5 Forte Marghera e la sua storia ZIZZI - Comune di Venezia
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5 Forte Marghera e la sua storia ZIZZI - Comune di Venezia
FORTE MARGHERA Analisi del sito e documentazione storica INDICE Introduzione pag. 1 1. Da borgo “Malghera” a forte Marghera pag. 2 2. Forte Marghera pag. 6 3. Analisi del sito e degli edifici pag. 12 Note pag. 22 Bibliografia pag. 22 Comune di Venezia Direzione Sviluppo del Territorio ed Edilizia Ufficio Urbanistica di Mestre Settembre 2012/ Agg. Gennaio 2013 INTRODUZIONE La nascita di forte Marghera viene decisa tra il 1797 e il 1805, ma la sua costruzione iniziata nel luglio 1805, sull’area del piccolo borgo di Marghera, collocato in una posizione baricentrica e suggestiva, dove il canale diventa fossato per gettarsi in mare ai confini con la laguna. Costruito come difesa dalla parte di terra di una città gloriosa come Venezia, che vantava di un porto tra i più importanti del mediterraneo. Dalla fine dell’ottocento rappresentava il sistema difensivo del campo trincerato di Mestre, come fulcro della prima corona esterna, costituita dai forti Tron, Gazzera, Carpenedo e Rossarol. Con l’avvento della prima guerra mondiale nuovi sistemi d’arma hanno annullato la capacità difensiva di forte Marghera e dell’intero campo trincerato. In seguito alla dismissione militare di tutto il campo trincerato di Mestre è iniziato un lungo percorso per offrire al patrimonio pubblico l’opportunità di godere del Bene storico dei forti. A tal fine nella pianificazione urbanistica comunale è prevista una cintura urbana di verde attrezzato. Nel 2009 forte Marghera è acquisito dal Comune di Venezia e diventa parte integrante del sistema dei forti di terraferma, che costituisce l’asse portante della green belt come connettivo tra parchi urbani e il bosco di Mestre. L’amministrazione comunale oggi sta elaborando, come da previsioni di P.R.G. vigente, un piano di recupero di iniziativa pubblica, con gli attuali orientamenti proposti dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna. Il compendio è parte di un sistema di vincoli per la sua valenza di Bene culturale, paesaggistico e ambientale. Quantificare oggi il valore storico e simbolico degli edifici di forte Marghera, significa ridare vita, dal punto di vista storico e culturale, ai sistemi fortificati della Piazzaforte di Venezia. Il presente elaborato di analisi e documentazione si configura come studio necessario per la conoscenza storica del contesto in cui è inserito il progetto. a cura di Anna Maria Zizzi pagina 1 di 22 1. Da borgo “Malghera” a forte Marghera Nella lunghissima vita della Repubblica Veneta non si era sentita la necessità di creare un baluardo di difesa in terraferma ritenendo la laguna sufficiente protezione alle sue spalle, unica eccezione la costruzione di una torre nel 1209 sull’isola di San Giuliano, come punto di avvistamento e controllo posto all’ingresso di una delle porte di accesso acqueo dalla terraferma per Venezia, per difesa dai trevigiani (fig.1). Una seconda torre si localizzerà a “Malghera” si ha notizia nel 1328, quando la signoria di Treviso ordinava la sua costruzione, ma non venne mai costruita dai trevigiani, infatti dopo l’annessione dei territori della signoria alla Repubblica di Venezia, il 13 dicembre 1359 il Doge ordinava al Podestà di Treviso di mandare a Marghera persone esperte per individuarvi un sito dove costruire una “Fortezza”(Fig 1). Della torre si ha ancora notizia nel 1513 durante la guerra dovuta all’invasione dei Tedeschi nei territori Veneziani, quando venne bruciata dalle truppe imperiali. I resti della torre furono abbattututi presumibilmente tra il 1592 e il 1614. Nella successiva tavola idrografica della laguna di Venezia del 1740 la torre di “Margera” non è più rappresentata, perche già completamente distrutta (Fig. 2). Il ponte di pietra costruito nel 1589, è visibile nel nucleo di “Margera” (Fig 1), ma anche nella mappa della Fig 2, con maggior precisione lo si identifica nella mappa di Domenico Morgutti, del 1691, rappresentante la Fossa Gradeniga (Fig. 3). Fig. 1 Torre di “Margera” e torre di San Giuliano. “Dissegno per il far della cava nova di Bottenigo”. Particolare sec. XVI-A.S.V. Fig. 2 Malghe-ra e torre di Mal-gherra. Tavola idrografica della laguna