la scuola del fare - istituto comprensivo molinella
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la scuola del fare - istituto comprensivo molinella
LA SCUOLA DEL FARE Progetti di riduzione del disagio Il disagio alla Severino Ferrari: un’introduzione 1. Problemi di metodo Il progetto, anzi i progetti che qui si presentano vorrebbero rappresentare una piccola bussola che orienti verso direzioni utili agli alunni e all’Istituto nel suo complesso. Ha anche una particolarità che, lungi dal costituire un limite, potrebbe rivelarsi un punto di forza: viene redatto, in buona sostanza, quasi contemporaneamente all’attuazione dei progetti stessi. Buona pratica vorrebbe che avvenisse il contrario, ma ciò potrà costituire buon viatico negli anni a venire. Diciamo che contingenze particolari ed altre occorrenze hanno determinato tale procedura. Bisogna aver chiaro però che non si tratta, nella scuola, di progettare così tanto per progettare o trovare aiuti esterni (di vario tipo), giusto per consolidare il bilancio. Si riafferma qui, la necessità di un’accurata riflessione ad inizio anno e di un approfondimento sul chi, come e cosa e soprattutto a quale scopo. In particolare, buona pratica richiede che si indaghi preliminarmente sull’origine del disagio scolastico, classe per classe, alunno per alunno, partendo dal fenomeno: come si manifesta? (in genere con rifiuto di seguire regole e consegne: ma è tutto qui?); quale può esserne la causa: familiari, sociali, etniche?; come si comporta il gruppo-classe? E l’insegnante? Troppo accondiscendente o al contrario eccessivamente insofferente? Indagini del genere non possono che essere rinviate ad un momento successivo. Alcuni comportamenti non consoni da parte di alunni stranieri, potrebbero trovare un loro corretto inquadramento, utilizzando ad esempio figure di mediatori culturali. Per parafrasare il saggista e giornalista statunitense Mencken <<per ogni questione complessa vi è una risposta chiara, semplice e sbagliata>> (per la complessità del fenomeno cfr il Documento di orientamento per il contrasto del disagio e della dispersione scolastica a cura del Gruppo interistituzionale Distretto Pianura Est per la prevenzione del disagio scolastico e per il contrasto alla dispersione scolastica e formativa). Buona pratica, infine, richiede che dall’anno scolastico a venire detto progetto divenga parte integrante della programmazione del consiglio di classe, fase preliminare di ogni futura azione didattica. IL PROGETTO 2. Dis-agio, dis-agi Il termine disagio, se restiamo alla sua etimologia, è in pratica un dis-agio, il contrario quindi di una situazione di benessere. Ma il termine agio, richiama anche il verbo latino ago che significa fare, un disagio è in sostanza un “non fare” o un “fare male”. Il termine, poi, è assolutamente generico. Al punto che usandolo si intercettano e si confondono problematiche diverse, fino ad annullarne la specificità. Quindi più che di disagio, si dovrebbe parlare di disagi, tanti quanti sono i soggetti che li esprimono. E non si intende qui accennare solo alle problematiche degli alunni, ma anche degli stessi insegnanti, e del personale scolastico in genere: un istituto scolastico è come un meccanismo, in cui, al malessere di uno dei suoi membri consegue necessariamente il malessere degli altri. Perché malessere? Molte possono essere le origini del disagio che si manifesta a scuola. E non è certo compito di un istituto indagare dette ragioni che possono essere, come si diceva poco sopra, di tipo psicologico, familiare, sociale o addirittura, com’è la norma, derivare dalla sovrapposizione delle tre tipologie. Il contesto sociale si è complicato a Molinella come altrove. La scuola poi, nonostante i tagli, viene sempre più chiamata a diventare fulcro di intervento pubblico per il benessere dei membri della comunità. A maggiori funzioni corrispondono così diminuzione dei mezzi. Il progetto nella sua architettura base si può così di seguito declinare. I fase: sondaggio Fin da quest’anno scolastico, alcune problematiche possono essere meglio comprese o messe a fuoco, attraverso una prima fase di screening. Detta azione dovrà servirsi di strumenti idonei per l’accertamento dei disagi presenti attraverso la realizzazione di questionari (indicatori sociali o piscologici). In questa fase, diciamo così volenterosa ma un po’ “istintiva”, potranno bastare le intuizioni e le esperienze degli insegnanti e della classe. L’affinamento degli strumenti sarà da rinviarsi all’anno scolastico successivo. Va da sé, che si può già proficuamente coinvolgere lo psicologo previsto dal progetto per individuare linee-guida di analisi. Le stesse conclusioni verranno comunque discusse con lo psicologo per migliorare o calibrare gli interventi didatticoeducativi. II fase: dal dis-agio al fare Stabilita alla grossa l’entità del disagio e consultato lo psicologo, si passerà