Campo de`fiori

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Campo de`fiori
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Campo de’ fiori
SOMMARIO
Editoriale:
Buon Compleanno Campo de’ fiori...........3
Roma che se n’è andata:
Il carnevale nella Roma dei Papi............32
I girasoli ...........................................26
Le storie di Max:
Little Tony ...........................................34
Cinema News:
Non è un paese per vecchi....................50
Il mondo del Jazz:
Il Jazz di New Orleans.........................38
Le guide di Campo de’ fiori:
Magliano Sabina....................................6
Il fumetto:
Monster Collection...............................29
Noel ............................................39-40
Arte:
Albarosa Lisi.........................................8
Uomini e spiritualità - oroscopo ....37
Ecologia e ambiente:
Quante persone soffrono di allergie alimentari o ombientali?..........................53
Rubrica medica:
Le vene varicose.................................55
Neuropsichiatria, Psicologia,
Logopedia, Psicopedagogia:
Il disturbo ossessivo compulsivo...........25
Una “Fabrica” di ricordi:
Il maniscalco .....................................18
Pollice verde ...................................35
Civitonici illustri:
Fernando Piergentili.............................12
Come eravamo:
La panchina della vita..........................10
Messaggi ...........................42-43-44-45
Album dei ricordi ..................46-48-58
Annunci Gratutiti .......................60-61
Offerte immobiliari .........................62
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Campo de’ fiori
di Sandro Anselmi
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Buon Compleanno
Campo de’ fiori
anni di fila, uno dietro l’altro, 5 anni di soddisfazioni e di successi, senza un attimo di esitazione!
Era l’aprile del 2003 quando, per dar retta ad una vecchia passione, decidevo di intraprendere questo viaggio meraviglioso e mi avventuravo, allora, nel mondo fantastico dell’informazione per esplorare un universo immenso ed affascinante che avrebbe cambiato, non
poco, la mia vita.
Tutte le cose che hanno riguardato questa esperienza vissuta e viva, mi hanno preso totalmente e profondamente che, solo a ricordarle, provo un’emozione fortissima. Trovare il nome della rivista, dare i titoli agli articoli ed alle rubriche, leggere e rileggere i primi (ne
conservo ancora le bozze), passare lunghe nottate ad escogitare strategie editoriali, cercare e formare i primi collaboratori, perdersi nei
meandri della burocrazia, rinunciare alle proposte politiche e di parte…… Quanta responsabilità!
Cari amici, se mi volgo indietro a guardare la strada percorsa, non mi sembra vero, ma è grazie a voi lettori, sponsor, collaboratori tutti
(e vorrei nominarvi ad uno ad uno), che oggi posso volgermi indietro e fissare, stupito, questo tempo trascorso, per rivedere, come in
un film, tanti e tanti episodi della vita del giornale, vissuti intensamente e con la sana forza dello spirito di gruppo.
Vorrei abbracciare tutti per ricambiarvi della felicità che mi avete regalato, ma vi mando un grazie grande grande, che vi giunge dal più
profondo del mio cuore!
Un grazie particolare va a tutti i personaggi dello spettacolo che sono stati presenti sulle pagine di Campo de’ fiori, con le loro interviste esclusive, come pure ai pittori, agli scultori, ai poeti ed ancora alle innumerevoli associazioni di volontariato che ci hanno scelto per
comunicare i loro progetti e le loro notizie. Un ringraziamento ancora a tutte le famiglie che hanno deciso di collezionare e rilegare tutti
i numeri di Campo de’ fiori, dando così la possibilità di lasciare questa testimonianza alle generazioni che verranno.
Il mio augurio è quello di poter continuare, per tanto tempo ancora, lungo questo meraviglioso cammino.
La redazione si unisce ai ringraziamenti del direttore, facendo solenne promessa che l’impegno profuso sarà sempre totale e senza
riserve.
Grazie da tutti noi!
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Campo de’ fiori
a
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S
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n
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l
g
a
M
Abbandoniamo il
viterbese per spostarci nella sabina,
in provincia di
Rieti, in un paese
al confine tra Lazio
ed
Umbria.
Magliano Sabina
sorge su di un
colle, a 220 metri
sul livello del
di Ermelinda
mare, da cui si può
Benedetti
ammirare l’intera
foto M. Topini
valle del Tevere,
fino al Monte Soratte e ai colli Cimini, le
colline umbre e i monti Sabini e Tiburtini.
Con quasi 4000 abitanti, distribuiti su una
superficie di 44 km quadrati, è facilmente
raggiungibile grazie all’autostrada del Sole
A1, uscita Magliano Sabina, o attraverso la
Flaminia, da Roma e da Terni, oppure con
la Superstrada Viterbo-Orte da Viterbo, o,
ancora, in treno, servendosi della linea
metropolitana Orte-Fiumicino.
STORIA Il nome di Magliano deriva da un
“praedium
Manlianum”
o
“fundus
Manlianus” dell’età romana, appartenente
alla “gens Manlia”, citato in una carta farfense dell’VIII secolo. L’invasione dei barbari causa un forte rallentamento dei commerci, ampliamenti sviluppati grazie al
fiume Tevere, e un conseguente indebolimento del territorio. Anche l’età longobarda e carolingia non si rivela prospera per
la terra di Magliano, che torna a fiorire
solo intorno all’anno 1000, quando diventa un “castellum”, cioè cinge di
mura le proprie case e
costruisce la propria
Santa Maria delle Grazie
Le guide di
fortezza, nella quale sostano, nel 1155,
anche l’Imperatore Federico Barbarossa e
il Pontefice Adriano IV. Con la ripresa dei
commerci viene riattivato il porto sul
Tevere. L’età dei comuni è, anche per
Magliano, un periodo fiorente, in cui la cittadina si dà uno statuto, elegge consoli e
tratta alla pari con altri centri vicini, come
il potente comune di Narni. Nel tardo
Medioevo è sotto il dominio degli Orsini e,
per la sua importanza strategica, attira
l’attenzione del Comune di Roma. Nel
1311 viene assalito da Ludovico di Savoia,
senatore di Roma e fiduciario, in Italia,
dell’Imperatore
Enrico
VII
di
Lussemburgo. Dopo un breve periodo di
resistenza e assedio, i notabili maglianesi
fanno atto di sottomissione, giurando
fedeltà al Comune di Roma, e si impegnano ad inviare annualmente un palio di dieci
fiorini, quattro giostratori e due monili
d’argento dorato ai giochi romani di Agone
e di Testaccio. Magliano ne diventa, così,
vassallo, impegnandosi a rispettare gli statuti e ricevendone la protezione. Durante il
Rinascimento, diventa centro popoloso e
ricco. Viene, poi, espugnato da Muzio
Attendolo Sforza, al quale viene sottratto,
poco dopo, da Braccio da Montone, che,
nel 1430, lo restituisce alla Santa Sede.
Nel 1464 ospita Papa Pio II Piccolomini,
che eleva la chiesa principale a Collegiata,
mentre, successivamente, nel 1495, Papa
Alessandro VI Borgia, gli riconosce il titolo
di Città e vi trasferisce, da Vescovio, la
sede della Cattedrale e della Diocesi di
Sabina. Nei primi del ‘600 ha inizio la sua
decadenza, e Papa Sisto V decide di
costruire Ponte Felice, in mezzo alla pianura, per far passare, poi, le acque del
Tevere sotto il ponte stesso. Eliminato successivamente il porto fluviale, i guadagni
derivanti dal pedaggio vengono meno e si
diffondono numerose epidemie, a causa
dei continui straripamenti del Tevere. Il
periodo di crisi di “Magliansabino” dura
fino alla prima metà del XIX secolo, quando entra a far parte del Regno d’Italia e
viene innalzato a sede di Governo distrettuale. Nell’autunno del 1870 accoglie il
Quartiere Generale del Corpo di
Spedizione Italiano, diretto alla Conquista
di Roma. Da questo momento in poi,
viene dato un forte impulso alle attività economiche, vengono eseguite bonifiche e si impiantano nuovi frutteti e vigneti. Si insedia un’importante officina meccanica (Pulifici), che produce macchine
agricole, e riprende il commercio, soprattutto verso Roma e Rieti, favorito da nuove
vie di comunicazione. Nel 1927 passa dalla
Cattedrale di
San Liberatore
Provincia dell’Umbria alla Provincia di Rieti.
ITINERARIO TURISTICO L’occupazione
Medievale ha, senz’altro, dato al borgo le
caratteristiche che ancora conserva.
Passeggiando per le vie del centro storico,
infatti, si possono ammirare nobili palazzi
cinquecenteschi, dall’architettura lineare e
severa, tra i quali meritano di essere visitati il Palazzo Vescovile e il Palazzo
Gori, sede del Museo Civico, dove si conservano, reperti archeologici risalenti al
Paleolitico, cimeli romani, una statua in
terracotta della Vergine col Bambino, un
frammento vascolare con iscrizione in lingua sabina arcaica.
Numerosi e prestigiosi sono anche gli edifici religiosi. La chiesa Cattedrale, dedi-
San
Pietro
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Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Orologio comunale
cata a San Liberatore, venne consacrata
nel 1498. Il disegno della facciata viene
attribuito al Vignola. All’interno si divide in
tre navate e conserva una tempera su
tavola di un pittore viterbese del ‘400,
appartenente alla scuola di Antonio da
Viterbo, che rappresenta il Salvatore benedicente; una tavola, dipinta nel 1521, da
Rinaldo Iacobetti da Calvi, seguace di
Giovanni
Spagna,
che
raffigura
l’Incoronazione
della
Vergine;
“L’Annunciazione” e “La nascita e la morte
del figlio del gentiluomo maglianese
Uliano”, nella predella; una statua cinquecentesca della Vergine col Putto. L’abside è
decorata con dipinti murali settecenteschi.
Nella sacrestia si trovano, inoltre, una
croce professionale, in rame sbalzato,
quattrocentesca, di scuola abruzzese, un
arazzo ed un baldacchino della Cina del
‘600. La chiesa fu rinnovata nel 1734, per
volontà del Cardinale Albani, che incaricò
Filippo Barigioni. Il restauro delle figure
dell’abside fu affidato, nel 1737, al pittore
Domenico Piastrini. Altra chiesa di grande
Palazzo Comunale
interesse monumentale, è la chiesa di
San Pietro, risalente al XII secolo, con
semplice ed elegante facciata in stile
romanico, adorna di un partito architettonico ad arcatelle cieche, su colonnine a
sbalzo, e da un finestrone semicircolare
sovrastante il portale. Severo e armonioso
l’interno a tre navate, con la centrale più
alta e slanciata rispetto alle due laterali,
separate da dieci colonne, con fusti e
capitelli corinti, in parte di riuso e in
parte originali. Degna di segnalazione è,
inoltre, l’ottocentesca chiesa del
Santuario di Santa Maria delle
Grazie, presso Porta Romana, l’unica
che mostra ancora il gonfalone della
città. L’edificio sorge sui ruderi di una
rocca medievale. In essa si mantiene
l’immagine
quattrocentesca
della
Madonna della Misericordia, coperta da
una sontuosa veste seicentesca di
argento cesellato, di scuola umbro-marchigiana, forse donata alla sua città natale da Mariano Falconi, generale della
Serenissima. Dal transetto si accede alla
sottostante Cripta protoromanica, con
colonne leggermente sfalzate, che dividono l’ingresso dall’abside, ricca di affreschi
votivi quattrocenteschi (alcuni dei quali
attribuiti a Giovanni di Giovanello di
Narni). Tra i visitatori della cripta Alfonso
D’Aragona Re di Napoli, che nel 1447 graffì di suo pugno la propria firma, vicino al
volto affrescato di Sant’Antonio. Da non
dimenticare, la chiesa di Santa Maria di
Uliano, risalente al XIII secolo, che sorge
nei pressi di un ruscello, le cui acque sono
ritenute, sin dall’antichità, altamente
medicamentose.
Nei dintorni di Magliano, meritano di essere visitati la zona archeologica e la necropoli di Foglia, graziosa frazione di
Magliano Sabina, con la chiesa
dell’Assunta, nella quale è possibile
ammirare affreschi del 1605.
TRADIZIONI E FESTE
Festa di
Sant’Antonio Abate Festeggiamenti in
onore del Santo protettore degli armenti,
con la tradizionale benedizione degli animali domestici.
Carnevale maglianese Sfilata di carri
allegorici e mascherate, per le vie del
paese.
Festa di San Liberatore Festeggiamenti
in onore del Patrono di Magliano Sabina, il
15 Maggio, con solenne processione e
intrattenimenti musicali e ludici.
Festa di San Pietro I festeggiamenti
religiosi per il santo, sono affiancati dalla
sagra degli strozzapreti, particolare tipo di
pasta lunga, nata dal semplice incontro di
acqua e farina.
Festa di Santa Serena Festeggiamenti
in onore della Santa, nella frazione di
Foglia.
Festa della Madonna degli Angeli
Festeggiamenti in nome di Maria
Santissima, in località Angeli.
Festa di Santa Rosa Festeggiamenti in
onore della Santa, in località Berardelli.
Festa della Madonna di Uliano
Festeggiamenti presso il Santuario mariano della zona di Uliano, dove la leggenda
narra che durante una festa in casa, un
bambino morì soffocato dai soprabiti degli
invitati. Il padre del piccolo tagliò le mani
e i seni alla moglie, adirato con lei per aver
trascurato il figlio. La donna, disperata, si
recò a pregare ai piedi di una fonte, dove
le apparve la Madonna, che, facendola
immergere, riportò in vita il bambino e le
riede i seni e le mani. Le acque della fonte
miracolosa iniziano a ribollire non appena
vi si avvicina qualcuno, nonostante la sua
temperatura rimanga bassa.
Palazzo Orsolini Cencelli
Festa del vino novello Festeggiamenti
per il nuovo vino, nel mese di ottobre.
SAPORI TIPICI La gastronomia, che
trae le sue origini dal mondo rurale, è
quella tipica sabina, a cui si affiancano
degli ottimi vini di produzione locale, gli
unici a potersi fregiare della certificazione
D.O.C. in tutta la Provincia di Rieti e si possono gustare delle buonissime ciambelle
con anice salate.
Campo de’ fiori
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Corot e Civita Castellana
foto M. Topini
Sabato 15 marzo, presso la sala conferenze della curia vescovile di Civita
Castellana, ha avuto luogo la Conferenza
dal titolo “Corot e Civita Castellana”, dedicata al famoso pittore francese e organizzata dal Turing club italiano, di cui l’avv.
Alessandro Fortuna è rappresentante territoriale, con il patrocinio del Comune e
dell’Università della Tuscia di Viterbo.
Dopo il saluto del Vescovo Divo Zadi e del
Sindaco Giampieri, a prendere la parola è
stato il Professor Enrico Parlato dell’università della Tuscia, che ha messo in evidenza come il soggiorno in Italia, durato dal
1826 al 1828, del pittore d’oltralpe servì a
fargli acquisire quello stile particolare che
lo ha caratterizzato e gli ha permesso di
essere annoverato tra i più grandi pittori
dell’‘800. Il relatore ha mostrato disegni e
dipinti di vedute di Civita Castellana, realizzati da Corot durante la sua permanenza nella cittadina viterbese, sosta obbligata nel suo grand tour per raggiungere la
capitale. Alla interessantissima conferenza
ha fatto seguito un breve intrattenimento
musicale, nel quale il Maestro Enrico
Mazzoni, introdotto dal Maestro Fabio
Galadini, si è esibito al pianoforte, seguito
dal coro polifonico Santa Maria Maggiore,
diretto dal maestro Laura Ammanato.
L’evento, che ha riscosso grande successo,
si è concluso in via Garibaldi, dove è stata
scoperta la targa dedicata all’artista, che
riporta per metà un’iscrizione e per l’altra
un ritratto di Corot, realizzato da un suo
compagno di viaggio, racchiusa in una cornice di travertino, creata da Fausto
Mancini, con la collaborazione di Ulisse
Frezza. Poco più in là, in Piazza Duomo, si
trova la targa di un altro grande personaggio: Mozart, scoperta anch’essa di
recente. Alcuni dipinti del pittore francese,
tra i quali anche scorci di vedute e paesaggi civitonici, sono esposti al Louvre e al
museo di Ginevra.
Ermelinda Benedetti
Un momento della conferenza
Il Maestro Enrico Mazzoni al pianoforte
Il Sindaco Giampieri scopre la targa dedicata all’artista
Il coro polifonico Santa
Maria Maggiore
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Campo de’ fiori
E continuavano a chiamarci patronesse...
E continuavano a chiamarci patronesse …
‘Se proprio devo iscrivermi a ‘sta Croce
Rossa vado coi Volontari del soccorso:
quelle sì che so’ moderne. Guidano l’ambulanza, salvano le vite umane proprio
come ER e Grey’s Anatomy.
Fare la Patronessa è una cosa che va bene
per le signore di una certa età …’ Queste
parole pronunciate con non chalance dalla
mia nipotina diciottenne mi lasciano perplessa e mi spingono a riflettere: ma è così
che ci vedono, noi della sezione femminile? Un incrocio tra le dame di San
Vincenzo e le attiviste dell’Esercito della
Salvezza? Organizzazioni di tutto rispetto,
per carità, ma lontanissime da quello che
siamo o che cerchiamo di intraprendere.