di Venezia 1740. Particolare-A.S.V. Fig. 3 FOSSA GRADENIGA, “Canal detto la Cava Gradeniga”, dis. di Domenico Morgutti 1691, A.S.V.S.E.A. diversi. In questo disegno vengono riportati il ponte di mattoni (a), l’Hosteria,(b), la chiesa (c), la strada di comunicazione con Mestre e il Marzenego (Oselin) (d). a cura di Anna Maria Zizzi pagina 2 di 22 Lo scavo della fossa Gradeniga è decretato tra il 1341 e il 1362, necessario per il traffico di merci e persone da e per Venezia, in considerazione dei lavori di interramento progressivo del Porto di Cavergnago e la scarsa navigabilità del Marzenego. Con lo scavo della fossa Gradeniga si apre una nuova fase di grossi interventi riguardanti l’idrografia. La Repubblica di Venezia si adopererà molto per la realizzazione delle opere idrauliche nell’entroterra veneziano per limitare i danni provocati dagli interramenti che la laguna stava via via subendo. Si realizzarono quindi importanti opere idrauliche per diversificare le acque dolci da quelle salate. Questi interventi modificarono notevolmente l’assetto idrografico laguanare, interessando anche il nucleo abitato di Marghera. Con la separazione delle acque dolci da quelle salate si modificò anche il traffico delle merci, costruendo manufatti pubblici chiamati “carri”, grandi argani che trasportavano le barche con mercanzie dalla sponda “dolce”, a quella “salata”. Tra il 1454 e il 1505, da Fusina alle foci del Dese, passando perciò anche per Marghera, tutta la laguna viene arginata. Nel 1462 veniva completata l’intestatura di Marghera per impedire l’ingresso delle acque dolci nel canale S. Secondo e in quello stesso anno, si chiudevano i lavori per la costruzione del “carro” (Fig. 4). Fig. 4 IL CARRO DI MARGHERA, “Pianta di Marghera” sec. XVI-particolare- La separazione tra le acque dolci e quelle salse avveniva mediante la realizzazione dell’argine tra il canale del Bottenigo e il canale di Liza Fusina, sopra questo veniva costruito un manufatto, il carro, che permetteva alle imbarcazioni di transitare dalla Fossa Gradeniga (lato terra) al canale di Venezia (lato laguna). Fig. 5 IL CARRO, Fusina 1438, contemporaneo al “Carro” di “Margera” 1462 costruiti da Angelo Sambo Dis. estratto da M. Sanudo, “Itinerario in terraferma”, ed. Rauwdon Brown. Con la costruzione del carro, si rese necessaria, per la lentezza delle operazioni di passaggio delle barche attraverso il carro nel borgo di Marghera, la costruzione di manufatti per essere utilizzati come magazzini per le mercanzie che vi stazionavano. In questo periodo la Fossa Gradeniga perdeva la sua importanza come via di comunicazione acquea, perché più scorrevole il trasporto delle merci e dei passeggeri attraverso la strada carrabile detta delle “Mote”, parallela alla Fossa Gradeniga evitava due imbarchi. “Il ponte ( Fig 4) collegava la strada delle “Mote” all’isola di Marghera, prima costruito in legno (1502-1505) e poi in mattoni (1589), sotto il quale scorrevano le acque dolci del Marzenego, o fiume di Mestre, che qui si dividevano: parte venivano convogliate lungo la “cava nova” (1505) detta dell’Oselin e sfociavano a nord-est dalla laguna e parte, lungo l’argine di sud-ovest, uscendo in mare a Malamocco.” (1) a cura di Anna Maria Zizzi pagina 3 di 22 Fig. n. 6 Pianta di Marghera, sec. XVI. Borgo di “Malghera” o “Margera”, centro commerciale e punto di imbarco per merci e passeggeri in comunicazione tra Venezia e la terraferma. Fig. 8 IL PONTE DI PIETRA, “Pianta di Marghera sec. XVI- particolare –Il ponte di pietra costruito nel 1589 in sostituzione del ponte di legno del 1505, per permettere di far scorrere il Marzenego lungo la Cava Nova per la la Liza-Fusina. Fig. 7 Disegno del 1781 più rappresentativo del Borgo di Marghera, pochi anni prima della caduta della Serenissima-Dis. G. Patron, A.S.V., S.E.A. DIVERSI 88. a cura di Anna Maria Zizzi pagina 4 di 22 Nel 1615 il carro veniva abbattuto e le acque salate e le barche tornavano a risalire la fossa Gradeniga fino a Mestre. “Mentre il Marzenego veniva definitivamente innestato nella “cava nova” spostando la foce verso le isole di Burano e Torcello, il ramo che lo collegava alla fossa Gradeniga e lo immetteva nella cava di Liza-Fusina-Bottenigo passando sotto il ponte di pietra, veniva innestato cioè reso non più comunicante con