Calendario Esposizioni Brescia Maggio 2013
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Calendario Esposizioni Brescia Maggio 2013
BRESCIA ESPOSIZIONI MAGGIO 2013 Infopoint Turismo Bresciatourism MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI MOSTRE NEI MUSEI CIVICI & NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DI BRESCIA MUSEO SANTA GIULIA Dall’8 marzo al 30 giugno 2013 NOVECENTO MAI VISTO Capolavori dalla Daimler Art Collection FROM ALBERS TO WARHOL TO (NOW) I capolavori della Daimler Art Collection per la prima volta in Italia. Nell’ambito di “Novecento mai visto”, la mostra curata dalla dott.ssa Renate Wiehager, saranno raccolte 230 opere firmate da 110 artisti internazionali, dal 1909 ad oggi: una selezione di grande valore che parte dai classici del Costruttivismo e dell’Arte Concreta, passando per il Minimalismo e le Tendenze Concettuali. Tra le opere esposte anche installazioni, fotografie e video di noti artisti contemporanei, tra cui Nic Hess e Luca Trevisani. Con una speciale sezione dedicata all’automobile quale musa ispiratrice. La mostra, articolata attraverso un percorso che pone in risalto i principali movimenti artistici dell’ultimo secolo, prevede anche un ampio programma educativo per gli allievi delle scuole e degli istituti superiori di Brescia, che sarà sviluppato in collaborazione con il dipartimento educativo del museo. Punto di partenza dell’esposizione “Novecento mai visto” sono alcuni capolavori del Modernismo Classico, con importanti lavori della scuola tedesca Bauhaus, del Costruttivismo e dell’Arte Concreta come, ad esempio, Josef Albers, Willi Baumeister e Max Bill, i principali artisti della collezione. Altri nomi rappresentativi di quei tempi sono Adolf Hölzel, Oskar Schlemmer, Adolf Fleischmann, Jean Arp, Richard Paul Lohse, Herrmann Glöckner e Georges Vantongerloo. Nelle sezioni storico-artistiche iniziali l’esposizione presenterà capolavori del tempo affiancati da posizioni contemporanee che riferiscono, riflettono o sono correlate a questi predecessori artistici. Questa esposizione vuole creare un dialogo referenziale tra i lavori e rivelare collegamenti discorsivi tra idee formali individuali e argomenti nel tempo. La seconda parte della mostra è dedicata alla ZERO avantgarde europea. Questo movimento è legato ad artisti come Heinz Mack, Enrico Castellani, Dadamaino, Getulio Alviani, François Morellet, Jan Schoonhoven, Klaus Staudt e Jan Henderikse. Fondato nel 1957 da Heinz Mack e Otto Piene come un’associazione di artisti, “Zero” divenne un movimento europeo negli anni Sessanta. Mettendo in discussione le basi della produzione, ricezione e presentazione artistica in generale, gli artisti ridefinirono in modo radicale il concetto tradizionale di opera d’arte, ponendo le basi per l’Arte Concettuale e il Minimalismo in Europa. La seconda sezione espositiva ospita i classici del movimento Minimal Art dal Nord America e dalla Germania, tra cui lavori di Donald Judd, Sol LeWitt, Ulrich Rückriem o Charlotte Posenenske, tutti risalenti agli anni Settanta. L’esposizione dimostra che esistono connessioni vitali tra la pittura strutturale-costruttiva europea e le tendenze americane dell’arte minimalista, rappresentate nei lavori di Peter Roehr, Hanne Darboven e Franz Erhard Walther. Si mostra chiaramente che il Minimalismo è un tratto caratteristico di molti lavori di artisti di periodi e nazionalità differenti. Le tendenze di un Minimalismo internazionale sono attualmente sviluppate da artisti come Natalia Stachon, Lasse Schmidt Hansen o Jonathan Monk. Nell’ambito dell’arte contemporanea, “Novecento mai visto” pone in evidenza movimenti artistici come l’Arte Concettuale e il Ready-made, nonché cinque ampie presentazioni monografiche firmate da artisti di fama internazionale. Questi gruppi di lavori firmati da Andy Warhol, John M Armleder, Sylvie Fleury, Philippe Parreno e Martin Boyce sono stati acquisiti negli ultimi 25 anni e rappresentano oggi il nucleo concettuale della Daimler Art Collection. Dal 2000 la collezione ha esteso i suoi confini internazionali con lavori di alto calibro di artisti provenienti da Australia, Sud Africa, Asia, India e Stati Uniti. “Novecento mai visto” ospiterà alcune di queste recenti sfaccettature: in una sezione sarà discussa l’importanza dell’idea del Ready-made sviluppata da Duchamps agli inizi del XX secolo, con opere di Mathieu Mercier, Haim Steinbach, John Nixon e John M Armleder. Un’altra sezione sarà dedicata alle tendenze concettuali dagli anni Sessanta ad oggi. La vicinanza intellettuale e fattuale dei 2 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI lavori di Joseph Kosuth, Marcia Hafif, Daniel Buren, Bojan Šarčević, Alicja Kwade e Liam Gillick consente al visitatore di ripercorrere i momenti fondamentali dell’Arte Concettuale: la sua enfasi su sistema e serie, dematerializzazione e processualità, razionalità/ irrazionalità dell’idea di opera, parametri dell’opera d’arte, il coinvolgimento dell’osservatore e l’arte come linguaggio - il linguaggio come arte. Un altro nuovo ambito d’interesse della Daimler Art Collection è rappresentato dalla New Media Art, che comprende fotografia, video e installazioni multimediali spesso incentrate su tematiche socio-critiche, politiche e culturali della società contemporanea come, ad esempio, le opere di Berni Searle, David Goldblatt, Pamela Singh, Sigalit Landau, Alfredo Jaar e Santiago Sierra. La sezione finale della mostra è dedicata a lavori commissionati sul tema dell’automobilismo. Nel 1986, in occasione del 100esimo anniversario dell’invenzione dell’automobile, la Daimler-Benz chiese a Andy Warhol di guardare il motivo di un’auto come un’icona di mobilità. Per la serie “Cars” furono programmate 80 opere, ma solo 35 immagini e 12 disegni furono completati prima della morte di Warhol nel 1987. Questo complesso costituisce l’origine per altri lavori legati alle automobili commissionati dalla Daimler a Robert Longo, Simone Westerwinter o Sylvie Fleury. Quest’ultima produsse una serie di sei formidabili video per il nuovo MercedesBenz Center di Parigi. In ciascuna delle sue proiezioni a 3 canali, l’artista fonde il fascino delle leggendarie vetture Mercedes-Benz con le ultime idee contemporanee dal mondo dell’arte e della moda, in un approccio tanto enigmatico quando elegante. Questa sezione sarà completata con altre sculture, oggetti e video legati alle automobili, firmati da Richard Hamilton, David Hockney, Kirsten Mosher e Vincent Szarek. Dall’8 marzo al 30 giugno 2013 NOVECENTO MAI VISTO Opere dalle collezioni bresciane DA DE CHIRICO A CATTELAN E OLTRE Insieme alla raccolta di arte moderna e contemporanea della Daimler, nel Museo di Santa Giulia sarà presentata una mostra dedicata alle esperienze artistiche dell’arte italiana del Novecento, attraverso una selezione dei dipinti dei Civici Musei, già esposti nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, aperta in Santa Giulia dal 1964 al 1972. La Galleria esibiva inoltre oltre settanta tele provenienti dalla straordinaria collezione depositata da Guglielmo Achille Cavellini, comprendente quanto di meglio e di nuovo proponeva allora l’arte italiana e internazionale (da Klein a Warhol, da Rauschenberg a Hartung, da Burri a Fontana). Importanti testimonianze dell’arte del Novecento (de Chirico, Morandi, Sironi) arricchirono poi (1986) le raccolte civiche tramite il lascito della famiglia bresciana Scalvini. Il percorso della mostra intende ricordare quell’iniziativa, rendere omaggio a Cavellini come artista e collezionista ed evocare il clima culturale “d’avanguardia” che connotava allora Brescia, anche grazie all’apertura di nuove gallerie e al costituirsi di cospicue raccolte private. Attraverso i fondamentali prestiti concessi, almeno in gran parte, da tali raccolte “storiche”, ancora in parte esistenti e spesso accresciutesi nel tempo, è possibile delineare un percorso nell’arte italiana dal primo Novecento agli anni Settanta. Saranno così proposte al pubblico opere “mai viste”, o esposte solo occasionalmente, da decenni conservate nei depositi dei Musei e nelle stanze dei collezionisti bresciani. La scelta ha privilegiato, oltre al livello qualitativo, l’importanza delle singole opere in riferimento all’attività dei rispettivi autori, in modo tale da poter testimoniare al meglio le tendenze che, in particolare tra gli anni Cinquanta e Settanta, caratterizzano l’arte italiana, dall’Informale allo Spazialismo, all’Arte Povera. La mostra è curata da Elena Lucchesi Ragni con Enrico De Pascale e Paolo Bolpagni. La prima sezione presenta alcune opere di proprietà dei Civici Musei, sorprendentemente anticipatrici in senso astratto, eseguite dal bresciano Romolo Romani (1884-1916), che firmò il primo “Manifesto dei pittori Futuristi”. La dimensione europea dell’artista, prematuramente scomparso, è qui testimoniata, in particolare, da alcuni straordinari disegni e dalla grande tela Immagine (1908 circa), posta in apertura del percorso espositivo: la composizione, unicamente attraversata da andamenti dinamici di intensa vibrazione cromatica, rimanda alle precoci sperimentazioni non figurative emergenti nei primi decenni del Novecento (Klee, Kandinskj, Kupka, Čiurlionis). La seconda sezione presenta sei dipinti, ancora di proprietà dei Musei, di ambito futurista (Gerardo Dottori, Julius Evola, Gino Galli, Fortunato Depero). La serie riveste un notevole interesse per la datazione delle tele (compresa tra il 1915 e il 1919) e per l’omogeneità delle soluzioni di tipo formale, come la scomposizione dei volumi e l’uso del collage. Nel loro insieme testimoniamo la vitalità dell’avanguardia futurista dopo la morte di Boccioni (1916), in particolare tra Firenze e Roma, dove era attivo Anton Giulio Bragaglia, il 3 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI notissimo fotografo e gallerista, originario proprietario della maggior parte dei dipinti. La sezione si conclude con la celebre tela di Depero Ritratto psicologico dell’aviatore Azari (collezione privata), donato dall’autore allo stesso Azari nel 1922 in occasione dell’“Esposizione Internazionale Futurista” di Torino. La terza sezione è dedicata ad alcuni grandi maestri attivi nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, che presero variamente parte al gruppo Novecento. Tale movimento, caratterizzato dal rifiuto dell’esperienza delle avanguardie e dall’adozione dei generi tradizionali, elaborò un “ritorno” alla figurazione, talvolta a contatto diretto con l’ambiente artistico parigino. Si potranno quindi ammirare, tra l’altro a diretto confronto, tre notevoli dipinti di natura morta eseguiti da de Chirico (1925-30 circa, collezione privata), Giorgio Morandi (1946, Musei Civici) e Gino Severini (1928, collezione privata); seguono due tele di Mario Sironi degli anni Quaranta (Composizione e Doppia figura), di vigorosa costruzione plastica, provenenti, come il citato Morandi, dal legato Scalvini ai Musei. Il dopoguerra è un periodo di grande fermento per l’arte italiana, e la mostra lo documenta in una sezione, la quarta, che potremmo riassumere nelle tre parole-chiave di “gesto”, “segno” e “materia”. È la rivoluzione dell’Informale, che va molto al di là dell’astrattismo: le opere diventano testimonianza di misteriosi alfabeti, tracce del gesto dell’artista, concrezioni di colori e di segni, agglomerati di materia. In mostra compaiono due esponenti del Gruppo Origine, Giuseppe Capogrossi e Mario Ballocco (collezioni private), ma anche una rara composizione di Emilio Vedova, già esposta alla Biennale di Venezia del 1948 (collezione privata). Si aggiungono Enzo Brunori e Alfredo Chighine, pittori particolarmente apprezzati da Cavellini, da considerare tra gli acquisti più importanti effettuati in occasione dell’apertura della Galleria d’arte moderna. Tra questi si inserisce anche un dipinto di Ennio Morlotti (1955, collezione privata), dove le figure delle Bagnanti sembrano ormai dissolversi in una continuità cromatica di forte evidenza materica. Lucio Fontana, con i suoi notissimi “buchi” e ”tagli”, compie un passo ulteriore: è l’invenzione dello Spazialismo, cioè di una visione dell’arte in cui lo spazio è inteso come materia, di cui offrire una nuova dimensione percettiva. Il suo esempio sarà determinante nell’ispirare e orientare altri e più giovani artisti della fine degli anni Cinquanta e dei Sessanta, come Enrico Castellani, famoso per le sue tele estroflesse, e il dirompente Piero Manzoni; oltre alla fin troppo celebre Merda d’artista, provocazione al feticismo del mercato dell’arte, è presente in mostra un suo straordinario Catrame del 1957 (collezioni private). La quinta sezione è dedicata a Guglielmo Achille Cavellini. Le tre tele di Giulio Turcato, Renato Birolli e di Mario Schifano (collezioni private), a lui appartenute, intendono evocare la sua collezione, allora unica in Italia quanto ad aggiornamento e intuito critico. Nella stessa sala sono presentati tre ritratti di Cavellini (da lui commissionati a Birolli, Mario Ceroli, Andy Warhol) ed alcune sue opere, dove la riflessione sulla condizione dell’artista contemporaneo si traduce in espliciti rimandi alla storia recente della pittura, come le elaborazioni, in legno combusto o colorato, dedicate a Morandi e a Braque. Il tema, ricorrente dal 1971, dell’ “autostoricizzazione” è ripreso nella Colonna, nell’Armadio e negli Abiti utilizzati nelle performaces, rivestiti di testi autobiografici, dove la mescolanza tra le notizie vere e quelle del tutto improbabili si traduce in un gioco insieme concettuale ed ironico. L’ultima sezione espone alcuni lavori di esponenti della cosiddetta “Arte Povera”, sviluppatesi in Italia dalla fine degli anni Sessanta. Il movimento rifiuta tecniche e supporti della tradizione e utilizza materiali comuni, come legno, ferro, plastica e cuoio, per elaborare “installazioni” che stabiliscono una relazione diretta con l’ambiente e l’osservatore. In mostra saranno presenti opere importanti (collezioni private) risalenti agli anni Sessanta e Settanta, cioè alla fase culminante e più creativa del movimento, di autori quali Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Eliseo Matracci, Pierpaolo Calzolai e Alighiero Boetti. Una sezione speciale della mostra è costituita dal nucleo di opere appositamente selezionate con l’intento di stimolare un dialogo quanto più possibile fecondo con le architetture del monastero, con la sua storia, con le opere e i segni che con il tempo vi si sono stratificati. L’operazione intende verificare da un lato la capacità dei linguaggi contemporanei di confrontarsi con le grandi testimonianze artistiche del passato, dall’altro la possibilità di aprire quest’ultime a nuove opportunità interpretative, a ulteriori livelli di significato. La collocazione delle opere risponde infatti a una precisa strategia ostensiva che tiene conto delle affinità di tipo contenutistico o formale, e dell’originaria destinazione d’uso di alcuni ambienti: di qui la scelta di collocare nell’abside di San Salvatore la scultura di Anish Kapoor e l’Angelo di Luigi Mainolfi (nel Coro delle Monache). Al centro dei chiostri trovano posto, quali nuovi fulcri prospettici, il Grande Carro di Mimmo Paladino e la Nuvola di Gabriele Picco. Ancora in un chiostro, inteso come luogo dialettico per eccellenza, si pone il padiglione di vetri specchianti di Dan Graham, in cui il fruitore è allo stesso tempo attore e spettatore, in un continuo gioco di riflessi e di inversione dei ruoli. 4 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Dal 25 aprile al 2 giugno 2013 Parola suono immagine Approccio alla poesia visiva collezione Tullia Denza Il percorso espositivo rappresenta la straordinaria opportunità per conoscere una delle raccolte più significative, sia italiane sia internazionali, dedicate alla Poesia visiva, movimento di grande rilevanza nel panorama artistico del XX secolo, con l’intento di ricordare, attraverso il contributo degli eredi, la figura di Tullia Denza, appassionata collezionista di ambito bresciano. Il fine della famiglia Denza è sollecitare interesse e creatività nei più giovani tramite un’attività di sperimentazione didattica sulle ricerche poetico-visuali che illustrano i processi creativi degli artisti che, negli anni ’60 e ’70 del Novecento, hanno posto in stretta relazione la parola e l’immagine, fino a far occupare a poesia e grafica i reciproci ambiti, in un processo di compenetrazione tra i due linguaggi. Le opere esposte provengono dalla collezione Denza di Brescia e dall’archivio Tullia Denza attualmente in deposito presso il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. L’ospite eccellente, le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo in Santa Giulia In coincidenza con l’avvio dei lavori in palazzo Martinengo da Barco – la storica sede della Pinacoteca Civica – è stata inaugurata al Museo di Santa Giulia l’esposizione “L’ospite eccellente”. Si tratta di una ricca selezione di dipinti appartenenti alle raccolte della Pinacoteca, temporaneamente ospitati presso il Museo della Città al fine di garantirne la visione ai bresciani e ai visitatori provenienti da altre città attraverso un criterio espositivo che valorizza le opere, ponendo in luce gli autori più significativi – tra i quali Raffaello, Moretto, Romanino, Savoldo e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – e importanti artisti di interconnessione sulla via maestra dell’intenso realismo che ha caratterizzato la pittura bresciana ed il collezionismo locale. La mostra allestita a Santa Giulia consente di compiere un percorso virtuale attraverso la storia della pittura bresciana – o eseguita a Brescia e per Brescia da importanti artisti italiani – a cominciare dal Tardogotico e fino al pieno Settecento. Non mancano, naturalmente, i più noti capolavori ai quali è legata la fama della raccolta cittadina: dal Cristo Redentore e dall’Angelo di Raffaello allo Stendardo di Orzinuovi di Vincenzo Foppa, dal Cristo e l’Angelo di Moretto all’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto, dal Flautista del Savoldo allo straordinario nucleo dei dipinti di Giacomo Ceruti, tra i quali spiccano tre tele appartenenti al cosiddetto Ciclo di Padernello. Parallelamente, trovano posto nell’esposizione anche i Profeti del Moretto, il ciclo dipinto da Giulio e Antonio Campi per palazzo della Loggia, e notevoli opere di genere del Seicento e del Settecento (paesaggi, marine e nature morte). Accanto al taglio cronologico, particolare attenzione viene prestata all’approfondimento di alcuni temi specifici, quali il ritratto (sia di grande che di piccolo formato, con belle miniature di scuola nord-europea e italiana provenienti in gran parte dalla collezione di Paolo Tosio), la pittura devozionale e quella destinata a ornare gli edifici ecclesiastici, con le grandi pale d’altare provenienti dalle chiese di San Barnaba (il polittico di Vincenzo Civerchio e Francesco Napoletano) e di Sant’Eufemia (l’imponente Sacra conversazione dipinta da Moretto) e con le due Natività di Moretto e Romanino. Le cento opere esposte a Santa Giulia trovano posto accanto ad alcuni ambienti del complesso monastico che – sempre in connessione ai lavori di palazzo Martinengo – sono stati destinati a deposito. Nuove acquisizioni per i Musei di Brescia Tre affreschi di Floriano Ferramola I tre affreschi, provenienti da un palazzo cittadino, sono stati depositati, con non comune sensibilità culturale, nei civici Musei dall’attuale proprietario. Ulteriori ricerche potranno meglio precisarne la provenienza e l’attribuzione, riferibile tuttavia a Floriano Ferramola. L’ampia apertura paesistica, la tipologia dei volti femminili, le modalità esecutive rimandano, in particolare, ai due cicli profani che il maestro bresciano eseguì nel castello di Meano (1509-1512) e in palazzo Calini in città (1512-1518). Per consentire un diretto confronto, i tre dipinti saranno esposti accanto a quelli staccati dallo stesso palazzo Calini (La caccia con il falcone, La nascita di Adone). Le tre opere costituiscono un raro esempio di decorazione privata che si segnala, oltre che per le qualità esecutive, per i significati connessi alla coeva cultura umanistica e alla riscoperta del mondo antico. Nei paesaggi, cosparsi di edifici in rovina, si dispongono le personificazioni delle Virtù cardinali; la serie era in origine 5 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI completata dall’immagine perduta della Prudenza. Come pure indica la conformazione a lunetta, gli affreschi erano probabilmente collocati entro gli archi perimetrali di un ambiente voltato a crociera. D’altra parte, questi soggetti ben si adattavano alla decorazione di uno “studiolo” o di una biblioteca, richiamando, insieme ai dettami della Fede, le prerogative individuali che, guidate dalla Ragione (Prudenza) e della Volontà (Temperanza), raggiungono il bene dovuto a Dio e agli uomini (Giustizia), nonostante gli ostacoli (Fortezza). “D’importanza grande e d’eccezionale rarità…” Collezioni d’arte applicata dei Civici Musei di Brescia In occasione della stampa del volume “Collezioni e Collezionisti. Arti applicate dei Civici Musei di Arte e Storia di Brescia”, a cura di Elena Lucchesi Ragni e Antonio Benedetto Spada e realizzato grazie al contributo dell’Associazione Amici dei Musei, viene esposta al pubblico presso il Museo di Santa Giulia una selezione di oggetti di grande valore artistico e storico. Il percorso espositivo consente di ammirare esemplari di rara bellezza provenienti dalla civiche raccolte di arti applicate, la cui formazione si deve ai generosi lasciti di illuminati collezionisti e mecenati come Gabriele Scovolo, Paolo Tosio, Camillo Brozzoni e Leopardo Martinengo da Barco. Avori medievali, oreficerie sacre del Quattrocento, bronzetti rinascimentali, cammei di età neoclassica, il prezioso medagliere sono espressione di creatività artistica e di sapienza tecnica, oltre che testimonianze di storia del gusto. Per rarità, qualità e quantità degli esemplari, meritano particolare attenzione la serie delle maioliche “istoriate”, in grado di documentare l’attività dei maggiori centri ceramici italiani del Cinquecento, e il gruppo dei vetri di produzione muranese, straordinaria esemplificazione delle tecniche e delle tipologie dal XV al XVIII secolo. Gli “oggetti d’arte” selezionati per questa occasione, insieme ai molti altri conservati da alcuni anni nei depositi, costituiscono un patrimonio di straordinaria importanza che trova pochi confronti nei musei italiani. Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 17.30; mercoledì apertura straordinaria fino alle 22; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 19.00. Chiuso tutti i lunedì non festivi Ingresso: La mostra NOVECENTO MAI VISTO è inclusa nel biglietto d'ingresso del Museo di Santa Giulia. Intero € 10,00 - Ridotto € 7,50 (gruppi da 10 a 30 persone e convenzioni) - Ridotto € 5,50 (da 14 a 18 anni e sopra i 65 anni) - Scuole € 3,00 - Scuole con didattica € 4,50 Nel biglietto intero (€ 10,00) e ridotto (€ 7,50 e € 5,50) è compresa l'audioguida. Per le altre tipologie di biglietti il servizio è acquistabile al costo di € 3,00 (sino ad esaurimento delle audioguide disponibili). MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 030 2977833/834, [email protected], www.bresciamusei.com - www.novecentomaivisto.it CAPITOLIUM Dall’8 marzo al 30 giugno 2013 Il Capitolium riapre le porte del tempo Impossibile perdere una emozione assolutamente unica: assistere al ritorno degli antichi Dei all’interno del loro Capitolium, duemila anni dopo il loro primo ingresso. Accadrà a Brescia dove, dall’8 marzo, riapre il Capitolium, uno degli edifici di età imperiale meglio conservati in Italia settentrionale. La riapertura è limitata ad alcuni mesi perché si tratta di una preview privilegiata del primo di una serie di interventi di scavo, studio e restauro che hanno già coinvolto, e continueranno a coinvolgere, l’intero complesso archeologico a ridosso del Museo di Santa Giulia, ambito che per la sua importanza è stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. A rendere assolutamente eccezionale questa temporanea riapertura è non solo la bellezza, l’imponenza e l’importanza intrinseca del monumento simbolo di Brescia ma il nuovo percorso museale che Francesca Morandini, curatore per l’archeologia dei Civici Musei e Paola Faroni responsabile per l’edilizia monumentale del Comune di Brescia, in team con Filli Rossi della Soprintendenza per 6 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI i Beni Archeologici della Lombardia, hanno ideato. Ad accompagnare il visitatore all’interno dell’antico Tempio, al cospetto di Giove, Giunone e Minerva saranno luci, suoni e atmosfere ricreate da Studio Azzurro. Varcati i nuovi portali in bronzo, il visitatore sarà accolto nella Cella Orientale del Tempio, da una installazione di profonda suggestione evocativa, un vero e proprio racconto, fatto di voci, suoni e immagini. L’installazione multimediale permetterà ai visitatori di conoscere ed esplorare il sito così come doveva presentarsi in origine, valorizzando l’ambiente e consentendo di comprendere meglio il significato del tempio e rendendo la visita indimenticabile. Ma a stupire ancora di più saranno gli ambienti restaurati e soprattutto ciò che durante i restauri qui è emerso. Le novità sono infatti numerose e rilevanti; dai pavimenti originali in marmi colorati del I secolo d. C., agli arredi dell’antico tempio, alla dettagliata sequenza stratigrafica, alla cronologia del tempio stesso. Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era il simbolo stesso della cultura di Roma; in esso era attribuito il culto alla “triade capitolina” e cioè le principali divinità del pantheon latino: i già citati Giove, Giunone e Minerva. Nello spazio antistante il tempio si radunavano i fedeli per le principali cerimonie e venivano compiuti i sacrifici. I pavimenti originali in pregiati marmi policromi, le statue e gli arredi di culto – che rientrano dopo un lungo periodo nella loro antica sede - godranno di nuove visuali e nello stesso tempo saranno protetti e conservati. Nuovi portali in bronzo infatti, altamente tecnologici, permetteranno di rivivere l‘atmosfera sacrale e solenne delle antiche aule di culto, garantendo anche un’ottimale situazione microclimatica per la conservazione delle parti originarie del tempio. I resti archeologici di questo straordinario complesso vennero portati in luce tra il 1823 e il 1826 quando i membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti, grazie a una sottoscrizione pubblica, poterono affrontare scavi estensivi nell’area, partendo da un capitello che affiorava in un giardino privato. La campagna di indagini fu di tale successo da indurre l’amministrazione ad aprire all’interno del tempio, parzialmente ricostruito, il primo museo civico di Brescia, il Museo Patrio. Aveva, in particolare, creato un’immensa emozione la scopertura di un tesoro occultato da una parete del tempio. Un deposito di opere bronzee magnifiche qui nascoste forse per salvarle da scempi o per sottrarle alla fusione per battere moneta. Erano i cosiddetti “grandi bronzi” di Brescia, esposti oggi in Santa Giulia: un insieme unico di statue ed elementi di arredo in bronzo dell’edificio. Tra essi, oltre a ritratti di imperatori, cornici decorate, frammenti di statue, emerge per bellezza e rarità la statua della Vittoria alata, capolavoro della bronzistica del primo secolo dopo Cristo. Questa apertura costituisce la prima tappa di un intervento complessivo di recupero dell’area, che includerà anche con successive aperture i recenti scavi archeologici e il santuario di età repubblicana. L’intervento si pone in continuità con il recupero delle domus dell’Ortaglia e l’inserimento di questo contesto nei percorsi di visita del Museo della città del marzo 2003, nel solco della tradizione archeologica bresciana che, a partire dai provvedimenti del 1480 - per i quali vennero murate negli edifici rinascimentali in piazza della Loggia le “lapidi iscritte” di età romana trovate in città-, dimostra la precoce sensibilità della città nei confronti del suo antico passato. Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a domenica ore 10.00-17.00 (ultimo ingresso ore 16.00) Chiuso tutti i lunedì non festivi Modalità di accesso: per visitare il Capitolium è necessaria la prenotazione. L'ingresso è a gruppi e il percorso dura circa 50 minuti. Ingresso: Intero € 4,00 - Ridotto € 3,00 (dai 14 ai 18 anni e sopra i 65 anni; gruppi da 10 a 25 persone) Scuole € 3,00. Gratuito con il biglietto del Museo di Santa Giulia (ad esclusione del biglietto scuole di Santa Giulia), che include la mostra NOVECENTO MAI VISTO. Area archeologica del Capitolium, Via Musei 57 7 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI MUSEO DIOCESANO La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano. Quattro artisti per un concorso – Le tele del presbiterio di Santa Maria dei Miracoli Nel piccolo scrigno rinascimentale, costruito sul finire dell’Ottocento forse su progetto di Bernardino da Martinengo e decorato con le sculture del milanese Gasparo Cairano, si compie l’atto finale del percorso del Manierismo bresciano e, insieme, si apre la strada alla nuova generazione. Quattro artisti sono designati per la realizzazione delle tele che raffigurano altrettanti episodi della vita della Vergine: Tommaso Bona per la Natività della Vergine, Pietro Maria Bagnadore l’Annunciazione, Grazio Cossali la Presentazione al Tempio e Pietro Marone l’Assunzione. Le quattro tele testimoniano il passaggio al linguaggio della Controriforma e, con esso, alla stagione che avrebbe dato i natali al movimento barocco. In occasione e per tutta la durata dei lavori di restauro delle coperture del Santuario di Santa Maria dei Miracoli, le quattro tele del presbiterio sono esposte presso il Museo Diocesano: un’occasione per conoscere meglio una delle stagioni più ricche e interessanti della pittura bresciana. Dal 26 gennaio al 19 maggio 2013 L’età del rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità: “nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa civiltà. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele C. De Marinis. La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: è proprio nel bresciano, infatti che sono tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena, Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti. Ma la mostra darà conto anche di altre suggestive testimonianze: le notissime statue-menhir che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica, forniscono una iconografia fondamentale per la comprensione del periodo e che in mostra saranno oggetto di ampia illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale. Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle steli antropomorfe, statue-menhir, grandi composizioni monumentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tuttora oggetto di diverse interpretazioni: opere legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle divinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione alpina, ma presenta una vasta diffusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica. Nella mostra sarà illustrato tutto il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplogruppi delle 8 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI popolazioni europee, aspetti paleopatologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di quota. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Remedello. Il percorso della mostra si conclude con l’età del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle due importanti sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insediamento e vengono fondati i primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici dell’anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposizione di ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di Desenzano del Garda, e da Polada, in comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rialzati di Remedello Sopra e di Torbole Casaglia (BS). Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a essere esposti a Brescia. Dal 23 marzo al 30 luglio 2013 I disegni di Hokusai e Lo splendore dell'Oriente Il famoso pittore e incisore giapponese e i tesori della Fondazione Mazzocchi I disegni di Hokusai e Lo splendore dell'Oriente - Il famoso pittore e incisore giapponese e i tesori della Fondazione Mazzocchi, per la prima volta saranno esposti al pubblico i tesori della collezione della Fondazione Mazzocchi in collaborazione con il Comune di Coccaglio.Armature antiche e complete, katane del XVII secolo, splendidi e-maki (dipinti su rotoli), dipinti su vetro, vasi, statuette in avorio, bracciali e orecchini e gli splenditi dipinti su carta di riso raffiguranti il mondo fluttuante dell’Ukiyo-e. La mostra avrà il suo apice con i famosi quaderni manga ("quaderni di pitture divertenti") di Hokusai. I quaderni esposti sono la prima edizione originale del 1817. Essi sono una raccolta di schizzi dai soggetti più vari: paesaggi, soprannaturale, animali, flora e fauna. Un viaggio tra mari in tempesta, montagne imponenti, samurai, volpi e tassi tramutati in umani. Dal 4 al 26 maggio 2013 Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 15.00 ARTBRESCIA – Accademie Da sabato 4 maggio 2013 e per una ventina di giorni il Museo Diocesano di Brescia ospiterà le opere realizzate dagli studenti italiani e stranieri di numerose Accademie delle Belle Arti d’Italia. Il Museo per l’occasione diverrà un centro di aggregazione; gli studenti potranno confrontarsi con gli altri partecipanti ed ampliare le proprie visioni in un’esperienza che non può che essere costruttiva. Questo progetto è volto a promuovere l’arte in tutte le sue sfumature, ecco perché gli studenti non hanno ricevuto restrizioni di alcun tipo, né formali né tematiche. La Biennale di Brescia, infatti, nasce come libera manifestazione dell’arte contemporanea. IN-FORMARE sull’arte è uno degli obiettivi della Biennale, perciò è sembrato doveroso coinvolgere le Accademie, sia per fornire agli allievi un nuovo progetto su cui lavorare e cimentarsi, sia per consegnare al pubblico la possibilità di assistere alle ultimissime tendenze artistiche e chi, meglio di un giovane studente, ne è portatore? Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Sabato e domenica aperto eccezionalmente fino alle ore 19.00 per la mostra L’età del rame. Ingresso: intero € 5, ridotto € 2,50. Ingresso gratuito per scolaresche. Informazioni e prenotazioni: tel. 03040233, fax 0303751064; [email protected] Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233 www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected] 9 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI SALA SS FILIPPO E GIACOMO Dal 3 al 19 maggio 2013 Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 17.30 Marco Furri, “Santi ed Eroi” Nato a Brescia, docente di Arte, ha studiato all’Istituto d’Arte “Savoldo” di Brescia e all’Istituto Statale d’Arte “Vittoria” di Trento. Laureato presso il D.A.M.S della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna, ha in seguito partecipato a numerose collettive ed organizzato varie personali (dal 1974 ad oggi più di trenta) con notevole successo. Sue opere sono in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Orari: da martedì a domenica dalle ore 15.30 alle 19.30. Ingresso: libero Sala Ss. Filippo e Giacomo, Via delle Battaglie 61/A, tel. 03043018 PALAZZO DELLA LOGGIA Dal 16 aprile al 6 maggio 2013 Sulla strada del Moretto Circoscrizione Centro, Associazione Culturale Artestrasse, Ateneo di Brescia, Presidenza del Consiglio Comunale organizzano "Sulla Strada del Moretto". La II Rassegna di artisti che partecipano, o hanno partecipato, alle iniziative culturali "Sulla Strada del Moretto" in piazza Arturo Benedetti Michelangeli di Brescia. Pittura: Clelia Adami, Giusi Agnelli, Massimo Baccanelli, Matelda Benaglia, Angelo Bordiga, Angelo Bussacchini, Nicola Capone, Evandro Colagé, Oscar Coffani, Angelo Faustini, Gianfranco Franzoni, Emma Lussignoli, Marisa Pezzoli, Gabriella Pietta, Bernardo Savino, Alberto Serana, Filippo Tamantini, Giovanni Zanni, Elisa Zubani, Giuseppe Zubani, Angelo Faustini, G.Franco Franzoni Scultura: Gianandrea Blesio, Dino Coffani Orari: da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 19.00; sabato dalle 9.30 alle 12.30. Ingresso: libero Palazzo della Loggia, Salone Vanvitelliano BIBLIOTECA QUERINIANA Fino al 7 maggio 2013 Leonardo Checchia, “Altri paesaggi” Fino al 30 maggio 2013 “Leggere leggere leggere 2” Mostra fotografica itinerante del flash mob sulla lettura svoltosi in P.zza della Loggia il 24 marzo 2012, fotografie di Andrea Zucchini (Sala della Fontana). Dal 7 al 18 maggio 2013 “Cataloghi delle gallerie d’arte di Brescia” Nell’Atrio storico della Biblioteca. A cura di Ugo Spini 10 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Dal 21 maggio al 15 giugno 2013 Mostra bibliografica di volumi e quotidiani sulla strage di Piazza Loggia Nell’Atrio storico della Biblioteca Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 8.45 alle 18.00; sabato, dalle 8.30 alle 12.30. Ingresso: libero. Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1 GALLERIE DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A FEBBRAIO 2013 PACI CONTEMPORARY Dal 23 febbraio al 15 maggio 2013 Lascia che mille fiori sboccino Paci contemporary è lieta di presentare in anteprima europea la serie fotografica Let a Thousand Flowers Bloom di Mei Xian Qiu, giovane artista americana di origini asiatiche. L’aspetto cinematografico pone la fotografia di Mei Xian Qiu su molteplici livelli, accompagnando una visione romantica alla rappresentazione di una feroce realtà che mette in luce temi scottanti. La traduzione contraffatta della serie: Lascia che mille fiori sboccino ispirandosi ad una poesia di Mao e riferendosi a grandi società intende divulgare il concetto di lasciare la possibilità di far gareggiare centinaia di forme artistiche e di scuole di pensiero diverse tra loro. La Mei rappresenta questo romantico e malinconico desiderio culturale ipotizzando un’invasione pacifica e non aggressiva di un gruppo di asiatici vestiti in divisa militare ma armati solo di petali, lasciando spazio anche alla realtà della globalizzazione nella società multietnica contemporanea. Per non lasciare nulla al caso, la Mei richiede rigorosamente che i suoi modelli siano studiosi specializzati in cultura cinese nonché artisti americani di origine asiatica. Così come per i costumi si affida ad uno studio di Pechino specializzato nella ricostruzione degli strumenti di propaganda della Rivoluzione Culturale, utilizzando vecchie uniformi che sono appartenute all’esercito americano e alle Guardie Rosse cinesi. Questa commistione tra una visione romantica della cultura e denuncia della realtà permette alla fotografia della Mei di divenire un potente simbolo dei bisogni della società odierna. Orari: da martedì a sabato, ore 10.00-13.00 e 15.30-19.30. Paci Contemporary, Via Trieste 48, tel. 030.2906352, www.pacicontemporary.com - [email protected] 11 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI GALLERIE DI DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A MARZO 2013 LUDOTECA SOTTOSOPRA Dal 4 marzo all’8 giugno 2013 Bambini e diritti Saranno esposte: “Io, io, io e gli altri” a cura di Nicoletta Costa e “La Convenzione ONU sui diritti dei bambini” di Giulia Zaffaroni. Esposizioni di opere di illustratori per l’infanzia sul tema dei diritti dei bambini. Orari: dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.00 e il sabato dalle 15.00 alle 19.00 Ingresso: gratuito Ludoteca SottoSopra, Parco dell’Acqua, Largo Torrelunga 7, tel. 3319503903, [email protected], www.ludotecasottosopra.it SPAZIO CONTEMPORANEA Dal 9 marzo al 25 maggio 2013 Novecento. La fotografia A cura di Ken Damy in collaborazione con la galleria Massimo Minini Autori vari dal pittorialismo ad oggi "...agli inizi del ‘900, le arti avvertono il sentimento di crisi della civiltà. L’esplosione dei movimenti avanguardistici, a modo suo, rompe con i presupposti tradizionali della mimèsi, che ha come conseguenza l’allontanamento dalla realtà e la costituzione di moduli sintetici e riduttivi di essa. È la fine dell’arte, intesa come comunicazione delle impressioni ricavate dall’osservazione dei fenomeni naturali; ma è l’inizio di una serie di nuovi codici che esprimono l’interiorità e il pensiero dell’artista, luogo inalienabile, assoluto e incensurabile, dove far esplodere la propria soggettività ed una rinnovata idea di uomo vagante nell’universo..." Tratto dal testo di presentazione di Giampiero Guiotto per la Biennale di Fotografia (2010) Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento. Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370, [email protected] COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA Dal 16 marzo al 31 maggio 2013 Mario Ceroli Con questa mostra la Galleria Colossi Arte Contemporanea vuole rendere omaggio al grande archi-scultore abruzzese, come lo definisce Achille Bonito Oliva, Mario Ceroli. Fin dagli anni Sessanta, l'artista sviluppa una ricerca molto personale che parte da un materiale povero di origine 12 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI naturale come il legno per ridurre la tridimensionalità del reale alla bidimensionalità di sagome stilizzate che si ripetono stratificandosi una modalità tipica dei processi comunicativi della società di massa. La reiterazione e l'ingrandimento delle immagini potrebbe richiamare la dilatata trasposizione in ambito artistico dell'oggetto di consumo dell'arte Pop di Rosenquist o Oldenburg, conosciuto proprio in quegli anni in Italia attraverso la Biennale del '64. Ceroli procede in modo del tutto diverso, operando secondo un processo analitico e strutturato/strutturante che, creando un nuovo “linguaggio iconico”, tende a rivestire di nuovi significati non soltanto i simboli della società di massa (il Mister e il cavallo in corsa con le chiome svolazzanti dell'Api del 1964), ma anche le immagini mitiche e dense di memoria nella storia della civiltà occidentale come l'uomo di Leonardo. Attraverso la sagomatura del legno, l'artista estrapola dalla realtà della figurazione classica le sue sagome operando per una loro semplificazione, una loro riduzione ad immagini mentali e rivestendo i segni linguistici (No-Si, 1962-63) di molteplici significati che si stratificano come “la ripetizione ossessiva di un accadimento iconico” (G. Celant) grazie alla ripetizione modulare di livelli mobili, aperti, dinamici fatti dello stesso materiale caldo: il legno di pino di Russia. Spesso vengono chiusi in scatole, in un contesto architettonico, costruito secondo una logica empirica e una costruzione razionale e prospettica dello spazio, ispirata alle proporzioni del corpo umano secondo una tradizione che va dalla civiltà rinascimentale all'esperienza geometrico-proporzionale della figura umana, da Vitruvio fino al Modulor di Le Corbusier. Tutto questo viene creato grazie alle aggregazioni e agli innesti del materiale ligneo composto da ruvide assicelle di legno piallate rozzamente e lasciate volutamente sfrangiate come residuo di un processo tecnologico; nelle cornici in cui sono racchiuse le sue ultime opere si istituisce un circuito di nuove relazioni con l'ambiente esterno, uno schema di forze dinamiche che si muovono al suo interno, una nuova realtà formale preordinata dall'artista in forme codificate e standardizzate che stimolano le nostre capacità percettive; a partire dagli anni '60, l'immagine ritagliata nel legno ha per sfondo una sagoma vuota e Ceroli, giocando con gli spessori dei piani avanzati o arretrati, rovescia il rapporto tra pieno e vuoto creando una nuova realtà formale regolata circolarmente da leggi interne dove fronte e retro dell'oggetto plastico convivono rappresentando due momenti diversi della nostra percezione della cosa. Dietro al minimalismo figurativo delle sagome, ottenuto con un processo di purificazione delle forme della realtà quotidiana, del loro spostamento e della loro condensazione in elementi essenziali, quasi onirici, come vogliono le più recenti modalità di comunicazione, si nasconde la doppia realtà dell'immagine: dritto e rovescio, misura e dismisura, legno assemblato e cernierato. Nelle opere dalle cornici di legno esposte in questa mostra, l'artista inscena un evento irripetibile: l'introduzione di “retrorealtà” insospettabili dietro o all'interno di queste forme esemplari che vengono così amplificate al limite tra l'astratto e il figurativo. Ecco che la farfalla si sdoppia in una forma piena e in una vuota con l'inserimento di alcuni profili astratti che si assommano; la farfalla stilizzata ricorda le farfalle realizzate a New York nel 1966, macchine con le ali pieghevoli e il corpo composto da cilindretti scomponibili “mostruose dilatazioni del motivo naturalistico di partenza” (A. C. Quintavalle). Allo stesso modo il cavallo, rivelando una struttura interna fatta di una sovrapposizione di forme che si assemblano come gli ingranaggi di un motore, richiama quelli realizzati per le scenografie del Riccardo III, andato in scena al Teatro Stabile di Torino nel 1968. Ecco che l'interno delle sue opere si anima come un tessuto ambientale organizzato che coglie la sostanza lieve, metafisica delle immagini del reale in una lieve bidimensionalità incisa, scavata, plasmata nel legno, dove le forme rimangono sospese. Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.00 e 15.00-19.00. Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero 13, tel. 0303758583 www.colossiarte.it - [email protected] 13 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI GALLERIE DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A D APRILE 2013 GALLERIA DELL’INCISIONE Dal 4 aprile al 12 maggio 2013 Ana Kapor e Vladimir Pajevic Al confine di due mondi La Galleria dell'Incisione collabora con i due artisti da oltre 10 anni; questa è la seconda mostra che accosta il loro lavoro, con la novità di due quadri eseguiti a quattro mani. Pur diversissime nei soggetti e nella tecnica, le opere di Kapor e Pajevic sono accomunate da un'atmosfera silenziosa e sospesa, dove rara è la presenza dell'uomo e protagonista indiscusso è il paesaggio. Paesaggio ritratto attraverso le antiche tecniche della pittura figurativa, che, in gioventù, i due artisti di origine serba vennero a studiare in Italia, dove rimasero per fare di Roma il loro luogo d'elezione. Nei quadri di Pajevic il paesaggio è dominato da una natura rigogliosa che prende il sopravvento sull'operato dell'uomo; la presenza umana è evocata attraverso tracce e oggetti (una palla, il gioco della campana disegnato sul selciato); unici elementi animati, oltre alla natura in perenne espansione, sembrano essere animali e bambini, testimoni, forse custodi, dei mondi rappresentati. Nei quadri di Kapor forte è l'impronta metafisica bizantina, l'influenza di Piero della Francesca, di Perugino. Laconico e intenso il rapporto fra l'elemento naturale e architettonico: fortezze, bastioni, castelli. I suoi sono quadri dalla costruzione solidissima, dove tutto sembra evidente, palese, e dove, tuttavia, qualcosa continuamente sfugge. Ana Kapor e Vladimir Pajevic hanno esposto in numerose mostre in Italia, Serbia, Svizzera, Germania e Austria. Nel 2008 il Panorama Museum di Bad Frankenhausen (Germania) dedica loro una grande mostra che ne percorre venticinque anni di attività, esponendone più di 140 opere. Ana Kapor, nata a Belgrado, nel 1964, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1987. Vive e lavora a Roma. Vladimir Pajevic è nato a Belgrado (Serbia) nel 1948, dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti, conseguendo il Master in pittura nel 1973. Dal 1978 vive e lavora a Roma. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle 20.00. Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4, tel. 03030469, www.incisione.com - [email protected] GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA Dal 6 aprile al 20 luglio 2013 Gli Angeli, la Pittura e il Novecento Italiano Licini - De Chirico - Savinio - Sironi - Morandi - Fontana L’esposizione, a cura di Dominique Stella, propone una lettura della pittura italiana del ‘900 a partire dalle opere di Licini, Sironi, Morandi, De Chirico, Savinio e Fontana. Il pretesto sono gli Angeli di Licini, punto di partenza di questa riflessione sul ’900 italiano, la cui diversità e ricchezza consente di affermare la sua importanza, spesso minimizzata, nel confronto con i movimenti che si svilupparono contemporaneamente in Francia e Germania. Non meno importanti, infatti, furono le correnti di pensiero che nacquero in quel periodo in Italia, come il Futurismo (1909) e la Metafisica inventata da De Chirico e da Alberto Savinio o la forte impronta artisica che lasciarono Licini o Morandi, le cui opere seppero sfidare la modernità insolente e intellettuale dell’epoca. Grande influenza, inoltre, ebbe l’arte di Fontana, caratterizzata da una forza iconoclasta e quasi mistica. 14 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI La pittura in Italia appartiene alla tradizione più remota. Ogni epoca fu segnata da artisti fecondi, testimoni e attori dell’evoluzione dei tempi, delle tecniche e delle mentalità. L’arte spesso precede gli sconvolgimenti maggiori e in Italia il XX secolo si apre sulle esperienze divisioniste che nulla hanno da invidiare all’impressionismo francese. La tecnica di scomposizione dei colori e della luce innova una forma di rappresentazione accademica apportando effetti di luce e costruzione puntinisti che rivestono un carattere meno scientifico di quello richiesto dall’esigenza francese. Infatti, meno attenti agli aspetti scientifici della tecnica, gli artisti italiani favoriscono nelle loro opere il carattere simbolico e l’impegno sociale. Si ammetterà dunque che una forte corrente rinnovatrice anima la scena artistica italiana in questo inizio di secolo che cambierà il mondo. Gli italiani conservano questa sensibilità che lega la pittura al mondo della poesia e dell’immaginario privilegiando l’arte piuttosto che decretando teorie; essi hanno saputo serbare un legame indefettibile con la tradizione integrando le proteste e le rabbie di generazioni in cerca di rinnovamento. È in questo spirito che operano Mario Sironi (1885- 1961), Giorgio de Chirico (1888- 1978), Alberto Savinio (1891- 1952), Osvaldo Licini (1894- 1958) o Giorgio Morandi (1890- 1964) e più tardi Fontana (1899- 1968). Tutti appartengono a questa epoca che scopre la modernità, caratterizzando lo spirito di un tempo segnato dalle guerre, dalle vittorie o dalle sconfitte che sconvolgono per sempre il nostro universo. La consapevolezza degli artisti italiani di questa epoca, di appartenere a un mondo esaltante ma anche effimero e instabile, conferisce una nostalgia indefinibile a un’arte che rimane in disparte dalle polemiche estetiche ma sposa la causa di un sentire profondo, in favore di un’arte eterna che rende anche conto della complessità dello spirito umano. Parigi rappresenta un polo di attrazione nella vita di questi artisti; tre di loro (de Chirico, Savinio, Licini) vi soggiornano, mentre Morandi non sfugge all’influenza di Matisse o Derain agli esordi della sua opera. Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30. Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181 www.agnelliniartemoderna.it - [email protected] CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA – Cappella Santa Maria Dal 6 aprile al 12 maggio 2013 Apocalisse. Opera pittorica di Silla Acerbi “Dopo la morte di mia figlia Cecilia, ho bandito ogni perché relativo a questa tragedia. Ma con il passare del tempo il mio intimo esigeva “un senso”, non solo per la morte di Cecilia, ma anche per me stessa. Cosa voleva LUI da me, che risposta attendeva? Gli ho offerto la pazienza, dovevo aspettare di capire. Da tempo ero affascinata dall’Apocalisse di Giovanni, ma solo dopo la partenza di Cecilia ho percepito un’attrazione più forte, un invito pressante, quasi una chiamata, comunque un compito. Un compito che mi ha sorretta e accompagnata nell’elaborazione del lutto che mi aveva colpita. Ma era anche di più. Qualcosa che mi interpellava direttamente. Ma perché l’Apocalisse? Perché questa battaglia tra il bene e il male? Credo che questa sia la domanda inderogabile che l’uomo si pone da sempre, il perno attorno al quale ruota la vita di ognuno di noi. Forse non sempre si trova una risposta esauriente. Io non so se l’ho trovata ma l’ansia e la sete di capire si sono placate e hanno fatto germogliare un “grazie” per tutto ciò che è. Meditando sul testo mi sono venuti spontanei dei parallelismi con il Diario di Cecilia e li ho messi in evidenza. La mia proposta è molto semplice, forse scontata, e il commento stringato. Non è quindi rivolta ad un élite intellettualmente preparata, ma a chi non si è mai accostato, o comunque in modo non approfondito, alla lettura e al messaggio dell’Apocalisse. È gettare un seme, è condividere la mia visione figurata dell’argomento e possibilmente trasmettere la magia che mi ha incantato.” Silla Orari: giorni feriali: 9.30-11.30 e 15.30-18.00. Domenica e festivi: 11.00-12.00 e 15.00-17.00. Non sono consentite le visite durante le celebrazioni liturgiche. Info: 030 289099 (dalle 15.00 alle 18.00), [email protected] Chiesa di San Giovanni, Contrada San Giovanni 15 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI SPAZIO AREF Dal 6 aprile al 5 maggio 2013 CANTIERE BRIMBORIUM! Vedere la parola e il suono In prossimità della rappresentazione al Teatro Grande (18, 19, 20 aprile) di una nuova versione della favola per musica Brimborium! (musiche di Mauro Montalbetti, libretto di Francesco Peri), allestita dalla Fondazione del Teatro Grande in collaborazione con Mus-e Brescia Onlus, la Galleria di SpazioAref ospita CANTIERE BRIMBORIUM! Vedere la parola e il suono, mostra a cura di Domenico Franchi, dedicata al laboratorio creativo condotto dall’artista e scenografo bresciano per la progettazione e la realizzazione delle scene e dei costumi della prima assoluta dell’opera, andata in scena il 19 luglio 2012 al Teatro Poliziano di Montepulciano, su commissione del Cantiere Internazionale d’Arte. Il Laboratorio realizzato in collaborazione con Area Bianca Concept Factory e con la Scuola di Scenografia dell’Accademia Santa Giulia ha coinvolto i giovani studenti/scenografi in un’esperienza concreta che li ha visti protagonisti di tutte le fasi operative della progettazione tecnica, della realizzazione e del montaggio dello spettacolo. La Galleria di SpazioAref espone i bozzetti delle scene firmati da Domenico Franchi e dei costumi firmati in collaborazione con Noemie Grottini, ma anche tutti gli studi preparatori dell’intero work in progress: dall’idea alla materia concreta verranno esposti i mood di ispirazione, le campionature materiche e cromatiche e un’ampia documentazione delle fasi di realizzazione dell’allestimento presso i laboratori di Area Bianca Concept Factory e del Teatro Poliziano di Montepulciano. Il materiale, di alto interesse artistico, offre inoltre l’occasione per riflettere sullo stretto rapporto tra l’elemento visivo, la parola e la musica che caratterizza lo spazio scenico delle produzioni di teatro musicale, e che fonda la sua peculiarità nell’immaginifico innesto tra inventiva, artigianato e arte. Orari: da giovedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30. Aref – Associazione Artistica e Culturale Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari, Vicolo del Sole 4, tel. 0303752369, www.aref-brescia.it - [email protected] GALLERIA MININI Dal 13 aprile a fine maggio 2013 Hans-Peter Feldmann Pier Paolo Calzolari “Un altro duetto nella celebrazione dei quarant'anni che prevede, tra le altre cose, la pubblicazione di un libro di cinquecento pagine sulla nostra attività. Diciamo che stiamo costruendo una stagione dove le mostre sono curate da noi, a differenza di tutte le precedenti dove il protagonista ed unico arbitro delle scelte era l'artista, seppur in discussione con la galleria o un curatore. Così il divertissement continua, questa volta con due artisti della stessa generazione, due pionieri dei loro rispettivi movimenti, due protagonisti della prima ora dell'arte povera italiana e concettuale europea, apparentemente divergenti nei risultati. Hans-Peter Feldmann (Dusseldorf, 1941) ha sviluppato un concettualismo ironico, un lavoro che si basa su serie, ripetizioni, raccolte di immagini quotidiane, anche banali, in fondo non lontano dall'attitudine che era di Peter Roehr, anche lui tedesco, che sviluppava film e video con ripetizioni di immagini della pubblicità, della vita, del cinema, della nascente televisione. In questo due artisti vicini a Warhol. Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943) viene da una matrice informale. Non dimentichiamo che Bologna è la città di Francesco Arcangeli e quando nasceranno Marcatrè, il Verri, le grandi mostre poveriste, Calzolari si trova in bilico tra il desiderio di scappare dalla materia e il bisogno di utilizzare la stessa in modi nuovi, con linguaggio diverso, per arrivare ad esiti opposti a quelli dei suoi padri spirituali. In mostra avremo dunque la ironica levità di Feldmann, che espone quindici dipinti con onde marine, assolutamente banali, quei dipinti che si acquistano 16 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI d'estate alle aste e che, presi singolarmente, sono kitsch, mentre accostati formano un’opera d'avanguardia, se ci passate il termine. Di Feldmann avremo anche Cento anni, un lavoro fondamentale con centouno ritratti di persone, da zero a cent'anni appunto, una galleria di casi umani dove il tempo che passa inesorabilmente viene condensato. La cavalcata di un secolo in pochi istanti raramente era stata così drammaticamente inesorabile. Di Calzolari esporremo quattro importanti opere dei primissimi anni: il letto con la rosa e la lavagna; il grande piombo a muro con il proiettore, la torcia, il magnetofono; il grande feltro di tre metri con il filo d'oro, la rosa, il proiettore... Quattro grandi edizioni di soli quindici esemplari che riassumono, nei modi, nei materiali, nei contenuti, il lavoro e le ragioni di un poverismo delle attitudini e della ricchezza di contenuti.” Massimo Minini Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Genere: doppia personale arte contemporanea Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034 www.galleriaminini.it - [email protected] VISUAL ART Dal 13 aprile al 4 maggio 2013 Fabio Civitelli, “Il mio tex” Fabio Civitelli è un sognatore, un narratore di poesia visiva. Splendide tavole a china, magistralmente realizzate rivelano un uomo poetico, dall'entusiasmo cristallino venato d'innata saggezza e delicatezza nei rapporti umani che lo rendono, al di là della sua consapevolezza "uno dei pochi, tra i molti". Attento al dettaglio e pignolo nella ricerca dei particolari sia storici sia di costume per piacere della perfezione non meno che per rispetto verso il suo pubblico. Immagini che sono concluse in sé, quasi senza bisogno della parola: immediate poesie visive racchiuse nel volgere di uno sguardo. Ogni tavola apre differenti porte in noi; alcune dirette alla nostra infanzia altre affacciate al nostro presente, alla nostra capacità di immaginare ora e grazie alla somma dei nostri giorni. Il lavoro di Civitelli non può che essere definito Arte e, come tale, trova a pieno titolo, spazio nei luoghi deputati tradizionalmente all'espressione della creatività umana: galleria e museo. L'Arte Fumetto attraverso un viaggio nella fantasia e nelle emozioni. Manuela Composti Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento. Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370, [email protected] ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB Dal 13 aprile all’8 maggio 2013 Rodolfo Garofalo, “Libertà espressiva tra modernità e classicismo – 50 anni di arte” Pur avendo dedicato molto tempo al lavoro (è imprenditore e giornalista) e agli studi (ha due lauree, la prima in Economia e Commercio e la seconda in Giurisprudenza), Garofalo ha avuto fin da ragazzo grande passione per ogni forma d’arte dedicandosi, con grande impegno, a pittura e scultura. Ha partecipato, vincendo molti premi, a numerose mostre, personali e collettive; fra le più importanti quelle organizzate a Brescia, Pescara, Ortona, L’Aquila, Bergamo, Lugano, Jesolo, Bellinzona, Roma, Milano. Numerosi critici hanno parlato del suo lavoro tra cui Cascella, Rizzi, Caffé, Crespi, Campigli, Spiazzi, Italia e Maurizio Marini. Vive ed opera a Roma e Brescia. Nella mostra verranno esposti olî, sculture in bronzo e ceramica e grafiche. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30 Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected] 17 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI WAVE PHOTOGALLERY Dal 20 aprile al 23 maggio 2013 Pepi Merisio, Antologica Oltre cento vintage per raccontare il percorso artistico di uno dei testimoni più rappresentativi del dopoguerra italiano. Con il suo modo personalissimo di fotografare, Pepi Merisio è entrato nella storia del reportage italiano indicando una strada da seguire per tutta una generazione di giovani creativi e di fotoreporter. Pepi Merisio è nato a Caravaggio nella bassa bergamasca nel 1931 e comincia a fotografare da autodidatta nel 1947. Progressivamente protagonista del mondo amatoriale degli anni Cinquanta, ottiene numerosi e prestigiosi riconoscimenti in Italia ed all’estero. Nel 1956 inizia la collaborazione con il Touring Club Italiano e con numerose riviste: Camera, Du, Réalité, Photo Maxima, Pirelli, Look, Famiglia Cristiana, Stern, Paris - Mach e numerose altre. Nel 1962 passa al professionismo e l’anno seguente entra nello staff di Epoca, allora certamente la più importante rivista per immagini italiana. L’ambito ideale della poetica di Merisio è, insieme con la grande tradizione contadina e popolare della provincia italiana, anche il variegato mondo cattolico. Nel 1964 pubblica su Epoca il suo grande servizio Una giornata col Papa avviando così un lungo lavoro con Paolo VI. Dello stesso anno è il suo primo libro dedicato all’amico scultore Floriano Bodini. Da questo momento, mentre continua la collaborazione con grandi riviste internazionali (celebri i tre numeri monografici di Du sul Vaticano, su Siena e sull’Italia cattolica) avvia un’intensa attività editoriale. Caposaldo, dichiarazione d’intenti e summa preventiva della sua attività di narratore per immagini è l’opera Terra di Bergamo in tre volumi, edita nel 1969 per il centenario della Banca Popolare di Bergamo. Da allora ha pubblicato oltre un centinaio di libri fotografici con editori diversi tra i quali Atlantis, Bär Verlag, Conzett e Huber, Orell Füssli, Zanichelli, Electa, Silvana, Bolis, M. D’Auria, Editalia, Pubbliepi, Monte dei Paschi, Grafica e Arte, Lyasis e l’ECRA di Roma, per la quale sta curando la collana Italia della nostra gente, che ha raggiunto i ventotto volumi. “Nel panorama della fotografia italiana, tra quegli autori che vengono, forse impropriamente ma di sicuro con efficace riscontro, definiti “storici”, Pepi Merisio occupa un posto di consolidata e riconosciuta rinomanza. Merito di un modo di fotografare “coerente”, fedele al suo personale modo di approcciarsi al “mezzo” e alla gente. Un rapporto di reciproco rispetto, lontano dai canoni dello scatto rubato, dello scoop urlato e sbattuto in prima pagina. Uno sguardo gentiluomo, come d’altro canto è Pepi Merisio; uno sguardo mai invasivo e invadente, ma giocato senza fare rumore, senza provocare reazioni imbarazzanti, frutto di una condivisione di culture e di vissuto quotidiano, di partecipazione a comuni esperienze e di ragionate osservazioni. Pepi Merisio nei suoi scatti è contemporaneamente operatore e soggetto, regista ed attore, raffinato e capace incursore nei mondi che ci documenta. Negli oltre 100 scatti presenti nella mostra, esposta alla Wave Photogallery tutti rigorosamente eseguiti in bianco e nero, stampati dall’artista ai sali d’argento su carta baritata e con il valore aggiunto di essere entrambi pezzi “vintage”, Pepi Merisio ripercorre tutto l’arco della sua produzione, dai primi scatti degli anni 50 fino ai nostri tempi, partendo dalle sue terre d’origine, la provincia di Bergamo, per approdare nel sud dell’Italia, attraversandola in lungo e in largo. Se la datazione delle immagini e la loro conseguente storicizzazione sono spesso sufficienti per rendere il lavoro di un fotografo meritevole di interesse, se non altro come testimonianza documentaristica, non sempre a questa operazione corrisponde una ricerca altrettanto valida dal punto di vista artistico ed estetico. La differenza si gioca con l’estro creativo dell’autore e con la sua capacità di interpretare, con lo studio delle inquadrature e delle composizioni, i soggetti e le situazioni scelte. Pepi Merisio appartiene a questa schiera di artisti capaci di interpretare e non solo di documentare; personalità in grado di rendere ogni loro scatto riconoscibile e immediatamente riconducibile a quello che in futuro non sarà semplicemente un archivio ma un patrimonio artistico.” Renato Corsini Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30 Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711 www.wavephotogallery.com – [email protected] 18 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI MAURER ZILIOLI - CONTEMPORARY ARTS Dal 27 aprile all’8 giugno 2013 Inaugurazione sabato 27 aprile, ore 18.30 Annegret Soltau Dopo partecipazioni prominenti a collettive importanti in Italia (“Donna: Avanguardia femminista negli anni ’70 dalla Sammung Verbund di Vienna”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma; “Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea”, Strozzina Fondazione, Palazzo Strozzi, Firenze; “Corpi solitari”, Ass. Cult. Maurer Zilioli – Contemporary Arts, Brescia) presentiamo per la prima volta una personale dell’opera di Annegret Soltau (* Lüneburg / Germania), una mostra, che contempla lavori precedenti e attuali. Il rapporto dell’artista con l’Italia è di vecchia data. Dopo i suoi studi alla Hochschule für Bildende Künste ad Amburgo, con i Professori Hans Thiemann, Kurt Kranz, Rudolf Hausner e David Hockney, Soltau ricevette una borsa dal DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst) nel 1973 per un soggiorno a Milano, dove lavorò nell’atelier dello scultore Floriano Bodini, e nel 1986/87 si espose come borsista a Villa Massimo di Roma. È naturale esporre le sue opere nel „Bel Paese“ più dettagliatamente. Annegret Soltau usa la fotografia come strumento, il corpo e in primo piano il suo proprio o quello di persone a Lei