Penso alla nostra lista di iscritte: medici,
insegnanti, imprenditrici e operaie,
mamme e nonne motivate e grintose che
con una mano spingono il passeggino o il
carrello della spesa e con l’altra, telefonino
all’orecchio, organizzano, prendono accordi, risolvono con leggerezza problemi piccoli e grandi. Certamente non ‘signore’
annoiate che cercano nel volontariato
qualche stimolo in più… e allora ecco, in
due parole, ma che sgorgano dal cuore e
dall’esperienza di vita vissuta, quello che
la Sezione Femminile della CRI incarna: il
buon senso e la praticità, tutta femminile,
della madre di famiglia, una parola sempre
a disposizione, per rincuorare o per spronare chi ci si rivolge con problemi di ogni
tipo, e la disponibilità a darsi, ad ‘inventare’ soluzioni su misura, trovando le risorse
anche quando i ‘fondi’ scarseggiano. Tra le
nostre attività, portate avanti – ci tengo a
sottolinearlo- da volontarie che ritagliano il
tempo necessario dagli impegni di lavoro,
casa e famiglia : il ‘Pronto-Farmaco’, lo
sportello di ascolto, l’ambulatorio (assieme
e di supporto alle Infermiere Volontarie),
l’assistenza e l’accompagnamento di
anziani, bambini e mamme con problemi
di salute e solitudine (anche su segnalazione dei Servizi Sociali) il sostegno economico alle famiglie in difficoltà e, per
finanziare tutto questo, una densa attività
di reperimento fondi, per essere autonome
e non pesare sul bilancio del Comitato
Locale. Quindi corsi di cucina, che sono al
tempo stesso un sistema per raccogliere
soldi ed anche un momento di incontro e
divertimento, vendite o aste di beneficenza (abiti, oggetti, dipinti) e ‘ dulcis in
fundo’ le nostre feste (danzanti e non)
organizzate un paio di volte l’anno con la
collaborazione ed il sostegno di tutte le
socie e grazie alla disponibilità di chi ci
ospita in strutture sempre all’altezza dell’occasione.
La prossima si svolgerà
l’8 Giugno presso la ‘Tenuta Tor San
Lorenzo’: sarà un festoso pranzo di primavera, un’occasione per stare insieme,
con le famiglie, gli amici e quanti vorranno
condividere questo momento. Al tempo
stesso un modo per contribuire fattivamente ad un’opera di assistenza che, se
può sembrare una goccia nel mare, è in
realtà un grande messaggio di speranza e
di amore sia per chi quest’aiuto lo riceve
che per chi lo da. Ci aspettiamo quindi,
come di consueto, una grande partecipazione: chi volesse prenotare il proprio
biglietto può rivolgersi alla sede CRI
(0761 549495) nei giorni lunedì e
giovedì (9:00-11:00) e martedì
(8:00-10:30).
Marialuisa Ercolini
(Consigliere Provinciale)
CRI Civita Castellana-Comitato Femminile
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Campo de’ fiori
Come eravamo
La panchina della vita
“Questo ce l’ha con
squadra.
me, perché non
L’avrei capito molto tempo più tardi.
gioco ?”.
Davanti alle difficili “marcature” della vita,
E’ duro sedere in
a quei “dribbling” che non sono mai riuscipanchina, specialto a fare, pur consapevole che mi avrebmente quando credi
bero spalancato “porte” ben più grandi di
di esserti meritato il
quelle piantate sui campi di calcio.
posto in squadra,
Ma la figura del cosiddetto “panchinaro” è
allenandoti
per
tutta
importante, e la poesia pubblicata a fiandi
la settimana con
co, fa rivivere sensazioni e emozioni, che,
Alessandro Soli
serietà e impegno.
son sicuro, ognuno di noi ha provato, pur
E’ un po’ come nella
non giocando a pallone, ma sedendo su
vita, quando ti accorgi che le cose non
quella panchina così grande che si chiama
vanno come vorresti, quando vedi e giudi“vita”, dove il destino è il tuo allenatore e
chi il tuo capoufficio o il tuo datore di lavola fede e la speranza sono i tuoi “massagro, così come fai con il tuo allenatore.
giatori”.
Ti senti ignorato, perché
vorresti dimostrare quanto
vali, e, a volte, non consifoto M. Topini
deri l’importanza del lavoro di squadra, tutto rivolto
verso l’unica meta possibile: la vittoria, sul campo,
come nella vita.
Parto da questa riflessione
per continuare il racconto
meraviglioso, che attraverso vecchi ricordi, ci fa
riscoprire il pianeta calcio.
Stai in panchina per tanti
motivi: per scelta tecnicotattica, per guai fisici, per
motivi disciplinari e comportamentali, ma non devi
mai mollare, perché il tuo
star lì, a volte, è più
importante che lo scendere in campo, e magari
sbagliare.
Quante volte ci sono stato
anch’io “in panchina”, criticando e giudicando chi
aveva fatto quelle scelte
La panchina del Flaminia Calcio Civita Castellana
per il mio bene e per la
ER PANCHINARO
Quello che te frulla ‘n testa solo te lo sai,
te che t’alleni sempre, ma non giochi mai!
Stai lì seduto, masticanno gomma e
preganno chissacchì,
perché pe’ entrà te, quarcuno deve escì!
“Ariscallete” te fa l’allenatore,
quasi nun ce credi, guardi in tribbuna,
te batte forte er core|
Te spoji, cori, scatti, pari un pollo scemo,
sei contento e penzi ”Aò ce semo”!
E’ tutto pronto, ar mister jai dato già la
mano,
poi er nove segna co’ un tiro da lontano,
“Stamo a perde”, te fa l’allenatore,
“Serve ‘na punta, e te sei un marcatore”
T’arivesti, te sbrachi in panchina,
aricominci a masticà,
te viè da piagne, te ne vòi annà!
Poi ecco er pareggio e subbito
er vantaggio,
t’aringalluzzisci, aripiji coraggio!
Mancheno pochi minuti, nun ce speri più,
er mister te fa un cenno “io?”
“Sì proprio tu”.
Entri de corsa, arivi vicino a la palla,
allunghi er piede, riesci a toccàlla.
Lotti, aricorri, ai rotto quasi er fiato,
ma l’arbitro fischia la fine,
su un tiro deviato.
Abbracci, baci, sò tutti sporchi e sudati,
poi arivi tu, coi carzoncini,
bianchi e immacolati!
Forza panchinaro, hai vinto la partita,
penza a domani che non è finita.
Ma aricordete sempre de ‘na cosa
Ai da èsse orgojoso,
perché fai parte de la ROSA!
Alessandro Soli
Campo de’ fiori
Roma - Viterbo - Civita Castellana
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Campo de’ fiori
CIVITONICI ILLUSTRI
IL CAPO D’ARTE FERNANDO PIERGENTILI
di Enea Cisbani
Fernando Piergentili, importante ceramista civitonico, nasce a Civita
Castellana il 21 Luglio 1908.
Nell’anno scolastico 1919/1920 si iscrive
alla “Regia Scuola Professionale per la
Ceramica” che in quegli anni si era trasferita dagli angusti e malsani locali del Palazzo
Andosilla in via Ferretti, nei nuovi spazi
dell’ex Chiesa di San Giorgio che, per volere dell’Avvocato Ulderico Midossi, era
stata trasformata e ampliata nelle strutture architettoniche per ospitare i corsi di
ceramica artistica.
Nel 1920/’21, appena diplomato, viene
assunto quale ceramista d’arte dalla
“F.A.C.I.” di Adolfo Brunelli in via Ferretti,
Manifattura Ceramica Civitonica e fucina di
autentici talenti, dove lavorarono artisti e
ceramisti del calibro di Sante Ciani, Olindo
Percossi, Alfio De Angelis e Alfredo
Crestoni, che hanno reso la “F.A.C.I.” rinomata e conosciuta a livello regionale e
nazionale.
Fernando Piergentili, dalle testimonianze
raccolte, era sì un esperto ceramista, ma
soprattutto un abile torniante in una fase
storica dove i torni per la foggiatura dei
vasi a sezione circolare erano in legno,
venivano manovrati dalla forza delle
gambe e richiedevano abilità e destrezza
nel variare la velocità della ruota in
relazione alla forma e complessità del
vaso. Queste sue innate doti artigianali e
creative emergono da una foto
degli anni ’30,
conservata dagli
eredi, scattata in
occasione della
grande esposizione ceramica
tenuta nel 1938
nei locali del
Forte
Sangallo
dove il Maestro
Piergentili, attorniato da una vasto pubblico, tra lo
stupore
degli
astanti, realizza
al tornio un vaso
1938 - Civita Castellana, Forte Sangallo - Fernando Piergentili al tornio
di pregevole fattura. Nel 1944,
nuali e richiedevano forza e abilità.
proprio per questa sua innata abilità, viene
Non soltanto docente, ma anche
chiamato quale Capo d’Arte presso
ceramista: il sodalizio con la “F.A.C.I.” non
l’Istituto d’Arte, formando con altri abili
venne mai meno e continuò fino alla cesMaestri come Alfio De Angelis e Olindo
sazione delle attività e, di quegli anni,
Percossi, una compagine di assoluto livello
rimangono oggi rare testimonianze di un
che dagli anni ’40 fino agli inizi degli anni
periodo di intenso fervore creativo.
’70 dirigerà i laboratori ceramici, in una
Il Capo d’Arte Fernando Piergentili, è l’ultiassoluta continuità didattica ed educativa.
mo e celebrato esponente di una figura
Sono anni dominati dalla celebre figura del
artigianale, quella del torniante, ormai
Preside Alfredo Crestoni che con la sua
praticamente
scomparsa
a
Civita
direzione, modifica l’immagine e la forCastellana e sostituita da forme più modmazione educativa dell’Istituto d’Arte.
erne ed avanzate di foggiatura ceramica.
Nel laboratorio ceramico lavorano
Piergentili,
De
Da dx il Prof. Nello Nelli, Fernando Piergentili, il Preside Alfredo Crestoni
Angelis e Percossi,
ceramisti , ma
Oggi i torni per la foggiatura dei vasi sono
soprattutto artisti,
del tipo elettrico, sono dotati del variatore
vengono rinnovate
di velocità e permettono una notevole
le
attrezzature
velocità di esecuzione.
tecniche e il vecUna tipica figura della ceramica civitonica
chio forno a muformai lontana nel tempo e di cui oggi
fola sostituito da
rimangono rarissime testimonianze.
quello elettrico.
Fernando Piergentili è stato, dunque, un
Piergentili è stato,
valente educatore e un abile artigiano il
dunque, il maestro
cui ricordo è ancora vivo in tutti gli stutorniante di tante
denti che hanno frequentato la scuola
generazioni di stunegli anni ‘50/’60. Scompare prematurante
denti in una fase
nel 1966, mentre è ancora in servizio.
storica dove i torni
erano ancora ma-
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Campo de’ fiori
Civita Castellana e Attilio Stotani
di Enea Cisbani
Attilio Stotani, nasce a Mazzano Romano,
in provincia di Roma, il 5 Giugno 1958.
Nel 1965, si trasferisce con la propria famiglia a Civita Castellana.
Nel 1971 si iscrive alla scuola media
annessa all’Istituto d’Arte.
Nel 1974 si iscrive all’Istituto Statale d’Arte
per la Ceramica di via Antonio Gramsci,
dove nell’anno scolastico 1976/1977 consegue il diploma di maestro d’arte per la
ceramica.
Gli anni ’70 rappresentano per l’istituto
civitonico un periodo di intenso fervore
creativo e progettuale con docenti di assoluto valore come Plinio Zenoni (italiano),
Dino Brizzi (disegno professionale),
Luciano Caregnato (disegno dal vero),
Beniamino Tofanacchio (formatura e foggiatura ceramica), Carlo Bernardi (progettazione ceramica), Michele Zarrilli (formatura), Remo Crestoni (disegno geometrico) e Don Giacomo Pulcini (di storia dell’arte).
La scuola, inoltre, è dominata dalla figura
del preside Sergio Lera, (1973-1986), che
potenzia ulteriormente la sezione ceramica
con nuove attrezzature tecniche e attivando nel contempo la sezione di “Tecnologia
Ceramica”, indirizzata allo studio degli
aspetti prettamente tecnologici della ceramica.
Al preside Lera spetta il merito di una
intensa attività didattica e progettuale,
volta a perfezionare i locali scolastici e le
attrezzature tecniche in uso nella scuola e
in particolare nei laboratori.
Tra gli eventi didattici di quegli anni si
ricorda in particolare la mostra
didattica organizzata nel 1978
nei locali del Forte Sangallo,
che riscosse un grande successo di pubblico e critica.
Nell’anno
scolastico
1978/1979, Attilio Stotani consegue il diploma di maturità
d’arte applicata della ceramica.
La classe 5^B di Stotani si può
definire una classe di “talenti”:
Tonino Conti, affermato pittore, oggi residente in Spagna e
Vincenzo Dobboloni, “Mastro
Cencio”, celebre ceramista civitonico titolare di una affermata bottega d’arte, sono alcuni
allievi usciti dalla scuola negli
anni ‘70.
Nel 1980, Stotani si iscrive alla
facoltà di architettura di Roma.
In quegli anni partecipa alle
intense attività culturali del
“Gruppo
Universitario
Cattolico” fondato nel 1975 dal
professore Giacomo Pulcini.
Nel 1987 entra come impiegato negli uffici comunali, attualmente addetto all’ufficio protocollo, ma non dimentica l’arte
e la passione per la ceramica, continuando
lo studio delle tecniche pittoriche in particolare ad olio e acrilici, sperimentandole
su nuovi e inediti supporti.
Nel 2007 tiene la sua prima esposizione
nei locali attigui alla Chiesa di San Lorenzo
di via Bonanni, dove presenta quadri ad
olio raffiguranti nature morte e paesaggi
dagli intensi e pastosi colori modellati con
fervore e dinamismo e una serie di raffigurazioni dipinte su tegole antiche.
Il successo della mostra di via Bonanni
viene poi replicato presso i locali del “Castellaccio” in via
Terranno dove le raffigurazioni
su tegole svolgono il ruolo di
protagonista principale.
La pittura di Stotani è intensa,
corposa e pervasa da una intima energia, raggiunge il suo
culmine nella rappresentazione
dei paesaggi, dove emerge
chiaramente la corretta rappresentazione prospettica nella
padronanza e ricerca degli
effetti di proporzionalità e profondità, unite ad un corretto
uso della tecnica della pittura
ad olio, maturata e perfezionata
negli anni di scuola.
Le rappresentazioni su tegole
antiche sono praticamente un
inedito dell’artista civitonico: un
supporto povero e modesto
nobilitato da raffigurazioni di
nature morte e paesaggi dipinte
con gli acrilici che richiedono
una notevole rapidità e maestria nell’esecuzione tecnica.
18
Campo de’ fiori
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie e immagini di Fabrica di Roma
Il maniscalco
Verso la primavera, in
previsione di tanti lavori da fare nella buona
stagione, i contadini
incominciavano a preparare gli attrezzi,
come fare il filo alle
zappe, alle vanghe, ai
di
falcetti ed alle falci “fieSandro Anselmi
nare” , alla “cumera”
della “pertikara”, e,
cosa più importante, mettevano “a punto”
i mezzi di locomozione e di lavoro che avevano: l’asino o la mucca e i relativi carretti.
A questi ultimi veniva data una mano di
minio rosso, verificata l’efficienza della
“martinicchia”, dato l’olio agli assi delle
ruote e controllati i “razzi” e la tenuta del
cerchio di ferro che fasciava tutto e faceva
da battistrada.
Non bisognava certo passare la revisione
allora, e non c’erano ne assicurazioni ne
bolli da pagare …
Questa manutenzione il contadino la effettuava quasi sempre da se ad eccezione
dell’eventuale necessità dell’intervento del
“ferraro” o “fagocchio” per sistemare qualche parte del carro più compromessa.
L’unica cosa che doveva necessariamente
essere effettuata da mani esperte, era la
cura dell’animale, ed allora bisognava
prendere appuntamento dal maniscalco,
che avrebbe provveduto al da farsi.
Questo personaggio era di importanza
capitale in un’epoca in cui l’economia agricola si imperniava quasi esclusivamente
sul lavoro di questi docili animali domestici.
L’asino o la mucca trainavano il carro che
trasportava le persone, gli attrezzi, il rac-
colto agricolo, ed era allora frequente vedere arrancare su per le
salite di San Rocco o della
Variana, queste povere bestie che,
anche se avevano tirato tutto il
giorno la “pertikara”, dovevano
portare a casa un immenso carico
di legna.
Se era poi una mucca, alla sera si
sarebbe preteso pure che avesse
dato del buon latte!
Alle raccolte avrebbero trainato
carichi di fieno, di grano, di patate, di nocciole, di uva …
Il maniscalco, dal momento che
doveva fare il “tagliando”, controllava e verificava l’efficienza del
“mezzo” e, così, incominciava con
il legare l’animale, mettergli le
moraglie, e dopo avergli scacciato
le mosche, gli alzava la zampa e,
tenendola ferma, gli toglieva, con
le tenaglie, i vecchi chiodi che fissavano il ferro storto e consumato.
A questo punto tagliava le unghie
con robuste tronchesi e le modellava consumandole con la raspa.
Un vecchio maniscalco di Fabrica di Roma
Allora indossava il “sinale” di cuoio
che andava delle ginocchia al petto per
e sapeva curare i malanni più frequenti.
coprirsi dalle faville che altrimenti gli
Praticava, quando necessario, un salasso,
avrebbero sforacchiato i calzoni e la camirompeva la palatina, dava un’occhiata alle
cia di fustagno. Scaldava il nuovo ferro
piaghe… tanto che i contadini quando
sulla fucina, poi lo estraeva con le lunghe
ritornavano a casa con il “loro animale”, si
tenaglie e cominciava a battere dure e
sentivano tranquillizzati e sicuri di poter
decise martellate sull’incudine per forgiaraffrontare tutto il gran da fare.
lo a seconda della misura.
