2010.04.03 LIBERO DI LEGGERE
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2010.04.03 LIBERO DI LEGGERE
sabato 3 aprile 2010 Libero di leggere laRegioneTicino 24 a cura di Orazio Dotta e Velia Chiesa L’incipit ‘La primavera è anticipata dai giardinieri della Ville de Paris che piantano nella terra ancora gelida strisce di fiori dai colori improbabili. Cosa straordinaria, non piove da molto tempo e la polvere dell’inverno forma uno spesso strato grigio sui bordi delle finestre’ Per i più grandi Per i più piccoli La sposa dell’aria di Marco Albino Ferrari, Feltrinelli, 203 p. – Ferrari, scrittore ed esperto di montagna, propone un romanzo verità in cui l’avventura e il dramma sono gli ingredienti portanti. Nel 1893 la giovane sposa Anna Demichelis, il giorno dopo la cerimonia nuziale, parte da Torino con l’aerostato Stella. Con lei ci sono il marito Giuseppe Charbonnet, appassionato di volo, e due suoi collaboratori: Botto e Costantino. Il viaggio, però, si rivela subito problematico. A causa del maltempo e di manovre ardite i quattro sono costretti ad un atterraggio di fortuna sul ghiacciaio di una montagna sconosciuta. È l’inizio di un’odissea che costringerà i malcapitati a notevoli sforzi e peripezie per potersi salvare. Non tutti ci riusciranno. Ogni capitolo è introdotto da un breve articolo di cronaca preso dai giornali dell’epoca. Il mondo di Léon: Léon e le buone maniere, Léon e le superstizioni, Léon e l’ambiente, Léon e i grandi misteri di Annie Groovie, Ed. Giralangolo, dai 4 anni – Léon ha un occhio solo ma ci vede benissimo. Grazie al suo acuto senso di osservazione si è accorto che nella vita di tutti i giorni si possono fare piccoli gesti concreti per aiutare l’ambiente e rendere più piacevoli i rapporti con gli altri. E così Léon ci mostra che cosa si può fare. Niente di grandioso e di barboso: si tratta per esempio di imparare a riciclare i rifiuti o di evitare di incollare le gomme da masticare sulle sedie. Il piccolo ciclope con i capelli sparati in testa è il protagonista di una serie di strip. Scorrendo le vignette ci si diverte parecchio, un po’ perché le situazioni hanno un che di surreale, un po’ perché il personaggio è davvero simpatico. Sarà inevitabile diventare suoi amici! Quello che mi spetta di Parinoush Saniee, Garzanti, 427 p. – Il romanzo dell’intellettuale iraniana Saniee è stato messo al bando nel suo paese d’origine. La storia, infatti, mette a nudo tradizioni ancestrali che fanno della donna una vera e propria schiava in balìa dei desideri della famiglia. La quindicenne Masumeh è assoggettata al volere del padre e dei suoi fratelli, è obbligata a portare il chador, è vittima di violenze e non deve permettersi di alzare lo sguardo quando cammina in strada. Proprio uno sguardo scambiato con il giovane Saeid nei vicoli di Theran le cambia l’esistenza. Masumeh si innamora perdutamente. L’onore della famiglia è macchiato. Allora i fratelli le impongono un marito scelto da loro; un uomo che non l’ama, che la maltratta e dal quale avrà tre figli a cui si dedica anima e corpo. La forza per andare avanti le arriva dall’amore mai sopito per Saeid e dalla speranza, un giorno, di avere finalmente ciò che le aspetta. Un romanzo sulla vera condizione delle donne in un Iran in rivolta. La stagione delle cattive madri di Meg Wolitzer, Garzanti, 375 p. – Meg Wolitzer ha dato vita ad un romanzo di grande attualità in cui analizza la realtà di essere madri sviscerando i sacrifici di donne costrette, per il bene dei figli, a rinunciare alle proprie ambizioni e al proprio lavoro. Amy, Jill, Roberta e Karen, un tempo attive nel mondo dell’arte e in quello accademico, si sono dovute occupare per anni della spesa al supermercato, delle merende, delle recite scolastiche, dell’educazione dei figli sacrificando una parte della loro vita precedente. Alla soglia dei quarant’anni, con i figli che ormai hanno un’età per la quale il loro supporto non è più così fondamentale, decidono di riprendere in mano il proprio destino. Una riflessione critica e approfondita del ruolo della donna tra passato e presente. Il bastone dei Miracoli di Salvatore Niffoi, Adelphi, 156 p. – Salvatore Niffoi propone, come sua abitudine, una storia suggestiva al centro della