matrimonio una giusta scelta

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matrimonio una giusta scelta
CRITERI PER LA GIUSTA SCELTA NEL MATRIMONIO
La storia di Isacco e Rebecca (Genesi 24)
Dio aveva promesso ad Abraamo che sarebbe diventato il padre di una grande Nazione.
A questo scopo, però, avrebbe avuto bisogno di un figlio. Ma quante crisi di fede Abraamo
e Sara dovettero affrontare finché finalmente arrivasse il figlio tanto desiderato !
La sua nascita fu il culmine di una vicissitudine movimentata e intensamente legata a Dio.
Quanta felicità Isacco portò a questa coppia!
Esso poi, fu anche un giovane così buono, rispettoso, ubbidiente e servizievole verso i suoi
genitori.
Sembra che questa famiglia fosse molto affiatata. Infatti, Isacco fece cordoglio per tre
anni dopo la morte di sua madre.
Giacché il suo fratellastro Ismaele aveva lasciato casa, Isacco crebbe come un figlio unico
e fu al centro dell’attenzione e dell’amore dei genitori. Non aveva preoccupazione alcuna.
Abraamo era diventato un uomo molto ricco e leggiamo che cedette tutti i suoi beni ad
Isacco (Genesi 24:35-36).
Credo si possa dire che i genitori amassero e proteggessero questo figlio in maniera
eccessiva.
Sono convinto che Abraamo e Sara non si rendessero conto dell’influenza soffocante che
avevano sulla personalità di Isacco e penso che questa loro premura esagerata poté
persino indebolire il suo carattere.
Erano felicissimi di avere un figlio e passarono molti anni prima che pensassero di trovargli
moglie. Sembra quasi che avessero dimenticato che, per diventare i progenitori di una
grande Nazione, Isacco aveva naturalmente bisogno di una moglie.
1. La più grande preoccupazione di Abraamo (e di Isacco) - (versi da 1 a 9)
Tuttavia, dopo la morte di Sara, Abraamo riconobbe che era arrivata l’ora di agire per
trovare una moglie a suo figlio.
È interessante notare che Isacco, nonostante fosse già quarantenne, seguì fiducioso il
giudizio del padre in una questione così importante come la scelta della futura sposa.
Nei nostri giorni sono di solito i figli che scelgono chi vogliono sposare, ma secondo la
mentalità di quei tempi e di quella cultura, le cose andavano molto diversamente. E qui
siamo testimoni di una meravigliosa storia d’amore. Anzi, possiamo trarre da questa storia
alcuni princìpi utili per scegliere il coniuge adatto. I giovani cristiani di oggi e i loro genitori
possono imparare molto, esaminando attentamente i principi che furono seguiti nella
preparazione di questo matrimonio.
La storia d’amore di Isacco e Rebecca cominciò in modo molto delicato.
Dato che Abraamo stesso era ormai troppo vecchio per prendere l’iniziativa, chiamò il più
anziano dei suoi servitori, che aveva il governo di tutti i suoi beni, e gli disse: «Metti la tua
mano sotto la mia coscia ed io ti farò giurare per il Signore, il Dio dei cieli e il Dio della
terra, che tu non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei in mezzo ai
quali abito; ma andrai al mio paese, dai miei parenti, e vi prenderai una moglie per mio
figlio, per Isacco» (Genesi 24:2-4). I Cananei erano un popolo empio e maledetto da Dio.
Non sarebbe piaciuto a Dio, se Isacco avesse sposato una donna non credente.
I parenti di Abraamo che abitavano al nord della Mesopotamia, invece, conoscevano il
vero Dio e Lo onoravano. E dunque solo fra loro si poteva trovare la moglie adatta per
Isacco.
Il coniuge deve essere credente
Questo è già il principio prioritario e più importante che si debba considerare nella scelta
del coniuge. Anche se oggi non sono più i genitori a scegliere la moglie o il marito per i
figli, dobbiamo però insegnare loro fin dall’infanzia a prendere in considerazione soltanto
un coniuge credente (1 Corinzi 7:39; 2 Corinzi 6:14). In questo modo aiuteremo loro a
riconoscere la volontà di Dio nella scelta, evitando che facciano decisioni sbagliate.
Perché deve essere un credente?
