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Bassano durante il primo secolo di dominazione veneziana
(1404-1509)
di Rachele Scuro
Nel 1404 anche Bassano (Bassano del Grappa1) entrò a far parte del costituendo stato
di Terraferma veneziano, facendo atto di dedizione alla Serenissima e vedendo entrare
all’interno delle sue mura il primo contingente militare veneziano il 10 giugno 14042.
Questa dedizione si inserisce nel fallito tentativo di conquista della Terraferma veneta
portato avanti da Francesco Novello da Carrara dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti e
la successiva reggenza di Caterina Visconti; della debolezza dello stato visconteo, al quale
Bassano apparteneva, aveva infatti tentato di approfittare, in Veneto, il da Carrara, alleatosi
con Guglielmo della Scala, e grazie all’appoggio del genero Niccolò III d’Este. Venezia
aveva inizialmente tentato di frenare diplomaticamente il padovano, ma il tentativo era
fallito e con l’assoggettamento anche di Verona, l’8 aprile 1404, capì che era necessario
pensare ad un intervento diretto, consapevole del rischio che avrebbe rappresentato la
formazione di uno stato territoriale veneto carrarese, in grado di bloccare i suoi
collegamenti con la terraferma italiana ed il nord Europa. I milanesi avevano già tentato di
portare avanti degli accordi con Venezia, al fine di creare una lega per frenare i padovani,
offrendo i territori di Bassano, Feltre, Belluno, Covolo e Scala; Venezia rispose che si
sarebbero dovute aggiungere anche Vicenza e Verona. L’accordo non fu stipulato, ma
proseguirono i contatti.
In questo complesso momento di sconvolgimenti politico-territoriali (solo nel 1406
Verona e Padova sarebbero entrate a far parte del dominio veneto) anche il ceto dirigente
1
Bassano del Grappa è il nome moderno assunto dalla città, a seguito delle prima guerra mondiale, in ricordo
dell’importante fronte del vicino monte Grappa.
2
Per i principali avvenimenti della storia di Bassano durante la dominazione veneziana si faccia riferimento a
F. Seneca, Bassano sotto il dominio veneto, in Storia di Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980,
pp. 52-115 e a O. Brentari, Storia di Bassano, Bassano, 1884 (ristampa Bologna, 1980); sui capitoli
presentati da Bassano a Venezia al momento della dedizione si veda anche G. M. Varanini, Le due redazioni
dei capitoli di dedizione di Bassano a Venezia (1404), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s. 25
(2004), pp. 75-82. Per un confronto con la vicina Vicenza si veda A. Menniti Ippolito, La “fedeltà” vicentina
e Venezia. La dedizione del 1404, in Storia di Vicenza, vol. 3-1, Vicenza, 1989; a Vicenza, sotto assedio
carrarese, il primo contingente veneziano, comandato da Giacomo Surian, entrò in città il 25 aprile 1404, e
sebbene di fatto Vicenza fosse diventata sin da quel momento suddita veneziana, solo a metà maggio il
governante veneziano accettò il “dominio ed il governo” della città.
1
bassanese dovette ritenere più saggio seguire l’esempio vicentino e presentare una propria
spontanea dedizione a Venezia, la quale aveva certamente interesse per tale territorio,
confinante con Treviso, che la Serenissima deteneva, ad eccezione di un breve intervallo,
sin dal 1339. All’indomani dell’entrata a Bassano dei veneziani, i bassanesi erano dunque
pronti a presentare i loro capitoli di dedizione; si noti che in tali capitoli si faccia
comunque esplicito riferimento alla positività del dominio visconteo3 –malgrado ci si
stesse rivolgendo alla nuova dominante– tanto che gli stessi bassanesi dichiaravano, in una
delle versioni degli stessi capitoli, che il nuovo assoggettamento era possibile
esclusivamente perché se ne aveva avuta facoltà da Caterina Visconti4. Probabilmente i
bassanesi erano consapevoli del loro futuro destino politico-territoriale, che comunque i
milanesi avevano ormai assegnato a Venezia, e preferirono allearsi in posizione di forza sin
da subito con la Serenissima, favoriti da una più spendibile dedizione volontaria.
Il secondo termine temporale che definisce il periodo preso in esame dalla ricerca qui
proposta è il 1509, quando, com’è noto, a seguito della sconfitta veneziana contro i
francesi ad Agnadello, le forze imperiali della lega di Cambrai occuparono le città della
Terraferma veneta, appoggiate dai locali ceti nobiliari, che nel tentativo di riprendere un
antico status e potere avevano fatto dedizione all’imperatore.
L’anno 1509 segna dunque una cesura all’interno della dominazione veneziana di
Bassano. Malgrado la presenza degli imperiali sul territorio, durata pochi mesi e conclusasi
il 23 novembre 1509, rappresenti un intervallo veramente breve all’interno dei quattro
secoli di dominio veneto, tuttavia come nel resto della Terraferma fu necessario un tempo
più lungo per ritornare alla normalità: nove anni di altalena di occupazioni militari,
conquiste e perdite che caratterizzarono lo svolgersi degli eventi sino al 1518 ed alla pace
stipulata il 31 luglio di quell’anno. Il 1509 è stato dunque assunto come data ante quem
nell’impostazione di questa ricerca, potendo così delimitare in modo netto il primo secolo
della dominazione veneziana.
Tornando al momento della dedizione bassanese a Venezia, va sottolineato il
particolare status che Bassano riuscì ad ottenere rispetto ad altre località dalle
caratteristiche simili della Terraferma Veneta, quali Monselice, Castelfranco (Castelfranco
Veneto) o Conegliano. Bassano va senza dubbio annoverata fra quelle che, a partire da
3
Si veda Varanini, Le due redazioni, p. 77.
Ibid., p. 80, in cui è riportata la trascrizione di due delle versioni dei capitoli di dedizioni, in una di esse,
conservata presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, Atti del Consiglio, reg. 4/2, cc. 40r41r, si esplicita: “Primo. Comune et homines Bassani dum habita fuerit licentia ab illustrissima domina sua
domina ducissa Mediolani et cetera offerunt se fore ac esse intendunt fidelissimos et constantes servitores et
subditos…”.
4
2
Chittolini5, sono state definite come “quasi – città”, in questo caso governata da un piccolo
patriziato6. Per poter essere dichiarata città a Bassano, pur dotata di mura, mancava un
contado ben definito, ma sostanzialmente le mancava prima di tutto l’essere sede
vescovile, visto che allora come oggi apparteneva alla diocesi vicentina7. Seppure in un
diploma del 1396 l’imperatore Venceslao l’avesse inserita fra le 25 città da comprendersi
nel ducato di Gian Galeazzo Visconti8, agli occhi di Marin Sanudo, a fine Quattrocento,
non poteva essere definita tale e veniva citata, come Conegliano o Rovigo, fra quelle
località semiurbane che la definizione di castello (centro minore fortificato) non poteva
pienamente comprendere9.
