Viaggio letterario nei Conservatori dove non solo la musica è di casa

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Viaggio letterario nei Conservatori dove non solo la musica è di casa
FROSINONE
10
Sabato 23
Giugno 2012
LIBRO Quante ‘chicche’ su Frosinone nell’opera di Tarcisio Tarquini
Viaggio letterario nei Conservatori
dove non solo la musica è di casa
enerdì 29 giugno, nel Chiostro ideale del Conservatorio di FrosiVnone
alle ore 18, verrà presentato il libro «Conservatorio. Ieri, oggi, domani» di Tarcisio Tarquini. Ne discutono con l’autore il critico letterario Marcello Carlino e il direttore del Conservatorio Antonio D’Antò; modera il giornalista e vicepresidente della Ediesse,
Stefano Iucci. Letture dal libro di Antonia Fama, attrice. Contributi musicali dei docenti Gildà Buttà ed Ettore Fioravanti, con i docenti e gli studenti del Dipartimento di jazz e degli studenti Giordano Spaziani e Hee Jin Park-Giulietta, nonché dell’Ensemble Barocco del Conservatorio, coordinato dalla prof.essa Francesca Vicari.
Igor Traboni
arcisio Tarquini, presiTdente
del “Licinio Refice” di Frosinone, ha
scritto un libro dedicato
ai Conservatori di musica che in realtà è un libro… d’amore: amore
per la Musica, ovviamente, ma anche amore
per la Cultura e il Bello
in generale, amore per le
Amicizie che in queste
pagine vengono rese
pubbliche con il gusto di
chi sa di aver scoperto
un tesoro e di volerne
rendere partecipi più
persone possibili, amore
per le Storie che l’Autore
sa raccontare da grande
affabulatore.
“Conservatorio. Ieri, oggi e domani” (Ediesse,
euro 10) è diviso – come
recita il titolo – in tre
scansioni temporali, anche se immancabilmente
l’una va ad incastrarsi
con le altre. Quello di ‘ieri’ è il tempo della nascita di queste istituzioni,
nate per ‘conservare’ i
bambini poveri rimasti
senza famiglia e dove la
musica è un’occasione in
più, che arriva successivamente, per il riscatto
ulteriore degli orfani.
Tante pillole di storia che
Tarquini offre al lettore,
dopo averne fatta attenta
ricerca, compresa l’avventura del… primo libro letto su iPad e il timore che la pagina potesse dissolversi da un
momento all’altro «punendomi per aver preferito l’inconsistenza del
video alla solida certezza
della carta».
E ‘ieri’ è anche il tempo
della nascita del Conservatorio di Frosinone e
l’irrompere sulla scena –
e in questo libro – del
Maestro per antonomasia: Daniele Paris. «Maestro Fondatore» lo ha subito chiamato Tarquini,
che in tante pagine ne ricorda la figura, le traversìe ma anche gli entusiasmi che portarono una
piccola città come Frosinone ad avere una grande istituzione come un
Conservatorio, oggi tra i tro recente libro curato
primi in Italia e con un da Maurizio Agamennosuo appeal nel resto ne) è poi scaturito il Cond’Europa e perfino oltre servatorio frusinate. Una
Oceano (le pagine dedi- figura epica che a Tarcate alle coreane che stu- quini ricorda quella del
diano in Ciociaria sono protagonista del film di
tra le più originali e godi- Herzog “Fitzcarraldo”
bili di questo libro). Al che voleva portare il teagiovane Tarquini capitò tro dell’opera nella giundi incrociare la nascita gla. Per carità: Frosinone
del “Refice” da responsa- non era e non è giungla,
bile della sezione
scuola del partito socialista della provincia
di Frosinone: ricordi
dell’Autore che proiettano altre grandi figure, da Giacinto Minnocci a Cesare Facci.
Grande musicista, Daniele Paris, immerso
nel meglio del meglio
dei suoi anni: celebri
musiche da film, amicizie
rilevanti
(Stockausen su tutti),
organizzazione
di
eventi che avrebbero Dall’alto e in senso orario:
cambiato il panorama Francesco Alviti, il direttore
Antonio d’Antò, il Maestro
artistico-culturale ita- Daniele Paris in un disegno
liano. Nel bel mezzo e il grande Coleman,
di quella vicenda entusiasta della cattedra jazz
umana, Paris decide di istituita a Frosinone
tornarsene a Frosinmone
«con una scelta – ricorda
Tarquini – che prese alla
sprovvista i musicisti
suoi colleghi e che diventò assoluta, irrevocabile, addirittura più
estrema e totale di quanto sarebbe stata necessaria». Fu anche un po’ colpa del carattere sovente
spigoloso e a tratti anche
un po’ provinciale di Paris – qui il ricordo è affidato ad Antonio D’Antò,
che ne fu allievo e oggi è
prestigioso Direttore dello stesso “Refice” – ma
tutto sommato ‘felice
colpa’, visto che da una
serie concatenata di episodi (raccontati in un al-
ma Paris il suo l’ha dato
e l’ha fatto «e non si è
concesso attenuanti e ha
cambiato e migliorato la
vita di tanti».
