Quinta settimana: conversione del CUORE (un nuovo modo di amare)
Transcript
Quinta settimana: conversione del CUORE (un nuovo modo di amare)
Quinta settimana: conversione del CUORE (un nuovo modo di amare) Lunedì Angolo della Misericordia Riconciliazione, cantiere di Umanità Quando nel 1983 io e i miei amici entrammo nel vecchio arsenale militare di Torino, ci trovammo di fronte a un rudere. Io lo vedevo già fatto, lo vedevo già Arsenale della Pace. Sapevo che quella profezia avrebbe incrociato il cuore e la strada di centinaia di migliaia di persone. Non lo vedevo come un luogo fatto solo per me, per i miei amici, per chi professava la mia stessa fede. No, io sentivo che in quel rudere sarei dovuto entrare sicuramente come Chiesa, ma anche a nome di tutti gli uomini e donne di buona volontà. Ricordo che quel giorno avevo con me la Bibbia che mi aveva regalato il mio arcivescovo, padre Michele Pellegrino e alcuni libri di una mia amica partigiana, non credente. Entrai così, a nome di tutti, con un sogno nel cuore: quell'Arsenale di Pace che vedevo già fatto sarebbe stato una casa sempre aperta, una casa accogliente, con qualcuno sempre pronto ad ascoltare, a fasciare, a consolare, a dare una carezza. Soprattutto, qualcuno che avrebbe deciso intimamente di non giudicare mai. Per me la misericordia è una casa sempre aperta, come le braccia di Dio, come il suo cuore, un patrimonio che ti fa dire con la vita prima ancora e con le parole: “Entrate, c'è posto, è qui la misericordia che cercate. E qui il senso di tutto”. Quando riusciremo a fare nostro questo stile di Gesù, entreremo nella trascendenza e accoglieremo pienamente la chiamata a essere buona notizia per tutte le persone che bussano: peccatori, donne e uomini lontani dalla fede, con sofferenze indicibili. Una chiesa che si china, che ascolta, che comprende, che non mette fuori. Una chiesa che indica dei no e dei sì, consapevole che attraverso un no detto senza frustrazione è possibile scoprire doni immensi. La Chiesa che è un ponte continuo: qualunque errore, qualunque limite, qualunque dubbio possono trovare una chiave di misericordia. Oggi, invece, per tanti la chiesa è sinonimo di severità, di noia, di divieti. Sarebbe bello invece che la gente la vedesse con le braccia aperte, come Gesù l'ha pensata. Quando Gesù dice:”Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28) dà un volto preciso alla sua chiesa. Se un uomo vive un momento di angoscia senza fine, da chi può andare? Sei un odio improvviso è pronto a far diventare la sua vita una follia, una mano chi gliela può dare? Se è divorziato, che futuro può avere nella Chiesa? Se un ragazzo si confronta con la sua omosessualità, se il suo corpo ribolle di sensazioni, chi lo può aiutare a districarsi? Se un ex carcerato assassino dopo aver scontato la pena continua a non dormire di notte per il rimorso, chi lo acquieta? Se mille giovani sono attratti dall’autodistruzione, chi è capace di guardarli negli occhi con tenerezza e ascoltarli? Se i cristiani hanno il bastone in mano, il giudizio sulle labbra, la durezza del cuore, sono severi e basta, questa gente da chi andrà? Magari da una cartomante, da un guru, in qualche setta, ma non più verso la Chiesa. Non possiamo ignorarlo, nè accontentarci di essere quelli che “stanno dentro”. Cerchiamo invece di convertirci al Vangelo, cerchiamo di fare nostra una Chiesa che abbia il cuore grande del Padre, la compassione di Gesù, soprattutto verso i persi. È urgente che torniamo a declinare così il comando dell'amore, il cuore della nostra fede. Nel segno di una concretezza credibile. Pensiamo ai discepoli di Gesù, ai primi cristiani. Con tutte le loro sofferenze, con tutte le loro difficoltà portarono una testimonianza decisiva nel mondo pagano che li circondava, perché erano credibili, e quindi autorevoli. L'annuncio era la loro vita, davvero intrisa di Gesù. Ora questa sfida è affidata a noi, al nostro tempo. Abbiamo davvero la possibilità di indicare la strada di una nuova umanità possibile, improntata sull'amore. Ma