Il Signore lo esprime chiaramente nelle seguenti parole: «Non t’imparenterai con loro (non
credenti), non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli,
perché distoglierebbero da Me i tuoi figli (i credenti) che servirebbero dèi stranieri»
(Deuteronomio 7:3, 4).
Questo era valido allora e lo è ancora oggi. Un matrimonio tra un credente e un non
credente di regola, indebolisce la fede del cristiano.
Con questo ben in mente, Abraamo e Isacco presero le giuste precauzioni.
Secoli più tardi Paolo definì questo come un principio immutabile nella 2 Epistola ai Corinzi
al capitolo 6, dai versi 14 a 16: «Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è
per voi; ... O quale comunione tra la luce e le tenebre ? ... O quale relazione c’è tra il
fedele e l’infedele ?»
Se consideriamo l’intero passo biblico, Paolo discute la posizione del credente nella società.
Egli esorta i cristiani a non entrare in uno stretto legame con non credenti, E ciò vale
naturalmente anche per la scelta del coniuge.
L’espressione «giogo estraneo» illustra in modo molto vivido che il cristiano alla fine dovrà
sempre soffrire, se è legato a qualcuno che continua a tirare nella direzione opposta alla
sua. In questo caso la vita comune sarà caratterizzata da un continuo tira e molla!
Il credente è libero di «sposarsi con chi vuole, purché sposi un credente» (1 Corinzi 7:39).
Se osserviamo questo principio importante, avremo ancora un scelta relativamente libera.
Cari genitori, vi prego, insegnate ai vostri figli queste direttive divine. Dite loro cosa è
importante e ha priorità nella scelta del futuro coniuge.
Tuttavia, non basta che glielo diciamo, dobbiamo essere noi un esempio per la gioventù,
mostrando loro cos’è un matrimonio felice.
È importantissimo che i nostri figli possano essere testimoni di un matrimonio felice,
benedetto da Dio, perché così saranno più che mai motivati a seguirne l’esempio.
Quando Adamo ed Eva caddero nel peccato, dovettero abbandonare il Paradiso lasciando
tutto quel ben di Dio. Una cosa, però, non lasciarono: il loro coniuge, cioè il loro
matrimonio, che è rimasto come un residuo del loro soggiorno in Paradiso.
Per questa ragione il matrimonio dei credenti dovrebbe ricordare un po’ il Paradiso.
Ma i nostri figli lo possono vedere?
È Inutile tenere discorsi religiosi del tipo che «Siamo figli di Dio e della pace», se i nostri
figli poi devono costatare: «A casa nostra si vede ben poco di tutto questo !»
E voi giovani non sottovalutate il peso di questi criteri!
È di primaria importanza che scegliate un coniuge credente.
Ma ritorniamo ora alla nostra storia.
2. Incamminati con Dio (versi da 10 a 14)
Eliezer, il servo d’Abraamo, immediatamente organizzò una carovana e una scorta per
accompagnarlo nel suo lungo viaggio. Caricarono gli animali con le provviste, non
dimenticando i regali per la futura sposa e la sua famiglia.
Quando tutto fu pronto, si misero in cammino in direzione nord-ovest.
Si trattava di un viaggio lunghissimo, più di 800 chilometri, per giungere in Mesopotamia e
alla città di Naor, dove viveva il fratello di Abraamo.
La Bibbia tace per quanto riguarda le circostanze di quel viaggio che durò diverse
settimane, nonostante che il servo Eliezer e la sua scorta avessero di certo attraversato
tante regioni interessanti, incontrando parecchie difficoltà e pericoli.
Del viaggio non si sa nulla, finché la carovana non si avvicina alla città di Naor.
Ciò può essere un’indicazione che, nella ricerca del coniuge adatto, bisogna prendersi del
tempo e non importa quanto. Allora, non dobbiamo perdere la pazienza e non farci
prendere dal panico! Dopotutto si tratta di una scelta che dura per tutta la vita! Abraamo
aveva promesso al servo che un angelo del Signore lo avrebbe preceduto.
E proprio ricordando questo, ordinò alla carovana di fermarsi presso un pozzo d’acqua
della città, perché era «verso sera, quando le donne escono ad attingere acqua» (vedi
verso 11).
