Il Premio Bresson 2015

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Il Premio Bresson 2015
Il Premio Bresson 2015 <br>al regista iraniano Mohsen Makhmalbaf - Media & Tv - Incrocinews
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Il Premio Bresson 2015
al regista iraniano Mohsen
Makhmalbaf
Il premio viene assegnato ogni anno alla Mostra di Venezia dalla Fondazione Ente
dello Spettacolo e dalla «Rivista del Cinematografo», in accordo con il Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Pontificio Consiglio della Cultura, al
regista che abbia dato una testimonianza significativa del difficile percorso di
ricerca del significato spirituale dell’esistenza
Il Premio Robert Bresson 2014 è
stato assegnato questa mattina al regista
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iraniano Mohsen Makhmalbaf, in una cerimonia
presso lo Spazio della Fondazione Ente dello
Spettacolo alla presenza di S.E. Mons. Claudio Maria
Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali, del Presidente della Biennale di
Venezia Paolo Baratta e del Presidente della Fondazione Ente
dello Spettacolo don Davide Milani. La cerimonia è stata condotta
da Lorena Bianchetti, conduttrice di A Sua Immagine - Rai Uno.
7.09.2015
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Il Premio Bresson 2015 <br>al regista iraniano Mohsen Makhmalbaf - Media & Tv - Incrocinews
Dopo aver ricevuto il premio della Fondazione Ente dello
Spettacolo, il regista Mohsen Makhmalbaf ha dichiarato: “A 17
anni, nel mio Paese in Iran, avevo pensato di uccidere il dittatore.
Il regista iraniano Mohsen
Makhmalbaf. Sopra, mentre riceve
Non l’ho fatto per fortuna perché ho scelto il cinema e ho capito
il premio fra mons. Celli e don
Milani; a destra, Lorena Bianchetti.
che poteva essere un’arma più preziosa. Seguire le orme di
Gandhi e del regista Robert Bresson poteva produrre risultati
molto più profondi. Oggi osserviamo la Siria e sappiamo che lì
manca il dialogo e vediamo la terribile fotografia del bambino morto sulla spiaggia. Se la Siria
avesse avuto un cinema forte non avrebbe fatto ricorso alle armi. Sono fiducioso tuttavia che una
nuova illuminazione farà cambiare la Siria”.
“Da molti anni vivo fuori dal mio Paese – ha seguitato il regista iraniano – ma rigetto
l’atteggiamento della paura. Ho fatto cinque anni di prigione, sono stato torturato più volte, vittima
di attentati con bombe e veleno, ma non mi lascio frenare dalla paura. Mi sforzo di essere
coraggioso e fiducioso, perché ogni dittatura usa come arma la paura e l’assenza di speranza”.
Ancora Mohsen Makhmalbaf: “Sono nato in Iran ma mi sento in tutto un cittadino del mondo. Ho
fatto film in 10 Paesi ed è per me la conferma che il cinema è un linguaggio universale. Ricevo
con onore questo Premio Robert Bresson dalla Fondazione Ente dello Spettacolo perché il
regista francese rappresenta l’esempio di un profeta del cinema, mai legato a scuole o a correnti
ma solo a stesso e alla propria apertura verso gli altri”.
Il regista iraniano ha concluso il suo incontro con un sentito appello a tutti, in particolare ai
giornalisti. “Voglio infine lanciare un appello, anche attraverso i media. Dedico il premio a Oleg
Sentsov, regista ucraino condannato a 20 anni di prigione dalla corte russa. Dobbiamo fare di
tutto per favorire la sua libertà. Con speranza!”. Mons. Claudio Maria Celli ha sottolineato: “Non c’è lingua, non c’è cultura, non c’è credo religioso
che possa diventare ostacolo alla comprensione nel momento in cui ci mettiamo davanti allo
schermo. Il cinema si fa per noi strumento di conoscenza, dialogo tra i popoli, specchio della
società, riflesso dell’uomo, delle sue ansie, delle sue speranze, della sua anima”.
“In questo frangente storico” – ha dichiarato don Davide Milani, Presidente della Fondazione Ente
dello Spettacolo – “in cui abbiamo l’illusione di conoscere tutto, spesso dei popoli e delle religioni
ci limitiamo a degli stereotipi. Premiando il maestro Makhmalbaf riconosciamo come la sua
cinematografia offra un racconto attento a cogliere i processi culturali a partire dalla vita concreta
delle persone, in maniera problematica ma sempre feconda. Un dialogo tra religioni e popoli non
può che partire da una simile conoscenza”.
