II.Ascoltare Cristo

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II.Ascoltare Cristo
II. DQ - Ascoltare Cristo
In questa II domenica di quaresima, la liturgia della Parola ha un polo di irradiazione molto
importante, l’invito dell’A e del V ad ascoltare l’Amato Figlio Incarnato, che la P iniziale riassume
nella sua sinteticità anche le conseguenze principali: dall’ascolto della Parola, si ha il nutrimento
della fede, la purificazione dello spirito e il godimento della vita eterna. A questa proposta positiva
e divina insieme dell’ascolto della Parola, si contrappone, quella negativa e strettamente umana
segnata da uno spirito di secolarizzazione, da Paolo così sintetizzato nella 2L: “chi ha il ventre per
dio e pensa solo alle cose della terra”. Due concezioni di vita, due scelte esistenziali, due
conseguenze finali: la vita eterna e la perdizione eterna.
La riflessione, pertanto, segue la stessa indicazione della P. L’uomo ha l’imperativo categorico
di “ascoltare” la Parola di Cristo, se vuol compiere alla perfezione la volontà di Dio. La categoria
dell’“ascolto” riguarda tutto ciò che esiste, sia nella sfera del divino sia in quella umana. Nel
mistero Trinitario, c’è un reciproco e perfetto “ascolto” tra le Persone Divine. L’ascolto del Figlio,
invece, è duplice: quello ad intra nel mistero di Dio, Uno e Trino, e quello ad extra nel mistero
dell’Incarnazione. L’ascolto ad extra di Cristo continua per l’intera sua missione ricevuta dal Padre:
di creare tutto ciò che esiste, di redimere il redimibile e di glorificare il redento. L’ascolto ad extra
di Cristo continua e si perfeziona nella sua avventura umana, specialmente nei momenti forti della
sua missione, come modello per l’uomo. Cristo, infatti, è chiamato ad ascoltare la voce del Padre,
per noi: al battesimo nel fiume Giordano: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio
compiacimento” (Lc 3, 22) e alla trasfigurazione sul monte del Tabor: “Questi è il Figlio mio,
l’eletto; ascoltatelo!” (Lc 9, 35; Mc 9, 7; Mt 17,5), e ancora nel grandioso discorso dell’ultima cena:
“l’ho glorificato e lo glorificherò ancora” (Gv 12, 28).
La chiamata all’“ascolto” viene estesa come al popolo eletto: “Ascolta, Israele” (Dt 6, 4), così a
ciascun essere razionale: “la fede viene da ciò che si ascolta e ciò che si ascolta viene dalla parola di
Cristo” (Rom 10,17). La facoltà dell’ascolto, come la cultura, non è completamente connaturata
all’uomo, ma la si impara e la si perfeziona gradatamente nell’arco del tempo e dello spazio
adeguati. Poiché la capacità di ascolto è anche storica, si possono distinguere facilmente anche dei
livelli di ascolto: conoscitivo emotivo ed esistenziale. Condizione fondamentale per ascoltare a
qualsiasi livello è il silenzio dalle cose e da sé o esterno e interno. Quello interno a sua volta si può
dividere in silenzio della mente e in silenzio del cuore. In linea generale, a ogni livello di ascolto
corrisponde un grado di silenzio specifico adeguato e appropriato. La corrispondenza è gerarchica e
graduale: quello più alto suppone quello più basso e non viceversa.
Il primo livello di ascolto esige la condizione esterna favorevole a poter udire fisicamente la
notizia o l’informazione conoscitiva e, se possibile, stabilire in sé anche un certo scambio
informativo, per una eventuale interiorizzazione e appropriazione della stessa conoscenza ricevuta.
Il secondo livello, quello emotivo, si base oltre che sull’ascolto delle parole, anche sull’impegno di
percepire le emozioni e i sentimenti che la notizia veicola per sua natura nel proprio io ascoltante. Il
terzo livello di ascolto, quello esistenziale, si basa sulla condizione di sapersi immedesimare
esistenzialmente con ciò che si ascolta o con colui che parla, per stabilire una perfetta empatia, cioè
un sentire insieme a colui che parla o con ciò che si ascolta.
In genere, la capacità di ascolto dell’uomo spesso è selettiva, nel senso che ascolta più volentieri
chi la pensa alla stessa maniera, invece il vero ascolto cristico dovrebbe tendere ad ascoltare tutti:
da sé e dal più prossimo e vicino al più lontano e diverso… secondo la legge dell’amore. Ancora,
l’ascolto, come il silenzio, è una capacità intrinseca d’amare: ci può essere ascolto o silenzio
senz’amore, ma non c’è amore senz’ascolto o silenzio.
Questo, l’amore di Cristo.
Anche del cristiano!
E dell’Amico del Beato!