Del resto, malgrado dal suo ceto dirigente dovesse essere fortemente sentito il
problema del binomio civiltà/nobiltà10, anche all’interno della stessa Bassano non si
riscontra un’autodefinizione di “città”; anzi la defizione che appare più frequentemente
usata è, da un primo ridotto sondaggio all’interno dei protocolli dei notai locali, un
generico Bassani, quando addirittura non quella di villa Bassani, di fatto non spiegabile
data la presenza attestata di un castello e di fortificazioni11, anche se probabilmente ci si
riferiva all’area agricola della Rosà, allora ancora compresa nella stessa Bassano.
Non che il problema della mancata definizione di città non fosse sentito, anche al fine
di adeguare al prestigio che ne conseguiva il proprio ceto dirigente –composto
essenzialmente da un piccolo patriziato– al prestigio sociale che ne conseguiva; tuttavia
malgrado dal 1562 le ducali veneziane facciano esplicito riferimento alla “città di Bassano”
ed al suo “nobile Consiglio”, la stessa Bassano ben sapeva di non aver ancora raggiunto
5
G. Chittolini, “Quasi – città”. Borghi e terre in area lombarda nel tardo medioevo, in “Società e Storia”,
47 (1990), pp. 3-26; rist. in idem, Città, comunità e feudi negli stati dell’Italia centro-settentrionale (secoli
XIV-XVI), Milano 1996.
6
Si può distinguere un altro tipo di “quasi – città”, quello governato da un signore, in proposito si faccia
l’esempio di Carpi. Per una presentazione del problema delle “quasi – città” su modello principesco si veda
M. Folin, Città, “quasi – città” e piccoli stati nell’Italia di antico regime (secoli XV-XVII), in “Storia
Urbana”, 102 (2003), pp. 5-23; per l’esempio carpigiano si vedano gli studi di Bocchi e Svalduz segnalati in
bibliografia. Alle “quasi-città” della Terraferma veneta ha recentemente dedicato un saggio Anna Bellavitis,
ma l’autrice ha riservato poco spazio a Bassano e solo per il periodo della piena età moderna (A. Bellavitis,
“Quasi-città” e terre murate in area veneta: un bilancio per l’età moderna, in L’ambizione di essere città.
Piccoli, grandi centri nell’Italia rinascimentale, a c. E. Svalduz, Venezia, 2004, pp. 97-119).
7
Oltre al già citato Chittolini, per la classificazione di città e “quasi – città” si veda M. Folin, Sui criteri di
classificazione degli insediamenti urbani nell’Italia centro-settentrionale (secoli XIV-XVIII), in “Storia
Urbana”, 92 (2000), pp. 5-23, edito anche in formato digitale da “AISU”, <www.storiaurbana.it>, pp. 1-18,
formato usato in questa occasione.
8
Brentari, Storia, p. 421.
9
Chittolini, “Quasi – città”, p. 4 e per la definizione di castello Folin, Sui criteri, p. 6.
10
Folin, Sui criteri, p. 8.
11
Per villa si intendeva un insediamento rurale sprovvisto di mura (ibid., p. 6). Per la definizione di villa
Bassani si vedano in proposito Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa, notarile
bassanese, b. 588 (not. Giacomo Fontegari), fasc. 1455, 19/04/1455 s. d. e fasc. 1457, 07/07/1457 s. d..
3
una simile posizione. In proposito si osservi come nel 1590, con l’elezione del Collegio dei
Dottori, si affermasse che ciò “apporterà tanto splendore a Bassano che lo farà
riguardevole appresso a tutti i popoli circonvicini, talchè dal nome finora datogli di Terra
[insediamento murato, dotato di spiccata fisionomia urbana, ma privo della dignità
vescovile]12, potrà per l’avvenire ragionevolmente chiamarsi Città”13. Titolo che invece
potrà ottenere solo nel 1760 e a cui seguirono delle proteste conclusesi solo per mezzo del
ritiro di ricorso in appello da parte degli Avogadori di Comun veneziani14.
Eppure la “quasi – città” Bassano riuscì ad ottenere da Venezia un’autonomia ben
maggiore rispetto agli altri castelli e terre murate della Terraferma Veneta, cioè di essere
sottoposta direttamente alla Dominante, di essere dotata di un suo autonomo “podestà e
capitano”, direttamente dipendente da Venezia, e di poter essere governata secondo i propri
statuti; situazione diversa da quanto era accaduto a Castelfranco e Conegliano, le quali pur
essendo sedi di podesteria e vedendo la presenza di un podestà veneziano erano comunque
sottoposte al distretto di Treviso, o ancora a Monselice, di nuovo podesteria e di nuovo
sottoposta a Padova prima ancora che a Venezia. Bassano era invece riuscita ad evitare una
simile subordinazione, che pure era stata insistentemente richiesta sia da Vicenza (che
l’avrebbe voluta come sua terza podesteria, dopo Lonigo e la vicina Marostica) che da
Padova; Venezia si limitò a giustificare la decisione di indipendenza ricordando che tale
era stata la richiesta bassanese15 e ribadendo, come la Repubblica sottolineò ai vicentini,
che i costi sostenuti per la conquista bassanese erano stati troppo grandi, dato che fino
all’atto di dedizione erano stati spesi ben 22.622 ducati16.
Va dunque innanzitutto sottolineata la ferma volontà di indipendenza dei bassanesi,
che come coi padovani prima e coi Visconti dopo, ora anche con Venezia riuscivano a
strappare una larga fascia di autonomia, “godendo dei diritti di città pur senza esserlo” e
“impostando i loro rapporti con la dominante più da alleati deboli che da semplici sudditi”,
come già sottolineato per i periodi pre-veneziani da Sante Bortolami17.
12
Folin, Sui criteri, p. 6.
Brentari, Storia, pp. 420-421.
14
Ibid., p. 420 e Chittolini, “Quasi – città”, p. 25.
15
Il 7 dicembre 1405 due ambasciatori bassanesi si trovavano ancora a Venezia a protestare contro i tentativi
di sottomissione perpetrati da Vicenza e Padova; si veda Menniti Ippolito, La “fedeltà” vicentina, p. 38.
16
O. Brentari, Storia di Bassano, Bassano 1884 (ristampa anastatica Bologna, 1980), p. 305.
17
S. Bortolami, La difficile “libertà di decidere” di una città mancata: Bassano nei secoli XII-XIII, in
Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti del convegno (Bassano del Grappa 23
ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995), pp. 31-62
alle pp. 59-60.
