Calendario Esposizioni Brescia Maggio 2013

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Calendario Esposizioni Brescia Maggio 2013
BRESCIA
ESPOSIZIONI
MAGGIO 2013
Infopoint Turismo Bresciatourism
MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MOSTRE NEI MUSEI CIVICI
& NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DI BRESCIA
MUSEO SANTA GIULIA
Dall’8 marzo al 30 giugno 2013
NOVECENTO MAI VISTO
Capolavori dalla Daimler Art Collection
FROM ALBERS TO WARHOL TO (NOW)
I capolavori della Daimler Art Collection per la prima volta in Italia. Nell’ambito di “Novecento mai visto”, la
mostra curata dalla dott.ssa Renate Wiehager, saranno raccolte 230 opere firmate da 110 artisti internazionali, dal
1909 ad oggi: una selezione di grande valore che parte dai classici del Costruttivismo e dell’Arte Concreta,
passando per il Minimalismo e le Tendenze Concettuali.
Tra le opere esposte anche installazioni, fotografie e video di noti artisti contemporanei, tra cui Nic Hess e Luca
Trevisani. Con una speciale sezione dedicata all’automobile quale musa ispiratrice.
La mostra, articolata attraverso un percorso che pone in risalto i principali movimenti artistici dell’ultimo secolo,
prevede anche un ampio programma educativo per gli allievi delle scuole e degli istituti superiori di Brescia, che
sarà sviluppato in collaborazione con il dipartimento educativo del museo.
Punto di partenza dell’esposizione “Novecento mai visto” sono alcuni capolavori del Modernismo Classico, con
importanti lavori della scuola tedesca Bauhaus, del Costruttivismo e dell’Arte Concreta come, ad esempio, Josef
Albers, Willi Baumeister e Max Bill, i principali artisti della collezione. Altri nomi rappresentativi di quei tempi
sono Adolf Hölzel, Oskar Schlemmer, Adolf Fleischmann, Jean Arp, Richard Paul Lohse, Herrmann Glöckner
e Georges Vantongerloo. Nelle sezioni storico-artistiche iniziali l’esposizione presenterà capolavori del tempo
affiancati da posizioni contemporanee che riferiscono, riflettono o sono correlate a questi predecessori artistici.
Questa esposizione vuole creare un dialogo referenziale tra i lavori e rivelare collegamenti discorsivi tra idee
formali individuali e argomenti nel tempo.
La seconda parte della mostra è dedicata alla ZERO avantgarde europea. Questo movimento è legato ad artisti
come Heinz Mack, Enrico Castellani, Dadamaino, Getulio Alviani, François Morellet, Jan Schoonhoven, Klaus
Staudt e Jan Henderikse. Fondato nel 1957 da Heinz Mack e Otto Piene come un’associazione di artisti, “Zero”
divenne un movimento europeo negli anni Sessanta. Mettendo in discussione le basi della produzione, ricezione
e presentazione artistica in generale, gli artisti ridefinirono in modo radicale il concetto tradizionale di opera
d’arte, ponendo le basi per l’Arte Concettuale e il Minimalismo in Europa.
La seconda sezione espositiva ospita i classici del movimento Minimal Art dal Nord America e dalla Germania,
tra cui lavori di Donald Judd, Sol LeWitt, Ulrich Rückriem o Charlotte Posenenske, tutti risalenti agli anni
Settanta. L’esposizione dimostra che esistono connessioni vitali tra la pittura strutturale-costruttiva europea e le
tendenze americane dell’arte minimalista, rappresentate nei lavori di Peter Roehr, Hanne Darboven e Franz
Erhard Walther. Si mostra chiaramente che il Minimalismo è un tratto caratteristico di molti lavori di artisti di
periodi e nazionalità differenti. Le tendenze di un Minimalismo internazionale sono attualmente sviluppate da
artisti come Natalia Stachon, Lasse Schmidt Hansen o Jonathan Monk.
Nell’ambito dell’arte contemporanea, “Novecento mai visto” pone in evidenza movimenti artistici come l’Arte
Concettuale e il Ready-made, nonché cinque ampie presentazioni monografiche firmate da artisti di fama
internazionale. Questi gruppi di lavori firmati da Andy Warhol, John M Armleder, Sylvie Fleury, Philippe
Parreno e Martin Boyce sono stati acquisiti negli ultimi 25 anni e rappresentano oggi il nucleo concettuale della
Daimler Art Collection.
Dal 2000 la collezione ha esteso i suoi confini internazionali con lavori di alto calibro di artisti provenienti da
Australia, Sud Africa, Asia, India e Stati Uniti. “Novecento mai visto” ospiterà alcune di queste recenti
sfaccettature: in una sezione sarà discussa l’importanza dell’idea del Ready-made sviluppata da Duchamps agli
inizi del XX secolo, con opere di Mathieu Mercier, Haim Steinbach, John Nixon e John M Armleder. Un’altra
sezione sarà dedicata alle tendenze concettuali dagli anni Sessanta ad oggi. La vicinanza intellettuale e fattuale dei
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
lavori di Joseph Kosuth, Marcia Hafif, Daniel Buren, Bojan Šarčević, Alicja Kwade e Liam Gillick consente al
visitatore di ripercorrere i momenti fondamentali dell’Arte Concettuale: la sua enfasi su sistema e serie,
dematerializzazione e processualità, razionalità/ irrazionalità dell’idea di opera, parametri dell’opera d’arte, il
coinvolgimento dell’osservatore e l’arte come linguaggio - il linguaggio come arte.
Un altro nuovo ambito d’interesse della Daimler Art Collection è rappresentato dalla New Media Art, che
comprende fotografia, video e installazioni multimediali spesso incentrate su tematiche socio-critiche, politiche e
culturali della società contemporanea come, ad esempio, le opere di Berni Searle, David Goldblatt, Pamela
Singh, Sigalit Landau, Alfredo Jaar e Santiago Sierra.
La sezione finale della mostra è dedicata a lavori commissionati sul tema dell’automobilismo. Nel 1986, in
occasione del 100esimo anniversario dell’invenzione dell’automobile, la Daimler-Benz chiese a Andy Warhol di
guardare il motivo di un’auto come un’icona di mobilità. Per la serie “Cars” furono programmate 80 opere, ma
solo 35 immagini e 12 disegni furono completati prima della morte di Warhol nel 1987. Questo complesso
costituisce l’origine per altri lavori legati alle automobili commissionati dalla Daimler a Robert Longo, Simone
Westerwinter o Sylvie Fleury. Quest’ultima produsse una serie di sei formidabili video per il nuovo MercedesBenz Center di Parigi. In ciascuna delle sue proiezioni a 3 canali, l’artista fonde il fascino delle leggendarie
vetture Mercedes-Benz con le ultime idee contemporanee dal mondo dell’arte e della moda, in un approccio
tanto enigmatico quando elegante. Questa sezione sarà completata con altre sculture, oggetti e video legati alle
automobili, firmati da Richard Hamilton, David Hockney, Kirsten Mosher e Vincent Szarek.
Dall’8 marzo al 30 giugno 2013
NOVECENTO MAI VISTO
Opere dalle collezioni bresciane
DA DE CHIRICO A CATTELAN E OLTRE
Insieme alla raccolta di arte moderna e contemporanea della Daimler, nel Museo di Santa Giulia sarà presentata
una mostra dedicata alle esperienze artistiche dell’arte italiana del Novecento, attraverso una selezione dei dipinti
dei Civici Musei, già esposti nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, aperta in Santa Giulia dal 1964 al
1972. La Galleria esibiva inoltre oltre settanta tele provenienti dalla straordinaria collezione depositata da
Guglielmo Achille Cavellini, comprendente quanto di meglio e di nuovo proponeva allora l’arte italiana e
internazionale (da Klein a Warhol, da Rauschenberg a Hartung, da Burri a Fontana). Importanti testimonianze
dell’arte del Novecento (de Chirico, Morandi, Sironi) arricchirono poi (1986) le raccolte civiche tramite il lascito
della famiglia bresciana Scalvini.
Il percorso della mostra intende ricordare quell’iniziativa, rendere omaggio a Cavellini come artista e
collezionista ed evocare il clima culturale “d’avanguardia” che connotava allora Brescia, anche grazie all’apertura
di nuove gallerie e al costituirsi di cospicue raccolte private. Attraverso i fondamentali prestiti concessi, almeno
in gran parte, da tali raccolte “storiche”, ancora in parte esistenti e spesso accresciutesi nel tempo, è possibile
delineare un percorso nell’arte italiana dal primo Novecento agli anni Settanta. Saranno così proposte al
pubblico opere “mai viste”, o esposte solo occasionalmente, da decenni conservate nei depositi dei Musei e nelle
stanze dei collezionisti bresciani. La scelta ha privilegiato, oltre al livello qualitativo, l’importanza delle singole
opere in riferimento all’attività dei rispettivi autori, in modo tale da poter testimoniare al meglio le tendenze che,
in particolare tra gli anni Cinquanta e Settanta, caratterizzano l’arte italiana, dall’Informale allo Spazialismo,
all’Arte Povera. La mostra è curata da Elena Lucchesi Ragni con Enrico De Pascale e Paolo Bolpagni.
La prima sezione presenta alcune opere di proprietà dei Civici Musei, sorprendentemente anticipatrici in senso
astratto, eseguite dal bresciano Romolo Romani (1884-1916), che firmò il primo “Manifesto dei pittori
Futuristi”. La dimensione europea dell’artista, prematuramente scomparso, è qui testimoniata, in particolare, da
alcuni straordinari disegni e dalla grande tela Immagine (1908 circa), posta in apertura del percorso espositivo: la
composizione, unicamente attraversata da andamenti dinamici di intensa vibrazione cromatica, rimanda alle
precoci sperimentazioni non figurative emergenti nei primi decenni del Novecento (Klee, Kandinskj, Kupka,
Čiurlionis). La seconda sezione presenta sei dipinti, ancora di proprietà dei Musei, di ambito futurista (Gerardo
Dottori, Julius Evola, Gino Galli, Fortunato Depero). La serie riveste un notevole interesse per la datazione
delle tele (compresa tra il 1915 e il 1919) e per l’omogeneità delle soluzioni di tipo formale, come la
scomposizione dei volumi e l’uso del collage. Nel loro insieme testimoniamo la vitalità dell’avanguardia futurista
dopo la morte di Boccioni (1916), in particolare tra Firenze e Roma, dove era attivo Anton Giulio Bragaglia, il
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
notissimo fotografo e gallerista, originario proprietario della maggior parte dei dipinti. La sezione si conclude
con la celebre tela di Depero Ritratto psicologico dell’aviatore Azari (collezione privata), donato dall’autore allo
stesso Azari nel 1922 in occasione dell’“Esposizione Internazionale Futurista” di Torino.