La lezione da trarre qui è che, nella scelta di un coniuge non dobbiamo rimanere passivi,
aspettando che Dio lo faccia piovere dal cielo ! Bisogna invece recarsi nei luoghi, dove si
potrebbe incontrare il futuro coniuge (p. es., frequentare gruppi di giovani cristiani, campi
di vacanza, ecc).
Ma come trovare quella giusta fra tutte le giovani ?
Anche se il servo si trova nel luogo giusto ed è il momento migliore per osservare le donne
della città, non si affida alla sua facoltà di giudizio e alla sua ragione. Invece di riposare,
come lo fecero gli altri della carovana, lui si mette a pregare. E prega Dio affinché mandi
al pozzo d’acqua la fanciulla giusta e pure gli conceda un segno chiaro della Sua volontà.
Che segno voleva?
Non certo un segno arbitrario, come quello di quel giovane che ha conosciuto una ragazza
non credente e perciò prega così: «Signore, se tu mi svegli prima che suoni la mia sveglia,
allora sarà il segno che si tratta della ragazza giusta».
Naturalmente divenne così nervoso che si svegliò lui prima che suonasse la sveglia.
Essendo quindi così sicuro del fatto suo, cominciò una relazione con quella ragazza non
credente.
Il servo Eliezer invece non agì in questa maniera. Egli pregò che Dio inspirasse la
fanciulla, alla sua richiesta d’ acqua, a non dare da bere soltanto a lui, ma anche ai suoi
cammelli. In questo modo avrebbe riconosciuto chi fosse la giusta sposa per Isacco.
Non si trattava di un segno arbitrario, ma di un segno che avrebbe rivelato il carattere
della giovane donna.
Quale fanciulla si presterebbe a dar da bere a dieci cammelli assettati?
Questa di nuovo è una lezione importantissima per noi tutti: il miglior modo per scoprire la
volontà di Dio nella scelta del compagno per la vita è di pregare per lo sposo giusto.
L’intero capitolo che abbiamo considerato ora è saturo di preghiera.
Si prega per tante cose, ma noi preghiamo regolarmente per il coniuge che Dio ha
designato per noi?
Pregare per il futuro sposo o sposa, ci aiuta a concentrarci sul fattore più importante nella
nostra scelta, cioè sulla volontà di Dio.
3. Dio ascolta una preghiera piena di fede (versi 15-27)
Quel servitore forse avrà pensato tra sé: «Chissà, quanto tempo ci vorrà per trovare una
fanciulla che corrisponda a questa richiesta particolare».
Invece, si sbagliò: «Avverrà che, prima che M’invochino, Io risponderò; parleranno ancora,
che già li avrò esauditi» (Isaia 65:24).
Prima ancora infatti che altre fanciulle avessero potuto confonderlo, anzi, addirittura prima
di aver finito di parlare, ecco che si avvicina Rebecca, la nipote del fratello di Abraamo,
provenendo dalla città e portando proprio una brocca per l’acqua!
Già questa scena ci svela qualcosa sul carattere di Rebecca.
Per le giovani della città era certo un compito pesante, andar a prendere l’acqua per la
famiglia ogni giorno; si trattava di un lavoro casalingo faticoso, anche se del tutto
indispensabile.
Tuttavia, cos’è la prima osservazione riportata su di lei? La Bibbia afferma che era
bellissima.
Certo è un’informazione importante, ma non un fattore determinante.
La nostra esperienza c’insegna che l’aspetto di una persona può infatuare qualcuno fino a
fargli perdere la testa e spesso la bellezza inganna.
Ma questa fanciulla soddisferà le condizioni richieste?
Quando lei salì gli scalini del pozzo con la brocca colma, il servo le venne incontro e le
disse: «Ti prego, fammi bere un po’ d’acqua della tua brocca».
Lei rispose: «Bevi, mio signore».
E si affrettò a calare la brocca sulla mano e gli diede da bere. E mentre egli beveva,
alzando gli occhi, lei scorse i cammelli. Forse apparteneva a quelle giovani che amano gli
animali (come tante ragazzine oggi amano i cavalli); e notò che, a causa del lungo viaggio,
erano pieni di polvere, stanchi e anch’essi molto assetati. Nonostante fosse lungo e
faticoso andare su e giù per gli scalini del pozzo portando la brocca piena d’acqua, si offrì
subito di abbeverare i dieci cammelli e disse: «Io ne attingerò anche per i tuoi cammelli
finché abbiano bevuto a sufficienza».