13
4
Ma sono da chiarire anche le altre motivazioni veneziane che permisero il coincidere
delle due volontà. In questo senso si situa la notevole importanza della posizione strategica
bassanese: infatti lungo il suo territorio si snodano delle importanti vie di comunicazione, a
partire dal fiume Brenta, sul quale Bassano aveva il controllo18 e che rappresentava una via
privilegiata per il trasporto di un bene assai caro alla Repubblica veneziana, il legname
proveniente dal Trentino e dall’area dell’altopiano di Asiago19. Allo stesso tempo Bassano
rappresenta anche lo sbocco in pianura delle vie che, dopo il passaggio per l’area
pedemontana e la Valsugana, scendevano dalle Alpi e conducevano a Venezia, in
particolare dalla aree di Trento e Feltre e che quindi rappresentavano un importante punto
strategico per la difesa del territorio, soprattutto nei confronti del confine trentino20.
Vengono così a delinearsi altri motivi strategici tesi a supportare l’ipotesi che
l’indipendenza concessa dai veneziani ai bassanesi fosse anche un modo per poter
esercitare un maggiore controllo, senza dover essere contrastata dalle pressanti richieste di
potere ed ingerenze delle città capoluogo alle quali, com’è noto la Serenissima aveva
lasciato ampi margini di governo sui propri territori. Fino a che punto dunque,
l’indipendenza bassanese aveva trovato motivazione proprio dalla volontà di escludere le
élites vicentine e padovane dal controllo su uno snodo territoriale strategico?
Nel 1406, con la conferma veneziana dei patti di dedizione, venne dunque sancita
l’indipendenza bassanese e del suo piccolo territorio21, che a diritto poteva detenere oltre
che il potere istituzionale anche quello giudiziario sul civile e sul criminale22, senza dover
afferire al distretto di una delle città maggiori; ma fino a che punto tale indipendenza
veniva di fatto totalmente applicata? Mancava a Bassano, ad esempio, uno degli aspetti
fondamentali di indipendenza, il dominio della materia fiscale sul proprio territorio, che era
18
Si noti che Bassano aveva completo controllo oltre che sul fiume anche sul famoso ponte ligneo sul Brenta,
già attestato dal Duecento, tanto da avere una piccola testa di ponte in territorio vicentino giusto al di là del
ponte, ove risideva un guardiano e daziario; Brentari, Storia, p. 403.
19
Sull’importanza dei legnami si veda una ducale del 22 agosto 1425 del doge Fracensco Foscari, che
esentava i bassanesi dal dazio sul trasporto dei legnami (ibid., p. 507). Lungo il Brenta correva inoltre una
variante per il trasporto dei metalli provenienti dal nord, che una volta diramatasi a Trento scendeva per la
Valsugana sino ad arrivare al Brenta per il trasporto sino a Venezia; si veda R. Vergani, Le vie dei metalli, in
Per terre e per acque. Vie di comunicazione nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, a c. D. Gallo,
Padova, 2003, pp. 299-318, alle pp. 302 e 307.
20
Gian Paolo Bustreo sottolinea come alcune tracce inducano a sospettare l’esistenza, già ad inizio Trecento,
di un’importante arteria a livello regionale che collegava Mestre a Bassano e che faceva perno su
Castelfranco; si veda G. P. Bustreo, Paesaggi rurali nel trevigiano. Il censimento stradale del 1315, in Per
terre e per acque. Vie di comunicazione nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, a c. D. Gallo,
Padova, 2003, pp. 239-266, alle pp. 245 e 252.
21
Si vedano in proposito le cartine riportate in appendice, sezione 1.
22
Nel formulario della commissione al podestà e capitano bassanese si proclamava che il rettore era tenuto a
governare la podesteria in materia civile e penale secondo quanto stabilito dagli Statuti e dalle consuetudini
locali; Archivio di Stato di Venezia, Collegio Commissioni Formulari, v. 6, c. 41r.
5
stata accorpata al camerlengo trevigiano. E fino a che punto era qui più forte l’esercizio
dell’arbitrium da parte del podestà-capitano veneziano, considerata la maggiore debolezza
del locale ceto dirigente rispetto all’autonomia politica e sociale che potevano godere le
élites dei capoluoghi maggiori?23
Inoltre sarebbe importante definire fino a che punto una simile indipendenza veniva
vista dalla stessa Venezia e quali margini essa consentisse. Le ipotesi degli studiosi che si
occuparono della storia bassanese si rivelano piuttosto contrastanti: ad un Brentari che,
oltre a sottolineare l’indipendenza bassanese, concede al massimo un rapporto di qualche
sudditanza con Padova, fa da contraltare Mantese che ritiene Bassano, pur indipendente,
null’altro che una podesteria vicentina di fatto. E mentre il primo porta a sostegno delle sue
ipotesi, fra gli altri, il fatto che spesso fossero i rettori padovani a dover decidere su
questioni interne al bassanese oltre all’imposizione di tasse a favore del solo territorio
padovano24, il secondo riteneva la podesteria nient’altro che un ente creato “sine
necessitate”25; del resto nei volumi contenenti i formulari delle commissioni ai rettori si
nota che spesso all’interno di quelle bassanesi si fa riferimento alle vicentine, come di
solito accadeva per le podesterie appartenenti ai distretti dei capoluoghi26.
Persiste poi il problema di debolezza territoriale che una podesteria così piccola
presentava, costantemente pressata dal rischio di essere fagocitata dai più grandi e potenti
distretti vicini. Per tutto il Quattrocento (ed oltre) si assiste a continui ricorsi bassanesi a
Venezia, al fine di bloccare i tentativi di rivendicazioni territoriali presentati dalle
podesterie vicine e dai contrasti che ne erano seguiti; in particolare si segnalano i contrasti
con Vicenza per i territori ai confini del Brenta27 e con Feltre per la strategica propagine di
Primolano28. Simili contrasti erano poi pressocchè costanti in materia di riscossione dei
dazi29. Sarebbe quindi importante comprendere anche quali furono le motivazioni che
23
Sul problema dell’arbitrium si veda G. Cozzi, La politica del diritto nella Repubblica Veneziana, in Stato,
società e giustizia, Roma, 1980.
24
Brentari, Storia, pp. 406-407.
25
G. Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, vol. 3-1, Vicenza, 1964, p. 518.
26
Archivio di Stato di Venezia, Collegio Commissioni Formulari, v. 6, a partire da c. 41r per il podestà e
capitano di Bassano, da c. 1v per il podestà di Vicenza e da c. 8v per il capitano di Vicenza.
