bollettino 2 pantone - Bollettino Cardiologico

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bollettino 2 pantone
2-05-2012
donazione del sangue placentare a
scopo di trapianto
è un atto generoso
di grande utilità e costituisce oramai da tempo una procedura ampiamente acquisita nella pratica
clinica.
Il sangue del cordone ombelicale,
che normalmente viene gettato, è
una fonte preziosa di cellule staminali ematopoietiche utilizzabili
in alternativa a quelle prelevabili
dal midollo osseo per curare
importanti malattie del sangue
quali, ad esempio, le leucemie,
che può essere donato invece, da
volontari iscritti nei Registri Internazionali.
Diversi studi di confronto tra questo tipo di donazione ed il sangue
placentare hanno dimostrato risultati clinici equivalenti, in particolare nei bambini, dal momento
che nei pazienti adulti di peso corporeo più elevato, la dose cellulare del sangue placentare non
sempre risulta sufficiente.
Le cellule staminali possono essere conservate per periodi di
tempo prolungati, fino a più di
vent’anni, entro appositi contenitori criogenici, ove la temperatura
viene costantemente mantenuta
al di sotto dei 150°C tramite immersione in azoto liquido o in
atmosfera di vapori di azoto.
Questi contenitori sono conservati presso apposite strutture opportunamente attrezzate, chiamate
criobanche o più semplicemente
banche.
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LLaa
LA DONAZIONE
DEL SANGUE
DEL CORDONE
OMBELICALE
di Alberto Lazzaroni*
Al termine della gestazione la lunghezza del cordone ombelicale è di circa 55
cm per una larghezza di quasi un dito, capace di presentare una quindicina
di volute attorno al suo asse lungo. Di solito si inserisce al centro della placenta, ma spesso è eccentrico, anche se in alcuni casi si può legare alle membrane ovulari decorrendovi sopra prima di giungere alla placenta (inserzione
velamentosa).
IL CORDONE
OMBELICALE
Si tratta di una formazione anatomica che mette in comunicazione
il feto con la placenta, generalmente liscia e semirigida, ma
molto resistente potendo sopportare oltre 5 Kg di peso. Al termine
della gestazione la sua lunghezza
è di circa 55 cm per una larghezza di quasi un dito, capace di presentare una quindicina di volute
attorno al suo asse lungo.
Di solito si inserisce al centro
della placenta, ma spesso è eccentrico, anche se in alcuni casi si
può legare alle membrane ovulari
decorrendovi sopra prima di giungere alla placenta (inserzione velamentosa).
Il funicolo ombelicale è costituito
da una sostanza gelatinosa detta
"gelatina di Wharton", formata da
tessuto connettivo mucoso maturo, distribuito in modo irregolare,
tanto da creare delle concrezioni
dette "falsi nodi", che però non
hanno alcun ruolo fisiopatologico.
All’interno della placenta sono
immersi i vasi ombelicali, quali la
vena che porta sangue ossigenato e ricco di nutrienti al feto e le
due arterie che invece trasferiscono i cataboliti del feto alla placenta.
Durante la vita intrauterina il cordone ombelicale può subire alterazioni meccaniche quali compressioni e attorcigliamenti, che
in alcuni casi di particolare gravi-
* Direzione Scientifica Bollettino Cardiologico
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tà, possono interrompere il flusso
ematico in maniera definitiva e
causare così la morte del feto.
Subito dopo la nascita il cordone
ombelicale viene reciso a circa 10
cm dal piano cutaneo del neonato e avvolto con una garza sterile
asciutta, mentre i vasi ombelicali
si trombizzano rapidamente ed il
moncone del funicolo, non più irrorato dai vasi, si essicca assumendo un colorito bruno - nerastro. A questo punto normalmente
il cordone ombelicale viene gettato anche se è ricco di cellule staminali che opportunamente utilizzate offrirebbero a tante persone
malate una speranza per guarire
e tornare alla vita.
Più precisamente, per staminali si
intendono quelle cellule che non si
sono ancora “specializzate” e
quindi non ancora in grado potenzialmente di trasformarsi in qualsiasi cellula del nostro corpo.
