2008 PsR 2007-2013: le novità più importanti Api e

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2008 PsR 2007-2013: le novità più importanti Api e
4
PRoVINCIA
AUToNomA
DITRENTo
2008
mensiledieconomiaetecnicaperun’agricolturamodernaalserviziodelconsumatoreedell’ambiente
www.trentinoagricoltura.net
PsR2007-2013:
lenovitàpiùimportanti
sfogliaturameccanica
nelvigneto
L’orsobruno
inTrentino
NAZ/220/2008
numero4aprile2008-annoLIII
Apieimpollinazione
ASSESSORATO PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURA
SOMMARIO
3 Primo piano
PSR 2007-2013: le novità più importanti
8 DAL FIORE AL FRUTTO
Api e impollinazione
15 VITICOLTURA/MACCHINE
Macchine per la raccolta dei sarmenti
20 VITICOLTURA/MACCHINE
Sfogliatura meccanica nel vigneto
25 NOTE TECNICHE
Per una distribuzione responsabile
dei prodotti fitosanitari
27 NOTE TECNICHE
Diradamento meccanico su melo
in prefioritura-fioritura
29 NOTE TECNICHE
La preparazione ottimale del terreno da frutteto
30 PIANTE OFFICINALI
Prova di coltivazione di Rhodiola rosea
33 AMBIENTE/FAUNA
L’orso bruno in Trentino:
la situazione a fine 2007
Notizie
36 Notizie da “Europe Direct”
39 Notizie dalla Fondazione E. Mach /IASMA
43 Cibo e salute
La carne è indispensabile?
45 Orto e dintorni
Il tulipano, un fiore tra i più amati e coltivati
Foto di copertina: Tiziano Valcanover CAT
TERRA
TRENTINA
4/2008
PROVINCIA
AUTONOMA
DI TRENTO
Mensile di economia e tecnica
dell’agricoltura
Organo dell’Assessorato provinciale
all’agricoltura di Trento
Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955
Direttore responsabile
Gianpaolo Pedrotti
Coordinatore tecnico
Sergio Ferrari
Segreteria di redazione
Daniela Poletti
Redazione
Piazza Dante, 15
38100 TRENTO
Tel. 0461 494614 492670
Fax 0461 494615
COMITATO DI DIREZIONE
Mauro Fezzi
Dipartimento agricoltura e alimentazione
Fabrizio Dagostin
Servizio aziende agricole e territorio rurale
Marta Da Vià
Servizio promozione delle attività agricole
Alberto Giacomoni
Agenzia provinciale per i pagamenti
Giovanni De Silvestro
Servizio promozione delle attività agricole
Giuliano Dorigatti
Servizio aziende agricole e territorio rurale
Romano Masè
Dipartimento risorse forestali e montane
Corrado Zanetti
Ufficio stampa P.A.T.
Marina Monfredini
Fondazione E. Mach – IASMA
Silvia Ceschini
Ufficio stampa
Fondazione E. Mach – IASMA
Fotocomposizione e stampa
ESPERIA Srl
Via G. Galilei, 45 - LAVIS (TN)
PRIMO PIANO
Criteri di selezione, ordine di priorità, documenti da allegare, scadenze
Psr 2007-2013:
le novità più importanti
La Giunta provinciale di Trento
in data 4 aprile 2008, con deliberazione n. 874 ha approvato
i bandi, i criteri di selezione, le
modalità attuative e le condizioni
di ammissibilità di tutte le misure del Piano di Sviluppo Rurale
2007-2103 e con lo stesso provvedimento ha approvato il bando
per la selezione del Gruppo di
Azione Locale (GAL) e del Pro-
gramma di Sviluppo Locale (PSL)
per l’attuazione degli interventi
previsti dall’asse IV- LEADER.
Nella medesima seduta di Giunta, con deliberazione n. 873 sono
state approvate alcune modifiche
non sostanziali al testo del PSR.
Tali modifiche sono state approvate sotto condizione, in quanto
le stesse dovranno essere notificate alla Commissione Euro-
Adriano Pinamonti
Servizio Aziende Agricole e Territorio Rurale
pea con procedura semplificata,
come previsto dalla normativa
comunitaria. La loro approvazione da parte della Giunta provinciale consente comunque di dare
attuazione ai bandi, mentre per
gli effetti finanziari le stesse potranno trovare applicazione solo
successivamente all’approvazione definitiva da parte dell’Unione Europea.
TERRA TRENTINA
Gli investimenti previsti dalle singole aziende
agricole (misura 121) e dalle cooperative di
trasformazione e commercializzazione (misura
123.1) devono rispondere al requisito relativo
al miglioramento del rendimento globale
(economico, ambientale, sociale).
PRIMO PIANO
Misure attivate e
scadenze per la raccolta
delle domande
Per l’anno 2008 sono previste sostanzialmente tre diverse scadenze in funzione delle tipologie di
misure attivate:
• 15.05.2008: scadenza per le
misure a superficie (211 e 214);
• 16.06.2008: scadenza per le misure a investimento e per le infrastrutture del settore agricolo;
• 31.05.2008: scadenza per le
misure forestali.
Per gli anni successivi nei singoli
bandi sono riportate le rispettive
scadenze.
Le misure attivate e le rispettive
scadenze per l’anno 2008 sono di
seguito elencate.
Misura
111
112
121
122
123.1
123.2
125.1
125.2
125.3
125.4
211
214
226
227
311
313
321
323.1
323.2
323.3
323.4
323.5
– Formazione professionale, informazione e divulgazione delle conoscenze
– Insediamento di giovani agricoltori
– Ammodernamento delle aziende agricole
– Miglioramento del valore economico delle foreste
– Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli
– Valore aggiunto dei prodotti forestali
– Bonifica
– Irrigazione
– Viabilità agricola
– Infrastrutture per la silvicoltura
– Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane
– Pagamenti agroambientali
– Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi
– Investimenti non produttivi
– Diversificazione in attività non agricole
– Incentivazione di attività turistiche
– Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale
– Redazione dei piani di Gestione Natura e Protezione dei siti
Natura 2000
–Riqualificazione degli habitat e sensibilizzazione ambientale nelle aree Natura
2000 e nei siti di grande pregio naturale
–Investimenti per la manutenzione straordinaria, il restauro e la riqualificazione
delle strutture di malga
– Ristrutturazione ed innovazione delle strutture tradizionali degli
edifici zootecnici
– Ristrutturazione e manutenzione di edifici rurali per uso come
rifugi forestali
TERRA TRENTINA
Criteri di selezione
Per ogni misura sono previsti
specifici criteri di selezione, che
dispongono l’attribuzione di punteggi finalizzati alla definizione
dell’ordine di priorità per l’accoglimento delle istanze. I criteri di
selezione sono stati predisposti
in funzione degli obiettivi e delle
strategie definite a livello delle
schede di misura del PSR.
A titolo esemplificativo si riporta lo schema relativo alla Misura
121 – Ammodernamento delle
aziende agricole:
Data scadenza domande
annualità 2008
16.06.2008
16.06.2008
16.06.2008
31.05.2008
16.06.2008
31.05.2008
16.06.2008
16.06.2008
16.06.2008
31.05.2008
15.05.2008
15.05.2008
31.05.2008
31.05.2008
16.06.2008
31.05.2008
16.06.2008
31.05.2008
31.05.2008
16.06.2008
16.06.2008
31.05.2008
Punteggio massimo attribuibile: 120
Sono previsti 5 criteri per l’attribuzione del punteggio; la sommatoria del punteggio attribuibile ad ogni criterio definisce il
punteggio totale.
1. Condizioni dell’imprenditore
Punteggio
Iniziative presentate da imprese condotte da giovani agricoltori entro 5 anni dal loro insediamento
30
Imprese condotte da donne iscritte all’APIA (Archivio Provinciale Imprese Agricole) in sezione 1ª
10
Imprese condotte da giovani di età inferiore a 40 anni non insediati o insediati da più di 5 anni, iscritti
all’APIA (Archivio Provinciale Imprese Agricole) in sezione 1ª.
8
Altre imprese iscritte all’APIA (Archivio Provinciale Imprese Agricole) in sezione 1ª
2
NB: i punteggi relativi alle quattro categorie sopra citate, non sono cumulabili tra loro.
2. Importo della spesa preventivata in domanda
Domande con spesa preventivata ≥ 80.000 Euro
Domande con spesa preventivata ≥ 30.000 < 80.000 Euro
Punteggio
10
5
3. Condizioni di impatto ambientale
Punteggio
Allevamenti zootecnici
Colture minori, frutticoltura,
viticoltura e altre colture
o allevamenti
Rapporto UBA/ettaro ≤ 2 e aziende zootecniche biologiche
15
Rapporto UBA/ettaro > 2 ≤ 2,5
10
Rapporto UBA/ettaro > 2,5 (solo per iniziative relative al miglioramento
delle condizioni di igiene e benessere degli animali)
5
Investimenti proposti da aziende condotte con il metodo dell’agricoltura
biologica
15
4. Microfiliere produttive
Investimenti proposti nei vari settori dell’agricoltura trentina che si identificano nella tipologia “Microfiliere
produttive”, di cui al capitolo “Area di intervento e azioni”, lettera D) della Misura 121 del PSR.
5. Settore produttivo e tipologia di investimento
Allevamenti
zootecnici
Punti 25
Piccoli frutti e
orticoltura biologica
Punti 25
Altre colture
ortofrutticole
diverse dal melo
Punti 15
Punteggio
20
Punteggio
Strutture per l’allevamento, lo stoccaggio delle deiezioni e la conservazione
dei foraggi e opere di miglioramento fondiario
20
Macchine per la fienagione
15
Strutture per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti aziendali
e in malga
10
Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui
alla delibera attuativa
5
Attrezzature per alpeggio estivo
5
Macchine per la gestione dell’allevamento
2
Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione
delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli
operatori e la stabilità dei versanti
20
Strutture per la trasformazione e commercializzazione a livello aziendale
15
Coperture, reti antipioggia e antigrandine
15
Bonifiche e impianti di irrigazione
10
Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui
alla delibera attuativa
5
Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione
delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli
operatori e la stabilità dei versanti
15
Bonifiche e impianti di irrigazione
10
Costruzione di serre, tunnel pesanti e altre strutture
10
Macchine legate al cantiere di messa a coltura e raccolta per le aziende
orticole
5
Macchine raccoglitrici per il castagno e macchine scuotitrici per l’olivo
5
TERRA TRENTINA
Settore produttivo
PRIMO PIANO
Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione
delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli
operatori e la stabilità dei versanti
Frutticoltura
Punti 13
Viticoltura
Punti 10
Altre opere di miglioramento fondiario (es. impianti di irrigazione)
7
Strutture per la trasformazione e commercializzazione a livello aziendale
7
Acquisto di macchine e attrezzature con particolare riguardo agli aspetti
della sostenibilità ambientale, del risparmio energetico e del miglioramento
delle condizioni di lavoro degli operatori
2
Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui
alla delibera attuativa
2
Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione
delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli
operatori e la stabilità dei versanti
10
Altre opere di miglioramento fondiario (es. impianti di irrigazione)
5
Strutture per la trasformazione e commercializzazione a livello aziendale
5
Attrezzature per operazioni colturali: sfogliatrici e cimatrici
2
Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui
alla delibera attuativa
2
TERRA TRENTINA
Rendimento globale
Gli investimenti previsti dalle
singole imprese nell’ambito della Misura 121 e dalle cooperative di trasformazione e commercializzazione nell’ambito della
misura 123.1 devono rispondere
al requisito previsto dal regolamento (CE) 1698/2005 relativo
al “miglioramento del rendimento globale”.
Tale requisito, di nuova introduzione, deve tenere in considera-
12
zione non solo il miglioramento
economico in termini di bilancio
aziendale, ma anche le ricadute
ambientali e sociali e gli aspetti relativi all’innovazione e alla
qualificazione dei prodotti e
processi aziendali.
Al fine di dimostrare il rispetto
del requisito del miglioramento
globale i richiedenti devono allegare alla domanda un piano
di miglioramento aziendale
che descrive la situazione del-
l’azienda, gli obiettivi che si
intendono conseguire con gli
investimenti proposti, un confronto di bilancio prima e postinvestimenti, il programma di
investimenti e la descrizione
degli effetti previsti sia in termini di reddito e obiettivi, che di
ricaduta sugli aspetti ambientali
e sociali (condizioni di vita, di
lavoro, di sicurezza).
Interventi di sostituzione
Ai sensi dell’articolo 71 del Regolamento (CE) n. 1698/2005,
nel caso degli aiuti agli investimenti, non sono ammissibili gli
interventi di sostituzione. Tale
limitazione si riferisce ad investimenti finalizzati semplicemente
a sostituire macchinari o fabbricati esistenti, o parti degli stessi,
con edifici o macchinari nuovi
e aggiornati, senza aumentare la capacità di produzione di
oltre il 25% o senza modificare
sostanzialmente la natura della
produzione o della tecnologia
utilizzata. Non sono considerati investimenti di sostituzione la
demolizione completa dei fab-
Nell’ambito dell’acquisto di macchine e attrezzature sono inoltre
considerati interventi di sostituzione gli acquisti delle tipologie
di attrezzatura che rientrano nella normale dotazione dell’azienda agricola, in particolare le seguenti:
-
-
-
-
-
-
trattrici (ad esclusione delle
trattrici speciali per la fienagione),
rimorchi (ad esclusione delle
tipologie attrezzate con dispositivo carica fieno sfuso),
atomizzatori (ad esclusione
di quelli a basso volume/impatto),
muletti o elevatori (in riferimento alle aziende orto-floro-frutti-viticole),
attrezzature per il taglio dell’erba, la pacciamatura ed il
diserbo (in riferimento alle
aziende frutti-viticole).
Attrezzature per la lavorazione, la preparazione e la concimazione del terreno (frese,
vangatrici ecc.), macchine
per la concimazione (in riferimento alle aziende florofrutti-viticole).
Nuove regole
per l’insediamento
dei giovani
Il premio di insediamento per i
giovani agricoltori è stato fissato in 40.000 Euro per le aziende zootecniche e in 30.000 Euro
per le aziende ad altro indirizzo.
Per le aziende non zootecniche
condotte con metodo biologico
il premio è di 35.000 Euro.
In linea generale il giovane alla
data della domanda non deve
risultare ancora insediato. Per
insediamento si intende l’assunzione per la prima volta della
gestione e della responsabilità
civile e fiscale di un’azienda agricola; la data decorre dal giorno
di inizio attività come indicato
nella dichiarazione di inizio attività presentato all’Agenzia delle
entrate ovvero agli uffici provinciali dell’imposta sul valore aggiunto della medesima Agenzia,
o sulla modifica societaria nel
caso di inserimento del giovane
in una società preesistente.
In via transitoria, solo per l’anno
2008, sono ammesse le domande
presentate da giovani che si sono
insediati a decorrere dal 1° gennaio 2007. Per i bandi successivi
potranno essere accolte domande presentate non oltre i 4 mesi
dalla data di insediamento.
Nel caso di società con corresponsabilità civile e fiscale è possibile la concessione di un solo
ed unico premio.
Al momento della domanda il
giovane deve presentare un piano aziendale che deve illustrare
l’attività dell’impresa, gli investimenti previsti, l’idea imprenditoriale, le strategie migliorative, il
fabbisogno di consulenza, la previsione economico-finanziaria, la
sostenibilità finanziaria degli investimenti previsti, gli impegni
burocratici da espletare.
Si rinvia alla lettura dei singoli bandi l’acquisizione completa
dei criteri e delle modalità applicative delle misure del PSR.
ERRATACoRRIGE
Nel numero 2. di Terra Trentina le misure PSR Asse 2 sono
state erroneamente inserite nella scheda relativa all’Asse 3
e le misure dell’Asse 3 sono state erroneamente riportate
nell’Asse 2. Ci scusiamo per l’errore.
TERRA TRENTINA
bricati che abbiano almeno 30
anni di vita e la loro sostituzione con fabbricati moderni, né il
recupero completo degli stessi.
Il recupero è considerato completo se il suo costo ammonta al
50% almeno del valore del nuovo fabbricato.
Ad integrazione di quanto sopra
riportato, nel caso della Misura
121 tutti gli investimenti proposti all’interno di una domanda
di adesione al PSR di importo
complessivo richiesto inferiore a 15.000 Euro, considerato il
loro moderato o nullo impatto
in relazione all’esigenza di dimostrare un miglioramento del
rendimento globale dell’azienda
richiedente, sono considerati interventi di sostituzione.
7
DAL FIORE AL FRUTTO
Il loro apporto economico al comparto agricolo in Italia
è di circa 1.600 milioni di euro
Api e impollinazione
TERRA TRENTINA
LE API, L’AGRICOLTURA
E L’AMBIENTE
A tutti è noto che le api producono il miele e la cera. Meno
noto invece è che le api, attraverso l’impollinazione incrociata, concorrono alla formazione
dei semi e dei frutti delle piante.
Un moderno autore ha definito
le api come “le ali dell’agricoltura” e ci sono moltissimi studi
che dimostrano il fondamentale
ruolo delle api e di tutti gli in-
Le api svolgono un ruolo fondamentale nei
processi di impollinazione delle principali
specie da frutto coltivate. Per questo è
importante rispettarle e creare le migliori
condizioni per favorire la loro attività,
organizzando al meglio il servizio di
impollinazione. L’esempio della Valsugana.
Dallacqua Gustavo*, Franchini Sergio*,
Minghetti Giovanna*, Taddia Andrea**
* Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele
** Cooperativa COFAV – Consorzio “La Trentina”
setti pronubi nell’impollinazione
delle piante coltivate dall’uomo.
In Italia è stato calcolato che
annualmente l’apporto economico di tale attività al comparto
agricolo è di circa 1.600 milioni
euro, con un contributo da parte
di ogni singolo alveare di circa
1.240 euro (Accorti, 2000).
