Acqua - Le infrastrutture idriche: un "patrimonio comune"

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Acqua - Le infrastrutture idriche: un "patrimonio comune"
settembre 2015
Acqua N°47
Le infrastrutture idriche:
un “patrimonio comune”
Laboratorio SPL
Collana Acqua
Abstract
Le indicazioni più recenti mostrano una chiara accelerazione degli investimenti segno che l’avvento della
regolazione indipendente ha posto le condizioni affinché il servizio idrico torni attrattivo agli occhi degli investitori.
Pur tuttavia, il ritardo infrastrutturale accumulato è ingente e il sistema non sembra ancora riuscire ad esprimere
quel salto di qualità a lungo auspicato: a fronte dei 240 euro di patrimonio tra reti idriche, reti fognarie e impianti
di depurazione di cui dispone ciascun cittadino italiano vi sono i 1.400 euro di cui dispone ciascun inglese.
Uno scenario che ambisca a recuperare il ritardo dovrebbe prevedere investimenti per almeno 5 miliardi di euro l’anno,
quasi 3 volte gli investimenti attuali. Uno sforzo di questa portata avrebbe ricadute economiche non trascurabili,
equivalenti a 0,7 punti percentuali di Pil per ciascun anno e consentirebbe la creazione di 182 mila nuovi posti di lavoro.
REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it)
Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Utilitalia-Utilitatis, SMAT, IREN, CO.MO.I. Group, Veolia, Acquedotto
Pugliese, HERA, Metropolitana Milanese, Crif Credit Rating Agency, Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico e Cassa Depositi e Prestiti
Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Francesca Casarico, Samir Traini
e-mail: [email protected]
Gli ultimi contributi
n. 46 - Acqua - Remunerazione del capitale alla prova degli investimenti, luglio 2015
n. 45 - Acqua - Convenzioni tipo e valore di subentro: due tasselli verso la “bancabilità” del SII, luglio
2015
n. 44 - Acqua - Responsabilità e solidarietà: AEEGSI avvia la perequazione economico-finanziaria nel
servizio idrico, luglio 2015
n. 43 - Acqua - Inerzie e inadempienze alla prova della Riforma Madia, giugno 2015
n. 42 - Acqua - Razionalizzazione delle partecipate locali: un'altra occasione mancata, giugno 2015
n. 41 - Acqua - Tariffa pro capite e opzioni tariffarie: l’articolazione 2.0
n. 40 - Acqua - Coinvolgimento e partecipazione: la via a sistemi idrici resilienti, maggio 2015
n. 39 - Acqua - La razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche: tra risparmi di spesa e decollo
industriale dei servizi, aprile 2015
n. 38 - Acqua - Regole, controllo e autonomia: la gestione del servizio idrico 2.0, aprile 2015
Tutti i contributi sono liberamente scaricabili, previa registrazione, dal sito REF Ricerche
La missione
Il Laboratorio Servizi Pubblici Locali è una iniziativa di analisi e discussione che intende riunire selezionati rappresentanti del mondo dell´impresa, delle istituzioni e della finanza al fine di rilanciare il
dibattito sul futuro dei Servizi Pubblici Locali.
Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche nazionali e locali, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto
delle famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente.
Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” sia
per condurre il dibattito sui Servizi Pubblici Locali su binari di “razionalità economica”, sia per porlo
in relazione con il più ampio quadro delle compatibilità e delle tendenze macroeconomiche del Paese.
Donato Berardi
Direttore
e-mail: [email protected]
tel. 02 87078150
Acqua N°47
Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Gli investimenti si rimettono in moto
Il sistema idrico
italiano soffre di
un pesante deficit
infrastrutturale
Affidamento
della regolazione
all’AEEGSI per
rifondare la
credibilità del
settore
L’analisi dei PdI
2014-2017 mostra
una crescita degli
investimenti netti
programmati
rispetto al
realizzato 20122013
Criticità per il
Mezzogiorno: gli
investimenti coperti
da tariffa stentano
a ripartire
Da diversi anni si lamenta il pesante deficit infrastrutturale che attanaglia il servizio idrico italiano, dall’emergenza quali-quantitativa dell’approvvigionamento idrico alle carenze
della rete fognaria e della depurazione, carenze per le quali il nostro Paese è stato anche
oggetto di condanne plurime da parte della Corte di Giustizia Europea.
Dopo gli anni di incertezza causata dalla riforma delle Autorità d’Ambito (AATO), avviata
nel 2009 e più volte prorogata, e dall’esito del Referendum del 2011 che ha minato l’assetto
tariffario del sistema, il settore è stato affidato alla regolazione dall’Autorità per l’energia
elettrica, il gas e il sistema idrico (AEEGSI). La scelta di delegare (D.L. 201/11) ad un’autorità nazionale di riconosciuto standing la riscrittura delle regole è motivata dalla necessità
di rifondare la credibilità di un settore industriale penalizzato da limiti strutturali: elevata
frammentazione delle gestioni, governo debole dei territori e scelte che si muovono su
orizzonti di breve periodo, alla ricerca del consenso e con livelli di servizio non all’altezza
dei migliori standard europei.