A Fabrica i maniscalchi storici, a memoria
Lo posizionava poi sullo zoccolo e lo fissadelle persone più anziane del paese sono
va con profondi chiodi.
stati Giulio Pierantonelli (detto o ferraro),
Il maniscalco fungeva anche da veterinario
Angelino Marcelli (detto Frastoppino).
20
Campo de’ fiori
Si chiamava e si richiamerà
PALIO DI PRIMAVERA
Si chiamava e si richiamerà “ Palio di
Primavera” la stupenda corsa di cavalli al
fantino che il Comune di Fabrica di Roma
e il grande lavoro del Comitato S.Matteo
stanno preparando. Non è facile fare una
corsa di cavalli, specialmente dopo
le ultime disposizioni che prevedono
una drastica riduzione dei percorsi
stradali
od
urbani,
Fabrica,
Ronciglione e tanti altri posti hanno
già pagato e pagano per la mutata
legislazione in materia.
Fabrica
possiede documenti originali che
partono dai primi anni del 1800
durante i quali già le corse erano
svolte e regolamentate. Fino allo
scorso anno quando è stato inaugurato il
nuovo percorso in Loc.
Quartaccio, vicino al Centro Ippico
Falisco, a ridosso della zona industriale. Un piccolo miracolo in poche
settimane, per dare a Fabrica il suo
ultra bicentenario Palio. Che ha retto
ed ha avuto consensi dai presenti e dai
tanti appassionati. Ed ora una nuova operazione sportiva e culturale. Torna il Palio
di primavera, la corsa che per diversi anni
ha
raddoppiato l’evento del Palio di
COMUNICATO STAMPA
Si mantiene sempre in attività Ì’ Associazione “Una mano ai tuo ospedale” impegnata
nella raccolta dei fondi per !’ acquisto di materiale di arredo e diagnostico a favore de!!’
ospedale “Andosilla” per rendere il nosocomio civitonico sempre più confortevole agii
utenti. In questi ultimi tempi sono stati acquistati altri importanti strumenti diagnostici e
apparecchiature. - L’ arredo dell’ ambulatorio chirurgico completo dì attrezzatura per
piccoli interventi e un frigorifero per il mantenimento dei farmaci per i! reparto di chirurgia; Due barelle ad altezza variabile per il Pronto Soccorso; Due riscaldatori per flebo
per la sala operatoria; Un riscaldatore per sacche dì sangue per Sa saia operatoria; Un
telescopio diagnostico e un telescopio operativo per il reparto di ginecologia indispensabili per esami dell’ apparato genitale femminile!”. Il suddetto materiale è stato possibile
acquistarlo grazie al!e donazioni dei cittadini ed ai proventi del 5 x mille scelto nei!’
anno 2006 a favore delia nostra associazione. Ringraziamo i cittadini che ancora credono nei nostro progetto e che dimostrano sempre di più la loro sensibilità e 1’ attaccamento all’ ospedale “Andosilla” e rinnoviamo l’ invito alla donazione dei 5 x mille nella
prossima dichiarazione dei redditi. Con l’ occasione ringraziamo anche la ditta Euroarce
s.r.t., la ditta farmaceutica Servier itaìia s.p.a. e la sig,ra Qtero Fatima di Vitorchiano per
le donazioni che hanno contribuito all’ acquisto de! Suddetto materiale. Teniamo a precisare che la nostra associazione è sempre disponibile a valutare !e proposte che arrivano sia dai primari dei reparti del’ Andosilla che dalla direzione generate, sempreché
finalizzati alla messa in opera di nuovi servizi e a tutto ciò che vada a favorire i degenti
ed i fruitori dell’ Andosilla.
Il Presidente
(Luciano Caregnato)
S.Matteo. Che si svolgeva una decina di
anni fa e che il Comitato Festeggiamenti
di S.Matteo vuole riproporre in grande
stile. Perché era anche allora una corsa
molto importante , basta citare Veronica,
della scuderia di Cianchino e si respira aria
di Siena, della piu’ straordinaria e spettacolare corsa al mondo. Da Siena venivano
cavalli e fantini di prima grandezza e a primavera era un appuntamento da non mancare. Come sicuramente sarà ancora
Domenica 27 Aprile con ben piu’ di venti
cavalli al via che si contenderanno il palio
della corsa di Fabrica. Tutto fa parte di un
articolato programma che il Comitato
Festeggiamenti S.Matteo 2008 sta concretizzando da qui a fine anno con tanti eventi ed occasioni per far conoscere Fabrica.
Abbinata alla corsa ci sarà anche una lotteria a premi, con gustosi trofei gastronomici per i vincitori. Insomma un movimento nuovo per rinsaldare le tradizioni
locali al quale ovviamente è offerto il supporto logistico, pratico e tecnico da parte
del Comune di Fabrica e dalla Pro-Loco.
Tutto questo per preparare le feste patronali, il ricavato della manifestazione, infatti, costituirà parte del fondo per onorare il
Santo Matteo a Settembre. L’appello ai
fabrichesi è quindi scontato per la loro presenza e per la partecipazione alla lotteria,
e nella stessa maniera ci si rivolge ai tanti
appassionati dei paesi vicini, i quali avranno occasione di vedere il nuovo e funzionale impianto del Quartaccio.
B.EC
22
Campo de’ fiori
C’erano i Pueri Cantores
di Corchiano...
Siamo
a
Corchiano. Proviamo a tornare
indietro nel tempo di qualche
anno. Siamo agli
inizi degli anni ’90
e i giovanissimi
del paese sono
coinvolti in un
fenomeno destidi Ermelinda Benedetti
nato a lasciare il
segno e a rimanere nella memoria di molti e nella storia
del paese stesso. Sotto la guida di un
uomo molto carismatico, bambini e ragazzi, maschi e femmine, di età compresa tra
i cinque ed i diciotto anni circa, si incontrano per stare insieme, evitando le giornate noiose, trascorse per la strada o al
bar, cha avrebbero potuto portarli su una
rotta
sbagliata,
specie in un periodo di così grandi
cambiamenti sociali.
Tutto ha inizio grazie ad Alfio Ernoni,
un giovane molto
vicino alla chiesa,
profondamente
credente, di sani
principi, con la passione per i bambini,
ma soprattutto per
la musica, come
dimostra sin da piccolo. Durante la
messa domenicale
anima, da solo, la
funzione, ma trova
subito un giovanissimo ed allora biondissimo
Simone
Pisani, disposto a
far coppia con lui, il
quale viene seguito
ben presto da tanti
altri ragazzini. Alfio
riesce a conciliare,
così, le sue due grandi passioni. Nel luglio
1991 viene, dunque, effettivamente costituita l’Associazione “Pueri Cantores di
Santa Cecilia”. Il compito si fa più arduo e
impegnativo e, per portarlo avanti, si fa
presto affiancare da giovani musicisti, tra i
quali emerge Alessandro Achilli, che diventerà il suo instancabile ed inseparabile
braccio destro. Le prove si svolgono ogni
sabato pomeriggio, presso la sala prove
della banda musicale “Giuseppe Verdi”,
sotto l’allora Biblioteca comunale, dove si
preparano i canti per la messa del giorno
seguente, e, in prossimità del Natale, si
provano i canti tradizionali del periodo, in
vista dell’atteso concerto di fine anno.
Nel ’93, il passo della svolta: lo slancio
verso la musica leggera perché non si può
insegnare la parola di Dio solo in chiesa,
ma si può unire l’utile al dilettevole.
L’allargamento a questo campo della musi-
ca, di sicuro, attira l’attenzione di molti
altri giovani ed il gruppo aumenta in modo
esponenziale. E’ la formula dell’amico che
porta l’amico e si crea una grande sinergia. Dai trentacinque elementi iniziali, si
raggiunge, a breve, il numero di cento,
con picchi massimi che arrivano a contare
centoquaranta giovani, dei quali, però,
non tutti sono veramente interessati e solo
dopo qualche presenza abbandonano il
gruppo.
Iniziano i concerti estivi in Piazza del
Comune, il cui ricavato è sempre devoluto
in beneficenza, che danno grandi soddisfazioni e rivelano anche qualche talento,
destinato, però, a scomparire, dato che
quello è un semplice divertimento da
ragazzi, poi ognuno prenderà la sua strada, conservando, inevitabilmente quella
passione e quei ricordi.
continua sul prossimo numero...
24
Campo de’ fiori
CENTRO DI CONSULENZA
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Quando le Preoccupazioni diventano Ossessioni:
il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Il Disturbo Ossessivo
Compulsivo (DOC) è
un disturbo d’ansia
che può prendere
molte forme diverse,
ma più comunemente
è caratterizzato dalla
presenza di pensieri,
immagini o impulsi
a cura della
ricorrenti che creano
Dott.ssa
allarme o paura e che
Francesca Celeste
costringono la persona a mettere in atto comportamenti
ripetitivi o azioni mentali. Come il
nome stesso lascia intendere, il DOC è
quindi caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Almeno l’80% dei pazienti con
DOC ha sia ossessioni che compulsioni,
meno del 20% ha solo ossessioni o solo
compulsioni.
Ossessioni: sono pensieri, immagini o
impulsi che si presentano più e più volte e
sono al di fuori del controllo di chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e intrusive, e, almeno che le persone
non siano assalite dall’ansia, loro stesse le
giudicano come infondate ed insensate. Le
persone con DOC possono preoccuparsi
eccessivamente dello sporco e dei germi o
essere ossessionate dall’idea di potersi
contaminare o poter contaminare gli altri.
Possono essere terrorizzate dalla paura di
avere inavvertitamente fatto del male a
qualcuno (magari mentre facevano manovra con l’auto per uscire da un parcheggio), di poter perdere il controllo di sé e
diventare aggressive in certe situazioni, di
aver contratto malattie infettive, anche se
di solito riconoscono che tutto ciò non è
realistico. Le ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli, come paura,
disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione
di non aver fatto le cose nel “modo giusto”,
e gli innumerevoli sforzi per contrastarle
non hanno successo, se non momentaneo. Le ossessioni differiscono dalle preoccupazioni per il fatto che queste seconde
non sembrano eccessive e prive di una
base razionale, ma si riferiscono a rischi
reali, che tutti riconoscono come tali.
Compulsioni: vengono anche definite
rituali o cerimoniali e sono comportamenti
ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (contare, pregare,
ripetere formule mentalmente) messi in
atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia
provocati dai pensieri e dagli impulsi tipici
delle ossessioni; costituiscono, cioè, un
tentativo di diminuzione del disagio, un
mezzo per cercare di conseguire un controllo sulla propria ansia. In generale tutte
le compulsioni che includono la pulizia, il
lavaggio, il controllo, l’ordine, il conteggio,
la ripetizione ed il collezionare si trasformano in rigide regole di comportamento e
sono spesso bizzarre e francamente eccessive. Le compulsioni assumono spesso un
carattere talmente abituale e ripetitivo che
vengono attuate, a scopo preventivo,
anche in assenza di ossessioni. Diventano
azioni studiate e prestabilite, eseguite con
cura meticolosa, che non possono in alcun
modo essere interrotte o modificate nella
loro sequenza.
Rassicurazioni: Un altro modo in cui
molte persone con il DOC cercano di ridurre il loro disagio è chiedere agli altri, ai
familiari o al medico, delle rassicurazioni
sulle loro paure. A volte possono anche
impiegare del tempo per rassicurare se
stesse.
Evitamento: Spesso le preoccupazioni
vengono “scatenate” da certe situazioni o
persone (ad esempio aver toccato qualcu-
L’angolo Misterioso
Nella foto accanto è riportata una via di Civita Castellana. Sapresti dirci il nome della Via?
I primi tre che, telefonando in redazione, daranno la risposta esatta, riceveranno un simpatico
omaggio offerto da: Civita Bevande.
no considerato “infetto”). Le persona con
DOC allora cerca di evitare tali situazioni
nel tentativo di ridurre le sue paure.
Questo può essere uno dei sintomi più
invalidanti del DOC. La vita diventa sempre
più limitata dalle situazioni, dalle persone o
dagli oggetti che devono essere evitati. Il
disturbo ossessivo-compulsivo colpisce,
indistintamente per età e sesso, dal 2 al
3% della popolazione. Può infatti manifestarsi sia negli uomini sia nelle donne,
indifferentemente, e può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età
adulta. L’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento
del DOC è ormai scientificamente comprovata. Può essere scelta come trattamento
d’elezione o, spesso e con ottimi risultati,
può essere combinata con il trattamento
farmacologico. Lo scopo è di trovare modi
per imparare che le paure sono infondate e
possono essere affrontate senza rituali.
Riceviamo anche presso il centro
Pegasus di Viterbo, in via E. Fermi
snc, Tel 0761.333068.
Ogni mercoledì dalle ore 10:30 alle
ore 11:30 sintonizzatevi su Radio
Punto Zero, sulle frequenze 93.400 96.700 - 101.500 un esperto potrà
rispondere anche alle vostre domande in diretta.
26
Campo de’ fiori
il diario dei
Giras
questa pagina è dei ragazzi speciali
li
I nostri amici Federico, Marco,
Nico, Giuseppe, Loredana e
Giampiero,
accomapagnati da Riccardo
e Chiara, ci hanno fatto una
piacevole sorpresa,
venendoci a trovare in
redazione.
“Ti cedo il posto se
ti prendi il mio
handicap”!
Questa frase è
stata posta sotto i
cartelli dei parcheggi H del Comune di
Montalto di Castro,
per ammonire tutti
coloro che occupano impropriamente
i posti auto riservati
ai disabili.
Con questa provocazione il Comune
vuole sensibilizzare
tutti i cittadini al
rispetto dei diritti dei meno fortunati.
Per un disabile non basta
una sola famiglia ...
Campo de’ fiori
27
Lando Fiorini e il Puff: la risata fa 40
di Sandro Anselmi
In una bellissima giornata di primavera, ho
avuto il piacere di tornare a Roma a far
visita, dopo tre anni dall’ultima intervista
pubblicata su Campo de’ fior, ad un carissimo amico: Lando Fiorini. Non poteva
esserci occasione migliore che quella della
festa per i mitici 40 anni del Puff, lo storico locale in Trastevere da lui stesso fondato. Il caso ha voluto che questa ricorrenza
coincidesse con i 5 anni di Campo de’ fiori
e con la nascita di un nuovo Campo de’
fiori interamente dedicato a
Roma, per il quale proprio
Lando più volte me ne ha
consigliato e sollecitato il
varo, avendone così voluto
avere l’onore di tenerlo a
battesimo.
Sono felice di averlo ritrovato in grandissima forma,
pieno di carica e salutare
ottimismo. E’ commuovente
ripercorrere con lui alcune
tappe significative della sua
lunga carriera di attore e di
cantante, o “cantattore”
come ama definirsi. Non
meno toccanti sono i ricordi
legati alla sua giovinezza
quando, con immensi sacrifici, ma tanta, tanta caparbietà, inseguiva il suo
sogno, il suo futuro cammino. Dai primi concorsi canori, all’indimenticabile interpretazione nella prima edizione del Rugantino, insieme ad Aldo Fabrizi, Bice
Valori, Nino Manfredi, che lo ha reso popolare in tutto il mondo. Ricorda ancora
quando, tra una prova e l’altra per la
messa in scena dello spettacolo, in tournee al teatro Mark Hellinger di New York
insieme ad Aldo Fabrizi, comprava un quotidiano italiano per leggerlo sul palco che
riproduceva la scenografia di Roma e sentirsi, così, un po’ a casa. Questo aneddoto
dimostra il profondo attaccamento per la
sua città, l’esasperato amore che riempie
tutte le sue canzoni e
non solo.
Sono rimasto veramente colpito dalla
cordialità e dal calore
dimostratomi,
non
solo da Lando, ma
anche da tutto il personale del Puff, che,
estremamente gentile,
educato e disponibile,
è pieno di soddisfazione per i primi 40 anni
del mitico locale, del
cui successo si sente
in parte e meritatamente l’artefice. “Qui
ci sentiamo tutti una
grande famiglia e in
questi anni di lavoro il
successo ha sempre
ripagato il grande
impegno, anche quando la mia assenza forzata ha messo tutti
alla prova, primi Francesco e Carola, i miei
due adorati figli”, dice Lando.
Alla grande festa dei 40 anni si sono ritrovati in un clima di allegria e commozione,
come vecchi amici, quei colleghi che da lì
sono partiti: Enrico Montesano, Lino Banfi,
Gianfranco D’Angelo, Leo Gullotta… oltre
alle personalità del mondo della politica,
dello sport, del cinema e della cultura.
Il Puff è il cabaret di Roma ed uno dei più
importanti d’Europa, qui c’è l’anima di
Lando che ogni sera canta l’antica passione degli affetti e dell’amore, regalando
incanto e poesia. La sua voce calda e profonda ricama le note della vecchia canzone romana e le accarezza come un ponentino che si rincorre fra i giardini fioriti di
Trastevere. Chissà quanti amori saranno
sbocciati con le sue serenate…
Mi regala un cofanetto pregiato che contiene una raccolta dei più grandi successi:
Cento Campane Cento Canzoni, che sarà
la colonna sonora di tanti miei momenti. In
fondo vi ha scritto “Per me è stato così e
continua ad esserlo, ed è proprio grazie
all’affetto del pubblico che ho avuto il privilegio di poter esprimere con la voce e la
musica ciò che sento: l’amore per i figli,
per una donna, per il lavoro, per la mia
città. Un sentimento forte che da sempre
mi accompagna e che spero di riuscire a
trasmettervi con le mie canzoni.”