Le api esistono sulla terra da milioni di anni ed hanno giocato
da sempre un ruolo biologico
fondamentale nell’ecosistema,
garantendo, con la loro importante opera di impollinazione, la
sopravvivenza di un grande numero di specie vegetali.
Esse, assieme agli altri insetti pronubi, sono determinanti
per la salvaguardia ambientale
attraverso l’impollinazione della flora spontanea, migliorando
la biodiversità e ostacolando la
scomparsa di specie botaniche
in via d’estinzione. Infine le api
giocano un ruolo fondamentale
come “sentinelle dell’ambiente”
in quanto la loro abbondante
presenza sta a segnalare una
situazione ambientale tranquilla, mentre la loro scomparsa da
determinati ecosistemi deve far
subito pensare ad una situazione ambientale degradata e a rischio.
Si distinguono vari tipi di impollinazione a seconda dell’agente
che la determina: generalmente
si parla di impollinazione anemofila quando il polline è trasportato dal vento e di impollinazione entomofila quando a
trasportare il polline sono gli
insetti. Alle nostre latitudini queste due sono le forme di impollinazione prevalente, per quanto riguarda le colture agrarie; in
altre realtà possono assumere
importanza anche altri agenti di
impollinazione come l’acqua, gli
uccelli e taluni animali.
Per quanto riguarda la maggior
parte delle colture frutticole si
può dire che i principali e più
importanti agenti dell’impollinazione sono gli insetti e tra questi, in primo luogo, le api.
IL RUOLO DELLE API
IN FRUTTICOLTURA
Per il frutticoltore, oggi più che
mai, è di fondamentale importanza ottenere produzioni elevate, costanti e di elevata qualità.
Questo obiettivo lo si può raggiungere applicando al meglio
tutte le tecniche agronomiche
più aggiornate, a partire dalla
corretta realizzazione degli impianti, alla scelta delle varietà
adatte e alla buona gestione di
tutte le pratiche colturali (potatura, nutrizione, diradamento,
difesa, ecc.).
Tra tutte queste cose, non va assolutamente dimenticato il ruolo
dell’impollinazione: la sola presenza di fiori sulle piante non
significa infatti la garanzia di un
buon raccolto e questo i frutticoltori lo sanno molto bene.
Il periodo della fioritura è un
momento delicatissimo durante
il quale si decide in buona parte
il risultato economico dell’intera annata e troppe cose possono interferire nel far pendere la
bilancia da un lato oppure dall’altro: la scarsità di fioritura, la
carenza di varietà impollinanti,
le avverse condizioni meteorologiche, una scarsa presenza di
insetti pronubi, ecc.
Su alcuni di questi fattori non è
possibile intervenire, però su altri l’intervento del frutticoltore è
fondamentale: dobbiamo garantire che ci sia il polline, in quantità e qualità adeguate, e che ci
L’impollinazione è quell’insieme di eventi per mezzo dei quali, partendo dagli stami (organi
maschili del fiore) il polline va a
depositarsi sullo stigma (organo
recettore del fiore femminile).
Sotto il nome di fecondazione va invece tutto il processo
fisiologico che avviene dall’arrivo del polline sullo stigma fino
alla sua germinazione e alla fecondazione dell’ovario (che poi
darà origine allo sviluppo dei
semi e dei frutti).
TERRA TRENTINA
IMPOLLINAZIONE
E FECONDAZIONE
La sola presenza di fiori non è garanzia di buon raccolto
DAL FIORE AL FRUTTO
TERRA TRENTINA
Una famiglia forte è formata da molte api bottinatrici
10
sia chi lo trasporta da un fiore
all’altro al momento opportuno.
La prima cosa la si può ottenere
programmando la presenza nel
frutteto, già nella fase di realizzazione dello stesso, di un adeguato numero di piante impollinanti in grado di fornire polline
in quantità sufficiente e da diverse varietà.
La seconda cosa si realizza portando nei frutteti un numero
sufficiente di alveari.
Oggi non è più possibile contare, come in passato, sull’opera
di una consistente popolazione
di insetti pronubi selvatici, questo perchè l’ambiente naturale
e agrario si è molto modificato
ed ha portato alla rarefazione o
addirittura alla scomparsa di una
parte di essi.
Il ricorso all’ape diventa quindi indispensabile per una serie
di interessanti motivi: perchè è
un insetto allevato dall’uomo e
quindi facilmente gestibile e utilizzabile nell’impollinazione dei
frutteti per la facilità di trasporto,
di inserimento e di spostamento
delle colonie; perchè le famiglie
generalmente sono formate da
molte bottinatrici, quindi una
massa critica di pronubi che con
le adatte condizioni di tempo
svolge un efficacissimo e rapido
lavoro di impollinazione; infine,
per la caratteristica delle api di
essere tendenzialmente “fedeli”
nel bottinare e visitare i fiori di
una stessa specie.
A questo punto vediamo di illustrare alcuni aspetti pratici nella
gestione delle api per l’impollinazione delle principali specie
frutticole coltivate in Trentino.
Melo
Nella maggior parte dei casi, le
varietà di melo coltivate risultano auto-incompatibili e necessitano di una adeguata impollinazione incrociata. Un’ottima
impollinazione e fecondazione
dei fiori, oltre alla garanzia di un
buon raccolto in termini quantitativi, porta anche alla formazione di frutti con caratteristiche
qualitative elevate: forma regolare, elevata pezzatura, minore
sensibilità alla rugginosità e ad
altre fisiopatie.
Il fiore del melo è mediamente attrattivo per le api. In certe
annate i fiori di melo sono più
ricchi di nettare e le api li visitano volentieri; altre volte, specialmente in concomitanza con
piogge che dilavano i fiori o con
brutto tempo, l’attrattività per
le api è inferiore. È comunque
sempre importante avere nel
meleto durante la fioritura un
adeguato numero di alveari per
garantirsi, anche in caso di brutto tempo, un sufficiente lavoro
di impollinazione negli spiragli
di bel tempo.
Per il melo, si considera sufficiente un numero minimo di
due alveari ad ettaro. Le arnie
vanno poste nel frutteto possibilmente quando circa un 20%
dei fiori si è aperto, questo per
permettere alle api di bottinare subito sul melo evitando di
insediarsi sulle fioriture di altre
specie concorrenti.
Ciliegio
Il ciliegio è una specie piuttosto
delicata per quanto riguarda l’impollinazione e la fecondazione; il
suo ovario sviluppa generalmente un solo ovulo adatto alla fecondazione ed il tempo utile per
la sua fecondazione è molto breve (circa 48 ore). Inoltre, le varietà di recente introduzione negli
impianti specializzati (es. Kordia,
Regina), sono auto-incompatibili
ed è quindi necessario garantire
una buona impollinazione con
cultivar impollinanti e con una
buona presenza di api. Generalmente il fiore è ben visitato dalle
api. Si consiglia di portare le arnie nel ceraseto quando c’è circa
un 20% di fiori aperti e in numero di 8-10 per ettaro.
Susino
La maggior parte delle cultivar coltivate in Trentino sono
di tipo europeo e quindi, nella
maggior parte dei casi, sono autofertili (tranne alcune come la
President). Nonostante ciò, in
assenza di pronubi l’impollinazione del susino risulta spesso
insufficiente. Per un corretto
servizio di impollinazione necessitano almeno 8 colonie di
api per ettaro.
siderare sufficiente per questa
specie per cui bisogna affidarsi
a più strategie complementari
tra di loro e tra queste l’utilizzo delle api è sicuramente una
tecnica importante ma non risolutiva; infatti quasi sempre viene
affiancata anche da interventi di
impollinazione manuale o meccanica.
Per quanto riguarda le api, abbiamo già detto che i fiori dell’actinidia, sia maschili che femminili, sono pochissimo attrattivi
perchè non producono nettare.
Inoltre l’actinidia subisce spesso
la concorrenza della ben più appetita acacia che generalmente
fiorisce contemporaneamente.
Eventualmente le api visitano i
fiori dell’actinidia per procurarsi
il polline di cui essi sono particolarmente ricchi.
Per quanto riguarda il servizio
d’impollinazione è bene applicare alcuni accorgimenti importanti:
- apportare nel frutteto almeno 8-10 alveari per ettaro,
con famiglie forti e ricche di
bottinatrici
- introdurre le arnie nel frutteto quando ci sono già un 1030% di fiori aperti
- prima di inserire gli alveari è
buona cosa privarli del polline (tramite le apposite trappole “piglia polline”) in modo
da creare nella famiglia una
forte esigenza di polline per
la covata, invogliando mag-
giormente, in questo modo,
le api a visitare i fiori dell’actinidia per procurarselo
- le api, dopo 1-2 giorni di
permanenza nell’actinidieto,
tendono a cercare altre fioriture più attrattive; per questo
è importante inserire le arnie scalarmente nel frutteto
(metà a inizio fioritura, l’altra
metà dopo 4-5 giorni).
I SERVIZI
DI IMPOLLINAZIONE:
L’ESEMPIO
DELLA VALSUGANA
Dagli anni ’80-’90 si è assistito
ad un notevole calo di alveari
stanziali dovuto principalmente
alla comparsa della varroa, alla
recrudescenza della peste americana e alla diminuzione del
numero degli apicoltori. Questa situazione ha comportato
un peggioramento della produzione soprattutto nelle zone più
problematiche per l’allegagione.
Nondimeno la specializzazione
delle colture ha trascurato l’importanza di un numero adeguato
di impollinatori. Infatti, specialmente nel passato, si trovavano
spesso interi frutteti di Golden
senza alcuna pianta impollinatrice e si pensava di risolvere il
problema puntando l’attenzione
su fattori secondari come l’apporto di ammendanti particolari
o di sostanze ormoniche ritenu-
TERRA TRENTINA
Actinidia
In questa specie una buona impollinazione è di fondamentale importanza nel determinare
la pezzatura dei frutti, infatti il
peso dei frutti è direttamente
correlato al numero di semi che
il frutto contiene. L’impollinazione dell’actinidia, però, è piuttosto problematica e complessa
per vari motivi:
- l’actinidia è una specie dioica, cioè porta i fiori maschili
e femminili su piante diverse;
da qui la necessità di inserire
nel frutteto un adeguato numero di impollinatori
- il fiore dell’actinidia è poco
attrattivo per gli insetti pronubi
- il periodo utile per l’impollinazione dell’actinidia talvolta
può essere molto breve, anche di pochi giorni.
Da tutto ciò si può capire come
il momento dell’impollinazione,
in questa specie, rappresenti un
passaggio basilare di tutta la filiera produttiva, ma non sia una
cosa né semplice né facile; per
questo, i frutticoltori più attenti
dedicano a questa operazione
molte attenzioni e risorse.
Nel Kiwi l’impollinazione può
avvenire ad opera del vento, degli insetti ed anche per intervento diretto dell’uomo attraverso
diversi sistemi (manuali o meccanici).
Nessuno di questi metodi d’impollinazione da solo si può con-
11
DAL FIORE AL FRUTTO
te alleganti, tralasciando invece
il ruolo biologico primario svolto dagli insetti pronubi.
Molte sono state le osservazioni
di campagna, fatte in loco, per
dimostrare come una corretta
impollinazione influisce positivamente sulle caratteristiche qualiquantitative della produzione.
Miglioramenti quantitativi:
rilievi fatti nel perginese in un
impianto di Golden al secondo
anno e già presentati agli agricoltori in precedenti occasioni, hanno evidenziato come la vicinanza di una fonte pollinica influisce
positivamente sulla produzione.
Dal “grafico 1” si può notare
come la prima fila, molto vicina
all’impollinatore (Delicious rosse), ha una produzione in termini quantitativi più abbondante
rispetto alla fila più lontana.
TERRA TRENTINA
Miglioramenti qualitativi:
un’adeguata impollinazione au-
12
menta la presenza di semi nei
frutti che a loro volta influiscono
positivamente sulla pezzatura.
Interessante è la prova, fatta nella
zona di Caldonazzo ed illustrata
nel “grafico 2”, dove si vede che
la presenza di 5 semi per frutto
determina una pezzatura media
di 70 mm, mentre già con 8 semi
la pezzatura sale oltre l’80 +.
Anche da questi dati emerge
l’importanza fondamentale di
una buona impollinazione per
ottenere produzioni elevate e
di qualità e la necessità di garantire le condizioni migliori per
l’impollinazione anche attraverso l’organizzazione di un valido
servizio d’impollinazione.
In Valsugana già da tempo i frutticoltori si sono organizzati per
l’utilizzo delle api nell’impollinazione ma quasi sempre si trattava
di iniziative singole o di piccoli
gruppi di aziende, spesso porta-
te avanti con un numero insufficiente di alveari rispetto alle reali
esigenze della zona. Dal 2000 si
è partiti invece con un progetto
di impollinazione su vasta scala e
organizzato e coordinato secondo criteri di razionalità gestionale. Si è partiti dapprima con il
ciliegio e dopo alcuni anni con
il melo, arrivando a distribuire
complessivamente circa 1400 arnie in 120 postazioni. Attualmente il servizio d’impollinazione
copre 100 ettari di ciliegio e 600
ettari di melo.
Ogni postazione è composta da
10-15 arnie e la dislocazione rispetta un preciso reticolo che
suddivide le aree interessate in
quadri omogenei tali da garantire
la presenza delle api in tutto il
territorio. Mediamente vengono
distribuite 8-10 arnie per ettaro di
ciliegio, mentre nel melo si arriva
a 2 arnie/ettaro aumentandole se
necessario nelle aree più fredde
e a rischio allegagione.
L’epoca di introduzione degli
alveari negli appezzamenti di
melo e ciliegio avviene quando circa un 20% dei fiori sono
aperti. In questo modo si evita
che gli insetti pronubi vadano a
bottinare su altre fioriture ostacolando una corretta impollinazione.
Almeno una settimana prima del
posizionamento delle arnie, gli
agricoltori vengono informati
tramite televideo, avvisi murali
o sms, in modo tale da evitare
l’utilizzo di insetticidi nei trattamenti. Le stesse aziende agricole sono attivamente coinvolte
nel progetto, aiutando i tecnici e
gli apicoltori nella distribuzione
delle arnie nei rispettivi appezzamenti.
Le cooperative interessate dal
servizio di impollinazione sono
il Consorzio Frutticoltori Alta
Valsugana (Consorzio “La Trentina”), Sant’Orsola S.c.a. e Alpefrutta. Per il ciliegio i costi sono
sostenuti dalle singole Cooperative, dall’Associazione Agraria di
Pergine e dalla Cassa Rurale di
Pergine. Nel melo è la Cooperativa COFAV di Caldonazzo che
paga il servizio impollinazione,
finanziandolo, in parte, attraverso i piani operativi.
La fornitura delle api avviene
tramite la stipula di un contratto
con apicoltori locali e da fuori
regione privilegiando, visti gli
importanti numeri, apicoltori
professionisti per facilitare gli
aspetti logistici e organizzativi
del servizio. Il contratto prevede
che gli alveari abbiano determinate caratteristiche di vigore
tali da garantire famiglie sane e
robuste dotate di un elevato numero di api bottinatrici.
In questi anni, in cui è operativo il progetto impollinazione,
non si sono verificati particolari
problemi, in termini di morie o
danneggiamento di api, grazie
anche alla fattiva e responsabile
collaborazione di tutti.
bombi, per esempio, volano anche a basse temperature e con
la pioggia; le femmine di alcuni
apoidei solitari hanno una velocità di bottinamento superiore e
trasportano sul loro corpo una
quantità di polline maggiore rispetto all’ape mellifica.
La ricchezza per numerosità e
diversità delle specie pronube
è poi un ottimo indicatore dello “stato di salute” dell’ambiente. In uno studio che si è svolto
dal 1997 al 2001 nell’ambito del
Progetto AMA (Ape Miele Ambiente) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Apicoltura
di Bologna, sono stati censiti i
pronubi selvatici in diverse località dal nord al sud d’Italia. Lo
studio ha messo in evidenza il
grave depauperamento dei pronubi selvatici: nei 4 anni di indagine è stato individuato solo
il 38% delle specie di apoidei
che dovrebbero essere presenti
in Italia. Inoltre, dalla distribuzione dei ritrovamenti, è stato possibile osservare come la
biodiversità dei pronubi censiti
è inferiore nelle regioni centrosettentrionali, rispetto alle regioni centro-meridionali e a clima
mediterraneo.
IL RUOLO
DEGLI AGRICOLTORI
In questi ultimi anni, molti giornali e riviste di settore hanno
lanciato l’allarme sul grave depauperamento che sta colpendo
il patrimonio apistico di tutto il
mondo. Si parla di Colony Collapse Disease (CCD), cioè di sindrome dello spopolamento degli
alveari. Molti sembrano essere i
fattori in gioco: dall’insorgenza di
nuovi patogeni, alla recrudescenza di vecchie malattie, all’inquinamento ambientale (campi magnetici, uso di agrofarmaci, ecc.).
Per quanto ci riguarda, senza
entrare nel dettaglio della problematica, è indubbio che molti
fitofarmaci oggi utilizzati sono
caratterizzati da una minore tossicità acuta nei confronti delle api,
rispetto al passato. Alcune molecole richiedono però comunque
grande attenzione e cautela di impiego. Infatti, se è vero che non
causano una mortalità evidente
delle api (come i vecchi principi attivi quando usati impropriamente), è dimostrato che, anche
a dosaggi molto bassi, possono
interferire sulla capacità di orientamento delle api le quali non
Nel caso dell’impollinazione
delle specie frutticole, l’attività
di altri apoidei selvatici (bombi,
osmie, andrene, ecc.) gioca un
ruolo complementare a quello
dell’ape, soprattutto in condizioni meteorologiche sfavorevoli. I
TERRA TRENTINA
ALTRI INSETTI PRONUBI:
UN PATRIMONIO
DA PRESERVARE
Il numero di arnie a ettaro varia secondo la specie (melo 2, ciliegio 8-10)
13
DALFIoREALFRUTTo
riescono più a tornare all’alveare determinando il conseguente
spopolamento della famiglia.