A tre anni dall’investitura data ad AEEGSI è possibile tracciare un primo bilancio. L’analisi
dei Piani degli Interventi 2014-2017 (PdI) dei gestori con proposta tariffaria approvata
dall’AEEGSI mostra una crescita significativa degli investimenti programmati rispetto a
quanto realizzato nel biennio 2012-2013: si passa infatti dai circa 24 euro/abitante/anno
ai 34 euro/abitante/anno (+43%). Ipotizzando un tasso di realizzazione coerente con l’esperienza più recente, e pari all’80% del programmato1 , ci si può attendere per il periodo
2014-2017 un valore degli investimenti pro capite di 28 euro/abitante/anno, in crescita
del 16% rispetto ai consuntivi del 2012. E’ del tutto evidente che un incremento nella
capacità di realizzazione degli interventi, coerente con una regolazione che si consolida e
con un accesso più agevole delle gestioni ai mercati dei capitali, potrebbe condurre a esiti
anche superiori.
Si può notare tuttavia come per il Mezzogiorno il dato degli investimenti netti pro capite
annui programmati (a valere sulla tariffa) per il periodo 2014-2017 sia inferiore a quello
dei consuntivi 2012. Una evidenza che sottolinea come in questa area del Paese persistono
criticità che non appaiono superabili con il mero ricorso alle buone regole.
1 La stima del tasso di realizzazione è stata effettuata rapportando gli investimenti realizzati nel biennio 2012-2013 pubblicati nella Relazione 2015 di AEEGSI al Parlamento e gli investimenti programmati, riferiti al medesimo periodo.
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Investimenti netti pro-capite realizzati e programmati, anni 2012-2017
(Investimenti al netto dei contributi pubblici dei gestori con tariffa approvata dall'AEEGSI* in
€/ab/anno)
Investimenti
Investimenti realizzati
programmati
2012
2013
2014-2017
Nord-Ovest
16
15
33
Nord-Est
27
34
37
Centro
35
37
48
Sud
26
10
19
Isole
4
2
16
TOTALE
24
23
34
* campione di 126 gestori che servono una popolazione di circa 40 milioni di abitanti
Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su dati AEEGSI
Polarizzazione
nei livelli regionali
di investimento
pro-capite annui:
riflesso del diverso
ruolo giocato dagli
Enti di governo
locale
Per il periodo 2014-2017, è possibile analizzare anche lo spaccato regionale come riportato dalla Tabella seguente, da cui emerge una netta polarizzazione, con Regioni virtuose a
cui si affiancano situazioni più problematiche. Una fotografia che sintetizza il diverso ruolo
giocato dagli Enti locali nel “governo” del settore: da un lato, infatti, vi sono realtà, come la
Toscana, dove il sostegno agli investimenti nel servizio idrico fa parte di un disegno strategico avviato sin dai primi anni Duemila, e dall’altro Regioni come la Campania, dove solo
di recente, e comunque a seguito di una diffida da parte della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, è stato istituito l’Ente di Governo dell’Ambito.
Investimenti programmati finanziati dalla tariffa
(Investimenti al netto dei contributi pubblici programmati dai gestori con tariffa
approvata dall'AEEGSI*)
2014-2017
(Mln €)
Pro-capite
(€/ab/anno)
NORD
Valle d’Aosta
Piemonte
Liguria
Lombardia
Veneto
Friuli Venezia Giulia
3.055
2
573
190
849
525
168
35
17
33
39
33
30
46
Emilia Romagna
CENTRO
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
SUD E ISOLE
Abruzzo
Molise
Campania
Basilicata
Puglia
Sicilia
Sardegna
TOTALE
703
1.813
798
86
255
674
617
74
0
10
22
343
85
82
5.484
40
48
57
24
42
48
18
23
0
4
10
21
21
13
34
Area geografica
Lemene - ATO interregionale
44
71
* campione di 126 gestori che servono una popolazione di circa 40 milioni di abitanti
Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su dati AEEGSI
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E’ opportuno evidenziare che i dati appena esposti si riferiscono agli investimenti riconosciuti in tariffa e non considerano gli investimenti finanziati con contributi pubblici. Motivo che in parte può contribuire a spiegare i valori più contenuti osservati nelle Regioni
del Sud e delle Isole che, come noto, sono le principali destinatarie di risorse pubbliche
comunitarie a sostegno agli investimenti (si veda la Tabella).