La terza sezione è dedicata ad alcuni grandi maestri attivi nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, che
presero variamente parte al gruppo Novecento. Tale movimento, caratterizzato dal rifiuto dell’esperienza delle
avanguardie e dall’adozione dei generi tradizionali, elaborò un “ritorno” alla figurazione, talvolta a contatto
diretto con l’ambiente artistico parigino. Si potranno quindi ammirare, tra l’altro a diretto confronto, tre notevoli
dipinti di natura morta eseguiti da de Chirico (1925-30 circa, collezione privata), Giorgio Morandi (1946, Musei
Civici) e Gino Severini (1928, collezione privata); seguono due tele di Mario Sironi degli anni Quaranta
(Composizione e Doppia figura), di vigorosa costruzione plastica, provenenti, come il citato Morandi, dal legato
Scalvini ai Musei. Il dopoguerra è un periodo di grande fermento per l’arte italiana, e la mostra lo documenta in
una sezione, la quarta, che potremmo riassumere nelle tre parole-chiave di “gesto”, “segno” e “materia”. È la
rivoluzione dell’Informale, che va molto al di là dell’astrattismo: le opere diventano testimonianza di misteriosi
alfabeti, tracce del gesto dell’artista, concrezioni di colori e di segni, agglomerati di materia. In mostra
compaiono due esponenti del Gruppo Origine, Giuseppe Capogrossi e Mario Ballocco (collezioni private), ma
anche una rara composizione di Emilio Vedova, già esposta alla Biennale di Venezia del 1948 (collezione
privata). Si aggiungono Enzo Brunori e Alfredo Chighine, pittori particolarmente apprezzati da Cavellini, da
considerare tra gli acquisti più importanti effettuati in occasione dell’apertura della Galleria d’arte moderna. Tra
questi si inserisce anche un dipinto di Ennio Morlotti (1955, collezione privata), dove le figure delle Bagnanti
sembrano ormai dissolversi in una continuità cromatica di forte evidenza materica. Lucio Fontana, con i suoi
notissimi “buchi” e ”tagli”, compie un passo ulteriore: è l’invenzione dello Spazialismo, cioè di una visione
dell’arte in cui lo spazio è inteso come materia, di cui offrire una nuova dimensione percettiva. Il suo esempio
sarà determinante nell’ispirare e orientare altri e più giovani artisti della fine degli anni Cinquanta e dei Sessanta,
come Enrico Castellani, famoso per le sue tele estroflesse, e il dirompente Piero Manzoni; oltre alla fin troppo
celebre Merda d’artista, provocazione al feticismo del mercato dell’arte, è presente in mostra un suo
straordinario Catrame del 1957 (collezioni private).
La quinta sezione è dedicata a Guglielmo Achille Cavellini. Le tre tele di Giulio Turcato, Renato Birolli e di
Mario Schifano (collezioni private), a lui appartenute, intendono evocare la sua collezione, allora unica in Italia
quanto ad aggiornamento e intuito critico. Nella stessa sala sono presentati tre ritratti di Cavellini (da lui
commissionati a Birolli, Mario Ceroli, Andy Warhol) ed alcune sue opere, dove la riflessione sulla condizione
dell’artista contemporaneo si traduce in espliciti rimandi alla storia recente della pittura, come le elaborazioni, in
legno combusto o colorato, dedicate a Morandi e a Braque. Il tema, ricorrente dal 1971, dell’
“autostoricizzazione” è ripreso nella Colonna, nell’Armadio e negli Abiti utilizzati nelle performaces, rivestiti di
testi autobiografici, dove la mescolanza tra le notizie vere e quelle del tutto improbabili si traduce in un gioco
insieme concettuale ed ironico.
L’ultima sezione espone alcuni lavori di esponenti della cosiddetta “Arte Povera”, sviluppatesi in Italia dalla fine
degli anni Sessanta. Il movimento rifiuta tecniche e supporti della tradizione e utilizza materiali comuni, come
legno, ferro, plastica e cuoio, per elaborare “installazioni” che stabiliscono una relazione diretta con l’ambiente e
l’osservatore. In mostra saranno presenti opere importanti (collezioni private) risalenti agli anni Sessanta e
Settanta, cioè alla fase culminante e più creativa del movimento, di autori quali Giovanni Anselmo, Michelangelo
Pistoletto, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Eliseo Matracci, Pierpaolo Calzolai e Alighiero Boetti.
Una sezione speciale della mostra è costituita dal nucleo di opere appositamente selezionate con l’intento di
stimolare un dialogo quanto più possibile fecondo con le architetture del monastero, con la sua storia, con le
opere e i segni che con il tempo vi si sono stratificati. L’operazione intende verificare da un lato la capacità dei
linguaggi contemporanei di confrontarsi con le grandi testimonianze artistiche del passato, dall’altro la possibilità
di aprire quest’ultime a nuove opportunità interpretative, a ulteriori livelli di significato. La collocazione delle
opere risponde infatti a una precisa strategia ostensiva che tiene conto delle affinità di tipo contenutistico o
formale, e dell’originaria destinazione d’uso di alcuni ambienti: di qui la scelta di collocare nell’abside di San
Salvatore la scultura di Anish Kapoor e l’Angelo di Luigi Mainolfi (nel Coro delle Monache). Al centro dei
chiostri trovano posto, quali nuovi fulcri prospettici, il Grande Carro di Mimmo Paladino e la Nuvola di
Gabriele Picco. Ancora in un chiostro, inteso come luogo dialettico per eccellenza, si pone il padiglione di vetri
specchianti di Dan Graham, in cui il fruitore è allo stesso tempo attore e spettatore, in un continuo gioco di
riflessi e di inversione dei ruoli.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Dal 25 aprile al 2 giugno 2013
Parola suono immagine
Approccio alla poesia visiva
collezione Tullia Denza
Il percorso espositivo rappresenta la straordinaria opportunità per conoscere una delle raccolte più significative,
sia italiane sia internazionali, dedicate alla Poesia visiva, movimento di grande rilevanza nel panorama artistico
del XX secolo, con l’intento di ricordare, attraverso il contributo degli eredi, la figura di Tullia Denza,
appassionata collezionista di ambito bresciano.
Il fine della famiglia Denza è sollecitare interesse e creatività nei più giovani tramite un’attività di
sperimentazione didattica sulle ricerche poetico-visuali che illustrano i processi creativi degli artisti che, negli
anni ’60 e ’70 del Novecento, hanno posto in stretta relazione la parola e l’immagine, fino a far occupare a
poesia e grafica i reciproci ambiti, in un processo di compenetrazione tra i due linguaggi.
Le opere esposte provengono dalla collezione Denza di Brescia e dall’archivio Tullia Denza attualmente in
deposito presso il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
L’ospite eccellente, le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo in Santa Giulia
In coincidenza con l’avvio dei lavori in palazzo Martinengo da Barco – la storica sede della Pinacoteca Civica – è
stata inaugurata al Museo di Santa Giulia l’esposizione “L’ospite eccellente”. Si tratta di una ricca selezione di
dipinti appartenenti alle raccolte della Pinacoteca, temporaneamente ospitati presso il Museo della Città al fine di
garantirne la visione ai bresciani e ai visitatori provenienti da altre città attraverso un criterio espositivo che
valorizza le opere, ponendo in luce gli autori più significativi – tra i quali Raffaello, Moretto, Romanino, Savoldo
e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – e importanti artisti di interconnessione sulla via maestra dell’intenso
realismo che ha caratterizzato la pittura bresciana ed il collezionismo locale.
La mostra allestita a Santa Giulia consente di compiere un percorso virtuale attraverso la storia della pittura
bresciana – o eseguita a Brescia e per Brescia da importanti artisti italiani – a cominciare dal Tardogotico e fino
al pieno Settecento. Non mancano, naturalmente, i più noti capolavori ai quali è legata la fama della raccolta
cittadina: dal Cristo Redentore e dall’Angelo di Raffaello allo Stendardo di Orzinuovi di Vincenzo Foppa, dal Cristo e
l’Angelo di Moretto all’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto, dal Flautista del Savoldo allo straordinario nucleo
dei dipinti di Giacomo Ceruti, tra i quali spiccano tre tele appartenenti al cosiddetto Ciclo di Padernello.
Parallelamente, trovano posto nell’esposizione anche i Profeti del Moretto, il ciclo dipinto da Giulio e Antonio
Campi per palazzo della Loggia, e notevoli opere di genere del Seicento e del Settecento (paesaggi, marine e
nature morte). Accanto al taglio cronologico, particolare attenzione viene prestata all’approfondimento di alcuni
temi specifici, quali il ritratto (sia di grande che di piccolo formato, con belle miniature di scuola nord-europea e
italiana provenienti in gran parte dalla collezione di Paolo Tosio), la pittura devozionale e quella destinata a
ornare gli edifici ecclesiastici, con le grandi pale d’altare provenienti dalle chiese di San Barnaba (il polittico di
Vincenzo Civerchio e Francesco Napoletano) e di Sant’Eufemia (l’imponente Sacra conversazione dipinta da
Moretto) e con le due Natività di Moretto e Romanino. Le cento opere esposte a Santa Giulia trovano posto
accanto ad alcuni ambienti del complesso monastico che – sempre in connessione ai lavori di palazzo
Martinengo – sono stati destinati a deposito.
Nuove acquisizioni per i Musei di Brescia
Tre affreschi di Floriano Ferramola
I tre affreschi, provenienti da un palazzo cittadino, sono stati depositati, con non comune sensibilità culturale,
nei civici Musei dall’attuale proprietario. Ulteriori ricerche potranno meglio precisarne la provenienza e
l’attribuzione, riferibile tuttavia a Floriano Ferramola. L’ampia apertura paesistica, la tipologia dei volti
femminili, le modalità esecutive rimandano, in particolare, ai due cicli profani che il maestro bresciano eseguì nel
castello di Meano (1509-1512) e in palazzo Calini in città (1512-1518). Per consentire un diretto confronto, i tre
dipinti saranno esposti accanto a quelli staccati dallo stesso palazzo Calini (La caccia con il falcone, La nascita di
Adone). Le tre opere costituiscono un raro esempio di decorazione privata che si segnala, oltre che per le qualità
esecutive, per i significati connessi alla coeva cultura umanistica e alla riscoperta del mondo antico. Nei paesaggi,
cosparsi di edifici in rovina, si dispongono le personificazioni delle Virtù cardinali; la serie era in origine
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
completata dall’immagine perduta della Prudenza. Come pure indica la conformazione a lunetta, gli affreschi
erano probabilmente collocati entro gli archi perimetrali di un ambiente voltato a crociera. D’altra parte, questi
soggetti ben si adattavano alla decorazione di uno “studiolo” o di una biblioteca, richiamando, insieme ai
dettami della Fede, le prerogative individuali che, guidate dalla Ragione (Prudenza) e della Volontà
(Temperanza), raggiungono il bene dovuto a Dio e agli uomini (Giustizia), nonostante gli ostacoli (Fortezza).
“D’importanza grande e d’eccezionale rarità…”
Collezioni d’arte applicata dei Civici Musei di Brescia
In occasione della stampa del volume “Collezioni e Collezionisti. Arti applicate dei Civici Musei di Arte e Storia
di Brescia”, a cura di Elena Lucchesi Ragni e Antonio Benedetto Spada e realizzato grazie al contributo
dell’Associazione Amici dei Musei, viene esposta al pubblico presso il Museo di Santa Giulia una selezione di
oggetti di grande valore artistico e storico.
Il percorso espositivo consente di ammirare esemplari di rara bellezza provenienti dalla civiche raccolte di arti
applicate, la cui formazione si deve ai generosi lasciti di illuminati collezionisti e mecenati come Gabriele
Scovolo, Paolo Tosio, Camillo Brozzoni e Leopardo Martinengo da Barco.