CONCRETAMENTE COSA
PUÒ FARE L’AGRICOLTORE?
L’agricoltore, consapevole dell’utilità e dell’importanza che
hanno i pronubi per la sua attività, può fare molto per preservarli
e per favorirne l’attività.
In estrema sintesi:
1. utilizzare correttamente gli
agro farmaci:
• non trattare con insetticidi,
acaricidi, diserbanti e dissecanti nel periodo della fioritura (come previsto dalla
normativa vigente). Va però
sottolineata l’importanza di
prestare comunque attenzione a tutte le fioriture che
si susseguono nei campi
vicini durante tutto l’arco
dell’anno: per esempio fioriture di peri o meli vicini
a ciliegi già sfioriti, fioriture
scalari di melo o di piccoli
frutti, ma anche la presenza
di fioriture di tarassaco o altre piante spontanee.
• quando si effettuano trattamenti in fioritura, con i
prodotti consentiti (fungicidi, ecc.), il trattamento va
comunque effettuato rispettando al massimo gli alveari presenti nei frutteti per
l'impollinazione, evitando
di indirizzare il getto nella
loro direzione ed eseguendo l'operazione fuori dal
periodo di massimo volo
delle api.
• prima di effettuare gli interventi insetticidi post-fiorali
accertarsi che siano stati allontanati dalla zona gli alveari impiegati per l'impollinazione.
• è fondamentale, anche al
di là del periodo della fioritura, non trattare, specialmente quando si impiegano
insetticidi e acaricidi, nelle
ore centrali della giornata,
cioè nelle ore di massimo
volo delle api.
2. la pratica dello sfalcio della
flora spontanea dei frutteti è
molto importante per garantire una buona impollinazione in quanto, in presenza di
fioriture (ad esempio il tarassaco) viene eliminata una flora molto appetita dalle api e
quindi competitiva rispetto ai
fiori della coltura che si desidera impollinare.
È però fondamentale il momento in cui viene effettuato lo sfalcio: sfalciare quando
i fiori sono già aperti e nelle
ore centrali del giorno comporterebbe uno sterminio di api.
Lo sfalcio va quindi effettuato
prima che i fiori si aprano o, se
sono già aperti, alla sera.
3. salvaguardare il più possibile
siepi con arbusti e canne per
permettere la nidificazione di
apoidei selvatici.
Brevi
TERRA TRENTINA
❍ Nella stagione 2007 in tutto il Trentino sono stati prodotti 40 mila quintali di fragole, 5 mila
500 di lamponi, 4 mila 500 di more, 7 mila
500 di mirtilli, 4 mila 500 di ribes e 250
di fragoline. I dati forniti dall’Ufficio produzioni
ortofrutticole dell’Istituto Agrario di S. Michele, riguardano sia aziende associate a cooperative sia
aziende che vendono in proprio la produzione.
14
❍ Le primemeleprovenienti da Paesi dell’emisfero sud sono arrivate in Europa all’inizio di marzo. I carichi viaggiano via mare e approdano
nei porti di Rotterdam, Anversa e Amburgo. Il
viaggio da Brasile, Argentina e Sud Africa dura
in media 3 settimane. Fa eccezione la Nuova
Zelanda che è geograficamente più distante dai
porti del nord Europa. Le navi compiono il tragitto in 40-45 giorni.
❍ I cinghiali presenti in Val del Chiese hanno iniziato con anticipo di qualche settimana ad arre-
care danni al cotico erboso di prati situati sotto
i 1000 metri di altitudine. Le prime segnalazioni
risalgono al 16 febbraio 2008 e sono partite da
Castel Condino. I proprietari dei fondi danneggiati possono presentare domanda di risarcimento all’Ufficio agricolo periferico di Tione solo se
l’ammontare del danno supera i 1033 euro. L’indennizzo può essere richiesto una sola volta per
lo stesso fondo e non è prevista la sommatoria di
danni ripetuti in più anni. Il Comitato Faunistico
provinciale ha nel frattempo aumentato da 60
a 110 capi, la soglia minima di abbattimenti
annuali nella zona A1 del Chiese.
❍ L’Ufficio fitosanitario della Provincia autonoma
di Trento ha iniziato i controlli nei frutteti
con piante di melo colpite da mal degli scopazzi
che si dovevano estirpare già lo scorso anno o
per le quali è stata presentata dichiarazione di
estirpazione effettuata sulla base del programma
concordato con l’ufficio.
Macchine per la raccolta
dei sarmenti
Il tema dell’energia e le problematiche relative alle fonti di approvvigionamento, ai costi crescenti, alla necessità di ridurre
i consumi e di migliorare l’efficienza energetica, sono oggetto
di attenzione costante da parte
del mondo tecnico-scientifico,
dei media e dell’opinione pubblica, e sono al centro di azioni
specifiche varate dai governi europei (ma anche extra-europei)
per promuovere ed incentivare
l’adozione e lo sviluppo di nuove soluzioni.
Basti pensare alle decisioni maturate a livello comunitario (cfr.
Piano d’azione per la biomassa,
COM 2005 n.628), già recepite o
in fase di recepimento da parte di tutti gli Stati membri, che
hanno dato nuovo impulso ad
attività di ricerca e sviluppo di
fonti energetiche alternative a
quelle fossili, che attualmente
coprono più dell’80% del fabbisogno europeo, o agli impegni
assunti dall’Italia con l’adesione al protocollo di Kyoto, che
motivano una politica Nazionale estremamente favorevole alla
produzione di energia da fonti
rinnovabili.
Tra le varie fonti di energia rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica, geotermica), le biomasse
offrono innumerevoli possibilità
applicative ed ampi margini di
Ciascuna macchina è stata dapprima descritta
in ordine a tipologia e caratteristiche tecniche.
Successivamente le prove operative hanno
permesso di valutare le differenti peculiarità
costruttive e funzionanti
dei diversi modelli proposti.
Andrea Cristoforetti *, Francesco Penner *,
Raffaele Spinelli **
* Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario di San Michele all’Adige
** Consiglio Nazionale delle Ricerche - IVALSA
Particolare di sarmenti triturati
sviluppo, favorite dalla disponibilità di tecnologie di conversione in parte già affidabili e da
un generale livello di sottoutilizzo. In particolare le biomasse
di provenienza agricola (scarti
TERRA TRENTINA
Introduzione
VITICOLTURA/MACCHINE
Dalla giornata dimostrativa che si è svolta il 12 febbraio presso l’azienda
viticola Secchi Romano (Brentino Bellunese VR.)
15
VITICOLTURA/MACCHINE
TERRA TRENTINA
prodotti dalle varie lavorazioni
e colture energetiche dedicate)
rappresentano una fonte potenziale di energia rinnovabile fino
ad oggi certamente poco valorizzata rispetto alle reali disponibilità.
In quest’ottica si colloca il progetto di studio attivato dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige in collaborazione con
CNR-IVALSA e finanziato dalla
Cantina Sociale di Avio, volto
ad approfondire le possibilità di
recupero e sfruttamento a fini
energetici degli scarti di potatura generati dalla coltivazione dei
vigneti.
Il progetto, attualmente nella
sua fase esecutiva, si pone i seguenti obiettivi:
- verifica della possibilità di
utilizzare i sarmenti di vite
quale combustibile con modalità compatibili con la tutela dell’ambiente;
- verifica della convenienza
per l’agricoltore ad asportare
i sarmenti anche attraverso
una valutazione agronomica
di tale pratica;
- studio della effettiva praticabilità della raccolta e del
16
Ranghinatore Abimac-Pisoni
riutilizzo dei sarmenti (aspetti organizzativi, economici e
bilancio energetico dell’operazione).
Si evidenzia come la possibilità
di integrare in un’unica esperienza i risultati degli studi energetici, economici, agronomici
ed ambientali costituisce un approccio complessivo spesso assente nei lavori finora realizzati
su questo tema.
Nell’ambito del progetto è stata
organizzata una giornata dimostrativa sulle tecnologie disponibili per la raccolta dei sarmenti,
intesa come momento di divulgazione e di sensibilizzazione
alle tematiche sopra esposte per
gli operatori del settore.
La giornata
dimostrativa
Il 12 febbraio scorso presso
l’Azienda viticola Secchi Romano (Brentino-Belluno Veronese)
sono state presentate le principali attrezzature disponibili sul mercato nazionale per il
recupero dei sarmenti. Ciascuna macchina è stata dapprima
descritta in ordine a tipologia e
caratteristiche tecniche, successivamente le prove operative
hanno permesso di valutare le
differenti peculiarità costruttive
e funzionali dei diversi modelli
proposti.
Le macchine testate appartengono a 3 categorie principali:
Ranghinatori
Trincia-raccoglitrici
Imballatrici
Per ciascuna tipologia si riportano una descrizione del sistema
costruttivo ed operativo, le ditte
costruttrici e la documentazione
fotografica delle prove effettuate.
Ranghinatori
Derivanti dalle attrezzature impiegate per l’andanatura del
foraggio, i ranghinatori per sarmenti e potature sono costituiti
da un telaio semiportato dalla trattrice (attacco a 3 punti e
ruote pivoettanti) che supporta
un rotore munito di denti metallici a molla. In fase operativa
la macchina viene trainata lungo
l’interfilare e mediante la rotazione dei denti a molla i residui
di potatura vengono concentrati
al centro dello stesso in andane
di larghezza attorno al metro. La
macchina testata (Abimac) dispone di un brandeggio laterale
(manuale o idraulico) fino a 2
metri dal punto di attacco alla
trattrice.
L’impiego del ranghinatore consente di ridurre i tempi della
successiva raccolta dei sarmenti,
realizzabile con un solo passaggio delle macchine per fila in
luogo di 2 (o 3) passaggi in presenza di interfila ampi (5-6 m).
Trincia-raccoglitrici
Rappresentano una evoluzione
delle trinciasarmenti tradizionali, modificate con l’obiettivo di
recuperare il triturato anziché
depositarlo a terra.
Trincia-raccoglitrice Berti
to della trincia-raccoglitrice dalla
presenza di un carro di appoggio.
Le ditte Omarv e Peruzzo hanno
messo a punto delle trincia-caricatrici dotate di un convogliatore a “collo d’oca” che proietta il
materiale in un rimorchio d’appoggio, che nel caso di Omarv
è parte integrante della trinciatrice, mentre nel caso di Peruzzo
può essere agganciato alla stessa
(cantiere in linea) oppure trainato da una seconda trattrice nell’interfilare adiacente a quello di
lavoro (cantiere in parallelo).Una
caratteristica tecnica comune ad
alcune trincia-raccoglitrici (Berti,
Peruzzo, Tierre) è la dotazione di
un raccoglitore rotativo (pick-up)
che preleva i residui di potatura
e li invia alla camera di triturazione. Tale dispositivo consente la produzione di un triturato
estremamente pulito da impurità
(pietre, erba ecc.), aspetto molto
importante se la destinazione del
prodotto è la combustione.
Alcuni costruttori hanno inoltre
inserito una griglia a valle del
rotore trituratore, allo scopo di
indurre una frantumazione più
spinta dei sarmenti raccolti.
L’organo di triturazione messo a
punto varia da macchina a macchina ed accanto ai tradizionali
rotori a martelli o mazze oscillanti vengono proposti cilindri
rotanti muniti di lame fisse e
controcoltelli a pettine.
TERRA TRENTINA
Allo scopo alcuni costruttori (Berti, Peruzzo, Tierre) hanno dotato
le macchine di serbatoi di accumulo del materiale della capacità
di 1÷ 2.8 m³ , elevabili idraulicamente per agevolare lo scarico su
rimorchi (altezza oltre 2000 mm).
Questi modelli sono semiportati e dotati di ruote pivoettanti o
fisse.Le ditte Dragone e Omarv
realizzano macchine interamente
portate munite di serbatoi di dimensioni minori e sprovvisti di
innalzamento (scarico a terra).
La macchina realizzata da Nobili,
semiportata con ruote fisse, consente il recupero del triturato in
big bags o in bins, che vengono
depositati a terra una volta riempiti, svincolando il funzionamen-
Trincia-raccoglitrice Peruzzo in fase di scarico
Trincia-raccoglitrice Tierre
Trincia-raccoglitrice Nobili (con bin)
17
VITICOLTURA/MACCHINE
Trincia-raccoglitrice Nobili (con big bag)
Trincia-raccoglitrice Dragone
Trincia-raccoglitrice Omarv
Particolare dispositivo pick-up (Tierre)
TERRA TRENTINA
L’azionamento di tutte le macchine avviene per mezzo della presa
di potenza della trattrice (PTO)
con regime di rotazione 540 o
1000 r.p.m. La potenza richiesta
è nell’ordine di 60-65 kW. La velocità di avanzamento è attorno a
2500 – 3000 m/h.
18
Imballatrici
Anche nel caso delle imballatrici per sarmenti si può parlare di
una evoluzione delle macchine
per la raccolta del foraggio. Ovviamente, vista la maggiore resistenza alla torsione e al taglio
degli scarti legnosi i costruttori
sono intervenuti irrobustendo gli
organi meccanici ma il principio
di funzionamento è rimasto inva-
riato: i sarmenti vengono prelevati dal terreno da un raccoglitore
rotativo (pick-up) ed inviati alla
camera di imballatura dove vengono condizionati in balle di forma e dimensione variabile a seconda dei modelli, mediante un
dispositivo a stantuffo con moto
rettilineo alternativo. La potenza
assorbita è nettamente inferiore
rispetto alle trincia-raccoglitrici
ed è compresa fra 15 e 30 kW.
La macchina testata, prodotta
dalla Caeb, è di tipo semiportato con ruote fisse e confeziona i
sarmenti in balle cilindriche (lunghezza 700 mm e diametro 400
mm). Le balle vengono avvolte
con una rete in materiale plastico e possono essere accumulate
su un carrello dedicato che può
ospitare fino a 5 unità. Utili accessori realizzati da Caeb sono le
spazzole convogliatrici che evitano il ricorso al ranghinatore.
Conclusioni
La giornata dimostrativa del 12
febbraio ha confermato la maturità raggiunta dalle tecnologie
dedicate alla raccolta dei sarmenti. La maggior parte delle
macchine testate ha dimostrato
una efficienza operativa molto
buona, soprattutto in ordine alla
qualità del materiale recuperato.
In tal senso ha grande importanza la presenza dei raccoglitori
del triturato in bins o big-bags
o ancora confezionamento dei
sarmenti in balle.
Un altro aspetto da sottolineare è la grande partecipazione di
agricoltori, tecnici e addetti del
settore alla manifestazione, ad
evidenziare il notevole interesse
che il recupero delle biomasse
agricole sta suscitando in diversi
comparti.
Il progetto di studio sulla valorizzazione dei sarmenti a fini energetici prosegue ora concentrando
l’attenzione sugli aspetti economici, ambientali ed agronomici,
preso atto che dal punto di vista
tecnico le soluzioni idonee per
il recupero di queste biomasse
certamente non mancano.
rotativi (pick-up). Molto è stato
fatto anche nell’ottica di migliorare la logistica del cantiere di
raccolta, con proposte molto
variegate in grado di adattarsi
alle diverse esigenze: serbatoi
di raccolta capienti con altezze
di scarico fino a 2 m, accumulo
Ringraziamenti
Si ringraziano la Cantina di Avio
e l’Azienda Agricola Secchi Romano per la fattiva collaborazione.
TERRA TRENTINA
Imballatrice Caeb
19
VITICOLTURA/MACCHINE
Risultati di prove condotte su pergola e spalliera nel triennio 2005-2007
Sfogliatura meccanica
nel vigneto
TERRA TRENTINA
Introduzione
20
La sfogliatura della vite è una
delle operazioni agronomiche
che ha maggiore rilevanza nell’ottenimento di elevati standard
qualitativi delle uve. Con la sfogliatura i grappoli sono maggiormente esposti alla luce e all’aria
e sono facilmente raggiungibili
dai trattamenti fitosanitari ottenendo nel complesso una migliore sanità delle uve.
Accanto agli indubbi vantaggi
agronomici si rivela purtroppo
come una delle operazioni più
onerose nella gestione del vigneto. Solo per dare dei termini indicativi di tale costo l’esecuzione
manuale di questa operazione
impegna circa 100 ore per ettaro
nella pergola e 60 ore ettaro nella spalliera (tabella 1).
Un limite importante consiste
nei tempi ristretti entro i quali dovrebbe essere eseguita tale
operazione. L’epoca ideale è
compresa tra le fasi fenologiche
di prefioritura e prechiusura del
grappolo. In questo periodo il
viticoltore si trova ad occuparsi
anche di altre operazioni colturali come la scacchiatura, il diradamento dei germogli e l’esecuzione dei trattamenti fitosanitari.
Un aspetto importante da considerare è la riduzione dell’esposizione ai residui dei trattamenti
antiparassitari presenti sulla vegetazione da parte dell’operatore.
Per citare un esempio su quest’ultimo argomento un’indagi-
L’introduzione di queste macchine nella
gestione del vigneto riduce il carico di lavoro
senza compromettere la qualità dell’uva.
Nella scelta del modello il viticoltore deve tenere
presenti le necessità della propria azienda e
valutare l’effettiva utilità dell’innovazione.
Roberto Lucin, Francesco Ribolli, Francesco Penner
Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele
ne del dott. Tomasini dell’ASL
di Trento ha evidenziato come
la presenza nelle urine di ETU/
grammo di creatinina (metabolita
dei ditiocarbammati) in persone
che abbiano eseguito per alcuni
giorni solo la sfogliatura manuale delle viti è tre volte superiore
Tabella 1
rispetto a chi ha eseguito solo i
trattamenti antiparassitari (grafico 1).