Mi allontano mal volentieri da questo tempio dell’arte con l’immagine sorridente di
Lando che amichevolmente mi saluta,
generoso e gentile, come sempre, e mi
invita a tornare presto. Lo farò, te lo prometto!
28
Campo de’ fiori
Associazione Artistica Ivna
Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana
condividono l’arte
Freschezza, gioia, vivacità nei colori brillanti di
Albarosa Lisi
della Prof.ssa
M.Cristina Bigarelli
L’arte e la pittura naif
di
Albarosa
Lisi
nascono dalla passione personale, successiva alla formazione
pittorica effettuata
all’istituto d’arte di
Roma. I suoi dipinti
ricalcano lo stile
Albarosa Lisi
astratto, utilizzando le
tecniche dell’olio su tela, tempera e cera.
La sua arte riconduce a quello stile naif
che la definisce una pittura espressiva
della domenica, valorizzandola come una
sorta di artigianato pittorico. L’esplosione
della fantasia su una base reale dà vita ad
un’arte riconoscibile anche come “fantasia
dal vero”.
Il bello, la voglia di vivere nei molteplici
colori cangianti e vivaci, in sintonia con un
positivo senso della vita, nello scorrere di
un’esistenza come forma di evasione dalla
noia della sistematicità e riproposta di
ambienti reali che vengono esaltati a
forme, spazi, colori e luccichii di un’immaginazione
feconda
e
propositiva.
Interessanti le sue figure più grandi rispetto alle strutture architettoniche che le
accolgono, quasi a voler dire che ciò che
conta è l’uomo nel suo significato di essere intelligente, loquace, osservatore, e più
semplicemente promotore di buon umore
e del buon vivere, dando un’importanza
notevole alla socievolezza, al bonario e
disinvolto approccio con l’ambiente antropico o naturale che sia. Il tentativo continuo di cercare cose nuove, ispirazioni di
ampio respiro fanno si che Alba Rosa sia
sempre alla ricerca del cambiamento e di
come modificare la
realtà, sperimentando modi aggraziati e
luminosi per riprodurre immagini che
hanno un’ origine
reale. Di stile pittorico figurativo, che si
caratterizza notoriamente per la minuzia
apportata ai dettagli,
l’impiego di colori gai
e una rappresentazione ingenua e figurativa dei soggetti
popolari: paesaggi,
gente comune, animali domestici o selvaggi. Sperimenta il
brivido del gioco a
intermittenza cromatica, con sfumature
di bianco che evidenziano e permettono il risalto delle
proporzioni. Amante
e abile della scultura, si cimenta nella
realizzazione di bassorilievi che la fanno
immergere
nella
pura ricerca della
forza di vita delle
forme. Alba Rosa Lisi , non radicalmente lontana dal reale, oppone, ad un’arte classica,
la sua identità di artista popolare della realtà, come lezioni di sincerità poetica, dell’onnipotenza del sogno, del “gioco disinteressato del pensiero” all’André Breton e del realismo
fantastico, in una sorta di astrattismo non completamente separato
dalla realtà alla Jean Dubuffet, ma
più propriamente
alla
maniera
di
Paul Klee.
Alba Rosa Lisi
riesce a comunicare felicità
e ottimismo
tramite la scelta di colori
vivaci e brillanti,
plasmando
un
mondo colorato alla Marc
Chagall.
29
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
MONSTER COLLECTION di Sei Itoh - edito da Planetmanga
Fantasy e umorismo si
mischia sapientemente
in quest’opera, dando
vita a un fumetto esilarante e drammatico al
tempo stesso.
Questi due aspetti non si
sovrastano mai uno sull’altro, ma viaggiano alla
di
Daniele Vessella stessa velocità su due
binari diversi, mettendosi al servizio della trama che corre via
senza intoppi.
Il tutto è composto da una narrazione leggera, ma non fa alcuna digressione su altri
generi con una sceneggiatura complessa:
Monster Collection è, insomma, il classico
fantasy puro e semplice, come non se ne
vedevano da anni; un bel sollievo per chi
adora questo genere vecchio stampo e per
chi ama le storie ben definite.
Il fumetto si ispira al libro “Il mondo dei sei
cancelli” di Hitoshi Yasuda che in Giappone
ha riscosso un grandissimo successo
dando il via anche a un gioco di carte (e
dalle informazioni che le mini storielle
comiche a fine volume ci forniscono sembra essere simile a “Magic: l’adunanza“,
ovvero la battaglia simulata di due maghi
che si scontrano a suon di evocazioni e
magie).
La serie risulta comunque assolutamente
comprensibile anche a chi non ha mai letto
il libro, condividendo con questo solamente l’ambientazione e, come ci sembra di
intuire in alcuni punti, qualche sporadico
riferimento messo lì più che altro per far
piacere a chi avesse già letto il libro.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e
procedono lungo il filo che conduce la
trama secondo le loro caratteristiche, non
si tradiscono mai compiendo azioni che
non potrebbero fare.
Scontri ce ne sono, ma non sono mai
banali; e la costruzione del manga aiuta
l’originalità dell’opera. Abbiamo, infatti,
una storia che parte, si sviluppa il necessario e si conclude con un finale aperto giusto... ovvero, terminano le avventure della
storia, ma i personaggi rimangono vivi,
pronti per affrontare un’altra vicissitudine.
Ma il punto di forza di questo manga è la
protagonista.
Non siamo di fronte alla classica donzella
che viene salvata dal bello di turno.
No, Kasche Arbadel fa la sua parte, avendo una battaglia da vincere e una crescita
spirituale da compiere.
Altro punto a favore di questo fumetto
sono i momenti umoristici disseminati nei
punti giusti per sdrammatizzare le scene di
tensione, senza farci distogliere l’attenzione dallo scontro finale.
Questo dimostra che Monster Collection
non si prende sul serio… non pretende di
essere considerato un capolavoro, vuole
solo intrattenere e ci riesce divinamente.
La qualità dei disegni è davvero buona: il
tratto e’ sicuro e pulito, le anatomie ci
sono, c’è anche un bel po’ di fanservice,
ma tutto sommato non disgustoso (per
disgustoso intendo personaggi con una latteria di dimensioni industriali che sfida la
forza di gravità, e non fa altro che metterla in mostra).
Sfondi, costumi ed oggetti mostrano una
cura al di sopra della media, e di buon livello.
In conclusione, un ottimo fumetto fantasy
che consiglio a chi cerca qualcosa in più da
una storia, a chi vuole solo evadere dalla
realtà… perché con Monster Collection ci si
diverte sotto più chiavi di lettura.
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30
Campo de’ fiori
31
Campo de’ fiori
L’ ANGOLO ... CIN CIN
di Letizia Chilelli
Quando e come imbottigliare
... continua dal n. 47
I Tappi
Come ho già avuto modo di dire, uno dei
“punti forti”della riuscita e della corretta
conservazione del vino in bottiglia, è costituito dall’accuratissima scelta del tappo.
Nel sughero, non dovranno essere presenti tracce di muffa (né interna, ne esterna),
né fori o nodi : il tappo deve essere “in
buona salute”, elastico e compatto nello
stesso tempo.
Vi suggerisco, quindi, che il metodo
migliore per preparare i tappi è quello di
lavarli energicamente con acqua fredda
(per togliere le tracce di polvere presenti
sulla superficie), e farli asciugare su di un
tavolo, in un ambiente pulito, lontani dalla
polvere, ma vicini ad una finestra, perché
siano a contatto con la luce diretta del
sole.
Altro consiglio, è quello di aggiungere ai
vostri tappi lavati e asciutti, qualche goccia
di olio di vaselina, facendolo penetrare con
uno sfregamento all’interno di ogni tappo,
in questo caso, però, bisognerà aspettare
almeno due giorni prima di utilizzare i
tappi per evitare che l’olio venga a contatto con il vino.
Ultima preziosa raccomandazione è quella
di riempire e tappare subito la vostra bottiglia, questo eviterà di avere poi brutte
sorprese in seguito.
Nelle mie visite alle cantine private, mi è
capitato anche di vedere che alcuni cantinieri usano “chiudere” il collo della bottiglia con una piccola colata di ceralacca:
operazione ineccepibile, ma che diviene
fastidiosa: anche perché la ceralacca, al
momento della stappatura, si sbriciola e
spesso entra nella bottiglia, costringendoci, anche se non ce n’è bisogno, ad un
noioso travaso. Stesso risultato si può
ottenere procurandosi, nei negozi specializzati, delle capsule di carta stagnola,
molto più facili e sicure da applicare e da
togliere!
Ricordo, inoltre, che i tappi dei fiaschi,
toscanelle e bottiglioni non necessitano di
esagerate attenzioni, al contrario di quelli
per le bottiglie, che devono essere adatti
ai vari tipi di queste ultime, quanto alla
misura: il tappo più è lungo e di buon diametro, meglio assolve il proprio compito.
L’Etichettatura
L’etichetta, la contro etichetta, le capsule e
i collarini, sono “il vestito” della nostra bottiglia.
Anche se parliamo spesso di privati, presentare bene la propria bottiglia è un
biglietto da visita molto importante.
In questo caso ci si può sbizzarrire grazie
agli strumenti che ci fornisce la tecnologia:
un buon programma del Computer fa
miracoli in campo di etichette e affini e ci
aiuta anche a utilizzare la nostra fantasia!
Ma trovo anche molto simpatiche e con il
gusto del “ritorno al passato” le etichette
fabbricate in casa con pastelli e pennarelli! L’importante è che vengano stampati o
scritti sull’etichetta i dati fondamentali
della bottiglia: il tipo di vino, luogo e annata di produzione e se si vuole, il nome del
produttore (facoltativo).
plastificato;
- un panchetto alto circa 1, 20 m che servirà a collocare le damigiane che contengono il vino da imbottigliare;
- un tavolo con cassetti;
- una canna in gomma o plastica per
imbottigliare;
- almeno due imbuti: uno grande e uno
medio con filtro finissimo;
- un “ladro” ovvero un grande contagocce
che serve per spillare piccole quantità di
vino dalla damigiana;
- un “succhiarolo” per eliminare da fiaschi
e damigiane l’olio enologico;
- tappi per infiascatura e imbottigliatura;
- olio enologico;
- tappatrice a braccio;
- lavabottiglie;
- scovolini per lavare a mano le bottiglie;
- detersivo apposito per bottiglie;
- fogli di carta enologica;
- tipi di bottiglie: Borgognone per vini
rossi, Bordolesi per rossi, bianchi e rosati,
Renane per vini bianchi o leggermente
rosati, Fiasco Toscano, Bottiglioni per vino
di pronta beva.
(Bibliografia “Vini di Italia”di L. Imbriani)
Per ricapitolare, eccovi una piccola guida
degli attrezzi che non devono mai mancare in una cantina:
- uno scolabottiglie in plastica o in metallo
Protegge i tuoi valori
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Campo de’ fiori
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Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi.
Il carnevale nella Roma dei Papi
di Riccardo Consoli
Corre l’anno 1876
quando nella capitale comincia a circolare questo epitaffio:
“… di Roma il
Carnevale
qui
morto
giace,
dorma egli alfine e
Roma lasci in pace
…“,
ciò malgrado la tradizione continua a
sopravvivere ma, nonostante gli sforzi
compiuti, anche da un apposito comitato
costituito allo scopo di risollevare le sorti di
questa festa, del Carnevale di Roma non
rimane che un pallido ricordo; ben lontani
sono i tempi dei passati festeggiamenti,
come quello organizzato nel 1634, allorLa festa dei
Moccoletti
quando, in occasione della visita in città
del principe polacco Alessandro Wasa, il
Cardinale Barberini organizza un maestoso spettacolo a Piazza Navona.
A onor del vero lo stravagante ospite ripartì all’improvviso da Roma, ma la “Giostra
del Saracino”, ormai allestita, si svolse
ugualmente il sabato grasso; un grandioso
torneo, come riportano le cronache dell’epoca, al quale parteciparono ben 138
cavalli e 360 cavalieri la festa, a cui aveva
assistito tutta la nobiltà romana, si concluse con l’ingresso in piazza di una stupenda nave musicale.
Una storia antica quella del Carnevale
romano legata da un unico filo, quello del
divertimento, della spensieratezza e della
goliardia che resiste tenace nel corso dei
secoli, intrecciato com’è alle tradizioni e al
folclore dei popoli; in origine le feste pagane si celebravano a Roma in onore di
Saturno dal 17 al 23 dicembre e, in quei
giorni, regnava nell’Urbe una eccezionale
allegria, ogni persona godeva della più
ampia libertà, tanto che gli schiavi mangiavano alla stessa tavola dei padroni.
Ma vediamo quali le origini del Carnevale
nella Roma dei Papi, nasce alla fine del
quattrocento per volere del veneziano
Papa Paolo II, Pietro Barbo, 1464 - 1471,
per quel particolare gusto che da sempre
hanno i veneziani per le feste in maschera; fu questo Pontefice che diede il via
“legale” ai festeggiamenti e allo spettacolo, egli, affacciato ad una delle finestre di
Palazzo Venezia, a ridosso della Basilica di
San Marco, “ … supremo gusto e piacere
di questa festa prendeva … “.
C’era la “corsa dei cavalli berberi” tra piazza del Popolo e piazza Venezia; c’era la
“mossa” per sgombrare la strada; c’erano
i “mazzettacci” ossia i fiori buttati a bruciapelo sulla faccia delle persone e, il martedì grasso, c’erano i ”moccoletti” e il
“mort’ammazzata” una sorta di gara nei
confronti di chi teneva in mano un “moccoletto” ancora acceso allo scopo di riuscire a spegnerlo, questo gesto infatti aveva
un preciso significato, ossia quello di
riuscire a prolungare il Carnevale.
Si svolgeva anche uno spettacolo che oggi
definiremmo incivile, ma che a quell’epoca
costituiva il più amato divertimento, ossia
le corse a piedi tra le quali spiccava “lo
palio delli Judei”, nato per il fatto che a
ebrei e cristiani erano vietate attività
comuni, una vera occasione di scherno e
vessazioni questa tanto che il cronista scriveva: “ … i soliti otto ebrei corsero ignudi
il palio loro, favoriti da pioggia et vento
degni di questi perfidi, mascherati di fango
al dispetto delle grida … “
Nel settecento e nell’ottocento poi il
Carnevale di Roma acquista notorietà
Carro
europea, come testimonia la grande produzione dei pittori e i molti testi letterari
che lo hanno reso praticamente eterno nei
musei e nelle letterature dei vari continenti; “Roma gran teatro del mondo” ho già
ricordato in altra occasione e nel 1550 un
viaggiatore di religione musulmana, di
passaggio a Roma nel periodo di
Carnevale, rientrando nel suo paese, raccontava che in un particolare periodo dell’anno i cristiani impazzivano per poi riacquistare la ragione grazie ad una strana
polvere che veniva loro cosparsa sul capo.
Proprio nell’ottocento, tale Padre Bresciani
fornisce una assai completa spiegazione
che ci aiuta a meglio comprendere i soggetti trattati nei dipinti e nelle incisioni di
cui innanzi, egli scrive:
“ … al piombo della campana di
Campidoglio s’apre la venuta delle carrozze e in poco d’ora il Corso n’è pieno a doppia fila e si fa baccano inestimabile; le
dette carrozze sono tutte aperte e i gran
signori usano i carri da caccia colle sponde
a pinoli, le donne sono in abiti a sacco e gli
uomini in candidi camiciotti, nel mezzo del
cocchio son due panieri l’uno pieno di confetti, l’altro di mazzetti di fiori, le finestre,
le logge, i balconi e i palchi sono tutti
messi a drappelloni e a ricascate di damaschi e di mussoline vermiglie e cilestri, i
davanzali son pieni di spettatori … “
“ … ne i romani son essi soli a codesto tripudio, ma le migliaia di forestieri calati a
Roma dalle regioni tramontane, se ne sollazzano meravigliosamente e non sanno
saziarsi di matteggiare e gli è una gioia a
vedere què nobili e ricchi giovanotti stranieri scalmanarsi a gittar manciate e
mestolate di confetti sulla folla del popolo,
perocchè i confetti rompendosi e sfarinandosi fan sulle giubbe sprazzi e cialdoni
bianchisssimi … “
continua sul prossimo numero........
Campo de’ fiori
33
Vita Cittadina
Civita Castellana 20 Aprile
Mercatino dell’artigianato e
dell’antiquariato
e, per i più piccoli,
mercatino del baratto.
L’appuntamento è
ogni terza domenica
del mese.
(foto Rita Romagnoli)
Info: 329.4613852
347.9016877
Civita Castellana
6/11 Aprile Gli studenti Svedesi,
gemellati con il liceo
linguistico di Nepi e il
liceo scientifico di
Civita Castellana, sono
venuti a far visita ai
loro compagni italiani.
