano state chiare e complete.
I ragazzi che frequentano la scuola
appaiono ancora più disinformati. La
normativa viene vista prevalentemente
come un obbligo, come un’ingerenza
nei loro riguardi. In altri casi viene
minimizzata, una cosa che non influisce
sulle scelte personali. L’idea di dover
‘formarsi per forza’ non è applicabile su
di loro, e non è una legge che può far
venire la voglia di studiare. A domande
indirette invece, in modo contraddittorio
rispetto alla loro storia, ne giustificano
le finalità. Se un amico o il fratello
volessero abbandonare il proprio percorso
cercherebbero di dissuaderlo; anzi a volte
vorrebbero quasi ‘obbligarlo’ a continuare.
FRANCESCA, 15 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Sai cos’è l’obbligo formativo?
Si, fino a maggiorenne.
Ma secondo te è sensata questa cosa?
Per quelli che studiano si, per quelli che
non studiano, no.
Pensi che aver studiato solo fino alla terza
media ti potrà creare qualche problema
in futuro?
Non ci penso, adesso sono solo contenta
perché non vado più a scuola.
Il tutor per l’obbligo formativo
è stato utile per te?
Si. Ho conosciuto Paola e Angela e tutte
due mi hanno aiutato per trovare un lavoro
da parrucchiera. Riescono ad ascoltare
e mi hanno trovato dei posti.
53
L’idea di fare un tirocinio come
parrucchiera te l’ha proposto Paola
oppure sei stata tu?
No, ce l’avevo da tanto. Era un desiderio
che avevo già dalle medie, ma non sapevo
come fare. Adesso ho fatto il tirocinio
e mi sono trovata bene.
FILIPPO, 17 ANNI, TIROCINANTE
IN UNA OFFICINA MECCANICA
. . . Cosa ne pensi della legge sull’obbligo
formativo?
La conosci? Credi che sia sensato
che qualcuno ti obblighi?
Secondo me non lo è, però . . . cioè,
tipo anche questa cosa dei tirocini
per me è giusta, perché vai in posti dove
ti insegnano, impari un mestiere, non ti
pagano però, se non altro acquisisci . . .
investi per il futuro.
Poi se trovi un lavoro . . . ci guadagni, no?
Pensi sia più utile fare periodo formativo
oppure cominciare subito a lavorare?
Secondo me basterebbe meno tempo,
Per scelta o per forza
Fuori come va
fino a 16, 17 anni.
Cosa pensi della figura del tutor
del Centro per l’impiego?
Si dai, mi ha aiutato . . .
Ma sei venuto tu, qui al centro, oppure
ti hanno chiamato?
Si, si, sono venuto io.
Ma come sei venuto a sapere del servizio?
Niente, stavo cercando un lavoro . . .
e dopo . . . veramente è venuta
mia madre . . . poi ho visto questo ufficio
con scritto . . .
Sapevi che alla tua età c’era ancora
un obbligo formativo?
No, non lo sapevo e loro mi hanno
spiegato tutto.
Che idea ti sei fatto del ruolo del tutor?
Sicuramente è utile.
Quale utilità ha?
Loro riescono a fare capire che, insomma,
la scelta che tu fai di lasciare la scuola
per andare a lavorare comporta sempre
. . . come si può dire, certe conseguenze.
Quindi, prima ti fanno pensare a quello
54
che stai facendo e cercano di convincerti
a non farlo. L’idea è quella che è meglio
continuare a studiare. Poi quando vedono
che te non ne hai proprio voglia, ti aiutano
a cercare un lavoro.
Ma lo hai sentito come una forzatura?
No, loro fanno bene a dirlo. Nel loro
e nel mio interesse.
Solo che io avevo già deciso.
È andato subito tutto bene?
Ho dovuto aspettare un po’; un mesetto,
perché il periodo non era dei migliori. Io
cercavo di fare il meccanico ma se non
trovavo lì, pur di non stare a casa senza far
niente . . . qualcosa dovevo fare . . .
Ma l’idea di stare a casa senza far niente . . .
. . . Non mi piace. Io devo tenermi
occupato.
E Paola ti ha aiutato in questo?
Si. Come contratto di apprendista nella
meccanica non si è trovato niente.
Dopo si è pensato a questo tirocinio.
È chiaro che la cosa cambia, loro sono
disposti ad insegnarti . . . ma non è un
vero lavoro.
Perché non ti pagano?
Già.
MARCO, 16 ANNI, CERCA LAVORO
. . . Quanti anni hai?
Sedici . . . e, sono in cerca di lavoro.
Sai che c’è una legge sull’obbligo
formativo fino a 18 anni?
Si, si, lo so.
E come vedi questa cosa?
Eh, così.
Pensi che sia una cosa sensata?
Come? ma va, è una cosa così.
Del servizio per l’obbligo formativo
cosa ne pensi?
Per adesso ho conosciuto solo Paola.
Ti ha contattato lei oppure sei tu
che l’hai cercata?
No, io sono venuto a iscrivermi qua,
per lavorare, poi mi hanno detto
che dovevo parlare con il servizio. Poi ogni
tanto mi contatta lei, ogni volta
mi dava un appuntamento per il lavoro.
55
Vengo perché voglio lavorare.
Pensi che l’obbligo fino a 18 anni
sia una cosa giusta?
Come no . . .
ERALD, 17 ANNI, ALBANESE,
CERCA LAVORO
. . . Cosa ne pensi della legge che obbliga
ad andare a scuola o fare formazione fino
a diciotto anni?
A me di sta legge non me ne frega più
di tanto, perché se uno . . .
non dico per me, se uno come me non c’ha
voglia di andare a scuola, dove lo mandi?
a scuola? poi ci sono sempre dei problemi.
Secondo te, come nasce la voglia
di andare o non andare a scuola?
Io ci ho pensato, ma non ce l’ho fatta mai.
E da cosa dipende secondo te?
Dagli amici, dipende, dalla gente che
frequenti, perché io fino in terza media
ero bravo, studiavo e non avevo amici,
ero solo io albanese in tutta la scuola,
poi quando mi sono trasferito a Rimini...
Per scelta o per forza
Fuori come va
ho trovato gli amici e a scuola non
c’andavamo, uscivamo dalla finestra,
uscivamo.
Era la frequentazione . . .
Come hai conosciuto il servizio per
l’obbligo formativo, il servizio dove lavora
Stefania?
Un mio amico di scuola, di Foggia, mi ha
detto guarda che c’è il centro per l’impiego
dove trovare lavoro, allora dammi il numero
e chiamo. Ho chiamato, mi hanno lasciato
un appuntamento, sono venuto e . . .
Cosa pensavi di trovare venendo qua?
Trovare lavoro, ma solo per l’estate, ma
poi non ho trovato nessuno.
Quindi non ti è servito a niente?
No, non mi è servito a niente, ma poi
qualche lavoro l’ho trovato, mi arrangiavo,
così, un po’ di qua e un po’ di la . . . trovo.