I modelli di macchine sfogliatrici
oggi presenti sul mercato sono
stati messi a punto principalmente per viti allevate a spalliera dove
la zona dei grappoli è ben defi-
Grafico 1
Materiali e metodi
Nel corso del triennio 2005-2007
sono state fatte diverse osservazioni di campagna rilevando dati
agronomici e analitici in alcune
esperienze di confronto tra le
diverse modalità di sfogliatura,
sia manuali che a macchina, in
diverse epoche, sia in impianti a
pergola che a spalliera.
I parametri che si sono scelti per
valutare le macchine sfogliatrici
sono: l’efficienza e l’efficacia della defogliazione, le interferenze
con la qualità dell’uva con particolare attenzione ad eventuali
danni ai grappoli.
Per dare un indice di efficacia
delle macchine si è preso come
riferimento la quantità di grappoli esposti alla luce (scoperti)
dopo il passaggio della macchina a confronto con delle tesi non
defogliate, separando le valutazioni a seconda della forma di allevamento, del gruppo di varietà
e dell’epoca di intervento.
Per quanto concerne l’efficienza
della sfogliatura si è tenuto presente il risparmio in ore di lavoro
per ettaro e la possibilità di essere molto tempestivi nell’eseguire
questa pratica agronomica.
Descrizione
delle macchine
in osservazione:
olmi e binger
(vantaggi e svantaggi)
Tra le macchine prese in considerazione la prima a essere trattata
TERRA TRENTINA
nita e separata dalla chioma. Più
recenti sono invece le macchine
adattate per vigneti allevati a pergola, dove la zona dei grappoli è
indistinta rispetto alla chioma.
è una defogliatrice pneumatica
ad impulsi d’aria commercializzata dalla ditta Olmi (foto 1). Il
principio di funzionamento è basato su un intenso flusso intermittente di aria che raggiunge le
foglie frantumandole totalmente
o in parte. Nell’impiego di questa macchina sono importanti la
regolazione degli impulsi e della pressione dell’aria, la velocità
d’avanzamento e la distanza dalla parete vegetativa che vanno
tarati in funzione del sistema di
impianto e delle condizioni della
vegetazione (turgidità e bagnatura delle foglie).
Questa macchina è impiegabile
sia su pergola che su spalliera
a partire dalla fase fenologica di
fine fioritura. Nelle osservazioni
dove è stata utilizzata in questa
epoca si nota anche un effetto di
diradamento degli acini per cause meccaniche. Nelle varietà a
grappolo compatto induce anche
una migliore pulizia del grappolo
dai residui di fioritura con conseguente facilitazione della difesa
dalla botrite.
L’altro modello di sfogliatrice
preso in esame è prodotto dalla
ditta Binger e basa l’attività defogliante sull’aspirazione delle
foglie da parte di una ventola
Foto 1. Macchina defogliatrice pneumatica Olmi
21
VITICOLTURA/MACCHINE
Foto 2: Macchina defogliatrice ad aspirazione Binger
che le fa aderire su due rulli controrotanti, uno dei quali è rigato.
Le foglie così catturate vengono
strappate dal picciolo ed eliminate dalla parte posteriore dell’organo aspirante (foto 2).
Con l’osservazione della quantità
di grappoli scoperti (esposti alla
luce) si è cercato di dare una misura dell’efficacia delle macchine
che risulta generalmente buona o
ottima. Un primo dato che emerge è la differenza tra le forme di
allevamento, la pergola presenta
prima della sfogliatura un 40%
dei grappoli scoperto contro il
10% circa nei vigneti a spalliera.
Per contro l’efficacia delle macchine è maggiore nelle spalliere grazie ad una identificazione
chiara della zona dei grappoli
ed alla facilità con la quale può
essere raggiunta dalle macchine.
Dopo il passaggio della macchina
almeno il 70% dei grappoli risulta scoperto con punte prossime
al 90% sulle varietà rosse dove
viene impiegata Olmi pneumati-
TERRA TRENTINA
Analisi dei dati
Nell’analisi delle osservazioni di
campo il primo dato che emerge è l’efficienza delle macchine
rispetto agli interventi manuali,
che può essere quantificata in
una riduzione oltre il 50% del
tempo totale impiegato per la
sfogliatura. L’opportunità di utilizzare macchine sfogliatici consente di ridurre i tempi di lavoro
fino a circa 4 ore per ettaro permettendo una migliore programmazione ed esecuzione degli altri
lavori aziendali (grafico 2).
Grafico 2
22
Grafico 3
Grafico 4
ca (grafico 3). È sempre presente
una differenza tra il gruppo delle
varietà bianche e quello delle varietà rosse. Ciò è imputabile sia
alla diversa struttura delle foglie,
di dimensioni minori nei vitigni
a bacca bianca, che alla disposizione dei grappoli che nei bianchi rimangono più nascosti nella
vegetazione.
A seconda dell’epoca e della
macchina impiegata sui grappoli possono evidenziarsi differenti
tipologie di danno che vanno da
un leggera abrasione dell’epidermide dell’acino all’ asportazione
parziale di acini o racimoli fino al
taglio di parte del grappolo.
Dai controlli e dalle stime i danni
sono sempre molto contenuti e
poco importanti sia economicamente che qualitativamente.
Si è valutata l’entità del danno
dovuto al taglio dei grappoli e
all’asportazione dei racimoli mediante la valutazione del peso
medio del grappolo alla raccolta.
In effetti la riduzione di taglia
può arrivare fino al 15% che però
normalmente non influisce sulle
rese ad ettaro perché, in genere,
la resa dei vigneti viene corretta
con un diradamento dei grappoli. L’eventuale riduzione del carico di uva non produce effetti
apprezzabili nel miglioramento
del grado zuccherino.
Una seconda valutazione ha interessato la presenza di acini spaccati o con abrasioni (foto 3) ed
è stata espressa come grado di
danno rilevato poco dopo il passaggio della macchina.
Nelle spalliere la vicinanza continua dei grappoli agli organi lavoranti delle macchine induce una
maggior incidenza di danni, sia
come abrasioni che come tagli
o asportazioni. Una certa importanza è rivestita anche dall’epoca
di intervento e dalle condizioni
climatiche nel momento del passaggio della macchina. La sfogliatrice Binger ha un maggior
rispetto dei grappoli nei vigneti a
spalliera e tale differenza si nota
maggiormente nelle fasi estive
con dimensioni superiori a 4-5
mm (grafico 4). In ogni caso sia
le abrasioni che le rotture non
Grafico 5
hanno un effetto negativo nei
confronti delle malattie fungine,
botrite o marciume acido, che
non riescono a penetrare dalle
ferite perché la loro cicatrizzazione è sempre rapida e molto
buona.
Bisogna tenere presente l’effetto
positivo legato alla realizzazione
di migliori condizioni di microclima dei grappoli che portano
sicuramente ad una considerevole riduzione dell’incidenza della
botrite e dell’oidio.
Su questo punto vale la pena sottolineare come Olmi pneumatica
riesca ad ottenere un maggiore
effetto di contenimento della botrite grazie alla pulizia del grappolo dai residui di fioritura che
possono costituire una fonte di
inoculo che rimane a contatto
con gli acini nelle fasi di crescita
e maturazione (grafico 5).
Commenti
Prima del passaggio delle macchine è bene eseguire sia la scacchiatura che il diradamento dei
germogli così da migliorare il lavoro della sfogliatrice.
Un secondo passaggio estivo si
rende sempre necessario a causa
del formarsi di nuove foglie.
L’intervento estivo di sfogliatura,
se manuale, è chiaramente più
oneroso nel caso segua la defogliazione meccanica perché si
deve perfezionare il lavoro della
defogliatrice che normalmente è
meno preciso.
Per ulteriori indicazioni operative nella scelta della macchina si
deve tenere conto di questi importanti elementi: varietà, forma
di allevamento ed epoca di impiego.
Per varietà bianche a grappolo compatto allevate a pergola
è preferibile un intervento con
sfogliatrice pneumatica in epoca precoce, a partire da fine fioritura ed entro la fase di acino
della dimensione di 3-4 mm di
diametro per sfruttare al meglio
l’effetto diradante e di pulizia del
grappolo limitando le spaccature
degli acini.
Per le varietà rosse meno compatte allevate a pergola può essere
sufficiente un intervento con una
delle due macchine a partire dalla post-fioritura quando gli acini
hanno raggiunto le dimensioni di
5-6 mm di diametro.
Per i vigneti a spalliera le indicazioni non si discostano di molto. Tuttavia su varietà particolarmente compatte può essere utile
un passaggio con Olmi in epoca
precoce, ma nelle fasi estive successive all’allegagione fino alla
vendemmia Binger fa sempre
emergere il suo maggior rispetto
per i grappoli.
Nelle spalliere la zona dei grap-
TERRA TRENTINA
Foto 3: Danno da sfogliatrice pneumatica
in epoca prechiusura grappolo
23
VITICOLTURA/MACCHINE
al non defogliato. L’esperienza è
stata ripetuta in Piana Rotaliana
ed in Vallagarina e si sono rilevati i danni e la percentuale di
grappoli scoperti.
Questi primi dati sono molto
confortanti, Olmi, se ben regolata, non produce danni al carico
produttivo e riduce di circa la
metà la quantità di grappoli coperti da vegetazione (graf 6-7).
Interventi in questa epoca non
sono ancora la prassi e necessitano di osservazioni più approfondite che verranno raccolte nel
corso delle prossime stagioni.
Conclusioni
Analizzando le singole macchine, Binger sicuramente è più efficiente nelle spalliere che sulla
pergola e può essere impiegata
in un lasso di tempo abbastanza ampio che va da fine fioritura
fino all’invaiatura. Rappresenta
una soluzione ad un costo contenuto e la sua meccanica semplice
permette una facile regolazione
della macchina adattandola alle
diverse esigenze delle varietà.
Olmi presenta una maggior difficoltà nella taratura alle diverse
necessità e condizioni di utilizzo.
La sua meccanica è più complessa e questo comporta anche una
importante differenza nel prezzo
di acquisto di questa defogliatrice. Sicuramente ben si adatta alle
TERRA TRENTINA
poli dopo la defogliazione si
riveste solo per l’aumento del
volume della chioma sovrastante
e per la nascita di qualche femminella. Generalmente non necessita di un secondo intervento
e si giunge alla vendemmia con
grappoli ben esposti anche se la
defogliazione è avvenuta in epoca precoce.
Per contro nei vigneti allevati
a pergola i grappoli sono posti
in un’area della chioma che facilmente si riveste di fogliame
spesso senescente che peggiora
le condizioni microclimatiche dei
grappoli e non ha più una buona
efficienza fotosintetica. Un ulteriore passaggio di defogliazione
all’invaitura è pertanto inevitabile e attualmente questo viene
eseguito manualmente in quanto
in questa fase gli acini sono particolarmente sensibili.
Dal 2007 sono stati eseguiti i
primi rilievi per valutare l’opportunità di intervenire con una
sfogliatrice meccanica all’inizio
dell’invaiatura tenendo presente
la possibilità di produrre dei danni all’uva.
Si è scelto di osservare varietà
bianche particolarmente sensibili a livello dei danni alla buccia
come lo chardonnay e il pinot
grigio confrontando un passaggio con defogliatrice pneumatica
all’inizio dell’invaiatura rispetto
24
Grafico 4
Grafico 5
pergole e rappresenta la migliore
opportunità per una defogliazione a macchina in questa forma
di allevamento, ma anche sulle
spalliera le sue prestazioni sono
positive. Vanno tenuti presenti
anche il suo effetto diradante e
di pulizia del grappolo quando
viene impiegata in epoca postfiorale che per varietà a grappolo compatto rappresentano un
valido aiuto nella difesa dalla
botrite.
Continueranno le osservazioni sulla possibilità di impiegare
queste macchine anche in epoche successive all’invaiatura con
lo scopo di migliorare le condizioni di esposizione dei grappoli
nelle fasi di maturazione e facilitare la vendemmia.
I primi dati raccolti consentono
di ipotizzare l’impiego tardivo di
queste sfogliatrici.
Certamente l’introduzione di queste macchine nella gestione del
vigneto è apprezzabile perché
riduce il carico di lavoro manuale e rende più tempestiva questa
pratica colturale senza compromettere la qualità dell’uva.
Sul mercato si affacciano ogni
anno nuove macchine defogliatrici e nella scelta del modello
più adatto alla propria azienda,
vanno tenute presenti sia le necessita personali che l’effettiva
utilità delle innovazioni offerte.
Per una distribuzione
responsabile dei
prodotti fitosanitari
Piergiorgio Ianes
Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele
Foto 1. Una scorretta regolazione dell’irroratrice aumenta le perdite
per deriva
infatti avere delle perdite di tipo
“puntiforme” o localizzato nelle
fasi antecedenti o successive al
trattamento e di tipo “diffuso” o
per deriva durante l’irrorazione
stessa (foto 1).
Per ridurre il rischio di perdite
“puntiformi” è necessario avere
un comportamento virtuoso nelle fasi di trasporto dei prodotti
in confezione, nello stoccaggio
degli stessi, nel momento della preparazione della miscela e
nella pulizia interna ed esterna dell’irroratrice attenendosi a
quanto previsto dai disciplinari
di certificazione ed ai regolamenti comunali.
Le perdite per deriva possono
essere contenute scegliendo,
quando possibile, delle macchine irroratrici dotate di dispositivi
TERRA TRENTINA
Negli ultimi anni l’attenzione e
la sensibilità di tutta l’opinione
pubblica verso le problematiche
ambientali sono notevolmente e
giustamente aumentate. Anche
in agricoltura è necessario, sempre più, mettere in atto tutti quegli accorgimenti che consentano
di ridurre il ricorso alla chimica.
In Trentino, ormai da diversi anni, nei vari settori agricoli,
sono stati definiti dei precisi disciplinari che impegnano l’agricoltore a produrre in “armonia”
con la natura, a tutela di sé stesso, del consumatore e dell’ambiente.
Oggi la protezione delle colture
si pone l’obiettivo di ricorrere al
trattamento chimico solamente in
caso di accertata necessità puntando su una coltivazione senza
forzature, su, quando possibile,
biotecnologie quali la “confusione sessuale”, sulla salvaguardia
degli insetti ed acari utili e sull’uso dei prodotti meno tossici
per l’uomo e per l’ambiente.
Pur sapendo che i prodotti fitosanitari più pericolosi per l’uomo e per l’ambiente sono stati
tolti dal mercato in seguito all’azione di specifiche direttive
comunitarie, è importante che
l’agricoltore sia cosciente del
fatto che vanno comunque impiegati in modo responsabile.
Durante il loro utilizzo possiamo
NOTE TECNICHE
Dalla giornata tecnica di Cles (sintesi)
25
NoTETECNICHE
Foto 2. Irroratrice moderna con convogliatore d’aria a “torretta”
per il contenimento delle perdite
antideriva (foto 2), già presenti
oggi sul mercato, ma soprattutto
cercando di mantenerle efficienti, utilizzandole correttamente
ed intervenendo in condizioni
climatiche favorevoli. In particolare va posta attenzione ad utilizzare, in base alla tipologia di
piante da trattare, i giusti quantitativi di miscela, dei volumi
d’aria che non siano eccessivi e
delle pressioni d’esercizio relativamente basse.
In definitiva è possibile affermare che, rispetto al passato, molto
è già stato fatto per ridurre i consumi di prodotti fitosanitari ma
molto è ancora possibile fare soprattutto nel miglioramento della
loro distribuzione in pianta.
Tecnica flash
TERRA TRENTINA
❍ La cantina sociale mori Colli zugna
ha affidato ad una società informatica la
progettazione di un sistema GIS in grado
di produrre, gestire e analizzare in modo
georeferenziato i dati raccolti nel distretto
di competenza con lo studio di zonazione
realizzato nel 2005. Il nuovo strumento informatico, che rappresenta una novità per il
Trentino vitivinicolo, consente di sovrapporre
alle mappe catastali le tipologie dei terreni,
i vitigni coltivati, le forme di allevamento, il
grado di insolazione e la produzione di uva
ottenuta in successione dalle singole particelle catastali.
26
❍ I produttori trentini di ciliegie che
nel 2007 hanno assicurato il prodotto con
polizza multirischio hanno pagato complessivamente 60 mila euro di premio. I danni
liquidati a fine stagione provocati da freddo
in fioritura e soprattutto da eccessive piogge
durante la maturazione dei frutti hanno raggiunto i 680 mila euro. L’elevata sinistrosità
ha fatto pertanto lievitare del 15% il costo
della polizza per la stagione 2008.
❍ Nella scelta delle barbatelle da mettere a
dimora nei nuovi vigneti o rinnovi i viticoltori
trentini si sono orientati decisamente anche
quest’anno su Pinot grigio e Chardonnay. Lo
Chardonnay è in molti casi destinato a vigneti adatti per la produzione di uve base
spumante. Richiesto, ma in minore quantità,
anche il Traminer. Dei vitigni a frutto rosso
l’unico acquistato ma in quantità limitata è il
Pinot nero.
❍ Da tre anni la cooperativa AGRI 90 di
storo segue con la collaborazione di Mario
Bertolini, ricercatore della Stazione sperimentale di maiscoltura di Bergamo, un campo
prova nel quale sono coltivati 26 ecotipi di
mais Nostrano. Il progetto ha lo scopo di selezionare uno o più tipi di mais Nostrano che
più si avvicinano al fenotipo originario.
❍ Il polisolfurodicalcio sarebbe molto efficace per eliminare la cocciniglia di Sant’Iosè che si trova soprattutto su piante di melo
e di altri fruttiferi trascurati. Il suo impiego è
però frenato da alcuni inconvenienti inevitabili. Sporca ed è corrosivo per le attrezzature
usate nella irrorazione e si usa a dosi molto
elevate: 25 litri da distribuire in 75 d’acqua.
Meglio sostituirlo con olio minerale leggero
attivato con insetticida specifico.
Diradamento meccanico su
melo in prefioritura–fioritura
Alberto Dorigoni – Tommaso Pantezzi
Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele
duta petali con amide diventa
un momento molto importante
per la regolazione della carica.