Fondi CIPE: interventi deliberati nel Settore Idrico per Regione*
Interventi
(N°)
Sicilia
96
Puglia
88
Calabria
56
Campania
7
Sardegna
15
Basilicata
11
TOTALE
273
*Delibere CIPE 62/2011- 60/12 -87/2012 -79/2012
Fonte: elaborazione Laboratorio REF Ricerche su dati Invitalia
I fondi pubblici
CIPE destinati
alle Regioni del
Mezzogiorno ne
accrescono i valori
di investimento
pro-capite
arrivando in alcuni
casi a raddoppiarli
Totale risorse
(Mln€)
Investimenti pro capite
(€/ab/anno)
1164
335
261
214
54
32
2061
229
82
132
37
33
56
107
Si tratta di fondi messi a disposizione da diverse delibere del CIPE e rinvenienti da risorse
comunitarie. Nonostante le note problematiche e ritardi nella loro attivazione2, tali fondi
rappresentano una leva fondamentale per agevolare la ripartenza dei cantieri nelle Regioni del Mezzogiorno: nella sola Sicilia, dove i fondi sono attualmente fermi a causa di
carenze nella progettazione, il loro utilizzo consentirebbe di quadruplicare il volume degli
investimenti attualmente finanziati dalla sola tariffa. Nel caso della Regione Puglia, che
invece ha impegnato tali fondi per finanziare gli interventi programmati per il periodo
2014-2017, la spesa pro capite per investimenti al lordo dei contributi sale dai 21 euro/
abitante/anno coperti dalla tariffa a 48 euro/abitante/anno.
Qual’è il reale fabbisogno ?
Stima del
fabbisogno di 65
miliardi di euro
di investimenti in
30 anni ritenuta
superata
Ad oggi il Paese non dispone di un sistema informativo in grado di identificare il reale
fabbisogno di investimento del servizio idrico.
Negli ultimi anni in diverse occasioni si è cercato di pervenire ad una sua quantificazione3. La stessa AEEGSI nel luglio del 2013 ha recepito la proiezione oramai consolidata di
un fabbisogno di 65 miliardi di euro in trent’anni, ossia circa 2,17 miliardi di euro l’anno,
corrispondenti a un flusso di 36 euro/abitante/anno a valori 20114. Tuttavia, tale stima,
basata su una estrapolazione dai Piani d’Ambito (logica bottom-up), è ritenuta a distanza
di pochi anni superata, in ragione della carenza di ricognizioni affidabili: una situazione
figlia soprattutto di una gestione politica della tariffa, ispirata alla massima secondo cui
“si fa quel che si può”.
2 Si veda Contributo n. 43 - Acqua - Inerzie e inadempienze alla prova della Riforma Madia, giugno 2015.
3 Si vedano anche OCSE (2013), Anea (2013) e Federutility (2013).
4 DCO 339/2013/R/IDR.
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L’Italia è al
contempo tra
i Paesi europei
che investono
meno e quelli con
le infrastrutture
peggiori
Una soluzione
di compromesso
riguardo il
fabbisogno di
interventi 20142017
Stima del
fabbisogno italiano
secondo una logica
top-down basata
sull’esperienza
inglese
Non a caso la dimensione degli interventi previsti dalla pianificazione risulta ad oggi
ancora notevolmente distante da quella dei maggiori Paesi europei: siamo allo stesso
tempo tra i Paesi che investono meno in Europa e tra quelli con il peggiore stato delle
infrastrutture idriche.
In effetti la stessa AEEGSI, già nel 2013, ha riconosciuto che la pianificazione può risentire di una sottostima riconducibile al ritardo nelle revisioni dei Piani d’Ambito dovuto
a tempi lunghi di recepimento degli obiettivi imposti dalla Direttiva Quadro sulle Acque
(2000/60/CE) e dallo stallo istituzionale legato al conflitto di attribuzioni tra Stato e
Regioni5.
Del resto, un quadro di regole ancora incompleto riguardo le convenzioni tipo e il valore residuo delle opere, e incardinato essenzialmente sul metodo tariffario e su una
programmazione dettagliata degli interventi sul periodo 2014-2017, oltre ai tempi necessariamente stretti degli adempimenti richiesti, hanno certamente incoraggiato una
soluzione di compromesso, e condotto nuovamente ad una stima non realistica del fabbisogno anche in occasione della più recente revisione della pianificazione 2014. La congiunzione di una interpretazione restrittiva del rispetto dell’equilibrio economico-finanziario, sostanziato dal rimborso integrale del debito per interventi da realizzare entro la
scadenza della concessione6, e il freno della “politica” locale agli aumenti tariffari, hanno
di frequente condotto alla decurtazione dei piani di investimento e alla dilazione delle
opere.
Alla luce della mancanza di una quantificazione attendibile del fabbisogno di investimento, non appare fuori luogo fare riferimento alle indicazioni offerte da Paesi, come
l’Inghilterra che hanno una dimensione comparabile, in termini di popolazione residente, e una esperienza di regolazione e governo del settore assai più lunga.