27
La defizione del confine segnato dal Brenta fra il territorio vicentino e quello bassanese fu raggiunta solo
l’11 ottobre 1471, allorchè il capitano di Vicenza ed il podestà e capitano bassanese, quali giudici arbitri sulla
questione, statuirono che il fiume avrebbe segnato il confine fra le due giurisdizioni; si stabiliva inoltre che il
ponte apparteneva interamente a Bassano e che perciò alla sua estremità vicentina vi sarebbe stata una
piccola enclave bassanese, dove potesse risiedere il custode; Brentari, Storia, p. 403.
28
Le liti coi feltrini per l’area di Primolano sono già attestate a partire dal 1406, quando i bassanesi rivolsero
una supplica al doge affinchè frenasse le pretese di Feltre su quel territorio; però solo nel 1420 i bassanesi
avrebbero ottenuto piena e legittima giurisdizione sull’area (Brentari, Storia, p. 400).
29
Ad esempio il 17 giugno 1470 il doge Cristoforo Moro ordinava al capitano di Vicenza ed al podestà e
capitano di recarsi sul luogo dove erano insorti i contrasti in materia di riscossione dei dazi, affinchè
6
spinsero Venezia a proteggere costantemente i territori bassanesi dalle ingerenze dei vicini
capoluoghi.
Una debolezza che si rifletteva anche all’interno della podesteria stessa: sembra infatti
che Bassano, ad inizio Quattrocento, non fosse ancora in grado di esercitare con forza il
suo dominio sul territorio ad essa sottoposto, come accadeva per gli altri capoluoghi. Il
Brentari in proposito parla più di una confederazione che di un vero predominio
bassanese30. Si trovano allora contrasti territoriali fra Bassano e Rossano o contrasti fra
Bassano e Primolano, che si rifiutava di pagare le tasse, in quanto dichiaratasi fiscalmente
compresa nell’area feltrina31.
L’obiettivo di questa ricerca sarà dunque delineare un quadro a tutto tondo di quella
che fu l’evoluzione politica, istituzionale, economica e sociale di Bassano durante il primo
secolo di dominio veneto.
Oltre a quelle già accennate sono molte le tematiche relative allo sviluppo bassanese in
questo periodo che finora sono state solo parzialmente sfiorate dalla storiografia.
Innanzitutto quelle di natura socio-economica, che finora sono state solo accennate e che
hanno permesso il permanere di una tradizione secondo la quale il territorio bassanese, pur
essendo a principale vocazione agricola, avrebbe comunque sofferto di una grave penuria
di biade e granaglie, spesso ripetuta anche nelle richieste alla Dominante, a partire dai
capitoli di dedizione32. Ma fino a che punto ciò è vero o rappresenta una forzatura? Se è
pur vero che il territorio oltre ad essere di dimensioni ridotte soffre le conseguenze di un
terreno arido e in zona pedemontana, coltivato soprattutto a segale, tuttavia proprio nel
Quattrocento sembra che, anche grazie all’apporto dei podestà veneziani, si avvii un nuovo
processo di organizzazione della produzione agricola.
La prima metà del Quattrocento segna infatti un mutamento socio-economico, che
ovviamente finisce col riflettersi sul piano politico, all’interno di questa podesteria. Se
all’inizio del secolo pare che buona parte della popolazione bassanese fosse ancora dedita
prevalentemente alla pastorizia e alle attività ad essa collegate, come la vendita della lana,
potessero giungere ad un accordo fra di loro (Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza, Archivio Torre, Libro
Albo 61, cc. 259v-260r). Secondo il Brentari le liti fra vicentini e bassanesi in materia sarebbero comunque a
buon diritto da considerare come una costante nei rapporti fra i due territori, trovandosene traccia ininterrotta
fra 1407 e 1673 (Brentari, Storia, pp. 409-410).
30
Ibid., pp. 411-424.
31
Ibid., p. 401.
32
Nei capitoli di dedizione si faceva esplicita richiesta di esenzione dai dazi per l’importazione di biade,
legumi, pollame, formaggio, legna, fieno, frutta ed altri prodotti, giustificando la richiesta “quia territorium
Bassani sterile est bladi et paucas habet villas, quidem inhabiles de huiusmodi victualibus subvenire
hominibus de Bassano et habitantibus in Bassano”, Varanini, Le due redazioni, p. 79.
7
o fosse impegnata nel settore vitivinicolo (spesso ci si riferisce al vino come ricchezza
dell’economia bassanese), come viene ad evolversi la situazione col ripristino dei condotti
di irrigazione dal Brenta ed il successivo sviluppo agricolo della zona della Rosà33?
Tematiche queste che si presentano alquanto interessanti, ma che non sembrano essere
state ancora sufficientemente sviluppate.
A partire da inizio Quattrocento, anche su iniziativa del podestà veneziano, a Bassano
viene attuata la classica politica applicata nei territori di frontiera, cioè ci si sforza di
favorire l’immigrazione di contadini per mezzo di agevolazioni fiscali e con l’intensiva
concessione in livello dei terreni appartenti al comune: fra 1425 e 1456 il comune concede
circa 1000 campi a 15 livellari e ancora fra 1456 e 1485 lo stesso ne concede circa 1300 a
65 diverse persone34. In questo modo, come sottolinea Lombardini, non solo si sarebbe
accresciuta la popolazione35, con conseguente aumento del prestigio di Bassano, ma si
sarebbero anche aumentate le entrate fiscali futuro e soprattutto una maggior presenza di
contadini avrebbe assicurato un aumento della sussistenza agricola. La sussistenza agricola
sembra infatti essere uno dei più sentiti problemi economici del Quattrocento bassanese,
durante il quale si arriverà all’istituzione di un fondaco dei grani (prima del 1485) sotto il
controllo diretto del comune e ad una revisione del sistema di livellazione intensiva del
territorio con la decisione comunale di non concedere più in livello i suoi terreni, ma di
affittarli per periodi di sei anni, con affitti pagati in materia prima al fondaco di recente
istituzione36. Che conseguenze ebbero tali decisioni a livello sociale? Il citato studio di
Lombardini sul fondaco bassanese non ha sviluppato tale problema, che potrebbe invece
trovare nuove esplicazioni da un più proficuo uso della fonte notarile.
33
Aspetti dell’economia quattrocentesca nel territorio si trovano in G. Lombardini, Pane e denaro a Bassano
tra il 1501 e il 1799, Vicenza, 1963 e in F. Signori, L’economia di Bassano dalle origini ad oggi, in Storia di
Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 190-269, oltre al più volte citato Brentari. Per
l’economia del territorio bassanese in età moderna si veda F. Vianello, La politica nella comunità rurale.
