Alla posta del cambio cavalli

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Alla posta del cambio cavalli
Esiste o no
il sogno che smarrii
prima dell'alba?
Jorge Luis Borges
ALLA POSTA DEL CAMBIO CAVALLI
Il volgare rumore della zappatrice lacera la realtà del sogno, quel battere regolare
rimbalza nelle tempie.
La realtà torna irreale: ... la mazza dell'uomo batte sullo scalpello, la dura lama dell'attrezzo
offende inesorabile il sasso fino a ridurlo pietra ben squadrata. L'occhio faticosamente
socchiuso mi mostra la stessa zanzariera di mussola bianca, ancora discreta, protegge i nostri
corpi.
Un respiro roco, faticoso, denuncia la lingua ingrossata, impastata, legata al palato dal gusto di
vino e sesso.
Una lentezza esasperata tiene l'avanzare della mano, segno l'arco della sua schiena, un raso
fine scorre sotto le mie dita. Sorrido sornione giocando al contatto con la sua pelle. Rimuovo
appena le palpebre di piombo, un colpo di luce simile ad una sciabolata non basta a pagarmi il
biglietto per la realtà.
Resto ... stordito e privo di me, vivo per quello che riesco a pensare. Minuti scanditi con
esasperante rigore muovono il tempo. Io resto così!
Vivo da sveglio quello che sogno, o sogno quello che vivo?
Il ritmico battere causa del risveglio giunge più confuso, appena filtrato dal mio non esserci: é la
zappatrice o lo scalpello che mi confondono tra sogno e realtà???
Non cerco risposte, non spremo l'analisi dei sensi allertati, quel rumore rimbalza nell'aria, gioca
di contrappunto col battito del cuore, un cinguettio lontano nell'aria, un tonfo ... forse un albero
caduto? Instancabili cicale creano un tappeto ritmico a legare quelle vibrazioni.
Non cerco risposte, godo di questo ... sogno?!?
Vittima di chissà quale sortilegio, la mia mano si trasforma in un ragnetto, il palmo si solleva, le
dita saltellano lievi, appena sfiorando l'ultimo brivido del suo corpo e intuito il collo, stringo d'un
sol colpo la mano, sulla bionda chioma tagliata a carré. Mi permea un fare deciso, ma ...
amorevole.
Lei intuisce.
Posso vedere, senza guardarli: i suoi occhi farsi stretti da gatta. Un breve gemito gli sfugge:
dolore?
Nooo! Ciò che muove pianto ... può piacere! E ciò che piace, muove spesso lacrime, più dolci
ma: anche loro offuscano la vista. Lascio la stretta! Le dita tamburellano ritmicamente sulla
schiena, creano un tempo in battere sul levare del cuore che ben si lega, al sincopato rumore
padrone del silenzio.
Un grido! Il nome di un uomo urlato da una voce femminile:
- Jooock! Colpi secchi battono la terra, una coppia di Bai sudati ha trascinato fin qui una carrozza? E
questi rumori: Sono i finimenti mossi per il cambio dei cavalli? Giungeranno avventori?
Maaa ... che ore saranno???
Mi risveglio al bel tempo andato della Posta, o sono forse ospite in quella che era la vecchia
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Posta???
Non cambia il luogo, solo la distanza dei secoli e la destinazione d'uso hanno cambiato di nome
a questa antica casa.
- Jooock!!! - Il grido si é fatto più vicino! Un movimento nervoso del suo corpo mi avverte: non
vuole che batta lì! Distratto!
Un fremito delle reni inarca la schiena, le mie dita rotolano via: incontrano gocce di sudore,
intuiscono vertebre sporgenti e si fermano prigioniere, prese dal morbido sodo del sedere
difeso dalla trama delle lenzuola di vecchio lino.
I glutei si rassodano, preannunciano un furtivo scalciare ... trovato l'appoggio del mio piede, il
suo vi si ferma, spinge un paio di volte e sento i muscoli delle sue gambe magre ma ben fatte
rilassarsi.
Di nuovo il sole muove luce, costretto dai raggi vedo le colline, la penombra pare rischiararsi
lentamente, quell’astro ben sa fare il suo lavoro! Anche l'eco, instancabile lavora nella valle
portandomi ovattati rumori del risveglio di chissà chi!
L'odore di donna bionda é trattenuto dalla zanzariera, l'aria che respiro é densa, piena. Stringo
per un nuovo breve attimo i suoi capelli. Non intuisco reazioni! Forse dorme? Il suo respiro é
lento, regolare ... sì! Forse dorme!