Il flusso annuale degli investimenti sviluppato dal settore idrico inglese è peraltro coerente con le esperienze di altri Paesi Europei, quali Germania, Danimarca, Francia, che
presentano una migliore dotazione di infrastrutture idriche rispetto all’Italia, a suggerire che l’intensità dello sforzo profuso nel nostro Paese è inadeguata a realizzare le infrastrutture già oggi necessarie e a rispondere alle ulteriori esigenze che si prospettano
per le generazioni future.
Non sembra dunque azzardato ritenere che in termini di patrimonializzazione, cioè di
valore delle infrastrutture di cui ciascun cittadino è dotato, il nostro Paese debba aspirare a colmare il divario che ci separa dalle migliori esperienze europee.
5 Si veda Contributo n. 34 - Acqua - Riforma della Costituzione: sull'ambiente decide lo Stato, marzo 2015
6 L’Art. 6.2, Allegato A, delibera 643/2013/R/IDR richiede di tener conto “dell’estinzione, entro la scadenza dell’affidamento,
dei finanziamenti contratti per la realizzazione degli investimenti”
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Investimenti nel settore idrico: un contronto europeo
Fonte: Utilitatis - Blue Book
Gli investimenti
inglesi hanno
permesso di
raggiungere una
RAB di circa 88 mld
di euro, poco meno
di 1.500 euro/
abitante
L’analisi del
Laboratorio REF
Ricerche stima
un valore del
patrimonio del SII
italiano quasi 7
volte inferiore a
quello inglese
Il settore idrico inglese, tra il 1989 e il 2015, ha investito complessivamente 125 miliardi
di sterline (espressi a valori attuali), equivalenti a oltre 2 mila sterline pro capite.
L’accelerazione degli investimenti, sostenuta da una regolazione incentivante, ha permesso un significativo miglioramento della qualità del servizio erogato agli utenti finali
(qualità dell’acqua, contenimento delle perdite, estensione e copertura delle reti, ecc.) e,
soprattutto, un rinforzo alla protezione ambientale.
Il flusso di investimenti, pari a circa 20 miliardi di sterline per ciascun periodo regolatorio (quinquennale), ha permesso al settore di raggiungere una patrimonializzazione
coerente con il fabbisogno: le immobilizzazioni nette a fini regolatori (regulatory asset
base, RAB) sono oggi pari a 63 miliardi di sterline (circa 88 miliardi di euro al cambio
corrente), corrispondenti a circa 1.100 sterline pro capite (poco meno di 1.500 euro/
abitante).
Per l’Italia si può stimare che il patrimonio del servizio idrico si attesti oggi a circa 12/13
miliardi di euro7, corrispondenti a circa 230 euro/abitante: un valore di quasi 7 volte
inferiore a quello inglese.
7 Il dato relativo alla RAB del nostro campione, pari a 7,5 miliardi, si discosta di circa 2 miliardi rispetto a quanto indicato da
AEEGSI nella relazione annuale 2015, da cui emerge che “il valore degli investimenti (riferito ai due terzi della popolazione)
– come risultante dagli atti sottostanti alle predisposizioni tariffarie a oggi approvate – presuppone interventi pari al valore
totale dalla relativa RAB: l’indicatore, calcolato come media ponderata per la popolazione residente, rappresentato dal rapporto fra gli interventi programmati fino al 2017 e il valore delle infrastrutture idriche esistenti, è infatti di poco superiore
all’unità, in parte anche in ragione del sottodimensionamento della RAB del settore”. Secondo i dati a disposizione di AEEGSI,
“i soggetti competenti hanno quantificato, per il periodo 2014-2017, un fabbisogno di investimenti pari a circa 5,5 miliardi
di euro, al netto dei contributi pubblici”. Acqua n. 47 - settembre 2015
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Patrimonializzazione
inferiore al Sud
rispetto al CentroNord
Il divario sembrerebbe fotografare un ritardo ingente, di una dimensione anche superiore a quella apprezzabile attraverso le statistiche sui principali indicatori infrastrutturali
(lunghezza delle reti, perdite di rete, popolazione depurata, ecc.). Un semplice raffronto
con il caso inglese rivela, infatti, una dotazione pro capite di reti di acquedotto tutto sommato coerente con quella del caso italiano, a segnalare che, al netto del maggiore fabbisogno testimoniato dalle carenze nella depurazione e dalle perdite nelle reti, il sistema
paga anche la mancata emersione di parte del patrimonio esistente8.
Dallo spaccato territoriale emerge poi una netta cesura tra l’area centro settentrionale e
meridionale del Paese. La patrimonializzazione presenta valori più elevati nelle Regioni
del Nord (circa 280 euro/abitante), con una consistenza doppia rispetto all’area del Sud
e delle Isole (128 euro/abitante), e di poco superiore a quella delle Regioni del Centro
(249 euro/abitante).