Avori medievali, oreficerie sacre del Quattrocento, bronzetti rinascimentali, cammei di età neoclassica, il
prezioso medagliere sono espressione di creatività artistica e di sapienza tecnica, oltre che testimonianze di storia
del gusto. Per rarità, qualità e quantità degli esemplari, meritano particolare attenzione la serie delle maioliche
“istoriate”, in grado di documentare l’attività dei maggiori centri ceramici italiani del Cinquecento, e il gruppo
dei vetri di produzione muranese, straordinaria esemplificazione delle tecniche e delle tipologie dal XV al XVIII
secolo. Gli “oggetti d’arte” selezionati per questa occasione, insieme ai molti altri conservati da alcuni anni nei
depositi, costituiscono un patrimonio di straordinaria importanza che trova pochi confronti nei musei italiani.
Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 17.30; mercoledì apertura straordinaria fino
alle 22; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 19.00. Chiuso tutti i lunedì non festivi
Ingresso: La mostra NOVECENTO MAI VISTO è inclusa nel biglietto d'ingresso del Museo di Santa Giulia.
Intero € 10,00 - Ridotto € 7,50 (gruppi da 10 a 30 persone e convenzioni) - Ridotto € 5,50 (da 14 a 18 anni e
sopra i 65 anni) - Scuole € 3,00 - Scuole con didattica € 4,50
Nel biglietto intero (€ 10,00) e ridotto (€ 7,50 e € 5,50) è compresa l'audioguida. Per le altre tipologie di biglietti
il servizio è acquistabile al costo di € 3,00 (sino ad esaurimento delle audioguide disponibili).
MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 030 2977833/834, [email protected],
www.bresciamusei.com - www.novecentomaivisto.it
CAPITOLIUM
Dall’8 marzo al 30 giugno 2013
Il Capitolium riapre le porte del tempo
Impossibile perdere una emozione assolutamente unica: assistere al ritorno degli antichi Dei all’interno del loro
Capitolium, duemila anni dopo il loro primo ingresso. Accadrà a Brescia dove, dall’8 marzo, riapre il Capitolium,
uno degli edifici di età imperiale meglio conservati in Italia settentrionale.
La riapertura è limitata ad alcuni mesi perché si tratta di una preview privilegiata del primo di una serie di
interventi di scavo, studio e restauro che hanno già coinvolto, e continueranno a coinvolgere, l’intero complesso
archeologico a ridosso del Museo di Santa Giulia, ambito che per la sua importanza è stato riconosciuto
dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. A rendere assolutamente eccezionale questa temporanea riapertura
è non solo la bellezza, l’imponenza e l’importanza intrinseca del monumento simbolo di Brescia ma il nuovo
percorso museale che Francesca Morandini, curatore per l’archeologia dei Civici Musei e Paola Faroni
responsabile per l’edilizia monumentale del Comune di Brescia, in team con Filli Rossi della Soprintendenza per
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
i Beni Archeologici della Lombardia, hanno ideato. Ad accompagnare il visitatore all’interno dell’antico Tempio,
al cospetto di Giove, Giunone e Minerva saranno luci, suoni e atmosfere ricreate da Studio Azzurro.
Varcati i nuovi portali in bronzo, il visitatore sarà accolto nella Cella Orientale del Tempio, da una installazione
di profonda suggestione evocativa, un vero e proprio racconto, fatto di voci, suoni e immagini.
L’installazione multimediale permetterà ai visitatori di conoscere ed esplorare il sito così come doveva
presentarsi in origine, valorizzando l’ambiente e consentendo di comprendere meglio il significato del tempio e
rendendo la visita indimenticabile. Ma a stupire ancora di più saranno gli ambienti restaurati e soprattutto ciò
che durante i restauri qui è emerso. Le novità sono infatti numerose e rilevanti; dai pavimenti originali in marmi
colorati del I secolo d. C., agli arredi dell’antico tempio, alla dettagliata sequenza stratigrafica, alla cronologia del
tempio stesso. Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era il simbolo stesso della cultura di
Roma; in esso era attribuito il culto alla “triade capitolina” e cioè le principali divinità del pantheon latino: i già
citati Giove, Giunone e Minerva. Nello spazio antistante il tempio si radunavano i fedeli per le principali
cerimonie e venivano compiuti i sacrifici. I pavimenti originali in pregiati marmi policromi, le statue e gli arredi
di culto – che rientrano dopo un lungo periodo nella loro antica sede - godranno di nuove visuali e nello stesso
tempo saranno protetti e conservati. Nuovi portali in bronzo infatti, altamente tecnologici, permetteranno di
rivivere l‘atmosfera sacrale e solenne delle antiche aule di culto, garantendo anche un’ottimale situazione
microclimatica per la conservazione delle parti originarie del tempio. I resti archeologici di questo straordinario
complesso vennero portati in luce tra il 1823 e il 1826 quando i membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti,
grazie a una sottoscrizione pubblica, poterono affrontare scavi estensivi nell’area, partendo da un capitello che
affiorava in un giardino privato. La campagna di indagini fu di tale successo da indurre l’amministrazione ad
aprire all’interno del tempio, parzialmente ricostruito, il primo museo civico di Brescia, il Museo Patrio. Aveva,
in particolare, creato un’immensa emozione la scopertura di un tesoro occultato da una parete del tempio. Un
deposito di opere bronzee magnifiche qui nascoste forse per salvarle da scempi o per sottrarle alla fusione per
battere moneta. Erano i cosiddetti “grandi bronzi” di Brescia, esposti oggi in Santa Giulia: un insieme unico di
statue ed elementi di arredo in bronzo dell’edificio. Tra essi, oltre a ritratti di imperatori, cornici decorate,
frammenti di statue, emerge per bellezza e rarità la statua della Vittoria alata, capolavoro della bronzistica del
primo secolo dopo Cristo. Questa apertura costituisce la prima tappa di un intervento complessivo di recupero
dell’area, che includerà anche con successive aperture i recenti scavi archeologici e il santuario di età
repubblicana. L’intervento si pone in continuità con il recupero delle domus dell’Ortaglia e l’inserimento di
questo contesto nei percorsi di visita del Museo della città del marzo 2003, nel solco della tradizione
archeologica bresciana che, a partire dai provvedimenti del 1480 - per i quali vennero murate negli edifici
rinascimentali in piazza della Loggia le “lapidi iscritte” di età romana trovate in città-, dimostra la precoce
sensibilità della città nei confronti del suo antico passato.
Orari: dall'8 marzo al 15 giugno: da martedì a domenica ore 10.00-17.00 (ultimo ingresso ore 16.00)
Chiuso tutti i lunedì non festivi
Modalità di accesso: per visitare il Capitolium è necessaria la prenotazione.
L'ingresso è a gruppi e il percorso dura circa 50 minuti.
Ingresso: Intero € 4,00 - Ridotto € 3,00 (dai 14 ai 18 anni e sopra i 65 anni; gruppi da 10 a 25 persone)
Scuole € 3,00. Gratuito con il biglietto del Museo di Santa Giulia (ad esclusione del biglietto scuole di Santa
Giulia), che include la mostra NOVECENTO MAI VISTO.
Area archeologica del Capitolium, Via Musei 57
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MUSEO DIOCESANO
La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo
Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della
grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa
conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati
dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano.
Quattro artisti per un concorso – Le tele del presbiterio di Santa Maria dei Miracoli
Nel piccolo scrigno rinascimentale, costruito sul finire dell’Ottocento forse su progetto di Bernardino da
Martinengo e decorato con le sculture del milanese Gasparo Cairano, si compie l’atto finale del percorso del
Manierismo bresciano e, insieme, si apre la strada alla nuova generazione. Quattro artisti sono designati per la
realizzazione delle tele che raffigurano altrettanti episodi della vita della Vergine: Tommaso Bona per la Natività
della Vergine, Pietro Maria Bagnadore l’Annunciazione, Grazio Cossali la Presentazione al Tempio e Pietro Marone
l’Assunzione. Le quattro tele testimoniano il passaggio al linguaggio della Controriforma e, con esso, alla stagione
che avrebbe dato i natali al movimento barocco. In occasione e per tutta la durata dei lavori di restauro delle
coperture del Santuario di Santa Maria dei Miracoli, le quattro tele del presbiterio sono esposte presso il Museo
Diocesano: un’occasione per conoscere meglio una delle stagioni più ricche e interessanti della pittura bresciana.
Dal 26 gennaio al 19 maggio 2013
L’età del rame. La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi
Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità:
“nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo
della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono
nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che
dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà
l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa
civiltà. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione
CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da
Raffaele C. De Marinis. La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: è proprio nel
bresciano, infatti che sono tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in
Italia. La necropoli di Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce
ancora la documentazione principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte
sono documentate a Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in
provincia di Modena, Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che
la circondano. Si tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti. Ma la mostra darà conto anche di altre
suggestive testimonianze: le notissime statue-menhir che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica,
forniscono una iconografia fondamentale per la comprensione del periodo e che in mostra saranno oggetto di
ampia illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale.
Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle steli antropomorfe, statue-menhir, grandi
composizioni monumentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tuttora oggetto di diverse interpretazioni: opere
legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia
indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle divinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione
alpina, ma presenta una vasta diffusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica.
Nella mostra sarà illustrato tutto il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al
confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale
dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle
ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplogruppi delle
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
popolazioni europee, aspetti paleopatologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di
quota. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di
freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Remedello. Il percorso della mostra si conclude con l’età
del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle due importanti sepolture di S. Cristina di
Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica
età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insediamento e vengono fondati i primi abitati palafitticoli
lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici dell’anfiteatro benacense. Questa fase
iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposizione di ceramiche e manufatti di metallo, in
osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di Desenzano del Garda, e da Polada, in
comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rialzati di Remedello Sopra e di Torbole Casaglia (BS).
Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che
materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a essere esposti a Brescia.
Dal 23 marzo al 30 luglio 2013
I disegni di Hokusai e Lo splendore dell'Oriente
Il famoso pittore e incisore giapponese e i tesori della Fondazione Mazzocchi
I disegni di Hokusai e Lo splendore dell'Oriente - Il famoso pittore e incisore giapponese e i tesori della
Fondazione Mazzocchi, per la prima volta saranno esposti al pubblico i tesori della collezione della Fondazione
Mazzocchi in collaborazione con il Comune di Coccaglio.Armature antiche e complete, katane del XVII secolo,
splendidi e-maki (dipinti su rotoli), dipinti su vetro, vasi, statuette in avorio, bracciali e orecchini e gli splenditi
dipinti su carta di riso raffiguranti il mondo fluttuante dell’Ukiyo-e. La mostra avrà il suo apice con i famosi
quaderni manga ("quaderni di pitture divertenti") di Hokusai. I quaderni esposti sono la prima edizione originale
del 1817. Essi sono una raccolta di schizzi dai soggetti più vari: paesaggi, soprannaturale, animali, flora e fauna.
Un viaggio tra mari in tempesta, montagne imponenti, samurai, volpi e tassi tramutati in umani.
