Allegato - Parrocchia

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Allegato - Parrocchia
N’Djamena, Santa Cecilia 2015
Mission Catholique BP 456
N’Djamena – Tchad - Tel. : 00 235 68076652
Carissimi tutti,
eccomi ancora per dirvi purtroppo che mercoledì scorso è morto padre
Sergio Cailotto a Kisangani, in Congo. Abbiamo perso un grande missionario ed io un grande amico.
E’ stato un eccellente sacerdote, un missionario disposto a tutto e un ottimo religioso.
In moto era caduto nella sabbia e s’era bruciacchiato la gamba con il tubo di scappamento a
Yanonge, una nostra parrocchia in piena foresta a 60 Km da Kisangani. L’infezione però gli ha preso
tutto il corpo e, nonostante i farmaci, non reagiva positivamente, respirava con l’ossigeno ed aveva la
pressione bassissima. Aspettavano un aero per portarlo a Kinshasa, ma lui se n’è andato in sordina
mercoledì notte verso le 22. E’ morto, secondo i parametri ospedalieri d’Italia, per una stupidaggine,
per un nonnulla.
Ma quanti muoiono così! Con la sua gente ha condiviso tutto: vita, morte ed anche il corpo.
Per ora, assieme agli altri comboniani del Ciad, sto facendo gli esercizi spirituali nel sud del
paese a Mundu, a 600Km da N’Djamena, e durante la messa in suo suffragio ho dato la mia testimonianza su di lui. Si, abbiamo pregato per lui, ma in realtà, è lui che ora prega per noi.
Non aveva grandi doti, anzi, quando nel ’64 è arrivato in noviziato a Gozzano (NO) a 23 anni,
era balbuziente, ma, grazie ad una volontà di ferro, s’è corretto perfettamente.
Presto è diventato responsabile della liturgia ed io dei canti: una collaborazione perfetta che ha
continuato anche per i 4 anni di teologia a Venegono (VA). 6 anni di formazione in un contesto in
continua trasformazione. Quel tempo, con quanto succedeva, è stato per noi una forgia. Alcuni titoli:
62-65 il Concilio – ‘60/62 le moltissime indipendenze in Africa – i 2 blocchi USA-RUSSIA – la 3° guerra mondiale
sfiorata per Cuba (Kennedy/Krouchov et papa Giovanni 23°) – la guerra fredda – la cortina di ferro - la guerra in
Vietnam – tutto diventava planetario – la TV a colori – Internet e PC muovevano i primi passi – i satelliti – la Chiesa
che girava pagina – l’enciclica Pacem in terris – ’63 la morte di papa Giovanni 23° - ’63 l’assassinio di Kennedy –
Martin Luter King - per noi comboniani, nel marzo ’64, l’espulsione di oltre 300 missionari dal Sudan, cosa che poi ha
dato origine all’apertura in Congo, in Togo, in Centrafrica e nel ’77 anche qui in Ciad – ’64 la ribellione dei Simba in
Congo con 300 missionari uccisi compresi i nostri primi 4 martiri appena arrivati, e fratel Mosca, vivo per miracolo, un
mese dopo era a Gozzano a raccontarci la sua avventura – ’63-66 il fenomeno dei Beatles con tutta la creatività musicale
che ne è seguita – il grande boom economico – la contestazione generalizzata su tutti e su tutto; si metteva tutto in
discussione, sfociando poi sul famoso ‘68 – ’69 gli USA sbarcano sulla luna: un piccolo passo sulla luna ma un grande
passo per l’umanità – ’69 il nostro Capitolo Generale speciale (voluto dal Concilio) che rifonderà la Congregazione,
grazie specialmente alla riscoperta, dagli anni ’60, del nostro fondatore Daniele Comboni e del suo carisma.
Si, Venegono è stata una fucina di idee e di esperienze nuove, con un’équipe di formatori super ed un
insegnamento all’altezza della situazione (don Nicora diventerà vescovo di Verona e poi cardinale a Roma, metterà su
l’8 x 1000 per la Xsa; don Tettamanzi sarà cardinale a Milano). E noi? Iniziative ed esperienze uniche: una 3 giorni sui
film, la ripresa del presepio con 15/20.000 visitatori, 2 mezzi giri d’Italia in bicicletta, incontro con i vari movimenti
cattolici e maoisti, il complesso “I Maccabei” che avevo iniziato a Santa Cecilia nel ’66 tra l’entusiasmo di tutti e le
prime messe bit. Ogni sabato e domenica, via tutti: catechesi e animazione missionaria in ben 44 paesi.