quale si trova l’anziano contadino Licurgo Caminera con la passione per la Mitologia: i suoi dodici figli sono stati chiamati con nomi mitici Achille, Penelope, Ercole, ecc. In punto di morte Licurgo li riunisce attorno al suo capezzale per affidare loro la sua eredità spirituale. A tutti distribuisce una busta contenente parte di un racconto che ha scritto durante la sua lunga vita. Il compito affidato ai figli è di leggere agli altri il contenuto delle singole buste in modo da comporre il puzzle di una narrazione che porterà alla luce saggezze ancestrali e storie affascinanti di amore, violenza, amicizia e sangue che ruotano attorno alla vicenda del Bastone dei Miracoli: un oggetto destinato a conferire a chi lo possiede la buona morte, potere e ricchezze. E poi la sete di Alessandra Montrucchio, Marsilio, 270 p. – L’acqua è un bene prezioso e il suo controllo è questione di potere oltre che di guadagno. Alessandra Montrucchio nel suo romanzo tocca il delicato tema della lotta per la difesa delle risorse idriche del globo, ridotto quasi totalmente a deserto dopo una catastrofe climatica. In un Paese europeo del 2088 l’oro blu è causa di guerre e ingiustizie sociali. Uno scandalo che coinvolge il Presidente del consiglio getta nell’anarchia l’intera nazione. Gaël, quindicenne tossicodipendente, e Sarah, medico e figlia del presidente, incrociano le loro vite per lottare contro la sete e la morte. L’autrice ha dichiarato: «Il mio libro vuol proprio essere una sorta di distopia alla Orwell, alla Bradbury, alla Blade Runner, in cui le nostre peggiori paure si avverano». Le bambine di Sugar Beach di Helene Cooper, Newton Compton, 327 p. – Il libro è ispirato alla vita dell’autrice ed è prevista la sua trasposizione cinematografica. La giovane Helene vive a Sugar Beach, in Liberia, in una magnifica villa dotata di ogni comodità situata di fronte al mare. Per farle compagnia i genitori hanno adottato la piccola Eunice. A seguito della ribellione del 12 aprile 1980, i genitori di Helene decidono di riparare negli Stati Uniti abbandonando in Liberia la figlia adottiva. Dopo 23 anni di assenza Helene sente il bisogno di ritornare in questa nazione, vessata dagli eventi, per ritrovare Eunice e per scoprire qual è stato il suo destino. Il libro racconta la tragedia di un popolo, prima e dopo il colpo di Stato, e il desiderio di una donna di confrontarsi con il suo passato. Bianca e nero Cristina Guarducci è nata in Toscana ed è laureata in psicologia. Da oltre vent’anni risiede a Parigi, città nella quale ha ambientato il suo secondo romanzo dal titolo tutto francese, appunto, Nonchalance (Fazi editore, 174 p. ). Prima di questo volume ha pubblicato Mitologia di famiglia in cui mette in scena una saga famigliare inquietante, feroce e fantastica, dai risvolti altamente drammatici sullo sfondo della Maremma. Un libro in cui libera vent’anni di esperienza da psicoterapeuta introducendo nel suo narrare personaggi decisamente poco corretti come, ad esempio, un padre sadico, una madre colpevole d’incesto con un cugino-fratello e fintamente sottomessa, un figlio omosessuale, Alessandro, che si crede gabbiano. Mitologia di famiglia si rivela un romanzo in cui tutti i buoni sentimenti legati alla figura della famiglia vengono disintegrati per lasciar posto all’autodistruzione di questa istituzione, condannata dalle proprie malvagità. Un libro scritto con cinismo, che dissacra i sentimenti paterni e materni e che offre, malgrado tutto, anche spunti divertenti. Con Nonchalance le cose sembrano cambiare. Appaiono meno drastiche, meno infernali, ma non per questo meno degne di approfondimento. L’oggetto dell’indagine e del racconto di Cristina Guarducci si concentra sulla figura di una donna senza nome, l’io narrante, e sulla sua ricerca di stabilità emotiva e affettiva. Il racconto percorre due anni di vita di questo personaggio e di coloro che con quest’ultimo si trovano a interagire. La protagonista del romanzo non sopporta gli uomini. Le sue esperienze con loro non hanno portato a niente di buono. Quando ancora viveva a Prato, ha intrecciato una storia amorosa con un brillante signore in carriera che, una volta partito per l’Africa per curare i suoi affari, la lascia incinta ignaro