Il Messiah di Händel
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Il Messiah di Händel
! discipline Bibbia e Musica Il Messiah di Händel N Pasquale Troìa Nella seconda metà del XVII secolo, Georg Friedrich Händel1 è ormai un musicista affermato. Non solo in Inghilterra, sua patria adottiva, ma in tutta Europa. Coinvolgerlo nella celebrazione degli eventi principali della vita del Messia Gesù richiedendogli una composizione musicale degna del suo genio, sarebbe stato non solo una testimonianza di fede per l’anglicana Inghilterra, ma anche una buona occasione per affollare qualche teatro. È quanto andava pensando Charles Jennens che riesce a persuadere Händel, ormai cinquantaseienne a «consacrare tutto il suo genio (Genius) e la sua capacità (Skill) per una composizione che sorpasserà tutte le altre precedenti, come il suo soggetto sorpassa tutti gli altri. Il suo soggetto è il Messia»2. Händel compose il Messiah quasi di getto: lo iniziò il 22 agosto 1741 e dopo appena 24 giorni lo completò (anche con la strumentazione)! La prima esecuzione ebbe luogo a Dublino il 23 aprile 1742; il 23 marzo del 1743 si tenne quella del Covent Garden, a Londra. Il libretto ed il programma teologico del Messiah Il libretto è una “Scripture collection”, una “catena” di versetti di alcuni profeti dell’Antico Testamento che annunciano la venuta del Messia e di autori del Nuovo Testamento che lo riconoscono e lo testimoniano nella persona di Gesù, il Messia (= Cristo). Jennens – coinvolgendo anche Händel – veniva così a prendere posizione in un dibattito biblico e teologico, molto sostenuto in quel periodo, da parte di coloro che sostenevano che l’Antico Testamento – quasi letteralmente – profetizzasse Gesù come unico Messia. Il progetto di Jennens, quasi apologetico (più che teologico), è come un ‘algoritmo’ di esegesi biblica: a) Gesù Cristo è il Figlio di Dio incarnato così come testimoniato nel Nuovo Testamento, b) il Messia è profetizzato in molti e diversi modi nell’Antico Testamento, c) ed e l’unico Salvatore e Redentore. E l’impianto biblico del libretto è costellato da ben 55 testi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il tutto preceduto dalla citazione di Virgilio dalla sua IV egloga: Majora canamus3 (v. 1). La lingua è l’inglese della King James Bible, la traduzione anglicana della Bibbia del 16114. Il libretto è costituto quindi soltanto da testi biblici, senza parafrasi o attualizzazioni del testo biblico (come era avvenuto fino ad allora per esigenze liturgiche, esistenziali, culturali…), né intervengono personaggi, o narratori…(come avviene negli oratori di Bach o di altri compositori). La narrazione è diretta e la sce18 NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI na è quella dell’esposizione teatrale dei testi biblici non nel loro contesto storico-critico ma nella loro polarizzazione finalizzata a dimostrare la messianicità degli eventi di Gesù, mediati da null’altro che dalla musica e dalle voci dei cantanti. Un’opera “edificante” e di “intrattenimento” Händel titola la prima pagina autografa della partitura Messiah [senza l’articolo]. An Oratorio. È uno dei 15 oratori di ispirazione biblica di Händel. Ma per Händel ed in Inghilterra l’oratorio musicale non è inteso con le stesse finalità e opportunità che negli altri compositori europei. Il contesto culturale, religioso, politico e musicale esige una diversità. Bach scrive oratori per la liturgia, da pregarsi e cantarsi in chiesa, Händel per rappresentarli in teatro5. A Bach commissiona1. Nasce il 23 febbraio 1685 ad Halle, nella regione germanica della Sassonia, da una famiglia borghese (suo padre era un barbiere-‘chirurgo’). Aveva desiderato morire nei giorni della Passione e morì il venerdì santo del 14 aprile 1759 all’età di settantaquattro anni a Londra. Fu sepolto nell’Abbazia di Westminster, il Pantheon degli uomini illustri inglesi. Una biografia particolarmente attenta all’ispirazione biblica che ha animato gli oratori di Händel è quella di Hamish Swanston, tradotto in italiano dall’editrice Claudiana con il titolo L’ispirazione evangelica di Händel, Torino 1992. In appendice una Guida [biblica e musicale] all’ascolto del “Messia” a cura di Gianni Long. Da non trascurare il classico studio del musicologo e direttore di orchestra Christopher Hogwood, Georg Friedrich Händel, Collana L’Arte della Fuga, Edizioni Studio Tesi, 1991. Alcune pagine si possono leggere in http://books.google.it/books?id=R5rwpeAwqekC 2. Ch. Jennens, lettera del 10 luglio 1741 a E. Holdsworth. Charles Jennens «era un signore di campagna con ambizioni letterarie, un eccentrico e devoto credente che aveva rifiutato il giuramento di fedeltà alla nuova monarchia orangista (Non-Juror); ricco di profitti ereditati dalle fonderie di Birmingham, simpaticamente stravagante, generoso con i poveri, amico dei contestatori, Jennens aveva un forte senso dell’impianto drammatico» (H. Swanston, op. cit., p. 133). Händel gli riconobbe queste qualità e collaborò con lui a ben tre oratori biblici (Saul, Messiah e Belshazzar). 