Come mai continui a venire al servizio, se
non ti hanno trovato ancora un lavoro?
Penso che sia utile, che un giorno mi
trovano un lavoro, poi se un giorno mi
stancherò che non lo trovo, li saluto.
56
SILVIA, 17 ANNI, APPRENDISTA
. . . Cosa pensi dell’obbligo formativo
fino alla maggiore età?
Da una parte va bene, tant’è
che la Stefania mi aveva consigliato
di fare la scuola alberghiera prima
dell’apprendistato, ma avevo bisogno
di lavorare quindi ho deciso di no,
ma mi avrebbe fatto piacere.
Al servizio come sei arrivata, ti hanno
chiamata?
No, veramente mi ci hanno mandata da
giù (Servizio anagrafe), perché volevo
iscrivermi al collocamento di qua, poi
siccome ero ancora minorenne mi hanno
mandato da Stefania.
Sapevi che c’era questa legge?
No.
A scuola non ti hanno detto niente?
No, non è che la scuola informi così tanto,
eh!
Ma se nel momento di lasciare la scuola
tu avessi avuto il supporto del servizio del
centro per l’impiego, sarebbe stato diverso?
Può darsi di si.
Cosa ci sarebbe stato di diverso?
Io vedo che qui sono più alla mano,
non stanno su un piedistallo, in alto,
sta a livello, con i giovani, e cerca di capirli
bene. Ognuno è diverso e si adeguano
ad ogni tipo di ragazzo, quindi . . .
Se dovessi dare un parere sulla legge
dell’obbligo formativo, cosa diresti?
Che hanno fatto proprio bene. Sia a
fare la legge che i servizi, perché
continuando la scuola fino a 18 anni
non ti permette di abbandonare. Bisogna
obbligare i ragazzi ad andare a scuola,
in un certo senso.
Ma se qualcuno ti avesse obbligato ad
andare a scuola cosa avresti fatto?
Per il mio carattere non l’avrei fatto,
perché sono una ragazza di carattere
al contrario. Comunque quando venni
anche qua ai servizi . . . quando i ragazzi
lasciano la scuola trovano un aiuto,
questa è la parola giusta.
Pensi che i ragazzi che lasciano la scuola
57
hanno bisogno di chiedere aiuto?
Si.
Anche quelli che poi non lo richiedono?
Si, perché hanno molto bisogno di aiuto.
Perché se non hanno avuto voglia o lo
stimolo per andare a scuola . . . bisogna
far scattare quel meccanismo. Per iniziare
a studiare c’è bisogno d’aiuto.
Quindi pensi che a loro sia mancato
qualcosa?
Si, bisogna trovare il modo per tirare fuori
da loro il meglio e ci sono delle persone
che sono adatte a fare questo.
Per scelta o per forza
58
Xxxxxxxxxxxxxx
Dalle criticità a nuove ipotesi di lavoro
> INSIEME PER FARE BENE
Alcune ipotesi di riflessioni per ottenere
migliori risultati dall’obbligo formativo
Le storie dei ragazzi incontrati in questi
anni di attività hanno portato gli operatori
ad interrogarsi sul proprio lavoro, a volte
li hanno costretti a rivedere le proprie
convinzioni ed il proprio modo di operare.
Ogni storia ha le sue caratteristiche,
ma alcune criticità emergono in modo
ricorrente. A queste, come servizio,
vogliamo dare una risposta.
DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL MONDO
DEL LAVORO PER I MINORENNI
Al mondo del lavoro gli adolescenti non
giungono attraverso un percorso lineare.
Capita spesso che i ragazzi minorenni
decidano di entrarne precocemente
in seguito ad uno scarso rendimento
scolastico o, più in generale, ad un
cattivo rapporto con la scuola o con la
formazione professionale (insuccessi).
L’esperienza di lavoro può fornire loro una
prima occasione di successo e questo
contribuisce a recuperare la propria
autostima. I ragazzi spesso scelgono
58
questo canale perché solo in questo modo
riescono a trovare forme di valorizzazione
del sé, di inserimento sociale, di
accettazione ed ingresso nel mondo
degli adulti. In alcuni casi la motivazione
principale che li porta verso il lavoro
è quella di poter permettersi di avere
accesso ai beni di consumo (cellulare,
motorino, abiti firmati, piercing . . .); in
questo senso può essere letto l’elevato
numero di ragazzi che nel nostro territorio
si impegnano in attività stagionali.
Il lavoro per molti di questi adolescenti
assolve principalmente ad una funzione
pratica, quella cioè della propria
indipendenza economica. Più raramente
è visto come realizzazione personale e
concretizzazione dei propri sogni. Infatti
ciò che questi ragazzi chiedono è di
trovare un’occupazione remunerativa
indipendentemente dal tipo di lavoro.
Una scelta fatta così, senza riflettere sui
propri sogni, ambizioni ed interessi li
porta spesso verso nuovi insuccessi. Altre
59
volte invece, un minore decide di lavorare
spinto da condizioni economiche precarie
della famiglia e dunque col suo lavoro
contribuisce al sostegno dell’economia
familiare. Quest’ultima considerazione
vale soprattutto per i minori stranieri.
STORIA DI MOHAMED
Mohamed è senegalese, in Italia da circa
due anni; arriva con il padre, un fratello
più grande e uno più piccolo di lui; nel suo
paese di origine ha lasciato la madre
e due sorelle.
Quando conosco Mohamed mi dice
che vuole andare a lavorare, perché in
questo modo può aiutare la sua famiglia.
Ricostruendo il suo percorso scolastico,
mi racconta che non ha conseguito
la licenza media perché nella sua terra
d’origine non è facile studiare (mi racconta
molti episodi di violenza capitategli
quando andava a scuola e non faceva i
compiti) e poi perché nella sua terra il
lavoro non è una prerogativa degli adulti,
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
anzi è assolutamente normale
che i ragazzi giovani - come i loro genitori
precedentemente - vadano a lavorare.
Oggi Mohamed ha conseguito la licenza
media inferiore, ha già a suo carico
un’esperienza lavorativa come operaio
durata sei mesi, ha fatto la stagione estiva
come aiuto cuoco e ha già trovato un altro
lavoro annuale come elettricista. I suoi
progetti? A settembre si è iscritto ad una
scuola superiore serale perché il suo sogno
è conseguire il diploma da elettricista
per poi accedere all’università e diventare
ingegnere.
Le difficoltà di accesso al mondo del
lavoro per i minori si possono collegare
alle carenze di risorse tecnico-professionali
e trasversali in contrapposizione al
bisogno di formazione richiesto dalle
aziende (i datori di lavoro preferiscono
assumere giovani con precedenti
esperienze lavorative). Sicuramente la
probabilità di trovare lavoro aumenta
60
dopo i 18 anni, considerando anche che
il contratto di apprendistato è applicabile
oltre la maggiore età e che gli sgravi fiscali
per un datore di lavoro sono i medesimi
sia che assuma un apprendista minorenne
o maggiorenne, anche in considerazione
del fatto che rischi e gli obblighi per
l’azienda sono minori per l’apprendista
maggiorenne (meno ore di formazione
esterna all’azienda, possibilità di 4 ore in
più settimanali, possibilità di svolgimento
anche di lavori pesanti, notturni . . .).