Possiedono, inoltre, un basso rischio di contaminazione virale,
una minor incidenza e severità
della malattia da trapianto e una
riduzione del rischio di complicanze immunologiche, per cui il trapianto è possibile anche in situazioni di parziale compatibilità tra
donatore e ricevente. Spesso, però, soprattutto nel mondo di Internet, vengono fornite indicazioni
molto generiche sul possibile utilizzo di queste cellule, generando
false speranze sul loro uso futuro.
Le uniche applicazioni delle cellule staminali ematopoietiche del
sangue del cordone ombelicale
attualmente riconosciute, sono la
terapia di malattie ematologiche
ed immunologiche, sia in età pediatrica che in età adulta.
CONSERVAZIONE
E DONAZIONE
In Italia non è consentita la conservazione per uso unicamente
autologo o personale del sangue
del cordone ombelicale, tranne
nei casi in cui sia presente tra i
consanguinei del nascituro, una
patologia per la quale è ricono-
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DONAZIONE
AUTOLOGA
sciuto appropriato l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali presenti nel cordone ombelicale.
In tale caso si tratta di una "donazione dedicata" e le cellule staminali conservate gratuitamente
nelle banche italiane delle cellule,
Si tratta del prelievo di cellule staminali del cordone ombelicale per
un possibile uso futuro mediante
autotrapianto e attualmente è
consentita solo con l’ausilio di
banche delle cellule estere per la
criopreservazione. In Italia è permesso ai genitori esportare all’estero il sangue prelevato al
momento della nascita del proprio
figlio e conservarlo ad uso personale in tutti quei casi in cui non
esistono le condizioni previste per
la donazione dedicata.
pensiero è da sottolineare, sul
versante statistico, che la probabilità di utilizzare nel corso della
vita le proprie cellule staminali è
di un caso su 30.000.
In termini pratici, una volta ottenuta la certificazione della Direzione
Sanitaria della struttura ove avverrà il parto, relativa alla negatività del virus dell’epatite B, C e
dell’HIV e quella del Centro Nazionale Trapianti (CNT) concernente una corretta informazione
circa le modalità di raccolta e conservazione del sangue, la documentazione andrà inviata al Ministero del Lavoro, a quello della
Salute e delle Politiche Sociali, almeno tre giorni prima della data
presunta del parto.
DONAZIONE
ETEROLOGA
sono ad esclusiva disposizione
del soggetto al quale sono state
riservate in ragione della sua patologia.
Diversamente da quanto si crede,
non è sempre possibile conservare il sangue del cordone ombelicale, in quanto esistono una serie
di condizioni che lo rendono non
idoneo alla conservazione, quali
una gestazione inferiore a 37 settimane, uno stato febbrile della
madre, una malformazione congenita del neonato fino alla presenza di malattie batteriche o
virali contratte durante la gravidanza. Nel 40% dei casi, inoltre,
la quantità di sangue prelevata è
scarsa e quindi il quantitativo di
cellule presenti è troppo basso
per poterne consentire un eventuale utilizzo.
La conservazione ad esclusivo
uso autologo in assenza di evidenti controindicazioni cliniche è
effettuabile soltanto presso banche estere e risponde nella maggioranza dei casi ad un desiderio
materno di regalare una sorta di
“assicurazione biologica” nei confronti del nascituro.
Al di là di ogni considerazione
personale e nella piena libertà di
È un tipo di donazione che consente a tutti quei bambini affetti
da malattie del sangue e del
sistema immunitario di poter utilizzare, ove necessario, le cellule
staminali donate delle neo-mamme al momento del parto.
Al termine del parto, se non vi sono controindicazioni cliniche, viene effettuata la raccolta del sangue attraverso un prelievo ematico che prevede la puntura della
vena del cordone appena dopo
che questo è stato reciso e prima
che la placenta venga espulsa
dall’utero.
Il sangue così raccolto verrà indirizzato alle biobanche che provvederanno a conservarlo anche
per diversi anni al di sotto dei
150°C dentro appositi contenitori
ove è presente azoto liquido.
Per alcuni è un atto di amore e
solidarietà, per altri una donazione gratuita ed anonima (donando
si perde ogni diritto verso le proprie cellule staminali), che si effettua soltanto negli ospedali italiani
collegati con una banca di crioconservazione. Purtroppo esistono ancora molti aspetti da perfezionare, in quanto non in tutte le
aree geografiche avviene il servi-
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zio di raccolta e se il parto avviene di notte o nel week-end è
molto probabile che il prelievo risulti impossibile per mancanza di
personale idoneo sia alla raccolta
che al suo trasporto.