care. Dicevano, la fotografia funziona come campo metaforico di azione. Di conseguenza vediamo un’amalgamento di contenuto e espressione formale, che colloca il lavoro di Soltau nelle vicinanze della “Body Art”, definizione data Lea Vergine nella sua pubblicazione (Skira 2000), dove raccoglie diverse tendenze dell’arte contemporanea che si comportano violentemente e dinamicamente verso il proprio fisico, verso il corpo in generale. Fin dal principio Soltau si dedicò a un’esaminazione implacabile di identità ed esistenza, i risultati affato coniati e improntati da una prospettiva femminile che possiamo talvolta, ma non solo, interpretare come un commento, come una testimonianza feminista. L’artista coltiva una radicale distruzione dell’immagine intera e la sua ricostruzione lontano da ogni convenzione o tradizione, tramite la cucitura con filo e ago. Un processo che non riporta alla figura originale, ma alla trasformazione in una curiosa, grottesca, irritante e sconcertante creatura, attraversando i limiti di sesso e generazioni. Il suo percorso parte originalmente con la grafica, la performance e la cucitura su foto, per concludere attualmente nelle serie “generativ” e “transgenerativ”, nonché un gruppo di cassetti illuminati, i „hybrids“, in cui assimila i residui delle operazioni analoghe producendo ulteriori mutanti. Il collage gioca un ruolo chiave, ma non si tratta di collage nello stretto senso della definizione, bensì – a prescindere dagli “hybrids” – di vuotamenti e dissolvimenti del materiale fotografico e delle figure fotografate, che di seguito si convertono in custodie, in involucri, nei quali l’artista trapianta frammenti e “visceri traslocati” e spostati in altre esistenze. È una lunga e complessa storia, dal tema del torso attraverso concetti artistici vari tra entità, deformazione e spaccatura, tra collage d’avanguardia e straniamento surreal-fantastico che si rispecchia e che si accentua nell’oeuvre di Soltau. Non per caso hanno nominato Francis Bacon, Asger Jorn, Rebecca Horn in relazione con le sue opere che svelano rigorosamente nudità, vecchiaia, condizioni esistenziali, stati d’animo, codificazioni sociali ecc. E comunque, alla fine, tutto ciò si unisce in una nuova entità, in una nuova conclusione, racchiuso con un cenno conciliante, il filo cuce e nascono altri corpi, altri contesti, altre storie. Orari: da mercoledì a sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Su appuntamento: 331 331 16 81 Associazione culturale Maurer Zilioli - Contemporary Arts, Via Trieste 42b, tel. 030 5031093 / 331 3311681 www.maurer-zilioli.com - [email protected] 19 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI GALLERIE DI BRESCIA MOSTRE INAUGURATE A MAGGIO 2013 GALLERIA AplusB Dal 4 al 30 maggio 2013 Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 18.00 Marco La Rosa / Nazzarena Poli Maramotti Between signs and measure Marco La Rosa e Nazzarena Poli Maramotti presentano da AplusB un incontro che scaturisce dalla tensione tra vicinanza e distanza aperto a comuni riflessioni che hanno luogo nella pratica di ogni artista. Between signs and measure è un insieme di opere inedite ed appositamente prodotte per questa mostra. Marco La Rosa (1978, vive e lavora a Brescia), è un artista che predilige la forma scultorea ed installativa, mentre l’indagine di Nazzarena Poli Maramotti (1987, vive e lavora a Norimberga) avviene in forma pittorica. Partendo dalla comune considerazione dell'importanza nel processo produttivo della progettualità e della indeterminatezza, continuando poi la riflessione sul gesto e sul segno nella pratica pittorica, e sull'utilizzo di uno spazio che viene trasfigurato grazie al sublime, i due artisti hanno realizzato un serrato ed approfondito confronto divenuto una rincorsa dell'uno verso l'altro. La circolarità dialogica si è incarnata nella produzione di opere che nascono e vivono in simbiosi e hanno come punto di partenza la ricerca pittorica di Nazzarena Poli Maramotti che guarda ai grandi spazi ed alla storia dell'arte, in particolare agli affreschi del Tiepolo, la cui sopravvivenza iconografica di cui si fa carico ha un carattere fortemente segnico. In risposta l'opera di Marco La Rosa agisce sullo iato tra gesto e segno dilatandolo quanto più possibile con la libertà lasciata ad un oggetto meccanico (un flessibile) di incidere per un tempo determinato (quello di un caffè) una lastra di piombo adagiata a terra. Un secondo gruppo di opere riflette sullo spazio dell'agire dell'artista ed enfatizza la scelta del medium ed il suo potenziale poetico acquisito dalla storia. Per Nazzarena si tratta dello spazio tradizionale della tela, all'interno del quale riflette con segno, composizione e misura. Marco risponde con una riflessione sul vuoto/pieno, inteso come a priori della scelta di occupare un luogo per caratterizzarlo linguisticamente, colando cemento e gesso alabastrino su tele dalle medesime dimensioni, proponendo nuovi ed ulteriori spazi affrontati ed interpretati da Nazzarena. Nazzarena Poli Maramotti, (Montecchio Emilia (RE) 1987), solo shows, 2012: Portraits. Anatomia di un ritratto. AplusB, Brescia (I). group shows: 2013 Collector's View, a cura di Herbert Martin, Oechsner Galerie, Norimberga (D); 2012: /Prospekt/ Vorhang auf.., Neues Museum, Norimberga (D), Sichtbarmachen, a cura di Oriane Durand, Albrecht Dürer Kunstgesellschaft, Norimberga (D). Tollkirsche/Belladonna, Akademie Galerie, Norimberga (D).2011: Klasse Fleck, a cura di Michael Junga, Galleria Schuermer di Karlsruhe (DE); L’Eredità di Circe, a cura di Gaia Pasi, Galleria ZAK di Monteriggioni (SI); Random, a cura dell’Accademia di Urbino, Palazzo Ducale di Urbino (cat.); 2010 Co.Co.Co. Como Contemporary Contest 2010 mostra dei finalisti, Como (cat.); Invasioni e Terapie, a cura di Anna Z. Pezzin, Palazzo Fogazzaro di Schio (VI) (cat.); Premio Nazionale delle Arti Accademia di Belle Arti di Napoli (cat.). Marco La Rosa, (Brescia, 1978) solo show: 2012 Dasein, Adiacenze, Bologna; 2011 Untitled (F), AplusB, Brescia. group show: 2012 Il Viaggio, Galleria San Fedele, Milano / Galleria d'arte Moderna Lercaro, Bologna; In media et ultima ragione, Artra, Milano. In dialogue, AplusB, Brescia. 2011 E quindi uscimmo a riveder le stelle, Galleria San Fedele, Milano. 2010 “How to”, spazio qasba, Brescia. Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00. AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203 aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected] 20 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI STUDIO LB CONTEMPORARY ART Dal 4 all’11 maggio 2013 Brescia Contemporanea “Fuori dal quadro” L'evento sarà collegato alla mostra NOVECENTO MAI VISTO, Museo di Santa Giulia, 8 marzo - 30 giugno 2013. Orari: da mercoledì a domenica, 10.00-12.00 e 16.00-19.00. Studio LB Contemporary Art by Antichità Santa Giulia di Borelli & C., Via Musei, 50/c - 83, tel. 03046253 / 3356166605, www.studiolb.eu - [email protected] ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Dal 4 maggio al 1 giugno 2013 Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 18.00 La pittura digitale di Salvatore Milano A cura e presentazione di Andrea Barretta Allestimento di Riccardo Prevosti E adesso? L’arte digitale è entrata a gamba tesa in molte importanti esposizioni d’arte dove sono sempre di più i fruitori di questo mondo in continua evoluzione che contribuisce a una sorta di nuova sfida all’arte pittorica, come fu per Nadar che nel 1874 espose nel suo studio fotografico opere degli amici Cézanne e Renoir, e Monet, Manet, Degas. Artisti che alla nascita della fotografia non erano tra quelli dalle vivaci reazioni contrarie, ma ne capirono la forza innovativa e cercarono di avvicinarsi in modo da trarre da essa qualcosa, o quello che l’occhio umano non riesce a percepire per riprodurre poi su di una tela. E adesso? Sicuramente l’arte contemporanea cerca prestiti tra pittura e fotografia in una contaminazione digitale, ma tralasciando il modus operandi delle tecniche che sono in comune e alla base di ogni artista, convince la ricerca personale di Salvatore Milano che ha abbandonato il purismo analogico per addentrarsi nel virtuale di una elaborazione tramite il video di un computer così da formulare l’arte di dipingere con un mouse per pennello e pixel per una scala di colori. Il computer, dunque, e programmi di grafica che permettono a Salvatore Milano di figurare una distanza percorribile in una molteplicità di mezzi eloquenti, cosicché le immagini digitali che ci propone, interpretate all’interno del paradigma di decostruzione dell’arte tradizionale, hanno la specificità di essere “interattive”, come per un raccordo interlocutorio che permette di interagire anche senza conoscerne il linguaggio particolare, giacché prevale non l’aspetto visibile ma la creatività in cui inoltrarsi con la fantasia. Ecco, allora, che dopo la disgregazione concretata attraverso diverse sfumature e le interferenze digitali, Salvatore Milano per raccontare lo straniamento di luoghi ritrovati in una libertà cromatica non avverte più l’esigenza di riflettere la consistenza del verismo, e cerca invece gli effetti di una fruizione più ampia dell’opera d’arte come nell’inizio storicizzato dalle avanguardie o dopo la crisi della raffigurazione nella pittura che porterà a un discorso artistico pensato o fantasticato. Tutti gli elementi delle sue opere convergono, infatti, in rappresentazioni non immobili o inalterabili ma dinamiche e modificate a rincorrersi nello spazio che diventa grafico o pittorico, estremamente coinvolgente, come in uno sguardo verso l’infinito, tanto che Milano non s’impensierisce, né si sofferma, nel rammentare l’oggettività da cui è partito, ma crea una metamorfosi per esplorare il confine tra pittura e fotografia, per dare corpo a una visione in riferimento alla rappresentazione spaziale e per una definizione del disegno che nella sua resa minuziosa sarà l’apertura verso l’astrazione. Non solo. Sebbene parta da un’esaltazione dei volumi e delle relazioni di superficie con l’elasticità di tinte e gradazioni, Salvatore Milano vede lo sviluppo dell’arte digitale attraverso esperienze esistenziali che costituiscono un importante processo di semplificazione formale di questo mezzo artistico dell’espressione visuale contemporanea, avvalendosi di azioni destinate a produrre sensazioni intense, allorquando avverte che il digitale ha un incredibile potenziale creativo, ovvero un mezzo per ottenere da un’immagine una sintesi del tutto nuova ed autonoma. Il risultato finale, dunque, è completamente diverso ed è questa diversità che conferma 21 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI l’arte di Salvatore Milano, perché è attivo in un cammino dell’assimilare e del concepire la trasformazione del reale in una nuova realtà irreale con la quale confrontarsi sul piano dell’estetico. Abilità e competenze, insomma, nel complesso di un eterogeneo culturale che dimostra una vocazione grafica nel progettare e approntare quella illusione ottica che determina l’effetto voluto, in un rapporto tra digitale e arte complesso, multiforme, ma qui articolato