da afrodite a sissi: dolce calzar
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da afrodite a sissi: dolce calzar
2 Mode e Modi Giovedì 28 Febbraio 2008 Corriere della Sera LE P ROPOSTE PER LA P RIMAVERA-E STATE Cavalli René Caovilla Louis Vuitton Giuseppe Zanotti Christian Dior Zeppa vertiginosa per il sandalo con inserti in metallo Supersexy il classico serpente che si attorciglia attorno alla caviglia Cocco e zeppa in wengé intarsiato con bottoni vintage LV decorati Romantiche margherite dipinte sul tessuto candido Una miriade di Swarovski illumina il tacco cavo disegnato da John Galliano Sergio Rossi Borchie dorate incastonate nella zeppa di vernice La storia VISTE DA A NDY W ARHOL DA AFRODITE A SISSI: DOLCE CALZAR Le scarpe, simbolo di benessere in un mondo vissuto a piedi nudi E oggi si recupera la memoria cercando paia preziose nei musei DI ANNA MASUCCI I n uno dei parterre delle ultime sfilate milanesi del prêt-à-porter, la direttora di un settimanale femminile è stata «intercettata»" mentre raccontava a un’amica che stava ristrutturando casa per far spazio alle new entry della sua collezione di scarpe. All’ovvia domanda «Ma quante ne hai?», la deliziosa e sempre elegantissima signora ha risposto in un soffio «Più di quattrocento». Da far impallidire il corredo medioevale della duchessa Eleonora da Toledo , celebrato in tutte le cronache dell’epoca per il numero esagerato di pianelle di velluto, trentadue paia rosse, dieci viola, dieci verdi, cinque marroni, cinque grigie, un paio nere, due paia bianche e uno in pelle d’argento confezionato per lei da mastro Michele, il Ferragamo di quei tempi. E da far sfigurare persino l’imperatrice Sissi con le sue centotredici paia di scarpe, esclusi gli stivali da cavallo. Non tutto è cominciato con Sex and the City . Se le glamourous girls della Grande Mela appoggiavano la loro autostima sui tacchi di lusso di Manolo Blahnik , la passione nasce già dallo scultore greco che raffigurò Afrodite nuda e ridente con un solo sandalo ai piedi e l’altro in mano per difendersi dal focoso Pan . Nella Grecia classica, dove prevaleva un ideale civico di eguaglianza, le calzature non hanno mai rappresentato un segno di distinzione sociale. A differenza di quello che avverrà poi ai tempi del Re Sole che riservò a se stesso e alla sua corte il privilegio di indossare scarpe con i tacchi rossi, colore del potere. E in Giappone, fino al XVIII secolo, i personaggi di alto rango avevano al loro servizio un «portatore di scarpe» per evitare il contatto impuro con le calzature. «Per la sua collocazione fisica tra il terreno e l’estremità del corpo umano, la scarpa si pone a metà strada tra il mondo materiale esterno e quello della corporeità e interiorità — dice Giorgio Riello , professore di Storia Globale all’Università di Warwick , autore di numerosi saggi sulla storia della calzatura, della moda e del design —. Per questo, oltre a una funzione d’uso, ha una forte valenza espressiva. Le scarpe, forse più di ogni altro capo d’abbi- gliamento, comunicano agli altri informazioni sulla nostra personalità, sulla nostra identità sociale, sul nostro gusto. O, qualche volta, mancanza di gusto. La scarpa è un prodotto tecnologico che ci permette di sperimentare e utilizzare lo spazio intorno a noi in modi che non sarebbero consentiti ai nostri piedi nudi. Nel corso delle mie ricerche sulla calzatura mi sono dovuto misurare anche col problema della sua assenza, che ha interessato milioni di persone fino a tempi recenti, anche nel prospero Occidente. L’associazione tra povertà e piedi scalzi è così stretta da sembrare iscritta nel nostro "codice genetico". Al punto da trasformare la possibilità di acquistare molte paia di scarpe in un simbolo dello stato di benessere". Come disse una volta Sofia Loren , grande collezionista di scarpe: «Mi danno sicurezza, compro tutte quelle che mi piacciono. Senza sensi di colpa. Penso ai miei anni d’adolescente, quando non potevo permettermele e andavo a piedi nudi». Sono soprattutto le donne a essere «pazze per le scarpe», anche se gli aspetti effimeri e funzionali delle calzature furono oggetto di saggi e riflessioni da parte di Le Corbusier e, prima di lui, dell’architetto austriaco Adolf Loos che, molto spiritosamente, dichiarava di detestare «le scarpe appuntite e decorate indossate da maschi irsuti e muscolosi». «I dati del comparto calzaturiero confermano che è la donna a spendere più dell’uomo — spiega Riello —. Ma i motivi della passione delle donne per le scarpe sono tuttora abbastanza oscuri. Forse le scarpe femminili, considerate per secoli il simbolo della li- LA Forme feline Il guru della pop-art realizzò, negli anni ’50, una serie di lavori sul tema della calzatura