il fiume stesso, a guisa di ramo morto e usato poi come ‘cava dei fanghi’.” (2) Conseguentemente agli interventi idrografici il borgo si trasformò in modo significativo, vengono costruiti nuovi manufatti utilizzati come magazzini, il “carro”, grande argano che permetteva alle imbarcazioni di transitare dalla fossa Gradeniga al Canal Salso, viene sostituito per sveltire il passaggio della merci dalla strada. Cresciuta sulle acque e difesa dalle acque, la vita della Repubblica di Venezia sembra essere destinata alla fine, dal momento che la forza del “suo elemento” ha cominciato a venir meno. Nuove e più potenti artiglierie, nuovi eserciti e nuovi imperi a pochi giorni dalla sua caduta spingono il Senato veneziano, che incarica il Provveditore alle lagune e ai lidi Giovanni Giusto di censire gli armamenti e le fortificazioni esistenti e di indicare quelle di indispensabile nuova costruzione per la difesa di Venezia. Si armavano le isole di San Giorgio in Alga, S. Secondo, la punta del Caroman e realizzate sette batterie su palafitte, poi trasformate in isole costituendo un arco difensivo parallelo alla gronda lagunare, posto ad una distanza media di due chilometri, da Malamocco a Tessera fino a Torcello. Ma pochi mesi dopo, il 12 maggio 1797, il doge Ludovico Manin lasciava il posto ad una municipalità filo francese. La nascita di forte Marghera risale al periodo storico della caduta della Repubblica Veneta, quando il 12 maggio 1797, sotto l’impeto degli eserciti Repubblicani condotti da Bonaparte si costituì un governo popolare filo francese, questa prima fase si concluse il 17 ottobre 1797 con la cessione di Venezia all’Austria, con il trattato di Campoformio. Fig.9 Marghera “Conterminazione della laguna da Marghera a Tessera”, 1794. A.S.V.-S.E.A. Serie Laguna n. 123. Inizia così il periodo della prima dominazione austriaca che si concluderà il 18 gennaio 1806 per passare in mano nuovamente alla Francia dal 1806 al 1814 e poi di nuovo agli Asburgo dal 1814 al 1866. Furono i francesi per primi a censire le fortificazioni e a disegnare il forte Marghera sopra il borgo, utilizzando come base il disegno del 1794, dove si intravvede sovrapposta alla pianta il primo schizzo del forte Marghera (Fig. 9). Però saranno gli austriaci nel 1805 ad iniziare la costruzione del forte con alcune requisizioni e la realizzazione di alcuni bastioni, ma saranno di nuovo i francesi a ultimarlo decretando con la messa in opera della fortificazione più imponente a difesa della città e la scomparsa dell’antico borgo di Marghera, la cui ultima rappresentazione realizzata da Giacomo Patron nel 1781 (Fig. 7), ci mostra il borgo addossato lungo la fossa Gradeniga. a cura di Anna Maria Zizzi pagina 5 di 22 2. Forte Marghera Fig.10 FORTE MARGHERA, 1809-1812. Mappa francese, progetto del forte. Descrizione dettagliata delle opere e delle proprietà. Fig. 11 FORTE MARGHERA, “Plan du Fort et énviron de Marghera”(s.d.). A.S.V. Pubbliche Costruzioni e Genio Civile-Dis. 46-Mappa francese-Riprod. N. 2306. a cura di Anna Maria Zizzi pagina 6 di 22 La difesa dalla parte di terra di una città gloriosa e prestigiosa quale Venezia, che vantava di un porto tra i più importanti del mediterraneo divenne obiettivo dei francesi. A Mestre confluivano le strade che provenivano da Padova e da Treviso. Possiamo quindi collocare la nascita di Forte Marghera tra gli anni 1805 ed il 1814. Esiste presso l’Archivio di Stato di Venezia una mappa francese, intitolata “Plan du Fort et énviron de Marghera”(fig. 11). In questa mappa vengono descritte le opere fatte e quelle ancora in fase di progetto. Questo progetto realizzato dai francesi prevede la costruzione del Forte Marghera proprio sopra l’area del borgo di Marghera, comportando la totale trasformazione del centro abitato. Napoleone spianato il borgo composto di alcune case, una osteria con stallo ed una chiesa, fece costruire il complesso di opere fortificate. Oggi dell’antico borgo mediovale l’unica testimonianza storica ancora esistente è il ponte realizzato in mattoni nel 1589. Il Forte Marghera svolgerà la funzione di protezione e controllo della fossa Gradeniga, mentre il Forte Eau (poi chiamato Manin) di controllo verso l’Osellino. Fig.12 “Borgo di Marghera con le prime opere bastionate austriache” (1807). Dis. Ing. Lucchesi e Fuin. A.S.V.