Le aziende spesso rimarcano di aver avuto
esperienze negative con gli apprendisti
minorenni; li definiscono lavoratori
irresponsabili, incostanti e poco affidabili.
Non sono sufficientemente ‘maturi’,
non sono disposti a tollerare i tempi
necessari per apprendere le competenze
per svolgere in modo adeguato un lavoro,
non sono disponibili a fare ‘la gavetta’:
‘vengono nel mio negozio di parrucchiera
e pretendono subito di lavorare sulle teste
delle persone’.
Nel nostro territorio sono le piccole
imprese le realtà in cui i minori trovano
più facilmente lavoro. Spesso, per gli
adolescenti, sono quelle dell’artigianato
l’unica porta d’ingresso a un’occupazione
(carrozzieri, meccanici, idraulici,
elettricisti, parrucchieri). Generalmente
sono lavori manuali poco qualificati. Nel
periodo estivo, con l’aumento dell’offerta,
molti trovano lavoro nel commercio e
nei pubblici esercizi (baristi, commessi,
camerieri).
Come servizio pensiamo che queste
difficoltà devono essere affrontate
cercando di giungere ad una maggiore
collaborazione e dialogo con le aziende
locali e con le associazioni di categoria.
Visto che l’apprendistato è il terzo canale
per l’assolvimento per l’obbligo formativo,
sarebbe utile strutturare una serie di
rapporti costanti con le imprese disponibili
ad accogliere apprendisti minorenni,
così come in questi anni è avvenuto con
le scuole e con gli enti di formazione.
61
L’obiettivo è quello di affiancare il mondo
imprenditoriale locale nel valorizzare
i lavoratori in obbligo formativo.
A questo scopo si può pensare alla
possibilità di svolgere esperienze di
tirocinio formativo prima dell’inserimento
lavorativo, con un riconoscimento
economico minimo per il ragazzo. In
questo modo il ragazzo potrebbe essere
maggiormente motivato a rimanere in un
contesto formativo, e l’azienda avrebbe
un tempo definito per verificare la tenuta,
le competenze e le capacità del potenziale
apprendista. Con i ragazzi con particolari
difficoltà (handicap e/o disagio sociale)
sarebbe opportuno definire percorsi di
inserimento individualizzati coinvolgendo
i servizi sociali che li hanno in carico.
QUA I MASCHI, LÀ LE FEMMINE.
LAVORO E GENERE DI APPARTENENZA
Il lavoro dei minorenni si differenzia per
genere e riflette i caratteri del mercato del
lavoro degli adulti. Le ragazze svolgono
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
mansioni tipicamente femminili e i
ragazzi svolgono mansioni tipicamente
maschili. Una rottura della ‘segregazione
occupazionale’ e della divisione sessuale
del lavoro trae origine dal numero
di persone, donne e uomini, che riescono
a svolgere lavori da sempre caratterizzati
dal genere, ossia dipende da quanti uomini
entrano nelle occupazioni femminili così
come da quante donne in quelle maschili.
Nel territorio riminese le ragazze che
escono dai percorsi scolastico-formativi
sono numericamente meno rispetto
ai coetanei maschi, ma per quelle che
abbandonano è più difficile trovare
un’occupazione. Questo dato non riguarda
solo i minorenni, ma in generale tutta la
popolazione femminile non solo italiana,
il cui tasso di disoccupazione è più alto
di quello maschile. Una possibile ragione
di questa difficoltà potrebbe essere
la prevalenza di aziende disposte ad
assumere apprendisti che svolgono lavori
tipicamente maschili.
62
Un altro dato che riguarda le ragazze è che
spesso spetta loro lo svolgimento delle
faccende domestiche e la responsabilità
dei fratelli più piccoli, soprattutto se
entrambi i genitori svolgono un’attività.
STORIA DI CLAUDIA
Claudia viene al servizio in seguito alla
nostra convocazione in quanto risulta
fuori da ogni percorso per l’assolvimento
dell’obbligo formativo. Si presenta
accompagnata dai genitori. La famiglia
si è trasferita da poco dal sud e oltre a
Claudia in casa c’è una sorella più piccola.
Spiego a loro la legge, insistendo molto
sulle sue finalità: dare l’opportunità ai
giovani minorenni di impegnarsi in attività
scolastiche o formative che gli daranno
maggiori possibilità per il futuro.
Quando i genitori escono dalla stanza
e rimango sola con la ragazza, lei mi
racconta che da grande le piacerebbe
fare la parrucchiera e aggiunge che fin da
piccola le piaceva giocare con le bambole
ed acconciarle. Propongo a Claudia e ai
genitori un tirocinio formativo in questo
ambito. Inizialmente sembrano d’accordo,
poi boicottano tutti gli appuntamenti
successivi. La madre, nell’ultima
telefonata, mi dice che Claudia deve stare
a casa a badare la sorellina e a fare
i lavori domestici. La figlia ha già un futuro
garantito, in quanto il padre ha un’attività
in proprio ed è in grado di mantenerla
decorosamente.
Questa situazione riguarda anche molte
ragazze straniere che, per motivi culturali,
vengono precocemente iniziate ai lavori
domestici, spinte a rimanere in casa,
sposarsi e avere figli molto presto,
saltando del tutto le fasi dell’adolescenza
dedicate, nella nostra cultura, alla
scolarizzazione superiore e all’esplorazione
di opportunità di vita fuori dal circuito
familiare.
Sarebbe opportuno porre maggiore
attenzione alla differenza di genere nella
63
progettazione degli interventi,
con l’obiettivo di ridurre la distanza
tra lavori ritenuti tipicamente maschili
e quelli tipicamente femminili. Tutto
questo anche grazie a percorsi
di orientamento all’interno dei contesti
scolastici e formativi organizzati
fin dalla scuola media.
DISTANZE TERRITORIALI
Nella pratica quotidiana del nostro
lavoro riscontriamo che per molti ragazzi
la difficoltà nel proseguire il percorso
formativo risulta spesso legata al loro
territorio di provenienza. È difficile orientare,
sostenere, informare e proporre corsi di
formazione professionale o istituti superiori
a ragazzi che abitano lontano da queste
strutture o semplicemente lontano da una
realtà sociale ricca di stimoli. La distanza
socio-culturale che esiste tra le zone
ricche di strutture e le zone dell’entroterra
spesso va ad incidere sull’esito e sulle
caratteristiche della presa in carico.