della situazione: «… ho tenuto il bambino solo per fargli rabbia, perché non credesse di passarla liscia». La provincia italiana non è certo il miglior luogo per una ragazza madre per crescere un figlio. La meschinità delle persone, il falso interesse, l’insopportabile carità cristiana la inducono a lasciare il paese d’origine e a trasferirsi a Parigi, non prima di aver riscosso in anticipo la propria eredità. Si tratta, in definitiva, di una fuga da se stessa e dalla precarietà emozionale in cui improvvisamente si è venuta a trovare. Una sorta di convalescenza dal dolore esistenziale. Parigi, città cosmopolita per eccellenza, offre un rifugio perfetto in cui cullare il proprio risentimento verso il padre del bambino; una persona che sarà sempre presente nell’immaginario della donna, una persona che in qualche modo vorrebbe riagganciare, ritrovare. Nella capitale francese la giovane signora toscana arriva con il figlio Diego. Dopo alcuni lavori saltuari approda in un atelier di ceramica dove produce piatti di grande caractère, che raffigurano immagini inquietanti di draghi, orchi e streghe. Soggetti angoscianti che sgorgano direttamente dal subconscio e che, inaspettatamente, sono molto apprezzati dalla clientela. Malgrado avesse deciso, quasi autopunendosi, di conservarsi per il padre di Diego, fa un incontro speciale che cambia la sua impostazione di vita. In un giardino pubblico è avvicinata da Jean Marie, uno spazzino di colore che usa la scopa con nonchalance. L’uomo, che come Diego è figlio di una donna abbandonata dal marito, appare affascinante ed elegante nella sua tuta verde. Il suo lavoro, nell’economia del racconto, assume un valore simbolico. È chiamato dal fato non solo a raccogliere i resti più immondi lasciati per terra da un’umanità distratta, ma anche a raccogliere i pezzi scardinati di una vita claudicante. A questa attività quotidiana, che serve a Jean Marie per sbarcare il lunario, se ne affianca un’altra: la sera si esibisce nei jazz club della città. Inizialmente l’attrazione tra i due appare flebile, ma con il tempo diventa sempre più forte ed inizia una frequentazione smozzicata. Un continuo cercarsi e lasciarsi tra intensi incontri amorosi, battibecchi e discussioni. L’uomo, pur nutrendo una profonda passione per questa relazione, non nasconde il suo desiderio di libertà e di avere relazioni parallele. In questa vita in bianco e nero – l’allusione al colore della pelle dei due amanti è esplicita – in perenne cerca di nuovi colori e un po’ disordinata, si inserisce anche uno psicanalista dal quale la donna si reca due volte la settimana. Questa figura non ha un nome. È un’entità muta, quasi eterea che non interverrà mai nel dare consigli o nel proporre soluzioni. Esiste in quanto tale, per ascoltare, per lasciar liberare l’inconscio dai suoi fardelli, per permettere di dar sfogo ai dubbi; un’entità alla quale è utile raccontare le vicissitudini quotidiane, il rapporto con il musicista-spazzino, la storia con il padre di Diego, la gelosia che sembra attanagliarla, le vite delle persone amiche. Perché anche le amicizie non sono scevre da problematiche relazionali. Cathrine e Roger, la coppia che gestisce l’atelier e che sembra affiatata, cadrà in crisi per colpa dell’uomo che sperpera il patrimonio comune. La reazione della donna è quella del tradimento. Anche gli amici americani, giornalisti di successo con una figlia super adorata, avranno i loro problemi di coppia. Anche Hélène, invadente figura amante dell’astrologia, ha i suoi grattacapi: malgrado abbia allontanato il marito perché ha tentato di ucciderla, non riesce ad odiarlo. Anche la biscugina di Londra ha una relazione matrimoniale che cede alla crisi. Relazioni che seguono il flusso della vita, che incespicano quando meno ce lo si aspetta, trovando però, in qualche caso, un appoggio con il quale risollevarsi per ritornare in carreggiata con nuove consapevolezze. La Guarducci, propone quindi uno spaccato moderno di quelle che sono certe relazioni di coppia forte della sua esperienza di terapeuta. Lo fa inserendo nella scrittura anche dialoghi ed espressioni in lingua francese, non curandosi minimamente di darne traduzione. Una soluzione narrativa interessante che aiuta ad immergersi