Dal 4 al 26 maggio 2013
Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 15.00
ARTBRESCIA – Accademie
Da sabato 4 maggio 2013 e per una ventina di giorni il Museo Diocesano di Brescia ospiterà le opere realizzate
dagli studenti italiani e stranieri di numerose Accademie delle Belle Arti d’Italia. Il Museo per l’occasione diverrà
un centro di aggregazione; gli studenti potranno confrontarsi con gli altri partecipanti ed ampliare le proprie
visioni in un’esperienza che non può che essere costruttiva.
Questo progetto è volto a promuovere l’arte in tutte le sue sfumature, ecco perché gli studenti non hanno
ricevuto restrizioni di alcun tipo, né formali né tematiche. La Biennale di Brescia, infatti, nasce come libera
manifestazione dell’arte contemporanea. IN-FORMARE sull’arte è uno degli obiettivi della Biennale, perciò è
sembrato doveroso coinvolgere le Accademie, sia per fornire agli allievi un nuovo progetto su cui lavorare e
cimentarsi, sia per consegnare al pubblico la possibilità di assistere alle ultimissime tendenze artistiche e chi,
meglio di un giovane studente, ne è portatore?
Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Sabato e domenica aperto eccezionalmente fino alle ore 19.00 per la mostra L’età del rame.
Ingresso: intero € 5, ridotto € 2,50. Ingresso gratuito per scolaresche.
Informazioni e prenotazioni: tel. 03040233, fax 0303751064; [email protected]
Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233
www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
SALA SS FILIPPO E GIACOMO
Dal 3 al 19 maggio 2013
Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 17.30
Marco Furri, “Santi ed Eroi”
Nato a Brescia, docente di Arte, ha studiato all’Istituto d’Arte “Savoldo” di Brescia e all’Istituto Statale d’Arte
“Vittoria” di Trento. Laureato presso il D.A.M.S della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di
Bologna, ha in seguito partecipato a numerose collettive ed organizzato varie personali (dal 1974 ad oggi più di
trenta) con notevole successo. Sue opere sono in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.
Orari: da martedì a domenica dalle ore 15.30 alle 19.30.
Ingresso: libero
Sala Ss. Filippo e Giacomo, Via delle Battaglie 61/A, tel. 03043018
PALAZZO DELLA LOGGIA
Dal 16 aprile al 6 maggio 2013
Sulla strada del Moretto
Circoscrizione Centro, Associazione Culturale Artestrasse, Ateneo di Brescia, Presidenza del Consiglio
Comunale organizzano "Sulla Strada del Moretto". La II Rassegna di artisti che partecipano, o hanno
partecipato, alle iniziative culturali "Sulla Strada del Moretto" in piazza Arturo Benedetti Michelangeli di Brescia.
Pittura: Clelia Adami, Giusi Agnelli, Massimo Baccanelli, Matelda Benaglia, Angelo Bordiga, Angelo
Bussacchini, Nicola Capone, Evandro Colagé, Oscar Coffani, Angelo Faustini, Gianfranco Franzoni, Emma
Lussignoli, Marisa Pezzoli, Gabriella Pietta, Bernardo Savino, Alberto Serana, Filippo Tamantini, Giovanni
Zanni, Elisa Zubani, Giuseppe Zubani, Angelo Faustini, G.Franco Franzoni
Scultura: Gianandrea Blesio, Dino Coffani
Orari: da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 19.00; sabato dalle 9.30 alle 12.30.
Ingresso: libero
Palazzo della Loggia, Salone Vanvitelliano
BIBLIOTECA QUERINIANA
Fino al 7 maggio 2013
Leonardo Checchia, “Altri paesaggi”
Fino al 30 maggio 2013
“Leggere leggere leggere 2”
Mostra fotografica itinerante del flash mob sulla lettura svoltosi in P.zza della Loggia il 24 marzo 2012,
fotografie di Andrea Zucchini (Sala della Fontana).
Dal 7 al 18 maggio 2013
“Cataloghi delle gallerie d’arte di Brescia”
Nell’Atrio storico della Biblioteca. A cura di Ugo Spini
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Dal 21 maggio al 15 giugno 2013
Mostra bibliografica di volumi e quotidiani sulla strage di Piazza Loggia
Nell’Atrio storico della Biblioteca
Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 8.45 alle 18.00; sabato, dalle 8.30 alle 12.30.
Ingresso: libero.
Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A FEBBRAIO 2013
PACI CONTEMPORARY
Dal 23 febbraio al 15 maggio 2013
Lascia che mille fiori sboccino
Paci contemporary è lieta di presentare in anteprima europea la serie fotografica Let a Thousand Flowers Bloom
di Mei Xian Qiu, giovane artista americana di origini asiatiche. L’aspetto cinematografico pone la fotografia di
Mei Xian Qiu su molteplici livelli, accompagnando una visione romantica alla rappresentazione di una feroce
realtà che mette in luce temi scottanti. La traduzione contraffatta della serie: Lascia che mille fiori sboccino
ispirandosi ad una poesia di Mao e riferendosi a grandi società intende divulgare il concetto di lasciare la
possibilità di far gareggiare centinaia di forme artistiche e di scuole di pensiero diverse tra loro.
La Mei rappresenta questo romantico e malinconico desiderio culturale ipotizzando un’invasione pacifica e non
aggressiva di un gruppo di asiatici vestiti in divisa militare ma armati solo di petali, lasciando spazio anche alla
realtà della globalizzazione nella società multietnica contemporanea.
Per non lasciare nulla al caso, la Mei richiede rigorosamente che i suoi modelli siano studiosi specializzati in
cultura cinese nonché artisti americani di origine asiatica. Così come per i costumi si affida ad uno studio di
Pechino specializzato nella ricostruzione degli strumenti di propaganda della Rivoluzione Culturale, utilizzando
vecchie uniformi che sono appartenute all’esercito americano e alle Guardie Rosse cinesi.
Questa commistione tra una visione romantica della cultura e denuncia della realtà permette alla fotografia della
Mei di divenire un potente simbolo dei bisogni della società odierna.
Orari: da martedì a sabato, ore 10.00-13.00 e 15.30-19.30.
Paci Contemporary, Via Trieste 48, tel. 030.2906352,
www.pacicontemporary.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI
DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A MARZO 2013
LUDOTECA SOTTOSOPRA
Dal 4 marzo all’8 giugno 2013
Bambini e diritti
Saranno esposte: “Io, io, io e gli altri” a cura di Nicoletta Costa e “La Convenzione ONU sui diritti dei bambini”
di Giulia Zaffaroni. Esposizioni di opere di illustratori per l’infanzia sul tema dei diritti dei bambini.
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.00 e il sabato dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso: gratuito
Ludoteca SottoSopra, Parco dell’Acqua, Largo Torrelunga 7, tel. 3319503903, [email protected],
www.ludotecasottosopra.it
SPAZIO CONTEMPORANEA
Dal 9 marzo al 25 maggio 2013
Novecento. La fotografia
A cura di Ken Damy in collaborazione con la galleria Massimo Minini
Autori vari dal pittorialismo ad oggi
"...agli inizi del ‘900, le arti avvertono il sentimento di crisi della civiltà. L’esplosione dei movimenti
avanguardistici, a modo suo, rompe con i presupposti tradizionali della mimèsi, che ha come conseguenza
l’allontanamento dalla realtà e la costituzione di moduli sintetici e riduttivi di essa.
È la fine dell’arte, intesa come comunicazione delle impressioni ricavate dall’osservazione dei fenomeni naturali;
ma è l’inizio di una serie di nuovi codici che esprimono l’interiorità e il pensiero dell’artista, luogo inalienabile,
assoluto e incensurabile, dove far esplodere la propria soggettività ed una rinnovata idea di uomo vagante
nell’universo..." Tratto dal testo di presentazione di Giampiero Guiotto per la Biennale di Fotografia (2010)
Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento.
Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370,
[email protected]
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Dal 16 marzo al 31 maggio 2013
Mario Ceroli
Con questa mostra la Galleria Colossi Arte Contemporanea vuole rendere omaggio al grande archi-scultore
abruzzese, come lo definisce Achille Bonito Oliva, Mario Ceroli.
Fin dagli anni Sessanta, l'artista sviluppa una ricerca molto personale che parte da un materiale povero di origine
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
naturale come il legno per ridurre la tridimensionalità del reale alla bidimensionalità di sagome stilizzate che si
ripetono stratificandosi una modalità tipica dei processi comunicativi della società di massa. La reiterazione e
l'ingrandimento delle immagini potrebbe richiamare la dilatata trasposizione in ambito artistico dell'oggetto di
consumo dell'arte Pop di Rosenquist o Oldenburg, conosciuto proprio in quegli anni in Italia attraverso la
Biennale del '64. Ceroli procede in modo del tutto diverso, operando secondo un processo analitico e
strutturato/strutturante che, creando un nuovo “linguaggio iconico”, tende a rivestire di nuovi significati non
soltanto i simboli della società di massa (il Mister e il cavallo in corsa con le chiome svolazzanti dell'Api del
1964), ma anche le immagini mitiche e dense di memoria nella storia della civiltà occidentale come l'uomo di
Leonardo. Attraverso la sagomatura del legno, l'artista estrapola dalla realtà della figurazione classica le sue
sagome operando per una loro semplificazione, una loro riduzione ad immagini mentali e rivestendo i segni
linguistici (No-Si, 1962-63) di molteplici significati che si stratificano come “la ripetizione ossessiva di un
accadimento iconico” (G. Celant) grazie alla ripetizione modulare di livelli mobili, aperti, dinamici fatti dello
stesso materiale caldo: il legno di pino di Russia. Spesso vengono chiusi in scatole, in un contesto architettonico,
costruito secondo una logica empirica e una costruzione razionale e prospettica dello spazio, ispirata alle
proporzioni del corpo umano secondo una tradizione che va dalla civiltà rinascimentale all'esperienza
geometrico-proporzionale della figura umana, da Vitruvio fino al Modulor di Le Corbusier. Tutto questo viene
creato grazie alle aggregazioni e agli innesti del materiale ligneo composto da ruvide assicelle di legno piallate
rozzamente e lasciate volutamente sfrangiate come residuo di un processo tecnologico; nelle cornici in cui sono
racchiuse le sue ultime opere si istituisce un circuito di nuove relazioni con l'ambiente esterno, uno schema di
forze dinamiche che si muovono al suo interno, una nuova realtà formale preordinata dall'artista in forme
codificate e standardizzate che stimolano le nostre capacità percettive; a partire dagli anni '60, l'immagine
ritagliata nel legno ha per sfondo una sagoma vuota e Ceroli, giocando con gli spessori dei piani avanzati o
arretrati, rovescia il rapporto tra pieno e vuoto creando una nuova realtà formale regolata circolarmente da leggi
interne dove fronte e retro dell'oggetto plastico convivono rappresentando due momenti diversi della nostra
percezione della cosa. Dietro al minimalismo figurativo delle sagome, ottenuto con un processo di purificazione
delle forme della realtà quotidiana, del loro spostamento e della loro condensazione in elementi essenziali, quasi
onirici, come vogliono le più recenti modalità di comunicazione, si nasconde la doppia realtà dell'immagine:
dritto e rovescio, misura e dismisura, legno assemblato e cernierato.
