Gesù e Maometto senza sincretismi
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Gesù e Maometto senza sincretismi
Gesù e Maometto senza sincretismi Parla l’islamologo francese Francois Jourdan di Daniele Zappalà , Avvenire – 20 febbraio 2010 « Nelle relazioni fra cristiani e musulmani, occorre rispettare la verità con se stessi e con l’altro. Nessuna fiducia e nessun dialogo sono possibili quando si mascherano le proprie paure e la propria identità religiosa profonda. Per questo, il dialogo deve affrontare l’ambito dottrinale». A sostenerlo, forte di una dotta preparazione e anni di insegnamento al Pisai di Roma e all’Institut Catholique di Parigi, è padre François Jourdan, oggi missionario nelle Filippine, teologo ed islamologo francese, di cui Lindau pubblica Dio dei cristiani, Dio dei musulmani. Che cosa ci unisce, che cosa ci divide? (pp. 286, euro 24,50), con prefazione di Rémi Brague. Padre Jourdan, l’antica tentazione d’interpretare l’islam come eresia cristiana è oggi superata? «No, si può sempre ascoltare quest’argomentazione. Ma se la storia attesta l’esistenza di comunità cristiane orientali ed ebraiche in Arabia all’epoca di Maometto, l’ipotesi giudeo-cristiana non ha sufficienti basi per essere sostenuta validamente. È normale che tutte le soluzioni possibili siano studiate: eresia ebraica, cristiana, giudeocristiana ecc. Dei prestiti sono visibili, così come con le gnosi e il paganesimo. Ma la religione islamica si è costituita progressivamente come nuova religione sui generis, non riducibile ai suoi molteplici prestiti. Come chiave teologica decisiva, si può dire che a causa dell’assenza dell’Alleanza biblica nel Corano e nella dottrina islamica, l’islam non è una religione biblica. Senza l’Alleanza biblica, Maometto non è mai stato né ebreo, né cristiano, né giudeo-cristiano. Occorre accettare questo punto fondamentale, ben attestato anche nel Corano, per rispettarci nelle nostre identità'. Esistono interpretazioni similari dal punto di vista musulmano? «Teologizzare è tipicamente cristiano. I musulmani non hanno dogmatizzato delle eresie. Ma considerano nondimeno il cristianesimo come una deviazione, una forma di eresia. Noi cristiani saremmo antichi musulmani che hanno deviato attraverso la Trinità, la divinità di Gesù, la sua morte in croce e la sua resurrezione. Siamo infedeli». Fino a che punto è legittimo stabilire legami fra le due religioni? «Fra i credenti, il legame è un dovere. Fra le dottrine, occorrono assolutamente dei chiarimenti, poiché tutte le parole delle due religioni hanno un senso diverso, nonostante le apparenze. Si prenda ad esempio la tesi fallace dell’abramismo comune, detto anche ceppo comune, fra ebraismo, cristianesimo e islam. Come cristiano, non sono figlio dell’Ibrahim coranico che sarebbe andato a La Mecca e avrebbe ricevuto un libro dettato dal cielo. Come cristiano, sono entrato nell’Alleanza attraverso il mio battesimo in Gesù, che ha realizzato l’Alleanza biblica aprendola a tutti gli uomini e aprendo loro il Cuore di Dio. Si tratta di prospettive completamente ignorate e inaccettabili nell’islam. Nutro rispetto per quest’ultimo punto di vista, ma esso mi obbliga, se voglio restare nella verità, a riconoscere che corrisponde a un cammino e a una visione di Dio del tutto diversi». Come si potrebbero enucleare le differenze fra le due visioni di Dio? «Nell’islam, esiste una sensibilità molto forte verso la trascendenza del Dio unico che sovrasta e domina tutto. Essa è impressionante. Ma un Dio unico senza l’Alleanza biblica rende Dio dominatore, senza spazio per l’alterità rispetto a Dio e per quella dei non musulmani rispetto all’islam. L’alterità in Dio è la Trinità e Dio può essere Amore. L’alterità con Dio è l’Alleanza che rispetta la libertà umana e stimola la sua responsabilità. Dio può allora essere Salvatore, come nel primo Testamento biblico e nel Nuovo Testamento che sono proprio parenti e sono le due sole religioni bibliche, religioni dell’Alleanza. Certo, i credenti non sono sempre fedeli a queste visioni di Dio, ma è un altro problema». Esistono incomprensioni legate anche alle citazioni di Gesù nel Corano? «Sì, poiché Isa – nome coranico di Gesù, mutuato da Esaù, simbolo di Roma nella tradizione ebraica – era musulmano. Il Corano gli attribuisce frasi conformi alla dottrina islamica contro la Trinità, il titolo frequente di Messia ma svuotato del suo contenuto biblico, o delle scene dei vangeli apocrifi dello pseudo-Matteo e del Protovangelo di Giacomo non credibili, benché d’interesse storico, come il miracolo degli uccelli d’argilla che spiccano il volo o la scena di Gesù neonato che parla con saggezza». Temi come la sociologia 'globalizzante' dell’islam e la condizione della donna nei Paesi musulmani possono rientrare nel dialogo fra cristiani e musulmani? «Sì, perché il dialogo è una benedizione di Dio per purificare le religioni che, come ogni impresa ed essere umano, debbono riformarsi di continuo, secondo l’imperativo Ecclesia semper reformanda . L’islam e la maggioranza delle altre religioni debbono giungere a rendere autonome religione e politica, giungere a una tappa nuova della storia umana, col pluralismo religioso nelle nostre società, la libertà religiosa reale, così come l’uguaglianza fra uomini e donne. È un lavoro di reinterpretazione dei testi che suppone una grande libertà in ogni religione. Un punto indispensabile e non ancora raggiunto. Il dialogo interreligioso è un cammino indispensabile per la pace».