(foto Mauro Topini)
34
Campo de’ fiori
e
Le stori
di
Max
Little Tony
... continua dal numero 48
Dopo i primi grandi successi di Tony and
his brothers, la Durium chiede al cantante
di proseguire da solo, proponendogli di
interpretare Che tipo rock, il brano scelto
per accompagnare i titoli di testa del film I
teddy boys della canzone, con Mina protagonista. La casa discografica chiede, inoltre, a Tony di incidere canzoni di diversi
stili, ed è così che il cantante si trova ad
interpretare Teddy girl di Celentano, La
gatta e Sassi di Gino Paoli, Il barattolo e
Patatina di Gianni Meccia, Dammi la mano
e corri dell’italo-americana Connie Francis
e Benzina e cerini di Giorgio Gaber, pur
non abbandonato il suo amatissimo rock.
Un’occasione importante arriva con la partecipazione al Festival di Sanremo del ‘61,
come interprete di 24 mila baci, affiancando l’amico-nemico Celentano, più popolare
di lui in quel momento. Ma per Tony è un
trampolino che lo farà saltare ancora più in
alto. Infatti i successi non tardano ad arrivare: Un rock per Judi, Perché mi hai fatto
innamorare (dal film Rocco e le sue sorelle, parodia di Rocco e i suoi fratelli, di
Luchino Visconti), Grazia, anch’essa colonna sonora del film 5 marines per 100
ragazze.
Il ‘62 è un anno ancor più proficuo, grazie
al 45 giri Il ragazzo col ciuffo, che gli permette di conquistare i primi posti nelle
classifiche di vendita. Anche il brano Se
insieme a un altro ti vedrò ottiene un buon
successo al Cantagiro ‘63, vinto da
Peppino di Capri con Non ti credo. Un
risultato ancor più consistente in termini di
vendite è T’amo e t’amerò, già incisa da
Peppino Gagliardi per una etichetta napoletana quasi sconosciuta, la Zeus, che ne
aveva distribuito un numero insignificante
di copie. Il cantante romano è di nuovo in
vetta alle classifiche nel ’64 con Quando
vedrai la mia ragazza, con la quale aveva
partecipato al Festival di Sanremo, firmata
da un tale Giangrano, pseudonimo di Gino
Paoli, e accusata da Celentano di essere
un hully-gully copiato dalla sua Ciao ragazzi. In quella metà degli anni ‘60 la popolarità di Tony si rafforza notevolmente. E’
amato contemporaneamente da teenagers e mamme, interpreta film e fotoromanzi, è un personaggio cosiddetto “da copertina”. Tra le sue
canzoni di maggior
successo
ricordiamo Non
aspetto nessuno,
rifiutata all’ultimo
momento da Rita
Pavone e proposta al Cantagiro
‘64, Ogni mattina,
presentata
al
Cantagiro
‘65,
Viene la notte,
portata ad Un
disco per l’estate
dello stesso anno,
seppur non arrivò
in finale, fino a
Riderà, versione
italiana di Fais la
rire di Hervè
Vilard, che inizialmente Tony non
voleva incidere,
di Sandro Anselmi
in quanto la considerava troppo ritmata
rispetto ai suoi successi precedenti, ma
“solo quando la stavo registrando mi resi
conto che Riderà era un grande pezzo, lo
capii incidendola poiché mi diede una
grande emozione”, ricorda Little Tony.
continua sul prossimo numero ...
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Campo de’ fiori è la vetrina della tua città
Campo de’ fiori
35
Quanti buoni motivi per fare l’orto!
di Riccardo Pacelli
Qualità, genuinità, preoccupazione per le contaminazioni e le sofisticazioni alimentari
sono temi di crescente interesse nella discussione pubblica attuale, che ci stanno
facendo riconsiderare il concetto di convenienza, allontanandoci dalla pura accezione
economica, a favore di una prospettiva sempre più orientata alla soddisfazione delle
proprie esigenze ed alla considerazione dell’assunzione dei rischi. Il lento processo di
anestetizzazione delle nostre facoltà organolettiche, iniziato quando i nostri sensi
hanno cessato di essere lo strumento principale per il procacciamento del cibo e concretizzatosi con la standardizzazione dell’offerta alimentare, ha favorito la diffusione di
prodotti sì accattivanti per le qualità estetiche, ma troppo spesso poveri di sapore.
Quante volte ci lasciamo sedurre dall’aspetto delle prelibatezze ortofrutticole (o presunte tali), abilmente esposte sugli scaffali come oggetti da collezione in vetrina per
poi rimanere delusi, al momento della degustazione, dall’inevitabile paragone con il
ricordo, che queste evocano, della pesca zuccherina, del saporitissimo pomodoro che
i nostri nonni raccoglievano dai loro campi? Sapori di una volta sempre più difficili da
ritrovare, troppo spesso sacrificati alla priorità dell’estetica, della maggiore pezzatura,
della resistenza alla manipolazione e del gradiente cromatico imposto dal marketing.
L’innato desiderio di raccogliere i frutti del proprio lavoro trova una concreta soddisfazione nella pratica della coltivazione dell’orto. Ricreare un angolo verde anche quando
gli spazi sono esigui, come nel caso del proprio giardino, piuttosto che sul terrazzo di
casa, fa risorgere l’entusiasmo e le emozioni della coltivazione, il piacere per la campagna, l’amore per la natura. Lo spirito che anima l’orticoltore alla ricerca di un cibo
ARREDO
genuino, più sano e naturale, spinge a non abusare in prodotti antiparassitari. Per
GIARDINO
favorire il buon raccolto e la ricchezza dei sapori, la prima regola è l’acquisto di piantine di prima scelta, di coltivar frutto della cernita dei selezionatori delle migliori azienESEMPLARI
de operanti sul mercato. Fondamentale resta la corretta nutrizione delle piante con
PIANTE
concimi di qualità che ne favoriscono il rigoglio vegetativo come: Cifo concime azotaMEDITERRANEE to a cessione graduale Granverde con azoto di origine vegetale. L’attenzione oggi rivolta ai temi ambientali ha permesso la realizzazione di una vasta gemma di prodotti
E
ammendati, fertilizzanti, concimi, rispettosi della natura che risultano essere un ottimo
PALMIZI
supporto per l’orticoltore anche alle prime armi. L’orto, da sempre fonte di sostentamento naturale, è tornato ad essere non solo un hobby genuino, un’attività passatempo su cui scaricare le tensioni quotidiane, ma anche e soprattutto lo strumento più
idoneo alla condizione di una vita sana e salutare.
36
Campo de’ fiori
Associazione Italiana Afasici Onlus Regione Lazio
Il termine afasia indica la perdita totale o
parziale della funzione linguistica a seguito di lesione cerebrale prevalentemente
nell’emisfero sinistro. La causa più frequente è l’ictus cerebrale (il 40% dei casi
di ictus presenta afasia) ma esistono
anche altre cause (traumi cranici, tumori
cerebrali, etc.).
La persona afasica ha perduto la capacità
di comunicare normalmente: presenta un
insieme di disturbi di linguaggio che gli
impediscono di capire e di farsi capire
dagli altri come vorrebbe e come ha sempre fatto. Leggere, scrivere, conversare,
usare il telefono, seguire un programma
televisivo, chiamare per nome i propri figli:
sono solo alcune delle semplici cose di
ogni giorno che, all’improvviso, diventano
difficili o impossibili per uomini e donne
fino a quel momento perfettamente normali ed autosufficienti. La persona afasica
ha pertanto bisogno di un sostegno sia da
un punto di vista riabilitativo, fornito da
diverse figure professionali, che da un
punto di vista umano da parte di coloro
che ne condividono la quotidianità.
Le difficoltà di comunicazione costituiscono una fonte di grave disagio psicologico
non solo per chi ne è affetto ma anche per
i familiari. La perdita dell’uso dl linguaggio
viene vissuta dalla persona afasica come
una catastrofe psicologica e sociale per sé
e per la famiglia in quanto colpisce la
dimensione fondamentale della comunicazione/relazione. In questa ottica l’afasia
non riguarda solo chi ne è colpito direttamente, ma l’intera rete sociale che circonda la persona.
A sostegno delle persone afasiche e dei
loro famigliari è presente nel territorio
laziale l’ A.IT.A ONLUS Regione Lazio.
NATI
L’A.IT.A. (Associazione Italiana Afasici) è
una ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa
e di Utilità Sociale), pertanto persegue
scopi esclusivamente di solidarietà sociale,
in favore delle persone afasiche, ed è indipendente da ogni movimento politico, da
ogni organizzazione sindacale e da ogni
organizzazione religiosa. L’associazione ha
come scopo lo svolgimento di attività in
uno o più dei seguenti settori:
- sollecitare assistenza sociale e socio sanitaria; - istruzione; - formazione; - tutela
dei diritti civili.
Svolge inoltre attività di sensibilizzazione
ed informazione del pubblico e collaborazione con gli organi istituzionali ed altri
enti inerenti i propri scopi sociali.
L’A.IT.A. si propone di portare all’attenzione dell’opinione pubblica le problematiche
dei pazienti afasici e le relative possibilità
riabilitative e terapeutiche.
Per informazioni rivolgersi a: Fondazione
Santa Lucia, I.R.C.C.S., via Ardeatina 354,
00179 Roma. Presidente: Prof.ssa Carmela
Razzano – Tel. 06/51501530
DECEDUTI
Corchiano
Corchiano
11.01.2008 Federica Prosperi - 15.01.2008 Matteo Gentili
25.01.2008 Andrea Ciriola - 25.01.2008 Daniele Ferri
02.02.2008 Lorenzo Boldrini
05.02.2008 Alexandru Valentino Lazar
12.02.2008 Marcu Gabriel Ticudean
19.02.2008 Nicolò Fioretti
27.02.2008 Gabriel Toma - 13.03.2008 Emanuele Stefani
16.03.2008 Francesca Di Dio
25.03.2008 Khadaija Noor Iftikhar
29.03.2008 Cristian Ion - 30.03.2008 Giada Crescenzi
03.04.2008 Lorenzo Rizzi
11.01.2008 Fidalma Cioccolini
11.01.2008 Fausta Contigliozzi
11.01.2008 Pierina Corbucci
11.01.2008 Fiorella Pieralisi
14.01.2008 Romano Achille
21.01.2008 Carlo Ermini
17.02.2008 Annunziata Orlandi
06.03.2008 Renzo Fabbrucci
14.03.2008 Preziosa Forti
22.03.2008 Giuseppe Magrini
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Campo de’ fiori
Inchiesta di Campo de’ fiori e del C.I.S.P.R.A. Centro Italiano Pranoterapeuti
UOMINI E SPIRITUALITA’
Una ricerca tra verità e leggenda - sacralità millenaria di Gaetano Grasso
pranoterapeuta - parapsicologo
CARTOMANZIA E
VEGGENZA
… Abbiamo visto come ogni facoltà dell’essere appartenga alla magia, ma non è la
magia. La veggenza è una facoltà che si
sviluppa, particolarmente, in coloro che
intraprendono la via della conoscenza, e
che li aiuta in questo cammino.
Spesso essa viene usata come “strumento” per aiutare, consigliare, prevenire, guidare coloro che ne hanno bisogno, ricavandone così il giusto compenso (G.
Cristo- il lavoratore è degno della sua mercede). La veggenza è una facoltà estremamente complessa e delicata, e non tutti
quelli che si dichiarano veggenti lo sono
veramente.
Spesso il veggente si avvale di “strumenti”
come il pendolo, la sfera, la geomanzia, la
piromanzia, la cartomanzia… già la cartomanzia, tanto diffusa, usata e bistrattata,
arrivata oggi ad un uso così popolare ma
altrettanto confuso. Pochi, infatti, sanno,
parlando dei tarocchi, dove hanno avuto
origine ed il reale, profondo senso degli
stessi.
C’è da dire che esiste un numero veramente alto di versioni dei tarocchi. I tarocchi, in effetti, sono soli i 22 arcani maggiori
originariamente chiamate “lame di Toth”
(dio egizio della conoscenza).
Queste 22 lame rappresentano tutti gli
stati di coscienza e di sviluppo dell’essere,
nonché le varie condizioni e prove che l’anima-uomo deve affrontare prima di arrivare al risveglio e, quindi, alla liberazione
o salvezza.
continua sul prossimo numero...
Chi ha domande da fare, chiedere chiarimenti o consigli, può scrivere in redazione… risponderemo a tutti.
Chi vuole può anche raccontare il suo problema o l’esperienza vissuta.
Previsioni astrologiche generali per il mese di Maggio 2008
ARIETE: Il mese si presenta, per usare un termine musicale, vivace andante e direi piuttosto in positivo, ritroverai la fiducia in te stesso, l’amore è in ascesa. Notti piuttosto passionali, ma anche il lavoro è in positivo.
TORO: Il mese è piuttosto fastidioso, anche per colpa degli egoismi di coloro che ti circondano. Non dare troppa importanza alle “punzecchiate”, concentrati sul lavoro. Per fine mese arriva qualche soddisfazione, l’amore non delude.
GEMELLI: Ostacoli, impedimenti e fastidi stanno per finire, si preannuncia un grosso cambiamento, cerca di cogliere al volo le occasioni. Ti trascini ancora vecchie questioni familiari, non farne un dramma, guarda diritto davanti, il nuovo è in arrivo.
CANCRO: Novità amorose in arrivo, comunque è un mese positivo per l’amore, sia che chiudi vecchi strascichi, sia che accendi nuovi
fuochi. Anche nel lavoro ci sono ottime novità, sia lavoro autonomo che dipendente, fai crescere la tua autostima.
LEONE: Il mese è foriero di grosse quantità di energia che possono vederti smanioso. Cerca, invece, di controllarti e sii tollerante con
gli altri. L’amore si riaccende meravigliosamente, siate galanti ed un po’ romantici, ma non trascurate il lavoro. Siate attivi e guardinghi.
VERGINE: Qualche problema nel lavoro, ma non è importante, non dargli assolutamente peso, se si chiude una porta si apre un portone, abbi fede. L’amore richiede la tua attenzione, è una pianta delicata che va coltivata. Incontri con persone che non vedevi da tempo.
BILANCIA: In questo mese recupererai lucidità mentale ed equilibrio. Questa nuova luce ti spingerà a voli mentali, stai con i piedi a
terra. Molte le questioni che dovrai risolvere, si riaffacceranno vecchie questioni anche legali, ma nulla di preoccupante. I giovani sono
più favoriti.
SCORPIONE: Questo mese, non decisamente positivo, tenderà a bloccare le tue iniziative ed a far vacillare la fiducia in te stesso. Non
cascare in questo tranello, non è tutto negativo è solo un auto-inganno; l’amore ed il lavoro ci sono e sono in crescita, forse è colpa
della tua insoddisfazione.
SAGITTARIO: L’energia ed il vigore sono con te, sarai preso da una miriade di idee ed iniziative, ma non tutti sono pronti ad appoggiarti, per cui mira alla menti più importanti, altrimenti rischi di disperderti, e sprecare occasioni ed energia anche in amore.
CAPRICORNO: Scopri che le difficoltà hanno fatto emergere le tue capacità migliori, ora sei in grado di dare il via ai tuoi progetti. Ci
saranno incontri importanti, e l’inizio di una storia vera; occhio alla dieta.
ACQUARIO: Mese piuttosto “temporalesco” in ogni senso, conviene fare buon viso a cattivo gioco. Non è facile farsi capire ma tu tiri
dritto per la tua strada, il mese passa ed i contrasti si allontanano. Occhio ai nervi.
PESCI: Le delusioni in amore vanno trattate con giudizio, non farti stravolgere, anche in famiglia è facile essere delusi, ma è solo un
momento; anche nel lavoro la stasi è solo momentanea, l’amore è il tuo rifugio ed è vincente, non farti ingannare dalle apparenze.
di Riccardo Consoli
...continua dal numero 48
In tal modo, con Bands di quasi professionisti che proponevano la loro musica in
ogni occasione e le Bands formate da
dilettanti che una musica assai simile eseguivano un pò dovunque, ebbe origine
una tradizione che, del Jazz aveva le caratteristiche fondamentali infatti, le peculiari
caratteristiche della musica Jazz, hanno la
loro vera origine nella organizzazione
democratica dei gruppi di New Orleans i
quali, pur facendo perno sul solista, non
avrebbero mai potuto esprimersi appieno
senza l’armonico apporto di tutti i componenti la Band. Il Jazz venne originariamente suonato da gente povera che proponeva ad altri poveri ciò che tutti, musicisti ed
ascoltatori, volevano sentire e si sviluppò
nella città del Delta nelle povere case di
piacere, ma anche in quelle che offrivano
un ambiente lussuoso e donne giovani, in
alcuni casi giovanissime, ai ricchi borghesi
bianchi, neri o creoli alla ricerca di forti
sensazioni.
Il proliferare di queste case di piacere
impose la necessità della salvaguardia di
quegli stabili di civile abitazione situati,
molto spesso, in posizione confinante,
determinando la prima forzata diaspora
all’interno dei confini della città; case,
tenutarie, signorine e musicisti vennero
ben presto confinati in un quartiere ghetto
al quale sarebbe stato attribuito il nome di
Storyville derivato da quello di Sidney
Story, un consigliere comunale a cui si
deve l’ordinanza relativa alla creazione di
quel quartiere che sarebbe divenuto in
breve tempo più di un simbolo, un mito
che costituisce parte integrante della
Storia del Jazz.
