20141029 - Ordine dei Medici di Ferrara

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20141029 - Ordine dei Medici di Ferrara
29 ottobre 2014
Il Resto del Carlino
A Cona il team che ci protegge dal contagio
ANCHE a Ferarra il sistema sanitario si è attivato per far fronte ad una eventuale
emergenza Ebola e per «trattare» i casi sospetti. A coordinare il tutto è un gruppo di lavoro
integrato tra azienda ospedaliero-universitaria Sant’Anna, azienda Usl e Dipartimento di
sanità pubblica, che agisce sulla base di un vero e proprio ‘Piano di gestione dei casi
sospetti di malattia da virus Ebola (Mve) e dei contatti nella provincia di Ferrara» corredato
da una guida pratica per l’operatore sanitario in prima linea». Nel team anti-Ebola, di cui si
è occupato il Carlino in esclusiva il 16 ottobre scorso, ci sono Andrea Gardini, direttore
sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Marco Libanore, direttore dell’Unità
operativa malattie infettive ospedaliera dell’azienda ospedaliera universitaria, sede di
Cona, e Ermes Carlini, direttore medico di presidio. Accanto a loro lavorano altri medici:
Paola Antonioli per Cona, coordinatrice dell’area per la gestione del rischio infettivo,
Silvano Nola, direttore medico degli ospedali dell’azienda Usl, e Marisa Cova del
dipartimento di sanità pubblica. «Per individuare un caso sospetto — aveva spiegato
Carlini — è stato predisposto un questionario clinico (10 domande in italiano e in inglese)
e diagnostico che implica il riconoscimento in base a due elementi: i sintomi e il criterio
epidemiologico». Cosa significa? «Significa che negli ultimi 21 giorni il soggetto deve
essere stato in contatto con, o sia stato in soggiorno in quei Paesi sospetti. Dopo di che, il
caso sospetto va centralizzato presso le malattie infettive dell’ospedale di Cona, unico
centro individuato. Qui, viene messo in una stanza di isolamento, studiata
appositamente». A quel punto che succede? Viene subito effettuato un prelievo di sangue,
che viene inviato al centro di riferimento nazionale per la diagnosi Ebola, che è l’istituto di
ricovero e cura Lazzaro Spallanzani di Roma. Una volta che è confermata l’infezione di
Ebola, il paziente viene trasferito al centro Spallanzani stesso o all’ospedale Sacco di
Milano, altro centro individuato a livello nazionale. Ovviamente, questa situazione implica
l’adozione, da parte di tutti gli operatori, dei dispositivi di protezione standard e aggiuntivi
per evitare il contagio».
«Io in Sierra Leone contro l’ebola»
IN PRIMA linea in Sierra Leone a far fronte all’emergenza ebola c’è anche un infermiere
ferrarese, Massimiliano Maietti. Dal 20 settembre è in Africa con Emergency e al momento
opera nel centro per il trattamento dell’ebola di Lakka (a 10 chilometri dalla capitale
Freetown), un ospedale da campo formato da quattro tende che possono accogliere una
ventina di ammalati. Era uno dei suoi sogni. Mettere a disposizione la sua esperienza
professionale: dal 2002 ha lavorato prima nel reparto di rianimazione cardiochirurgica del
Sant’Orsola di Bologna, poi, negli ultimi nove anni al pronto soccorso dell’ospedale
Sant’Anna. Per Massimiliano Maietti, 45 anni compiuti pochi giorni fa, l’occasione si è
presentata dopo aver superato il colloquio con la ONG Emergency a fine agosto, al quale
è seguita la partenza urgente. Per una destinazione a rischio, la Sierra Leone, che
equivale a dire: «Emergenza ebola». Max (come lo chiamano tutti) ha scelto di affrontare
con coraggio questa sfida professionale. Da due settimane anche il numero uno di
Emergency, Gino Strada, si è stabilito in Sierra Leone per avviare nuovi importanti
progetti.In quanti siete nel centro per la cura dell’ebola di Lakka? Quali sono i vostri turni?
«I nostri turni sono variabili in base al numero di infermieri internazionali presenti. In media
lavoriamo tra le 50 e le 60 ore la settimana, con due notti. La giornata di riposo al
momento non è previsto perché gli infermieri internazionali sono troppo pochi, al momento
solo 5. In ogni turno sono presenti uno o due infermieri internazionali, 6 infermieri locali e
14 cleaners. L’ingresso nelle tende con gli ammalati generalmente non dovrebbe superare
i 45 minuti per via del caldo, del rischio di esposizione ai liquidi organici e delle esalazioni
dei disinfettanti. Si entra in 3 o 4, in media ogni due ore e spetta all’infermiere
internazionale formare le squadre in base all’esperienza del personale a disposizione».
Oltre alla stanchezza, prova paura?«Siamo stati adeguatamente addestrati e siamo
sempre attentissimi. Usciti dalle tende c’è il processo più delicato, la svestizione, che dura
circa 10 minuti e avviene con la supervisione di un collega che controlla che le procedure
vengano rispettate. Un cleaner cosparge ogni indumento che ci si toglie di disinfettante.
