La morte di Patroclo (seconda parte) - Parafrasi
Transcript
La morte di Patroclo (seconda parte) - Parafrasi
Omero La morte di Patroclo (seconda parte) - Parafrasi (Iliade, libro XVI, vv. 828-863) TESTO ORIGINALE PARAFRASI [Dopo aver colpito Patroclo], Ettore figlio di Priamo, / vantandosi gli si rivolse con queste parole: [Dopo aver colpito Patroclo], Ettore figlio di Priamo, vantandosi, gli disse queste parole: «Patroclo, tu pensavi di distruggere la mia città, / di togliere la libertà alle donne troiane / di portarle sulle navi alla tua patria. «Patroclo, tu pensavi di distruggere la mia città, di rendere schiave le donne troiane e portarle alla tua terra con le navi. Sciocco! / In loro difesa i veloci cavalli di Ettore / si slanciano al combattimento, ed io mi distinguo / con la lancia tra i bellicosi Troiani, e così li proteggo / dal giorno fatale – tu, sarai cibo per gli avvoltoi. Sciocco! I veloci cavalli di Ettore si lanciano nella battaglia per difendere le donne troiane, e io – che sono il più forte con la lancia tra i Troiani, grandi guerrieri – combattendo li difendo dalla morte. Tu, invece, sarai cibo per gli avvoltoi. Sventurato, non ti ha aiutato Achille, lui che è Sciagurato, non ti è servito Achille, per valoroso così coraggioso, lui che – restando che sia, / che certo, restando e mandandoti, ti all’accampamento e inviando te a combattere – disse molte parole: di certo ti disse tante parole: “Non mi tornare, Patroclo, abile nel guidare i cavalli, / alle navi, prima d’avere lacerato sul petto / la veste sanguinante di Ettore, sterminatore”. “Patroclo, abile con i cavalli, non tornare qui da me alle navi prima d’avere stracciato la veste sporca di sangue sul petto di Ettore, lo sterminatore”. Così certo ti disse, e, sciocco che sei, persuase il tuo cuore». Certamente ti disse questo e tu, che sei uno sciocco, ti lasciasti convincere». E tu, senza più forze, gli rispondesti, Patroclo cavaliere: E tu, Patroclo, ormai privo di forze, gli rispondesti: «Adesso ti puoi vantare, Ettore, ma solo perché «Ora puoi vantarti, Ettore, perché ti ha dato ti hanno dato la vittoria Zeus, figlio di Crono, e vittoria / Zeus, figlio di Crono, ed Apollo, che Apollo: sono loro che mi hanno sconfitto con mi hanno vinto / facilmente: loro mi hanno tolto tanta facilità, loro che mi hanno tolto le armi dalle spalle le armi. dalle spalle. Se venti uomini come te mi fossero venuti a fronte, / tutti sarebbero qui periti, vinti dalla mia lancia; Se mi avessero affrontato venti uomini come te, sarebbero morti tutti, uccisi dalla mia lancia; ma mi hanno ucciso il destino di morte e ma il destino funesto e il figlio di Leto mi hanno Apollo, figlio di Leto, e tra gli uomini [mi ha ucciso, / e tra gli uomini Euforbo; tu arrivi, ucciso] Euforbo; tu arrivi per terzo, e vieni terzo, a spogliarmi. soltanto a prenderti le mie armi. E mettiti bene in testa quello che dico: E ricorda quanto sto per dirti: neanche tu vivrai molto, perché già incombe / su te vicina la morte ed il feroce destino / per mano del grandissimo Achille, discendente di Eaco». neanche tu vivrai molto, perché ti sono già vicini la morte e il destino feroce [di essere ucciso] dal fortissimo Achille, discendente di Eaco». Mentre così diceva, la morte lo avvolse, / l’anima lasciò le membra e volò nell’Ade, / piangendo il suo destino, lasciando la forza e la giovinezza. Mentre diceva queste parole morì, l’anima lasciò il corpo e volò nell’aldilà, rimpiangendo il suo destino sfortunato: morire nel pieno della forza e della giovinezza. E a lui già morto disse lo splendido Ettore: E a Patroclo, che era già morto, disse lo splendido Ettore: «Patroclo, perché mi profetizzi 1’abisso di morte? / Chissà se Achille, il figlio di Teti dai bei capelli / colpito dalla mia lancia non mi preceda a morire?» «Patroclo, perché prevedi per me la morte? Chissà se invece non sarà Achille, il figlio di Teti dai bei capelli, a morire per primo, ucciso dalla mia lancia?» Così dicendo, strappò via dalla ferita la lancia di bronzo, / premendo col piede, e staccò dalla lancia il corpo supino. Mentre diceva queste parole, estrasse dalla ferita la lancia di bronzo, premendo col piede per staccarla dal corpo disteso [di Patroclo]. Parafrasi completa [Dopo aver colpito Patroclo], Ettore figlio di Priamo, vantandosi, gli disse queste parole: «Patroclo, tu pensavi di distruggere la mia città, di rendere schiave le donne troiane e portarle alla tua terra con le navi. Sciocco! I veloci cavalli di Ettore si lanciano nella battaglia per difendere le donne troiane, e io – che sono il più forte con la lancia tra i Troiani, grandi guerrieri – combattendo li difendo dalla morte. Tu, invece, sarai cibo per gli avvoltoi. Sventurato, non ti ha aiutato Achille, lui che è così coraggioso, lui che – restando all’accampamento e inviando te a combattere – di certo ti disse tante parole: “Patroclo, abile con i cavalli, non tornare qui da me alle navi prima d’avere stracciato la veste sporca di sangue sul petto di Ettore, lo sterminatore”. Certamente ti disse questo e tu, che sei uno sciocco, ti lasciasti convincere». E tu, Patroclo, ormai privo di forze, gli rispondesti: «Adesso ti puoi vantare, Ettore, ma solo perché ti hanno dato la vittoria Zeus, figlio di Crono, e Apollo: sono loro che mi hanno sconfitto con tanta facilità, loro che mi hanno tolto le armi dalle spalle. Se mi avessero affrontato venti uomini come te, sarebbero morti tutti, uccisi dalla mia lancia; ma mi hanno ucciso il destino di morte e Apollo, figlio di Leto, e tra gli uomini [mi ha ucciso] Euforbo; tu arrivi per terzo, e vieni soltanto a prenderti le mie armi. E ricorda quanto sto per dirti: neanche tu vivrai molto, perché ti sono già vicini la morte e il destino feroce [di essere ucciso] dal fortissimo Achille, discendente di Eaco». Mentre diceva queste parole morì, l’anima lasciò il corpo e volò nell’aldilà, rimpiangendo il suo destino sfortunato: morire nel pieno della forza e della giovinezza. E a Patroclo, che era già morto, disse lo splendido Ettore: «Patroclo, perché prevedi per me la morte? Chissà se invece non sarà Achille, il figlio di Teti dai bei capelli, a morire per primo, ucciso dalla mia lancia?» Mentre diceva queste parole, estrasse dalla ferita la lancia di bronzo, premendo col piede per staccarla dal corpo disteso [di Patroclo].