Bassano e l’Università della Rosà tra ricerca di autonomia e conflitti interni, Padova, 2004; recentemente lo
stesso Vianello ha riproposto il problema con un intervento dal titolo “L’industria rurale: economia e
territorio” presentato durante la giornata “Economia e società a Vicenza fra Quattrocento e Cinquecento”
durante le giornate di studio “Vicenza nel Rinascimento”, Vicenza 4-13 novembre 2004.
34
Brevi note sull’economia bassanese del Quattrocento sono contenute in Lombardini, Pane e denaro, pp.
12-21. Tracce di questa intensa attività del comune si rilevano anche, ad esempio, all’interno dei protocolli
del notaio Giacomo Fontegari (Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa, b. 588).
35
Nel 1484, nel suo Itinerario della Terraferma Veneta Marin Sanudo dichiara che a Bassano vivevano circa
3000, nonostante vi fossero state guerre e pestilenze (Signori, L’economia, pp. 193-194). Dal censimento del
1561 sappiamo che la popolazione era aumentata a 3700 persone circa; si veda Lombardini, Pane e denaro,
p. 13. In linea generale la popolazione di Bassano sembra in linea con quella delle altre “quasi – città” della
Terraferma veneta: a fine ‘500 a Rovigo si potevano contare circa 3000 persone e a Conegliano circa 3750
(Bellavitis, “Quasi-città”, p. 101 e p. 104).
36
Lombardini, Pane e vino, p. 20 e pp. 25-26.
8
Nella politica bassanese di maggior razionalizzazione agricola e di supporto alla
sussistenza del territorio dovette intervenire anche la stessa Venezia con misure atte ad
agevolare l’approvvigionamento di vettovaglie: concedette infatti l’esenzione da dazi ai
vicentini o trevigiani che avessero voluto importare vettovaglie al “mercatum Bassani”
“quia territorium Bassani sterile est bladorum et aliarum victualium”; allo stesso modo
concedeva ai Bassanesi che avessero voluto importare grani o animali le stesse esenzioni37.
Lo stesso provvedimento tuttavia doveva anche favorire indirettamente gli investimenti
agricoli dei bassanesi nei territori al di fuori del piccolo distretto ed inoltre agevolava il
mercato della fiera di San Martino, completamente gestita dal comune; tematiche non
ancora sviluppate.
È questo allora un periodo di forte riassestamento fondiario che porta allo scontro fra il
Comune di Bassano, che sempre più spesso concede a livello i terreni di sua proprietà,
favorendo, come si è accennato, l’accumulazione in poche mani di vaste porzioni di
territorio rispetto alla diffusione della microproprietà nella zona della Rosà, ancora
direttamente dipendente dal capoluogo; nella zona della Rosà infatti continuava ad essere
diffusa la microproprietà del territorio, in mano ai singoli capifamiglia che dovevano
risentire della circostante accumulazione di ampie aree coltivabili. È poi attestata anche la
presenza di investimenti di veneziani sui territori bassanesi38, ad anticipare la tendenza che
avrebbe trovato pieno sviluppo nella seconda metà del XVI secolo; resta da capire quali
conseguenze ebbero gli investimenti veneziani nel territorio e come abbiano influito sulle
acquisizioni che i veneziani portarono avanti nei secoli successivi. E in che modo questo
poteva trovare corrispondenze di controllo politico e sociale a livello locale da parte della
nobiltà veneziana?
Nello stesso Quattrocento si assiste poi ad un iniziale sviluppo delle manifatture, con
l’apertura nel 1405 del primo follo sul Brenta39, produzioni, soprattutto nel settore serico,
che avrebbero raggiunto l’apice nel Cinquecento. Tale nascente produzione manifatturiera
dovette essere sostenuta anche dalla stessa Dominante, visto che nel 1436 approvò a favore
di Bassano una legge protezionistica che impediva l’importazione di panni lana bassi nel
territorio bassanese40.
37
Ibid., pp. 25-26.
Si vedano ad esempio le acquisizioni di terreni in livello da parte del nobile veneziano Girolamo Moro
rogate dal notaio bassanese Giacomo Fontegari (Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del
Grappa, b. 588).
39
Signori, L’economia, p. 210-211. Per lo sviluppo dell’arte della lana e della seta nella vicina Vicenza si
veda E. Demo, L’“anima della città”. L’industria tessile a Verona e Vicenza (1400-1550), Milano, 2001.
40
Lombardini, Pane e vino, p. 16.
38
9
Un simile rinnovamento economico necessitava certamente di credito e proprio a tal
fine si trova attivo per tutto il Quattrocento un banco di pegno ebraico, che, ad eccezione di
brevi periodi, continuerà la sua attività fino al periodo della Lega di Cambrai; banco gestito
anche da personaggi non di secondo piano all’interno della popolazione ebraica del tempo,
come ad esempio Simone di Mosè da Spira che proprio a Bassano opererà, proveniente
dalla vicina Marostica (in territorio vicentino), prima di trasferirsi a Cremona e poi a
Soncino dove la celebre famiglia inizierà la sua attività tipografica41. A fine secolo (1492),
infine, anche a Bassano verrà aperto un Monte di Pietà, su iniziativa dello zoccolante
Bernardino da Feltre: il “moderno” istituto di credito trovava anche a Bassano una sede
abbastanza precoce42. Andrà poi analizzata anche l’importanza assunta a fine Quattrocento
dell’introduzione di un nuovo strumento di credito, il livello francabile, ancora più decisivo
in un territorio fortemente agricolo come quello bassanese43.
Simili cambiamenti all’interno dell’assetto economico non poterono che portare ad
altrettanti vistosi cambiamenti all’interno dell’assetto politico. Nella prima metà del secolo
si assiste all’affermarsi di un patriziato in grado di accentrare nelle sue mani il potere. Per
tutto il Trecento e la prima metà del Quattrocento il ceto dirigente sarebbe stato aperto
all’apporto di nuovi immigrati ed arricchiti provenienti dai settori in espansione44, ma con
la metà del XV secolo si sarebbe giunti in buona misura ad un’aristocratizzazione del
Consiglio cittadino, all’interno del quale dal 1461 i patrizi (si ricorda che in ogni caso si fa
riferimento ad un piccolo patriziato) avrebbero assunto il predominio45.