Servizio Idrico in Italia: valore delle immobilizzazioni nette
(Anno 2013)
Immobilizzazioni nette
pro capite
€/ab
Nord
276
Centro
249
Sud
128
Italia
230
Fonte: stime Laboratorio REF Ricerche su dati gestori, EGATO
Ritardo
infrastrutturale di
1.200 euro/ab di
patrimonializzazione
Stima dei volumi
di investimento
necessari a
raggiungere
il livello di
patrimonializzazione
inglese su archi
temporali differenti
Immobilizzazioni nette
Mld €
7,5
2,9
2,6
13,0
Sono valori che manifestano il ritardo infrastrutturale del Paese, quantificabile in un
divario medio di RAB pro capite rispetto all’esperienza inglese di 1.200 euro/abitante,
ovvero 75 miliardi di euro in minore patrimonializzazione9 .
Le Figure seguenti mostrano la stima del volume di investimenti annui necessari a traguardare un obiettivo di patrimonializzazione coerente con il fabbisogno espresso dal
settore idrico inglese al variare della finestra temporale considerata. La misura del flusso annuale va dai 9,8 miliardi di euro l’anno nell’ambizioso scenario in cui l’obiettivo
viene raggiunto nei prossimi 10 anni (entro il 2025) ai 6,2 miliardi di euro l’anno in uno
scenario a 20 anni (entro il 2035), sino al più abbordabile valore di 5,4 miliardi di euro
8 Le valutazioni fanno infatti riferimento alla sole opere iscritte tra i cespiti di pertinenza del servizio idrico integrato e per
le quali è stato possibile documentare la natura dei fondi impiegati per la loro realizzazione (contributi pubblici o finanziamenti). Trattandosi di opere e di incartamenti che in taluni casi affondano le loro origini in tempi lontani, e in gestioni in economia degli Enti Locali, l’assenza di una contabilità analitica in questi ultimi pregiudica la stessa possibilità di ricostruzione. 9 Occorre precisare che il grado di patrimonializzazione delle diverse gestioni/territori presenta anche nel caso inglese una
certa eterogeneità: tra i 13 gestori del servizio idrico inglese si va da un minimo di 220 euro/abitante ad un massimo di oltre
2.600 euro/abitante, a suggerire l’importanza di un valutazione puntuale dei fabbisogni quale attività propedeutica alla
costruzione di scenari di investimento nei singoli territori.
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l’anno su un orizzonte di 30 anni (ovvero entro il 2045)10 .
SII in Italia: flusso di investimento medio annuale al variare dell'orizzonte temporale
(In Mld€)
Anni al raggiungimento del target
10 anni
20 anni
30 anni
Nord
0,9
4,5
2,9
2,5
Centro
0,6
1,9
1,2
1,1
Sud
0,4
3,4
2,1
1,9
Italia
1,9
9,8
6,2
5,4
Fonte: stime Laboratorio REF Ricerche su dati gestori, EGATO, OFWAT
PdI
2014/2017
Le proiezioni per area geografica prevedono uno scenario di “convergenza”, ovvero ipotizzando che il flusso di investimenti permetta a tutte le aree di raggiungere nel tempo
preventivato il medesimo livello di patrimonializzazione. Ciò implica un flusso di investimenti maggiore nelle realtà che ad oggi versano in condizioni maggiormente deficitarie,
ovvero nelle Regioni del Sud e delle Isole, laddove anche nell’orizzonte di più lungo termine il flusso annuale dovrebbe crescere di quasi cinque volte rispetto ai valori espressi dalla pianificazione sul 2014-2017. Il percorso si presenta ambizioso anche per le
Regioni “più virtuose” del Nord dove il cambio di regime dovrebbe vedere un volume di
investimenti quasi 3 volte superiore a quello incorporato nella pianificazione più recente. Questa siffatta evoluzione comporta un riequilibrio del peso relativo della RAB delle
diverse aree sul totale nazionale: il peso al Nord passerebbe dal 58% al 46%, mentre
quello del Sud e delle Isole salirebbe al 34% dal 20% attuale, un valore più coerente con
quello della popolazione residente.
E’ evidente che quello descritto è un esercizio puramente teorico che ha il pregio di
quantificare la dimensione dello sforzo necessario al raggiungimento di una dotazione
patrimoniale coerente con quella di un Paese di più lunga tradizione di regolazione indipendente.
E’ di tutta evidenza la natura straordinaria dello sforzo a cui è chiamata l’area più deficitaria del Paese, il Mezzogiorno: uno scenario nel quale difficilmente lo sviluppo degli
investimenti potrà essere sostenibile con le sole risorse auto-generate dalla tariffa.