nella realtà vissuta dai vari protagonisti e ad assaporare a piene mani l’ambientazione scelta per questo particolare romanzo che, come si legge nella seconda di copertina, è capace di parlare direttamente al cuore di tutti coloro che hanno perso un amore o che a gran fatica, tra mille ORAZIO DOTTA diffidenze, l’hanno ritrovato. La gallinella nera di Martina Schlossmacher e Iskender Gider, Ed. Nord-Sud, dai 3 anni – In una fattoria, tra tante candide galline, una gallinella nera era la vergogna del pollaio perché non riusciva a fare delle uova normali, uguali alle altre. Era considerata una pasticciona e tutti la prendevano in giro. Un bel mattino un coniglio di Pasqua alla ricerca di belle uova da regalare si presentò nel cortile dove tutte le galline, orgogliose delle grosse uova che avevano fatto, le avevano messe in bella mostra. Intanto la gallinella triste e nera, aveva nascosto le sue strane uova fra la paglia. Il coniglio di Pasqua invece apprezzò molto quelle uova a forma di cuore o di fiore, di stella... Al punto che decise di regalarle al re che, felicissimo, andò a prendersi anche la gallinella nera. Brava gallinella! di Sarah Emmanuelle Burg, Ed. Nord-Sud, dai 4 anni – Ad una gallinella giovane giovane un coniglio chiede di fare un uovo. La gallinella è davvero troppo giovane e ancora non sa deporre le uova!! Ecco quindi che coniglietto e gallinella partono alla ricerca di qualcuno che l’uovo lo sappia fare veramente; di fatto il cavallo trotta, nitrisce e galoppa ma non fa uova. La scrofa invece, impegnata ad allevare i suoi maialini non fa certo le uova... La pecora poi, intenta a curare la sua morbida lana non può pensare a fare anche le uova. Non funziona nemmeno con la mucca, la talpa e meno ancora con il lupo... Ah, è sempre così difficile chiedere un favore a qualcuno! I bambini cercano di tirarsi fuori le idee dal naso / 61 greguerias di Ramon Gomez de la Serna, Ed. Giralangolo, dai 7 anni – Le gregueria, come le definisce lo scrittore, sono ‘fatali esclamazioni delle cose e dell’anima quando il caso le fa incontrare’. Non si cercano, arrivano da sole e non bisogna essere scrittori per saperle afferrare: un po’ come andare a caccia di farfalle, basta munirsi di retino dell’immaginazione e tenere gli occhi aperti. Un tipo bizzarro e curioso uno che scrive cose così. I gatti credono che la luna sia una ciotola di latte. Quando il martello perde la testa i chiodi ridono. La neve fornisce carta per scrivere a tutto il paesaggio. Baciava lentamente, così i suoi amori duravano di più. E altro. Da leggere. Assolutamente. Bestiacce! Le incredibili avventure di Sam Colam e del professor Pico Pane di Pino Pace, Ed. Giralangolo – Questa non è una storia, ma la testimonianza scritta e soprattutto illustrata di due esploratori sbrindellati, senza bagagli, dimagriti ma abbronzati. Il viaggio di un intero anno di Sam Colam e del professor Pico Pane. E quello che segue è il quaderno delle osservazioni, degli schizzi, dei disegni di Sam Colam nell'incredibile viaggio alla scoperta degli animali che nessuno ha mai visto («Nemmeno loro!» dicono quegli invidiosi della Grmdpizv ). La verità è che Sam Colam e Pico Pane sono penetrati nelle foreste più buie, hanno mangiato le peggiori schifezze, hanno rischiato di essere divorati dalle belve e scuoiati dai selvaggi, hanno ascoltato antichi racconti per ore senza addormentarsi. E hanno riportato questo eccezionale documento. Nefelibata che viveva tra le nuvole di Carlos Barral, Ed. Salani, dagli 11 anni – Il piccolo Héctor Nefelibata camminava sopra le nuvole e si lasciava trasportare dal vento. Se ne accorse un pomeriggio di fine primavera, marinata la scuola, salito sull'eremo per giocare agli esploratori. Ritornato al paese non gli credettero, anzi, lo accusarono di voler ingannare gli amici. Fu così che non ne parlò più a nessuno. In compenso continuò a fare viaggi strabilianti, e tutto andò bene fino al giorno del temporale. Trasportato e depositato delicatamente su una spiaggia grigiastra, e alla fine di un bosco, ecco una grande piramide scintillante di colori, tutti e nessuno. Ad attenderlo una grande figura bianca illuminata: «Chi sei?», «Sono solo un bambino, Héctor Nefelibata. Mi ha portato una nuvola».