Un momento irripetibile, un Kairos unico, un altro mondo. Però, quante defezioni sia da noi che altrove!
Ora, per noi meno giovani, l’impressione è di essere in un’altra Chiesa più seduta, e quasi in un’altra Congregazione.
Anche Sergio s’era buttato a capofitto, ma sempre con i piedi per terra. La sua spiritualità l’ha aiutato
ad essere sempre migliore. Nel ’67 un autostop gli aveva fruttato 800.000 lire (valore di una vettura)
e quando ha portato lo cheque a P. Tiboni, s’è sentito dire: Tu non vieni più a scuola. Via in autostop!
Prima dell’ordinazione avevamo scritto al P. Generale per poter partire assieme in missione, in
Togo, ed avevamo già seguito due lezioni di lingua ewè; ma lui è stato fermato in Italia ed a me han
detto: “i motivi che porti per andare in Togo vanno bene anche per il Congo; quindi, vai in Congo!”,
diventato subito dopo Zaire e, dopo 35 anni, con la morte di Mobutu, ancora Congo.
Sergio aveva diretto le cerimonie della mia ordinazione e prima messa a Palù, mentre lui sarà
ordinato in S. Pietro da Paolo VI, ma, alla prima messa, con papà e mamma, gli abbiamo reso la visita.
A fine anno Silvino darà il nome di Sergio al suo primogenito. Un bel gesto all’africana.
Dopo un anno nel nostro seminario minore a Brescia, capisce che quel tipo di formazione è
finito. Lo dice in riunione: qui perdo tempo. Vado in missione! In fretta e furia fa la valigia e via al
treno. Quando gli altri si accorgono che fa sul serio l’hanno cercato fino alla stazione, ma era già sul
treno per Milano e Parigi. Arriverà in Congo un anno dopo di me e anche lui mandato in un posto
fuori del mondo; io da una parte e lui dall’altra. L’anno successivo ci son voluti 4 giorni per andare
da lui, rischiando anche la vita. Ma a quei tempi non ci si badava; vita e vitalità non mancavano.
Nel ’84 sarà quasi miracolato. Arrivato in Congo, dopo alcuni anni in Italia, a Nangazizi, ove
avevo fatto 7 anni ma ero già a Kinshasa, ha accusato un dolore acuto ad un testicolo. Per fortuna è
passato un medico belga. Visti i trattamenti ed i risultati, gli ha imposto il dietrofront e la settimana
dopo a Verona era già sotto operazione. Via la nocciolina e dopo i controlli di routine: abile arruolato!
E’ ripartito per il Congo e… ci resterà. Era venuto con don Arduino parroco di Bibione rimasto
esterrefatto da quel parrocchione in periferia di Kinshasa. Quell’incontro darà una svolta alla mia
missione. Grazie Sergio! Da allora ci siamo visti raramente, ma quante ne ha passate! Spesso doveva
tappare i buchi e gestire l’impossibile. Dal ’95 al ’97 ha vissuto 5 invasioni: prima i Niam Niam
sudanesi, poi i ribelli di Mbemba, quindi gli ugandesi, poi i militari di Mobutu che scappavano
inseguiti da quelli di Kabila. Tutti seminavano morti, saccheggi e distruzioni; sofferenze infinite.
Ma non è finita, qualche anno dopo arrivano dall’Uganda gli L.R.A. un’armata ribelle
branca leone che faceva nefandezze indescrivibili. Lui era a Dungu Bamokandi, ove, con un
altro confratello più anziano avevamo iniziato la missione nel ’71. Incursioni a più riprese.
Tutti scappavano. Un giovane comboniano congolese era con lui per qualche mese. Mi diceva:
Padre, ho avuto una gran paura; più volte sono scappato dal vescovo di là del fiume, ma
Sergio non s’è mai mosso. Alle 4 del mattino era già in chiesa a pregare. Chi di noi avrà il
coraggio di fare come lui? Era un uomo di Dio e tutti gli volevano un gran bene.
Tutti cercavano di tenerlo in vita, ma lui, consumato dalla missione, ha detto il suo:
Consumatum est!
E’ Santa Cecilia. Lui era stonato, ma la sua vita missionaria è stata
un canto meraviglioso!
Il funerale si terrà martedì 24 per dare a quanti possono la possibilità di partecipare.
Sarà un’apoteosi!
Vostro P. Luigi Moser