L’importanza della conservazione
di questo prezioso materiale biologico è però ancora legato alle
scarse risorse della sanità pubblica, al numero ridotto dei centri di
raccolta e all’esigua informazione
che fanno i mass-media sull’argomento. A tutto ciò va aggiunto che
le banche pubbliche raccolgono il
sangue ombelicale esclusivamente per la cura delle patologie
a carico del sangue, scartando
tutti i campioni al di sotto dei 100
cc di liquido ematico, poichè non
conterrebbero un numero di staminali necessarie ad un trapianto.
La percentuale delle donazioni
viene così ulteriormente decurtata, tanto che si calcola che soltanto un 30% venga conservato
presso le biobanche pubbliche.
A
CONCLUSIONI
La donazione eterologa è la strada
attualmente scelta in Italia secondo un sistema solidaristico e sociale per cui se ognuno conservasse in frigo il proprio campione non
ve ne sarebbe più per altri. Tale
affermazione, però, trova un limite
quando si rileva che ben il 95% dei
cordoni ombelicali viene gettato,
dando spazio attivo solo al restante 5%.
In tutto il mondo sono attivi circa
quaranta programmi di banche
pubbliche eterologhe in grado di
rispondere a circa 260.000 donazioni via rete e di collegarsi a
tutti i centri trapianto che ne abbiano necessità. In Italia la donna che
vuole conservare il funicolo del
proprio nascituro, deve richiedere
l’autorizzazione all’Istituto Superiore di Sanità e portare le cellule
all’estero in quei paesi in cui è attiva la conservazione autologa.
Le nostre adozioni
IL PICCOLO MAURO PIO TRA SPERANZA E SOFFERENZA
a cura di Amedeo E. Flecchia
Nei giorni scorsi la mamma affidataria del nostro e vostro piccolo Mauro
Pio ci ha inviato la lettera che pubblichiamo di seguito:
“Amici carissimi di Bollettino Cardiologico, ci auguriamo che stiate tutti bene. È
un po’ di tempo che non ci sentiamo anche se avremmo voluto scrivervi ogni
giorno per ringraziarvi di tutto quello che
fate per il nostro e vostro Mauro Pio. Non
sono frasi fatte ma la realtà. Purtroppo in
questi ultimi mesi il piccolo Campione
non è stato bene e questo ci ha tolto ogni serenità. Dovremo tornare
all’Istituto Rizzoli di Bologna perché Mauro Pio ha dolori fortissimi alle
anche, tanto che dubitiamo che gli interventi subiti siano giovati a qualcosa. Avremmo bisogno di capire se tutto ciò che abbiamo fatto sia
veramente servito, oppure sono state operazioni inutili. Il piccolo soffre giorno e notte e non vuole più stare sullo stabilizzatore, dice che le
gambe gli fanno male e non sappiamo se insistere o meno in questo
senso. C’è attorno a noi come un vuoto che nessuno qui a Sapri è in
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grado di colmare. Pensavamo che col
passare dei mesi i dolori si calmassero,
invece passiamo accanto a lui intere
notti in bianco. Chi può ci dia qualche
consiglio, abbiamo veramente bisogno
dell’affetto e della solidarietà di tutti,
soprattutto di medici e specialisti che
conoscono le sue condizioni. Noi cerchiamo, grazie al vostro aiuto, di non
fargli mancare nulla ma, quando ci chiede se potrà giocare al pallone non sappiamo cosa rispondergli. La buona notizia è che non ha mai perso l’appetito. Al mattino, prima di andare a
scuola vuole sempre “un pranzetto delizioso”. Speriamo che le cose
migliorino e che i tutori riescano col tempo a farlo stare in piedi senza
soffrire. Così come speriamo che da lassù qualcuno veda la vostra
bontà e vi aiuti a star bene. Passerà anche questo momento brutto.
Ne abbiamo passati tanti che un po’ di serenità non guasterebbe. Un
abbraccio grandissimo”
Maria Teresa Donini
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