Le problematiche di ricerca ancora da sviluppare appieno sembrano dunque numerose,
ma prima di affrontare le modalità di ricerca è opportuno premettere la scarsità di studi che
41
Ancora assai utile e preciso è lo studio di Giovanni Chiuppani sugli ebrei a Bassano nel Quattrocento,
anche se il lavoro risente del mancato studio della documentazione notarile: G. Chiuppani, Gli Ebrei a
Bassano, Bassano, 1907 (rist. Bologna, 1977). Sarebbe poi utile confrontare l’attività di questi prestatori con
quella dei correligionari trevigiani (coi quali avevano maggiori rapporti sociali ed economici) e vicentini. Per
gli ebrei a Treviso nel XV secolo si veda Angela Möschter, Juden im im venezianischen Treviso, 1389-1500,
tesi di dottorato, università di Trier, 2004, mentre per gli ebrei vicentini e del territorio vicentino mi permetto
di rimandare a R. Scuro, La presenza ebraica e Vicenza e nel suo territorio nel XV secolo, tesi di laurea,
facoltà di Lettere e Filosofia, università Ca’ Foscari di Venezia, rel. prof. R. C. Mueller, a. a. 2003-2004.
42
Sul tema si veda F. Pulin, Il Monte di Pietà di Bassano (1492-1797), Vicenza, 1985. Il primo Monte di
Pietà della Terraferma Veneta venne aperto solo 6 anni prima, a Vicenza.
43
Su questa tipologia contrattuale si veda G. Corazzol, Fitti e livelli a grano. Un aspetto del credito rurale
nel Veneto del ‘500, Milano, 1979; l’autore si è particolarmente soffermato sull’area feltrina che a buon
titolo, oltre che per la vicinanza, può essere comparata con quella bassanese.
44
G. M. Varanini, Un fascicolo di provvigioni del Consiglio del Comune di Bassano del 1349-50, in
Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti del convegno (Bassano del Grappa 23
ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995), pp. 95-114
alle pp.109-110.
45
Seneca, Bassano sotto il Dominio veneto, pp. 63-72 e gli studi di Balduino Compostella citati in
bibliografia.
10
al tema sono stati dedicati. Infatti, mentre, a partire dagli studi di Gina Fasoli, si è posto
molto interesse sulla storia due-trecenteca di Bassano, particolarmente in relazione alle
vicende degli Ezzelini46, non simile favore ha ottenuto il quindicesimo secolo. Per il
periodo della dominazione veneziana poi l’interesse degli storici, soprattutto degli storici
dell’arte, si è infatti diretto sulle glorie bassanesi, quali ad esempio i pittori della famiglia
da Ponte; di nuovo ci si imbatte in un disinteresse per il Quattrocento. Anche il rapporto di
Bassano con la dominante non sembra aver finora suscitato particolare interesse negli
storici, nemmeno quelli locali. Per il suo sviluppo sarà quindi importante utilizzare della
documentazione proveniente dai fondi delle magistrature veneziane. L’apparato
bibliografico sul tema si rivela perciò particolarmente frammentato e sarà necessario
ricorrere ad una raccolta di informazioni “sparse” all’interno di studi relativi ad altre
tematiche di ricerca; a ciò si aggiunga la necessità di un controllo constante delle notizie
così reperite, visto il cattivo costume, troppo spesso riscontrato in molti dei testi più datati
e in qualcuno dei più recenti (fra cui la Storia di Bassano curata dalla Fasoli nel 1980) di
un mal curato apparato delle note e dei rimandi archivistici e bibliografici.
Per lo sviluppo di questa ricerca dunque si affronterà inizialmente lo spoglio e lo
studio della supestite documentazione di natura pubblica e privata ancora in buona misura
inedita47 –quest’ultima in particolare sembra essere stata trascurata in modo più netto–, al
fine di ottenere informazioni sul più ampio spettro di tematiche caratterizzanti la “vita” di
Bassano e del bassanese nel periodo preso in esame48.
L’archivio comunale, pur essendosi conservato in maniera frammentata per il periodo
in questione, conserva diverse tipologie di documentazione, sia di carattere più politico,
come gli atti del consiglio –essenzialmente la tipologia di documentazione più sfruttata
nelle ricerche precedenti–, sia economico, come alcuni estimi. Risultano invece assenti
fondi giudiziari.
Dell’antico archivio notarile restano i protocolli, in quasi tutti i casi assai frammentari,
di 64 notai che rogarono a Bassano o nel suo territorio nel periodo qui preso in esame. Con
buona probabilità la conservazione della documentazione ha risentito della mancanza
effettiva di un ufficio comunale preposto alla custodia dei fondi notarili. Se infatti con una
46
Si veda in proposito la bibliografia allegata all’interno della sezione “Bassano nel Medioevo”, in
particolare gli studi della stessa Fasoli e di Scarmoncin.
47
Per una schematica presentazione dei fondi superstiti relativi all’archivio comunale di Bassano (conservato
presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa) e al notarile bassanese (conservato presso
l’Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa) si vedano in appendice le sezioni 2a e 2b.
48
Un quadro simile, seppure basato soprattutto su un approfondito uso della documentazione di carattere
pubblico, è stato affrontanto per la più grande, potente e strutturata Vicenza da James Grubb; si veda J.
Grubb, Firstborn of Venice. Vicenza in the early Renaissance State, Baltimore, 1988.
11
delibera del 6 luglio 1492 il consiglio di Bassano imponeva a due notai di raccogliere gli
atti dei colleghi defunti, fino ad allora conservati dai parenti, già il 26 gennaio 1494 lo
stesso consiglio revocò parzialmente la precedente disposizione, riaffidando la
conservazione delle carte ai parenti dei defunti notai, purchè notai collegiati; in questo caso
si individuò anche il luogo preposto alla conservazione, in attesa d’una cancelleria, della
cui esistenza si ha però un cenno tardo a partire dal 160349.
L’uso della fonte notarile, finora assolutamente trascurata all’interno della storiografia
di materia bassanese, sembra in realtà indispensabile per trarre informazioni di carattere
economico e sociale; essa consente non solo di trarre maggiori e più precise notizie sul
piano economico, sia dal punto di vista agricolo (ad esempio con contratti di livello o
soccida) che manifatturiero (con contratti di società), che sociale, dato che ci permettono di
individuare, ad esempio attraverso i contratti di matrimonio e di dote, la formazione di
particolari consorterie o il livello economico generale (in quest’ultimo caso grazie anche ad
un opportuno raffronto coi dati d’estimo).
Per entrambi i fondi appena descritti si nota tuttavia una minore conservazione della
documentazione di inizio secolo. Ciò indurrà ad accentrare l’attenzione della ricerca sul
secondo Quattrocento.