Ancora Paris volle portare a Frosinone un insegnamento particolare: altra vicenda di Uomini e
Cultura che Tarquini
tratteggia da par suo nel
capitoletto “L’età del
jazz” (gustoso il siparietto di Paolo Tombolesi
che suona in uno slargo
di Alatri, sotto gli occhi
del papà Luigi, vecchio
direttore didattico socialista e cattolico, assai
compiaciuto dei suoni
del figlio e di altri amici,
salvo poi quasi scusarsi
con lo sguardo incrociato
di Tarquini per aver lasciato trapelare quel sentimento).
La prima cattedra jazz in
tutta Italia trovò casa
proprio a Frosinone, affidata da Paris «con l’occhio di chi sa riconoscere ciò che le persone
hanno dentro e aspettano solo qualcuno che li
aiuti a metterlo fuori» al
verolano Gerardo Iacoucci, pianista e arrangiatore di Domenico Modugno e Josephine
Baker. Un coraggio che,
per dire, il Santa Cecilia
di Roma a suo tempo
non ebbe e che oggi pone Frosinone – grazie anche ad ulteriori scelte didattiche del Conservatorio stesso e alla perizia
nella guida della cattedra
affidata all’ottimo Ettore
Fioravanti – su accreditati livelli internazionali
nel jazz, come ha ricono-
sciuto anche un ‘certo’
Ornette Coleman, con
positive irradiazioni festivaliere sul territorio,
da Atina ad Alatri.
Ma ‘oggi’, in questa Italia fondata sulla burocrazia, anche presiedere il
Consiglio di amministrazione di un Conservatorio non è impresa da poco conto. E così capita,
ricorda Tarquini nel capitolo ‘Crisi e finzioni’,
che sotto la mannaia dei
revisori dei conti finiscano le poche decine di euro di una targa-ricordo e
di un rinfresco in onore
del precedente Prefetto.
E tra codici e codicilli, è
tutto un barcamenarsi,
un fare i salti mortali per
raggiungere determinati
scopi didattici con i pochi fondi a disposizione,
restando ovviamente
Tarcisio Tarquini, presidente del Conservatorio di Frosinone
nell’alveo della legalità.
Diventa un’impresa anche utilizzare una palestra mai entrata in funzione per farne finalmente un Auditorium.
Anche se nessuna delle
peripezie raccontate potrà mai raggiungere i
vertici dell’arrivo del finanziamento per costruire il nuovo Conservatorio: quello vecchio era ospitato in maniera
assai disagiata
in alcuni palazzi all’Alberata
di Frosinone e
venne fatta richiesta per costruire la sede
nuova, nella
zona del Casaleno. La richiesta venne evasa parecchio
tempo dopo,
ma quando al
Comune
di
Frosinone arrivò il cablogramma «gli
impiegati che
furono tra i primi a passarsi
tra le mani
l’annuncio o non erano
gli stessi che avevano curato l’istruttoria per il finanziamento o avevano
dimenticato il progetto».
Fatto sta, scrive Tarquini, che quando arrivarono i soldi dalla Regione
per costruire il Conservatorio di musica, qualcuno pensò fossero destinati a realizzare… un
magazzino di raccolta e
conservazione di prodotti agricoli e derrate alimentari!
Leggendo questo libro
da Frosinone e dintorni,
è chiaro che lo stesso appare molto “Ciociarocentrico”, ma non è solo così, perché l’Autore racconta anche altre vicende che, ad esempio, fanno innamorare di Castelguidone, borgo tra l’Abruzzo e Molise che Tar-
quini ci fa scoprire con il
capitolo “I due organi”.
Molto altro ancora ci sarebbe da dire di questo
libro e della scoperta
continua di episodi e
personaggi coloriti e colorati, ‘musicali’ per l’appunto. L’amico Tarcisio
rende tutto al meglio e si
sente lontano mille miglia la stoffa ben curata
del giornalista. Le analisi
che fa, non solo sull’assurda burocrazia cui abbiamo accennato ma anche sulla lontananza del
‘potere’ rispetto a una
macchina così felicemente infernale di cultura qual è appunto un
Conservatorio, ne consiglierebbero (anzi, dovrebbe costituire un obbligo!) la lettura soprattutto agli amministratori
frusinati e ciociari, vista
la distanza che ancora
intercorre tra il Conservatorio e il territorio, anche se passi da gigante
sono stati fatti proprio
grazie all’attuale consiglio di amministrazione.
Da ultimo, ma non per
ultimo, c’è da dire che il
libro si avvale di una eccezionale appendice fotografica di Mario Ritarossi.
Gli ultimi due capitoli,
invece, sono dedicati alle
storie di altrettanti ragazzi, appassionati della
Musica e della Vita:
Francesco Alviti (che ora
suona le sue meravigliose percussioni tra gli Angeli) e Giordano, l’altrettanto straordinario ragazzo di Frosinone che
ha trovato una realizzazione piena e autentica,
a dispetto del suo autismo, grazie alla Musica.
Anzi, attraverso interpreti straordinari della
musicalità della vita ben
oltre le sette note: i genitori, alcuni medici e figure mitiche che stanno
proprio dalle parti del
Conservatorio di Frosinone…