Dopo essere stato uno dei registi di punta del cinema iraniano degli anni Ottanta, già dagli anni
Novanta incomincia un percorso di distacco graduale dalla politica del governo iraniano e affronta
un'ulteriore tappa nella costruzione di una nuova identità cinematografica. Autore da sempre
sensibile ai conflitti politici e alle questioni socio-culturali del Medioriente, Mohsen Makhmalbaf
rifugge dalla facile condanna verso i tanti despoti che opprimono la regione nonostante, esule
con la moglie dall’Iran da oltre dieci anni, abbia una lunga storia familiare dolorosa. Il suo cinema,
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Il Premio Bresson 2015 <br>al regista iraniano Mohsen Makhmalbaf - Media & Tv - Incrocinews
scaturito dal contatto diretto con le prime esperienze artistiche sviluppatesi dopo la rivoluzione
islamica del 1979, nasce dallo sforzo di coniugare temi religiosi e sociali in forma di apologhi e
raggiunge con piena consapevolezza una raffigurazione esteticamente alta e simbolica della
realtà.
Il Premio Robert Bresson – un’opera intitolata HOPE e realizzata dallo scultore e orafo Andrea
Cagnetti, in arte Akelo –, istituito nel 1999, viene assegnato ogni anno alla Mostra di Venezia
dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla «Rivista del Cinematografo», in accordo con il
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Pontificio Consiglio della Cultura, al regista
che abbia dato una testimonianza significativa del difficile percorso di ricerca del significato
spirituale dell’esistenza. Nelle precedenti edizioni è stato attribuito a: Giuseppe Tornatore,
Manoel de Oliveira, Theo Angelopoulos, Krzysztof Zanussi, Wim Wenders, Jerzy Stuhr, Zhang
Yuan, Daniel Burman, Walter Salles, Aleksandr Sokurov, Mahamat Saleh-Haroun, Jean-Pierre e
Luc Dardenne, Ken Loach, Amos Gitai e Carlo Verdone.
IL REGISTA
Mohsen Makhmalbaf è uno dei principali esponenti del Nuovo cinema iraniano. Regista,
romanziere, sceneggiatore, montatore, produttore e attivista per la tutela dei diritti umani. Nato a
Teheran (Iran) nel 1957. Dopo una decisiva parentesi politica – si unisce adolescente alla milizia
rivoluzionaria – si impegna nel campo artistico. Nei primi anni Ottanta, oltre al romanzo Il giardino
di cristallo, inizia a scrivere racconti e testi teatrali ed entra nel "Centro per la diffusione del
pensiero e dell’arte islamica".
Nel 1982 debutta dietro la macchina da presa con Tobeh Nasuh e nel 1985, con il suo quarto
film Boycott arriva la notorietà. Da allora ha diretto più di venti opere, tra cui: L'ambulante (1986,
presentato in diversi festival cinematografici internazionali), Il ciclista (1987), Salam
Cinema (1994), Pane e fiore (1995, menzione speciale al Festival di Locarno), Il silenzio (1997,
Medaglia d’oro della Presidenza del Senato, Premio CinemAvvenire e menzione speciale del
Premio Sergio Trasatti alla 55. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia), Viaggio
a Kandahar(2001, Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes), l’acclamato
documentario The Gardner (2012) e The President (2014). Mohsen Makhmalbaf ha all’attivo oltre
27 pubblicazioni, 20 lungometraggi, 4 documentari e 5 cortometraggi realizzati in oltre dieci
Paesi: Iran, Afghanistan, Turchia, Pakistan, Tagikistan, India, Corea del Sud, Israele, Georgia e
Inghilterra.
Tra i numerosi riconoscimenti, si ricordano anche il Dottorato ad honorem in Letteratura presso la
St Andrews University in Scozia nel 2010 e quello in Cinema presso l’Università di Parigi
Nanterre, sempre nel 2010. Nel 1996 ha fondato la casa di produzione Makhmalbaf Film House,
che oltre ai lavori dello stesso Mohsen finanzia le opere di altri autori iraniani, tra cui i tre figli –
Hana, Maysam e Samira – e la moglie Marziyeh Meshkiny.
La nostra Diocesi
Il Vangelo di oggi (audio)
Angelo Scola, Arcivescovo
Almanacco Liturgico
Anno 11 n. 32/2015
Dionigi Tettamanzi, Cardinale
Lezionario ambrosiano
Settimanale registrato presso il Tribunale di Milano
al numero 848 in data 15.12.2004
Curia: Uffici e Servizi
Preghiere dei fedeli
Duomo cattedrale
Modulistica: prontuari e formulari
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