Frugo nei miei pensieri, come la mano che pesca i numeri del lotto dal cestello fatto ruotare, ne
leggo uno: non é certo nata qui sotto!!! Quel modo di dire: basta così! E il nome indurito da
quell'acca finale: di certo viene dal Nord, da oltre cortina.
Soppeso il trave che attraversando la vasta stanza, regge le traversine del soffitto, quanta
natura a formarlo, quanta vita ha visto passare nella sua immobilità.
Ed ora, ridotto a supporto di una camera da letto: amore, tresche, quante storie ha scorto nel
suo fermo fare. Avrà assistito a nascite e morti; le sue nervature sanno di saggezza, pregne dei
discorsi, delle conclusioni di tanti.
Lui é perfetto, ultima evoluzione della sua catena, per vivere e dare la vita, prima di morire in
pace, non deve certo trascinarsi come la razza umana!
Stando all'iscrizione incisa sul sasso dell'architrave sulla porta d'ingresso, questa casa é stata
costruita nel 1600; quell'albero, prima di poter essere trave, avrà goduto e lottato con la natura
almeno per un secolo. Quanto breve é l'uomo, misurato con il tempo e la natura stessa!
Sfruttando un pertugio della trama, una mosca si é unita all'odorosa aria della nostra prigione di
garza.
Questo momento lo ricordo bene! Vivo qualcosa di già sentito! ... Di già vissuto! ... O questo
piacevole delirio é mosso dai postumi del vino e dall'amore scambiato con lei? Oggi come
allora???
La mosca ruota. Ampi voli concentrici restano impressi nelle mie retine, il suo ronzare mette in
sottofondo qualsiasi altra vibrazione: sopraffatta, stordita, quasi lasciatasi cadere in picchiata, si
deposita sulla sua spalla.
Ruota su sé stessa un paio di volte, saltella di costola in costola, sfiora la mia mano e si ferma
lì, a pochi centimetri.
Quella saltellante passeggiata é ben recepita dal corpo di lei, un brivido stuzzica la sua pelle e
le rizza i pori.
Un sommario processo condanna alla massima pena quell'arrogante insetto. Un colpo veloce e
preciso della mia mano, la uccide!
Un impietoso movimento del mio dito, la precipita lontano dalla seta di quel corpo che: con
troppo ardire ha infastidito.
Ben gli sta!
I colpi di questa tenzone interrompono il suo riposo, aspira lentamente una lunga boccata
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d'aria, le labbra le si socchiudono.
I muscoli guizzano come serpi, il corpo si tende ... tirato all'inverosimile.
Volge il capo dalla mia parte: Una voce impastata pronuncia il mio nome. Vuole di nuovo
l'amore?
Lasciato, come un gatto sul poggiolo della poltrona, non cerco la verità! La sfioro piano, un
gesto timido, quasi di rispetto.
Il suo corpo emana un tiepido calore di cuccia, mi avvicino, parallelo a lei, la sento muoversi di
nuovo, pronuncia un nome che non riesco ad afferrare: Il marito? L'amante? Ohhh ... semplicemente il nome del suo cavallo, che a suo dire: ama più di ogni essere vivente. Quanto mi ha
parlato di lui ieri sera.
Ieri sera!!! Lo stesso sorriso che mi tira le labbra ora, lo rivolsi a lei, quando entrò nella posta
con fare altezzoso e sprezzante. Non c'erano più camere disponibili!
Uno scatto di stizza le segnò il viso. Mi guardò e male interpretò la mia espressione. Mi scagliò
contro la borsetta di velluto viola, bordato di raso color vinaccia.
- Ottima mira! Avete vinto la mia camera, con questo centro! Signora! Le dissi alzandomi con esagerata lentezza, per poi riconsegnarle quel profumato proiettile:
- Non intendevo di certo sfottervi preziosa signora! Il mio sorriso, era mosso da
quell'espressione da bambina che il vostro volto ha assunto pochi attimi addietro. Sarò ben fiero
di cedervi il mio giaciglio, in cambio di due bracciate di paglia, per coricarmi nella stalla.- Bella! - Pensai appena si tolse il cappello . Rivedo la sua mano: esegue un gesto morbido e
flessuoso da gran Dama nell'afferrare le larghe falde del copricapo e liberare i capelli, biondi
come l'oro sotto il sole del mezzodì.
Ricordo la sua voce con quell'accento: - Non é mio uso lasciarmi prendere dall'istinto in quel
modo! Ma... la stanchezza del viaggio mi ha sopraffatta. Accetto volentieri la vostra offerta ma ...
vi prego, bevete almeno un sorso di buon vino in mia compagnia, servirà certamente a
nascondervi l'odore della stalla durante il sonno. Finita la bottiglia, era nato altro: il discorrere mosse non solo l'amicizia, ma anche il desiderio!