-I.R.. Direzione del Genio Militare in Venezia busta n. 154. In questa planimetria si vedono con chiarezza i primi bastioni realizzati dagli austriaci sul lato contiguo alla chiesa, il cui andamento non precludeva probabilmente alla completa trasformazione del borgo, in seguito al progetto francese questi venivano poi demoliti, mentre sul lato del canale Bottenigo già si notavano i primi bastioni realizzati dai Francesi secondo il loro progetto, quale parte iniziale della cinta bastionata esterna. Nella mappa realizzata dai napoleonici tra il 1809 e il 1812 (Fig. 10), sono descritte le opere realizzate e si elencano le proprietà dei fabbricati. Il forte è concepito tra le linee bastionate, attraversato dal viale principale, che termina con un porticciolo verso la laguna. Il suo sviluppo a pianta pentagonale, rappresenta un esempio di fortificazione a fronti bastionati poligonali. Il forte oggi morfologicamente si presenta come in origine con una cinta interna, una esterna e tre lunette periferiche. Per la scarsità di materiali edili viene realizzato con riporti di terreno e per la difesa sfruttata l’acqua del Canal Salso. La cinta interna (ridotto centrale) si sviluppa con una linea poligonale a bastioni, circondata da canali, a forma pentagonale, con lato minore rivolto verso Mestre. La cinta esterna (fronte d’attacco) è costituita da un manufatto a corona, una seconda linea poligonale di quattro bastioni, circondata da canali. Staccato dal corpo della fortificazione le tre lunette (controguardia), bastioni isolati a forma di punta di lancia. (Fig. 11). Il collegamento con il corpo delle fortificazioni avveniva tramite ponti levatoi e camminamenti coperti. Il collegamento tra la prima e la seconda cinta erano costituiti da due porte con ponti levatoi e così pure tra la seconda cinta e le lunette. Gli accessi ai ponti al lato del ridotto erano controllati da due ingressi con vani sotto terrapieno. Dalla parte esterna del canale, tra il bastione V e VI, si intravvede un portale, oggi murato, che portava all’interno del forte. a cura di Anna Maria Zizzi pagina 7 di 22 Gli edifici di maggior pregio sono localizzati: - all’ingresso del forte, l’edificio costituito dal preesistente ponte cinquecentesco a tre arcate; - al termine del viale, a destra dell’ingresso, una delle tre casematte (fine ottocento), le altre due casematte sono poste alla base dei bastioni V e VIII; - nel ridotto centrale troviamo la polveriera francese a destra e quella austriaca a sinistra del viale principale; - prospicienti il porticciolo, prospettanti la laguna, le due casermette napoleoniche. Fig. 13 Forte Marghera progetto francese del 1808. Si nota il tracciato del “Canale nuovo” dall’isola di San Giuliano al Forte. Mancano le casermette e non ancora ideate le lunette staccate del fronte d’attacco. (Atlas de Venis, Parigi). Fig. 14 (1811) Il canale nuovo è completato. Vediamo la presenza di Forte Manin, al tempo chiamato forte “Eau”. Fig. 13 Fig. 14 “Rispetto ai disegni del 1808 e 1811, dal disegno conservato senza data presso l’Archivio di Stato di Venezia “Plan du Fort et énviron di Marghera” notiamo la presenza delle tre lunette, costruite distaccate dalla cinta e protese per un centinaio di metri verso la campagna. Il disegno essendo tagliato nella parte inferiore, non mostra il forte “Eau”, poi forte Manin, che invece è disegnato in quello del 1811. Siamo in possesso del verbale di consegna del forte alle nuove autorità, datato 26 aprile 1814, all’indomani della caduta di Napoleone e il passaggio di Venezia sotto quello che è definita la “seconda dominazione austriaca”. Nel ridotto troviamo le “Due Caserme difensive alla prova della Bomba” quella di destra completa, l’altra in costruzione, ma abitabile, ciascuna delle quali poteva contenere 300 uomini; due caserme in legno per 150 uomini, una delle quali tra le due caserme difensive (come risulta dal disegno del 1811); il “magazzino a polvere al saliente C costruito di muro alla prova della bomba è completo” il magazzino al saliente “D” era in costruzione con i muri innalzati a mezzo metro sopra il terreno. Vi erano 5 pozzi di “acqua buona”. Sulla cinta esterna, a destra della porta trovavamo la “chiesa ad uso caserma” (originaria del a cura di Anna Maria Zizzi pagina 8 di 22