Storyville quartiere a luci rosse, che si
apriva a ridosso del Vieux Carrè e che per
venti anni fu la capitale del vizio in
America, aveva una superficie che comprendeva ben trentotto isolati le cui principali strade si chiamavano Iberville,
Bienville, Franklin, Liberty e la più famosa
di tutte ovvero Basin Street. I locali e le
case di Storyville furono le vere incubatrici
del Jazz, si suonava dovunque, nei bordelli più o meno eleganti dove però ci si limitava ad assumere un solo pianista o al più
un trio, nei cabarets e nelle sale da ballo,
dove agivano di solito complessi di sette o
otto elementi, una o due cornette, un
saxofono, una tromba, un pianoforte, un
clarinetto, un trombone cioè gli strumenti
principe di una Brass Band ai quali si poteva aggiungere un violino, un banjo, una
chitarra o un contrabbasso. La contessa
Willie Piazza fu la prima tenutaria ad avere
l’idea di assumere un pianista nella sua
Maison e così si avvalse dei servigi del c.d.
Professor il più celebre dei quali fu il leggendario Tony Jackson che era di casa
anche da Lulu White detta Mary, una delle
più ricche tenutarie nere che, successivamente soppiantato da Jelly Roll Morton,
rallegrava i clienti in attesa o in conversazione proponendo Blues o
Rag-time a seconda dell’ora
o della situazione. A New
Orleans fluivano le note di
Street Walzer Blues - il blues
della prostituta, o di
GinHouse Blues - il blues
della casa del gin, ma anche
Coal Cart Blues - il blues del
carretto di cartone o di
Washwoman Blues - il blues
della lavandaia musica,
insomma, che rappresentava
il coacervo del mondo cittadino povero del quale cantava
le poche gioie e i ben più diffusi dolori ed
è proprio per questo che New Orleans fu
individuata come la patria del Jazz, anziché collocarla a Saint Louis dove era nato
il Rag-time oppure a Memphis dove si
ascoltava tanto Jazz quanto se ne ascoltava nella più celebre Basin Street della
stessa New Orleans. Paradossalmente non
fu ne un negro ne un creolo a costituire la
prima Jazz Band - tromba, trombone, clarinetto, contrabbasso e batteria, il cui
modello verrà seguito per lunghi anni,
bensì Papa Jack Laine, un batterista bianco nato a New Orleans nel 1873, la sua
prima formazione nasce nel 1903 e suona
Rag-time quindi nel 1905 costituisce la
Reliance Brass Band nella quale si esibiscono Yellow Nunez al clarinetto, Dave
Perkins al trombone, Johnny Lala e Manuel
Marlow alla cornetta e lui, Papa Jack Laine
alla batteria. Quasi tutti i musicisti bianchi
suonarono in questa orchestra, i fratelli
Brunies, Charlie Stalebread, il pianista
Henry Ragas, il trombettista Eddie
Edwards e molti altri, ma molti altre orchestre intorno all’anno 1910 suonarono a
New Orleans, una di queste fu quella di
Tom Brown che debuttò nel 1913 con il
nome di Tom Brown’s Band from Dixieland
per passare nel 1915 a quello di Lamb’s
Cafè di Chicago. Un cronista dell’epoca
riferisce che da Chicago venne a New
Orleans tale Harry James, omonimo del
famoso trombettista della Swing Era, per
ingaggiare una Orchestra Dixieland che
potesse suonare nel famoso Booster Club
di quella città questi, nel cuore di Storyville
reperì un trio costituito dal clarinettista
Alcide Yellow Nunez, dal pianista Henry
Ragas e dal batterista Johnny Stein; Harry
James, però era alla ricerca non un trio
bensì un quintetto e, poiché Johnny Stein
non volle partire per Chicago, il gruppo
venne completato con la batteria di Tony
Sbarbato, con il trombone di Eddie
Edwards e con la cornetta di Nick LaRocca,
nasceva la Original Dixieland Jazz Ban
della quale ci occuperemo in altra sede.
Fin dalle sue origini il Jazz di New Orleans,
fu figlio di matrimoni misti e se è vero che
molti musicisti neri dettero il loro insostituibile contributo, è pur vero che al suo
successo contribuirono anche molti musicisti creoli come Alphonse Picou, Sidney
Bechet, Albert Nocholas, Barney Bigard,
Honorè Dutrey, Johnny St-Cyr e tanti altri,
primo fra tutti, naturalmente Jelly Roll
Morton che si preoccupò sempre di precisare che egli era un creolo e non un afro
americano.
continua sul prossimo numero...
41
Campo de’ fiori
Come ogni anno l’Okinawa Sporting Club
si conferma come una delle migliori
società’ d’italia, affermandosi di nuovo
con eccellenti risultati. Grande la soddisfazione
del
Direttore
Tecnico
(M°Mercuri Carlo) e dei suoi collaboratori (Ist.Mercuri Fabio & Mercuri Roberta).
Di seguito i risultati ottenuti dagli allievi.
CAMPIONATI ITALIANI 2008
(Cervia il 5/6 aprile) Risultati Kata:
Sestili Andrea (campione Italiano);
Racovita Cosmin (2° Classificato);
Filippelli Fabio (3° Classificato); Imperio
Gianmaria (3°Classificato).
Risultati Kumite:
Racovita Cosmin (Campione Italiano);
Vastarella
Nicola
(2°Classificato);
Bernardi Gianluca (3°Classificato);
Imperio Gianmaria (3°Classificato).
CAMPIONATI REGIONALI PREAGONISTI
(Ariccia 30 Marzo).Risultati Kata:
Cavalieri Ginevra (1°Classificata);
Febbi Daniel(1° Classificato);
D’Addario Pietro (2° Classificato);
DeFedericis Alessia (2° Classificata);
Sansonetti Giulia(2° Classificata);
Batik Hariz (3°Classificato).
Risultati Kumite:
Sansonetti Simone (1° Classificato);
Cavalieri Ginevra (2° Classificata);
Dafedericis Alessia(2° Classificata);
Accettone Michela(3° Classificata);
Baltik Hariz(3°Classificato);
D’addario Pietro (3° Classificato).
Fasi della Gara di Kumite
I piccoli Karateka dell’Okinawa
42
Campo de’ fiori
Tantissimi auguri
Tanti auguri di Buon
a Veronica
Compleanno a Federico
Gomiero che il 2
Anselmi che ha compiuto
Maggio compie
gli anni il 20 Aprile, dalla
18 anni.
mamma, il papà, la sorella
Le auguriamo
Cecilia, i parenti e la redache la vita le
zione di Campo de’ fiori.
riservi solo
momenti felici.
Con cuore,
mamma, papà e
Lorenzo.
Tantissimi auguri alla piccola Lucrezia Fabrizi
che compie 2 anni il 28 Aprile, da mamma,
papà, il fratellino Lorenzo, i nonni e gli zii.
Tanti auguri a
Maurizio e
Federica
Casadidio che
compiono 18
anni l’ 8 Maggio,
da mamma, i
Tanti auguri a Andrea
fratelli e i
Pantani che l’11
Maggio compie 1 anno nipotini Matteo,
Marzio, Giulia e
dalla
Chiara.
sorellina Chiara,
i genitori, i nonni, gli
zii e tutti i parenti.
Tanti auguri al nostro magnifico
papà Giovanni Longo che ha compiuto gli anni il 9 Aprile, da
Sara, Martina e Lory.
Tanti auguri a
Mauro Ferrelli e
Gianna Chiossi che il 20 Marzo hanno
festeggiato 25 anni di matrimonio, dai
figli Stefano, Dario e Anna Maria.
Tanti auguri alla piccola Matilde che ha
compiuto il suo primo
anno il 6 Aprile, da
Sara, Martina,
zia Lory e zio
Giovanni.
Gli auguri più sinceri sono
quelli fatti col cuore… gli
auguri più belli sono quelli
che ricevi dalle persone
speciali… spero che i nostri
siano quelli più belli ma
sicuramente sono quelli più
sinceri. Tanti auguri a
Claudia che l‘ 11 Aprile ha
compiuto 18 anni. Baci
Flavia, Simona, Alessia,
Andrea, Marco e Chiara.
43
Campo de’ fiori
Tantissimi auguri a Mario e
Clelia Sberna che il 7 Febbraio
hanno festeggiato 60 anni di
matrimonio, dai figli Roberto e
Marcello, dalle nuore e i nipoti.
Tanti auguri a
Addolorata Pantaleo
che ha compiuto gli
anni il 24 Marzo, da
Assunta, Maria,
Claudio, Lory,
Margherita e Franco e
tutti quelli che la
conoscono.
Nonostante questo compleanno,
per te il tempo
non passa.
Tanti auguri a
nonna Anna per i
suoi 70 anni dai
nipoti Serena,
Mirko e Luca.
Buon
Compleanno
a Nicolò
Nucci che il
14 Aprile ha
compiuto 6
anni. Auguri
dai genitori,
i nonni ed un
bacio dalla
sorellina
Beatrice.
Roberto saluta gli amici Luciano e
Fabio del Borgo e in particolare
Mauro.
Un affettuoso abbraccio ed i nostri
più cari auguri a te, mamma, che il 2
aprile hai festeggiato il compleanno.
Da Andrea, Stefania, Sergio, Laura,
e dai nipoti Luca e Giulia
Tantissimi auguri
a Mirko Ceccani
che il 23 Aprile
ha compiuto 9
anni, da mamma,
papà, i nonni, gli
zii, e le zie.
Alla nostra cara
zia Cinzia che il
25 Aprile ha
festeggiato il
suo compleanno
dai tuoi affezionatissimi nipoti:
Susanna,
Giovanni, Diego
e Simeone.
Ti vogliamo un mondo di bene! Sei mitica!
Tanti auguri a Simona
Tomei che il 20 Aprile
ha compiuto gli anni e
il 13 Maggio diventerà
mamma per la 2° volta
regalandoci un bel
maschietto.
Auguri a Barbara De
Rinaldis che compie gli
anni il 28 Aprile, da
mamma, papà, i fratelli
Emiliano e Alessandro, le
cognate Francesca e Silvia
e Roberto.
Auguri a Barbara per i suoi
29 anni dai pionieri della
Croce Rossa di Civita
Castellana.
44
Campo de’ fiori
Tanti auguri per
una vita piena di
gioie e felicità a
Emma
Giambartolomei,
dai nonni Sandro
e Maria Teresa.
Ylenia, Beatrice, Andrea,
Daniela, Cristina e Marco
si uniscono alla felicità di
Giuseppe e Maria Pia per
augurargli un buon 33°
Anniversario.
Alessandra
Caccetta
saluta
tutti gli
amichetti
della II° A
Don Bosco Francesca Piunti per i tuoi magnifici
ed in par- 13 anni che hai compiuto il 25 Aprile,
ticolare la
un abbraccio pieno d’amore e un
maestra
mondo di auguroni dalla tua nonna e
Piera.
da tutta la famiglia.
Un bacio ad Alessandra da parte
del papà Roberto.
SORPRESA!!!
Un bacione da Roby.
Tantissimi auguri a Claudia Pignani
che ha compiuto il suo primo anno
il 21 Aprile, da mamma, papà, gli
zii e i nonni.
Tanti auguri a Peruzzi Sara che
il 25 Aprile ha compiuto 1 anno.
Auguri dal papà Luca e dalla
mamma Emanuela.
Tantissimi
auguri alla
mia
mamma
Antonella
e al mio
papà
Sergio che
il 23
Aprile hanno raggiunto un traguardo
importante … le nozze d’argento. Vi
voglio tanto bene, Silvia.
Tanti auguri di buon
compleanno a Sara e Stefano
che il 23 e il 30 Maggio
2008 compiranno
rispettivamente cinque e
sette anni. Con immenso
affetto, i nonni,
i genitori e gli zii.
Cari mamma Maria
e papà Nicola,
siamo orgogliosi di
festeggiare, il 28
Aprile, il vostro
50° anniversario di
matrimonio. Con
amore, i vostri figli
Adriana e
Domenico Di
Battista e famiglie.
Campo de’ fiori
Tanti auguri alla
piccola
Denise Iosca
che il 23
aprile ha compiuto
2 anni, da zio Lallo
zia Moia e mamma.
Che la vita ti sorrida
sempre,
piccola Beatrice, piccola
creatura meravigliosa
che hai rapito il nostro
cuore. Grazie a Fiorella
e a Marco per questo
dono prezioso, con
amore infinito Ziaia e
Zione.
45
Tanti auguri a Flora Iaffei di Roma che compie
gli anni il 29 Aprile, dalle figlie Roberta e
Rossella, i generi e i nipoti.
Tanti auguri di
buon compleanno a
Ginevra Lutrario
che ha compiuto 3
anni il 20 Aprile
dagli zii Mauro,
Antonella, Roberta,
Maurizio, Lorella e
Laura.
Auguri a Gustavino che il 14
Maggio festeggia il
compleanno, dalle figlie, i
generi, i nipoti e dalla moglie
Marisa. Auguri a Elio Mosca
di Bronzolo (BZ) che compie
gli anni il 7 Maggio, da Paola,
Franco, Carla e Gianni e dagli
zii Lanfranco e Marisa.
Buon compleanno a
Eugenia Cimarra che
il 19 Maggio compie
90 anni, dalle nipoti
Laura, Patrizia e tutti
quelli che le
vogliono bene.
Augurissimi !!!
Auguri di Buon compleanno
a Mario Domizi
per i suoi 94 anni
con grande affetto
da tutta la sua numerosa famiglia
A Edda e a
Eraldo
Bigarelli per
i loro 47 anni di matrimonio. Auguriamo di continuare a dissetarsi con il cocktail tra zaffiro
e oro fatto di amore, stima, rispetto, passione, dedizione ed un pizzico di frizzante! Dalla
figlia Maria Cristina, dal genero Alessandro e
dal nipotino Claudio.
Tanti auguri alla
dolce Francesca
Stella di Terni che il
4 Maggio riceve la
prima comunione,
dalla sorellina
Federica, i cuginetti
Leonardo e Filippo,
dai genitori, i nonni e
gli zii. Tanti baci e
auguri dagli amici di
Civita Castellana e
dalla piccola Giada.
46
Campo de’ fiori
Album d
Campo de’ fiori
Seconda Elementare Dante Alighieri di Fabrica di Roma, anno 1962 - foto del Sig. Massimo Ricci.
In alto da sx.Eraldo Mecarelli, Alberto Cencelli, Pietro Bedini, il maestro Angelo Capparella, Luciano Balzerano, Giulio Nardocci, Attilio Rossi,
Luigi Testa, Massimo Ricci. In basso da sx. Tonino Testa, Francesco Capparucci, Donato De Luca, Giorgio Giorgi, Alberto Ascenzi,
Augusto Francola, Francesco Mascagna, Roberto Giaquinto.
Campo de’ fiori
Civita Castellana 1957
foto scattata in
Via del Tiratore.
Da sx: Primo Rossi,
Giampiero Civilotti,
Patrizia Fantera,
la piccola Luciana
Caprioli, Franco
Caprioli
Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere
47
Campo de’ fiori
dei ricordi
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma 1969 - La prima Comunione - foto della signora Giovanna Chiossi.
In alto da sx: Rosita Bragoni, Maria Silvagni, Isa Pedica, Sonia Anselmi, Rosita Cosimi, Maria Giacinta Malatesta, Maria Grazia Mattioli,
Don Mario. In basso da sx: Marisa Cencelli, Maria Lucia Ceccarelli, Sandra Iannoni, Rosina Cesari, Eleonora Capitoni, Giavanna Chiossi,
Gisella Pedica, Antonella Volutelli, Rina Alessi.
Corchiano
Da sx: Alfio Ernoni, Pietro Piergentili, Gina
Rita, Loredana Montanini, Morena Mechelli,
Suor Angela Squadrone
In basso da sx: Anna Grazia Sberna, Franca
Crescenzi, Lorella Lucchesi, Gorizia Rosati
Campo de’ fiori
e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite.
48
Campo de’ fiori
Album d
Campo de’ fiori
Primi anni ‘70 - Ristorante Zeppolicchio a Fabrica di Roma. Da sinistra: Franco Pucci, Massimo Capitoni, Andrea Pacelli, Dino Di Pietro,
Fabio Torre, Vittorio Del Bianco (cameriere), Carlo Salvi, Ercole Ottaviani
1955 - Sala Cicuti - Civita Castellana
Da sx: Anna Angeletti, Francesco Stotani, Luciana Angeletti,
Enzo Brunelli, Plinio Zenoni, Vincenzo Del Frate, Renzo
Angeletti
Campo de’ fiori
49
dei ricordi
Campo de’ fiori
5° elementare anno 1963/64 di Fabrica di Roma - Maestra Laura Ricci Bartolocci- foto Franco Sciarrini.
In piedi da sx: Postiglione, Eugenio Antonio Silvagni, Giuseppe Testa, Massimo Capitoni, Pierluigi Grandi, Maurizio Ponti, Franco Sciarrini,
Roberto Navalisi. In basso da sx: Marisa Anselmi, Capuano, Laura Pierantonelli, Rossana Ascenzi, Rita Baldassi, Rodolfo Ercoli.
Civita Castellana scuola materna 1960 foto della Sig.ra Laura Primanni
Campo de’ fiori
50
No country for old
men. USA, 2007.
Thriller;
Genere:
regia: Ethan Coen,
Joel Coen; interpreti: Josh Brolin,
Tommy Lee Jones,
Woody Harrelson,
Javier
Bardem,
Stephen Root, Kelly
di
MacDonald, Beth
M. Cristina Caponi
Grant, James Brolin, Barry Corbin, Jason Douglas,
Garret Dillahunt; soggetto: Cormac
McCarthy; sceneggiatura: Ethan Coen,
Joel Coen; fotografia: Roger Deakins;
musica: Carter Burwell; costumi: Mary
Zophres; produzione: distribuzione:
Universal Picture; durata: 122 minuti.
