Fordson, il capostipite
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Fordson, il capostipite
D’EPOCA Fordson, il capostipite di William Dozza L Un trattore che ha segnato la storia. È stato costruito per 28 anni, vanta decine di versioni e centinaia di impieghi inventò il «carro portante». Sino ad allora la meccanica dei trattori era sostenuta da un telaio; Farkas rinunciò al telaio, unì tra di loro saldamente gli organi meccanici, risparmiò quattrini e ottenne leggerezza e robustezza (così viene oggi costruita la maggioranza dei trattori). Nel gennaio del 1917 vide la luce il modello praticamente definitivo, quello che Henry Ford giudicò pre- maturo, ma che le circostanze obbligarono a mettere in produzione. In soli sette mesi il magnate americano impiantò, in un capannone di Dearborn (Michigan), una nuova officina, organizzò la produzione e consegnò i 5.000 trattori previsti dal contratto previsto con la Gran Bretagna. Questo veicolo portava la sigla F e venne costruito sia a Dearborn che a Cork in Irlanda dal 1917 sino al 1929 per complessivi 747.681 esemplari, cifra mai vista in campo agricolo. Aveva un motore a 4 cilindri a petrolio da 4.149 cm 3 sviluppante 19 cavalli a 1.000 giri. Il sistema di accensione costituito da 4 bobine dotate di vibratore venne sostituito nel 1924 da un magnete e la potenza aumentò di un paio di cavalli. Nel 1929 la produzione negli Usa venne interrotta per continuare a Cork (dalla matricola 747.682 sino alla 779.135), dove il modello prese la sigla MAD • 1 • Febbraio 2004 a madre di tutti i trattori moderni nacque prematura di dodici mesi rispetto a quando il padre Henry Ford aveva deciso. Ad anticiparne la produzione fu la richiesta della Gran Bretagna, affamata dall’assedio dei sommergibili tedeschi, durante la Prima guerra mondiale. Questo anticipo tuttavia non gli impedì di essere il primo trattore moderno, il più longevo, versatile e diffuso. Henry Ford iniziò la sua avventura nel campo automobilistico nel 1903 e due anni dopo incominciò gli studi per la realizzazione di un trattore che corrispondesse alla sua filosofia industriale: pratico, solido, realizzabile in grande serie e a basso prezzo. I primi prototipi, che utilizzavano parti di vetture Ford, apparvero nel 1907 e andarono avanti sino al 1915, quando entrò in scena Eugene Farkas, un progettista di origine ungherese, che 71 CARATTERISTICHE DEL FORDSON F Trazione ruote Potenza (CV/giri) 19/1.000 Potenza alla barra (CV) 10 Combustibile petrolio Cilindrata cm3 (ale./corsa) 4.149 (102/127) Ciclo/raffreddamento Otto/acqua Cilindri/disposizione 4/verticali Numero marce/RM 3/1 Velocità min/max (km/ora) 3,3/12,8 Serb. carburante (L) 75 Pneumatici ant./post. ruote ferro Lunghezza max (m) 2,59 Larghezza max (m) 1,56 Altezza max (m) 1,39 Passo (m) 1,60 Peso (kg) 1.229 Anno produz. (inizio/fine) 1917/1929 (*) Unità prodotte (n.) 747.681 MAD • 1 • Febbraio 2004 (*) Dal 1929 al 1945 modello N con motore di 4.375 cm3, 23,2 CV, esemplari 235.965. 72 N e subì alcune modifiche: l’alesaggio fu portato da 102 a 104,8 mm, la cilindrata passò a 4.378 cm3 e i giri a 1.100 per una potenza di 23,2 CV per la versione a petrolio e di 27,2 CV per l’inedita configurazione a benzina. A entrambi i tipi venne aggiunta una pompa al circuito di raffreddamento aumentato a 45,4 litri. Nel 1932 la fabbrica di Cork venne trasferita in Gran Bretagna, a Dagenham, dove nel 1933 vide la luce il primo Fordson inglese con la matricola 779.154. L’ultimo con il numero 983.647 scenderà dalla catena di montaggio il 4 giugno 1945. Da Dagenham partirono le serie più o meno complete per quei Paesi come l’Italia dove un forte dazio di ingresso consigliava un assemblaggio locale. Per quanto riguarda la livrea, i primi modelli apparvero «grigio macchine» per diventare «grigio perla» agli inizi degli anni Venti. Il tipo N riprese il grigio macchine, poi il blu scuro e diventò arancio alla fine degli anni Trenta, per diventare infine verde cupo nei primi anni Quaranta, si dice su richiesta degli agricoltori inglesi per sfuggire alle mitragliatrici dei caccia tedeschi. I modelli assemblati in Italia definiti familiarmente «Ford Bologna», ebbero una colorazione arancione non riscontrata in altri Paesi. Il posto di guida è la testimonianza che Ford ci credeva quando affermava che «ciò che non c’è non si può rompere». Senza appoggiapiedi, senza parafanghi, senza la più elementare strumentazione; Fordson F era la macchina adatta per chi non sapeva di meccanica e non era mai salito su di un trattore Impressioni di guida Avviare e mettersi oggi alla guida di un Fordson procura sempre un po’ di batticuore. La preparazione della messa in moto non è molto complicata, l’avviamento neppure, se si è avuta l’accortezza di passare alla benzina durante gli ultimi minuti prima di spegnere il motore, e se questo è perfettamente a punto. Un mezzo giro di manovella e via. Conquistare il sedile di ferro a conchiglia appeso a una balestra di acciaio è una cosa abbastanza