E così corse di nuovo al pozzo e versò una brocca dopo l’altra nell’abbeveratoio, finché
tutti e dieci i cammelli furono soddisfatti.
Possiamo immaginarci, a questo punto, quanto fosse commosso il servo?
Questo segno che il servo aveva richiesto a Dio serbava, come ho già menzionato, un
significato più profondo.
Quel modo di agire avrebbe anche rivelato il carattere della giovane donna.
Chi era, dunque, questa Rebecca che non soltanto era bellissima, ma anche vivace e
aperta, gentile e altruista, piena di slancio e sempre disposta a dare una mano ?
Con tutto ciò non sapeva ancora chi fosse. E così la contemplò meravigliato in silenzio,
finché lei ebbe abbeverato tutti i cammelli.
Per riconoscenza, poiché lo aveva servito in modo così disinteressato, il servo tira fuori un
anello d’oro e due braccialetti molto preziosi e li offre a Rebecca, con queste parole:
«Benedetto sia il SIGNORE, il Dio di Abraamo mio signore, che non ha cessato di essere
buono e fedele verso il mio signore ! Quanto a me, il SIGNORE mi ha messo sulla via della
casa dei fratelli del mio signore» (Genesi 24:27).
Giunse ora per lui il momento di rivolgerle la domanda decisiva: «Di chi sei figlia ?»
E quando apprese che Rebecca, questa giovane donna bellissima e incantevole, fosse la
pronipote di Isacco, fu sopraffatto dalla commozione e s’inginocchiò immediatamente per
adorare Dio che aveva ascoltato la sua preghiera in maniera così meravigliosa.
Anche questo passo contiene diversi criteri che bisogna prendere a cuore:
· È necessario che l’apparenza fisica dell’altro/a sia piacevole.
· Ancora più importante è che abbia un carattere idoneo.
Vale la pena approfondire quest’ultimo punto e considerare le seguenti domande:
· Ci completiamo a vicenda o abbiamo degli interessi troppo divergenti?
· Come si comporta a casa coi suoi genitori? (Le figlie sono spesso molto influenzate dalle
madri) Come parla dei suoi genitori, bene o male ? Ama i suoi genitori, i suoi fratelli o le
sue sorelle ? È servizievole ? È altruista?
· Come si comporta sul posto di lavoro ? Sparla dei suoi capi e colleghi ? È diligente?
· L’uomo è in grado di mantenere una famiglia? La donna è capace di accudire alla casa?
Sa cucinare? I due sono capaci di condividersi i compiti domestici?
· Com’è la situazione finanziaria? Lui sa risparmiare? Lei sa come gestire il bilancio
domestico? E l’aver la casa in ordine è cosa importante o no?
· Come si comporta in società? Perde facilmente le staffe? È moderato/a nel consumo di
bevande alcooliche? È un spaccone/a?
· Ha un buon carattere? Ci si può fidare di lei/lui? O si lascia andare quando è solo/a?
· Come si comporta nei confronti dell’altro sesso? (autocontrollo, rispetto e fedeltà)
4. Nella casa della sposa (versi da 28 a 54)
Ritorniamo dunque al nostro testo.
Fin dal principio è chiaro che il vero mediatore di questo matrimonio era Dio Stesso. Il
servitore dichiarò: «Il Dio di Abraamo mio signore, che mi ha guidato sulla giusta via».
Giacché il servo cooperò con il Signore e Lo seguì attentamente, i suoi passi furono guidati
sulla giusta via.
Il Signore guida anche noi sulla giusta strada, passo per passo. Basta che siamo disposti a
fare la Sua volontà anche quando ancora la ignoriamo, e faremo poi l’esperienza, a suo
tempo, arrivando a scoprirla.
Quando il servitore arriva presso la famiglia di Rebecca e racconta come Dio lo aveva
guidato chiaramente, anche il padre e il fratello acconsentono al matrimonio affermando:
«La cosa procede dal Signore; noi non possiamo dirti né male né bene» (Genesi 24:50).