non bastano pochi uomini di buona volontà. C'è bisogno di intere comunità, c'è bisogno che la Chiesa tutta si converta a questa missione e lo faccio subito! Sarebbe bello che in questo Giubileo, noi cristiani riuscissimo a far rivivere le pagine splendide della lettera a Diogneto: cristiani come persone che si vogliono bene, rispettano le leggi, vivono nella loro patria, ma come forestieri, dimorano sulla terra ma hanno la cittadinanza in cielo; non gettano i neonati, vivono del loro lavoro, non si distinguono per un abito particolare ma sono riconoscibili per la bontà; quando sono maltrattati, ingiuriati e condannati benedicono. Sono l'anima del mondo. Anche noi possiamo essere così! Cristiani che si amano, che non parlano mai male di nessuno; che quando sanno di un problema, di una povertà si fanno in quattro senza attendersi un grazie; che credono nella luce e nel perdono alla portata di tutti; che non condannano nessuno, perché sono come Gesù, che non condanna, ma ama. Continuamente. di Ernesto Olivero tratto da Avvenire, “la portAperta - il mensile del giubileo”, Dicembre 2015 Martedì «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8) “Ognuno di noi deve imparare a discernere ciò che può “inquinare” il suo cuore, formarsi una coscienza retta e sensibile, capace di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). Dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni.” (tratto dal messaggio del Santo Padre Francesco per la XXX Giornata Mondiale della Gioventù, 2015) Un cuore puro… discernere la volontà di Dio… Che cosa vuol dire? Come si fa? Non si fa un bel niente. Fa tutto Dio. Solo Lui ti può donare occhi nuovi che vedono la sua bellezza, la sua tenerezza e la pienezza di vita che ti offre. “Io ti ho fatto come un prodigio. Tu sei prezioso ai miei occhi e io ti Amo!” Il mondo ti propone tante cose, ma alcune possono incatenare il tuo cuore, inquinarlo, renderlo incapace di vedere la verità. YouTube, ad esempio, dove puoi caricare qualsiasi cosa, basta che venga visualizzato sempre di più, altrimenti non vali nulla. I talent show, come quello dove un tizio si è bevuto cinque caraffe di uova sbattute, non importa se rovini il tuo corpo, basta che alla gente piaccia. L’egoismo, che vorrebbe che le migliaia di persone che scappano dal proprio paese, debbano essere ributtate indietro: ci rubano i soldi, il lavoro, il cibo e così non esiste più la condivisione. I mille giochi sul cellulare, o la perenne connessione a WhatsApp e Facebook, che rendono le relazioni virtuali, e cancellano ogni possibilità di avere un attimo di silenzio, per paura che possano affiorare le domande della vita… Non tutto è buono. Il Signore vuole insegnarti che cosa ti può donare felicità, riempire fino a traboccare i desideri del tuo cuore e le relazioni che vivi. Vuole, che alla fine di ogni tua giornata, tu possa sentire il tuo cuore ardere di gioia per la preziosità della vita. Un cuore puro è un cuore libero di Amare, libero di Sognare oltre gli orizzonti della vita, libero di Consumarsi d’amore senza riserve, capace di gioire e di vivere di Gioia contagiosa. “Vi auguro che questo sguardo di Cristo, pieno di amore, vi accompagni per tutta la vostra vita.” ● Ti senti Amato da Dio? ● Che cosa incatena il tuo cuore? La tua relazione con Lui? La tua relazione con gli altri? ● Sei consapevole che il tuo cuore e le tue relazioni sono molto legate tra loro e chiedono di essere custodite? Cosa puoi fare per le tue relazioni? ● Chiedi a Dio di fare qualcosa per te. Fai tuo l’augurio del Papa, e lascia che lo sguardo di Gesù ti accompagni per tutta la vita. Mercoledì Film: Philomena (Regno Unito-Francia-USA 2013 – 94 minuti) di Stephen Frears; con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark, Anna Maxwell Da cinquant’anni Philomena Lee, anziana donna irlandese, conserva un terribile segreto che non le dà mai pace. Da adolescente ha avuto un figlio illegittimo, sottrattole con la forza dalle suore del convento in cui alloggiava e dato in adozione a una coppia