Si accennava precedentemente alla mancanza di studi sulle relazioni intercorse fra
Bassano e la Dominante; sarà quindi opportuno procedere alla ricerca di notizie tramite lo
spoglio di documentazione appartenente alle magistrature veneziane, conservata presso
l’Archivio di Stato di Venezia, quali ad esempio i fondi relativi al Consiglio dei Rogadi
(Senato), all’Avogaria di Comun ed al Consiglio dei Dieci50. Una simile ricerca risulterà
indispensabile per chiarire meglio non solo i rapporti fra le due parti, ma anche le relazioni
fra Bassano ed i confinanti territori di Vicenza, Padova, Treviso e Feltre: è infatti ovvio
supporre il ricorso alla dominante nei casi di contrasti fra territori sottoposti. Infine si
potrebbe anche, almeno in parte, sopperire alla mancanza di fondi giudiziari a Bassano,
attraverso la conoscenza dei casi portati in appello a Venezia, sebbene si possa supporre fin
d’ora che il loro numero sia solo una minima parte del totale.
Infine si ritiene che in ultima istanza potrebbe risultare utile anche un veloce spoglio
fra la documentazione degli archivi comunali di Vicenza e Treviso, al fine ricercare
49
Guida agli Archivi di Stato, vol. IV, p. 1373.
I fondi utili saranno dunque, fra gli altri, il “Senato Misti” (regg. 46-60), il “Senato Terra” (regg. 1-15),
l’“Avogaria di Comun – Raspe” (regg. 3645-3659) e l’“Avogaria di Comun – Deliberazioni del Maggior
Consiglio” (regg. Spriritus, 28/10, 29/11, 30/12, 31/13, 35/17) ed il “Consiglio dei X” (regg. 8-29, filze 113). L’Avogaria di Comun veneziana si occupava anche del giudizio per i processi in secondo grado della
Terraferma.
50
12
ulteriori conferme delle contese territoriali insorte fra le diverse parti e che sembrano aver
caratterizzato la piccola area bassanese, circondata dalle più grandi ed importanti realtà
confinanti.
Una volta concluso lo spoglio del materiale archivistico, che si ipotizza dovrebbe
richiedere circa 20-24 mesi, sarà necessario passare ad un’analisi più approfondita del
materiale reperito, innanzitutto per poter individuare le linee generali di tendenza che
caratterizzarono la vita e la storia della Bassano del XV secolo. Si proseguirà poi con
l’individuazione degli elementi significativi e con l’analisi delle assonanze e dissonanze
emerse dal confronto fra la documentazione di carattere pubblico e privato, al fine di
analizzare eventuali discordanze fra la “politica” ufficiale che emerge dagli Atti del
Consiglio o dalla documentazione di origine pubblica e quanto effettivamente accadeva ad
un livello più quotidiano, come descritto dalla documentazione notarile. Sarà poi
opportuno mettere in relazione le fonti di origine bassanese con quelle provenienti da altre
realtà, nello specifico soprattutto da Venezia, Vicenza e Treviso.
Per sviluppare una simile analisi e perfezionare il confronto fra i risultati delle proprie
ricerche con quelli di studi precedenti e con quelli relativi ad altre realtà simili, oltre che
per portare a forma compiuta il testo risultante dovrebbero essere necessari circa 12-14
mesi.
Al termine l’obiettivo è dunque quello di delineare un quadro generale della piccola
podesteria di Bassano e dello sviluppo della sua “quasi-città” capoluogo, sotto i diversi
piani istituzionale, economico e sociale, durante i 105 anni che separarono la dedizione a
Venezia dalla frattura del periodo della guerra della lega di Cambrai e che segnarono un
cambiamento all’interno di Bassano e del suo territorio destinato a caratterizzare gli
sviluppi dei secoli successivi, nel termine di un nuovo ordine politico e sociale.
13
Bibliografia analitica
Come si è già sottolineato manca una bibliografia specifica sul tema qui preso in
esame e le poche notizie a disposizione sono ricavabili soprattutto o da studi di più ampia
portata temporale (e spesso datati) o relativi ad altri periodi, nei quali il tema è comunque
sviluppato solo come collaterale al vero soggetto proposto. Si procederà dunque ad una
schematica esposizione delle fonti bibliografiche, attualmente disponibili, utili a reperire
notizie sul tema e per un confronto con altre località.
Per delle storie generali di Bassano si faccia riferimento a:
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Su Bassano nel Medioevo
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convegno (Bassano del Grappa 23 ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del
Museo Civico di Bassano” n. s., 13-15 (1995), pp. 95-114
Sulla storia economica e sociale di Bassano (e alcuni confronti con la Terraferma
Veneta)
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R. Valandro (a c.), Venezia e Monselice nei secoli quindicesimo e sedicesimo: ipotesi
per una ricerca, Monselice, 1985
M. Vigato, Castelfranco. Società, ambiente, economia dalle fonti fiscali di una
podesteria trevigiana tra quindicesimo e sedicesimo secolo, Treviso, 2001
S. Zamperetti, I piccoli principi. Signorie locali, feudi e comunità soggette nello Stato
regionale veneto dall’espansione territoriale ai primi decenni del ‘600, Treviso, 1991
17
Appendice
1
Figura 1 – I distretti della Terraferma Veneta
Figura 2 – Il territorio della podesteria di Bassano
18
Breve elenco dei fondi archivistici conservati presso il Museo Biblioteca Archivio di
Bassano e l’Archivio di Stato di Vicenza – sezione di Bassano del Grappa
2a
Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa
Archivio del Comune di Bassano, fondi contenenti atti relativi al periodo 1404 – 1509
Angarano51
–
–
Liti per confini (1496-1572), b. 1
Atti della vicinia (1447-1535), b. 1
Bassano
–
–
Fontico dei grani (1494-1560), bb. 6
Monte di Pietà (1492-1732), bb. 7
–
Arcipretado. Chiese e canonici, I (1393-1768), bb. 2
Arcipretado. Chiese e canonici, II (1393-1768), bb. 6
–
–
Arcipretado (1280-1585), b. 1
Contese varie (1273-1783), bb. 14
–
Catastici. Beni comunali (1293-1608), bb. 4
–
Atti e straordinari (1468-1568), bb. 2
–
Contese per beni e livelli (1437-1605), b. 1
–
Campagna del comune (1259-1586), b. 1
–
–
Campagna del comune. Affittanze (1461-1597), b. 1
Campagna del comune. Fitti e perticazioni (1480-1599), bb. 2
–
Rason vecchie. Orologi pubblici (1309-1742), b. 1
–
Contese del Consiglio (1443-1472), bb. 2
–
Podestà, cancellieri e ufficiali (1456-1743), bb. 2
–
Atti dei podestà antichi (1323-1497), b. 1
–
–
Colta reale (1434-1555), b. 1
Oratori e nunzi (1493-1623), b. 1
–
Danni e furti campestri (sec. XVI), b. 1
51
Malgrado fino al 1812 Angarano appartenesse al distretto vicentino, furono stretti i rapporti con Bassano
(del cui comune ora è frazione), in considerazione della vicinanza fra le due località, trovandosi il territorio di
Angarano sull’altra sponda del Brenta, al di là del ponte di Bassano, e per questo se ne riporta segnalazione
in questa sede.