Nelle opere dalle cornici di legno esposte in questa mostra, l'artista inscena un evento irripetibile: l'introduzione
di “retrorealtà” insospettabili dietro o all'interno di queste forme esemplari che vengono così amplificate al
limite tra l'astratto e il figurativo. Ecco che la farfalla si sdoppia in una forma piena e in una vuota con
l'inserimento di alcuni profili astratti che si assommano; la farfalla stilizzata ricorda le farfalle realizzate a New
York nel 1966, macchine con le ali pieghevoli e il corpo composto da cilindretti scomponibili “mostruose
dilatazioni del motivo naturalistico di partenza” (A. C. Quintavalle). Allo stesso modo il cavallo, rivelando una
struttura interna fatta di una sovrapposizione di forme che si assemblano come gli ingranaggi di un motore,
richiama quelli realizzati per le scenografie del Riccardo III, andato in scena al Teatro Stabile di Torino nel 1968.
Ecco che l'interno delle sue opere si anima come un tessuto ambientale organizzato che coglie la sostanza lieve,
metafisica delle immagini del reale in una lieve bidimensionalità incisa, scavata, plasmata nel legno, dove le
forme rimangono sospese.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.00 e 15.00-19.00.
Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero 13, tel. 0303758583
www.colossiarte.it - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A D APRILE 2013
GALLERIA DELL’INCISIONE
Dal 4 aprile al 12 maggio 2013
Ana Kapor e Vladimir Pajevic
Al confine di due mondi
La Galleria dell'Incisione collabora con i due artisti da oltre 10 anni; questa è la seconda mostra che accosta il
loro lavoro, con la novità di due quadri eseguiti a quattro mani.
Pur diversissime nei soggetti e nella tecnica, le opere di Kapor e Pajevic sono accomunate da un'atmosfera
silenziosa e sospesa, dove rara è la presenza dell'uomo e protagonista indiscusso è il paesaggio. Paesaggio ritratto
attraverso le antiche tecniche della pittura figurativa, che, in gioventù, i due artisti di origine serba vennero a
studiare in Italia, dove rimasero per fare di Roma il loro luogo d'elezione.
Nei quadri di Pajevic il paesaggio è dominato da una natura rigogliosa che prende il sopravvento sull'operato
dell'uomo; la presenza umana è evocata attraverso tracce e oggetti (una palla, il gioco della campana disegnato
sul selciato); unici elementi animati, oltre alla natura in perenne espansione, sembrano essere animali e bambini,
testimoni, forse custodi, dei mondi rappresentati.
Nei quadri di Kapor forte è l'impronta metafisica bizantina, l'influenza di Piero della Francesca, di Perugino.
Laconico e intenso il rapporto fra l'elemento naturale e architettonico: fortezze, bastioni, castelli. I suoi sono
quadri dalla costruzione solidissima, dove tutto sembra evidente, palese, e dove, tuttavia, qualcosa
continuamente sfugge.
Ana Kapor e Vladimir Pajevic hanno esposto in numerose mostre in Italia, Serbia, Svizzera, Germania e Austria.
Nel 2008 il Panorama Museum di Bad Frankenhausen (Germania) dedica loro una grande mostra che ne
percorre venticinque anni di attività, esponendone più di 140 opere.
Ana Kapor, nata a Belgrado, nel 1964, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1987. Vive e lavora
a Roma. Vladimir Pajevic è nato a Belgrado (Serbia) nel 1948, dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti,
conseguendo il Master in pittura nel 1973. Dal 1978 vive e lavora a Roma.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle 20.00.
Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4, tel. 03030469, www.incisione.com - [email protected]
GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA
Dal 6 aprile al 20 luglio 2013
Gli Angeli, la Pittura e il Novecento Italiano
Licini - De Chirico - Savinio - Sironi - Morandi - Fontana
L’esposizione, a cura di Dominique Stella, propone una lettura della pittura italiana del ‘900 a partire dalle opere
di Licini, Sironi, Morandi, De Chirico, Savinio e Fontana. Il pretesto sono gli Angeli di Licini, punto di partenza
di questa riflessione sul ’900 italiano, la cui diversità e ricchezza consente di affermare la sua importanza, spesso
minimizzata, nel confronto con i movimenti che si svilupparono contemporaneamente in Francia e Germania.
Non meno importanti, infatti, furono le correnti di pensiero che nacquero in quel periodo in Italia, come il
Futurismo (1909) e la Metafisica inventata da De Chirico e da Alberto Savinio o la forte impronta artisica che
lasciarono Licini o Morandi, le cui opere seppero sfidare la modernità insolente e intellettuale dell’epoca. Grande
influenza, inoltre, ebbe l’arte di Fontana, caratterizzata da una forza iconoclasta e quasi mistica.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
La pittura in Italia appartiene alla tradizione più remota. Ogni epoca fu segnata da artisti fecondi, testimoni e
attori dell’evoluzione dei tempi, delle tecniche e delle mentalità. L’arte spesso precede gli sconvolgimenti
maggiori e in Italia il XX secolo si apre sulle esperienze divisioniste che nulla hanno da invidiare
all’impressionismo francese. La tecnica di scomposizione dei colori e della luce innova una forma di
rappresentazione accademica apportando effetti di luce e costruzione puntinisti che rivestono un carattere meno
scientifico di quello richiesto dall’esigenza francese. Infatti, meno attenti agli aspetti scientifici della tecnica, gli
artisti italiani favoriscono nelle loro opere il carattere simbolico e l’impegno sociale. Si ammetterà dunque che
una forte corrente rinnovatrice anima la scena artistica italiana in questo inizio di secolo che cambierà il mondo.
Gli italiani conservano questa sensibilità che lega la pittura al mondo della poesia e dell’immaginario
privilegiando l’arte piuttosto che decretando teorie; essi hanno saputo serbare un legame indefettibile con la
tradizione integrando le proteste e le rabbie di generazioni in cerca di rinnovamento. È in questo spirito che
operano Mario Sironi (1885- 1961), Giorgio de Chirico (1888- 1978), Alberto Savinio (1891- 1952), Osvaldo
Licini (1894- 1958) o Giorgio Morandi (1890- 1964) e più tardi Fontana (1899- 1968). Tutti appartengono a
questa epoca che scopre la modernità, caratterizzando lo spirito di un tempo segnato dalle guerre, dalle vittorie o
dalle sconfitte che sconvolgono per sempre il nostro universo. La consapevolezza degli artisti italiani di questa
epoca, di appartenere a un mondo esaltante ma anche effimero e instabile, conferisce una nostalgia indefinibile a
un’arte che rimane in disparte dalle polemiche estetiche ma sposa la causa di un sentire profondo, in favore di
un’arte eterna che rende anche conto della complessità dello spirito umano. Parigi rappresenta un polo di
attrazione nella vita di questi artisti; tre di loro (de Chirico, Savinio, Licini) vi soggiornano, mentre Morandi non
sfugge all’influenza di Matisse o Derain agli esordi della sua opera.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181
www.agnelliniartemoderna.it - [email protected]
CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA – Cappella Santa Maria
Dal 6 aprile al 12 maggio 2013
Apocalisse. Opera pittorica di Silla Acerbi
“Dopo la morte di mia figlia Cecilia, ho bandito ogni perché relativo a questa tragedia. Ma con il passare del
tempo il mio intimo esigeva “un senso”, non solo per la morte di Cecilia, ma anche per me stessa. Cosa voleva
LUI da me, che risposta attendeva? Gli ho offerto la pazienza, dovevo aspettare di capire. Da tempo ero
affascinata dall’Apocalisse di Giovanni, ma solo dopo la partenza di Cecilia ho percepito un’attrazione più forte,
un invito pressante, quasi una chiamata, comunque un compito. Un compito che mi ha sorretta e accompagnata
nell’elaborazione del lutto che mi aveva colpita. Ma era anche di più. Qualcosa che mi interpellava direttamente.
Ma perché l’Apocalisse? Perché questa battaglia tra il bene e il male? Credo che questa sia la domanda
inderogabile che l’uomo si pone da sempre, il perno attorno al quale ruota la vita di ognuno di noi. Forse non
sempre si trova una risposta esauriente. Io non so se l’ho trovata ma l’ansia e la sete di capire si sono placate e
hanno fatto germogliare un “grazie” per tutto ciò che è. Meditando sul testo mi sono venuti spontanei dei
parallelismi con il Diario di Cecilia e li ho messi in evidenza. La mia proposta è molto semplice, forse scontata, e
il commento stringato. Non è quindi rivolta ad un élite intellettualmente preparata, ma a chi non si è mai
accostato, o comunque in modo non approfondito, alla lettura e al messaggio dell’Apocalisse. È gettare un seme,
è condividere la mia visione figurata dell’argomento e possibilmente trasmettere la magia che mi ha incantato.”
Silla
Orari: giorni feriali: 9.30-11.30 e 15.30-18.00.
Domenica e festivi: 11.00-12.00 e 15.00-17.00. Non sono consentite le visite durante le celebrazioni liturgiche.
Info: 030 289099 (dalle 15.00 alle 18.00), [email protected]
Chiesa di San Giovanni, Contrada San Giovanni
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
SPAZIO AREF
Dal 6 aprile al 5 maggio 2013
CANTIERE BRIMBORIUM!
Vedere la parola e il suono
In prossimità della rappresentazione al Teatro Grande (18, 19, 20 aprile) di una nuova versione della favola per
musica Brimborium! (musiche di Mauro Montalbetti, libretto di Francesco Peri), allestita dalla Fondazione del
Teatro Grande in collaborazione con Mus-e Brescia Onlus, la Galleria di SpazioAref ospita CANTIERE
BRIMBORIUM! Vedere la parola e il suono, mostra a cura di Domenico Franchi, dedicata al laboratorio
creativo condotto dall’artista e scenografo bresciano per la progettazione e la realizzazione delle scene e dei
costumi della prima assoluta dell’opera, andata in scena il 19 luglio 2012 al Teatro Poliziano di Montepulciano,
su commissione del Cantiere Internazionale d’Arte.
Il Laboratorio realizzato in collaborazione con Area Bianca Concept Factory e con la Scuola di Scenografia
dell’Accademia Santa Giulia ha coinvolto i giovani studenti/scenografi in un’esperienza concreta che li ha visti
protagonisti di tutte le fasi operative della progettazione tecnica, della realizzazione e del montaggio dello
spettacolo. La Galleria di SpazioAref espone i bozzetti delle scene firmati da Domenico Franchi e dei costumi
firmati in collaborazione con Noemie Grottini, ma anche tutti gli studi preparatori dell’intero work in progress:
dall’idea alla materia concreta verranno esposti i mood di ispirazione, le campionature materiche e cromatiche e
un’ampia documentazione delle fasi di realizzazione dell’allestimento presso i laboratori di Area Bianca Concept
Factory e del Teatro Poliziano di Montepulciano.
Il materiale, di alto interesse artistico, offre inoltre l’occasione per riflettere sullo stretto rapporto tra l’elemento
visivo, la parola e la musica che caratterizza lo spazio scenico delle produzioni di teatro musicale, e che fonda la
sua peculiarità nell’immaginifico innesto tra inventiva, artigianato e arte.
Orari: da giovedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30.
