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8350,6 Chilometri: Viaggio in Auto da Venezia a
Francesco
Ricapito
8350,6 Chilometri: Viaggio in Auto da Venezia a Lisbona - Parte 2 L'Impressionante Pont du Gard, la Fortezza Medievale di Carcassonne ed uno
Stufato Ipercalorico
8 giugno
2016
Auberge de Jeunesse, Carcassonne 14 agosto 2015, 22:49
Questa mattina abbiamo dovuto affrontare un problema che credo sarà ricorrente nelle prossime
settimane: asciugare la tenda. Chi è stato scout lo sa bene, una delle prime cose che t’insegnano
infatti è a non mettere via la tenda quando è ancora bagnata. Un capo scout incontrato ad un campo
estivo una volta mi disse che Dio stesso dettò questa regola a Mosè nelle tavole della legge, nelle
note a piè di tavola però.
Stamattina il cielo era ancora coperto e la nostra agenda piuttosto fitta, non c’era tempo per
aspettare che si asciugasse e abbiamo dovuto quindi infilare il telo esterno in un sacchetto di
plastica.
La prima meta della giornata è stata il mercato di Nîmes, collocato al piano terra di un moderno
centro commerciale, ma che conserva ancora il suo fascino tradizionale: macellai, pescivendoli,
fruttivendoli, gastronomie con prodotti locali, ci si trova un po’ di tutto. Ne siamo usciti con una
crema molto simile al bacalà mantecato e una alle olive verdi prodotte localmente e chiamate
picholines.
A circa mezz’ora di strada da Nîmes si trova il famoso Pont du Gard, un acquedotto di epoca romana
meravigliosamente conservato. Per arrivarci, Zita, il nostro fidato navigatore, ci porta lungo strade
di campagna che da soli non avremmo mai trovato: il paesaggio è prevalentemente pianeggiante con
qualche rara collina sparsa qua e là. La vegetazione è rigogliosa e tipicamente mediterranea. Molti
campi sono coltiv
ati. Giorgia, che vive in una fattoria, ha
passato la vita in mezzo ai campi e di conseguenza ha una sensibilità ed una conoscenza a me del
tutto estranee e spesso mi sorprende con commenti molto poco femminili, ma non per questo meno
interessanti:” Vedi quel trattore? Non è una buona marca”, “Terra rossa, ricca di ferro, andrebbe
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bene per le patate”, “Quel tizio dovrebbe Stufato
cambiare
la marmitta alla sua macchina, il fumo che esce
è
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troppo nero”.
A circa metà strada attraversiamo un vecchio ponte che passa sopra il letto di un fiume quasi del
tutto secco. Dall’altra parte una costruzione che sembra un castello in miniatura vigila sul passaggio.
Visitare il Pont du Gard in sé è gratuito, il problema è il parcheggio: per un’auto da cinque persone
come la nostra dobbiamo lasciargli ben diciotto euro. Capiamo subito che il ponte è solo l’attrazione
principale di quello che ormai è un complesso turistico vero e proprio, completo di museo,
ristorante, bar, percorsi ciclabili e
pedonali. Nascosto
dalle curve delle colline che lo circondano, il Pont du Gard è senza dubbio di un’opera
impressionante: anche se ora è chiamato pont, originariamente era nato come acquedotto e faceva
parte di un sistema più complesso che serviva a rifornire d’acqua Nîmes e la vicina Uzès.
La struttura è alta la bellezza di 50m. ed è lunga 275m.: è suddivisa in tre ordini di arcate a tutto
sesto dove quelle superiori sono molto più piccole di quelle inferiori e sostengono il passaggio dove
scorreva l’acqua. Questa poteva appunto muoversi perché la struttura ha una leggerissima pendenza
di 2,5cm da un’estremità all’altra. Una prova di precisione ingegneristica veramente notevole se si
considera che il ponte risale al 20 a.C. Come mi capita sempre quando visito un sito con reperti
appartenenti all’epoca romana, provo una leggera sensazione di orgoglio patriottico. Il sito è
naturalmente Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e, anche se oggi è lunedì, c’è comunque molta
gente. Il sentiero che percorriamo arriva fino al ponte e lo attraversa utilizzando un passaggio,
sempre di epoca romana, costruito sopra il primo livello di arcate. Da qui vediamo sotto di noi il
fiume Gardon, apparentemente placido e le cui acque hanno un invitante colore blu scuro. Ancor più
invitanti sono le rocce lungo le sue sponde e da cui sono sicuro ci si potrebbero fare dei bellissimi
tuffi, purtroppo però mi sono dimenticato di portare il costume da bagno.
