il riscatto di madama butterfly - contributi del dr. cataldo greco

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il riscatto di madama butterfly - contributi del dr. cataldo greco
Puccini così tragico e moderno
IL RISCATTO DI MADAMA BUTTERFLY
Alla Scala trionfa il fascino della tradizione
Chailly svela l’incanto perduto
Il soprano Siri dopo il trionfo: «Donne lottate e non mollate mai»
da Milano
Cataldo Greco
Uno dei primi e più visibili effetti del referendum è stata l’assenza alla Scala delle più alte cariche
dello Stato e del Governo per la serata inaugurale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
ha voluto tuttavia far giungere il suo messaggio di saluto, letto prima che si levasse il sipario dal
Sovrintendente, Dottor Pereira.
Il Presidente Mattarella ha voluto confermare il
suo desiderio di essere presto alla Scala. L’assenza
di ufficialità non ha peraltro fermato il grande rito
scaligero che arriva puntuale come ogni anno il
giorno della festa di Sant’Ambrogio, patrono di
Milano, per l’apertura della nuova stagione lirica,
ormai divenuto un fenomeno musicale e mediatico
di dimensioni planetarie, con trasmissioni in
diretta, e in differita, alle radio, alle televisioni, nei
cinema e nei teatri d’Italia, d’Europa e di mezzo
pianeta, dall’America alla Corea. Né si è fermata
la festa della mondanità, che ha avuto il suo corso
Il Maestro Riccardo Chailly
in un’atmosfera sempre più rapita dalla musica di
Puccini, fino al trionfo finale con 13 minuti di
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applausi, nonostante che proprio alla Scala con “Madama
I VOLTI E LE VOCI
Butterfly” il compositore ebbe nel 1904, 112 anni fa, un
insuccesso tanto ingiusto quanto doloroso.
La “Prima” scaligera di quest’anno, con la ripresa proprio
dell’edizione originale, ha voluto essere una specie di
risarcimento. E questo ha suscitato perplessità, in alcuni casi
addirittura sdegno, tra i pucciniani di stretta osservanza, che
hanno incomprensibile l’idea di proporre in un allestimento
lussuoso, una versione che lo stesso Puccini aveva modificato
nel giro di tre mesi, intervenendo nella struttura stessa
dell’opera, snellendo il primo atto e dividendo il lungo secondo
atto in due atti distinti.
Sull’onda delle emozioni già vissute, e perciò non “a freddo”, si
può dire che…Puccini è sempre Puccini, la sua musica è sempre
sublime anche nella prima versione. E tuttavia, dato anche il
carico emotivo che dura un’ora e mezza di secondo atto getta
sull’ascoltatore, non si può non pensare che Puccini era un
maestro anche nel montaggio delle proprie opere, era geniale nel
valutare quanto poteva funzionare o meno una determinata
scena. E perciò se nel 1904 dopo la prima alla Scala ha fatto
delle modifiche, aveva ragione.
In ogni caso lo spettacolo inaugurale del 2016, che ha
definitivamente consacrato sulle scene liriche una nuova diva
con un interprete del calibro di Maria José Siri, ha avuto il
merito di una grande fedeltà alla poetica di Puccini. La direzione
di Riccardo Chailly ha esaltato, oltre alla teatralità, il tessuto
sinfonico di una partitura che, al di là di come la si consideri sul
piano del sentimentalismo, è un capolavoro per molti aspetti:
come sintesi di esotismo, come testimonianza di arte floreale e
soprattutto perché avendo presente la grande musica dell’800, si
confronta con i grandi autori del primo Novecento. L’esotismo
di Puccini va raffrontato con quello di Strauss e di Mahler. E la
lettura di Chailly si pone in questa prospettiva. Di grande
interesse è l’impostazione registica di Alvis Hermanis, che con il
suo staff di collaboratori mette bene in chiaro le cose. La prima è
che “Madama Butterfly” è un’occasione meravigliosa nella
quale l’Occidente si reinventa l’Oriente e il Giappone. Ma
soprattutto questa nuova “Madama Butterfly” mette bene in
risalto lo scontro di civiltà. La storia di Cio Cio-San non
riguarda solo un amore finito male, ma il difficile cambiamento di una ingenua ragazza che diventa
madre e donna rimanendo soffocata negli ingranaggi di un confronto tragico tra culture, religioni,
modo di intendere il rapporto tra uomo e donna e la vita in generale.
Bella l’idea di arredare la casa di Butterfly, all’inizio del secondo atto, come fosse una abitazione
americana. Dà concretezza al sogno americano di una ragazza giapponese. E quando non solo
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l’amore, ma anche il sogno e le
illusioni crollano, il Codice dei Padri
prende il sopravvento e non c’è altra
scelta, almeno nell’ottica giapponese,
che salvare l’onore.
È questo l’epilogo di un percorso visivo
che non sarà stato particolarmente
innovativo o sperimentale, ma ha
assicurato una bellezza di visione
costante nelle tre ore di spettacolo. È
difficile dire se sarebbe o no piaciuto a
Puccini. Certo è dopo quel brutto “fiasco” del 1904, sicuramente frutto di una gazzarra organizzata,
un risarcimento lo ha avuto.
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