3. Il versetto per intero canta: “Sicelides Musae paulo maiora canamus”. L’espressione “[paulo] majora canamus” è spesso utilizzata per esprimere la consapevolezza di cominciare a trattare, parlare, scrivere, comporre “cantare cose [ben] più importanti” di quelle precedentemente fatte. Händel ne era ben consapevole nel comporre un oratorio come Messiah. Ma probabilmente, oltre a questa consapevolezza, Händel vuol richiamare quella quarta egloga che già dal medioevo fu interpretata come una “profezia pagana“del Messia, per cui Dante stesso riconosce a Virgilio una simile autorevolezza costituendolo come simbolo della ragione, sana, naturale priva di ogni forma di pregiudizio e di ostinazione, facendosi accompagnare dal “sommo poeta” già all’inizio del suo “cammin di nostra vita” fino alle soglie della teologia rappresentata da Beatrice. 4. Vedi in http://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia di re Giacomo una ben documentata e interessante presentazione della Bibbia di re Giacomo (King James Version, KJV, come è prevalentemente conosciuta negli Stati Uniti) o Versione Autorizzata (Authorized version, come è conosciuta principalmente in Inghilterra) commissionata da re Giacomo I che rappresenta la versione ufficiale della Chiesa anglicana. 5. Händel conosce l’ambiente religioso e sociale londinese per cui prevede le difficoltà che avrebbe potuto incontrare un oratorio che rappresenta in teatro testi biblici. Già no composizioni sacre (come gli oratori) che è tenuto a comporre secondo il ritmo delle feste dell’anno liturgico, mentre Händel occasionalmente secondo i suoi impegni e le previsioni di possibile successo di pubblico. Händel deve cercarsi i committenti, il pubblico, i cantori e deve farsi impresario di se stesso e delle sue opere. Bach, e non solo lui, devono rendere conto alle autorità ecclesiali e civili che gli commissionano le opere e lo stipendiano. Anche per tutte queste diversità, Messiah, secondo alcuni musicologi, non è un oratorio “di fede” o “di religione” ma un oratorio ‘religioso’, cioè una composizione musicale su testi biblici per intrattenere in modo devoto un pubblico pagante in un teatro dove si rappresentano opere non religiose. In questo senso Händel inaugura, come poi faranno a tempo pieno e non certo senza difficoltà Mozart e Beethoven, la professione del musicista la cui ‘missione’ non è subordinata alla committenza ‘ideologica’ della Chiesa e delle sue autorità, ma soltanto vincolata responsabilmente alla propria coscienza e alla propria arte. Fa testimonianza di questa libertà professionale anche il fatto che Händel destinò in vita ogni provento del Messiah a scopi di beneficenza e dispose nel suo testamento che così fosse anche dopo la sua morte, come testimonianza della sua carità, espressione della sua devozione di cristiano6. discipline La musica La musica di Händel «ha la gravità tedesca, la soavità italiana e la maestosità francese. Qualità maturate in Inghilterra, allora il luogo più favorevole allo sviluppo di un tale stile cosmopolita; e l’Inghilterra aveva in più quella tradizione corale che rese possibili gli oratori di Händel». (D.J. Grout, Storia della musica in Occidente, Feltrinelli, 1990, p. 441). Ancora oggi l’oratorio musicale più eseguito è il Messiah. Insieme ad altra sua musica strumentale facilmente riconoscibile (come la Water Music, la Music for the Royal Fireworks, concerti e tanta altra musica per strumenti a tastiera), ma anche insospettata e inaspettata7. La musica e il canto nel Messiah8 sono così organizzati: a. gli strumenti: come si può evincere dalla partitura l’organico strumentale del Messiah è quanto mai semplice ed è affidato principalmente alla famiglia degli archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso) e al basso continuo dell’organo o del clavicembalo; in