alla II fase del progetto, a sua volta costituita da tanti progetti che verranno realizzati in collaborazione per lo più (se non nella totalità) con alcune realtà associative del territorio molinellese. A questo proposito, l’ideazione dei progetti ha avuto come stella polare, quell’idea del fare che è sembrata, in parte, l’opposto di ciò che rappresenta un disagio nell’accezione etimologica di cui sopra. Il disagio quindi non può e non deve essere semplicemente controllato, isolato, nascosto. L’alunno “problematico” come di diceva una volta non può essere per così dire parcheggiato presso docenti volenterosi e sottratto alla classe. L’alunno problematico deve essere guidato ad agire in m modo fruttuoso, appunto riducendo quel dis-agio. E’ qui che la scuola può agire. Bisogna, quindi, partire dall’idea che il disagio non si riduce, né si elimina, né si nasconde, né si reprime. Il disagio fondamentalmente si trasforma. Un po’ come accade nel karate in cui si sfrutta la mossa dell’avversario a proprio favore. Spesso, gli alunni disagiati hanno solo una grande energia che va canalizzata, che cerca una forma per esprimersi. In un certo senso è all’espressione del sé che detto progetto ambisce e non solo dell’alunno. L’autostima che può derivare dal creare, manipolare oggetti, produrre opere – pur sempre in situazioni strutturate - può davvero trasformare il dis-agio in un agio. E ciò a partire dalle competenze di base e in funzione delle competenze di base di ciascuna disciplina curricolare coinvolta nel progetto, perché noi non siamo né solo educatori, né manager, né sociologi, ma siamo innanzitutto docenti. Senza dimenticare le altre componenti scolastiche. I progetti, quindi, sono al servizio del disagio, sono per così dire il tentativo di utilizzare il potenziale energetico insito in ogni disagio e trasformarlo in qualcosa di forte, utile, complesso, energetico, liberatorio. Anzi, fin dal prossimo anno scolastico, questo stesso progetto andrà elaborato insieme agli alunni. Dell’intera classe. E’ chiaro che, da questo punto di vista la classe – intesa nel senso fisico - non basta. La classe non basta più, non è più sufficiente a contenere questa energia ed ecco la necessità di tenere impegnati i ragazzi in attività extra classe, ma, si badi bene, non a far nulla o a fare di tutto, ma a lavorare in base a progetti ben precisi ed articolati. La classe reprime, circoscrive, limita, chiude. E’ confine, frontiera da superare. E’ limite da includere e rigettare. Tutti insieme, alunni e docenti, alunni disagiati e alunni non particolarmente problematici (ma che poi hanno i loro disagi specifici e spesso invisibili). L’insegnamento richiede occhio, orecchio e cuore attento. Richiede qualità sciamaniche piuttosto che meramente disciplinari. Fare dunque. Ma cosa? Qualcosa che sia utile, che sia soprattutto educativamente e didatticamente proficuo. Importante è la relazione alunni-classe. . Le attività sotto indicate, infatti, non possono prescindere dalla classe – questa volta intesa nel suo aspetto umano - punto di inizio e di conclusione di tutti i progetti che mirano sostanzialmente a: 1) Restituire autostima agli alunni (ed anche agli insegnanti) attraverso percorsi didatticoeducativi che abbiano come obiettivo finale la realizzazione di “qualcosa” di visibile ed utile. 2) Puntando sulla socialità di quell’espressione di sé che si vuole stimolare con l’intervento 1. E, quindi, possibilità di una sempre maggiore relazione “strutturata” tra l’alunno “disagiato” e il resto della classe. Con l’avvertenza che, per evitare che il possibile disinteresse di alcuni alunni possa gravemente inficiare le lezioni, verrà, all’inizio del laboratorio, stilato con gli alunni stessi un regolamento che possa prevedere anche l’espulsione dal laboratorio per tornare alle attività scolastiche tradizionali. Ciò varrà per ogni laboratorio. Va da sé che vengono indicati i docenti direttamente interessati, ma si dà per scontato che coinvolti nel progetto sono tutti i docenti curricolari (come poi di volta in volta si precisa). 1) LIBRO DI BARZELLETTE ATTIVITA’ Si incomincia in classe. Ogni alunno racconta agli altri alunni una barzelletta che ritiene “divertente” e riceve dagli altri il cosiddetto “lasciapassare”, attraverso una votazione. Le barzellette più divertenti verranno poi inserite in un libro alla fine del percorso. In aula-computer le barzellette scelte vengono trascritte in formato word tramite una grafia accattivante. Le stesse saranno corredate da una serie di disegni ad hoc, realizzati dagli alunni inseriti nel progetto con l’ausilio del resto della classe. 