10 La riduzione meno che proporzionale del flusso medio annuale di investimento che si osserva all’ampliarsi dell’orizzonte
temporale di riferimento riflette la necessità di incrementare il flusso di investimenti necessario a mantenere in efficienza
lo stock di capitale esistente, per tenere conto dell’obsolescenza dei cespiti. Gli scenari si basano su una assunzione di vita
utile residua di 15 anni per lo stock di capitale esistente, e in parte già ammortizzato, e di 25 anni per i cespiti di nuova
realizzazione.
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5 miliardi di
investimenti l’anno
per 30 anni sono
una stima coerente
con le principali
esperienze europee
Resta il fatto che, a prescindere dalle specificità geografiche, i circa 5 miliardi l’anno di
investimenti su un orizzonte temporale trentennale costituiscono una misura coerente
con il flusso annuale di investimenti pro capite (80-100 euro/abitante) che caratterizza
le maggiori esperienze europee.
L’impatto economico degli investimenti nel settore idrico
Benefici diretti,
indiretti e effetti
di spillover delle
infrastrutture
idriche
L’idrico è un settore che presenta elevate ricadute in termini di ricchezza, redditi e occupazione attivati dagli investimenti.
L’impatto economico di un programma di investimenti nelle infrastrutture idriche va
ben oltre i benefici diretti per il settore. Le ulteriori direttrici sono almeno due:
• i benefici indiretti, che creano valore a “monte” del servizio, dalla realizzazione opere
alle forniture di materiali, apparecchiature e servizi (con ricadute positive le aziende che
si occupano della progettazione, per i produttori di impianti e tecnologie, per l’edilizia,
ecc.);
• gli effetti di spillover, che catturano le ricadute e i benefici non solo economici, come
ad esempio la riduzione dell’inquinamento delle acque e la migliore protezione dell’ambiente in senso più ampio.
Maggiori ricadute
positive per gli
investimenti nel
settore idrico
rispetto a impieghi
alternativi
Il complesso di queste interazioni e effetti diretti e indiretti è comunemente indicato
con il termine di moltiplicatore della spesa pubblica. Si tratta dell’incremento nei redditi
interni (tipicamente misurato in termini di Pil) che consegue all’aumento di una unità
addizionale di investimento (i.e. quanti euro di redditi interni si creano nel Paese a fronte di 1 euro in più di investimenti). Si può facilmente intuire come tale quantificazione
è tanto maggiore quanto maggiore è l’attivazione di produzione interna piuttosto che
estera, e quanto maggiore e la propensione al consumo o nuovo investimento di coloro
che percepiscono i redditi distribuiti dal settore e dai settori da esso attivati. Le ricadute
occupazionali, che sono poi un buon corollario delle ricadute economiche, sono tanto
maggiori quanto più elevata è l’intensità di lavoro delle produzioni e dei settori attivati
dagli investimenti addizionali.
I risultati degli studi11 indicano che gli investimenti nel settore idrico generano ricadute
positive superiori a quelle di impieghi alternativi, sia nell’ambito della spesa pubblica
sia di altri settori infrastrutturali. Ricadute che sono peraltro concentrate nei territori
destinatari degli interventi.
11 Si veda l’Allegato.
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Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
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Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Quantificazione
delle ricadute degli
investimenti in
Italia: 3 scenari
alternativi
Assumendo prudenzialmente un valore del moltiplicatore pari a 2 e una stima di 17 mila
occupati addizionali per ogni miliardo di Pil a regime, coerenti con la fascia bassa delle
quantificazioni rinvenute negli studi, è possibile offrire una misurazione dei benefici occupazionali e di Pil associati ad alcuni scenari di investimento nel nostro Paese:
• un primo scenario (conservativo) è quello rinveniente dal volume degli investimenti
previsto dai diversi piani di ambito (38 miliardi complessivi, 12,8 miliardi su 10 anni);
• un secondo scenario (consolidato) proietta sui prossimi 10 anni uno sviluppo degli
investimenti coerente con il fabbisogno indicato da AEEGSI (21 miliardi, 65 miliardi nei
prossimi 30 anni);
• un terzo scenario (sviluppo) è quello coerente con il volume di investimenti realizzati
dalle migliori esperienze europee, se si assume un percorso di convergenza (90 euro/
abitante/anno, ovvero 5 miliardi di euro l’anno).
La Tavola che segue illustra le diverse possibili quantificazioni.