Non importa quali problemi ci saranno più tardi nel matrimonio: se i due sposi vivono nella
certezza che «è Dio che ci ha fatto incontrare», allora le difficoltà saranno sempre più facili
da superare.
Certo che sorgeranno sempre delle difficoltà, ma se si contrae il matrimonio senza aver
ricercato la volontà di Dio, i dubbi paralizzeranno ogni sforzo volto a mantenere saldo il
vincolo matrimoniale.
Forse ci stupisce che in questo caso fosse coinvolta tutta la famiglia, ma in passato si
usava combinare i matrimoni con la partecipazione di tutto il casato.
Oggi non si fa più così.
Tuttavia, è meglio non ignorare il consiglio che viene dai genitori. Tanti giovani oggi
pensano che la scelta del coniuge non riguardi i genitori. Ciò nonostante non
dimentichiamo che i genitori si preoccupano sempre del benessere dei figli e possono
dunque dare consigli preziosi che possono aiutare ad evitare grossi errori. In più,
ricordiamo che, quando ci si sposa, si sposa non soltanto il coniuge, ma anche la sua
famiglia! Potrebbe finire male, se fin dall’inizio, si chiude un occhio davanti ai disaccordi!
5. L’addio e il ritorno (versi da 54 a 67)
Rebecca fu messa di fronte alla decisione più importante della sua vita. Doveva
abbandonare la sua famiglia e i suoi amici per sempre, senza più la possibilità di rivederli.
Doveva viaggiare più di 800 chilometri in sella a un cammello, accompagnata da persone a
lei sconosciute, per poi sposare un uomo che non aveva neppure mai visto.
Tale decisione quindi non fu fatta dalla sua famiglia senza consultarla. La chiamarono e le
chiesero: «Vuoi andare con quest’uomo ?»
E Rebecca rispose: «Sì, andrò» (Genesi 24:58).
Lei si rendeva pienamente conto che c’era la volontà sovrana di Dio. Siccome la sua vita
già Gli apparteneva, era fiduciosa che il piano, che Dio aveva per lei, fosse il migliore. E
così fece la sua scelta e mostrò quanto fosse grande la sua sicurezza e la sua fede.
Sono convinto che le lunghe ore del viaggio siano state colme di conversazioni su Isacco.
Il vecchio servitore le avrà certamente raccontato la verità sul suo futuro marito.
Isacco aveva un carattere del tutto diverso da Rebecca, che era estroversa e pronta di
parola, ma si sa che gli opposti spesso si attraggono.
E possibile che Rebecca si sentisse già attratta da questo sconosciuto, da quel tale che
avrebbe incontrato di li a poco e di cui lei stava per diventare la moglie?
E Isacco?
Verso sera, quando tutto era tranquillo, Isacco si ritirò sul campo per riflettere e pregare.
Questo ci svela un aspetto del suo carattere.
Mentre era assorto nei suoi pensieri, la carovana si avvicinò con il suo «carico» prezioso.
Quando scorse Isacco, Rebecca saltò giù dal cammello e si coprì con il velo, come si usava
a quei tempi. Si trattava di un gesto rispettoso nei confronti del marito.
A questo punto la Bibbia tronca la storia con poche, ma eloquenti parole: «E Isacco
condusse Rebecca nella tenda di Sara sua madre, la prese, ed ella divenne sua moglie, ed
egli l’amò. Così Isacco fu consolato dopo la morte di sua madre» (Genesi 24:67).
Una fine meravigliosa per una storia cominciata così bene!
L’espressione «condurre nella tenda» significa in primo luogo l’atto ufficiale della
celebrazione dello sposalizio e conferma che Isacco si prenderà cura di Rebecca e che lei
sarà la nuova padrona.
In secondo luogo, però, significa anche l’unione sessuale che si svolge nell’ambito del
matrimonio.
La frase «ed egli l’amò» potrebbe sembrare marginale, invece comprende tutta la vita!
Isacco imparò ad amare Rebecca e viceversa.
Quando Dio conduce al matrimonio, possiamo essere certi che l’amore vero si manifesterà,
sia nell’ambito fisico, sia in quello spirituale-psichico.
Anche se all’inizio di una relazione l’infatuazione è forte; il vero amore matura e cresce nel
matrimonio.
E ciò vale anche per i giorni nostri e spero, anche per noi!
Udo H. Schmidt