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
Emergono differenze anche nella
rappresentazione stessa della scuola, della
formazione e del lavoro tra i ragazzi che
abitano nei paesi dell’entroterra rispetto
a chi vive sulla costa. Accade, nel corso
dei colloqui, di incontrare ragazzi
con difficoltà di inserimento scolastico
o con percorsi scolastici frammentati,
dovuti anche alla distanza del tragitto
che intercorre tra la sede della scuola
e l’abitazione del ragazzo. In questi casi,
spesso, ciò che caratterizza le scelte
è il criterio logistico di semplice vicinanza
della scuola. In pratica si decide
di frequentare l’istituto scolastico più
vicino senza approfondire se il percorso
formativo è adatto al ragazzo. Tutto
questo può comportare scelte non
adeguatamente elaborate (abbandoni,
bocciature), percepite come una sconfitta
per quei giovani che in fin dei conti hanno
considerato solo la variabile distanzavicinanza della scuola. La conseguenza
è che poi si sentono inadatti alla scuola;
64
si arrendono e abbandonano l’ipotesi
di qualsiasi altro percorso scolastico.
Per i ragazzi intenzionati a scegliere corsi
di formazione professionale la situazione
non cambia, anzi è ancora più critica
poiché in provincia manca un’offerta
formativa distribuita sul territorio. I giovani
raramente si spostano verso Rimini
o Riccione anche se il corso è di loro
interesse; e se non sono loro a rifiutarlo,
alcune volte sono i genitori che lo
sconsigliano. Per chi risiede nell’entroterra
la scelta di un inserimento lavorativo
precoce è abbastanza diffusa. Se da un
lato infatti le scuole sono lontane e non
ci sono mezzi di collegamento adeguati,
dall’altro in queste zone è concentrata
una fitta rete di attività artigianali ed
industriali; quindi spesso quella del lavoro
si pone come la scelta più comoda
e semplice.
La famiglia riveste un ruolo fondamentale
nella scelta, e spesso i genitori fanno
pressione sui figli perché si iscrivano
a scuole vicino a casa o cerchino lavoro
‘in zona’. La preoccupazione di fondo è
quella che la lontananza da casa in qualche
modo induca i giovani a infrangere regole
sociali e di comportamento (marinare
la scuola, conoscere ragazzi poco
raccomandabili . . .), come se la lontananza
amplificasse la difficoltà di controllo
aumentando i pericoli. In tal senso prevale
nei genitori la comprensibile tendenza a
proteggere, a tenerli nel nido, col rischio
poi di non riuscire a creare le condizioni
per un futuro soddisfacente, impedendo
loro di maturare autonomamente
la capacità di superare le difficoltà.
STORIA DI LUCA
Luca abita in un comune della Valconca
e non ha una buona situazione familiare
ed economica. Dopo aver frequentato
solo il primo anno di una scuola tecnica
fuori dal suo paese, decide di lasciare e
di non proseguire la scuola. Dai colloqui
effettuati, riflettendo sulla scelta
65
e sugli interessi, emerge una particolare
propensione per la filosofia e per il liceo
psico-pedagogico.
Luca è un ragazzo riflessivo,
sensibile, interessato allo studio e
all’approfondimento, ma le condizioni
economiche, la mancanza di un mezzo
e la distanza della scuola non facilitano
la sua scelta. Per lui sarebbe un problema
spostarsi per frequentare la scuola,
comporterebbe una spesa che la famiglia
non può sostenere e troppo tempo per
raggiungerla. Il ragazzo decide che andrà
a lavorare, ma anche per questo non
è facile, i lavori trovati sono tutti lontani
da casa. A distanza di tempo nel corso
di una telefonata mi dice che fa
il cameriere in un ristorante della zona
che può raggiungere in bicicletta.
Sarebbe opportuno prevedere l’attivazione
di corsi di formazione professionale anche
nelle zone dell’entroterra. Quest’anno,
in via sperimentale, è stato proposto
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
un corso di formazione a Morciano di
Romagna, corso che ha già raggiunto il
numero di candidati richiesti per la sua
attivazione. Questa esperienza potrebbe
rappresentare un punto di partenza per
una diversa programmazione delle attività
formative.
MINORENNI IMMIGRATI
Negli ultimi anni si sta registrando
un considerevole aumento di minori
immigrati provenienti da diversi paesi
(Albania, Marocco, Cina, America Latina,
Romania, Tunisia, Senegal, Macedonia,
Ucraina . . .). Anche nel nostro servizio il
numero dei ragazzi stranieri è aumentato.
Il primo problema che incontriamo è
quello di verificare la ‘regolarità’ della loro
posizione. La maggior parte di coloro che
vi accedono hanno un regolare permesso
di soggiorno, che per lo più indica come
motivo del trasferimento in Italia un
ricongiungimento familiare. Spesso,
infatti, i minori raggiungono la propria
66
madre (specialmente quanti provengono
dai paesi dell’est europeo e dall’America
Latina), o il proprio padre (soprattutto
i ragazzi provenienti dai paesi Africani)
o entrambi i genitori (ragazzi provenienti
dall’Albania, Croazia, Macedonia). Per
questi adolescenti, che non conoscono
l’Italia, inserirsi non è semplice, perché
si trovano a dover affrontare un mondo
sconosciuto sotto tutti gli aspetti, dentro
e fuori dalla scuola, con i coetanei,
e talvolta anche in famiglia.
Il primo passo da fare con molti di loro
è stimolarli affinché conseguano la licenza
media inferiore. Molti hanno una scarsa
conoscenza della lingua italiana, ma negli
ultimi anni possono contare su corsi
di lingua italiana che accolgono i minori
in qualsiasi momento dell’anno.
Le difficoltà di comprensione della lingua
italiana, insieme ai problemi
di adattamento alle nuove condizioni
di vita, rappresentano due dei motivi
per cui spesso i minori immigrati
tendono a privilegiare corsi di formazione
professionale o il lavoro piuttosto che
la scuola. A volte accade che scelgono
il lavoro e/o la formazione proprio per aver
vissuto un’esperienza negativa
a scuola. Diversi sono gli ostacoli
che incontrano nel contesto scolastico:
la difficoltà di riconoscimento dei titoli
conseguiti; l’accesso alla scuola solo
dopo aver appreso la lingua italiana;
inserimenti in classi con compagni di età
minore. Spesso i giovani immigrati che
non hanno il riconoscimento della licenza
media inferiore o gli otto anni di scuola,
e che rifiutano un inserimento scolastico,
diventano inadempienti rispetto all’obbligo
formativo (non possono essere inseriti in
nessun corso di formazione professionale
né avviati al lavoro). Questo a volte
rappresenta l’inizio di una marginalità
sociale che può condurre alla devianza
e in alcuni casi alla delinquenza.
In gran parte i ragazzi immigrati che
incontriamo accedono al servizio da soli
67
o accompagnati da qualche connazionale
che già ci conosce. In alcuni casi è molto
difficile per noi riuscire a coinvolgere la
famiglia d’origine del minore, che appare
disinteressata rispetto al suo futuro. Altre
volte, addirittura, la famiglia ci impedisce
di conoscere il figlio. Questo succede
soprattutto con le ragazze: sono entrambi
i genitori o uno dei due che si presentano
agli appuntamenti e quando si ribadisce
la necessità di conoscere il minore per
avviare la costruzione di un progetto,
iniziano a boicottare gli appuntamenti.