Successivamente, dalle esperienze eseguite in questi ultimi
anni, l’applicazione della miscela di NAA e benziladenina ha
ottenuto dei risultati abbastanza
confortanti come efficacia diradante, e quindi il risultato finale
del diradamento potrebbe essere
simile a quello conseguito con
l’uso del Carbaryl. Per le varietà sulle quali non è possibile
utilizzare l’amide per i problemi
di comparsa di frutti pigmei o di
scarsa efficacia, come Fuji e Red
Delicious, il diradamento sembra
essere più problematico, in particolare per la prima cultivar. Su
queste varietà dalle esperienze di
questi anni sembra che si dovrà
fare maggiore affidamento sugli
interventi diradanti precoci utilizzando dei diradanti fiorali. In
particolare l’uso di ammotiosolfato sembra poter dare maggiori
garanzie di costanza nell’effetto
rispetto al più consolidato utilizzo di Ethephon. È comunque da
approfondire l’effetto diradante
del polisolfuro, che viene usato da parecchio tempo nei frutteti biologici per la difesa dalla
ticchiolatura. Su queste varietà i
prodotti diradanti di post-fioritura hanno un’efficacia solitamente
ridotta, e rimangono comunque
quelli già ricordati della miscela
di NAA e benziladenina, eventualmente con ripetizione della
benziladenina. Tra le alternative
di recente introduzione risulta di
maggior interesse il diradamento
TERRA TRENTINA
La pratica del diradamento dei
frutti è una operazione fondamentale per realizzare produzioni di qualità che accanto alla
vocazionalità delle zone di produzione permette ai frutticoltori
del Trentino di ottenere frutta di
elevato pregio. Con la stagione
2008, per motivi tossicologici ed
ambientali, cesserà la possibilità
di utilizzare i prodotti contenenti il principio attivo Carbaryl per
il diradamento dei frutticini del
melo e sfortunatamente i risultati migliori si ottengono sempre
con strategie che utilizzano prevalentemente questa molecola.
La ricerca di principi attivi registrati alternativi a Carbaryl ha
dato finora risultati solo parziali.
In futuro la tendenza sarà di aumenterà ulteriormente la dipendenza dai fitoregolatori fino a
3-5 trattamenti per ottenere una
sufficiente regolazione della carica dei frutti. Per queste ragioni i
ricercatori dell’U.O. Frutticoltura
ed i Tecnici del CAT dell’Istituto
Agrario di San Michele da diverso tempo hanno messo in atto
numerose esperienze per testare sia altre molecole attualmente consentite per il diradamento
del melo, sia altre tecniche quali
il diradamento meccanico. Alcune varietà, come Golden e Gala,
con i p.a. disponibili potranno
essere diradate abbastanza bene
(NAD, BA e NAA) e con risultati comparabili a quelli raggiunti
con l’utilizzo del Carbaryl. Su
queste varietà l’intervento a ca-
NOTE TECNICHE
Dalla giornata tecnica di Cles (sintesi)
27
NoTETECNICHE
meccanico. Il diradamento meccanico è nato in Germania una
quindicina di anni fa. Consiste
nell’asportazione “fisica” dei
fiori nel periodo di prefioritura-fioritura, mediante un rotore
verticale posto anteriormente al
trattore (foto nella pagina precedente). Fa seguito anche, come
azione indiretta, una cascola
maggiore dovuta probabilmente
all’induzione di etilene da ferita. Attualmente la tecnica è vista
con interesse dal biologico ma
potrebbe essere una soluzione
anche per la frutticoltura integrata. In Alto Adige esistono
delle aziende sia biologiche che
convenzionali che lo applicano
con successo già da 3-4 anni. In
Germania, dove il ritiro del diradante carbaryl è avvenuto da
anni, il diradamento meccanico
è una realtà abbastanza diffusa nella regione del Bodensee,
anche nella frutticoltura convenzionale. Le prime prove di
IASMA su Red Delicious spur e
su Fuji sono molto incoraggianti
nonostante non ci sia stato un
preventivo adattamento della
forma di allevamento e della
potatura a questa tecnica. C’è
da precisare che il successo di
questa operazione è legato allo
spessore dei filari che non deve
superare il metro e mezzo per
permettere alle “spazzole” di
raggiungere l’interno degli alberi. Tra gli aspetti positivi rispetto
al mezzo chimico, va ricordato
che l’azione è quasi indipendente da cultivar e condizioni
meteo, e poco dipendente da
condizioni fisiologiche (carica
nell’anno precedente, vigoria,
ecc.). La precocità di intervento si traduce presumibilmente
in una buona messa a fiore. È
possibile una successiva integrazione con il diradamento chimico dei frutticini. Impiegabile
persino nel biologico, è la tecnica che maggiormente concilia
il rispetto per l’ambiente con la
necessità di mantenere bassi i
tempi di esecuzione e i costi.
Fatti/previsioni
TERRA TRENTINA
❍ L’Ufficio per le produzioni biologiche della
Provincia autonoma di Trento parteciperà al
congresso mondiale dell’agricoltura
biologica che si svolgerà a Modena dal 16
al 22 giugno 2008. E’ prevista l’illustrazione
mediante poster di alcuni progetti dimostrativi
realizzati negli anni scorsi in varie zone del
Trentino. Al contributo tecnico si vorrebbe aggiungere la presenza di una diecina di aziende
biologiche trentine con i rispettivi prodotti.
28
❍ Il ciclone“Emma” che il 2 e 3 di marzo ha
colpito i boschi della Germania, dell’Austria e
della Repubblica Ceca ha provocato schianti
per 9 milioni di metri cubi di legname. Il fatto
ha avuto riflessi negativi anche sul mercato del
legname trentino che già nei mesi precedenti
aveva fatto registrare un rallentamento della domanda e un abbassamento dei prezzi rispetto
al secondo semestre dell’anno precedente. Il
direttore dell’ufficio per il sostegno alla gestione
forestale e valorizzazione della filiera forestalegno Francesco Dellagiacoma ritiene però che
in autunno il mercato possa rientrare nella normalità.
❍ In Trentino si contano 140aziendefloricole. Le persone occupate nel settore sono 500.
Il perito agrario Umberto Viola del Centro per
l’assistenza tecnica dell’Istituto Agrario di S. Michele ritiene che la professionalità degli addetti
sia di molto aumentata. Anche le prospettive di
mercato sono buone. Manca però, a detta dell’esperto, un’associazione che coordini l’attività
commerciale.
❍ Il crescente valore dell’euro rispetto al dollaro
americano preoccupa gli amministratori di alcune grandi cantine sociali del Trentino che
esportano negli USA grandi quantitativi di vino
sfusooimbottigliato. Il forte divario di valuta rischia infatti di rendere meno competitivo
l’acquisto soprattutto di Pinot grigio e Chardonnay. L’effetto negativo può verificarsi anche
per partite di vino già vendute. Gli importatori
potrebbero infatti chiedere alle cantine trentine
una partecipazione nelle spese di promozione
di vini che incontrano difficoltà di vendita.
❍ Molti apicoltori trentini sono costretti a sostituire
gli alveari rimasti vuoti a causa della sindromedacollasso. La sostituzione si fa acquistando sciami o famiglie di api costituiti rispettivamente da 5 o da 10 favi. Il prezzo va da 90
a 100 euro per uno sciame e arriva a 140-150
euro per una famiglia. La disponibilità è però
ridotta perché la sindrome ha colpito seppure in
misura non uniforme tutte le regioni d’Italia.
La preparazione ottimale
del terreno da frutteto
Andrea Branz – Mario Springhetti
Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele
Bonifica e spostamento terra con escavatore
getto di consistenti movimenti di
terreno (bonifiche, livellamenti,
riporti, ecc.) nei quali le piante
non hanno trovato condizioni di
sviluppo ottimali. Le situazioni
più gravi si sono rilevate nei terreni pesanti dove più difficile è
lo sgrondo dell’acqua e di conseguenza risulta scarsa la presenza
di aria che è un fattore indispensabile per la crescita radicale, per
consentire l’assorbimento radicale e per permettere l’attività microbiologica.
Dove si effettuano grandi movimenti o consistenti riporti di
terra, è consigliabile eseguire il
riposo del terreno coltivandolo
per un anno con essenze erbacee o seminando appositi miscugli da sovescio; questa pratica
consente di migliorare la fertilità
e la vitalità del terreno e di evidenziare eventuali problemi di
ristagno. Nelle situazioni dove
si interviene in modo “pesante”
con i mezzi meccanici, che provocano il compattamento del terreno, è fondamentale assicurare
anche un buona permeabilità del
sottosuolo intervenendo con una
attrezzatura adeguata (tipo ripuntatori).
Al momento del rinnovo del
frutteto, per preparare in modo
ottimale il terreno, si consiglia
di effettuare l’analisi del terreno
(almeno nei casi problematici),
asportare tutte le radici della coltura precedente, apportare una
adeguata quantità di sostanza
organica matura, eliminare eventuali ristagni idrici attraverso la
realizzazione di drenaggi.
TERRA TRENTINA
La vita economica di un frutteto
moderno è di circa 15 - 20 anni
ma la resa produttiva, in particolare negli anni giovanili, è fortemente condizionata dalla preparazione ottimale del terreno.
Le piante ben ramificate che sono
attualmente messe a dimora, per
crescere in modo adeguato e fornire elevate produzioni già nei
primi anni, devono essere piantate in terreni preparati con cura.
Nel corso delle ultime annate si
è verificato spesso che i frutticoltori hanno posto una particolare
attenzione alla sistemazione superficiale del terreno (vedi livellamento perfetto, riporti di terra
per eliminare avvallamenti, ecc.),
ma non hanno riservato altrettanta cura affinché al termine
di tali lavori lo strato coltivabile
fosse costituito da terra vegetale
con buone caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche. Il
terreno infatti è una realtà molto complessa che non ha solo
funzione meccanica di sostegno
delle piante, ma deve contenere
in modo equilibrato elementi nutrizionali, acqua, aria, microrganismi, ecc. In diverse situazioni
sono stati segnalati giovani frutteti dove le piante, nel periodo
primaverile in corrispondenza
della fioritura, presentavano evidenti sintomi di sofferenza che in
alcuni casi hanno determinato la
morte di una percentuale significativa di piante. In quasi tutti i
frutteti problematici, si è riscontrato che i terreni erano stati og-
NOTE TECNICHE
Dalla giornata tecnica di Cles (sintesi)
29
PIANTEoFFICINALI
L’influenza della fertirrigazione e del substrato sulla crescita delle piantine
TERRA TRENTINA
Provadicoltivazione
diRhodiolarosea
30
INTRODUZIONE
Rhodiola rosea L. (= Sedum rosea
Scop.) è una specie dioica perenne, appartenente alla famiglia delle
Crassulaceae. La pianta presenta
un rizoma ingrossato e fusti lunghi
20-40 cm portanti densi corimbi
terminali. I fiori hanno petali giallo-rossastri e la fioritura avviene
da giugno ad agosto. Il suo areale comprende le zone artiche dell’Eurasia e Nord America e le alte
montagne della fascia temperata. In
Italia è comune sui substrati silicei,
raramente su quelli calcarei, delle
praterie alpine dai 1500 ai 3000 m
d’altitudine (Pignatti, 1982).
Di questa pianta si utilizzano i rizomi che contengono diversi principi attivi fra cui rosavina, rosina,
salidroside, sostanze in grado di
aiutare il sistema nervoso a superare gli stress (Brown et al., 2002),
e piccole quantità di olio essenziale (Rohloff, 2002). I prodotti fitoterapici a base di rodiola, derivano
in larga misura dai rizomi di piante
spontanee di età sconosciuta, raccolti soprattutto nella zona siberiana. Se si vuole passare però dalla
raccolta spontanea alla coltivazione, occorre utilizzare piante ben
sviluppate e di almeno un anno di
età e mantenere la coltura per 4-5
anni (Galambosi, 2006).
Lo scopo della prova è stato di valutare l’effetto della concimazione
minerale (nel nostro caso si è trattato di fertirrigazione) e della composizione del substrato nello sviluppo
delle parti aeree e delle radici delle
piantine adatte all’impianto.
AielloNicola,FusaniPietro,scartezziniFabrizio,
VenderCarla
CRA – Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale
Piazza Nicolini n. 6 Villazzano – Trento
Rhodiola rosea L. è una pianta dioica perenne, con areale artico-alpino, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. I rizomi
sono impiegati in farmacia/erboristeria perché contengono sostanze che potenziano la resistenza dell’organismo agli stress (attività
adattogena). La prova ha confrontato la fertirrigazione settimanale
(concime denominato «Manna» alla dose di 2 g/L per 16 settimane) e tre differenti terricci (30% + 70%; 50% + 50% e 100% in volume di StatoHum I e di sabbia rispettivamente) su piantine di due
popolazioni raccolte rispettivamente a Malga Bondolo (Trentino) e
Passo Gavia (Lombardia) ed allevate in contenitori alveolati di plastica. I risultati dell’esperimento hanno evidenziato che la fertirrigazione ha svolto un’azione positiva sullo sviluppo della parte aerea
delle piantine, in termini di peso fresco e secco, e su quello delle
radici, solo sul peso fresco, mentre la composizione del substrato
non ha avuto alcuna influenza.
Piante spontanee di R. rosea (Malga Bondolo)
Piantine di un anno provenienti da Malga Bondolo, concimate
Piantine di un anno provenienti da Malga Bondolo, non concimate
avvenuta in essiccatoio ventilato a
45°C per 48 ore.
I dati raccolti, quelli relativi alle
fallanze preventivamente trasformati in valori angolari, sono stati elaborati secondo uno schema
fattoriale [1° livello = concimazione; 2° livello = accessione; 3°
livello = tipo di terriccio (contenitore singolo) per 3 ripetizioni] e la
separazione delle medie mediante il test di Duncan.
Risultati e discussione
Ad un controllo visivo eseguito il
19 ottobre, nelle tesi concimate
circa il 30% delle plantule aveva
ancora dei germogli lunghi da 0,5
a 8 cm, mentre in quelle non concimate il 90% delle piantine li aveva già persi e quelli ancora visibili
non superavano i 0,5 cm.
Al controllo primaverile, nella tesi
concimata, le fallanze, pur non
risultando statisticamente diverse,
sono state mediamente del 41%,
mentre in quella non concimata
del 25%. Tale risultato è difficilmente spiegabile in quanto non
sono state notate né malattie né
fenomeni di fitotossicità.
Per quanto riguarda gli altri parametri, la fertirrigazione ha fatto
raddoppiare il peso fresco e secco
della pianta intera ed ha esercitato
un effetto positivo sui germogli,
che sono aumentati sia in numero
(da 2,5 a 3,2), che in lunghezza
(da 2,4 a 3,8 cm), che in peso fresco (da 2,8 a 7,8 g) e secco (da 0,4
a 0,9 g). La concimazione adottata
non ha invece avuto effetti sulle
dimensioni del rizoma che, dopo
circa un anno di allevamento, è
risultato con un diametro medio
di circa 1 cm, mentre ha influito
sul suo peso fresco che è quasi
raddoppiato (da 4,9 g nelle tesi
non concimate a 8,5 g) grazie al
maggiore sviluppo del capillizio
TERRA TRENTINA
Materiali e metodi
Le piantine utilizzate sono state
ottenute da semi raccolti in due
località alpine: Passo Gavia, 2621
m s.l.m. (Brescia) e Malga Bondolo, 1840 m s.l.m. Val del Chiese
(Trento).
Per ottenere una buona germinazione, i semi di entrambe le accessioni sono stati trattati con acido
gibberellico (100 mg/L) e seminati
in serra il 25 marzo 2004. Dopo
45 giorni dalla semina, quando le
piantine avevano sviluppato una
rosetta di 9-10 foglie vere, sono
state ripicchettate singolarmente
in contenitori di polietilene da 72
alveoli ciascuno (48 ml), riempiti
con i tre tipi di substrato. I terricci
utilizzati sono stati tre: n. 1 = 30%
di torba (1) + 70% sabbia; n. 2 =
50% torba + 50% sabbia; n. 3 =
100% di torba. Ad ogni sacco da 80
L sono stati aggiunti 30 g del p.a.
Dicloran, pari a 750 g del prodotto
commerciale Allisan 4%, contro i
funghi patogeni del terreno.
Per quanto riguarda la concimazione è stata presa in considerazione un’unica tesi che prevedeva
la distribuzione settimanale di circa 20 L di una soluzione allo 0,2%
del concime minerale denominato
“Manna” (2), posta a confronto col
testimone (solo acqua). Terminato il trapianto, i contenitori sono
stati disposti su di un bancale all’aperto. Sia la fertirrigazione che
l’adacquamento sono stati ripetuti
per 16 settimane a partire dal 10
maggio fino al 7 settembre.
Nella
primavera
successiva
(20/04/2005), quando le piantine
avevano circa 1 anno ed erano
nella fase ideale per il trapianto in
campo, sono state rilevate le fallanze per contenitore alveolato.
Poi su di un campione di 10 piante/contenitore prelevate lungo due
ipotetiche diagonali, sono stati eseguiti i seguenti rilievi: lunghezza,
peso fresco e secco dei germogli;
lunghezza, diametro, peso fresco e
secco della radice. L’essiccazione è
31
PIANTEoFFICINALI
Tabella1.Effettiprincipalidellafertirrigazionesullepiantinediunanno
Trattamenti
fresco
Con fertirrigazione
Senza fertirrigazione
Steli/pianta
Peso della pianta intera (g)
secco
Lunghezza
(cm)
N.
