Foto ai bimbi come arte Scatti esposti nelle corsie
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Foto ai bimbi come arte Scatti esposti nelle corsie
L’ECO DI BERGAMO 44 Provincia SABATO 6 GIUGNO 2015 Germogli di pace dalla Grande guerra nel libro di Carminati Treviglio Il giornalista e scrittore ha pubblicato il romanzo «Poi nuovamente fiorirono i ciliegi», edito da Ecra «Poi nuovamente fiorirono i ciliegi» è il titolo dell’ultimo enuovoromanzodiMarcoCarminati, giornalista e scrittore trevigliese già autore di decine di testi, tra romanzi e saggi di storia e attualità. In quest’ultimo testo, edito da Ecra, le edizioni della Cassa rurale, Carminati affronta il tema della Grande guerra in forma romanzata, ma strettamente collegata alla ricostruzione storica. In occasione del centenario dell’inizio del primo conflitto mondiale, lo scrittore fa riferimento ai «germogli di pace e cooperazione» che nacquero dalle ceneri di una guerra che mutò inevitabilmente il corso della storia mondiale. «Neppure le peggiori avversità – si legge nel testo – potranno mai sconfiggere la speranza, perché anche quando sembra L’autore, Marco Carminati che l’umanità abbia perduto l’ultimo lume della ragione, riappare invece una scintilla capace di riscattarla e di dare un senso al suo futuro». Nelromanzocompaionofigure storiche della cooperazione di credito, come monsignor Ambrogio Portaluppi, monsignor Pompeo Ghezzi, don Lorenzo Guetti e don Adamo Zanetti. «Con la loro attività di seminatori di pace e di fondatori di Casse Rurali, assieme a molti altri laici e religiosi, hanno contribuito a superare le divisioni Foto ai bimbi come arte Scatti esposti nelle corsie Foto ai neonati che diventano opere d’arte e che, in quanto tali, vengono esposte al pubblico. Nella fattispecie, visto il tema, nelle corsie dei reparti di Maternità degli ospedali Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Bolognini di Seriate e Fenaroli di Alzano Lombardo. L’idea di immortalare il miracolo della vita, nelle sue più immediate sfaccettature, è di Virginia Cornici, poliedrica fotografa professionista di Treviglio e un po’ l’Anne Geddes della Bergamasca. «La continua fonte d’ispirazione per i miei scatti – spiega Virginia – sono i miei due bambini, Tommaso e Viola. Col passare degli anni mi sono specializzata in ritratti moderni di donne in gravidanza, neonati e bambini. E proprio alla mia infanzia risale la passione per la fotografia: da piccola sognavo infatti di avere pure io una bellissima macchina fotografica reflex come quella che aveva mio papà Alfredo». Virginia Cornici ha così iniziato il suo percorso per diventare una professionista della fotografia frequentando una scuola di grafica pubblicitaria e scegliendo appunto la 1 Come la nota Anne Geddes, immortala il miracolo della vita appena sbocciata specializzazione in fotografia. «Nella camera oscura era emozionante veder apparire tutto ciò che di vivo avevo colto nei miei primi scatti – ricorda –: dopo il diploma ho lavorato per quattro anni con un fotografo che per me è stato un grande insegnante. In quel periodo sono cresciuta professionalmente e il mio amore per tutto ciò che è immagine, capace di ricreare un’emozione, è esploso in una vera e propria passione. Da allora non c’è niente che mi faccia sentire professionalmente così viva ed appagata come quando riesco ad immortalare frammenti di vita che mi circondano». Per specializzarsi ulteriormente, Cornici ha seguito un workshop specializzato sulla fotografia «newborn», ovvero dei neonati, con la nota fotografa di fama internazionale Natalya Ignatova. Da lì la specializzazione della fotografa trevigliese in immagini di gravidanze e neonati. Una capacità appagata dall’affissione delle stesse foto nei reparti di tre dei principali ospedali della nostra provincia. «Ho anche collaborato con un’ostetrica alla realizzazione di un progetto sull’allattamento materno al seno riconosciuto dal Mami, il Movimento allattamento moderno italiano – prosegue ancora la fotografa – e sono sempre alla ricerca di nuove idee da realizzare. Mi piace lavorare con i bambini di qualsiasi età: amo infatti fermare nel tempo attimi di vita ed emozioni». I risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche all’interno delle fratellanza e della cooperazione ho preso come spunto una storia vera, rievocata da un’anziana crocerossina i cui genitori si erano conosciuti a Treviglio, nell’ospedale in cui era cappellano Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII. La vicenda è ambientata in buona parte tra le Alpi orientali e la Bassa friulana. E proprio a Cervignano si vuole che il 24 maggio 1915 fosse sparato il primo colpo di cannone, che segnò l’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale». Fa. Co. L’artista Stefano Travi nel suo studio in centro a Treviglio Aperto agli studenti il laboratorio di Travi «Svelo i miei segreti» L’iniziativa. L’idea di Virginia Cornici, fotografa di Treviglio: «È appagante» Le immagini di neonati negli ospedali di Bergamo, Seriate e Alzano FABIO CONTI sociali acuite dalla guerra – spiega l’autore – e hanno favorito la ripresa delle attività economiche nell’Italia postbellica». Il romanzo è per lettori di tutte le età, in particolare i giovani che, grazie alle vicende raccontate da Carminati, potranno scoprire aspetti inediti della Prima guerra mondiale. «Un