la Morte di Sigfrido - Kemi

Transcript

la Morte di Sigfrido - Kemi
RIFLESSIONI
di Julius Cohen
la Morte di Sigfrido
La morte di Sigfrido è descritta nel
XVI Capitolo (o “Avventura”) del
“Nibelungenlied” («la canzone dei
Nibelunghi»), poema di Autore ignoto, scritto nel linguaggio della Germania meridionale tra l’XI e il XIII
secolo, ma ampiamente attingente a
tradizioni orali spesso notevolmente
più antiche.
I fatti narrati nell’“Avventura” anzidetta possono, a un dipresso, venire
riassunti come segue.
***
Gunther re dei Burgundi, ed Hagen
suo potente vassallo, decidono, di liberarsi di Sigfrido -loro fedele amico- uccidendolo a tradimento.
Hagen, con l’inganno, si fa indicare
da Crimilde (sposa di Sigfrido e sorella di Gunther) il punto esatto, fra
le spalle, dove l’Eroe era vulnerabile
(qui infatti il suo corpo non era stato
n.109 - Dicembre 2002
bagnato dal sangue del drago Fafnir
-che rendeva la pelle più dura di una
corazza- poiché una foglia di tiglio,
caduta da un albero, vi si era posata
sopra).
I due congiurati organizzano quindi
una battuta di caccia in un’isola del
fiume Reno, e stabiliscono di attuare
il loro criminoso progetto nel corso
di questa.
Davvero oscura e fitta era la foresta
che si stendeva su quella “vasta isola”; i cacciatori (erano in molti, poiché Gunther era un re assai potente)
vi si avventurarono, ma ognuno cacciò per conto proprio inoltrandosi nei
sentieri che più preferiva, affinché
poi si potesse premiare il migliore,
“che avrà ucciso più selvaggina”.
Sigfrido cacciò con l’aiuto di “un solo
bracco” (per stanare la selvaggina,
non per ucciderla!) e del suo veloce
Pag. 75
KEMI-HATHOR
cavallo. Tale fu, nella caccia, la sua
abilità che “egli s’ebbe, fra tutti, il
plauso più grande”.
Prima abbatté un “fortissimo cinghiale”, poi “un immane leone”,
quindi “uccise un bisonte e un alce,
/ quattro uri giganti e un fortissimo
cervo”, e mai “cervi e daini sfuggirono alle sue frecce”.
“Poi il cane da punta stanò un immenso cinghiale” e “lo sposo di
Crimilde lo colpì con la spada, / a
nessun cacciatore sarebbe riuscito
un tal colpo”.
Infine, quando la caccia volgeva al
termine, fu la volta di “una fiera paurosa, un orso selvaggio, un grande
orso massiccio”; “a piedi, l’inseguì
Sigfrido, / l’afferrò e senza ferirlo lo
legò in un baleno”, poi lo portò all’accampamento, lo liberò e ancora
una volta si misurò con lui, finchè
“gli fu sopra con la spada e a morte
lo colpì”.
Come la caccia ebbe termine, i cavalieri si unirono per riposarsi e mangiare: le vivande servite furono davvero squisiste ma, per colpa di Hagen
(incaricato dell’organizzazione) nessuno potè avere neanche un goccio
di vino.
Poiché tutti avevano una gran sete e
si lamentavano, Hagen astutamente
disse: “Nobili cavalieri, / so di una
fredda sorgente non lontano da qui,
/ non siatemi irati, laggiù possiamo
andare”.
Tutti accettarono l’invito, ma Hagen,
per separare Sigfrido dagli altri, proKEMI-HATHOR
pose al giovane Eroe di cimentarsi
con lui in una gara di corsa, a chi dei
due fosse giunto per primo alla gelida fonte, che sgorgava ai piedi di un
albero di tiglio.
Naturalmente vinse Sigfrido, e tale
era la sua sete che, appena giunto alla
sorgente, subitò si chinò a bere.
Era proprio quello che Hagen attendeva: ergendosi alle spalle di Sigfrido
gli scagliò contro la lancia, mirando
a quell’unico punto fra le spalle in
cui lo sapeva vulnerabile.
Il ferro penetrò nelle carni, trapassò
il cuore e uscì dal petto.
Terrorizzato dal suo stesso delitto,
Hagen fuggì (non prima però di essersi impossessato di Balmung, la
spada di Sigfrido che era posata lì
vicino, a terra), tuttavia non riuscì a
evitare di essere colpito dallo scudo
che l’Eroe moribondo, raccogliendo
le sue ultime forze, gli aveva scagliato dietro.
“Cadde fra i fiori, lo sposo di
Crimilde” e “rampognò / coloro che
avevano tramato morte e tradimento”… ma le sue ultime parole furono di amore e non di odio, pregando
Gunther (che pure aveva ordito l’assassinio, insieme ad Hagen) affinchè
volesse prendersi cura di Crimilde,
ora rimasta vedova.
Pag. 76
«I fiori tutt’intorno erano molli
di sangue.
Lottava con la morte. Ma fu breve lotta,
n.109 - Dicembre 2002