Peso (g)
fresco
16,2 a
2,2 a
3,2 A
3,8 a
7,8 a
0,9 A
8,5 a
7,7 b
1,1 b
2,5 B
2,4 b
2,8 b
0,4 B
4,9 b
Media
12.0
1.7
2.8
3.1
5.3
0.6
6.7
C.V. (%)
30.1
17.5
14.1
19.3
27.4
27.6
19.4
Tabella2.Differenzefraleprovenienze
Tabella3.Differenze
fraiterricci
Radici/pianta
Provenienze
Fallanze
(%)
TERRA TRENTINA
Lunghezza
(cm)
Peso (g)
fresco
secco
Malga Bondolo
27.3
6,9 a
7,4 a
1,1 a
Passo Gavia
38.3
6,4 b
6,0 b
0,9 b
Media
32.8
6.7
6.7
1.0
C.V. (%)
17.5
5.9
19.4
17.3
radicale. Per quanto riguarda invece il peso secco, la concimazione, pur favorendo un incremento
ponderale dei rizomi (da 0,8 a 1,3
g), non ha evidenziato differenze
tali da risultare statisticamente significative (Tab. 1).
Per quanto concerne le due accessioni, Malga Bondolo, con un
maggior numero di piante attecchite ed una radice più pesante e
sviluppata, è risultata quella più
vigorosa (Tab. 2).
L’unica differenza emersa fra la diversa composizione dei terricci impiegati ha riguardato la lunghezza
della radice, risultata leggermente
più corta (6,3 rispetto a 6,9 cm) in
quello privo di sabbia (Tab. 3).
32
secco
Radici/pianta
(peso fresco) (g)
StatoHum I/sabbia
(%)
Radici/pianta
(lunghezza)
(cm)
30 -70
6,9 a
50 - 50
6,8 a
100 - 0
6,3 b
Media
6.7
C.V. (%)
5.9
CONCLUSIONI
I risultati ottenuti concordano
in parte con quelli di altri autori
(Galambosi, 2006 e Stephenson,
1994), secondo cui la fertirrigazione promuoverebbe la crescita
delle piante, in particolare dei
germogli, sia in peso fresco che
secco, e della radice, ma solo in
peso fresco. Al contrario l’aumento della porosità del substrato,
mediante l’aggiunta di sabbia, pur
favorendo l’allungamento radicale, non ha migliorato la crescita
delle piantine.
mentari, aRomatiche e Medicinali
Alpine: una risorsa da valorizzare (PARMA), coordinato da Carla
Vender e finanziato dal Servizio
Università e ricerca scientifica della Provincia Autonoma di Trento
(9 luglio 2004 n. 1587).
(1)
StatoHum I – Substrato per cubetti per colture orticole costituito
da torba neutra di sfagno [carbonio organico di origine biologica
46%, azoto totale 1%, sostanza organica 80% (% p./s.s.)].
RINGRAZIAMENTI
Questo lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto “Piante Ali-
(2)
Composizione (%): 20 N, 5 P2O5,
10 K2O e 2 MgO + microelementi
B 0,05, Fe 0,2, CuO 0,01, Mn 0,1,
Mo 0,005, Zn 0,01, Co 0,01.
Riferimentibibliografici
– Brown R.P., Gerbarg P., Ramazanov Z., 2002. Rhodiola rosea A Phytomedicinal Overwiew. Herbalgram N° 56: 40-52.
– Galambosi B., 2006. Demand and availability of Rhodiola rosea L. raw material. In: Bogers R.J.,
Craker L.E. and Lange D. (eds), Medicinal and Aromatic Plants, Springer, Netherlands: 223-236.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia. Edagricole, Bologna (Vol. 1°): 504.
– Rohloff J., 2002. Volatiles from rhizomes of Rhodiola rosea L. Phytochemistry 59: 655-661.
– Stephenson R., 1994. Sedum: cultivated stonecrops. Timber Press, Inc. Portland, Oregon: 335.
L’orso bruno in Trentino:
la situazione a fine 2007
A nove anni dal rilascio dei primi fondatori,
il quadro della popolazione di orso bruno
delle Alpi Centrali è sicuramente positivo, ma
non mancano elementi di criticità su cui è
necessario mantenere la massima attenzione.
Davide Dalpiaz
Museo Tridentino di Scienze Naturali – Servizio Foreste e Fauna P.A.T.
TERRA TRENTINA
La piccola popolazione di orso
bruno che ha il suo areale primario nel Trentino occidentale
è una delle pochissime rimaste
nell’Europa occidentale, dopo
la quasi generale scomparsa dovuta alla persecuzione da parte
dell’uomo soprattutto negli ultimi duecento anni. Il nucleo discende, come è ben noto, da 10
individui fondatori prelevati in
Slovenia e rilasciati in Trentino
all’interno di un ambizioso progetto di reintroduzione.
Lo status della popolazione ursina viene costantemente tenuto
sotto controllo attraverso il monitoraggio genetico, condotto
dal Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento con il supporto dell’Istituto
Nazionale per la Fauna Selvatica
e del Parco Naturale Adamello
Brenta. I dati raccolti mediante
questa attività sono di fondamentale importanza per orientare le scelte gestionali, contribuendo così in modo diretto alla
conservazione dell’orso sulle
nostre montagne e ad alla sua
pacifica convivenza con l’uomo
e le sue attività.
In un rapporto che da quest’anno verrà pubblicato annualmente, il Servizio Foreste e Fauna
ha reso noti, fra le altre cose, i
dati relativi al monitoraggio per
l’anno 2007. Il monitoraggio genetico viene realizzato con due
modalità: mediante la raccolta opportunistica di campioni
organici (peli ed escrementi),
eseguita durante le normali at-
AMBIENTE/FAUNA
Presentati i dati del monitoraggio genetico
Archivio Fotografico Servizio Foreste e Fauna, Provincia Autonoma di Trento
33
AMBIENTE/FAUNA
TERRA TRENTINA
tività di servizio del personale
che opera sul campo, oppure
per mezzo del cosiddetto “monitoraggio sistematico”, cioè con
l’utilizzo di una rete di trappole
per peli regolarmente distribuite sul territorio. Nel 2007 è stata
effettuata la raccolta opportunistica, mentre quella sistematica
è stata applicata solamente nell’area del Parco Naturale Adamello Brenta. Dal 2006, infatti, si
è deciso di eseguire solamente
ad anni alterni la raccolta sistematica dei campioni sull’intero
areale costantemente frequentato dagli orsi, anche per contenere i costi e le risorse impiegate.
Il monitoraggio opportunistico
ha comunque prodotto come
atteso una notevole quantità di
informazioni, che permettono di
aggiornare la situazione demografica del nucleo ursino.
Nel corso del 2007 sono stati
identificati 23 diversi individui
(escludendo Jurka che dal 28
giugno 2007 è stata posta in cattività). Si ritiene possibile che
alcuni ulteriori esemplari possano essere presenti, anche se non
identificati con la genetica; si
stima quindi che la popolazione
attualmente possa contare 2325 esemplari. Dei 23 orsi trovati
(grafico n. 1), 10 sono maschi e
34
Grafico n. 1
12 femmine, mentre di uno di
essi non è finora stato possibile
determinare il sesso (si tratta di
un nuovo nato del 2007). Anche
tutti tre i figli di Jurka, nati nel
2006, sono stati confermati nel
2007: i maschi JJ3 e JJ5, localizzati rispettivamente in Svizzera
e in Val Camonica e la femmina JJ4, rilevata in Val Genova ad
agosto.
I nuovi nati che è stato possibile accertare nel 2007 sono tre,
in due differenti cucciolate. Dal
2002, anno in cui si è registrato il primo caso di riproduzione
dopo il rilascio dei 10 fondatori, sono state registrate in totale almeno 13 cucciolate con 27
piccoli.
Per quanto riguarda le classi
d’età la popolazione di orsi è
così suddivisa: 9 adulti (7 femmine e 2 maschi), 11 giovani (4
femmine e 7 maschi) e 3 cuccioli (1 femmina, 1 maschio, 1
indeterminato).
Come ampiamente atteso, con
l’aumentare della consistenza,
prosegue l’espansione territoriale degli orsi, perlomeno dei
giovani maschi, che notoriamente hanno la tendenza ad
allontanarsi dal nucleo centrale
della popolazione alla ricerca di
nuovi spazi: almeno 6 animali
(tutti maschi giovani), lasciata
la madre, hanno effettuato spostamenti notevoli, frequentando
anche territori fuori provincia
(JJ3 ha percorso fino a 115 km
in linea d’aria raggiungendo la
località svizzera di Lenzerheide,
nel canton Grigioni - CH). Oltre ai citati JJ3 e JJ5 un ulteriore
orso ha frequentato il territorio
elvetico, due sono stati segnalati
e rilevati in Sudtirolo, nella zona
della Val d’Ultimo ai confini con
la Val di Non, ed uno si è insediato nell’area del monte Baldo
veronese. Si ritiene pertanto che
siano 17-18 gli esemplari che si
trovano attualmente sul territorio della provincia di Trento.
Considerando anche gli spostamenti maggiori effettuati dai giovani maschi nel corso del 2007,
la piccola popolazione di orso
presente nelle Alpi centrali è distribuita su un’area di oltre 7.000
Km2, anche se l’areale primario
(il territorio stabilmente occupato dalle femmine) è decisamente più limitato (1.100 Km2) ed è
completamente compreso all’interno del territorio provinciale.
Va segnalato che un certo numero di orsi sembra non essere più
presente sul territorio. Sono in
totale 12 gli animali considerati
“mancanti” dal 2002 ad oggi: di
questi tre sono morti per cause
naturali, uno è stato ucciso (si
tratta dell’orso JJ1 soppresso nel
2006 in Germania, nella regione
bavarese), uno è in cattività e sette non sono stati rilevati dal monitoraggio genetico per almeno
due anni. Non ci sono elementi
certi per avanzare ipotesi circa la
sorte di questi ultimi. Nel complesso risulta quindi mancante il
33% della popolazione teorica
possibile, un dato significativo
ma in linea con quelli registrati
in altre popolazioni europee di
orso e con i dati disponibili in
bibliografia.
È interessante ancora rilevare
Archivio Fotografico Servizio Foreste e Fauna, Provincia Autonoma di Trento
stante questo incremento demografico, sia possibile evidenziare dal 2006 al 2007 un calo dei
danni provocati dai plantigradi
alle attività economiche (zootecnia, apicoltura, agricoltura,
altro). Il decremento è stato registrato sia nel numero di eventi
che negli importi liquidati a titolo di risarcimento (Grafico n.
2). Con ogni probabilità, questo
è da ricondurre anche alla riduzione in cattività di Jurka, che
per i due anni precedenti si è
resa responsabile di circa il 50%
di tutti i danni registrati. Analogamente, anche il finanziamento
di opere di prevenzione contro i
danni da orso (recinti elettrificati
che vengono forniti in comodato gratuito o finanziati per il 90%
a fondo perduto) ha subito una
marcata riduzione (Grafico n. 3)
Il “Rapporto orso 2007” nonché
ogni ulteriore informazione sul
plantigrado è disponibile (con
aggiornamenti mensili) sul sito
www.orso.provincia.tn.it.
TERRA TRENTINA
come nel 2007 si sia registrato
un incremento dell’età media
della popolazione, dovuto in
gran parte all’ottimo tasso di
sopravvivenza degli orsi presenti nel 2006, invertendo così il
trend degli ultimi anni.
In generale è possibile quindi
affermare che la popolazione di
orso bruno continua la sua lenta crescita, pur essendo ancora
lontana dalla definitiva affermazione.
È degno di nota come, nono-
Grafico n. 2
Grafico n. 3
35
NOTIZIE
da “Europa Direct
Carrefour Europeo Alpi
Fondazione Edmund Mach
Istituto Agrario San Michele all’Adige
a cura di Silvia Ceschini
e Giancarlo Orsingher
QUOTE LATTE, AUMENTO DEL 2% nia: 659.295 t.; Finlandia: 2,491 milioni di t.; Francia: 25,091 milioni di t.; Grecia: 836.923 t.; Ungheria: 2,029 milioni di t.; Irlanda: 5,503 milioni di
t.; Italia: 10,740 milioni di t.; Lituania: 1,738 milioni
di t.; Lettonia: 743.220t.; Lussemburgo: 278.545 t.:
Malta: 49.671 t.; Paesi Bassi: 11,465 milioni di t.;
Polonia: 9,567 milioni di t.; Portogallo, 1,987 milioni
di t.; Repubblica ceca: 2,792 milioni di t.; Romania:
3,118 milioni di t.; Regno Unito: 15,125 milioni di
t.; Slovenia: 588.170 t.; Slovacchia: 1,061 milioni
di t.; Svezia: 3,419 milioni di t.
TERRA TRENTINA
AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE,
I FONDI PER GLI AGRICOLTORI
36
I ministri dell’agricoltura degli Stati membri dell’UE
hanno adottato, a maggioranza qualificata, un regolamento che permette un aumento del 2% delle
quote latte per la campagna di commercializzazione
2008/2009, iniziata il primo aprile.
L’aumento del 2% delle quote rappresenta un volume
di 2,85 milioni di tonnellate di latte supplementari. Il
totale delle quote di produzione di latte è di 145,7
milioni di tonnellate.
Questo aumento – si legge nel regolamento – deve
“agevolare la produzione di quantitativi più importanti di latte all’interno della Comunità e soddisfare le
esigenze del mercato per quanto riguarda i prodotti
lattieri”. Ecco le cifre per quanto riguarda le quote latte 2008/2009 tenendo conto dell’aumento del 2%:
Germania: 28,847 milioni di tonnellate (t.); Austria:
2,847 milioni di t.; Belgio: 3,427 milioni di t.; Bulgaria: 998.580 t.; Cipro: 148.104 t.; Danimarca:
4,612 milioni di t.; Spagna: 6,239 milioni di t.; Esto-
In base alle nuove norme adottate dalla Commissione
europea, tutti i beneficiari di pagamenti erogati dall’Unione europea nel settore dell’agricoltura e dello
sviluppo rurale saranno resi noti in forma dettagliata.
Il nome completo, il comune ed eventualmente il codice postale di ciascun beneficiario saranno pubblicati,
entro il 30 aprile 2009, in modo chiaro e armonizzato su siti internet gestiti a livello nazionale e provvisti
di uno strumento di ricerca che consentirà al pubblico
di sapere quanto denaro ha ricevuto ogni persona o
impresa.
Gli importi saranno distinti tra pagamenti diretti a favore degli agricoltori e altre misure di sostegno. Per
la politica di sviluppo rurale, che è cofinanziata dall’UE e dai governi nazionali, vi saranno informazioni
sia sui fondi europei che su quelli nazionali. Queste
informazioni dovranno restare in rete per due anni a
decorrere dalla data di pubblicazione iniziale.
“SCHIZZI D’ACQUA”
E “UN PIENO DI ENERGIA”
sistema facoltativo d’etichettatura, ma non obbligatorio”, ha precisato il portavoce di Mariann Fischer Boel,
commissario all’agricoltura. Alcuni giornalisti hanno
rimproverato alla Commissione di aver taciuto quest’informazione al momento dell’annuncio, giovedì 28 febbraio, della nuova serie di procedure d’infrazione.
LOTTA CONTRO LE SPECIE DANNOSE
PER LA BIODIVERSITÀ
Dopo l’apertura lo scorso 31 marzo, la mostra “Schizzi
d’acqua” con le sue oltre 100 vignette che parlano della necessità di una gestione responsabile della risorsa
acqua, sarà visitabile a Trento, nella sala di rappresentanza della Regione, fino a domenica 6 aprile, per poi
trasferirsi a Borgo Valsugana, nel chiostro del Municipio,
dal 7 al 20 aprile. La terza ed ultima tappa in calendario
è il centro scolastico dell’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige, dove la mostra rimarrà dal 21 al 24 aprile.
Una quindicina sono già le classi che hanno prenotato
la visita guidata che prevede, tra l’altro, il confronto “gustativo” tra l’acqua minerale e quella di rubinetto.
In coincidenza con la tappa di Borgo della mostra è
in programma anche un incontro di approfondimento che si terrà nella sala riunioni al primo piano del
Municipio. “Le Alpi, serbatoio idrico d’Europa: la responsabilità dell’acqua nelle comunità di montagna”
è il titolo dell’incontro che vedrà relatore Paolo Negri.
Anche in quest’occasione i partecipanti potranno sottoporsi alla prova del gusto, verificando la differenza
tra l’acqua “commerciale” e quella di rubinetto.
La biodiversità dell’Europa è minacciata dall’intrusione
di specie venute d’altrove, come il topo muschiato o
l’erba orsina, ma si sa poco sull’estensione del problema. Queste specie allogene invadenti possono perturbare flora e fauna locali, provocare danni notevoli alla
natura e nuocere gravemente all’economia.
La Commissione europea ha lanciato pertanto una consultazione in linea volta a raccogliere osservazioni sui
modi più efficaci di reagire a questo problema al livello dell’UE. La consultazione è aperta fino al 5 maggio
2008 ed i risultati saranno utilizzati per l’elaborazione
di un quadro comunitario relativo alle specie allogene
invadenti, la cui adozione è prevista a fine anno.
L’Europa non dispone attualmente di alcun quadro
coerente di lotta contro l’invasione di queste specie e
la Commissione teme che le misure frammentarie attualmente applicate non permettano di ridurre significativamente i rischi. La consultazione lanciata intende
essere un primo passo verso un’azione europea nella
lotta contro questa piaga.
Per partecipare alla consultazione: http: //ec.europa.
eu/yourvoice/ipm/forms/dispatch?form=Invasive.
La Commissione europea
ha confermato di aver
avviato una procedura
d’infrazione contro l’Italia
a proposito dell’etichettatura dell’olio d’oliva.
A questo paese è stata inviata una lettera di ingiunzione, poiché una legge
italiana obbliga gli operatori a menzionare l’origine
dell’olio d’oliva sui prodotti destinati al mercato
italiano. “Secondo noi, queste disposizioni non sono
conformi alla normativa comunitaria, che autorizza un
I servizi di Mariann Fischer Boel, Commissario all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale, hanno predisposto una
prima versione delle proposte legislative sul “bilancio
di salute” della Politica agraria comune (PAC) che la
Commissione europea dovrà adottare il 20 maggio.