secolo fa il nostro Paese ha pagato un tributo di oltre un milione di vittime, tra civili e militari – aggiunge l’autore –. Per individuare, pure in quel contesto di morte e orrori,i germogli della Treviglio Virginia Cornici con uno dei suoi piccoli soggetti da fotografare Le testimonianze «Proiettati nel dono del miracolo della vita» «La nascita di mio figlio Riccardo mi ha donato il dono, e chiedo scusa per l’inevitabile gioco di parole, di essere proiettata con mio marito Ivano nel miracolo della vita. E costantemente, nel quotidiano, di toccare con mano l’amore che segue i suoi progressi, i suoi passi, le sue lacrime che posso asciugare, i suoi sorrisi che posso accarezzare». È il racconto di Viviana, una neomamma che ha recentemente aderito al progetto delle fotografie dei neonati di Virginia Cornici. E c’è chi si è fatto fotografare con tutta la famiglia: «Con mio marito e le nostre due bimbe, Matilde di due anni e mezzo e Camilla di soli 26 giorni – spiega Lia –, abbiamo trascorso questo pomeriggio assieme alla fotografa, che si è destreggiata con pazienza e professionalità e ha immortalato momenti irripetibili della nostra vita». La fotografa trevigliese ha raccolto tutti i propri lavori, compresi quelli esposti negli ospedali, sul suo sito internet e sulla sua pagina Facebook. corsie degli ospedali, dove quegli scatti si trasformano in realtà per le imminenti o recenti mamme, ma anche per tutti i loro familiari. Anche la famiglia è al centro dei progetti fotografici di Virginia Cornici, visto che molti scatti ritraggono entrambi i genitori con i propri bambini, neonati o più grandicelli. Ma, in alcuni casi, i protagonisti delle foto sono davvero piccini. «Il servizio alla nostra piccola Giada lo abbiamo fatto quando aveva soltanto 17 giorni – racconta la neomamma Corinne –. Incredibile come Virginia abbia rispettato i “tempi” della nostra bimba, riuscendo a cogliere i dettagli di quelle posizioni che i bimbi assumono da neonati». Aggiunge un’altra neomamma, Tania: «Ho incontrato le foto di Virgnia per la prima volta sui pannelli dell’ospedale di Seriate e subito mi hanno trasmesso un grande senso di gioia, di dolcezza e di forza, rendendo ancora più meravigliosa l’attesa del nostro piccolo Pietro. Ricorderò sempre mio marito, accanto a me durante il travaglio e che, nei momenti di pausa, camminava ansioso e teso nella stanza e si soffermava a guardare i pannelli per interminabili minuti, come se solo davanti a quelli riuscisse a scaricare la tensione e a ritrovare per un attimo la tranquillità». ©RIPRODUZIONE RISERVATA L’artista ha trasformato il suo studio in esposizione permanente e ora apre le porte alle scuole della città «Ho deciso di riorganizzare il mio laboratorio e sistemarlo in modo che possa essere visitabile a tutti, in particolare agli studenti delle scuole: per questo ho predisposto un percorso tematico, anche in base ai materiali utilizzati, durante il quale illustrerò ai ragazzi i segreti di questa professione». Più che un semplice laboratorio, quello di Stefano Travi in via Scuole, nel cuore di Treviglio, è un museo, nemmeno troppo piccolo, di decine di sculture di uno degli artisti più peculiari della città della Bassa. E c’è anche una chicca storica dietro la palazzina che lo ospita: quando Travi la acquistò, oltre quarant’anni fa, ospitava la piscina del vicino istituto Facchetti. Chiusa la piscina, l’artista ne ha ricavato un salone dove per decenni ha creato le sue opere d’arte, in particolare quelle che lo hanno reso celebre anche oltre i confini nazionali e che sono caratterizzate da un «fiocco» ligneo o marmoreo che va a rappresentare figure più o meno astratte. Oggi la novità: Travi ha deciso di aprire il suo laboratorio, non soltanto a ci vuole visionare o acquistare le sue opere, ma anche e soprattutto a chi vuole o potrebbe apprendere le tecniche utilizzate. «A me piace da sempre sperimentare – spiega –: quando ho un minuto libero e trovo un foglio bianco, inizio a disegnare nuovi progetti e nuove idee. Credo infatti non ci sia mai fine alla ricerca». E proprio il percorso dell’opera d’arte, dal disegno su carta al bozzetto, fino alla realizzazione conclusiva, è una delle caratteristiche del laboratorio-museo di Travi. «Ogni opera d’arte ha una sua intrinseca musicalità – aggiunge lo scultore trevigliese –: l’artista la trasforma dal pensiero all’opera e poi spetta a chi la osserva coglierne il senso, a seconda della sensibilità di ognuno». Nel laboratorio sono esposte, in aree tematiche, opere di ogni materiale: legno, marmo, bronzo, terracotta. «Sto anche riscoprendo un’arte dimenticata – annuncia Travi – e che risale a tremila anni fa. L’arte cosiddetta italica, andata quasi perduta per via del consistente influsso dell’arte greca prima e latina poi. Era un’arte primitiva ma molto decorativa, che merita di essere riscoperta». Per questo Travi sta studiando alcuni reperti dell’epoca della zona dell’attuale Puglia del Nord. Alcune delle sue opere sono forme senza figure ben consolidate. Oppure il contrario: figure che rappresentano stati d’animo. Come un triangolo in legno, che ha una punta verso il cielo. Lineare all’esterno ma, all’interno, ricco di curve e movimenti. «Rappresenta l’uomo, dall’apparenza esteriormente lineare e tranquilla, alla burrasca che può esserci al suo interno», conclude l’artista di Treviglio. F. Co.