nell’essere protagonista di un’analisi critica che, scevra da suggestioni che pur abbondano, punta su figure spontanee e non costruite. Il suo, allora, è uno scomporre e ricomporre immagini fatte di segni in un incontro con lo schermo-tela sul quale attua una osmosi a stabilire percezioni visive ed evocative, in una radicale conversione di un’idea come riflessione sulla storia dell’arte e per una sperimentazione come nuovo fenomeno nell’ampio impiego di quest’arte che è già qualcosa di compiuto, in grado di generare risposte di tipo percettivo e istintivo. Se il suo è diventato un progetto di vita centrato sui contenuti e sulle poetiche, allora Salvatore Milano indica la strada che porta a scrivere con la luce e al di là del metodo, possiamo affermare che si rivolge alla tecnologia come un pittore s’avvale di nuove misture o ricorre a supporti diversi dalla classica tela, mentre la sua grafia è lo stile che conferma un linguaggio visivo dal personale codice comunicativo pur in una riconducibilità all’espressionismo astratto non foss’altro che per l’alterazione della forma, tra campiture di colore piatte e forme tondeggianti e rassicuranti come un grembo materno, o tra orizzonti sfumati dal pennello di Rothko, oppure tra linee fluttuanti con modelli di padronanza cromatica nel dinamismo di azioni vicine al ritmo di Kandinskij. Salvatore Milano, dunque, non esamina oggetti, paesaggi, architetture o persone, ma guarda a come i colori palesano l’affinità di circostanze che di fatto diventano avvenimento, e per questo nel suo pittorialismo non esercita una manipolazione ma cattura superfici, usufruisce della tradizione con l’uso della regolazione dei contrasti in opere dove affiora il pensiero dell’artista sulla dimensione semantica concertata con il divenire del digitale. Perché nei suoi lavori c’è latente una sospensione temporale dell’intuizione e il suo dopo, come in una nuova vita, come a guardare il mondo dal finestrino di un treno, spostando la visione all’interno dell’animo umano, ovvero la percezione d’albore di una interpretazione che rimanda ad aspetti emozionali, escludendo ogni descrizione dell’evidente per liberare l’arte dal suo superfluo. Orari: da giovedì a sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30. Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, [email protected] CENTRO MATER DIVINAE GRATIAE ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE Dal 3 al 31 maggio 2013 Inaugurazione venerdì 3 maggio, ore 20.45 Nicola Zaccaria, “Svelata” Orari: 9.00-12.00 e 14.00 alle 18.00 Centro Mater Divinae Gratiae, Via Sant’Emiliano Associazione per l’arte Le Stelle, tel. 030 2752458 / 335 1370696, [email protected], www.artelestelle.it ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA PICCOLA GALLERIA U.C.A.I ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE Dal 4 al 19 maggio 2013 Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 17.00 Francesca Tiso Mora, “Luminose dinamiche” 22 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI Da tempo nel suo percorso pittorico Francesca Tiso Mora sta svolgendo con cura analitica, nella proposizione seriale di inquadrature sempre diverse e affascinanti, il tema del mondo notturno della città. Emerge in modo singolare, accanto al dato spaziale – la strada, l’asfalto bagnato dalla pioggia, il distributore isolato della periferia – la percezione del tempo, di un attimo nello scorrere della notte fissato nelle scie luminose dei fari tra le prospettive sgranate di anonime architetture cittadine, che si individuano in un contesto di buio ovattato. Le Luminose dinamiche, che riprendono e proseguono i Notturni urbani esposti allo Spazioarte Pisanello di Verona nel 2010, colgono la fuggevolezza dell’esistenza, il nostro vivere perennemente in fuga, aprendo con uno sguardo diverso scenari nuovi del vivere contemporaneo. L’artista veronese raggiunge l’esito finale ponendo tra sé e la realtà esterna un doppio diaframma: il primo è quello dell’obiettivo fotografico, fondamentale per andare a scegliere, attraverso l’inquadratura, il soggetto urbano da indagare. Il secondo, decisivo filtro è dato dall’operazione pittorica vera e propria, che riporta liberamente l’immagine sulla tela e la trasforma nel lento procedere di velature, accese da pennellate improvvise e rapide che potenziano ed esaltano di suggestioni la visione finale, composta da proiezioni luminose della presenza umana nel traffico delle automobili, nel susseguirsi di insegne multicolori, nelle file di lampioni allineati, ma anche da piazze, incroci, passaggi pedonali, dove la presenza di passanti definisce i luoghi in una atmosfera più pacata, permeata di silenzio e solitudine. Una tecnica pittorica accurata, mirata ad ottenere una intensificazione ottica ai limiti dell’irrealtà, tale da concentrare l’attenzione sul dinamismo dei corpi in movimento e rendere palpabile lo scorrere vitale e carico di tensione delle notti metropolitane. È il respiro della città, che Francesca studia con occhi attenti e partecipi, cercando l’identità possibile in luoghi dove l’urgenza del vivere rischia di cancellare il senso di appartenenza, il riconoscersi in un luogo e sentirlo come proprio. Progetto mostra a cura di Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti. Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 16.00 alle 19.00 Associazione per l’arte Le Stelle, Vicolo San Zenone 4, tel. 030 2752458 / 335 1370696 , [email protected], www.artelestelle.it, www.ucaibrescia.it RUA CONFETTORA 17 Dal 9 maggio al 29 giugno 2013 Inaugurazione giovedì 9 maggio, ore 19.00 Ugo La Pietra, Disegni dall’archivio La mostra si compone di una trentina di disegni al tratto (china, matita, penna) e all’acquerello, realizzati da La Pietra tra il 1989 e il 2001, molti dei quali preparatori per una produzione artigianale della ceramica, a cui La Pietra ha dedicato un’intensa attività a partire dagli anni Ottanta. A questi se ne aggiungono altri, che La Pietra definisce “ esplosioni” e che narrano il suo sconfinato immaginario. Si affiancano ai disegni alcune ceramiche fatte ad arte, frutto della collaboraizone tra artista e artigiano, provenienti dai maggiori centri di tradizione ceramica italiana (Faenza, Gubbio, Vietri, Imola, Sesto Fiorentino). Guardando l’enorme quantità di disegni prodotti in più di cinquanta anni di attività, si capisce bene che La Pietra “non crede tanto alle cose ma alla ricerca delle cose”. La sua attitudine alla ricerca e al travaso di esperienze tra le diverse discipline artistiche in cui ha operato, l’hanno portato a risultati tali da arricchire tutto il percorso di contaminazione tra arte e arte applicata degli ultimi decenni. Il suo è stato soprattutto un percorso fatto di stimoli (metaprogetti, progetti, disegni, …) nei confronti degli artigiani, presenze ancora molto diffuse nei nostri territori, a cui è mancata per troppi anni la frequentazione della cultura del progetto. Così scrive Vittorio Fagone in uno dei suoi tanti saggi su La Pietra: “… dalle più sofisticate ricerche artistiche Ugo La Pietra ha saputo elaborare una veloce dinamica dei linguaggi di rappresentazione di cui le mutazioni di scala, le ironiche o ingannevoli presentazioni di funzioni sono espressione costante, dentro un gusto della variazione che rivela gioco creativo e ancora utile processo di identificazione.” Il disegno, punto di partenza di ogni progetto, rifermento di ogni successiva concreta materializzazione, è l’elemento che sempre accompagna questa ricerca. I “percorsi in punta di penna” di La Pietra sono essi stessi opere d’arte, sia che inseguano il rapido fluire del suo immaginario, sia che traccino la prima bozza di un 23 MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI progetto, sia che, affiancati alla ceramica, carichino l’oggetto di un maggior significato, dando vita a un’unità progettuale. La Pietra legge il mondo per immagini e risponde al mondo con le immagini. I suoi taccuini non son fatti di parole ma di inconfondibili disegni. Durante la mostra sarà possibile acquistare l’ultimo libro, fresco di stampa, di Ugo La Pietra "Riconversione progettuale" edito da Corraini. Ugo La Pietra Nato nel 1938 a Bussi sul Tirino (Pescara), vive e lavora a Milano. Sviluppa dal 1962 un’attività inerente al rapporto “individuo-ambiente”. Dal 1960 attraversa diverse correnti artistiche (“arte segnica”, “arte concettuale”, “arte ambientale”, “arte nel sociale”, “narrative art”, “cinema d’artista”, “nuova scrittura”, “extra media”, “neo-eclettismo”, architettura e design radicale) e promuove gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio, Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli, Arte nel Sociale). Realizza ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New York; è curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1981, della mostra “Cronografie” alla Biennale di Venezia del 1992, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano del 1996. Ha diretto le riviste: In, Progettare Inpiù, Brera Flash, Fascicolo, Area, Abitare con Arte, Artigianato tra Arte e Design. Vince il Compasso d’Oro nel 1979. Dal 1985 organizza mostre e seminari, in diverse aree artigiane. Ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fin dagli anni Sessanta ha svolto attività didattica in numerose Facoltà di Architettura e Scuole d’Arte e di Design e dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento "Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera. Svolge regolarmente Seminari e Workshop in Italia e all’estero. Sue opere si trovano al Museo of Modern Art di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Museum Joanneum di Graz, al Fondo Nazionale d’Arte FNAC di Parigi, al Museé Departemental di Gap, alla Triennale di Milano, Alla Fondazione Cineteca Italiana di Milano, alla Fondazione Orestiadi di Gibellina (PA), al FRAC Centre di Orléans, al MIC Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. LO SPAZIO: GALLERIA RUA CONFETTORA 17 Negozio, galleria e laboratorio di idee, Rua Confettora 17 è uno spazio poliedrico che abbraccia la sperimentazione e la ricerca nell’ambito del design contemporaneo. Rua Confettora 17 propone complementi d'arredo, articoli per la tavola, gioielli e accessori sperimentali e una sezione dedicata a libri e riviste di design, fotografia, grafica, architettura, arte e cucina, per promuovere la cultura del progetto, la creatività e la ricerca in materia di design internazionale. Orari: da martedì a venerdì dalle 13.00 alle 19.00. Sabato dalle 10.30 alle 19.30 o su appuntamento Rua Confettora 17, rua Confettora 17, tel. 030.5231421, [email protected] - www.ruaconfettora.com L’Infopoint Turismo Comune di Brescia non si assume alcuna responsabilità per quanto riguarda eventuali variazioni di programma. Per qualsiasi informazione vi preghiamo di contattarci. Infopoint Turismo Stazione Piazzale Stazione, 25122 Brescia Tel. +39 030 8378559 [email protected] Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30 Infopoint Turismo Piazza Duomo Via Trieste 1, 25121 Bres Brescia rescia Tel. +39 030 2400357 [email protected] Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30 24