Aref – Associazione Artistica e Culturale Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari, Vicolo del Sole 4, tel. 0303752369,
www.aref-brescia.it - [email protected]
GALLERIA MININI
Dal 13 aprile a fine maggio 2013
Hans-Peter Feldmann
Pier Paolo Calzolari
“Un altro duetto nella celebrazione dei quarant'anni che prevede, tra le altre cose, la pubblicazione
di un libro di cinquecento pagine sulla nostra attività. Diciamo che stiamo costruendo una stagione dove le
mostre sono curate da noi, a differenza di tutte le precedenti dove il protagonista ed unico arbitro delle scelte era
l'artista, seppur in discussione con la galleria o un curatore. Così il divertissement continua, questa volta con due
artisti della stessa generazione, due pionieri dei loro rispettivi movimenti, due protagonisti della prima ora
dell'arte povera italiana e concettuale europea, apparentemente divergenti nei risultati.
Hans-Peter Feldmann (Dusseldorf, 1941) ha sviluppato un concettualismo ironico, un lavoro che si basa su
serie, ripetizioni, raccolte di immagini quotidiane, anche banali, in fondo non lontano dall'attitudine che era di
Peter Roehr, anche lui tedesco, che sviluppava film e video con ripetizioni di immagini della pubblicità, della
vita, del cinema, della nascente televisione. In questo due artisti vicini a Warhol.
Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943) viene da una matrice informale. Non dimentichiamo che Bologna è la città
di Francesco Arcangeli e quando nasceranno Marcatrè, il Verri, le grandi mostre poveriste, Calzolari si trova in
bilico tra il desiderio di scappare dalla materia e il bisogno di utilizzare la stessa in modi nuovi, con linguaggio
diverso, per arrivare ad esiti opposti a quelli dei suoi padri spirituali. In mostra avremo dunque la ironica levità di
Feldmann, che espone quindici dipinti con onde marine, assolutamente banali, quei dipinti che si acquistano
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
d'estate alle aste e che, presi singolarmente, sono kitsch, mentre accostati formano un’opera d'avanguardia, se ci
passate il termine.
Di Feldmann avremo anche Cento anni, un lavoro fondamentale con centouno ritratti di persone, da zero a
cent'anni appunto, una galleria di casi umani dove il tempo che passa inesorabilmente viene condensato. La
cavalcata di un secolo in pochi istanti raramente era stata così drammaticamente inesorabile.
Di Calzolari esporremo quattro importanti opere dei primissimi anni: il letto con la rosa e la lavagna; il grande
piombo a muro con il proiettore, la torcia, il magnetofono; il grande feltro di tre metri con il filo d'oro, la rosa, il
proiettore... Quattro grandi edizioni di soli quindici esemplari che riassumono, nei modi, nei materiali, nei
contenuti, il lavoro e le ragioni di un poverismo delle attitudini e della ricchezza di contenuti.” Massimo Minini
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30.
Genere: doppia personale arte contemporanea
Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034
www.galleriaminini.it - [email protected]
VISUAL ART
Dal 13 aprile al 4 maggio 2013
Fabio Civitelli, “Il mio tex”
Fabio Civitelli è un sognatore, un narratore di poesia visiva. Splendide tavole a china, magistralmente realizzate
rivelano un uomo poetico, dall'entusiasmo cristallino venato d'innata saggezza e delicatezza nei rapporti umani
che lo rendono, al di là della sua consapevolezza "uno dei pochi, tra i molti". Attento al dettaglio e pignolo nella
ricerca dei particolari sia storici sia di costume per piacere della perfezione non meno che per rispetto verso il
suo pubblico. Immagini che sono concluse in sé, quasi senza bisogno della parola: immediate poesie visive
racchiuse nel volgere di uno sguardo. Ogni tavola apre differenti porte in noi; alcune dirette alla nostra infanzia
altre affacciate al nostro presente, alla nostra capacità di immaginare ora e grazie alla somma dei nostri giorni. Il
lavoro di Civitelli non può che essere definito Arte e, come tale, trova a pieno titolo, spazio nei luoghi deputati
tradizionalmente all'espressione della creatività umana: galleria e museo. L'Arte Fumetto attraverso un viaggio
nella fantasia e nelle emozioni.
Manuela Composti
Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 o su appuntamento.
Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370,
[email protected]
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB
Dal 13 aprile all’8 maggio 2013
Rodolfo Garofalo, “Libertà espressiva tra modernità e classicismo – 50 anni di arte”
Pur avendo dedicato molto tempo al lavoro (è imprenditore e giornalista) e agli studi (ha due lauree, la prima in
Economia e Commercio e la seconda in Giurisprudenza), Garofalo ha avuto fin da ragazzo grande passione per
ogni forma d’arte dedicandosi, con grande impegno, a pittura e scultura. Ha partecipato, vincendo molti premi, a
numerose mostre, personali e collettive; fra le più importanti quelle organizzate a Brescia, Pescara, Ortona,
L’Aquila, Bergamo, Lugano, Jesolo, Bellinzona, Roma, Milano. Numerosi critici hanno parlato del suo lavoro tra
cui Cascella, Rizzi, Caffé, Crespi, Campigli, Spiazzi, Italia e Maurizio Marini. Vive ed opera a Roma e Brescia.
Nella mostra verranno esposti olî, sculture in bronzo e ceramica e grafiche.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30
Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
WAVE PHOTOGALLERY
Dal 20 aprile al 23 maggio 2013
Pepi Merisio, Antologica
Oltre cento vintage per raccontare il percorso artistico di uno dei testimoni più rappresentativi del dopoguerra
italiano. Con il suo modo personalissimo di fotografare, Pepi Merisio è entrato nella storia del reportage italiano
indicando una strada da seguire per tutta una generazione di giovani creativi e di fotoreporter.
Pepi Merisio è nato a Caravaggio nella bassa bergamasca nel 1931 e comincia a fotografare da autodidatta nel
1947. Progressivamente protagonista del mondo amatoriale degli anni Cinquanta, ottiene numerosi e prestigiosi
riconoscimenti in Italia ed all’estero. Nel 1956 inizia la collaborazione con il Touring Club Italiano e con
numerose riviste: Camera, Du, Réalité, Photo Maxima, Pirelli, Look, Famiglia Cristiana, Stern, Paris - Mach e
numerose altre. Nel 1962 passa al professionismo e l’anno seguente entra nello staff di Epoca, allora certamente
la più importante rivista per immagini italiana.
L’ambito ideale della poetica di Merisio è, insieme con la grande tradizione contadina e popolare della provincia
italiana, anche il variegato mondo cattolico. Nel 1964 pubblica su Epoca il suo grande servizio Una giornata col
Papa avviando così un lungo lavoro con Paolo VI. Dello stesso anno è il suo primo libro dedicato all’amico
scultore Floriano Bodini. Da questo momento, mentre continua la collaborazione con grandi riviste
internazionali (celebri i tre numeri monografici di Du sul Vaticano, su Siena e sull’Italia cattolica) avvia
un’intensa attività editoriale. Caposaldo, dichiarazione d’intenti e summa preventiva della sua attività di narratore
per immagini è l’opera Terra di Bergamo in tre volumi, edita nel 1969 per il centenario della Banca Popolare di
Bergamo. Da allora ha pubblicato oltre un centinaio di libri fotografici con editori diversi tra i quali Atlantis, Bär
Verlag, Conzett e Huber, Orell Füssli, Zanichelli, Electa, Silvana, Bolis, M. D’Auria, Editalia, Pubbliepi, Monte
dei Paschi, Grafica e Arte, Lyasis e l’ECRA di Roma, per la quale sta curando la collana Italia della nostra gente,
che ha raggiunto i ventotto volumi.
“Nel panorama della fotografia italiana, tra quegli autori che vengono, forse impropriamente ma di sicuro con
efficace riscontro, definiti “storici”, Pepi Merisio occupa un posto di consolidata e riconosciuta rinomanza.
Merito di un modo di fotografare “coerente”, fedele al suo personale modo di approcciarsi al “mezzo” e alla
gente. Un rapporto di reciproco rispetto, lontano dai canoni dello scatto rubato, dello scoop urlato e sbattuto in
prima pagina. Uno sguardo gentiluomo, come d’altro canto è Pepi Merisio; uno sguardo mai invasivo e
invadente, ma giocato senza fare rumore, senza provocare reazioni imbarazzanti, frutto di una condivisione di
culture e di vissuto quotidiano, di partecipazione a comuni esperienze e di ragionate osservazioni.
Pepi Merisio nei suoi scatti è contemporaneamente operatore e soggetto, regista ed attore, raffinato e capace
incursore nei mondi che ci documenta. Negli oltre 100 scatti presenti nella mostra, esposta alla Wave
Photogallery tutti rigorosamente eseguiti in bianco e nero, stampati dall’artista ai sali d’argento su carta baritata e
con il valore aggiunto di essere entrambi pezzi “vintage”, Pepi Merisio ripercorre tutto l’arco della sua
produzione, dai primi scatti degli anni 50 fino ai nostri tempi, partendo dalle sue terre d’origine, la provincia di
Bergamo, per approdare nel sud dell’Italia, attraversandola in lungo e in largo. Se la datazione delle immagini e la
loro conseguente storicizzazione sono spesso sufficienti per rendere il lavoro di un fotografo meritevole di
interesse, se non altro come testimonianza documentaristica, non sempre a questa operazione corrisponde una
ricerca altrettanto valida dal punto di vista artistico ed estetico. La differenza si gioca con l’estro creativo
dell’autore e con la sua capacità di interpretare, con lo studio delle inquadrature e delle composizioni, i soggetti e
le situazioni scelte. Pepi Merisio appartiene a questa schiera di artisti capaci di interpretare e non solo di
documentare; personalità in grado di rendere ogni loro scatto riconoscibile e immediatamente riconducibile a
quello che in futuro non sarà semplicemente un archivio ma un patrimonio artistico.” Renato Corsini
Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30
Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711
www.wavephotogallery.com – [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MAURER ZILIOLI - CONTEMPORARY ARTS
Dal 27 aprile all’8 giugno 2013
Inaugurazione sabato 27 aprile, ore 18.30
Annegret Soltau
Dopo partecipazioni prominenti a collettive importanti in Italia (“Donna: Avanguardia femminista negli anni ’70
dalla Sammung Verbund di Vienna”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma; “Francis Bacon e la
condizione esistenziale nell’arte contemporanea”, Strozzina Fondazione, Palazzo Strozzi, Firenze; “Corpi
solitari”, Ass. Cult. Maurer Zilioli – Contemporary Arts, Brescia) presentiamo per la prima volta una personale
dell’opera di Annegret Soltau (* Lüneburg / Germania), una mostra, che contempla lavori precedenti e attuali. Il
rapporto dell’artista con l’Italia è di vecchia data.