pochi brani sono previsti alcuni strumenti della famiglia dei fiati (oboe, fagotto, corno, tromba) e i timpani. b. Le voci: i cantanti sono due voci femminili (soprano e contralto) e due maschili (tenore e basso); il coro è composto da voci di ragazzi e di uomini. c. La tonalità: l’opera non ha una tonalità prevalente, ma «si percepisce costantemente un’aspirazione verso la tonalità di re maggiore, la tonalità della gloria e della luce» che nelle parole “the kingdom of his world is become the kingdom of our Lord” (il regno di questo mondo è diventato il regno del nostro Signore) del famoso Halleluja «si riveste di tutto lo splendore apocalittico» (Cfr. Hogwood, Notes on the music, Booklet alla interpretazione del Messiah, 3 LP, Editions de L’Oiseau-Lyre, D 189 D 3, 1980, p. 4). d. Le tipologie: il recitativo (mediante il tenore e il basso), l’aria (cantata dalle voci femminili e maschili dei cantanti), il coro (voci maschili). Händel dispone queste tipologie secondo un’alternanza e una sequenza ben scandita, particolarmente efficace e articolata come sapeva ben fare con la sua arte teatrale (nel senso per esem- pio che due recitativi sono posti di seguito per provocare psicologicamente nello spettatore l’aspettativa e l’esigenza di un’aria che poi si amplifica in un coro). Alcuni esempi. 1. Il coro Halleluja: è il numero 2 della partitura alla fine della seconda parte. È il coro più esultante e famoso della storia della musica europea. L’allegro del coro è introdotto da tre battute del violino I e II e della viola e poi subito le quattro voci dei cantanti proclamano l’invito a lodare Dio (= Halleluja) con convinzione. Il canto continua su tre citazioni del libro dell’Apocalisse (19,6; 11,15; 19,16) che esaltano la regalità e la signoria del Signore Gesù Cristo con l’altro suo oratorio Israel in Egypt, pur non essendo basato esclusivamente su testi biblici, era stato contestato da alcuni ambienti religiosi. «Tra gli oppositori degli oratori händeliani vengono annoverati anche i seguaci dei fratelli Wesley e di William Law. Va però ricordato che l’opinione di John Wesley sul Messia, sia pure espressa vari anni più tardi, era diversa. Parlando di un’esecuzione a cui aveva assistito a Bristol nel 1758, il fondatore del metodismo scrisse che “non so se quel consesso sia mai stato così serio davanti ad un sermone come lo è stato durante questa esecuzione. In molti punti, specialmente in alcuni cori, ha superato tutte le mie aspettative”» (G. Long, op. cit., p. 237). 6. La prima esecuzione fu un concerto di beneficenza «per i detenuti delle molte prigioni, del Mercer’s Hospital in Stephen’s Street e della Charitable Infirmary all’Inns Quay». Al suo testamento olografo Händel aggiunse un terzo codicillo in cui tra l’altro dichiara che «I give a fair copy of the Score and all Parts of my Oratorio called The Messiah to the Foundling Hospital [Ospizio degli abbandonati]». 7. C’è tanta musica classica mediante le suonerie dei cellulari quanta ignoranza in chi le usa! Ed anche per gli sportivi del calcio c’è la loro parte di ignoranza musicale. Del tipo lo sapevate che… L’inno della UEFA Champions League che viene trasmesso prima di ogni partita è ispirato all’inno di incoronazione Zadok the Priest (HWV 258) di Händel composto su una parafrasi del testo biblico per l’unzione del re Salomone (1 libro dei Re 1,38-40)? È uno dei quattro inni dell’incoronazione composti in onore di Giorgio II di Gran Bretagna nel 1727 e viene cantato ad ogni incoronazione di un monarca britannico. Viene tradizionalmente eseguito durante l’unzione del sovrano. L’ultima sezione è il “God Save the King” (non l’inno nazionale inglese) cantato dal coro al completo ed intercalato dagli “Amen”. Il brano si conclude con una solenne cadenza sulla parola “Alleluia”. Anche questo è ancora Händel! 