Spesso l’unico modo per ‘agganciare’
minore e famiglia è quello di presentare
il servizio come un aiuto per la ricerca
di un lavoro.
Il nostro intervento sovente è quindi
mirato ai genitori, al fine di costruire
le motivazioni sull’importanza di un
progetto scolastico/formativo per il figlio.
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
STORIA DI TERESA
Teresa è una ragazza di diciassette anni,
in Italia dal 2002. La sua famiglia è
composta da padre, madre e tre fratelli,
di cui uno maggiorenne. Proviene da un
paesino dei Balcani. Il padre è l’unico
che lavora.
Si presenta al servizio in seguito alla
nostra convocazione. Telefonicamente
la famiglia dichiara che la ragazza ha
terminato la scuola dell’obbligo in patria.
Nel primo colloquio, alla presenza dei
genitori, Teresa esprime in un italiano
approssimativo che le piacerebbe fare la
parrucchiera. Propongo di affrontare un
tirocinio formativo, in attesa dell’inizio del
corso di formazione vero e proprio. Allo
stesso tempo, la ragazza viene sollecitata
a frequentare un corso di lingua italiana.
L’attuazione del percorso formativo slitta
nel momento in cui le viene richiesta
la presentazione della documentazione
sull’obbligo scolastico assolto nel paese
d’origine.
68
Lunghi tempi di attesa per ricevere la
documentazione necessaria. Solo all’inizio
del 2005, al rientro della famiglia in Italia
dopo la vacanza di fine d’anno in patria,
Teresa si presenta con la documentazione
e richiede di fare un tirocinio presso una
parrucchiera. Il tutor, in collaborazione
con un ente di formazione professionale,
colloca la ragazza presso un salone vicino
a casa. Le viene poi offerta la possibilità
di inserimento dalla stessa parrucchiera
in un negozio di prossima apertura, ma
in un paese più distante dall’abitazione,
raggiungibile con due autobus. La ragazza
rifiuta, le la titolare sospende il rapporto.
Teresa viene allora assegnata a un altro
salone dove termina il periodo di tirocinio.
Anche in questo caso si presenta per lei
l’opportunità di un’assunzione, ma lei
non vuole rinunciare a una vacanza con
la famiglia nel paese d’origine e declina
l’offerta.
Per sostenere i giovani immigrati nelle
loro richieste di riconoscimento dei titoli,
nell’ultimo anno di lavoro abbiamo attivato
una collaborazione con alcune ambasciate
straniere in Italia. L’obiettivo è quello
di accelerare i tempi di riconoscimento
degli attestati ottenuti in patria.
FAMIGLIE MULTIPROBLEMATICHE
CON MINORI
Il servizio si occupa sempre più di
minori multiproblematici o provenienti
da famiglie multiproblematiche. Molte
di queste famiglie sono caratterizzate
da disoccupazione, lavoro nero,
difficoltà economiche, precarietà
abitative, marginalità associata spesso a
fenomeni di devianza minorile ed adulta,
tosicodipendenza. Altre volte sono
presenti delle disabilità, handicap fisici
e mentali nei ragazzi o all’interno della
famiglia. Tutto questo comporta anche
forti impoverimenti delle dimensioni
affettive e relazionali con conseguenze
69
spesso critiche sul piano delle capacità
di prendersi cura dei figli. In relazione
a situazioni di grave disagio è facile
prevedere l’evasione e l’inadempienza
dell’obbligo formativo. Gli interventi che
vengono attuati sono quindi vincolati
al rapporto con i diversi servizi (sociali,
sanitari, giudiziari) che si occupano di loro.
Sempre di più i minori di famiglie
multiproblematiche quando giungono
all’adolescenza sono di fatto difficilmente
‘recuperabili’ all’obbligo formativo, in
quanto portatori di un forte disagio e
a volte già radicati nella cultura della
marginalità e della devianza. Con questi
minori il nostro intervento risulta essere
particolarmente difficile, anche perché
dopo un primo colloquio diventano
irreperibilii. Avrebbe più senso mettere
in atto azioni preventive; una maggiore
collaborazione fra scuola dell’obbligo
e servizi. Compito questo altrettanto
difficile perché nel rapporto con i vari
servizi queste famiglie, più di altre, sono
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
caratterizzate da un forte assistenzialismo
che non richiede né particolari
investimenti, né un impegno ad attivarsi
per il cambiamento. Altre volte è proprio
la famiglia multiproblematica
ad ostacolarci nella costruzione
di un percorso per il proprio figlio; ci vive
come una minaccia; come un’altra forma
di controllo analoga a quelle di altri servizi.
STORIA DI GIACOMO
Giacomo è un ragazzo di sedici anni con
una storia familiare difficile alle spalle. I
genitori vivono separati da molti anni, da
quando il padre è recluso e la madre non
è più stata in grado di occuparsi dei due
figli. Giacomo ha una sorella maggiore
che, come lui, è stata in un istituto, poi
in diverse famiglie affidatarie. Tornato
dalla madre da un paio di anni, Giacomo
sopporta male la convivenza con il suo
convivente, dal quale lei ha avuto una
bambina. Giacomo è un ragazzo sveglio,
ma senza il minimo rispetto delle regole:
70
a scuola ci va quando ne ha voglia e la
famiglia non collabora minimamente nel
tentativo di ricondurlo ad una frequenza
regolare e ad un comportamento consono
al contesto scolastico. La madre non si
presenta alle convocazioni scolastiche,
qualche volta ci è andato il compagno con
un atteggiamento difensivo e di sfida nei
confronti dei docenti ritenuti responsabili
dell’incapacità di gestire la situazione.
Diventa così estremamente difficile riuscire
a costruire un percorso di intervento e di
sostegno al ragazzo. Giacomo trascorre il
suo tempo in compagnia di persone poco
raccomandabili, anche maggiorenni,
e i suoi passatempi sono al limite della
legalità. È fortemente a rischio di devianza
(il caso è seguito dai servizi sociali).
Proprio questi ultimi hanno coinvolto
il nostro servizio per costruire insieme
un progetto per l’assolvimento dell’obbligo
formativo. È stato proposto un corso
di formazione professionale, ma Giacomo
non mostra alcun interesse.
Con le famiglie multiproblematiche
che accedono al nostro servizio, spesso
svolgiamo un lavoro di collegamentoaccompagnamento dei minori e dei loro
genitori ai servizi scolastici, educativi,
agli enti di formazione, ai centri di
aggregazione giovanile, a volte anche
ai servizi socio-sanitari. In queste famiglie
è già molto alto il tasso di minori che non
giungono a conseguire la licenza media
inferiore, e spesso quando gli viene
presentata la legge sull’obbligo formativo,
la vivono come un’ingerenza.
La storia dei minori provenienti da
queste famiglie è costellata da numerosi
insuccessi scolastici, frequenti bocciature
e ritiri. Molti mostrano evidenti lacune
sul piano cognitivo: scrivono a stento
e con molti errori, leggono male anche
elementi semplici della lingua scritta.