Ad entrambi!
Offuscati dall'ultimo bicchiere di quel nettare, frutto della vite e di possenti gambe, divenne
spontaneo alzarci dal tavolo, occhi e mani intrecciati ed avviarci in quella che sarebbe stata la
nostra alcova, il nostro letto. Almeno per poche indimenticabili ore.
Altro ché paglia nella stalla!!!
Un raggio di sole muove la penombra, guizza su di un cristallo appeso con uno spago al trave
di legno; si scompone formando un piccolo arcobaleno, mette in luce le lambrecce del soffitto.
Un alito di vento porta fragranze mattutine e muove un cacciaspiriti fatto con grosse canne di
bambù, anch'esso appeso all'enorme e antico trave.
Avrà tanti anni quanti la casa, più di quattrocento anni. Ancora lui ...
Emetto un sottile fischio di ammirazione. Ondeggiando, le canne di bambù battono rintocchi
scomposti, creano un assurda melodia legandosi al battere della zappatrice.
La voce della donna ha smesso di chiamare quell'uomo!
Qualche gallina segnala che l'uovo é stato deposto, un coro di latrati furiosi si alza a
risponderle.
Dalla Nuova Estense giungono i fastidiosi, ovattati rumori dei veicoli in transito.
Le foglie mosse dalla brezza mattutina imitano un sintetizzatore,... o le note che sento
provengono da uno stereo tenuto troppo alto?
Conscio del mio corpo, lo sono certo meno del mio essere:
Chi sono???
L'elastico che ferma le mie palpebre tira, ha la meglio, il buio riempie i miei occhi, una miriade di
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puntini luminosi mi illumina il cervello. Ruotano scomposti ad una velocità vertiginosa, una
spirale che gira verso sinistra.
Una finestra si spalanca nei miei pensieri, i puntini di luce cambiano colore, ora fremono
cangianti tra l'indaco e il viola. Qualche cosa, qualcuno, si stacca dal mio corpo, l'anima pare
scivolare inesorabile fuori dai pori per ricompattarsi nell'aria.
Come liberato dal peso della vita, il mio Spirito assiste ora, dall'alto, a ciò che si compie nella
stanza.
Spio me stesso in quella assurda veglia e non voglio modificare con la coscienza quello che sto
vivendo.
Leggo il mio pensiero attraverso gli occhi del mio Spirito : I gradi segnati sull'etichetta di quella
bottiglia di vino, bevuta ieri sera con lei, poche ore prima, erano di certo falsati in difetto! Lo dice
il mio palato impastato dal vino e dal suo rossetto, lo assicurano le mie palpebre che tengono
faticosamente vivo questo momento.
Lo dico io, e mi basta così!
Gettati da me in un angolo, gli stivali di pelle nera, ben rifiniti a mano, e con quello che costano
vorrei vedere altrimenti, attirano la mia attenzione.
Vogliono mostrarmi la realtà del tempo, li guardo a lungo come a carpire parole da quei tagli, da
quelle cuciture: Sono ospite alla Posta del cambio cavalli o sono a letto con la mia amante, nella
casa che fu la vecchia Posta?
Lei si muove. Accarezzo serpi racchiuse sotto la sua pelle: il suo corpo, il suo odore il suo nome
... particolari di un vecchio rivissuto. Mi confondono!
Un ricordo riaffiora: con la lama del coltello ho inciso le nostre iniziali sul possente trave, le ho
poi racchiuse in uno sgangherato cuore, là vicino alla finestra, perché il sole del mattino illumini
quel sigillo d'amore.
Con perseveranza tiro l'elastico, un filo di luce mi disturba gli occhi, intuito nuovamente il trave,
l'occhio fruga a cercare quel segno. Come previsto, un raggio lo mostra: appena lo intuisco!
L'incisione é coperta dalla polvere, troppa polvere per essere così giovane, pare offeso da più di
cent'anni quel legno!
Sono lo scrittore passato troppo tempo addietro! O sono quello che scrive sotto chissà quale
influsso, risvegliato dal volgare percuotere della zappatrice, dopo ore d'amore bruciato nel letto
di chi amo?
Lascio di nuovo ruotare il cesto, ruotano i miei pensieri, non pongo domande!
La trama della zanzariera di mussola ha macchie gialle fatte dal tempo, gli occhi si richiudono,
ritmico un battere mi confonde : E’ una zappatrice o il battere di uno scalpello quello che mi
giunge?
Non cerco risposte! Sto bene, e ... mi basta così!
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