IMPARARE A VIVERE INSIEME: partecipazione, cittadinanza

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IMPARARE A VIVERE INSIEME: partecipazione, cittadinanza
PROGETTO AREA MONTEBELLUNESE
Comuni di Montebelluna, Cornuda, Crocetta, Giavera, Maser, Pederobba, Trevignano
“IMPARARE A VIVERE INSIEME: partecipazione, cittadinanza, democrazia”
premessa
Il progetto “Imparare a vivere insieme: partecipazione, cittadinanza, democrazia” nasce
come proposta del Progetto Area Montebellunese agli studenti delle scuole secondarie di
primo grado dei comuni dell’Area.
L’esigenza di attivare a livello territoriale un progetto di educazione alla cittadinanza
nasce dall’evidenza di processi sociali che sempre più valorizzano istanze individuali,
individualistiche e privatistiche a scapito di istanze volte alla valorizzazione di relazioni di
fiducia e di reciprocità (capitale sociale), allo sviluppo del bene comune e delle relazioni
comunitarie. In questo senso “l’educazione si colloca la centro dello sviluppo sia della
persona che della comunità […] e dovrebbe consentire all’individuo umano di sviluppare la
coscienza di se stesso e del suo ambiente, e incoraggiarlo a svolgere il proprio ruolo sociale
nel lavoro e nella comunità.” [J. Delors, Nell’educazione un tesoro, Armando 1997]
Spesso si corre il rischio di considerare l’educazione alla cittadinanza come una
dimensione educativa marginale, quasi che l’identità sociale della persona non sia
fondamentale nel processo di crescita di ogni persona; quando si parla di partecipazione, di
cittadinanza, di democrazia, di politica nella prospettiva dell’educazione è invece necessario
fare uno sforzo per andare oltre le accezioni “discorsive” di tali termini. L’educazione alla
democrazia, ad esempio, non può essere ridotta ad una esperienza settoriale ed occasionale
di educazione civica; dovrebbe essere invece esperienza personale e comunitaria,
pedagogicamente fondata e irrinunciabile proprio perché intrinseca ad un’idea di persona in
quanto soggetto in relazione che cresce in una specifica comunità e che contribuisce ad
edificarla 1.
Se Dewey afferma che dalla nascita alla morte ogni essere umano è un partecipante,
allo stesso modo la dimensione della cittadinanza non può essere marginale per una vita
pienamente umana; in questo senso la cittadinanza è da intendersi come “luogo” di
realizzazione esistenziale dell’uomo, opportunità di costruzione di legami, di dialogo e di
1
“La democrazia è più che un regime politico; è la rigenerazione continua di un anello complesso e
retroattivo: i cittadini producono la democrazia che produce i cittadini”[E. Morin, I sette saperi
necessari all’educazione del futuro , Cortina 2001, 113].
azione con gli altri per ri-significare insieme il mondo. Ciò richiama alla dimensione della
polis, intesa come spazio comunitario entro il quale questa prospettiva di realizzazione trova
il suo fondamento (antropologico ed etico) e la sua prospettiva (politica) nella relazione
persona-comunità, intimità-pluralità, privato-pubblico. In questa prospettiva “l’educazione alla
politica, che si traduce e si realizza in una cittadinanza attiva, può rappresentare le
coordinate significative entro cui muoversi per l’elaborazione di un’identità personale e
sociale. Si intende in tal modo evidenziare come un’esistenza tutta ripiegata nel privato,
centrata su se stessa, una vita “non esposta” – per usare la terminologia di E. Mounier – non
riesca a raggiungere ed esprimere la sua autenticità.” [L. Santelli Beccegato, Pedagogia
sociale, La scuola 2001]
finalità e obiettivi
La finalità di un progetto di educazione alla cittadinanza è in relazione con i quattro pilastri
dell’educazione per il nuovo millennio suggeriti da Delors [1997]: oltre ai già notiimparare a
conoscere, imparare a fare, imparare ad essere, indica come prioritario sugli altri imparare a
vivere insieme.
Delors [e la Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo da lui
presieduta, 1997] afferma che il fine più alto dell’educazione “sarà quello di fornire a
ciascuno i mezzi per svolgere un ruolo cosciente e attivo come cittadino, ciò che non potrà
realizzarsi in pieno se non nel contesto di società democratiche”.
Imparare a vivere insieme nella comunità prendendosi cura dei beni comuni e relazionali
può essere indicata come l’ampia finalità alla quale deve mirare un progetto di educazione
alla cittadinanza. Tale finalità può essere declinata nel perseguimento di alcuni obiettivi:
a. Favorire la consapevolezza della relazione persona-gruppo-istituzioni-comunità
b. Sperimentare gli effetti positivi del costruire insieme progetti e soluzioni comuni
c. Comprendere il significato delle regole tra vincolo e opportunità
d. Sperimentare le valenze generative del conflitto
e. Comprendere i limiti e le opportunità della relazione tra competizione e collaborazione
metodologia
La metodologia utilizzata prevede l’utilizzo di strumenti animativo-educativi che mirano ad
attivare i ragazzi/e nel fare esperienza del tema affrontato attraverso semplici esercitazioni. A
partire da quanto emerso il gruppo classe è condotto nel riflettere sui principali nodi emersi
(sia in termini di contenuto che di processo). Coerentemente a tali riflessioni gli educatori
sosterranno l’apprendimento con dei semplici contributi formativi.
In particolare, vista la centralità del tema cittadinanza, in ogni sessione formativa verrà
posta particolare attenzione a sperimentare e a mettere in luce i passaggi necessari e
fondamentali di una relazione democratica: l’espressione, la legittimazione reciproca, il
confronto tra i partecipanti, la decisione di gruppo, la valutazione dei risultati.
Sono previsti 4 incontri di due ore per ogni gruppo classe.
principali contenuti
I contenuti proposti sono in relazione alla fase di sviluppo preadolescenziale e, in
particolare, al contesto scuola. Si cercherà perciò di lavorare su alcune dimensioni che si
possono considerare come pre-requisiti alla cittadinanza; queste possono essere suddivise
in quattro aree di lavoro:
a)
Area della legalità e delle regole (in particolare con lo sviluppo dei temi della negoziazione,
della relazione tra valore e regole, della relazione tra rispetto della regola e trasgressione
della regola)
b)
Area dei problemi e dei conflitti (in particolare con lo sviluppo dei temi della negoziazione,
della generatività del conflitto, del ruolo del singolo e del gruppo nella risoluzione dei
problemi)
c)
Area della collaborazione e della competizione (in particolare con lo sviluppo dei temi della
relazione tra individuo e gruppo, della dimensione del limite come spinta ad entrare in
relazione con l’altro)
d)
Area della differenza come limite e/o come opportunità (in particolare con lo sviluppo dei
temi del riconoscimento dell’altro, del conflitto con la diversità, della dimensione dialogica e
dell’interdipendenza, della polarità differenza/uguaglianza)
La scelta dell’area di lavoro scaturirà dal confronto dei formatori con i coordinatori di
classe e dall’esito del primo incontro (comune a tutti i percorsi) con i ragazzi in una logica di
co-progettazione.