Occorre essere meticolosi nel seguire ogni passaggio con movimenti molto lenti. La paura
si vince con queste attenzioni, ma resta la difficoltà di operare in condizioni estreme e,
nonostante l’impegno, siamo solo una goccia nel mare. Il centro infatti può ospitare solo
22 ammalati, ma il contagio è diffuso e nelle ultime settimane, proprio a Freetown, la
situazione sta peggiorando rapidamente. Purtroppo buona parte dei nostri pazienti sono
bambini o giovani sotto i 30 anni».Quando tornerà in Italia, dovrà sottoporsi ad una sorta di
‘quarantena’?«Al momento non c’è nessuna restrizione ufficiale ma, anche in assenza di
sintomi, al ritorno resterò 21 giorni in isolamento preventivo per garantire la totale
sicurezza ai miei famigliari e a tutte le altre persone». Che cosa le manca in Sierra
Leone?«Anche se siamo in contatto quotidianamente via skype o con messaggi col
cellulare, mimanca la mia famiglia. Mia moglie, il mio bambino, i miei genitori».Che cosa
ha trovato, invece?«Decine di bambini, mamme, papà da curare. La gratitudine delle
persone che riescono a guarire. Il sorriso e la gioia di chi ce la fa. Questo ripaga il nostro
lavoro. Ma le risorse a disposizione non bastano. C’è un’emergenza umanitaria che grida.
Perché l’ebola non è soltanto un problema dell’Africa, ma riguarda tutti».
Medicine prescritte solo ai bisognosi»
L’INCUBO è finito. Ettore degli Uberti, direttore dell’Unità operativa di Endocrinologia del
Sant’Anna, e Maria Rosario Ambrosio, medito della stessa possono tirare un sospiro di
sollievo. Le loro posizioni, nella maxi inchiesta su presunte ricette gonfiate in cambio di
favori, come scritto ieri dal Carlino è stata archiviata. «L’indagine della procura di Busto
Arsizio — spiegano gli avvocato Eugenio Gallerani, Marco Linguerri e Antonella Rimondi
— ha accertato la loro totale estraneità. Non solo è stato dimostrato che l’ormone della
crescita era prescritto ovviamente solo ai pazienti che ne avevano bisogno, ma anche
seguendo i dosaggi indicati. Inoltre, si è dimostrato come il farmaco biosimilare della ditta
Sandoz sia stato utilizzato secondo criteri di assoluta trasparenza e razionalità, anche in
relazione ai farmaci commercializzati dalle altre aziende farmaceutiche, nel rispetto di
precisi principi sia di tipo terapeutico sia di budget». Il gup Alessandro Chionna ha rinviato
a giudizio 41 delle 70 persone di mezza Italia finite sul registro degli indagati. «Le
elargizioni liberali effettuate a favore dell’Università di Ferrara, — concludono i legali —
erano del tutto allineate a quelle delle altre Case farmaceutiche, e determinate
esclusivamente dall’alto livello raggiunto dalla Unità di Endocrinologia, riconosciuto in tuto
il mondo».
Di Lascio centra la ‘sesta’
Guiderà l’Ordine fino al 2017
DI LASCIO non raddoppia ma... sestuplica. Le elezioni per il rinnovo dell’Ordine dei Medici
si sono chiuse ieri sera con la conferma, e addirittura l’en plein, della lista «Dignità
Medica» guidata da Bruno Di Lascio: rieletti tutti e quindici i componenti del Consiglio
uscente, e di fatto strada spianata per il sesto mandato del presidente. «Tecnicamente
toccherà al Consiglio, fra una decina di giorni, eleggere il presidente ma io proporrò la mia
candidatura», afferma Di Lascio al termine dello spoglio. Lo scrutinio ha impegnato la
commissione per tutta la giornata di ieri, in un clima a tratti di tensione perché dagli
antagonisti di «L’alleanza giusta» c’era la sensazione di poter scalzare Di Lascio e la sua
squadra, ed insediare un nuovo Consiglio con Massimo Bevilacqua pronto ad assumere la
presidenza.ED INVECE, con uno scarto di 100 voti di differenza (il più votato della lista Di
Lascio ha ottenuto 530 voti contro i 430 del più votato della concorrenza), è arrivata la
conferma per i vertici dell’Ordine. «Sono ovviamente soddisfatto per il risultato conseguito
da tutta la squadra — afferma a caldo Di Lascio —, perché ovviamente il buon esito non
può essere ascritto ad una sola persona. Sono convinto, personalmente, che si vince tutti
assieme così come, tutti assieme, si fanno brutte figure...». Messaggio neppure troppo
velato lanciato agli antagonisti, con cui in queste settimane sono corse parecchie
asprezze. Ad iniziare dal presunto boicottaggio del primo turno elettorale, quando durante
le operazioni di voto Di Lascio & C. hanno denunciato messaggi e ‘sms’ volti a favorire
l’astensionismo ed il mancato quorum. Quindi è uscita la lista rivale, della quale facevano
parte anche nomi di spicco della sanità pubblica (dalla dirigente del 118 Adelina
Ricciardelli a Giulia Nappi, da Andrea Franchella al chirurgo Francesco Mascoli, sino all’ex
segretario dell’Anaao Pierluigi Api): altre accuse, ed addirittura la minaccia di denunce e
controdenunce.IN QUESTO CLIMA si è arrivati al voto; si sono presentati alle urne circa
1040 iscritti (contro i poco più di 600 del primo turno), il risultato finale come detto premia
in toto la lista Di Lascio. Che a questo punto annuncia «l’intenzione di chiedere scusa alla
cittadinanza per l’immagine che, complessivamente, l’Ordine dei Medici ha dato in questa
consultazione; capisco l’ansia di rinnovamento, l’antagonismo e le divisioni, ma in questo
caso l’asprezza è uscita dal normale rapporto dialettico — sottolinea il presidente — ed ha
trasmesso un’immagine distorta a chi, da noi, si attende la capacità di occuparsi con
serenità ed autocontrollo di problemi anche più seri di un’elezione per un organismo
professionale». In ogni caso, dal 1° gennaio 2015 B runo Di Lascio inizierà il sesto
mandato consecutivo: è in carica dal gennaio del 2000, e resterà ai vertici della categoria
sino al 31 dicembre 2017.