Arrivati dall’altra parte troviamo uno spiazzo ombreggiato lungo il greto del fiume e ci sediamo per
pranzare: pane accompagnato con baccalà, qualche affettato e le olive prese in città stamattina. Per
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dessert abbiamo delle francesissime, anche
se insolitamente
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Ipercaloricograndi, madeleines. Chissà quante 2016
memorie avrebbe potuto recuperare Proust con una di queste. Oltre che essere una meta turistica
quasi obbligata, il Pont du Gard mi pare anche una delle destinazioni preferite dagli abitanti della
zona che non hanno voglia di andare fino alla costa per trovare un luogo dove poter prendere il sole
e fare un bagno. Io, da vera persona costiera, ho sempre considerato i bagni nei fiumi molto meno
piacevoli di quelli in mare, ma devo dire che il Gardon sembra proprio pulito e la sua corrente è
appena percettibile.
Vorremmo restare più a lungo ad oziare mentre l’aria rinfrescante del tardo pomeriggio comincia a
soffiare, ma dobbiamo percorrere più di duecento chilometri prima di arrivare alla meta finale di
oggi: Carcassonne. Ritorniamo al parcheggio e in pochi minuti siamo già sull’autostrada che corre
parallela alla costa in direzione della Spagna. Il sistema autostradale francese non prevede caselli in
entrata e in uscita, li si trova dopo un certo numero di chilometri, anche se devo ancora capire con
che logica. Gli autogrill sono pochi, ma quest’assenza è compensata da numerose aree di sosta con
grandi parcheggi dotati di aree verdi, tavoli da pic-nic e bagni pubblici. Ci fermiamo proprio in una
di queste. Nonostante la bella giornata soffia un vento stranamente forte ed ecco che a Giorgia viene
un’idea: tira fuori il telo della tenda ancora bagnato e tenendone un lembo in mano lo lascia
svolazzare al vento per farlo asciugare. Assolutamente geniale ed efficace!
Afferro il telo interno e la giacca a vento, anch’essi bagnati e faccio
lo stesso. Le auto di passaggio sull’autostrada hanno così l’occasione di vedere il curioso spettacolo
di due tizi intenti a far sventolare al vento i teli di una tenda.
Finita l’asciugatura ripartiamo verso Carcassonne: arrivati nei pressi della città di Narbona
l’autostrada svolta a destra e si allontana dalla costa. Nel frattempo Giorgia chiama un ostello e
prenota una camera, seguendo il consiglio della guida abbiamo infatti deciso di sospendere per una
notte il nostro regime di soli campeggi e passare la notte tra le mura medievali della città vecchia.
Carcassonne la vediamo già da lontano: è arroccata sulla sommità di una collina. Il suo fascino si
avverte già da qui, il colore beige chiaro delle sue torri e delle sue mura la fanno risaltare rispetto al
resto del paesaggio. Con qualche difficoltà troviamo il parcheggio riservato ai clienti dell’ostello,
prendiamo gli zaini ed entriamo dalla Porte Narbonnaise, l’entrata principale della Cité, la cittadella
vera e propria.
Questa collina rocciosa nel mezzo della campagna è un luogo perfetto per una fortezza: offre
visibilità, riparo e protezione. I Galli lo capirono subito e furono i primi ad usarla per scopi difensivi
quasi duemila anni fa. Da allora tutti i popoli che sono passati di qui hanno contribuito al suo aspetto
attuale: Romani, Visigoti, Franchi fino ai tempi nostri. La Cité è protetta da due cinte murarie
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cosparse di bastioni tra le quali passa un Stufato
corridoio
chiamato oggi Les Lices.
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La cittadella presenta ben cinquantadue torri di pietra
decorate con i tetti conici, questi vennero aggiunti solo nel XIX secolo dall’architetto Viollet-le-Duc,
al quale era stato dato l’incarico di restaurare la città, che ormai da oltre un secolo versava in uno
stato di semi abbandono.
Secondo la guida l’unica vera controindicazione di questo spettacolare gioiello medievale sono le
orde di turisti che lo invadono quotidianamente. Ce ne accorgiamo non appena attraversata la porta
di accesso. In cinque minuti siamo nell’ostello, decisamente grande e ragionevolmente pulito, la
camera sarebbe da quattro, ma ci siamo solo noi, il bagno è in comune.
Non vogliamo perdere le ultime ore di luce della giornata e così usciamo di nuovo. Le vie sono tutte
pavimentate con sanpietrini, i muri delle case sono stati lasciati con i mattoni a vista e spesso le
insegne dei negozi e dei ristoranti sono scritte con caratteri volutamente “medievali”.