A volte con questi minori lavoriamo
in situazioni di emergenza, nel senso
che per alcune situazioni veniamo
contattati dai servizi socio-sanitari
71
che devono predisporre una relazione
richiesta dal Tribunale per i Minorenni.
Richiedono il sostegno immediato per la
definizione di un progetto formativo e di
inserimento lavorativo, che proprio per le
caratteristiche del ragazzo e dell’ambiente
familiare in cui è inserito richiederebbe
tempi adeguati.
Piuttosto che i singoli servizi, in questi
casi è la rete delle collaborazioni che
dovrebbe attivarsi. Se ogni servizio,
secondo le proprie competenze
istituzionali si integrasse con gli altri, si
potrebbero condividere i problemi da
trattare, concordare gli obiettivi e arrivare
alla definizione di un progetto dove ogni
operatore svolge la parte che gli compete.
Se non c’è collaborazione, il rischio è che
a garantire il collegamento tra i diversi
servizi siano proprio le famiglie che,
condizionate dalla tendenza alla passività
e alla strumentalizzazione, finiscono
per perpetuare la logica dell’assistenza
a oltranza.
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
In tal senso, il nostro servizio si sta
muovendo per riuscire a siglare protocolli
d’intesa fra i vari soggetti istituzionali
coinvolti con questa utenza in modo da
rendere la rete strutturata e definita.
L’INTEGRAZIONE DEI SOGGETTI
E DEI SERVIZI
Per svolgere efficacemente il lavoro
di tutor dell’obbligo formativo
è indispensabile conoscere le risorse
disponibili sul territorio, i soggetti che
vi operano e saperli attivare e coinvolgere,
tenendo in considerazione le peculiarità
dei giovani che si presentano al nostro
servizio.
La legge sull’obbligo formativo e la
successiva regolamentazione attuativa
non si limitano a prescrivere un obbligo,
ma definiscono un sistema complesso
di relazioni fra i soggetti, istituzionali
e non, che operano sul territorio,
per assicurare il successo formativo
dei giovani. Quando si parla di ragazzi
72
dai 14 ai 18 anni, molteplici sono le
strutture e i servizi presenti che per ragioni
diverse si occupano di questa utenza:
scuole, enti di formazione professionale,
aziende, servizi socio-sanitari, centri
per l’Impiego, informagiovani, centri
di aggregazione giovanile, ecc. Ognuna
di queste strutture cerca di svolgere
al meglio il proprio compito, anche se
il limite è rappresentato dal fatto che
spesso ogni servizio è abituato ad agire
in modo autonomo e indipendente dagli
altri. Questa modalità di lavoro è invece
penalizzante per i ragazzi e a volte porta
a risultati parziali e, spesso, inefficaci.
Dall’inizio del nostro lavoro ad oggi
abbiamo preso sempre più consapevolezza
dell’importanza di strutturare una rete
di collaborazioni sempre più attenta ai
bisogni dei ragazzi, che lavori in modo
coordinato per il sostegno ad una
progettualità ‘ad personam’. Con alcuni
soggetti coinvolti abbiamo già da diverso
tempo istituito rapporti di relazione
e collaborazione: rientrano qui i docenti
della scuola ed i tutor formativi dei centri
di formazione professionale. Il contatto
e il confronto con questi operatori risulta
indispensabile sia per individuare i giovani
a rischio di abbandono, ma anche per
programmare interventi specifici per i
giovani che si trovano in situazioni critiche.
Abbiamo inoltre instaurato rapporti
di collaborazione con le segreterie sia
delle scuole sia degli enti di formazione
professionale che comunicano i nominativi
dei giovani che non frequentano o che si
ritirano dai percorsi formativi.
Per quanto riguarda invece chi opera
nelle strutture pubbliche o private
che erogano servizi di diverso tipo nei
confronti dei soggetti in obbligo formativo,
la collaborazione è più recente e c’è
ancora molto da fare. In particolare con
gli operatori dei servizi sociali e sanitari,
dopo incontri informativi sul nostro lavoro
e alcune collaborazioni nella gestione di
progetti che riguardano minori in carico
73
a questi servizi, siamo riusciti a definire
una proposta di collaborazione. Tuttavia
è ancora assente la collaborazione
con organizzazioni che curano la
mediazione culturale, l’associazionismo,
il tempo libero, ecc.; organizzazioni
che si configurano come una risorsa
indispensabile e a volte l’unica per quei
ragazzi fuori da ogni struttura scolastica
e formativa.
È necessario, inoltre che la rete
comprenda anche aziende e associazioni
di categoria, al fine di integrare nel sistema
anche le opportunità formative offerte
dall’apprendistato. Gli obiettivi che ci
poniamo di raggiungere con i vari attori
coinvolti nella rete sono quelli di arrivare a:
> condividere un linguaggio comune
e linee operative
> definire una chiara attribuzione
di compiti e responsabilità, valorizzando
la specificità delle competenze di ciascuno
> definire obiettivi chiari e condivisi fra
Per scelta o per forza
Insieme per fare bene
i vari componenti mirati al mantenimento
dei giovani in obbligo formativo all’interno
del circuito scuola-formazione-lavoro;
> strutturare un’agenda di incontri
e confronti tra gli operatori coinvolti
per monitorare le attività svolte e in corso
di svolgimento
> incrementare il senso di fiducia
tra le persone e le istituzioni
> diffondere buone prassi
Infine, per fare in modo che tutti gli attori
coinvolti possano connotarsi come parte
di una ‘rete territoriale’ è necessario
formalizzare ruoli e responsabilità,
individuare dei referenti e siglare protocolli
d’intesa. In questi anni molti interventi
sono già stati attuati, molti ragazzi sono
stati accompagnati nel loro percorso
formativo per assolvere l’obbligo,
ed è stata creata una rete di collaborazione
tra le varie istituzioni. Serve sempre di più
un piano di lavoro comune che dobbiamo
strutturare insieme.