«Tra un anno la città avrà un Pronto soccorso nuovo»
ENTRO il prossimo anno l’ospedale ‘Santissima Annunziata’ avrà un nuovo Pronto
soccorso. È questo ciò che prevede il cronoprogramma dell’azienda modenese Scianti,
l’impresa di costruzioni che si è aggiudicata l’appalto promosso dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Cento che provvederà alla realizzazione dell’opera con fondi propri. Si tratta
di un intervento che, tenendo conto delle migliorie introdotte da Scianti in sede di offerta,
vale circa 1,7 milioni di euro. Dunque un progetto importante, un tassello che va ad
aggiungersi nel piano di rinnovamento del nosocomio.«TRA le migliorie e il ribasso d’asta
— afferma Valerio Scianti, patron dell’impresa di famiglia che si occuperà della
realizzazione dei lavori — il nostro progetto è stato considerato il più vantaggioso. Non si è
trattato di un bando al massimo ribasso, ma di una gara in cui si è valutata l’offerta
economicamente più vantaggiosa». Il che significa che non è solo il prezzo proposto
dall’azienda candidata a determinare il vincitore, ma anche i tempi di realizzazione ed altri
parametri fissati dalla stazione appaltante. Secondo il cronoprogramma delle opere, i
lavori dovrebbero iniziare entro una ventina di giorni.«PRIMA — prosegue Scianti —
dobbiamo demolire la vecchia struttura, poi realizzare quella nuova». Salvo imprevisti, il
patron dell’azienda ha affermato che, salvo imprevisti, i lavori dovrebbero essere ultimati
entro il 2015. LA STRUTTURA sarà decisamente più ampia rispetto a quella attuale,
secondo i progetti presentati dalla Fondazione Cassa di Risparmio che ha fortemente
voluto donare alla città quest’opera che di certo migliorerà il ‘Santissima Annunziata’: è
previsto che il nuovo Pronto soccorso avrà dimensioni di tre volte superiore a quello
attuale. Contestualmente verrà sistemata la viabilità attorno e anche all’interno
dell’ospedale che agevolerà l’ingresso e l’uscita delle ambulanze. Sarà una costruzione di
1300 metri quadrati contro i 460 dell’attuale Pronto soccorsoche si sviluppano sia sul
piano terra che sul primo piano, in un’ottica di ottimizzazione degli spazi. In più sarà
adiacente al reparto di radiologia.
La Nuova Ferrara
Medici, Di Lascio vince ancora
Lo zoccolo duro forse si è assottigliato, ma è ancora sufficientemente spesso per garantire
a Bruno Di Lascio di guidare per la sesta volta l’Ordine dei medici. Ieri alle 21 al termine di
un laborioso spoglio è emersa la vittoria di Dignità Medica, la lista capeggiata dal
presidente uscente e rientrante. La vittoria su Alleanza Giusta non è stata schiacciante in
termini numerici - il distacco è stato mediamente di cento voti tra i candidati dell’una e
dell’altra parte - ma è stata una vittoria assoluta, visto che Dignità Medica ha eletto tutti i
15 candidati lasciando a secco la lista rivale. Dato il meccanismo di voto sarebbe stato
possibile anche un risultato intermedio. I risultati ufficiali saranno resi noti oggi dopo un
ulteriore conteggio, ma i candidati di Dignità Medica hanno preso tutti attorno ai 600 voti,
mentre quelli di Alleanza Giusta hanno oscillato attorno a quota 500. I votanti sono stati
1.041. Per spodestare Di Lascio, presidente ininterrottamente dal 2000, avrebbero dovuto
essere almeno duecento in più. Lo scommessa degli sfidanti era questa: l’hanno persa.