agevole. Meno convincente è la posizione di guida: non c’è piattaforma e neppure pa- rafanghi e si è praticamente a cavallo della scatola del differenziale con le ruote in ferro che ruotano minacciose ai lati. Il piede sinistro può essere appoggiate sul tappo del serbatoio dell’olio, quello destro sulla puleggia della presa di forza o, in mancanza, sull’apposito poggiapiede. Entrambi consentono al pilota di assumere una posizione distesa, molto prossima a quella di una macchina da Formula 1! C’è un solo pedale, quello della frizione; l’effetto frenante è affidato alla vite senza fine che comanda la corona del differenziale. Il cambio di tipo automobilistico è pratico e di facile in- nesto. La guida ha un qualcosa di arcaico che emana un fascino pionieristico. Fa riflettere il fatto che questo trattore è stato costruito ininterrottamente per 28 anni, per metà dei quali già vecchio e superato. Ha avuto decine e decine di versioni e centinaia di impieghi; ha trovato decine di artigiani che gli hanno applicato diversi di tipi di cingoli, motori diesel, generatori elettrici; lo hanno trasformato in Dunper, lo hanno messo su rotaie, gli hanno fatto trainare aerei, tronchi. Con la sua puleggia ha persino mosso le rotative di un giornale! Il Fordson possedeva anche difetti, alcuni in comune con gli altri motori a petrolio, come quello del combustibile che filtrava nel carter diluendo l’olio di lubrificazione e facilitando il rischio di fusioni. In aratura aveva la tendenza a impennarsi per capovolgersi sul conducente; per limitare questo inconveniente, spesso mortale, vennero realizzati speciali parafanghi lunghi dietro quasi sino a terra. I prezzi Non abbiamo parametri per giudicare se i 700 dollari chiesti da Ford agli inglesi nel 1917 fossero pochi o tanti. Certo rappresentavano meno della metà della cifra che i britannici erano riusciti a spuntare dalla loro industria. La macchina fu venduta negli STORIA FIGLIO DI FORD D Company, fondata da un gruppo all’unione del nome Ford di speculatori e da uno sconocon son – figlio in inglese – sciuto Paul B. Ford come prenacque il marchio Fordson. stanome. Ford avrebbe voluto mettere il Henry si innamorò tuttavia del suo nome, ma ne fu impedito marchio Fordson al punto che, per due motivi entrambi deternel 1920, superati gli impediminanti. In primo luogo, i soci di menti societari e legali, avrebbe minoranza nella società Ford potuto chiamare il trattore semMotor Company non volevano Henry Ford plicemente Ford e continuò sino agli anni rischiare che l’eventuale fallimento del Sessanta col nome Fordson, specificantrattore andasse a discapito del nome e do nella pubblicità che si trattava di un degli affari del settore automobili. «prodotto Ford». Esisteva poi, dal 1916, la Ford Tractor Stati Uniti a partire dal 1918 al prezzo di 750 dollari, per scendere sino a 395 nel 1922, con l’entrata in produzione dello stabilimento di River Rouge (Detroit). Ciò causò un grande scompiglio nell’industria americana: nel 1920 c’erano negli Usa 166 costruttori di trattori che si ridussero a 58 nel 1925, non solo a causa del fenomeno Fordson. Per quanto riguarda l’Italia, il Fordson con parafanghi (veniva proposto anche senza con la differenza di circa 500 lire) veniva offerto nel 1929 a 19.600 lire, somma inferiore ai concorrenti diretti quali l’Austin o l’Hanomag (20.000 lire), il nuovo Fiat 700 (21.500 lire) o il Renault (23.000 lire). Una curiosità: nel listino ufficiale del 1931 veniva offerto un Fordson «senza ruote e senza parafanghi» a 17.150 lire! Il collezionismo I trattori Fordson ebbero una diffusione mondiale e sono migliaia i colle- zionisti di questa marca, aiutati da una vasta disponibilità di veicoli e da una imponente mole di documentazione. Gli italiani non brillano per il loro amore per i Fordson; preferiscono di gran lunga i testacalda e ciò fa sì che il trattore americano goda di una quotazione «modesta» se paragonata ad altre macchine del periodo. Furono oltre 20.000 i Fordson F e N che giunsero sul mercato italiano, ma si ritiene che la quasi totalità sia andata distrutta. Gli esemplari che sono rimasti, originali e marcianti, vengono trattati nell’ordine di 3.500-4.000 euro, cifra modesta se confrontata con macchine del periodo come Austin, International, Wallis e altri. Rari sono tuttavia gli esemplari completi, mentre se ne trovano «taroccati» o bloccati, spesso senza possibilità di recupero. William Dozza [email protected] MAD • 1 • Febbraio 2004 Due versioni del Fordson modello N: il triciclo per operare tra i filari e la versione “europea” riconoscibile sia dagli spuntoni alle ruote posteriori che dalle anteriori in fusione Il modello F in sezione, ha le ruote anteriori in carpenteria e gli angolari alle posteriori come l’esemplare del servizio fotografico delle pagine precedenti che fa parte della collezione Piacentini di Sergnano (Cremona). In rosso il livello dell’olio. La lubrificazione assieme all’impennamento erano il tallone di Achille del modello 73