Stima dell'impatto su PIL e occupazione degli investimenti nel settore idrico
Scenari
Investimenti annui
pro capite
(€/ab/anno)
Impatto annuale
Investimenti Investimenti
medi annuali
in 10 anni
PIL
PIL
Occupazione
(Mld €)
(Mld €)
(Mld €) (Var %) (Addetti)
Conservativo
21
1,3
12,8
Consolidato
34
2,1
20,7
Sviluppo
90
5,5
54,7
Fonte: stime Laboratorio REF Ricerche su dati ISTAT, EGATO, AEEGSI
Scenario di
convergenza:
crescita di 0,7% del
PIL e 182 milioni
occupati all’anno
2,6
4,1
10,9
0,2%
0,3%
0,7%
42.557
68.902
182.387
Impatto cumulato
su 10 anni
PIL
(Mld €)
Occupazione
(Addetti)
25,5
41,3
109,4
425.569
689.017
1.823.868
Nello scenario conservativo l’impatto sul PIL è stimabile in 2,6 miliardi di euro all’anno
(+0,2% di aumento del PIL di inizio periodo) con la creazione di oltre 40 mila nuovi posti
lavoro all’anno. Nello scenario consolidato, il PIL aumenterebbe di oltre 4 miliardi all’anno con attivazione di quasi 70 mila posti di lavoro annuali. Infine in quello di sviluppo,
l’aumento del PIL annuale supera gli 11 miliardi all’anno con oltre 180 mila nuovi posti
di lavoro.
Sono grandezze prudenziali che consentono comunque di affermare che allo scenario di
convergenza verso le migliori esperienze internazionali (investimenti per 90 euro/abitante/anno) si associa un sostegno alla crescita del Pil dello 0,7% e la creazione dell’equivalente di 182 mila nuovi occupati.
Acqua n. 47 - settembre 2015
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Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Acqua N°47
Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
ALLEGATO 1: Il moltiplicatore degli investimenti idrici
Gli studi empirici volti a quantificare le ricadute sulle economie locali e/o sull’intero
sistema economico degli investimenti nel settore idrico sono in gran parte di matrice
internazionale e misurano la relazione tra la spesa per investimenti infrastrutturali
nel settore idrico e alcune variabili economiche, quali il prodotto interno lordo e il
numero degli occupati.
Pereira (2000) per gli USA e Pereira e Pereira (2015) per il Portogallo indagano l’evoluzione del prodotto interno lordo e dell’occupazione a fronte della spesa in conto
capitale nel settore idrico su orizzonti temporali di lungo termine (1956-1997 per gli
USA, 1978-2011 per il Portogallo). L’elasticità rispetto al PIL oscilla dallo 0.8% nel
caso americano al 3% nel caso portoghese, mentre l’elasticità rispetto all’occupazione si colloca intorno all’1% 12.
Effetti moltiplicativi su PIL e occupazione di un investimento unitario monetario nel
settore idrico
Autore
Pereira 2000
Pereira e Pereira 2015
Misura
Investimenti infrastrutturali in
acquedotto e fognatura su:
(1) PIL
(2) Occupazione
Investimenti infrastrutturali in
acquedotto e fognatura su:
(1) PIL
(2) Occupazione
Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche
Paese
Anni
USA
1956-1997
Portogallo
1978-2011
Elasticità degli
Investimenti
(1) 0,00856
(2) 0,01239
(1) 0,0296
(2) 0,0181
Gli stessi autori indagano anche la dimensione del moltiplicatore associato agli investimenti in infrastrutture, ovvero la variazione monetaria nel prodotto interno lordo
e nel numero di nuovi posti di lavoro per ogni variazione unitaria degli investimenti
in infrastrutture. Pereira (2000) stima per gli USA un incremento di lungo termine di
oltre 6$ nel Pil per ogni dollaro investito in infrastrutture idriche, Pereira e Pereira
(2014) per il Canada quantificano un aumento di oltre 8$, mentre per il Portogallo
Pereira e Pereira (2015) prospettano un incremento di quasi 5€ per ogni euro investito in infrastrutture idriche.
12 L’elasticità stimata dal modello deve essere interpretata come la variazione percentuale nelle variabili economiche indagate per ogni punto percentuale di variazione degli investimenti in infrastrutture idriche. Acqua n. 47 - settembre 2015
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Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Acqua N°47
Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Effetti moltiplicativi su PIL e occupazione di un investimento unitario monetario nel
settore idrico
Autore
Pereira 2000
Pereira e Pereira 2014
Pereira e Pereira 2015
Misura
Effetto degli investimenti in
acquedotto e fognatura sul PIL
Effetto degli investimenti in
acquedotto e fognatura sul PIL
Effetto degli investimenti in
acquedotto e fognatura sul PIL
Fonte: elaborazioni Laboratorio SPL REF Ricerche
Paese
Anni
Prodotto Marginale
USA
1956-1997
$ 6,35
Canada
1976-2011
$ 8,29
Portogallo
1978-2011
€ 4,80
Altri studi hanno indagato il moltiplicatore degli investimenti in infrastrutture idriche sul reddito e sull’occupazione. Tra questi, il Bureau of Economic Analysis (2008)
del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti d’America calcola che per ogni dollaro aggiuntivo investito nel settore idrico si ha un aumento del valore della produzione nei settori industriali a valle di circa 2,62 dollari. Sotto il profilo delle ricadute
occupazionali, la creazione di un nuovo posto di lavoro nel settore idrico conduce
alla creazione di 3,68 nuovi occupati in attività collegate. Sono valori medi che sottendono una elevata variabilità a livello territoriale, ma che comunque confermano
che il settore idrico è un settore che assicura elevate ricadute economiche e occupazionali ai territori13 .