Le proposte, sui cui dovranno esprimersi i servizi della
Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio
agricoltura, consistono in un contributo ai futuri sviluppi della PAC. Resta il fatto che la Commissione
prevede importanti cambiamenti delle regole attuali,
come la separazione integrale (rottura del legame tra
il sostegno e il volume prodotto) degli aiuti alle colture
arabili (attualmente, gli Stati membri hanno il diritto
di conservare in questo settore fino a 25% degli aiuti
diretti all’ettaro), un aumento di 2% l’anno del tasso di
modulazione obbligatoria (riduzione degli aiuti per alimentare i programmi di sviluppo rurale) associato a un
TERRA TRENTINA
BILANCIO DI SALUTE DELLA PAC OLIO DI OLIVA, PROCEDURA
DI INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA
37
NoTIzIE
sistema decrescente dei premi (diminuzione dei sostegni concessi in funzione della dimensione delle aziende), un aumento di 1% l’anno delle quote lettiere (prima
della loro soppressione nel 2015) e un meccanismo
d’interevento ridotto al minimo (“rete di sicurezza”).
sETTImANAALPINA2008
“Innovare (nel)le Alpi” è il titolo del convegno internazionale che si svolgerà all’Argentière- La-Bessée (Francia, Hautes Alpes) dal 11 al 14 giugno 2008 nell’ambito della “Settimana alpina 2008”. Organizzata da
ISCAR, CIPRA, “Alleanza nelle Alpi”, ALPARC e Club
Arc Alpin, fa seguito ad una prima esperienza tenutasi
a Kranjska Gora nel e si colloca nello spirito della Convenzione delle Alpi, con l’obiettivo di condividere le
innovazioni che fioriscono qua e là sulle Alpi. L’incontro
riunirà scienziati, amministratori locali, gestori di aree
protette, operatori della montagna e semplici cittadini,
venuti dagli otto paesi dell’arco alpino.
Nella stessa sede, martedì 10 giugno è in programma un dibattito, aperto a tutti, sulle prospettive della
collaborazione inter-alpina sul turismo escursionistico
Ai gestori di aree protette è invece rivolto il seminario dell’11 giugno “Mobilità e aree protette alpine”,
mentre il 12 giugno è previsto il “Forum degli operatori alpini dell’innovazione”, un’esposizione dove associazioni, istituzioni, imprese, reti di cooperazione
potranno presentare i propri progetti o le attività innovative da svolgere all’interno e a favore delle Alpi.
CoRTEDIGIUsTIzIA,soLoAI“DoP”
LADICITURAPARmIGIANoREGGIANo
Secondo una sentenza della Corte
di giustizia del 26 febbraio solo i
formaggi con denominazione di
origine protetta Parmigiano
reggiano possono
essere venduti con
la denominazione “parmigiano”.
Nella causa “C
132 05” la Corte
ha dato ragione ai produttori di parmigiano reggiano
che con la sentenza potranno porre fine alle contraffazioni e all’uso abusivo del termine parmigiano.
La Commissione il 9 luglio 2004 aveva citato la Germania in Corte di giustizia per mancato rispetto della
legislazione UE sulle AOP e le indicazioni geografiche
protette, IGP. La Commissione l’accusava di tollerare
l’uso dell’AOP parmigiano per formaggi prodotti in
Germania mentre il termine traduce la denominazione
protetta Parmigiano reggiano riservata solo al 1996 ai
produttori di una precisa area geografica italiana.
Si tratta di un importante precedente non solo per
i produttori di parmigiano reggiano ma anche per
quelli di prodotti con IGP nell’UE che spesso sono imitati in tutto il mondo – come ha sottolineato Bertozzi,
direttore del consorzio parmigiano reggiano. Il settore
comprende 20 mila operatori con un fatturato di 1,5
miliardi di euro.
TERRA TRENTINA
Scadenze
38
❍ Le 6 prove dimostrative riguardanti altrettanti aspetti
dell’agricoltura biologica approvate dal Servizio promozione delle attività agricole della Provincia
autonoma di Trento sono
state ammesse al contributo
previsto dalla legge provinciale n. 4 del 2003. Esse
potranno però essere avviate solo dopo il via libera
della Commissione europea.
❍ La Federazioneprovincialeallevatori di Trento
terrà l’assembleageneraleannuale il 10 mag-
gio. L’evento sarà affiancato
da una due giorni di festa
programmati per il 10 e
11 maggio presso la sede
di via delle Bettine a Trento
nord. Il programma comprende iniziative rivolte agli
allevatori, ma anche alla
cittadinanza di tutte le età:
mostra del cavallo avelignese, esposizione di animali
di tutte le specie e razze allevate in Trentino, degustazione di carni e formaggi,
passeggiate a cavallo per i
bambini.
❍ Se un agricoltore o allevatore trentino decide di avviare
nella propria azienda una
produzione biologica, deve
darne notifica all’Ufficio
produzioni biologiche
dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento
e scegliere l’organismo di
controllo. Dal momento della iscrizione nell’elenco dei
produttori biologici inizia il
periodo di conversione che
dura 3 anni per le colture arboree, 2 anni per le erbacee
e 6 mesi per l’allevamento.
Il conduttore dell’azienda
deve applicare da subito
le regole di coltivazione o
allevamento previste dalle
norme vigenti.
IstitutoAgrariodis.micheleall’Adige
NoTIzIE
Notiziedalla
FondazioneEdmundmach
acuradisilviaCeschini
A SAN MIChELE IL CONGRESSO DELLE
SCUOLE ENOLOGIChE EUROPEE
Dal 13 al 16 maggio l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ospiterà il 9° convegno della Rete delle
scuole enologiche europee. All’appuntamento, che
succede a “Bordeaux 2006” e “Balatonfuered 2004”,
parteciperanno 41 istituti provenenti da Austria,
Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia,
Spagna, Svizzera, Ungheria.
La macchina organizzativa messa a punto da Walter
Eccli, responsabile delle Relazione esterne, è in moto
ormai già da diversi mesi. Intenso il programma della tre giorni, che chiamerà a raccolta oltre 200 persone tra presidi, docenti e studenti da tutta Europa.
La Rete delle scuole enologiche europee, fondata
a Beaune (Francia) nel 1990 su iniziativa di alcuni presidi e operatori scolastici del settore viticolo-enologico, si propone di collaborare in diversi
settori, scambiare esperienze fra docenti e studenti, supportarsi nel reperire tirocini pratici in ogni
parte d’Europa. E proprio al fine di garantire un
alto livello di operatività, ogni due anni viene organizzato un congresso quale occasione per fare il
punto della situazione e per programmare l’attività futura a cui partecipano rappresentanze di studenti, insegnanti e dirigenti scolastici provenienti
dalle varie scuole associate. Fulcro della manifestazione sarà il convegno dedicato alla viticoltura
e all’enologia.
BORGOGNA, TECNICI IASMA “A SCUOLA”
DI PINOT NERO E ChARDONNAY
Per aggiornare i viticoltori sulle moderne tecniche di allevamento e di vinificazione di alcuni vitigni coltivati in Trentino e informarli dei progressi
francesi nella lotta alle malattie che colpiscono la
vite, un gruppo di tecnici dell’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige si è recato, nelle scorse settimane, in Borgogna.
Nella celebre regione francese, regno indiscusso
del Pinot nero e dello Chardonnay, due varietà
che rivestono una grande importanza anche nel
paronama enologico trentino, i consulenti del
Centro per l’Assistenza Tecnica hanno visitato vigneti, prestigiose cantine e centri tecnici.
Il viaggio di studio si inserisce all’interno di un programma di formazione permanente che si realizza
tramite il Centro scolastico e stages di formazione in Italia ed all’estero, viaggi di studio ed istruzione, seminari interni. Il viaggio ha interessato la
zona viticola della Còte d’Or, patria dei famosissimi
Grands Crus, ma anche lo Chablis e il Màconnais,
due importanti realtà della Borgogna che producono vini ottenuti solo con uve Chardonnay e che
stanno vivendo un momento di grande dinamismo
sugli stessi mercati dove è molto presente anche il
Trentino: Stati Uniti e Gran Bretagna.
Le visite hanno riguardato anche alcune aziende,
dove i motivi di preoccupazione sono da ricercarsi nella diffusione delle malattie del legno, in
particolare il mal dell’esca che falcidia i vecchi vigneti, ma anche nel cambiamento climatico che
potrà comportare una mutazione delle caratteristiche dei loro consolidati terroir.
Il viaggio di studio ha fatto tappa anche presso gli
enti istituzionali che si occupano di viticoltura, in
particolare il Servizio di protezione dei vegetali di
Beaune, dove i tecnici di San Michele hanno appreso i progressi di questa regione francese nella
lotta alla peronospora e all’oidio.
TERRA TRENTINA
Ufficio Stampa
39
NOTIZIE
TERRA TRENTINA
40
“BRETT IL LIEVITO CHE PUZZA...
E ALTRE BRUTTE SORPRESE IN CANTINA”
C’erano enologi trentini, marchigiani, lombardi,
toscani. Qualcuno è arrivato appositamente dalla Sicilia per partecipare al corso di formazione
organizzato dalla Società italiana di viticoltura ed
enologia che si è svolto, nei giorni scorsi, all’Istituto Agrario.
La SIVE è un’associazione senza fini di lucro con
centinaia di associati tra tecnici enologi, ricercatori
e produttori, e si propone di sviluppare il settore
vitivinicolo nazionale. L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige è una delle tappe del ciclo di incontri formativi scelta fra le principali realtà della
ricerca enologica italiana.
Al corso di formazione intitolato “Brett… e altre
brutte sorprese in cantina” si è parlato appunto di
“Brett”, il lievito contaminante presente nelle botti
e conosciuto per il suo pessimo odore, che può
moltiplicarsi se non viene controllato e sono stati
indicati i rimedi per evitare la sua propagazione.
L’argomento è stato affrontato dal punto di vista
microbiologico, tecnologico, chimico-analitico e
sensoriale attraverso lezioni teoriche mattutine e
pomeridiane dimostrazioni di laboratorio. Docenti del corso sono stati Agostino Cavazza, Lorenza
Conterno, Roberto Larcher, Giorgio Nicolini, Daniela Bertoldi e Tiziana Nardin dell’Istituto Agrario che nell’occasione hanno presentato anche i
risultati delle loro più recenti attività di ricerca sul
tema.
Il corso ha suscitato notevole interesse in tutt’Italia
tanto che le iscrizioni si sono dovute chiudere con
15 giorni di anticipo per raggiunto numero massimo di iscritti. Alla luce del successo avuto e del
gradimento manifestato dai partecipanti, la SIVE
ha avanzato la richiesta di poter ripetere l’iniziativa in un prossimo futuro.
GOLDTRAMINER, L’AROMATICO TRENTINO
DALLE POTENZIALITÀ MONDIALI
Quest’anno compie 61 anni, ma “ufficialmente” è
nato nel 2002 con Decreto legislativo pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale. L’anno scorso la Provincia
autonoma di Trento ne ha chiesto l’iscrizione nell’elenco dei vitigni autorizzati alla produzione di
vini IGT ed oggi, con il contributo tecnico-scientifico dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e
il coinvolgimento diretto dei produttori, si punta a
valorizzarlo e diffonderlo nel panorama viti-enologico trentino, italiano e mondiale.
Il Goldtraminer, uno dei protagonisti della 14esima
Mostra dei vini che si è svolta a Castel Toblino,
è stato ottenuto per incrocio nel 1947 all’Istituto
Agrario di San Michele all’Adige dal ricercatore
Rebo Rigotti e prende il nome dall’inconfondibile
color giallo oro dell’acino e dal tipico gusto aromatico da Traminer dell’uva e del vino.
“Il vitigno è stato ottenuto – spiega il ricercatore Umberto Malossini – incrociando il Trebbiano
toscano (utilizzato come pianta portaseme) con
il Gewürztraminer (donatore di polline). Di buona vigoria e ottima produzione, resiste bene alla
botrite. Inoltre per le straordinarie caratteristiche
organolettiche sono molti i produttori trentini che
lo stanno introducendo, sia in campo che in cantina, per migliorare e differenziare la tipologia dei
vini ad aroma Traminer”. Anche l’amministrazione
regionale del Veneto sembra interessata a promuo-
vere e valorizzare questa varietà, mentre diverse
aree viticole italiane iniziano ad utilizzarlo come
vitigno “miglioratore” assieme alle varietà tradizionalmente impiegate.
L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige è da anni
impegnato nella valorizzazione e diffusione di altri
Grappolo di Goldtraminer
STUDENTI A “LEZIONE” NELLE AZIENDE
AGROALIMENTARI TRENTINE
Alcuni studenti hanno seguito le fasi di lavorazione e trasformazione della carne, ma c’è anche si
è occupato di trote, lavorazione del miele, produzione di mozzarelle e commercializzazione di
grappe.
Quindici aziende agroalimentari della provincia di
Trento hanno ospitato i tirocini degli studenti della classe quarta dell’Istituto Tecnico Agrario di San
Michele all’Adige: dalla Sav di Rovereto al Trentingrana Concast, da Astro a Trentofrutta, passando
per la Federazione Allevatori e alcune cantine del
territorio.
I futuri periti agroindustriali si sono cimentati in
diverse attività pratiche, lavorando dal lunedì al venerdì per due settimane. Nelle varie aziende hanno seguito il processo di produzione, partecipando
alle fasi fondamentali relative alla trasformazione
agroalimentare, alla certificazione della qualità, alla
gestione ed organizzazione del lavoro seguendo i
punti critici di una filiera di trasformazione.
“Il mio compito – spiega Irene Castellan di Lavis, studentessa che ha svolto il tirocinio presso
il Concast-Trentingrana – consisteva nell’analizzare il latte ed i formaggi che arrivano in azienda
la mattina. Si trattava prevalentemente di analisi
microbiologiche per identificare eventuali batteri
presenti. Per tutto il tirocinio sono stata affiancata
dai tecnici di laboratorio e i miei strumenti di lavoro erano il microscopio, pipette, capsule e vari kit.
È stata un’esperienza molto utile, un’opportunità
stimolante di crescita soprattutto per chi, come
me, cerca di farsi un’idea sulla scelta universitaria
o lavorativa”.
RING DELLE SCUOLE AGRARIE,
STUDENTI DI SAN MICHELE
SULLE NEVI DEL TIROLO
Diciassette studenti dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno partecipato in questi giorni,
a St. Johann, in Tirolo, al “ring delle scuole agrarie
e di economia domestica della Regione Europea
del Tirolo”.
il “Goldtraminer” sarà oggetto di una comunicazione
scientifica da parte dell’Istituto Agrario al prossimo
Congresso Mondiale della Vite e del Vino, che si
svolgerà a Verona, dal 15 al 20 giugno.
Gli studenti tirocinanti
La proposta di attivare il tirocinio pratico nasce
dalla necessità di consolidare nello studente le
nozioni scolastiche teoriche ed affinare le abilità
operative. “Nella classe quarta – spiega il coordinatore della sezione istruzione secondaria tecnica
del Centro Scolastico Iasma, Alberto Bianchini –, si
cominciano a delineare gli aspetti professionalizzanti delle varie materie d’insegnamento e si evidenzia la necessità di una reale verifica fra teoria
e pratica”. Insomma un’esperienza che consente
di affinare e consolidare sia le nozioni scolastiche
teoriche che le abilità operative, amplieranno la
loro conoscenza della realtà regionale.
L’insegnante che ha seguito il tirocinio è Alessandro Paris e gli studenti coinvolti (foto) sono: Castellan Irene, Chilovi Alessandro, Chizzola Alberto, Dallabetta Michele, Dalpiaz Maurizio, Dematte’
Stefano, Eccher Carlo, Fischer Elena, Gatti Nicola,
Giori Mariele, Lucchi Silvia, Marcolla Elena, Menolli Tommaso, Sighel Alessandro, Sighel Luca,
Wegher Massimiliano.
Wintersporttag 2008, il campionato degli sport invernali ospitato lo scorso anno sulle nevi di Fai
della Paganella e Andalo, ha coinvolto trecento
“atleti” tra studenti ed insegnanti di 13 scuole
provenienti dalla provincia di Bolzano, del Nordest Tirolo e del Trentino, che si sono cimentati in cinque discipline sportive: slalom gigante,
snowboard, sci nordico e slittino.
TERRA TRENTINA
due “nuovi” incroci degli anni ’40 e ’50, il Sennen e il
Gosen, e di un altro vitigno del Rigotti ben più conosciuto, il “Rebo”, pure attraverso la selezione clonale
e sanitaria dei materiali di moltiplicazione. Proprio
41
NoTIzIE
Gli studenti sono stati accompagnati dagli insegnanti Alberto Bianchini, Simonetta Dellantonio,
Luca Russo e dal responsabile delle Relazioni
Esterne, Walter Eccli.
I risultati più significativi sono i seguenti: Chiara
Frizzera 1a Classificata Slalom Gigante Femminile; Martina Biesuz 16a Classificata Slalom Gigante
Femminile, Raffaello Longo 7° Classificato Slalom
IASMA E ROThOLZ, UN GEMELLAGGIO…
D’ARGENTO
“Nozze d’argento” tra la scuola di agricoltura di
Rotholz e l’Istituto Agrario. A San Michele all’Adige è stato celebrato l’anniversario del gemellaggio
tra i due istituti che collaborano da 25 anni nel
settore didattico e formativo.
Ad accogliere la delegazione tedesca, composta
da 60 partecipanti tra studenti e insegnanti e guidata dal direttore Josef Norz, sono stati il direttore
generale dell’Istituto Agrario, Alessandro Dini, il
dirigente del Centro scolastico, Marco Dal Rì con
i coordinatori di sezione, ed il responsabile delle
relazioni esterne, Walter Eccli, che cura i molteplici rapporti di collaborazione con gli istituti italiani
e stranieri.