Dopo i suoi studi alla Hochschule für Bildende Künste ad Amburgo, con i Professori Hans Thiemann, Kurt
Kranz, Rudolf Hausner e David Hockney, Soltau ricevette una borsa dal DAAD (Deutscher Akademischer
Austauschdienst) nel 1973 per un soggiorno a Milano, dove lavorò nell’atelier dello scultore Floriano Bodini, e
nel 1986/87 si espose come borsista a Villa Massimo di Roma. È naturale esporre le sue opere nel „Bel Paese“
più dettagliatamente. Annegret Soltau usa la fotografia come strumento, il corpo e in primo piano il suo proprio
o quello di persone a Lei care. Dicevano, la fotografia funziona come campo metaforico di azione. Di
conseguenza vediamo un’amalgamento di contenuto e espressione formale, che colloca il lavoro di Soltau nelle
vicinanze della “Body Art”, definizione data Lea Vergine nella sua pubblicazione (Skira 2000), dove raccoglie
diverse tendenze dell’arte contemporanea che si comportano violentemente e dinamicamente verso il proprio
fisico, verso il corpo in generale. Fin dal principio Soltau si dedicò a un’esaminazione implacabile di identità ed
esistenza, i risultati affato coniati e improntati da una prospettiva femminile che possiamo talvolta, ma non solo,
interpretare come un commento, come una testimonianza feminista. L’artista coltiva una radicale distruzione
dell’immagine intera e la sua ricostruzione lontano da ogni convenzione o tradizione, tramite la cucitura con filo
e ago. Un processo che non riporta alla figura originale, ma alla trasformazione in una curiosa, grottesca,
irritante e sconcertante creatura, attraversando i limiti di sesso e generazioni.
Il suo percorso parte originalmente con la grafica, la performance e la cucitura su foto, per concludere
attualmente nelle serie “generativ” e “transgenerativ”, nonché un gruppo di cassetti illuminati, i „hybrids“, in cui
assimila i residui delle operazioni analoghe producendo ulteriori mutanti. Il collage gioca un ruolo chiave, ma
non si tratta di collage nello stretto senso della definizione, bensì – a prescindere dagli “hybrids” – di vuotamenti
e dissolvimenti del materiale fotografico e delle figure fotografate, che di seguito si convertono in custodie, in
involucri, nei quali l’artista trapianta frammenti e “visceri traslocati” e spostati in altre esistenze.
È una lunga e complessa storia, dal tema del torso attraverso concetti artistici vari tra entità, deformazione e
spaccatura, tra collage d’avanguardia e straniamento surreal-fantastico che si rispecchia e che si accentua
nell’oeuvre di Soltau. Non per caso hanno nominato Francis Bacon, Asger Jorn, Rebecca Horn in relazione con
le sue opere che svelano rigorosamente nudità, vecchiaia, condizioni esistenziali, stati d’animo, codificazioni
sociali ecc. E comunque, alla fine, tutto ciò si unisce in una nuova entità, in una nuova conclusione, racchiuso
con un cenno conciliante, il filo cuce e nascono altri corpi, altri contesti, altre storie.
Orari: da mercoledì a sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Su appuntamento: 331 331 16 81
Associazione culturale Maurer Zilioli - Contemporary Arts, Via Trieste 42b, tel. 030 5031093 / 331 3311681
www.maurer-zilioli.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A MAGGIO 2013
GALLERIA AplusB
Dal 4 al 30 maggio 2013
Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 18.00
Marco La Rosa / Nazzarena Poli Maramotti
Between signs and measure
Marco La Rosa e Nazzarena Poli Maramotti presentano da AplusB un incontro che scaturisce dalla tensione tra
vicinanza e distanza aperto a comuni riflessioni che hanno luogo nella pratica di ogni artista. Between signs and
measure è un insieme di opere inedite ed appositamente prodotte per questa mostra. Marco La Rosa (1978, vive
e lavora a Brescia), è un artista che predilige la forma scultorea ed installativa, mentre l’indagine di Nazzarena
Poli Maramotti (1987, vive e lavora a Norimberga) avviene in forma pittorica.
Partendo dalla comune considerazione dell'importanza nel processo produttivo della progettualità e della
indeterminatezza, continuando poi la riflessione sul gesto e sul segno nella pratica pittorica, e sull'utilizzo di uno
spazio che viene trasfigurato grazie al sublime, i due artisti hanno realizzato un serrato ed approfondito
confronto divenuto una rincorsa dell'uno verso l'altro.
La circolarità dialogica si è incarnata nella produzione di opere che nascono e vivono in simbiosi e hanno come
punto di partenza la ricerca pittorica di Nazzarena Poli Maramotti che guarda ai grandi spazi ed alla storia
dell'arte, in particolare agli affreschi del Tiepolo, la cui sopravvivenza iconografica di cui si fa carico ha un
carattere fortemente segnico. In risposta l'opera di Marco La Rosa agisce sullo iato tra gesto e segno dilatandolo
quanto più possibile con la libertà lasciata ad un oggetto meccanico (un flessibile) di incidere per un tempo
determinato (quello di un caffè) una lastra di piombo adagiata a terra.
Un secondo gruppo di opere riflette sullo spazio dell'agire dell'artista ed enfatizza la scelta del medium ed il suo
potenziale poetico acquisito dalla storia. Per Nazzarena si tratta dello spazio tradizionale della tela, all'interno del
quale riflette con segno, composizione e misura. Marco risponde con una riflessione sul vuoto/pieno, inteso
come a priori della scelta di occupare un luogo per caratterizzarlo linguisticamente, colando cemento e gesso
alabastrino su tele dalle medesime dimensioni, proponendo nuovi ed ulteriori spazi affrontati ed interpretati da
Nazzarena.
Nazzarena Poli Maramotti, (Montecchio Emilia (RE) 1987), solo shows, 2012: Portraits. Anatomia di un
ritratto. AplusB, Brescia (I). group shows: 2013 Collector's View, a cura di Herbert Martin, Oechsner Galerie,
Norimberga (D); 2012: /Prospekt/ Vorhang auf.., Neues Museum, Norimberga (D), Sichtbarmachen, a cura di
Oriane Durand, Albrecht Dürer Kunstgesellschaft, Norimberga (D). Tollkirsche/Belladonna, Akademie Galerie,
Norimberga (D).2011: Klasse Fleck, a cura di Michael Junga, Galleria Schuermer di Karlsruhe (DE); L’Eredità
di Circe, a cura di Gaia Pasi, Galleria ZAK di Monteriggioni (SI); Random, a cura dell’Accademia di Urbino,
Palazzo Ducale di Urbino (cat.); 2010 Co.Co.Co. Como Contemporary Contest 2010 mostra dei finalisti, Como
(cat.); Invasioni e Terapie, a cura di Anna Z. Pezzin, Palazzo Fogazzaro di Schio (VI) (cat.); Premio Nazionale
delle Arti Accademia di Belle Arti di Napoli (cat.).
Marco La Rosa, (Brescia, 1978) solo show: 2012 Dasein, Adiacenze, Bologna; 2011 Untitled (F), AplusB,
Brescia. group show: 2012 Il Viaggio, Galleria San Fedele, Milano / Galleria d'arte Moderna Lercaro, Bologna;
In media et ultima ragione, Artra, Milano. In dialogue, AplusB, Brescia. 2011 E quindi uscimmo a riveder le
stelle, Galleria San Fedele, Milano. 2010 “How to”, spazio qasba, Brescia.
Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00.
AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203
aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
STUDIO LB CONTEMPORARY ART
Dal 4 all’11 maggio 2013
Brescia Contemporanea “Fuori dal quadro”
L'evento sarà collegato alla mostra NOVECENTO MAI VISTO, Museo di Santa Giulia, 8 marzo - 30 giugno
2013.
Orari: da mercoledì a domenica, 10.00-12.00 e 16.00-19.00.
Studio LB Contemporary Art by Antichità Santa Giulia di Borelli & C., Via Musei, 50/c - 83,
tel. 03046253 / 3356166605, www.studiolb.eu - [email protected]
ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Dal 4 maggio al 1 giugno 2013
Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 18.00
La pittura digitale di Salvatore Milano
A cura e presentazione di Andrea Barretta
Allestimento di Riccardo Prevosti
E adesso? L’arte digitale è entrata a gamba tesa in molte importanti esposizioni d’arte dove sono sempre di più i
fruitori di questo mondo in continua evoluzione che contribuisce a una sorta di nuova sfida all’arte pittorica,
come fu per Nadar che nel 1874 espose nel suo studio fotografico opere degli amici Cézanne e Renoir, e Monet,
Manet, Degas. Artisti che alla nascita della fotografia non erano tra quelli dalle vivaci reazioni contrarie, ma ne
capirono la forza innovativa e cercarono di avvicinarsi in modo da trarre da essa qualcosa, o quello che l’occhio
umano non riesce a percepire per riprodurre poi su di una tela. E adesso? Sicuramente l’arte contemporanea
cerca prestiti tra pittura e fotografia in una contaminazione digitale, ma tralasciando il modus operandi delle
tecniche che sono in comune e alla base di ogni artista, convince la ricerca personale di Salvatore Milano che ha
abbandonato il purismo analogico per addentrarsi nel virtuale di una elaborazione tramite il video di un
computer così da formulare l’arte di dipingere con un mouse per pennello e pixel per una scala di colori. Il
computer, dunque, e programmi di grafica che permettono a Salvatore Milano di figurare una distanza
percorribile in una molteplicità di mezzi eloquenti, cosicché le immagini digitali che ci propone, interpretate
all’interno del paradigma di decostruzione dell’arte tradizionale, hanno la specificità di essere “interattive”, come
per un raccordo interlocutorio che permette di interagire anche senza conoscerne il linguaggio particolare,
giacché prevale non l’aspetto visibile ma la creatività in cui inoltrarsi con la fantasia.
Ecco, allora, che dopo la disgregazione concretata attraverso diverse sfumature e le interferenze digitali,
Salvatore Milano per raccontare lo straniamento di luoghi ritrovati in una libertà cromatica non avverte più
l’esigenza di riflettere la consistenza del verismo, e cerca invece gli effetti di una fruizione più ampia dell’opera
d’arte come nell’inizio storicizzato dalle avanguardie o dopo la crisi della raffigurazione nella pittura che porterà
a un discorso artistico pensato o fantasticato. Tutti gli elementi delle sue opere convergono, infatti, in
rappresentazioni non immobili o inalterabili ma dinamiche e modificate a rincorrersi nello spazio che diventa
grafico o pittorico, estremamente coinvolgente, come in uno sguardo verso l’infinito, tanto che Milano non
s’impensierisce, né si sofferma, nel rammentare l’oggettività da cui è partito, ma crea una metamorfosi per
esplorare il confine tra pittura e fotografia, per dare corpo a una visione in riferimento alla rappresentazione
spaziale e per una definizione del disegno che nella sua resa minuziosa sarà l’apertura verso l’astrazione. Non
solo. Sebbene parta da un’esaltazione dei volumi e delle relazioni di superficie con l’elasticità di tinte e
gradazioni, Salvatore Milano vede lo sviluppo dell’arte digitale attraverso esperienze esistenziali che
costituiscono un importante processo di semplificazione formale di questo mezzo artistico dell’espressione
visuale contemporanea, avvalendosi di azioni destinate a produrre sensazioni intense, allorquando avverte che il
digitale ha un incredibile potenziale creativo, ovvero un mezzo per ottenere da un’immagine una sintesi del tutto
nuova ed autonoma. Il risultato finale, dunque, è completamente diverso ed è questa diversità che conferma
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
l’arte di Salvatore Milano, perché è attivo in un cammino dell’assimilare e del concepire la trasformazione del
reale in una nuova realtà irreale con la quale confrontarsi sul piano dell’estetico. Abilità e competenze, insomma,
nel complesso di un eterogeneo culturale che dimostra una vocazione grafica nel progettare e approntare quella
illusione ottica che determina l’effetto voluto, in un rapporto tra digitale e arte complesso, multiforme, ma qui
articolato nell’essere protagonista di un’analisi critica che, scevra da suggestioni che pur abbondano, punta su
figure spontanee e non costruite. Il suo, allora, è uno scomporre e ricomporre immagini fatte di segni in un
incontro con lo schermo-tela sul quale attua una osmosi a stabilire percezioni visive ed evocative, in una radicale
conversione di un’idea come riflessione sulla storia dell’arte e per una sperimentazione come nuovo fenomeno
nell’ampio impiego di quest’arte che è già qualcosa di compiuto, in grado di generare risposte di tipo percettivo e
istintivo.
