Il cinema italiano 2000-2011 è parallelo all`humus
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Il cinema italiano 2000-2011 è parallelo all`humus
Il cinema italiano 2000 – 2011 Di Maurizio di Rienzo Il cinema italiano 2000-2011 è parallelo all’humus socio-biofilosofico del Paese: individualista e conformista. Ognuno per sé (gli autori) ma alcuni di essi capaci di genialità: Bertolucci tornato sul set, Bellocchio faro su tutti, Olmi ancora cantore, Moretti iconoclasta profetico, Amelio fiume a scatti, Tornatore magistrale se non esagera, Sorrentino di espansa padronanza, Garrone pittore di realtà, Capuano etnopasoliniano, Crialese meridionalmente immaginifico, Giordana impegnato narratore, Diritti insolito umanista. Ma anche cinema di agglomerato conformista nei cicli produttivi a imitazione del gusto corrente. Italianità espressa però bene da non pochi interpreti 30-50enni di cresciuto rilievo e attrattiva, cui però non corrisponde una reale crescita di generazioni e idee produttive e di sceneggiatura che siano coraggiose, forti e non vicine al marchio della fiction tv. Nonostante la strutturata produzione Cattleya cerchi di sfruttare romanzi top e progettare alleanze strategiche e commedie non corrive ma ripetitive e Domenico Procacci sia da 20 anni il guru di mode off e risaputo talent scout (Muccino a esempio). Ma è ancora cinema senza reali leggi, in balia di ostile (ultimo governo) politichetta nazionale e di ambivalenti Regionalità, con enti e strutture istituzionali burocratizzati e poco internazionalmente moderni, pure se alcuni loro ‘capi’ siano di valore. Mercato a egida del duopolio distributivo 01Rai Cinema-Medusa, attorniato da varie isole -le majors pro incassi Warner Bros Italia e Universal, la europeistica Bim, la comicologa Filmauro, la intuitiva Eagle, lo zoccolo CinecittàLuce, le indipendenti eccentriche Lucky Red, Bolero, Iris, la casa famiglia Fandango. Le sale: 4000 schermi circa, preponderano super circuiti (The Space, UCI, i multiplex delle periferie urbane) e per l’essai è vita sempre più dura, perfino nelle grandi città. Ancora: cinema italiano erede di tre fardelli aurei quali: neorealismo da Oscar e neorealismo rosa; commedia all’italiana vigente dal 1960 fino a inizio anni 80; popolarissimi generi (vitali anni 60-80) tipo Western/giallo/horror/poliziesco/esotico diventati scuola di riferimento nel mondo. Dopo, decadenza all’ombra di tv commerciali, soft porno all’italiana i nuovi comici tuttofare, la stagnazione anni 90, tardi ricambi. E ora il Millennio cominciato reagendo. Ma anche con troppe commedie leggero borghesucce-farse matrimoniali di gruppo-comicità di sketches, piccola satira, maschile volgarità. Ogni anno di recente si producono fra 105 e 125 film (il digitale aiuta ma non risolve…) ma ne escono max 105 e ormai il 35% è commedia (appunto). Opere prime in aumento, anch’esse fra 30% e 35% del totale distribuito. Pubblico in ultimi anni che dà al prodotto italiano addirittura punte stagionali del 45% del mercato (a fine 2011 presumibile 37%).