8. In http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Messiah è possibile ascoltare e registrare sul proprio computer tutti i 52/53 brani che compongono l’oratorio Messiah. Su youtube (http://www.youtube.com/watch?v=11xABcKjux8) si trovano registrazioni varie di arie e cori. Si consiglia di ascoltare queste registrazioni tenendo davanti la partitura così come la si può trovare in allegato nel sito www.lascuola.it. NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI 19 discipline al quale i cristiani cantano la loro fede e la loro lode con l’Hallelujah. È un «testo biblico e musicale che corona i brani biblici che si riferiscono alla passione ed alla risurrezione» (G. Long). Non casualmente la seconda e la terza parte del Messiah terminano con un coro che canta parole dell’Apocalisse (Ap 5,1-13 anche nel coro finale dell’opera). La tonalità è il re maggiore quella della gioia, degli alleluja, della vittoria, della risurrezione. Tonalità congeniale alle trombe. Il coro ha un suo asse tematico nella parola halleluja, la cui ‘melodia’ diventa «quasi una sigla ritmica facilmente riconoscibile che circola attraverso tutti gli strumenti e che trova nelle trombe e nei timpani i portavoce ideali» (G. Long). E tutti gli strumenti (trombe, timpani, violini e viola) dell’organico dell’opera e le sue voci (soprano, contralto, tenore e basso) sono chiamate a cantare e suonare l’halleluja al Messia9. Oggi, soprattutto in Inghilterra, il pubblico ascolta l’Halleluja in piedi. «La tradizione vuole che il re Giorgio II quando sentì questo coro per la prima volta era così agitato che sì balzò in piedi seguito da tutti gli altri e vi rimase per tutta la durata del coro!» (Cfr. Hogwood, op. cit., p. 8). 2. Il recitativo (accompagnato dal violino I e II, viola e bassi) For behold, darkness sholl cover the earth… è il n. 11 della partitura della prima parte10. Sul tempo “andante larghetto” recita il testo di Isaia 60,2-3 che è modulato sui contrasti: – della “tenebra” (darkness) e della “nebbia fitta” (gross darkness) che coprono la terra a causa dell’infedeltà a Dio e che Händel rappresenta con figure cromatiche (di semicrome) suonate dai violini e dalla viola che visivamente suggeriscono l’oscurità. Il tutto evidenziato anche dalla tonalità pensierosa del si minore iniziale e dall’uso di dissonanze; – e della “luce” (to thy light) e dello “splendore del sorgere” (brigtness of thy rising) di Dio – a cui saranno chiamate tutte le “genti” (Gentiles) per glorificarlo (His glory shall be seen) – che Händel figura con quartine di note (crome) semplicemente ripetute e suonate sempre dai violini e dalla viola. Il tutto evidenziato dal pas- IN RETE Nel sito riservato agli abbonati, gli allegati: 1. Il libretto dell’oratorio Messiah di Händel 2. Architettura dei testi biblici cantati 3. 1 15 Oratori a soggetto biblico di Händel 4. Significato di oratorio musicale 5. Händel esegeta della Bibbia 6. La partitura del Messiah 7. Proposta per una modalità didattica di analisi musicale delle battute 9-44 della terza parte del Messiah 8. Battute 9-28 dell’aria n. 4 della terza parte del Messiah 9. Analisi musicale delle battute 9-28 dell’aria n. 4 della terza parte del Messiah 10. Battute 28-44 dell’aria n. 4 della terza parte del Messiah 11. Analisi musicale delle battute 28-44 dell’aria n. 4 della terza parte del Messiah. 20 NUOVA SECONDARIA - N. 7 2009 - ANNO XXVI saggio alla tonalità della gioia, dell’esultanza e dello splendore del re maggiore sulle parole arise e glory11. 3. L’aria For now is Christ risen...: ritmi puntati esprimono lungo tutto la partitura della prima aria della terza parte (n. 45)12 l’idea di immortalità e di risurrezione musicando il testo di Giobbe (19,25-26) e di Paolo (1 Cor 15,20). Non c’è commento senza ascolto Ascoltando un’aria di Bach si è portati a scoprire Dio in se stessi, ascoltandone una di Händel ci si guarda intorno per cercare dove Dio possa essere in questo mondo da Lui creato. Sia Bach che Händel spesso alla fine del loro lavoro di composizione segnano sulla partitura tre lettere in maiuscolo, in latino, nel caso dativo di dedicazione: S.D.G (Soli Deo gloria). Ogni compositore quando traccia note per far cantare percorsi di voci e di musica, in qualche modo, a modo suo è consapevole che le parole di Dio si stanno incarnando nel linguaggio musicale, quello stesso che ha ‘indossato’ e abitato la Parola di Dio all’inizio della creazione e il Figlio di Dio ha modulato e fatto risuonare tra le voci e i rumori del mondo. E continua a farlo per mezzo della parola proclamata e del canto che la onora e della musica che la fa risuonare. Pasquale Troía Pontificia università «S. Tommaso d’Aquino», Roma 9. Vedi le pagine 216-234 della Partitura del Coro e il testo del Libretto sul sito www.lascuola.it 10. Vedi le pagine 51-52 della Partitura e il testo del Libretto in www.lascuola.it 11. Vedi le pagine 51-52 della Partitura di questo recitativo e il testo del Libretto sul sito www.lascuola.it 12. Vedi la pagina 237 della Partitura e il testo del Libretto in www.lascuola.it