74
75
Per scelta o per forza
76
Xxxxxxxxxxxxxx
Le leggi sull’obbligo formativo
> RIFERIMENTI NORMATIVI
Legge 196 del 24 giugno 1997 (Treu)
per la riforma del mercato del lavoro,
la nuova disciplina dell’apprendistato
e la regolamentazione in materia di tirocini
formativi e di orientamento
Legge 9 del 20 gennaio 1999
definisce le nuove disposizioni che
assicurano a tutti il diritto all’istruzione
e alla formazione professionale per
almeno 12 anni o comunque, sino al
conseguimento di una qualifica entro
il diciottesimo anno d’età e impegna il
governo ad adottare entro 24 mesi i decreti
legislativi per la definizione del sistema
educativo di istruzione e formazione e a
“ridefinire ed ampliare” l’obbligo scolastico
Legge 144 del 17 maggio 1999, art. 68
stabilisce l’obbligo di frequenza di
attività formative fino al compimento
del diciottesimo anno d’età attraverso
percorsi anche integrati di istruzione e
formazione da individuare: nel sistema
76
d’istruzione superiore; nel sistema di
formazione professionale; nell’esercizio
dell’apprendistato. Assegna ai servizi
per l’impiego i seguenti obblighi:
> organizzazione dell’anagrafe
e delle banche dati
> individuazione e convocazione dell’utenza
> colloquio di orientamento
> azioni di tutoraggio del percorso
formativo intrapreso
Legge 30 del 10 febbraio 2000
‘Legge quadro in materia di riordino dei
cicli dell’istruzione’: disciplina il riordino dei
cicli d’istruzione. In particolare afferma che
il sistema educativo di istruzione si articola
nella scuola dell’infanzia, nel ciclo primario,
che assume la denominazione di scuola
di base, e nel ciclo secondario, che assume
la denominazione di scuola secondaria
Accordo Stato-Regioni del 2 marzo 2000
(Repertorio Atti n. 221 ex art. 8 del D.lg. 28
77
agosto 1997, n. 281), accordo tra Governo,
regioni, comuni e comunità montane
in materia di obbligo di frequenza delle
attività formative in attuazione dell’articolo
68 della legge 17 maggio 1999, n. 144
Decreto del Presidente della Repubblica
267 del 12 luglio 2000
‘Regolamento di attuazione dell’art. 68 della
l. 144/99 concernente l’obbligo di frequenza
di attività formative fino al diciottesimo
anno di età’, dove vengono descritti i canali
di assolvimento dell’obbligo formativo,
le modalità di passaggio tra i sistemi, gli
adempimenti delle istituzioni scolastiche, le
modalità di certificazioni finali ed intermedie,
e vengono specificati i percorsi integrati
tra scuola e formazione
Accordo dell’8 marzo 2001
tra assessori regionali
per il lavoro e la formazione professionale
e le Parti sociali per l’attuazione
dell’obbligo formativo
Per scelta o per forza
Riferimenti normativi
Decreto Ministero del Lavoro 152
del 16 maggio 2001
che in relazione all’apprendistato,
introdotto 120 ore aggiuntive
di formazione esterna all’impresa per
i ragazzi in obbligo formativo, definendone
obiettivi e standard di riferimento
Protocollo d’intesa del 20 febbraio 2002
tra il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca e Inail
che prevede un collegamento stabile
tra scuole, università e imprese per
promuovere attività di informazione e
formazione nell’area dell’orientamento
Legge 53 del 28 marzo 2003
(cosiddetta riforma Moratti)
delega al governo per la definizione delle
norme generali sull’istruzione e dei livelli
essenziali delle prestazioni in materia
di istruzione e formazione
78
Accordo quadro 19 giugno 2003
tra il Ministro dell’istruzione dell’università
e della ricerca, del Ministero del lavoro
e delle politiche sociali, le Regioni, le
Province, i Comuni e le Comunità Montane.
L’accodo sancisce l’impegno tra le parti
citate per la realizzazione di un’offerta
formativa sperimentale di istruzione
e formazione professionale per l’anno
2003/04
per il conseguimento della qualifica
professionale, considerando tali standard
il riferimento comune per consentire la
spendibilità nazionale degli esiti formativi
certificati, intermedi e finali
Legge Regionale 12 del 30 giugno 2003,
Regione Emilia-Romagna
Norme per l’uguaglianza delle opportunità
di accesso al sapere, per ognuno
e per tutto l’arco della vita, attraverso
il rafforzamento dell’istruzione
e della formazione professionale,
anche in integrazione tra loro
Decreto MIUR 77 del 15 aprile 2005
‘Definizione delle norme generali
relative all’alternanza scuola - lavoro,
a norma dell’articolo 4 della legge 28
marzo 2003, n. 53’. Il decreto disciplina
l’alternanza scuola-lavoro definita come
modalità di realizzazione dei corsi del
secondo ciclo, sia nel sistema dei licei,
sia nel sistema dell’istruzione e della
formazione professionale, per assicurare
ai giovani, oltre alle conoscenze di base,
l’acquisizione di competenze spendibili nel
mercato del lavoro
Conferenza Stato Regioni 15 gennaio 2004
sulla definizione degli standard formativi
minimi relativi alle competenze di base
inerenti i percorsi triennali sperimentali
Decreto Legislativo 76 del 15 aprile 2005
‘Definizione delle norme generali
sul diritto-dovere all’istruzione
e alla formazione, a norma dell’articolo 2,
79
comma 1, lettera c, della legge 28 marzo
2003, n. 53’ che sancisce il diritto/dovere
fino al 18° anno di età, ridefinisce l’obbligo
scolastico e formativo, e individua
i soggetti addetti alla viglilanza e, nel caso
di evasione, ne equipare le sanzioni
a quelle dell’obbligo scolastico
Legge Regionale 17 - 2005
Regione Emilia Romagna
‘Norme per la promozione
dell’occupazione, qualità, sicurezza
e regolarità del lavoro’. Legge regionale
sul lavoro per la “buona” e piena
occupazione, per favorire condizioni
lavorative stabile, per sostenere
i più deboli, per una nuova cultura
della sicurezza
Per scelta o per forza
80
Xxxxxxxxxxxxxx
Info
> OPERATORI IN RETE
Enti, istituzioni, operatori.
I punti di riferimento
per l’obbligo formativo
Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca
www.miur.it
sito del ministero con tutte le informazioni
riguardanti la scuola e l’università
Ministero del lavoro
e delle politiche sociali
www.welfare.gov.it
mette a disposizione degli operatori
del settore e dei cittadini un accesso
rapido e aggiornato all’informazione
sulle opportunità offerte dal FSE
nell’ambito della formazione professionale
e dell’orientamento, nonché sugli
strumenti per l’inserimento nel
mondo del lavoro e sulle attività
della Direzione Generale per le Politiche
per l’Orientamento e la Formazione.