Tra le iniziative della giornata, la visita alla sala di
conferimento e di lavorazione delle mele di Mondomelinda, la partita di calcetto, la premiazione
dell’attività sportiva e i discorsi ufficiali per il 25°
anniversario del gemellaggio tra le due scuole. Il
momento clou dell’evento si è svolto nel frutteto
dell’Istituto Agrario: per ricordare l’avvenimento
sono state piantate alcune vecchie varietà di melo,
al fine di creare, nel corso degli anni, una collezione frutticola didattica.
Gigante Maschile, Giacomo Gironimi 13° classificato Slalom Gigante Maschile; Sara Vicenzi 6a
Classificata Snowboard Femminile; Marco Daldoss
8° Classificato Snowboard Maschile; Sebastian Pederiva 11° Classificato Snowboard Maschile; Silvia
Baitella 6a Classificata Fondo Femminile; Mirco
Debiasi 3° Classificato Fondo Maschile; Andrea
Debiasi 4° Classificato Fondo Maschile.
I dirigenti delle due scuole, Marco Dal Rì e Josef
Nortz, intenti ad inaugurare la nuova collezione
frutticola didattica
L’importanza dell’evento è dettata anche da motivazioni storiche. Rotholz (1879), San Michele
(1874) e Parenzo (1875), fondate sul modello dell’Istituto Klosterneuburg (1860), sono i tre grandi
centri per la didattica e la ricerca in agricoltura
dell’impero austroungarico. In particolare l’istituto
tedesco del nord Tirolo rappresenta un tipico e
consolidato esempio di formazione professionale
rivolta al mondo giovanile.
FREsCoDIsTAmPA
Tecnichediallevamentoetrasformazionedellatrota
TERRA TRENTINA
A cura di Giovanni Baruchelli (San Michele all’Adige – TN)
Istituto Agrario di San Michele all’Adige, 2007 – 590 p.: ill., tab.; 26 cm. ISBN 978-88-7843-021-1.
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Questo libro è un documento molto ricco di contenuti ed interessante scientificamente per la sua
completezza. Vengono approfondite le tematiche relative all’allevamento della trota, alla qualità
dell’acqua, all’alimentazione, all’impiantistica, all’igiene e profilassi in troticoltura, alla patologia, alla vaccinazione, all’economia e gestione in acquacoltura, al miglioramento genetico ed
alla qualità dei salmonidi. Gli argomenti trattati consentono di conoscere l’intera filiera del prodotto, dalla tecnica
di allevamento fino alla trasformazione della trota. I testi sono stati redatti dai migliori esperti, nelle diverse materie,
a livello nazionale. Questa pubblicazione, per la qualità e specificità dei suoi contenuti, ha una valenza, oltre che
per la troticoltura trentina, anche per quella italiana. Il libro è rivolto ai troticoltori, addetti e operatori del settore,
cultori della materia e studenti.
Il volume può essere richiesto tramite un versamento di € 32,00, su bollettino di c.c.p. n° 87753695, intestato a
Fondazione Edmund Mach; causale: Tecniche di allevamento della trota.
La carne è indispensabile? ti in allevamenti intensivi, specie
vitelli, polli e suini nutriti con
mangimi che contengono proteine, carboidrati, vitamine e sali.
È stato calcolato che per avere
1 kg di carne di manzo sono
necessarie grandi quantità di
proteine vegetali, che potrebbero essere utilizzate direttamente per l’alimentazione
umana.
Prof. Carmelo Bruno
Insegnante di chimica (ITI Buonarroti – Trento)
Che cosa è la carne
sul piano nutritivo?
Le carni contengono quantità
medio-alte di proteine (dal 10 al
22%). Esse contengono più proteine di uova e latte.
Tutti gli amminoacidi essenziali sono presenti nelle carni
in grandi quantità.
Il ferro nella carne è presente
in una forma molto assimilabile. Sono inoltre notevolmente
presenti le vitamine del gruppo
B, tra cui la preziosa vitamina
B12 (di cui possono essere carenti i vegetariani), che, assieme al ferro, costituiscono i veri
grandi vantaggi della carne.
La carne è ben dotata di fosforo, mentre è carente di calcio,
quindi i grandi mangiatori di
carne, specialmente se si nutrono all’americana con aggiunta di
bibite industriali ricche di acido
fosforico, potrebbero essere soggetti a decalcificazione.
Che dire dei grassi
della carne?
Sono molto abbondanti negli
animali da ingrasso (20-30%),
mentre sono presenti in modeste quantità negli allevamenti
selezionati per dare carne magra
(vitellone magro 3.1%, maiale
magro 6.8%).
Qual è la qualità di questi grassi? Sono certamente grassi
saturi: sono di difficile digestione e affaticano il fegato,
possono creare rischi di ma-
TERRA TRENTINA
Nell’arco di una generazione la
carne è diventata il piatto “principe” della nostra tavola.
Per la gran maggioranza della
popolazione la carne è sempre
stata nei secoli passati “il piatto
della festività”, mentre oggi è diventato il cibo comune di tutti i
giorni.
In genere le carni di cui ci nutriamo sono quelle di animali cresciu-
CIBO E SALUTE
Gli studiosi sono concordi nel consigliarne un consumo limitato
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CIBoEsALUTE
lattie degenerative (dall’eccesso di colesterolo all’infarto al
miocardio al cancro).
È stato dimostrato che l’eccessivo consumo di carne è correlato
con l’aumento del tasso di colesterolo nel sangue.
TERRA TRENTINA
Esiste una correlazione
tra consumo eccessivo
di carni e grassi e
mortalita per cancro?
Certamente passano parecchi
giorni, se non settimane, dal momento dell’uccisione dell’animale fino al consumo. Durante tale
periodo, soprattutto se la carne
non è tenuta a bassa temperatura,
si sviluppa un composto pericoloso: l’aldeide malonica (MDA),
potenzialmente cancerogena per
lo stomaco e l’intestino.
Si può spiegare cosi la frequenza
del cancro intestinale nei forti divoratori di carne.
Il fenomeno è ridotto da una
corretta refrigerazione, ma si ripresenta nel momento in cui la
carne viene cotta o arrostita.
È possibile rimediare? Si, consumando nel pasto agrumi, cavoli e
pomodori che hanno la capacità
di neutralizzare tale sostanza tossica.
Uno studio condotto nell’Italia
settentrionale e pubblicato su International Journal of Cancer arriva alla conclusione che chi consumava carne rossa tutti i giorni,
paragonato a chi ne consumava
al massimo tre volte alla settimana, aveva un aumento significativo del rischio di tumore dello
stomaco, del colon, del retto, del
pancreas, della vescica.
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Diete ricche di carne, ma povere di fibre, favoriscono la lunga
permanenza delle feci nel colon e
quindi le putrefazioni batteriche e
il conseguente rischio di cancro.
Il National Research Council,
una delle massime autorità scientifiche degli USA, inserisce la riduzione del consumo di carni,
soprattutto quelle grasse, tra le
raccomandazioni dietetiche per
prevenire il cancro.
Mai eccedere con la carne...
ma i salumi uguali sono!
Un altro studio condotto da ricercatori dell’Università di Losanna
e dell’Istituto “M. Negri” di Milano ha rilevato che chi consumava insaccati più di tre volte alla
settimana ha manifestato un aumento del rischio di cancro alla
cavità orale, alla faringe e all’esofago maggiore di cinque volte,
alla laringe maggiore di tre volte e mezzo e al colon maggiore
di due volte e mezzo rispetto a
un gruppo di controllo che non
consumava insaccati.
Interessante è anche la classifica
di pericolosità dei diversi tipi di
insaccati: i salumi e le salsicce
sono risultati più pericolosi del
prosciutto.
L’osteoporosi può derivare
da un eccesso di carne?
L’Harvard Institute of Public Health ha messo in luce il collegamento tra osteoporosi e forte consumo
di carne. Le perdite di calcio per
via urinaria aumentano a causa di
un’alimentazione troppo ricca di
carne, con rischio crescente di
osteoporosi e calcoli renali.
Le categorie che devono fare
un uso “molto moderato” della
carne, sono coloro che soffrono di artrite, di gotta, di reumatismi, di ipertensione, di
affezioni renali oppure hanno
un tasso di colesterolo alto.
Se non si mangia carne
non c’è il rischio di carenze
nutrizionali?
Alcuni studiosi sostengono che
senza carne c’è il rischio di carenze di ferro e vitamina B12.
Bisogna dire che il ferro contenuto
nella carne non è in quantità eccessiva (2.3 mg per 100 g di manzo
magro), ma, in compenso è molto
assimilabile (circa il 20%).
Chi ha un’alimentazione di tipo
vegetariano deve stare attento al
fatto che gli alimenti vegetali integrali hanno tanto ferro, ma è
poco assimilabile (circa il 5%).
Per quanto riguarda la vitamina
B12 essa non si trova solo nella
carne, ma anche nei formaggi e
nelle uova. Quindi i rischi sono
reali solo se non si ha un’alimentazione varia ed equilibrata sul
piano nutrizionale.
Le linee guida alimentari proposte negli anni ’90 ponevano la
carne assieme al pesce, al pollame, ai legumi e ai derivati del latte, nella parte centrale della piramide alimentare (corrispondenti
quindi, a un consumo medio).
L’aggiornamento fatto nel 2004
dalla Harvard School of Public
Health sposta le carni rosse in
cima alla piramide, assieme ai
grassi animali e ai cereali non integrali (per cui è opportuno un
consumo piuttosto contenuto).
Produrrecarnesignificaaveremenocerealipersfamarechiviveneipaesiinvia
disviluppo:
– 800 milioni di persone potrebbero essere sfamate col grano usato ogni anno negli allevamenti
USA.
– 157 milioni di tonnellate di cereali, legumi e ortaggi sono impiegate negli USA ogni anno per produrre 28 milioni di tonnellate di proteine animali.
Il tulipano, un fiore fra i più amati e coltivati
ORTO E DINTORNI
Un fiore per ogni mese
Iris Fontanari
Note botaniche
Il tulipano appartiene al genere
Tulipa, che comprende circa 100
specie originarie dell’Asia occidentale, e alla grande famiglia
delle Gigliacee (o Liliaceee), una
delle più importanti dal punto di
vista ornamentale.
Il bulbo è perlopiù ovale con un
apice appuntito ed è ricoperto
da uno o più strati di tunica biancastra e coriacea. I giovani bulbi
producono un’unica grande foglia, mentre le piante adulte hanno due o più foglie solitamente
carnose, ellittiche, scanalate, lunghe fino a 25 cm.
I fiori sono eretti, grandi e vistosi ed hanno sei petali (tepali) di
vario colore: predominanti sono
il rosso e il giallo, ma si trovano
pure il rosa, il bianco e il viola e
numerose varietà screziate, ottenute per ibridazione.
La parte interna di ogni tepalo possiede spesso una macchia
scura alla base. Gli stami sono sei,
opposti ai petali; l’ovario ha forma
ellissoidale, con o senza un corto
pistillo con lo stimma trilobato.
Le varietà
Tutti noi oggi possiamo coltivare i tulipani, se lo desideriamo,
perché i bulbi non hanno sul
mercato un prezzo eccessivo. Ma
nel 1600, quando questi fiori erano ancora molto rari, si racconta
che un solo bulbo di una varietà particolarmente pregiata fosse
venduto per l’equivalente di oltre
due milioni di lire!
TERRA TRENTINA
È difficile immaginare la primavera senza la visione delle sgargianti bordure di tulipani nei
nostri giardini o nelle aiuole di
paesi e città.
Scoperti dagli Olandesi nel XVI
secolo, questi bellissimi fiori
hanno davvero conquistato il
mondo e, quando sbocciano in
distese mozzafiato, offrono uno
spettacolo davvero incomparabile. Ogni anno, con la loro esplosione di colori, oltre a rendere
“preziosi” i nostri parchi, annunciano anche la fine dei mesi più
rigidi e grigi dell’inverno.
Le varietà e gli ibridi di tulipano
disponibili sono ormai così numerosi da consentire la loro utilizzazione anche in ogni angolo
dell’orto o del terrazzo e nei climi
più vari. Sono infatti adatti a creare aiuole o macchie di colore sia
in mezzo ai prati e lungo i sentieri
dei giardini, sia sui balconi, magari associati ad altri fiori primaverili,
o anche in casa, coltivati in vaso o
come componenti raffinati di stupende composizioni floreali.
I tulipani, inoltre, si possono associare anche alle perenni o alle
bulbose che fioriscono alla fine
dell’inverno; bellissimi effetti si
ottengono, ad esempio, accostando tulipani rosa a viole bianche oppure tulipani gialli a “non
ti scordar di me” azzurri oppure
tulipani rossi a viole gialle.
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ORTO E DINTORNI
TERRA TRENTINA
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Negli ultimi decenni la passione
per questo fiore si è manifestata
nella ricerca di varietà sempre
nuove, diverse per colore, forma
e screziatura. Le varietà ottenute
sono frutto di incroci eseguiti da
vivaisti ed ibridatori mediante
particolari tecniche.
La maggior parte dei moderni
tulipani da giardino deriva da
Tulipa gesneriana, una specie
spontanea originaria dell’Asia
Minore, che fu alla base dei primi incroci per creare forme sempre più smaglianti e sorprendenti; tuttavia, nella continua ricerca
di nuove varietà, sono state utilizzate anche altre specie, quali
T. kaufmanniana (proveniente
dal Turkestan, dal colore variabile fra il bianco-crema e il giallo), T. fosteriana, (Uzbekistan,
color rosso scarlatto) e T. greigii
(Turkestan, rosso vivo con base
gialla).
Secondo l’Associazione reale dei
coltivatori di bulbi olandesi, l’intero patrimonio di varietà ottenute dal lavoro umano è attualmente classificabile in 15 classi
e 4 partizioni: tulipani precoci
(come “semplici precoci”, “doppi precoci”, “trionfo” ecc.), tulipani medio-precoci (“Darwin
ibridi”, “semplici tardivi”, “a
fiore di giglio”, “frangiati” ecc.)
tulipani tardivi (“viridiflora”,
“Rembrandt”, “pappagallo” ecc.)
e tulipani botanici. Mentre i
primi tre gruppi si riferiscono all’epoca di fioritura (fra marzo e
maggio), il quarto gruppo, detto
delle Specie, comprende varietà
derivate dai diversi e numerosi
tulipani spontanei presenti in
natura.
A quest’ultimo gruppo appartengono esemplari che, anche se
furono classificati come “specie
botaniche”, sono in realtà degli
ibridi che mantengono molte
proprietà delle specie originali.
I tulipani botanici hanno un
grosso vantaggio rispetto agli
altri: una volta lasciati sul terreno, tendono a naturalizzarsi ed
a creare macchie di colore estremamente naturali.
Al momento dell’impianto, andranno pertanto presi a quattro
o cinque per volta in una sola
mano e buttati, così come capita, sui prati o nei giardini di tipo
rustico; andranno quindi interrati nel punto della caduta (vicinissimi o anche molto lontani
tra loro).
Contrariamente a quanto accade
con gli altri gruppi di tulipani,
quelli botanici non si tolgono mai dalla terra e, una volta
piantati, possono rimanere nello
stesso luogo per molti anni. Solo
lasciandoli indisturbati, questi
bulbi potranno moltiplicarsi ed
allargarsi secondo il proprio...
gusto, regalandoci lo spettacolo
di cui già s’è accennato.
La coltivazione
La coltivazione dei tulipani è
facilissima, anche per chi è alle
prime esperienze, perché queste piante non sono esigenti in
fatto di terreno; prosperano, infatti, in qualsiasi terra normale,
purché ben drenata, meglio se
mista a torba e concimata moderatamente con fertilizzante
organico.
I bulbi si piantano in autunno
(da noi, a fine ottobre), dopo
aver preparato il terreno (scelto
in posizione soleggiata o sotto
alberi, mai in piena ombra) con
una buona lavorazione, un ottimo drenaggio e l’aggiunta di un
buon fertilizzante da bulbose. Al
momento della piantagione, si
vanga il terreno alla profondità
di 20-30 cm, quindi si pongono i
bulbi in piccole buche profonde
di 8-12 cm; infine, si pressa e si
bagna per aiutare la terra ad avvolgere il bulbo eliminando gli
spazi d’aria.
Durante l’inverno i bulbi non
necessitano di particolari prote-
zioni, avendo in sé tutte le sostanze nutritive di cui necessitano anche sotto terra; solo nelle
località in cui si registrano forti
gelate è bene proteggerli con
una pacciamatura di foglie secche (da togliere a fine inverno).
Dopo la fioritura è indispensabile eliminare le corolle per evitare
il formarsi dei semi e provocare
quindi l’indebolimento dei bulbi; si recideranno poi gli steli a
una quindicina di cm dal suolo,
salvando però le foglie che forniranno il nutrimento al bulbo,
perché sia in grado di rifiorire
nel ciclo successivo.
Quando le foglie saranno secche, si potranno prelevare anche i bulbi che andranno posti,
privi del tutto dello stelo e ben
ripuliti, in cassette o scatole e
conservati, in luogo fresco e
completamente privo di umidità, fino all’autunno.
La coltura in vaso
Chi non possiede un orto o un
giardino, potrà coltivare i tulipani sul terrazzo o sui balconi
utilizzando vasi di terracotta oppure cassette a forma rettangolare. I bulbi andranno collocati
un po’ più in superficie rispetto
alla coltura in piena terra; per
coprirli saranno perciò sufficienti 2-4 cm di terriccio. Le annaffiature saranno abbastanza
frequenti perché le radici non
debbano subire danni molto
gravi a causa della secchezza
del terreno.
Per la coltura in casa si può ricorrere alla cosiddetta “forzatura”: in autunno, invece che nel
giardino, si pianteranno i bulbi in vasi che verranno portati
all’aperto - dove si lasceranno
per circa tre mesi - quando la
temperatura avrà raggiunto valori inferiori ai 9 gradi. Si dovrà
però prima coprirli di terra fino
al bordo e proteggerli con uno
strato di foglie secche.
Il tulipano