La letteratura sembra anche indicare che l’intensità dell’impatto degli investimenti
in infrastrutture idriche sull’economica sia inversamente proporzionale alle condizioni di partenza, ovvero al grado di sviluppo dello stock infrastrutturale al momento
di avvio dell’accelerazione sugli investimenti.
USA: stima del moltiplicatore degli investimenti nel settore idrico
su domanda e occupazione con modello Input-Output
Incremento PIL
(dollari)1
Incremento
occupazione (unità)2
2,62
1,22
2,19
3,68
1,97
3,06
USA
Min
Max
1) Aumento in termini di valore economico della produzione di tutti i settori industriali causato da un
aumento di un dollaro nel valore economico del settore idrico
2) L'effetto sull'impiego è l'aumento del numero di posti di lavoro in tutti i settori industriali dovuto ad
un posto di lavoro addizionale creato nel settore idrico
Fonte: Bureau of Economic Analysis (2008)
13 Sulla corretta quantificazione dei moltiplicatori si è incentrato negli anni più recenti un acceso dibattito. A completamento si riporta un dato: nel caso dei programmi di aumento della spesa pubblica l’evidenza disponibile indica che l’attivazione
di Pil può oscillare tra valori del moltiplicatore inferiori all’unità (Cogan e altri, 2009) nell’ipotesi che i percettori di redditi
decidano di aumentare il tasso di risparmio, anticipando maggiori tasse future, e in questo modo neutralizzando parte dei
benefici dello stimolo iniziale, e valori superiori a 1,5 (Romer e Bernstein, 2009), nell’ipotesi che la politica monetaria abbia
segno espansivo e i tassi di interesse siano bassi. Un dibattito che rispetto alle quantificazioni riportate più sopra sembra
suggerire l’opportunità di veicolare i pur ristretti spazi di spesa pubblica verso gli investimenti nelle infrastrutture idriche.
Acqua n. 47 - settembre 2015
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Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Acqua N°47
Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”
Sempre con riferimento al caso USA, il Clean Water Council (2009) stima che l’investimento di 1 miliardo di dollari in infrastrutture idriche può triplicare la domanda
di beni e servizi a livello nazionale con un effetto moltiplicativo compreso tra 2,87
e 3,46 miliardi di dollari, in grado di attivare nuova occupazione compresa tra i 20
mila e i 26 mila nuovi addetti, anche in questo caso con intensità differenziate a livello regionale e locale.
Più di recente uno studio del National Economic&Labor Impatcs of the Water Utility
Sector (2014) ha quantificato le ricadute dell’attività delle 30 maggiori gestioni del
servizio idrico americane nel periodo 2014-202314. La spesa programmata è pari a
23 miliardi di dollari l’anno, di cui il 60% destinata a finanziare costi operativi e la
restante quota del 40% a manutenzione straordinaria e nuovi investimenti. Grazie
all’effetto del moltiplicatore, indicato in 2,17 si stima un contributo al Pil americano
di oltre 50 miliardi di dollari l’anno (524 miliardi di dollari nei dieci anni) e l’attivazione di 289mila occupati all’anno (2,9 milioni in dieci anni) tra lavoratori diretti e
indiretti, nonché ricadute in termini di aumento dei redditi da lavoro per i sistemi
locali nei quali le opere sono realizzate pari a 19 miliardi all’anno (189 miliardi in
dieci anni).
USA: stima dell'impatto sull'economica del piano di investimenti nel
settore idrico 2014-2023
(spese operative e spese di capitale per 230 Mld US$)
Addetti
(Mgl)
Reddito da
lavoro
(Mld $)
PIL
(Mld $)
2 900
289
189
19
524
52
Impatto complessivo (10 anni)
Impatto annuale
Fonte: WRF e WERF (2014)
Il contributo al Pil della sola spesa in conto capitale è di 22 miliardi di dollari l’anno
(con effetto moltiplicativo pari a circa 2,6) e sono circa 130mila l’anno i nuovi posti
di lavoro creati grazie al volume di investimenti addizionali.
USA: stima dell'impatto sull'economica del piano di investimenti nel settore
idrico 2014-2023
(spese in conto capitale per 88 Mld US$)
Addetti (Mgl unità)
PIL (Mld US$)
Fonte: WRF e WERF (2014)
Impatto
complessivo
(sui 10 anni)
Impatto
annuale
Effetto diretto
Effetto
indiretto
1 300
225
131
22
50
8
81
14
14 Le gestioni considerate servono una popolazione di 83 milioni abitanti e occupano 36.500 addetti.
Acqua n. 47 - settembre 2015
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Le infrastrutture idriche: un “patrimonio comune”