I negozi di souvenir sono i più comuni, entriamo in uno
che vende principalmente prodotti tipici e rimaniamo colpiti da alcuni grandi barattoli di vetro
contenenti una specie di zuppa di salsiccia e fagioli bianchi.
Arriviamo in pochi minuti al Château Comtal, la cittadella dentro le mura costruita nel XII secolo.
Il suo perimetro interno è separato dal resto della Cité da uno spazio vuoto che un tempo penso
dovesse servire da estrema difesa in caso il nemico avesse
fatto breccia nelle mura. Oggi questo spazio è diventato un grazioso giardino, nel quale è possibile
passeggiare ammirando dal basso le possenti mura della fortezza. In alcuni tratti sono stati
ricostruiti anche i camminamenti di legno che durante gli assedi servivano per avere un migliore
campo di tiro sul nemico. Tutte queste nozioni sui castelli le ho imparate grazie ad un bellissimo
libro illustrato per ragazzi che ho ancora a casa e che spiega nel dettaglio tutte le caratteristiche di
un castello medievale. Da bambino penso di averci passato interi pomeriggi invernali a divorare con
gli occhi tutti i dettagli delle illustrazioni.
Dal giardino ci spostiamo verso la Basilique Saint-Nazaire: splendida costruzione gotica con
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interminabili vetrate e complicatissimi rosoni
a cui
è impossibile fare foto decenti. Una musica 2016
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gregoriana proveniente da altoparlanti trasporta il visitatore indietro nel tempo e, una volta usciti, ci
si aspetterebbe di ritrovarsi nel mezzo di un mercato maleodorante dove si aggirano uomini in
armatura, scudieri e frati questuanti.
Dalla Basilica troviam
o un passaggio che ci porta fuori dalle mura,
lungo un sentiero che le costeggia. Anche da qui il fascino di Carcassonne resta intatto e forse
aumenta, dal momento che ci sono molto meno turisti. Un prolungamento delle mura crea una sorta
di corridoio che scende lungo la collina e termina in una minuscola piazza con una chiesa. Credo che
si trattasse sempre di una precauzione in caso di assedio: questo passaggio poteva infatti
rappresentare un’ottima scorciatoia per eventuali rifornimenti di emergenza. Intorno a noi si
estende la bella campagna della Languedoc, con il bel tempo forse si potrebbero vedere anche i
Pirenei, ma il cielo è nuvoloso.
Per cena decidiamo di trattarci bene e così dopo un’attenta analisi basata unicamente sull’aspetto
esteriore, scegliamo un ristorante che ci sembra meno turistico degli altri. Un uomo ravviva la serata
suonando la chitarra e cantando canzoni francesi, il locale è quasi pieno, ma per fortuna hanno posto
per noi. Leggendo il menù capiamo che la strana zuppa di fagioli che abbiamo visto nel negozio di
souvenir è uno dei piatti tradizionali della regione: si
chiama cassoulet e non è una zuppa bensì uno stufato di fagioli bianchi e carne (in genere salsiccia
di maiale). Non posso resistere alla tentazione e così lo ordino, Giorgia mi segue.
Ci viene servita dentro un molto “medievale” piatto di terracotta e solo a guardarla si nota che
trasuda grasso. Una coscia di pollo sbuca dal piatto e una leggera crosta croccante sulla superficie
fa capire che è stata cotta in forno. Sembra poca ma è molto sostanziosa, per non dire pesante. Il
sapore è ricco e sembra proprio venire da un’epoca in cui assumere calorie era soprattutto una
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questione di sopravvivenza. Quando usciamo
è buio
e delle nuvole grigie sono scese dai vicini 2016
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Pirenei.
Torniamo in camera per una doccia. Giorgia si distende un attimo e non si rialza più, pure io sono
stanco, ma voglio assolutamente fare una passeggiata notturna in questa città del passato. Il mio
sforzo viene premiato: per strada ci sono meno persone e il buio dona ai vicoli della Cité un’aura di
mistero che i turisti avevano cancellato. Mentre mi trovo nei Lices comincia a scendere una leggera
pioggia, così leggera che il vento quasi non la fa cadere a terra. La sensazione di poesia aumenta
grazie al piacevole odore di bagnato che scaturisce dalle
antiche pietre delle mura.
Torno in camera soddisfatto della passeggiata, Giorgia dorme beata e pacifica e io la seguo
rapidamente.
Links:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_del_Gard
https://it.wikipedia.org/wiki/Carcassonne
Francesco Ricapito Maggio 2016
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