L’Ovest dei fratelli Ethan e Joel Coen è
una terra assolutamente inospitale, arsa
dal sole torrido e accarezzata da un vento
sferzante. Ma, soprattutto, brulica di cadaveri di narcotrafficanti messicani. Altro che
eden incontaminato; piuttosto, una marcia
landa desertica, in cui il Male assoluto
macina senza sosta vittime più o meno
innocenti e si avvale, per tale compito, di
una sorta d’angelo sterminatore. Come
sentenzia uno dei personaggi, “non si può
fermare quello che sta per arrivare”. Si
tratta di un flagello paragonabile soltanto
alla peste bubbonica e risponde al nome di
Anton Chigurh (un luciferino Javier
Bardem). E’ un assassino nato, un natural born killer, con una voce spaventosamente cavernosa e un taglio di capelli
improponibile, che, a malapena, cela uno
sguardo del tutto inespressivo. Auguratevi
di non trovarvelo mai in mezzo ai piedi sul
vostro cammino; deciderà della vostra vita
lanciando in aria una monetina e, a seconda che esca testa o croce, la vostra esistenza sarà irrevocabilmente segnata. La
sua arma preferita: una bombola d’aria
compressa collegata ad un tubo al cui termine c’è una pistola da macello. In simile
killer incapperà un reduce dal Vietnam,
tale Llewelyn Moss (Josh Brolin), entrato
per caso in possesso di una valigetta contenente due milioni di dollari, da lui sottratta sulla scena di un regolamento di
conti fra trafficanti di droga. Ma Anton
Campo de’ fiori
NON E’ UN PAESE PER VECCHI
Chigurh non sarà l’unico a seguire le tracce del veterano di guerra. Per ragioni opposte, gli starà
alle costole anche l’attempato
sceriffo Bell (Tommy Lee
Jones), convinto di poter salvare Moss da chi lo tallona.
Tratto dall’omonimo romanzo
(pubblicato in Italia dalla casa
editrice Einaudi) del premio
Pulitzer Corman McCarthy,
Non è un paese per vecchi è
stato candidato addirittura ad
otto Oscar e, alla fine, è riuscito
a portare a casa ben quattro statuette:
miglior film, regia, attore non protagonista
e sceneggiatura non originale. Veramente
un colpaccio per i “Coen brothers”, che si
riscattano alla grande dopo due opere
decisamente minori come Prima ti sposo
poi ti rovino e Ladykillers. Certo, si deve
ammettere che, in fondo, quest’anno si è
trattata di una competizione poco ardua,
dal momento che due dei migliori film
della stagione, quali Into the wild di Sean
Penn e Across the universe di Julie
Taymor, non hanno avuto alcuna nomination. Un vero e proprio mistero la loro
assenza agli Oscar… Bando alle polemiche,
per onestà, bisogna ammettere che la
maestria degli autori si è concentrata più
sulla forma che sul contenuto. Suggestive
le atmosfere, ottima la fotografia di Roger
Deakins, interessante il montaggio; ma,
a parte tutto ciò, il ritmo non riesce a tenere il passo e la pellicola
diviene a tratti mortalmente
ripetitiva. Colpa, a volte,
anche di un’azione drammatica ripetutamente interrotta per far posto a calligrafici esercizi di stile o a
dialoghi filosofici, spesso,
assolutamente
inutili.
Minimale l’uso della musica,
condensata in poche sonorità sottotono. Indiscussa la
bravura del tris d’attori, su
tutti uno straordinario Tommy Lee
Jones. Tuttavia, il suo personaggio rimane una figura incessantemente sfumata e
appena abbozzata. Intrigante, al contrario,
la commistione di vari generi cinematografici, per cui in Non è un paese per vecchi
si spazia dal western classico al thriller, dal
road movie al dramma, con, magari, un
pizzico di commedia nera (l’umorismo
macabro è da sempre il loro marchio di
fabbrica). Per tale ibridità di fondo, più di
un critico lo ha giustamente accostato ad
un altro classico dei Coen, ovvero Fargo,
datato 1996.
Per il cinema hollywoodiano attuale, tutto
teso a rincorrere guadagni facili con
improbabili sequel di saghe epiche o con
remake di cui non si sente per nulla la
necessità, quest’opera ha il sapore di un
autentico prodotto artigianale, seppure
imperfetto.
Campo de’ fiori
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51
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Castellana (VT) oppure mandate un Fax al n. 0761.513117 o
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Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Maggio 2008
4 Maggio - Farmacia Filizzola C.so B.Buozzi
11 Maggio - Farmacia Versace Sassacci - Farmacia Municipale Via Ferretti
18 Maggio - Farmacia Municipale Via Santa Felicissima
25 Maggio - Farmacia Filizzola
Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi di Maggio 2008
4 Maggio - Farmacia Liberati di Fabrica di Roma
11 Maggio - Farmacia Sangiorgi di Corchiano
Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Aprile 2008
01 Maggio - Esso Via Flaminia - Agip Via Belvedere Faleri
04 Maggio - Esso Via Flaminia - Erg Via Nepesina - Q8 Via Terni
11 Maggio - Tamoil Via Flaminia - IP Variante Nepesina - Total Via Terni
18 Maggio - Agip Borghetto - Enerpetroli SP 311 Nepesina
25 Maggio - Schell Via Flaminia - Api Via Corchiano
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52
Campo de’ fiori
CHIESA DI SAN GIULIANO
sita in FALERIA provincia di Viterbo
Compilatore scheda didattica: Debora
Riganelli, Carolina Mancini e Silvia
Palamides
Docente: arch. Massimo Cirioni
Questo è un nuovo lavoro realizzato nell’anno scolastico 2007/08 da studenti della
classe 4^ B dell’Istituto d’Arte “Ulderico
Ridossi” di Civita Castellana, ad indirizzo
Beni Culturali.
La seguente scheda riguarda la Chiesa di
San Giuliano a Faleria, è stata redatta dagli
studenti Debora Riganelli, Carolina Mancini
e Silvia Palamides, sotto la guida del prof.
Massimo Cirioni nell’ambito della disciplina “Catalogazione dei beni Culturali”.
Notizie storico critiche: Il primo impianto
della Chiesa risale probabilmente al secolo
XII,. di cui oggi rimangono i possenti muri
perimetrali visibili esternamente, dove
sono riconoscibili tasselli di marmo lavorato provenienti probabilmente da monumenti di epoca romana ed utilizzati come
materiale di spoglio a fini decorativi.
Vari indizi fanno ritenere che i primi originari protettori del paese furono gli apostoli Pietro e Paolo, dei quali fu conservata
memoria nella chiesa fino al XVII secolo
con la realizzazione di un altare in loro
onore.
Entrando dalla porta principale, nello spazio chiuso creato dalla costruzione del
Coro, si può vedere un Rosone realizzato
con pietre colorate.
E’ possibile ipotizzare che esso sia stato
eseguito insieme al pavimento da marmorari romani riconducibili alla famiglia
Planimetria della chiesa
Cosmatesca che nello stesso
periodo realizzava quello del più
ricco Duomo di Civita Castellana.
Nel secolo XIV la chiesa fu totalmente ristrutturata, si realizzò la
conca absidale sull’area della
Sagrestia che venne rialzata
insieme con il pavimento
dell’Altare Maggiore e con la conseguente creazione nel piano sotterraneo di una Cripta. Della stessa epoca è la realizzazione della
prima facciata.
Ulteriori lavori furono apportati
all’impianto strutturale in questo
periodo: vennero chiuse alcune
finestre e furono erette le prime
due cappelle laterali, una dedicata a San Giuliano, proclamato poi
nuovo protettore di Stabbia (l’antica denominazione di Faleria) e
l’altra al SS. Salvatore, sull’altare
del quale poi, fu posto il prezioso
conosciuto.
dipinto di Salvatore Romano datato 1420.
trattadidiSan
una
chiesa adiFaleria
tipologia
basilicaNel secolo XVI fu eseguita l’ultima Veduta
impor-dellaSichiesa
Giuliano
dall’esterno
le a tre navate, la copertura nelle navate
tante trasformazione della chiesa, rinnovalaterali è realizzata con volte a crociera e
ta dal Conte Everso degli Anguillara, che
quella centrale con capriate in legno.
mutò l’ordine architettonico originario.
Il campanile romanico fu costruito nel
Furono chiuse tutte le finestre parietali ed
1504.
eretti quattro nuovi altari dedicati a: San
Iscrizioni-Lapidi-Stemmi-Graffiti: Ci sono
Girolamo, all’Annun-ciazione di Maria, a
stemmi araldici ai fianchi dell’Altare e al
S.S. Pietro e Paolo, trasferiti dall’altare
centro dell’affresco che rappresenta San
maggiore e a San Giovanni Battista.
Particolare segnalazione merita la cappella di san Giovanni
Battista sorretta da
colonne con capitelli
realizzati con marmo
pregiato da marmorari di buona levatura tecnica.
In questa cappella
della famiglia Anguillara sono ancora
oggi visibili gli stemmi araldici che documentano lo spirito
mistico di questi feuInterno della chiesa
datari.
Il quadro ad olio
Giovanni Battista insieme alla figura del
donato da Everso Anguillara e raffigurante
Cristo. Le iscrizioni sono situate sui portaSan Giovanni, di pregevole valore artistico
li in pietra bianca della chiesa: “TEe storico fu venduto nei primi anni del
O F. G R T I - E T - P T R - S C E N - A D 1900. Tra la fine del 1400 e gli inizi del
MCCCCLXXXVIII-MDIV-CO-AN-DOMINAN1500 furono costruiti i portali in travertino
TE” “A te offriamo noi Santesi Pietro e
che si inseriscono bene nella forzata autarGraziano nell’anno del Signore 1498 –
chia architettonica della facciata della
1504 sotto il dominio dei Conti Anguillara.”
chiesa.
Restauri: nel 1991 il Coro in legno, la paviLe dediche latine incise sui tre timpani dei
mentazione, ora in cotto e il colonnato.
suddetti portali a causa della loro estrema
Nel 1975 è stato riportato il soffitto della
semplificazione sono di difficile interpretanavata centrale alla forma originaria con le
zione.
capriate proprie dello stile romanico.
Il nome dell’architetto che la costruì non è
53
Campo de’ fiori
Ecologia e Ambiente
Quante persone soffrono di allergie alimentari o ambientali?
di Giovanni Francola
Sono circa 80 milioni di persone in tutta
Europa affette da allergie.
Soltanto in Italia il 26% della popolazione
è vittima di qualche forma di allergia alimentare (cioè da frumento, latte, arachidi,
albume) o ambientale (pollini, acari,
metalli, profumi, cosmetici, punture di
insetti e fumo). Si possono verificare
anche allergie a dei farmaci come antibiotici e anestetici.
Sempre restando nel nostro paese, un
bambino su tre è affetto da allergie. Da
diversi studi effettuati, emergono dati interessanti: più del 15% dei casi di asma
pediatrico sarebbe da attribuire al fumo
passivo, infatti i bambini asmatici spesso
sono figli di fumatori. Ma altri fattori possono aumentare tale rischi, ad esempio
case molto umide o molto calde possono
favorire la formazione di muffe o di acari,
che certo non sono un toccasana per la
nostra salute.
Un altro dato che incuriosisce è sapere che
bambini che vivono nei grandi centri urbani con alta densità di traffico veicolare,
sono molto più esposti ad allergie rispetto
ai bambini che vivono in ambienti rurali;
soprattutto se sono a contatto con animali domestici. Di certo c’è che, una volta
individuato l’allergene, cioè la sostanza
che scatena la reazione allergica, l’accorgimento maggiore è quello di starne lontani,
ma ciò non sempre è possibile.
Con l’avvicinarsi della primavera, non è un
caso incontrare persone che starnutiscono
in continuazione o si stropicciano con insistenza gli occhi.
Per non parlare delle allergie alimentari,
pensate soltanto alla “celiachia”, cioè l’intolleranza al glutine e ad alcune sue componenti proteiche così dette “gliadine”, ne
soffre una persona su cento, ed ogni anno
circa 5000 sono le nuove diagnosi, questo
ovviamente nella sola Italia.
Ora mi chiedo: perché sempre più persone
soffrono di queste allergie?
In tutto questo c’è forse una connessione
con i così detti “OGM-CMG”?
Chi può dirlo, di certo c’è che quando si
cambia la biologia molecolare e cellulare di
ogni organismo, tali modifiche non sono
presenti in condizioni naturali.
Coloro che manipolano geneticamente sia
cibi che sementi, sono affiliati alle grandi
multinazionali delle biotecnologie, che
sostengono a gran voce che le modifiche
Info Pubb. 0761.513117
effettuate sono controllate, come pure
tutto il processo per ottenere tali risultati.
Affermare che è tutto sotto controllo è, a
parer mio, del tutto azzardato, primo perché i risultati che si ottengono in laboratorio possono essere ben diversi da quelli
che vengono applicati fuori, in un ambiente dove ad interagire sono ulteriori fattori
“non prevedibili”, secondo, è totalmente
impensabile controllare una situazione di
“modifica genetica”, nel tempo e nello spazio, senza che essa possa, in un qualsiasi
momento, sfuggire e trasformarsi in un
pericolo irreversibile per tutte le altre
forme di vita.
54
Campo de’ fiori
5 per mille...sorrisi!
Dopo poco più di due anni dalla prima
occasione, offertami da Campo de’ fiori, di
far conoscere la piccola associazione
benefica “Per un sorriso”, fondata da
una mia collega, con la quale da tempo
collaboro per il sostegno in loco di un
gruppo di bambini orfani in India (oltre ad
altre varie iniziative di sponsorizzazione,
tra cui un corso professionale di informatica per 10 ragazze rurali), torno a scrivere
su queste pagine per qualche importante
aggiornamento. “Per un sorriso”, poco più
di un anno fa, ha ottenuto lo status di
onlus ed è quindi diventata, ufficialmente
e a tutti gli effetti, un’associazione di
volontariato non a scopo di lucro,
iscritta all’albo regionale delle associazioni
di volontariato del Lazio, censite dal CESV.
Questa enorme conquista ci ha permesso,
tra le altre cose, di poter essere iscritti
nella lista dei beneficiari del 5 per mille
della dichiarazione dei redditi, che tutti
possono devolvere ad associazioni umanitarie. Inoltre, chiunque faccia donazioni,
anche minime, direttamente sul conto corrente di “Per un sorriso”, ha poi la possibilità di scaricare la somma donata, sempre
nella dichiarazione dei redditi, indicandola
come “donazione”. Due semplici modi per
aiutarci che non pesano nulla, ma che per
noi smuovono montagne! Nel 2007, nostro
primo anno di raccolta del 5 per mille,
abbiamo avuto ben oltre 130 adesioni e
nutriamo la speranza che quest’anno, e in
quelli a venire, il numero degli amici dei
bambini possa aumentare! Se visitate il
nostro sito (www.perunsorriso.org) trovate foto e notizie riguardanti la nostra attività; sarò comunque felice di poter rispondere anche a viva voce a ogni altra curiosità in merito.
Come scrissi a suo tempo, appena 15
euro sono la spesa totale mensile per la
vita e la dignità di un bambino.
Sin d’ora GRAZIE a chiunque vorrà aiutare
i bambini di “Per un sorriso”…
Roberto Lanzi: 347.25.767.24
[email protected] (scrivetemi per
ricevere la nostra mailing list)
Per un sorriso: www.perunsorriso.org
CF 97357350582 (da indicare per il 5 per mille)
c/c 1000/00001755 intestato a “Per un sorriso
onlus” presso Cassa di Risparmio di Padova, ag.
01565.
Cod Iban IT56B0622512154100000001755
Campo de’ fiori
RUBRICA MEDICA
55
Le vene varicose
Sono stata operata 15 anni fa di
vene
varicose
alla gamba destra, ora ho lo
stesso problema
a sinistra.
Il senso di peso
di sera alla gamba è fastidioso e
Dott. Fabio Cesare
talvolta ho cramCampanile
pi durante la
Specialista in chirurgia
notte. Non mi
generale
vorrei
operare
perché ricordo dolore e fastidi dell’intervento precedente.
Che alternative ho?
Cara signora,
Lei ricorda i fastidi del suo intervento ma
in 15 anni nel campo della flebologia sono
stati fatti passi da gigante e oggi possiamo
intervenire in modi assai diversi, riducendo
di molto i disagi.
L’evoluzione della ricerca dimostra che non
esiste un unico intervento per tutti i casi,
poiché non tutte le varici sono uguali, e
per dare una risposta a una domanda
come la Sua è indispensabile uno scrupoloso approfondimento diagnostico mirato a
definire la strategia terapeutica più adeguata ad ogni singolo caso.
Solo così si potrà individuare il miglior trattamento per quel particolare paziente: a
volte, infatti, una operazione non è necessaria, oppure si può risolvere la situazione
con un intervento poco o niente affatto
demolitivo.
Le vene delle gambe sono disegnate per
riportare il sangue dai piedi verso l’alto;
per far ciò hanno al loro interno un sistema di valvole che permette al sangue di
scorrere in una sola direzione, impedendone, al contrario, il percorso dall’alto verso
il basso.
Alla base dell’insorgenza delle varici c’é
generalmente il malfunzionamento di una
o più di queste valvole.
I moderni apparecchi ecografici ci consentono di vedere e studiare accuratamente
queste strutture (se l’esame è condotto
con tempo ed attenzione).