femminile, che evidenziavano il suo feticismo: stivali, scarpe con il tacco o senza. Le tele rappresentavano modelli dalle proporzioni alterate, con una precisa personalità mitazione degli spostamenti, oggi rappresentano l’espressione della libertà della donna, della sua capacità di muoversi a piacere e della sua indipendenza economica ed emotiva». E forse c’è anche il dato di un mercato vivace che propone oggetti-scarpe ai quali è difficile resistere. Se è vero che l’atto del camminare rappresenta l’attitudine ad avanzare, a conquistare lo spazio che ci sta di fronte, meglio cominciare il viaggio con un piede vestito di materiali pregiati e originalità di design. Come la giovane della litografia ottocentesca di Achille Deveria che, seduta sul letto e ancora assonnata, si fa mettere le ciabattine blu dalla cameriera. Per un risveglio più dolce. Tutte le donne, collezioniste o no, si stanno facendo contagiare da un trend che era il segreto ben custodito di accorti addetti ai lavori: il viaggio nei musei delle scarpe. Si va in Francia , al Musée International de la Chaussure di Romans per vedere gli stivaletti della Bella Otero , il sandalo pesce di André Perugia o la décolleté a fiori di Grace di Monaco . In Inghilterra , a Northampton a visitare il più antico museo di calzature al mondo. In Italia si passa dal Ferragamo di Firenze, al Rossimoda di Stra , sulle rive del Brenta , al Bertolini nelle ex scuderie ducali del castello di Vigevano. Imperdibile quest’anno una visita in Canada al Bata Shoe Museum di Toronto , che, accanto alla più ricca collezione di scarpe di celebrities, propone una straordinaria mostra sui segreti dei mocassini dei Nativi Nordamericani . Chi ha adorato il film di Sofia Coppola su Marie Antoinette va a Parigi a vedere la scarpina col fiocco di seta che la sovrana perse mentre saliva al patibolo. A un oggetto di tale valore emozionale, i francesi hanno riservato un posto speciale. Al Museo Carnavalet , lo scrigno della storia della capitale. Givenchy I lacci dei sandali alla schiava, un must dell’estate, si incrociano e attirano l’attenzione sulle gambe P SICOLOGA «Una "malattia" che ripaga. Come Cenerentola» DI MICHELA PROIETTI P DSquared Brillanti grandi come caramelle per un sandalo supersexy er Silvia Vegetti Finzi, psicologa e docente di psicologia dinamica all’Università di Pavia, il capriccio ha origini lontane. «Tutto inizia nel Settecento, quando le donne venivano chiamate sesso mancante, per sottolinearne l’«incompletezza» fisica. È in quel periodo che scoprono il piacere di calzare scarpe importanti, da esibire, quasi un succedaneo di quella mancanza...». È così che nasce il binomio scarpa-feticismo? «In quel periodo si scopre il valore seduttivo delle scarpe, unito al piacere di poterle osservare mentre le si indossa. Un foulard non procura la stessa soddisfazione, c’è bisogno di uno specchio per poterlo ammirare. Ma la passione nasconde anche un elemento infantile: le calzature sono l’oggetto che i bambini imparano a riconoscere per primi e al quale si affezionano più rapidamente». C’è un oggetto che fa concorrenza alle scarpe nell’immaginario delle donne? «La borsa, perché è una proiezione della femminilità. Le donne la trattano come fosse un’appendice, e di fatto lo è. Ci infilano dentro tutto il loro mondo e in alcuni casi sviluppano un rapporto astioso. Quando rovistano e non trovano l’oggetto che cercano la frase ricorrente è: "Ecco, non compero mai una borsa giusta". Ma in realtà la amano follemente». Qual è il confine tra passione e mania? «Quando il bisogno si trasforma in desiderio, che per definizione è illimitato. In alcuni casi può sconfinare nella fissazione». E diventare shopping compulsivo? «Se comporta una dispersione di risor- Silvia Vegetti Finzi «La passione per le scarpe inizia nel ’700. Gli uomini adorano quelle donne che le sanno calzare a pennello» se ingiustificata e non proporzionata al proprio stile di vita, allora sì. A volte le donne acquistano decine e decine di scarpe, ma non hanno altrettante occasioni per poterle indossare». Il prezzo può frenare l’acquisto? «I collezionisti non si fermano davanti a nulla per conquistare l’oggetto del desiderio e non valutano la corrispondenza tra il costo e il valore effettivo. Anzi, il prezzo elevato accresce l’interesse: il Gronchi Rosa è un minuscolo francobollo, ma i filatelici spenderebbero anche 30 mila euro per averlo». Le donne spendono una fortuna per le scarpe. Gi uomini almeno apprezzano? «Eccome! È l’oggetto feticista per eccellenza, e gli uomini adorano una donna che sa indossarle con sensualità. Non è un caso che alla fine il Principe Azzurro sposa Cenerentola, l’unica a cui calza a pennello la scarpetta di cristallo». Michela Proietti