Se il suo è diventato un progetto di vita centrato sui contenuti e sulle poetiche, allora Salvatore Milano indica la
strada che porta a scrivere con la luce e al di là del metodo, possiamo affermare che si rivolge alla tecnologia
come un pittore s’avvale di nuove misture o ricorre a supporti diversi dalla classica tela, mentre la sua grafia è lo
stile che conferma un linguaggio visivo dal personale codice comunicativo pur in una riconducibilità
all’espressionismo astratto non foss’altro che per l’alterazione della forma, tra campiture di colore piatte e forme
tondeggianti e rassicuranti come un grembo materno, o tra orizzonti sfumati dal pennello di Rothko, oppure tra
linee fluttuanti con modelli di padronanza cromatica nel dinamismo di azioni vicine al ritmo di Kandinskij.
Salvatore Milano, dunque, non esamina oggetti, paesaggi, architetture o persone, ma guarda a come i colori
palesano l’affinità di circostanze che di fatto diventano avvenimento, e per questo nel suo pittorialismo non
esercita una manipolazione ma cattura superfici, usufruisce della tradizione con l’uso della regolazione dei
contrasti in opere dove affiora il pensiero dell’artista sulla dimensione semantica concertata con il divenire del
digitale. Perché nei suoi lavori c’è latente una sospensione temporale dell’intuizione e il suo dopo, come in una
nuova vita, come a guardare il mondo dal finestrino di un treno, spostando la visione all’interno dell’animo
umano, ovvero la percezione d’albore di una interpretazione che rimanda ad aspetti emozionali, escludendo ogni
descrizione dell’evidente per liberare l’arte dal suo superfluo.
Orari: da giovedì a sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, [email protected]
CENTRO MATER DIVINAE GRATIAE
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE
Dal 3 al 31 maggio 2013
Inaugurazione venerdì 3 maggio, ore 20.45
Nicola Zaccaria, “Svelata”
Orari: 9.00-12.00 e 14.00 alle 18.00
Centro Mater Divinae Gratiae, Via Sant’Emiliano
Associazione per l’arte Le Stelle, tel. 030 2752458 / 335 1370696, [email protected], www.artelestelle.it
ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA PICCOLA GALLERIA U.C.A.I
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE
Dal 4 al 19 maggio 2013
Inaugurazione sabato 4 maggio, ore 17.00
Francesca Tiso Mora, “Luminose dinamiche”
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Da tempo nel suo percorso pittorico Francesca Tiso Mora sta svolgendo con cura analitica, nella proposizione
seriale di inquadrature sempre diverse e affascinanti, il tema del mondo notturno della città. Emerge in modo
singolare, accanto al dato spaziale – la strada, l’asfalto bagnato dalla pioggia, il distributore isolato della periferia
– la percezione del tempo, di un attimo nello scorrere della notte fissato nelle scie luminose dei fari tra le
prospettive sgranate di anonime architetture cittadine, che si individuano in un contesto di buio ovattato.
Le Luminose dinamiche, che riprendono e proseguono i Notturni urbani esposti allo Spazioarte Pisanello di Verona
nel 2010, colgono la fuggevolezza dell’esistenza, il nostro vivere perennemente in fuga, aprendo con uno
sguardo diverso scenari nuovi del vivere contemporaneo. L’artista veronese raggiunge l’esito finale ponendo tra
sé e la realtà esterna un doppio diaframma: il primo è quello dell’obiettivo fotografico, fondamentale per andare
a scegliere, attraverso l’inquadratura, il soggetto urbano da indagare. Il secondo, decisivo filtro è dato
dall’operazione pittorica vera e propria, che riporta liberamente l’immagine sulla tela e la trasforma nel lento
procedere di velature, accese da pennellate improvvise e rapide che potenziano ed esaltano di suggestioni la
visione finale, composta da proiezioni luminose della presenza umana nel traffico delle automobili, nel
susseguirsi di insegne multicolori, nelle file di lampioni allineati, ma anche da piazze, incroci, passaggi pedonali,
dove la presenza di passanti definisce i luoghi in una atmosfera più pacata, permeata di silenzio e solitudine.
Una tecnica pittorica accurata, mirata ad ottenere una intensificazione ottica ai limiti dell’irrealtà, tale da
concentrare l’attenzione sul dinamismo dei corpi in movimento e rendere palpabile lo scorrere vitale e carico di
tensione delle notti metropolitane.
È il respiro della città, che Francesca studia con occhi attenti e partecipi, cercando l’identità possibile in luoghi
dove l’urgenza del vivere rischia di cancellare il senso di appartenenza, il riconoscersi in un luogo e sentirlo
come proprio. Progetto mostra a cura di Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti.
Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 16.00 alle 19.00
Associazione per l’arte Le Stelle, Vicolo San Zenone 4, tel. 030 2752458 / 335 1370696 , [email protected],
www.artelestelle.it, www.ucaibrescia.it
RUA CONFETTORA 17
Dal 9 maggio al 29 giugno 2013
Inaugurazione giovedì 9 maggio, ore 19.00
Ugo La Pietra, Disegni dall’archivio
La mostra si compone di una trentina di disegni al tratto (china, matita, penna) e all’acquerello, realizzati da La
Pietra tra il 1989 e il 2001, molti dei quali preparatori per una produzione artigianale della ceramica, a cui La
Pietra ha dedicato un’intensa attività a partire dagli anni Ottanta.
A questi se ne aggiungono altri, che La Pietra definisce “ esplosioni” e che narrano il suo sconfinato
immaginario. Si affiancano ai disegni alcune ceramiche fatte ad arte, frutto della collaboraizone tra artista e
artigiano, provenienti dai maggiori centri di tradizione ceramica italiana (Faenza, Gubbio, Vietri, Imola, Sesto
Fiorentino). Guardando l’enorme quantità di disegni prodotti in più di cinquanta anni di attività, si capisce bene
che La Pietra “non crede tanto alle cose ma alla ricerca delle cose”. La sua attitudine alla ricerca e al travaso di
esperienze tra le diverse discipline artistiche in cui ha operato, l’hanno portato a risultati tali da arricchire tutto il
percorso di contaminazione tra arte e arte applicata degli ultimi decenni. Il suo è stato soprattutto un percorso
fatto di stimoli (metaprogetti, progetti, disegni, …) nei confronti degli artigiani, presenze ancora molto diffuse
nei nostri territori, a cui è mancata per troppi anni la frequentazione della cultura del progetto.
Così scrive Vittorio Fagone in uno dei suoi tanti saggi su La Pietra: “… dalle più sofisticate ricerche artistiche
Ugo La Pietra ha saputo elaborare una veloce dinamica dei linguaggi di rappresentazione di cui le mutazioni di
scala, le ironiche o ingannevoli presentazioni di funzioni sono espressione costante, dentro un gusto della
variazione che rivela gioco creativo e ancora utile processo di identificazione.”
Il disegno, punto di partenza di ogni progetto, rifermento di ogni successiva concreta materializzazione, è
l’elemento che sempre accompagna questa ricerca. I “percorsi in punta di penna” di La Pietra sono essi stessi
opere d’arte, sia che inseguano il rapido fluire del suo immaginario, sia che traccino la prima bozza di un
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
progetto, sia che, affiancati alla ceramica, carichino l’oggetto di un maggior significato, dando vita a un’unità
progettuale. La Pietra legge il mondo per immagini e risponde al mondo con le immagini. I suoi taccuini non
son fatti di parole ma di inconfondibili disegni. Durante la mostra sarà possibile acquistare l’ultimo libro, fresco
di stampa, di Ugo La Pietra "Riconversione progettuale" edito da Corraini.
Ugo La Pietra Nato nel 1938 a Bussi sul Tirino (Pescara), vive e lavora a Milano. Sviluppa dal 1962 un’attività
inerente al rapporto “individuo-ambiente”. Dal 1960 attraversa diverse correnti artistiche (“arte segnica”, “arte
concettuale”, “arte ambientale”, “arte nel sociale”, “narrative art”, “cinema d’artista”, “nuova scrittura”, “extra
media”, “neo-eclettismo”, architettura e design radicale) e promuove gruppi di ricerca (Gruppo del Cenobio,
Gruppo La Lepre Lunare, Gruppo Design Radicale, Global Tools, Cooperativa Maroncelli, Arte nel Sociale).
Realizza ambienti sperimentali nel 1968 alla Triennale di Milano e nel 1972 al Museum of Modern Art di New
York; è curatore della Sezione Audiovisiva alla Triennale di Milano del 1981, della mostra “Cronografie” alla
Biennale di Venezia del 1992, della Sezione “Naturale-Virtuale” alla Triennale di Milano del 1996. Ha diretto le
riviste: In, Progettare Inpiù, Brera Flash, Fascicolo, Area, Abitare con Arte, Artigianato tra Arte e Design. Vince
il Compasso d’Oro nel 1979. Dal 1985 organizza mostre e seminari, in diverse aree artigiane. Ha realizzato più
di 900 mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fin dagli anni Sessanta ha svolto attività didattica in
numerose Facoltà di Architettura e Scuole d’Arte e di Design e dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento
"Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera. Svolge regolarmente
Seminari e Workshop in Italia e all’estero. Sue opere si trovano al Museo of Modern Art di New York, al Centre
Pompidou di Parigi, al Museum Joanneum di Graz, al Fondo Nazionale d’Arte FNAC di Parigi, al Museé
Departemental di Gap, alla Triennale di Milano, Alla Fondazione Cineteca Italiana di Milano, alla Fondazione
Orestiadi di Gibellina (PA), al FRAC Centre di Orléans, al MIC Museo Internazionale delle Ceramiche di
Faenza.
LO SPAZIO: GALLERIA RUA CONFETTORA 17
Negozio, galleria e laboratorio di idee, Rua Confettora 17 è uno spazio poliedrico che abbraccia la
sperimentazione e la ricerca nell’ambito del design contemporaneo. Rua Confettora 17 propone complementi
d'arredo, articoli per la tavola, gioielli e accessori sperimentali e una sezione dedicata a libri e riviste di design,
fotografia, grafica, architettura, arte e cucina, per promuovere la cultura del progetto, la creatività e la ricerca in
materia di design internazionale.
Orari: da martedì a venerdì dalle 13.00 alle 19.00. Sabato dalle 10.30 alle 19.30 o su appuntamento
Rua Confettora 17, rua Confettora 17, tel. 030.5231421, [email protected] - www.ruaconfettora.com
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