Solo constatando che l’intero apparato valvolare della safena è danneggiato, non
avremo altra scelta che
asportare l’intera vena.
Spesso però siamo in
grado di stabilire che solo
alcune valvole sono interessate, mentre il resto è
funzionante, o addirittura
che il problema risiede solo
nella prima valvola della
safena, all’inguine.
Le più aggiornate tecniche
chirurgiche
consentono
allora, in mani esperte, di
asportare solo il tratto di
vena coinvolto (“stripping
corto”) o addirittura di
riparare la valvola non funzionante (“valvuloplastica”) risparmiando la vena.
In selezionati casi poi uno
speciale laser ci consente
di chiudere la vena dall’interno (“termoablazione laser”) senza neppure la piccola
incisione inguinale.
Ho citato solo alcune delle possibilità terapeutiche a disposizione, è utile però sottolineare che il nostro sforzo è quello di individuare l’intervento meno invasivo e
meglio tollerato dal paziente che dia però
adeguate garanzie di guarigione; è infatti
evidentemente diverso subire l’asportazione dell’intera vena, con molte incisioni su
tutta la gamba, oppure essere trattati con
l’asportazione di breve tratto di vena sulla
coscia o perfino, con la riparazione della
sola valvola con un piccolo taglio all’inguine.
ping o stripping per invaginazione) messe
a punto proprio per risolvere questi problemi.
Al termine di questa breve carrellata di
opzioni Lei comprenderà che di opportunità ce ne sono molte; e sta al chirurgo
vagliarle dopo uno studio attento della Sua
particolare situazione.
La nostra tendenza ad essere meno invasivi poi, non si limita ad applicare interventi meno demolitivi.
Anche quando non c’é altra strada che
quella di ricorrere alla asportazione dell’intera vena safena le odierne raffinate tecniche chirurgiche possono far scomparire
molti fastidi; ad esempio i disagi e il dolore relativi alle suture sulla gamba possono
essere eliminati con una tecnica che evita
le incisioni asportando le vene collaterali
con piccoli fori sostanzialmente invisibili
che non richiedono punti di sutura e non
sono dolorosi; le parestesie (formicolii)
possono essere minimizzati ricorrendo a
particolari tecniche di intervento (pin strip-
INDIRIZZATE LE VOSTRE DOMANDE AI MEDICI SPECIALISTI CHE COLLABORANO A QUESTA RUBRICA DIRETTAMENTE PRESSO LA NOSTRA REDAZIONE, Piazza della Liberazione n. 2 - 01033
Civita Castellana (VT) - Tel/Fax: 0761.513117
o per e-mail: [email protected]
56
Campo de’ fiori
SINDONE, IL SEGNO DEL NOSTRO TEMPO
(seconda parte)
a cura della Prof.ssa
Maria Cristina Bigarelli
Maestà, Serenità emanano
dal Volto! Laddove c’è il
Mistero, c’è la fede!
La scienza come ausilio
per rivelare la storicità
della sofferenza...
...e del dolore
patito dall’Uomo
della Sindone. “...
il Verbo si è fatto
carne, è morto, è
risorto per la salvezza di tutti gli
uomini.”
Incontrare, ascoltare e parlare con il prof.
Alberto Di Giglio ci ha condotti passo dopo
passo a frantumare i dubbi e le perplessità
insinuati negli anni da alcuni intorno al lenzuolo che ha avvolto Gesù Cristo dopo essere stato calato dalla Croce e, quindi, deposto nel Sepolcro. Accompagnandoci all’interno dei segreti, del significato e delle peculiarità scientifiche, l’esperto della divulgazione
degli studi e delle osservazioni sulla Sindone
ci conferma l’autenticità dell’ oggetto, che
contenne il corpo senza vita del Figlio di Dio
e che fu testimone di un avvenimento unico
nel suo genere: il corpo martoriato di quel
Crocifisso (giustiziato secondo la crocifissione
romana andata in disuso alla fine del I secolo) è rimasto impresso su quel telo come mai
era accaduto prima. La Sindone, oggetto
archeologico più studiato al mondo (30/40
discipline con scienziati di estrazione cattolica, mormona, atea, ebrea ecc.), fu fotografata per la prima volta da Secondo Pia, rivelando l’immagine in positivo il 28 maggio 1898:
era stata da poco scoperta la fotografia! Se
guardiamo bene c’è qualcosa che rimanda al
negativo fotografico:in quella camera oscura
quella sera avviene un fenomeno del tutto
singolare per un’immagine come quella: il
bianco diventa nero e tutto ciò che era scuro
diventa bianco. Sotto lo sguardo stupito di
Secondo Pia, l’ immagine diventa negativo e
si rivela in questo suo segreto, conservato
per ben 19 secoli. Come mai una tale immagine dà un negativo fotografico? E’ La fotografia stessa che lo spiega nella sua peculiarità di scrittura attraverso la luce. Chissà !
Siamo autorizzati a pensare, a credere che
all’interno di quel sepolcro, nel buio, si sia
sprigionata una luce. Non c’è altra spiegazione! Guardando il volto possiamo osservare e
analizzare tanti elementi: gli occhi chiusi, il
naso con la cartilagine spezzata, un ematoma sulla guancia destra, un grumo di sangue
intorno alle labbra, alla bocca, la barba
insanguinata. Osservando il volto, secondo
Jackson, docente di comunicazioni sociali alla
Pontificia Lateranense di Roma, si tratta certamente di un ebreo, di un semita: lo si
deduce dalla lunghezza del naso, dalla pienezza del labbro inferiore e dalla vicinanza
degli occhi alla radice del naso. Claudio Sorge
annuncia che non solo Dio ha mandato suo
Figlio, ma pensando a noi uomini della civiltà
dell’immagine, ci ha procurato una fotografia, mostrandocela sorprendentemente dopo
tanto tempo come un tesoro nascosto.
Significative risultano le narrazioni dei
Vangeli: Gesù è stato flagellato, la Sindone ci
dice come è stato flagellato: 700 ferite inferte con fruste che scarnificavano il corpo.
Questa è la flagellazione: prendono forza le
parole del salmista: “ Sul mio dorso hanno
fatto lunghi solchi,…ho presentato il dorso ai
flagellatori”, è stato posto un casco di spine
(custodito a Nôtre Dame di Parigi dal quale
saranno prelevati campioni di polvere e
messi a confronto con i pollini del Sacro Telo)
che ha perforato vene ed arterie, provocando da 40 a 50 ferite. I segni del palo della
croce sono là su quel corpo… Se guardiamo
bene la Sindone, c’è proprio il nucleo centrale cristallizzato: “Patì sotto Ponzio Pilato, fu
crocifisso, morì, fu sepolto” e poi se incominciamo a intravedere un attimo la parte conclusiva di questo kerigma, con i puntini di
sospensione potremmo anche scorgere indizi
congrui con la tesi della Risurrezione. Studi
incrociati e concordi, di scienziati della Nasa
e statunitensi, con l’applicazione di software
particolari, hanno portato alla luce la profondità dell’immagine
della
Sindone,
cioè la tridimensionalità.
Una
radiazione, ci rivela il Professore,
non introdottasi
nella parte interna
degli interstizi del
tessuto, si è attenuata con il pasdai Savoia al successore
saggio dell’aria:
di Pietro
sotto il lenzuolo
viene a mancare la massa del corpo e, in
rispetto della legge di gravità, cade su se
stesso e mentre cade, questa misteriosa
immagine assume la sua forma, provocando
un cambiamento di stato. La
datazione implicita all’interno
del
lenzuolo
stesso è attribuibile al conio
di forma rotondeggiante sull’occhio
con
scritte
ricondutridimensionalità della
cibili al XVI
Sindone
anno di Tiberio
Cesare. All’altezza delle ginocchia e dei talloni è stato trovato un fango contenente l’ aragonite, un minerale misto alla calcite, presente nelle grotte di Gerusalemme, presso i
luoghi della crocifissione. Interessante è la
mappa storica che ci illustra dove la Sindone
ha soggiornato: a Chambery (uno dei luoghi
degli incendi che hanno tentato di lambire la
Sindone nei secoli) nella Savoia nel sud della
Francia dove nel 1878 S. Carlo Borromeo
sciolse un voto andando a piedi a visitare la
Sindone. Percorrendo a ritroso i luoghi la
ritroviamo dal 1353 al 1356 nel Nord della
Francia,
ancora
prima
in
Turchia,
Costantinopoli, Istambul, Gerusalemme.
Esiste un testo interessante che ci dice dove
era la Sindone dopo la quarta crociata, il
sacco di Costantinopoli del 1204. Dove è
stata la Sindone per 150 anni ? Ci sono molte
ipotesi: alcuni affermano che è stata presso i
Cavalieri Templari, In Inghilterra, altri con i
discendenti di Federico II, ma è più probabile che sia stata recuperata da S. Luigi IX, Re
di Francia. La Sindone risulterà essere alla
Saint Chapelle di Parigi nel 1247. I Savoia
saranno i suoi custodi per 530 anni dal 1458
al 1982 quando alla morte di Umberto II,
ritorna al Successore di Pietro. La Sindone
oggi è conservata nella cattedrale di Torino,
in una teca di cristallo e in acciaio, protetta
dall’ossigeno e dalla luce. “…o Signore,la Tua
passione contempliamo…” San Giovanni non
parla di sepoltura, ma parla di qualcosa di più
interessante: quando Pietro e Giovanni si
recano
al
Sepolcro,
lo
trovarono
vuoto,…videro e cedettero… se è vero che la
Sindone di cui parliamo è la stessa che
Govanni e Pietro trovarono nel sepolcro, certamente la conservarono. Allora il passaggio
dai Savoia al Successore di Pietro assume il
significato di dono all’umanità, di passaggio,
di ritorno, molto profondo, chiarificatore ed
eloquente. Secondo il calcolo delle probabilità applicato alla Sindone, studiando i metodi
di crocifissione dei Romani, leggendo i vangeli, raccogliendo i dati degli innumerevoli
studi interdisciplinari, si approda alla conclusione che l’Uomo della Sindone non possa
essere Gesù Cristo soltanto in relazione a
una sola possibilità su 200 miliardi. Un altro
studio interessantissimo del criminologo
Svizzero Direttore della scientifica di Zurigo,
Max Frei, che aveva una sua tecnica di indagine per catturare delle polveri attraverso
degli speciali nastri adesivi, ci informa di una
raccolta cospicua di una sessantina di pollini.
Si riuscì, così, a ricostruire quella che si chiama la cronogeografia; cioè la mappa delle
tappe della Sindone. Successivamente ristudiati da un botanico dell’università di
Gerusalemme, alla morte di Max Frei, gli
stessi pollini hanno dato modo di affermare
che, “alcuni di essi appartengono a piante
dell’area siro-palestinese e che vivono soltanto nel periodo primaverile”, durante il
quale morì Gesù Cristo. L’energia sconosciuta sviluppatasi nel corpo di Cristo ha permesso allo stesso di superare tutto quel sangue,
tutto quel dolore,tutto quel peccato del quale
si era fatto carico, attraversando il lino, risuscitando con tutto il corpo, trasformandosi,
vincendo la morte, trionfando sul male. La
delicata immagine formatasi ci invia un messaggio: la Sindone è Segno di dolore, di speranza, di umiliazione, di trionfo, di morte, di
Risurrezione…e il suo peregrinare è paragonabile a un vero e proprio errare di luogo in
luogo, di cuore in cuore.”Noi siamo come
erranti sulla terra e, se non ci fosse dinanzi a
noi la preziosa immagine di Cristo, ci smarriremmo e ci perderemmo del tutto come il
genere umano prima del diluvio” !
57
Campo de’ fiori
Gessica Serafinelli: poesie giovani
Anche questo mese abbiamo il piacere di
parlare di una giovanissima scrittrice di
poesie: Gessica Serafinelli di Civita
Castellana.
Gessica ha venti anni e frequenta il primo
anno della facoltà di architettura
dell’Università La Sapienza di Roma.
Inizia a scrivere poesie a quattordici anni,
quando frequenta il primo anno
dell’Istituto d’arte, semplicemente per portare a termine un compito assegnatole
dalla sua professoressa d’italiano, ma poi
si accorge che, tutto sommato, comporre
in versi le piace e le riesce.
Del resto già da bambina, non appena
imparato a leggere e scrivere, lasciava
bigliettini con su scritti semoplici versi, in
giro per casa, probabilmente anche a
causa della sua timidezza, che la portava a
parlare molto poco e, solitamente, infatti,
per chi non è molto loquace, la soluzione
alternativa per comunicare con gli altri è
scrivere.
Gessica, crescendo, diventata sicuramente
più espansiva e nelle sue poesie ama parlare di sentimenti.
Purtroppo, però, gli impegni quotidiani,
che ci sommergono tutti, facendoci spesso
lasciare da parte le nostre vere passioni,
l’hanno allontanata, ultimamente, dal
mondo della poesia.
Non possiamo che augurarle di poter
riprendere il prima possibile.
di Ermelinda Benedetti
La vela e il vento
Se la vela fosse amore,
se il vento fosse dolore,
si scoprirebbe
che senza uno di loro non si vivrebbe.
Come il vento, la vela fa andare,
il dolore, l’amore fa aumentare;
l’amore cresce col suo opposto,
la vela col vento cambia posto.
Sul vento lei può contare,
con lui ha vita
e senza, ferma deve stare.
Nella più fredda stagione,
dove esso è più presente,
lei va come un leone.
Fa una vita
che, se da sola, viene smarrita;
per lei è dura
e senza vento ha paura!
Quando il vento comincia a soffiare
lei è pronta per viaggiare
per un viaggio
per lei sempre saggio.
E’ come se alza la testa,
alla sua partenza,
e tutta la felicità manifesta.
Quindi la vela e l’amore,
devono la loro esistenza,
al vento e al dolore.
58
Campo de’ fiori
Album dei ricordi
Campo de’ fiori
Anni ‘60 Civita
Castellana.
Alfredo Germani e
Anna Marrati con i
fligli, Mauro,
Giuseppe e Gabriella
Campo de’ fiori
Anni ‘60 Civita Castellana
Prima Comunione dei bambini
del quartiere “Catamello”
59
Campo de’ fiori
Giochi antichi
Lo schiaffo del soldato
Lo schiaffo del soldato era, fra i tanti giochi di strada, forse, quello che, più degli
altri, misurava la forza e il coraggio dei
partecipanti.
Infatti, solo ragazzi pieni di baldanza e di
spirito di competizione si sottoponevano a
questo
gioco
“maschio”.
Quello estratto
dalla “conta” si
doveva preparare a ricevere
lo schiaffo e si
metteva di spalle al gruppo
degli altri partecipanti.
Divaricate, poi,
le gambe per
cercare di non
essere troppo
“spostato” o,
addirittura, di
non
cadere,
metteva, di solito, la mano sinistra aperta,
per ricevere lo schiaffo, sotto l’ascella della
spalla destra, e quella destra, sempre
aperta, a celare la visione laterale dell’occhio destro, per non scoprire chi dava lo
schiaffo.
Ricevuto lo schiaffo, che poteva essere
dato anche a “mano piena” e, perciò,
molto forte, il malcapitato si girava e cercava di indovinare chi glielo avesse dato.
Trovava, così, tutto il gruppetto con il dito
indice alzato che gli faceva le facce più
strane e cercava, con mosse concordate,
di creargli confusione.
Allora, chi magari aveva dato veramente lo
schiaffo, s’era già velocemente allontanato
dalla posizione originale e faceva la faccia
indifferente.
Gli altri, per la complicità che richiedeva il
gioco, facevano, invece, finta di essere
ancora malfermi sulle gambe per l’energia
applicata e si soffiavano, addirittura, la
mano a confermare la responsabilità del
fatto.
Non era facile, perciò, che il poverino indovinasse, tanto più se la combriccola era
bene affiatata e sapeva recitare.
Allora, fino a quando non avesse indovinato l’esecutore, doveva restare sotto e sperare solo che, i compagni, non fossero
troppo virulenti.
Proverbi
Stornello
Corchianesi
Fabrichese
Mo’ so’ le sprove,
poi sentirai la sbanna
Chi prima nun penza,
all’urdimo sospira
L’opre c’hanno ‘na gran fortuna:
la mattina co’ le stelle,
la sera co’ la luna
Una notte me sognavo
che stavo ar mare
a fa’ li bagni co’ ‘na signorina
e mentre che notavo
tra l’onde chiare
m’accorsi che era assai carina.
Tutt’a ‘n botto me svejai,
for dal letto me trovai!
Poi se riseppe
che stavo co li piedi ner zi’ peppe.
60
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Campo de’ fiori
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Nel cuore
A Clara,
sono sei mesi che te ne sei andata, hai lasciato in me un vuoto
incolmabile e insostituibile.
Ti porterò sempre nel mio cuore con tanto nostalgia e infinito
affetto.
La tua amica.
Un ultimo saluto a Carlo ( a dx nella foto,
seduto), un simpatico amico di Campo de’
fiori, dalla redazione.
Campo de’ fiori seleziona ragazzi/e da inserire nel
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dall’Associazione
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Internazionale
D’Italia
(A.I.D.I.)
senza fini di lucro
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Editoriale:
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del 2/6/89
Presidente
Fondatore:
Sandro Anselmi
Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,
Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione,
Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina,
Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia,
Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano,
Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio,
Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene. A Roma nei teatri, nei migliori alberghi e locali, sui taxi e in tutte le stazioni MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero, inviato ad Istituzioni
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