2) CREARE PER CRESCERE – Laboratorio di lavorazione dell’argilla ATTIVITA’ Anche in questo caso, l’attività nasce in classe e “dalla classe”. Essendo l’obiettivo quello di realizzare opere in argilla, gli insegnanti curricolari predisporranno alcune lezioni introduttive all’argomento: in particolare, l’insegnante d’Arte (la lavorazione dell’argilla in senso artistico) e di Storia (l’importanza dell’argilla nella Storia) e di Tecnica (l’uso dei materiali). A questo proposito, potranno essere utilizzati i laboratori d’arte già calendarizzati. In questa fase gli alunni progetteranno e disegneranno le opere che intendono produrre. In gruppi di quattro, poi, saranno guidati alla sede dell’associazione ove seguiranno le lezioni degli esperti. Lavoreranno concretamente l’argilla, riepilogando le informazioni teoriche ricevute, seguendo le diverse fasi di lavorazioni, fino alla sua essiccazione nel forno del laboratorio. Le attività saranno poi mostrate a tutta la classe. La classe intera sarà presente nel laboratorio dell’associazione all’inizio, in itinere e alla fine del progetto. I disegni possono essere di qualunque alunno della classe (al limite da scegliersi secondo le procedure per le barzellette). 3) DAL FOGLIO ALLA SFOGLIA – Laboratorio di cucina ATTIVITA’ La classe infatti sarà fortemente coinvolta. Infatti la prima fase del progetto riguarda la redazione di ricette di cucina tradizionali molinellesi. I docenti di storia, in primis, e tecnica, si occuperanno della raccolta documentaria, attribuendo agli alunni compiti di ricerca e di studio degli ingredienti (e quindi tecniche per la sfoglia; il percorso del grano: dalla spiga alla macinazione e così via). A questo punto, sempre in piccoli gruppi, gli alunni verranno condotti nel laboratorio di cucina dove verranno istruiti nella realizzazione di alcune di quelle ricette. La fase finale prevede l’esposizione di piatti sotto la guida di un maitre professionista e con la possibilità da parte degli alunni di venire a conoscenza della realtà dell’Istituto alberghiero. Insomma, dal foglio delle ricette alla sfoglia vera e propria alle possibilità professionali. 4) CORPUS SANUM IN MENTE SANA – Attività strutturate con attrezzi da palestra ATTIVITA’ Nella prima fase del progetto, l’intera classe sarà coinvolta da parte del docente di motoria, nel riconsiderare l’importanza dell’attività fisica, come questa può davvero servire al corpo e non essere solo un potenziamento per meri motivi esibizionistici. I diversi effetti sul corpo utilizzati dai diversi attrezzi, le diverse parti del corpo, etc. Anche qui, l’intervento del docente di motoria può essere proficuamente integrato da quello di scienze (il corpo umano) e Tecnica: per la logica di funzionamento di alcuni attrezzi. La fase pratica prevede l’esercitazione pratica su alcuni attrezzi per poi completarsi con una piccola esibizione pratica a beneficio della classe. Il prof. di motoria sottolineerà anche l’importanza della disciplina in dette pratiche, parlando, se lo ritiene necessario di doping. 5) DANZANDO (e SUONANDO) SI IMPARA– Laboratorio semi-autogestito di hip-hop ATTIVITA’ Guidati dal professore di motoria, gli alunni destinatari principali del progetto disagio, saranno chiamati ad organizzare una vera e propria gara di breakers i quali, come si sa, danzano sulle note dell’hip-hop. Innanzitutto, individueranno le musiche più adatte a creare le coreografie: potranno essere di autori noti o addirittura (perché no?) creazioni originali. In questa fase l’intervento della classe sarà fondamentale. Successivamente, individueranno le coreografie, potendosi avvalere anche dell’intervento di alcuni ex alunni che hanno praticato questo tipo di danza. Tutta la scuola sarà a questo punto coinvolta: ogni classe potrà presentare uno o due numeri di break-dance. Le esercitazioni avverranno durante il laboratorio. Alla fine, esibizione conclusiva. 7) PRIMO SOCCORSO – Rudimenti di primo soccorso L’idea di base è di offrire agli alunni rudimenti di intervento di primo soccorso con l’intervento di un esperto. Si prevedono un paio di lezioni, fondamentalmente teoriche. Gli insegnanti che possono seguire il progetto potrebbero essere quelli di scienze e di lettere (per la parte curricolare e di classe). In particolare: tecniche di rianimazione, corpo umano, la respirazione. Educazione alla cittadinanza: la necessità del soccorso, etc. 8) BRACCIA OFFERTE ALLA NATURA – Laboratorio di giardinaggio Il laboratorio in questione nasce dalla constatazione di una necessità, cioè quella di rapportare il mondo della scuola a quello della natura, un rapporto spesso più teorizzato che effettivamente praticato. Ecco perché si ritiene utile porre i ragazzi in diretta relazione con alcune pratiche afferenti al mondo agricolo e naturale in genere. L’attività, in particolare, vedrà l’intervento di un esperto di giardinaggio che insegnerà ai ragazzi alcune tecniche di “impiantazione” e cura di: piante, arbusti e fiori in genere. L’attività sarà ovviamente scandita in due grandi momenti. Il momento diciamo così della semina e quello successivo della cura fino alla fioritura vera e propria, presumibilmente a maggio