Provincia di Rimini
www.provincia.rimini.it
www.riminimpiego.it
sito dei centri per l’impiego
della provincia di Rimini
http://www.provincia.rimini.it/progetti/
80
index_elenco.html
presentazione dei progetti, iniziative, attività
della provincia in tema di scuola ed istruzione
Regione Emilia Romagna
http://www.form-azione.it/form_azione.htm
sito della regione Emilia Romagna
sulla formazione professionale
http://www.form-azione.it/orienter/
orienter.htm
banca dati istruzione, formazione e lavoro
in regione
http://www.scuolaer.it/
sito della regione sul mondo
della scuola e delle anagrafi scolastiche
ISFOL
www.isfol.it
sito dell’organismo ministeriale ‘Istituto
per lo Sviluppo della Formazione
professionale dei Lavoratori’
http://www.isfol.it/BASIS/web/prod/
document/DDD/sfn_homespi.htm
attività dei centri per l’impiego in materia
di obbligo formativo
http://www.isfol.it/isfol/dnload/sf_
81
manuale_tutor_of.zip
manuale del tuor per l’obbligo formativo
http://www.isfol.it/BASIS/web/prod/
document/DDD/sfn_homeist.htm
approfondimento sul monitoraggio
delle attività svolte per il diritto dovere
all’istruzione e formazione
FORMEZ
http://spi.formez.it/obbligo_formativo.html
Istituto nazionale del Dipartimento
della Funzione Pubblica della Presidenza
del Consiglio. Focus sulle tematiche
dell’obbligo formativo
Avviso ai naviganti
http://www.provincia.rimini.it/
avvisoainaviganti.htm
guida on line alle scelte dopo la terza media
JOBTEL
www.jobtel.it
sito del Ministero del lavoro
e del Unioncamere di informazione
ed orientamento per studenti lavoratori,
disoccupati, insegnanti ed orientatori
Per scelta o per forza
82
Xxxxxxxxxxxxxx
Approfondimenti/bibliografia
> L’OBBLIGO FORMATIVO
NERO SU BIANCO
SULL’OBBLIGO FORMATIVO
Il tutor dell’obbligo formativo
e il servizio agli utenti stranieri
Rivista dell’istruzione n° 3/2005
Maggioli Editore
Avviso ai naviganti
Guida alle scelte dopo la terza media
edizione 2005/06. Assessorato provinciale
scuola, formazione, università Provincia
di Rimini
Dall’obbligo scolastico e formativo
al desiderio di apprendere
Percorsi formativi per l’innalzamento
della scolarizzazione e per la prevenzione
della dispersione scolastica. A cura di
Angelo Del Commuto e Gabriele Pazzaglia.
Franco Angeli 2004
82
I volti della dispersione scolastica
e formativa
Un’indagine in provincia di Forlì-Cesena.
Franco Angeli 2004
Tutti per uno!
Lavorare in rete per il successo formativo.
Provincia di Grosseto e Centro
per l’impiego
Orientare dentro e fuori la scuola
Ajello, Meghnagi Mastracci
La Nuova Italia 2002
Percorsi di scelta: giovani tra scuola,
formazione e lavoro
A cura di Paolo Zurla. Franco Angeli, 2001
Manuale per il tutor dell’obbligo formativo
Manuale operativo e percorsi
di formazione. Isfol marzo 2003
83
La figura del tutor nell’obbligo formativo
Analisi del ruolo, percorsi di formazione
e guide per l’azione. Isfol 2002
Il nuovo obbligo scolastico
Ministero della Pubblica istruzione
Dipartimento per lo sviluppo
dell’istruzione, Roma 2001
I sistemi regionali per l’obbligo formativo
Monitoraggio sullo stato di avanzamento
al 30 giugno 2001. Isfol, 2001
L’intervento per l’obbligo formativo
nei servizi per l’impiego
Isfol, 2000
Per scelta o per forza
L’obbligo formativo nero su bianco
SUL DISAGIO
E L’ABBANDONO SCOLASTICO
Promuovere i ragazzi
Accoglienza, per education e orientamento
per combattere la dispersione scolastica.
A cura di Enzo Catarsi,
edizioni del Cerro 2004
L’altra giovinezza.
Storie di vita di giovani a rischio
Welfare comunitario e scenari di inclusione
sociale, Cortese, D’Amico, Falduzzi
Leonardi, Palidda, Franco Angeli 2000
Logiche di intervento
e abbandono scolastico
Note per un agire formativo,
M. Gentile, Franco Angeli 2000
L’abbandono scolastico.
Aspetti culturali, cognitivi e affettivi
Sempio, Confalonieri, Scaratti,
Ed. Cortina Milano
84
Inclusione ed esclusione
Strumenti e ricerche, Franco Angeli,
Isfol 1999
SUL MONDO DEL LAVORO
E L’APPRENDISTATO
Uso lavoro
Carta dei valori e dei servizi
del Centro per l’impiego di Rimini.
‘Le parole che servono’, Centri
per l’impiego di Rimini 2005
Giovani, sistema scolastico-formativo
e mercato del lavoro
Un approfondimento conoscitivo
sui 15-29enni della provincia di Rimini
a cura del Centro studi politiche del lavoro
e società locale, giugno 2005
Il mercato del lavoro in Emilia Romagna
Rapporto 2005.
Regione Emilia Romagna,
assessorato Scuola, formazione
professionale, università, lavoro,
pari opportunità.
www.emiliaromagnalavoro.it/
pubblicazioni_rapporti.htm
Costruire la formazione
per gli apprendisti
Isfol 2002
I nuovi apprendisti e la formazione
Isfol 2002
Il nuovo apprendistato
Dalla sperimentazione alla costruzione
del sistema, Franco Angeli - Isfol 2001
L’apprendistato all’appuntamento
con l’obbligo formativo
In ‘progettare la scuola, n. 10, 2000,
S. D’Agostino
85
Giovani e lavoro
Rappresentazioni e percorsi,
P. Zurla, Franco Angeli 1999
L’obbligo formativo nero su bianco
CENTRO PER L’IMPIEGO
PROVINCIA DI RIMINI
SERVIZIO PER L’OBBLIGO FORMATIVO
Diritto dovere all’istruzione e formazione
fino al diciottesimo anno di età
Il servizio si rivolge ai giovani dai 14 ai
18 anni e alle loro famiglie, con lo scopo
di assistere la persona nell’assolvere
il diritto/dovere all’istruzione e alla
formazione fino al diciottesimo anno
d’età (ex obbligo scolastico ed ex obbligo
formativo).
Al servizio si accede su convocazione
da parte del servizio stesso, ma è
possibile recarsi direttamente al Centro
per l’impiego negli orari di apertura al
pubblico o telefonando per prenotare un
appuntamento ai numeri sotto indicati.
Viene data disponibilità per un colloquio
entro una settimana dalla richiesta, salvo
particolari esigenze di servizio. Il servizio
è presente nelle sedi dei Centri
per l’Impiego di Rimini e Riccione.
86
colophon
Centro per l’Impiego di Rimini
via Sacramora 196
tel 0541 358644 / 358645
LE PAROLE CHE SERVONO
LAVORARE INFORMATI
Per scelta o per forza
Quaderno 03 / novembre 2005
Centro per l’Impiego di Riccione
via Empoli 31
tel 0541 473134
pubblicazione a cura
degli operatori del Centro per l’Impiego
della Provincia di Rimini:
Helena Anderberg Domeniconi
Stefania Conti
Luca Drudi
Paola Venerandi
Marco Vincenzi
Solo su appuntamento
Sede di Cattolica
tel 0541 961639
Sede di Morciano
tel 0541 988188
Sede di Santarcangelo
tel 0541 626272
consulenza editoriale, editing
Stefano Mariani
progetto grafico, impaginazione
Marina Turci
stampa
Ramberti Arti Grafiche Rimini
[email protected]
Ringraziamo le ragazze e i ragazzi, che
abbiamo indicato con nomi di fantasia,
per averci dedicato il loro tempo per
le interviste, e tutti gli altri che insieme
a genitori e operatori hanno collaborato
con noi in questi anni
87
Note
88