Liverpool JMU 10-24 luglio
Transcript
Liverpool JMU 10-24 luglio
LIVERPOOL, JOHN MOORES UNIVERSITY, 10‐24 LUGLIO 2011 Devo ammettere che l’esperienza non è iniziata nel migliore dei modi… Appuntamento alle 5:00 di mattina del 10 luglio all’aeroporto di Catania. In qualità di group leader, devo incontrare un gruppo di 10 ragazze e ragazzi siciliani, con cui partire alla volta di Liverpool. Ci aspetta un volo per Roma e poi da lì, incontrati tutti gli altri compagni di viaggio provenienti dalle varie parti d’Italia, proseguire con un charter tutto nostro verso la nostra città inglese. Peccato però che proprio il giorno prima l’Etna abbia deciso di farsi sentire, ricoprendo la città di Catania di uno spesso strato di cenere e portando, ahimè, alla cancellazione del nostro volo… Rabbia e delusione (comprensibile) per me e per i ragazzi e rispettive famiglie… La partenza comunque non è stata annullata, ma solo posticipata. Appuntamento in aeroporto il giorno dopo, cambio dei biglietti, della compagnia aerea e della tratta, ma questa volta (finalmente!) ce la facciamo: in serata arriviamo a Liverpool!!! L’impatto è stato inizialmente un po’ difficile, perché ci siamo persi i primi due giorni e le rispettive spiegazioni. Ma grazie all’aiuto dello staff italiano e inglese (specialmente di qualcuno dotato di molta pazienza), sia i ragazzi che io abbiamo recuperato e siamo entrati a pieno ritmo nell’avventura liverpooliana. Un’avventura meravigliosa. Stancante, ma assolutamente divertente ed interessante. Dormivamo davvero poco, soprattutto noi dello staff: tra riunioni, attività diurne e serali da organizzare, i ragazzi da seguire, assistere e controllare… Ma, se potessi, ripartirei subito, anche oggi, per ripetere quell’esperienza. E’ difficile descrivere a parole l’atmosfera che si viene a creare durante questo tipo di soggiorni. La complicità che nasce tra i ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia, le amicizie e gli amori, la collaborazione all’interno dello staff (sia italiano che inglese), le risate, i tormentoni (“schuuultz!!!”)… Tutto incide nel creare un forte senso di appartenenza al gruppo, proprio quel gruppo che poi, una volta rientrati ognuno a casa propria, mancherà tantissimo… A Liverpool la vita aveva dei ritmi serrati, per permettere ai ragazzi di fare più esperienze possibili e di vivere a pieno il soggiorno. Dopo la colazione, si andava a lezione d’inglese con i professori madrelingua (ognuno nella classe corrispondente al proprio livello d’inglese, così come emerso dal test di lingua svolto appena arrivati). Quindi era il momento del pranzo e subito dopo si passava alle varie attività previste: la visita dei musei (bellissimo il museo dei Beatles, ma anche l’arte moderna della Tate o gli aspetti legati alla natura e alle scienze al World Museum), lo sport (pallavolo, calcio, piscina o la divertentissima zumba), i giri per la città (dal mitico “Cavern” dove suonavano i Beatles alla suggestiva ed imponente Cattedrale Anglicana, proprio alle spalle dei nostri appartamenti). Dopo cena, organizzavamo sempre qualcosa: dal karaoke alla serata di musica dal vivo, dal gioco‐quiz in inglese alla discoteca, dalla proiezione di un film in lingua straniera fino alla mitica serata del talent‐show (che risate! i ragazzi sono stati davvero bravi e simpaticissimi). Interessanti anche le escursioni organizzate, a Londra, Manchester e Chester, anche se, purtroppo, le condizioni atmosferiche non ci hanno aiutati: pioggia, vento e freddo costanti… Solo a Chester abbiamo goduto finalmente di una bella giornata di sole! Ma, del resto, si sa, questa è l’Inghilterra! Arrivati alla fine del soggiorno, è stato davvero difficile salutare tutti i compagni d’avventura e tornare alla vita reale. Si era creata una bella alchimia tra tutti noi e mi si è quasi spezzato il cuore nel vedere tutte quelle lacrime a Fiumicino, quando ognuno di noi si separava per raggiungere la propria destinazione finale… Devo ammettere che anche a me è scesa qualche lacrimuccia. E come avrei potuto evitarlo? Personalmente ho amato quest’esperienza. Mi sono divertita, anche quando crollavo dalla stanchezza e dalla voglia di dormire. Perché comunque c’era il compagno dello staff che mi faceva ridere con la battuta sempre pronta, perché era bello sentirsi immersi in una cultura diversa ed in un’atmosfera pulsante come quella di Liverpool. Ma soprattutto per quel centinaio di ragazzi e ragazze che hanno partecipato al soggiorno: sono stati loro, per quanto mi riguarda, la cosa più bella. Con la loro allegria, le loro risate, le loro emozioni mi hanno trasmesso tanta forze ed energia. E per questo non posso fare altro che ringraziarli, sperando di rincontrali presto tutti quanti. In attesa del prossimo soggiorno! Stefania Assumma