statunitense. E per questo prova un grande senso di colpa che nemmeno la sua solida fede la aiuta a superare. L’incontro con Martin Sixsmith, cinico ex-giornalista d’assalto della BBC, la porterà alla ricerca del figlio negli Stati Uniti dove si dovrà scontrare con una incredibile quanto dura verità. Tratto da una storia vera raccontata nel romanzo di Martin Sixsmith The Lost Child of Philomena Lee (2009). In concorso alla 70a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove riceve il Premio Osella alla “miglior sceneggiatura”. Candidato a quattro premi Oscar: miglior film, attrice protagonista (Judi Dench), sceneggiatura non originale e colonna sonora originale. Tre domande al protagonista: 1. Signor Sixsmith, che cosa la affascina di più della drammatica storia di Philomena Lee? Innanzitutto più che la vicenda in sé, è proprio il coraggio, la determinazione, la forza, in una sola parola tutta la persona di Philomena ad affascinarmi e allo stesso tempo a farmi arrabbiare. Non riesco ancora a comprendere come dopo tutto il male che ha ricevuto in questi cinquant’anni sia in grado di amare così profondamente il prossimo con tutta l’umiltà e la semplicità che la contraddistingue. 2. Questa esperienza è riuscita a riavvicinarla alla fede? Ancora oggi per me la fede è qualcosa di incomprensibile, ma non mi dichiaro ateo, piuttosto un razionalista agnostico. Certo è che la fede di una donna come Philomena non può non toccarti e aiutarti almeno a guardare con occhi diversi le situazioni dolorose che ogni giorno come giornalista sono chiamato a rileggere. Io non so cosa sia la fede, ma so cos’è la fede di Philomena. La sua è la fede dei semplici, ma non è una fede semplice. È la fede di chi si è interrogata per tutta la vita e che ha passato momenti di crisi non indifferenti. È la fede di chi non ha perso la speranza, anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. È la fede di una donna che dona il perdono ancor prima di sentirsi perdonata. 3. Cosa pensa di aver imparato da questa donna? Il coraggio di perdonare ciò che ci sembra imperdonabile. Giovedì Dal Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 8,3-11) 3 Gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». [...] Si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». [...] 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Gesù restituisce alla donna la sua dignità. Non la condanna e non la giudica, anche se ha commesso un peccato gravissimo. Al contrario, la guarda con altri occhi, quelli del Padre che chiama alla vita ogni sua creatura, che ama ciascuno perché “siamo come un prodigio” (salmo 139). Gesù ti viene a cercare proprio dove tu vuoi nasconderti. Quando ti vergogni di te, quando non vuoi ammettere che non sai dove andare, quando non credi che la felicità sia davvero possibile… Lui è lì, nelle tue ferite... Il bello è che Lui non arriva per farti la predica, come fanno tutti, ma per dirti con tenerezza: “Neanche io ti condanno”. “Io ti amo; so che sei fragile e che il mondo in cui vivi ti racconta idee di vita false e tristi, ma io ti voglio dire che tu sei prezioso, che la tua vita vale tutto per me. Tu sei amato!” Lui, Dio, ti desidera, e desidera che tu Viva e che sia felice. “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Gesù poi ti ri-mette in gioco. Ti chiede di tornare nella tua quotidianità e di convertirla. Se dici di aver incontrato Gesù, ma la tua vita rimane uguale, puoi stare certo che è una bugia. Gesù ti cambia! Ti spinge a cercare relazioni belle, limpide, gesti d’amore, desideri che fanno battere il cuore e che sono sempre lo specchio di quelle sue parole d’amore: “io non ti condanno”. ● In che modo ti stai nascondendo da Dio? In quali situazioni della tua vita gli stai dicendo: stanne fuori, ci penso io, tu non puoi aiutarmi? ● Gesù non ti condanna, ma ti dona vita nuova... Hai il coraggio di ri-metterti in gioco, di sbilanciarti, di credere e scommettere su questa parola? ● Lasciati toccare da Lui! Lasciati dire che sei amato! Lascia che Lui sia la tua forza!