19
–
Braccianti. Contese per esenzioni (secc. XVI-XVII), b. 1
–
Rosà. Comune. Questioni per gravezze (secc. XV-XVI), b. 1
–
Rosà. Comune. Conti e questioni (secc. XV-XVI), b. 1
–
–
Rosà. Comune. Liti (secc. XV- XVI), b. 1
Piave. Contributi per ripari (1440-1666), b. 1
–
Treviso. Questioni per dazi (1493-1624), bb. 2
–
Vicenza. Liti (1406-1663), bb. 2
–
Cittadella. Liti (1442-1629), b. 1
–
Stampe di liti
–
Atti del Consiglio (1349-1566), bb. 6
Indici, b. 1
–
1349-1446, b. 1
1446-1463, b. 1
1465-1479, b. 1
1479-1485, b. 1
1485-1493, b. 1
1493-1499, b. 1
1500-1506, b. 1
1508-1518, b. 1
Pergamene sciolte, I
–
–
1410-1498, nn. 654-680
1503-1550, nn. 681-746
Pergamene sciolte, II bis
1476-1497, nn. 51-100
1497-1511, nn. 101-150
1431, b. 1
1444 / 1452 / 1455 / 1490, b. 1
1462, b. 1
sine data (inizio sec. XVI), b. 1
Estimi
–
Affitti e livelli di città (1471-1664), b. 1
–
Statuti
1389 (copia del 1456), vol. 1
Provvisiones vignalis, vol. 1
Privilecia I, vol. 1
Privilecia II, vol. 1
20
2b
Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa
Notarile bassanese, protocolli dei notai che rogarono fra il 1404 ed il 1509
nome
periodo di rogazione superstite
numero di busta
Misti
gennaio 1470 – agosto 1471
25
Misti
gennaio 1472 – agosto 1472
26
Misti
febbraio 1463 – gennaio 1500
15
Misti
gennaio 1501 – aprile 1579
587
Misti
ottobre 1443 – dicembre 1443
10
Misti
dicembre 1434 – maggio 1435
7d
Misti
dicembre 1488 – settembre 1499
45
(da Enego) Donato di Franceschino
marzo 1484 – giugno 1490
36
Amicis (de’) Bortolamio
settembre 1490 – dicembre 1501
46
Amicis (de’) Giorgio
novembre 1466 – dicembre 1518
16-24
Amicis (de’) Nicola
luglio 1501 – dicembre 1554
54-55
Anzelini (o Angellini) Battista
aprile 1467 – marzo 1527
25
Anzelini (o Angellini) Francesco
gennaio 1501 – luglio 1557
53
Anzelini (o Angellini) Giorgio
gennaio 1454 – ottobre 1495
11-12
Anzelini Paolo
gennaio 1445 – novembre 1505
10
Apolonio Giacomo (e altri)
gennaio 1480 – dicembre 1533
34
Bettussio (de’) Bortolamio
gennaio 1443 – giugno 1478
9
Betussi Nicolò di Martino
dicembre 1461 – maggio 1484
9 e 5 bis
Betussi Martino di Zannino
aprile 1427 – dicembre 1464
7a–7d
Brunacini Alvise
dicembre 1490 – marzo 1522
46
Brunacini Girolamo
ottobre 1488 – novembre 1516
44
Brunacini Ludovico
agosto 1489 – luglio 1505
45
Campesan Alessandro
novembre 1463 – febbraio 1479
15
Campesan Aurelio
aprile 1506 – agosto 1509
60
Campesan Benedetto
gennaio 1475 – aprile 1509
27
Campesan Bonturella
settembre 1465 – luglio 1467
15 e 13
Campesan Giacomo senior
agosto 1453 – gennaio 1458
11/1
Campesan Giacomo di Alessandro
novembre 1482 – febbraio 1505
36
Campesan Giovanni
dicembre 1466 – luglio 1472
25
Campesan Vettor di Alessandro
gennaio 1489 – febbraio 1502
45
Campesani Zuanne di Lancillotto
settembre 1496 – agosto 1528
49-50
Carli Carlo
aprile 1462 – aprile 1504
13
Carli Giacomo
gennaio 1416 – dicembre 1456
6
Carli Nicolò
dicembre 1438 – luglio 1467
8a–8b
Cimador Andrea Giorgio
giugno 1453 – settembre 1454
11/1
Como (da) Antonio
dicembre 1481 – agosto 1509
35
Dedo Mauro
marzo 1481 – novembre 1481
34
21
da Este Nicolò
dicembre 1500 – settembre 1525
35
Feliciani (da Piacenza) Ottobono
ottobre 1495 – gennaio 1503
6
Ferrazzo Battista
febbraio 1475 – gennaio 1503
570
Fontegari Giacomo
dicembre 1445 – febbraio 1498
588
Fraccaro (dalla Porta) Alvise
gennaio 1497 – maggio 1510
52
Fraccaro (dalla Porta) Andrea di Antonio
gennaio 1475 – ottobre 1488
27
Fraccaro (dalla Porta) Giovanni di Girolamo
dicembre 1500 – novembre 1504
53
Gardellin Bartolomeo
gennaio 1509 – novembre 1527
60
Geremia (de’) Geremia
dicembre 1494 – luglio 1507
48
Novello Bernardino
marzo 1477 – gennaio 1501
28
Ottello Girolamo
febbraio 1485 – dicembre 1486
36
Parise Alessandro
gennaio 1498 – marzo 1498
52
Roman (da) Benedetto
gennaio 1474 – luglio 1496
27
Santacroce (da) Benedetto
dicembre 1399 – marzo 1402
8c
Santacroce (da) Giacomo
ottobre 1427 – settembre 1428
7a
Sclavetto Tomio
dicembre 1409 – luglio 1448
8c
Stecchini Giovanni
dicembre 1485 – marzo 1512
37-42
Stecchini Marco
maggio 1501 – giugno 1523
54
Uguccioni Antonio
gennaio 1506 – dicembre 1512
60
Uguccioni Baldissera
ottobre 1488 – settembre 1524
43
Uguccioni Bernardino
aprile 1505 – gennaio 1512
57
Uguccioni Giacomo
aprile 1481 – ottobre 1505
35
Uguccioni Giovanni
maggio 1477 – aprile 1528
28-33
Uguccioni Giovanni Battista
gennaio 1473 – dicembre 1532
26
Uguccioni Girolamo di Zambono
dicembre 1496 – luglio 1510
51
Valeriano Giovanni
dicembre 1486 – dicembre 1503
43
Zodiaco Giovanni Domenico
gennaio 1505 – maggio 1586
161
22