Terrorismo - Associazione Italiana Psicologia e Scienze Investigative

Transcript

Terrorismo - Associazione Italiana Psicologia e Scienze Investigative
“CRIMINALITA’ E RISCHIO. IL TERRORISMO
JIHADISTA”
Varese, 7 giugno 2011
a cura di Fabio Lucchini
Introduzione al problema
Convivere con Il terrorismo
Il terrorismo jihadista
L’importanza della Storia
Il terrorismo è uno strumento efficace
per colpire il nemico, soprattutto quando
la sproporzione delle forze in campo è
netta e evidente
Jihad inteso come volontà di diffondere
con ogni mezzo, violenza inclusa, una
determinata visione della religione
islamica
L’origine del fenomeno jihadista
affonda le sue radici nell’evoluzione
storica della regione del Grande
Medio Oriente nel secondo
dopoguerra
Il Grande Medio Oriente
Il peso della Storia
• La fine del colonialismo europeo suscitò grandi speranze di
rinnovamento e di riscatto nel mondo islamico, da secoli sottoposto
al predominio occidentale
• La Guerra Fredda e il fallimento del nazionalismo arabo. Gli
esperimenti panarabisti degli anni cinquanta e sessanta non hanno
mantenuto le promesse di sviluppo economico e civile (le rivoluzioni
del 2011 lo testimoniano)
• La rinascita del sentimento religioso: il ruolo di Iran, Arabia Saudita
e le conseguenze della lunga guerra in Afghanistan
Al-Qaeda
• Il delicato rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita sullo sfondo di un
crescente anti-americanismo nel mondo musulmano
• Il finanziamento dei gruppi fondamentalisti nel mondo e gli errori
strategici degli Stati Uniti hanno favorito indirettamente la nascita del
sodalizio tra i Taliban e al-Qaeda
• Osama bin Laden, da eroe a nemico. L’emergere dello “Sceicco del
Terrore” e la sua deriva verso la violenza estremista. Una prima
stagione di attentati negli anni novanta del secolo scorso
Mappa degli attacchi terroristici nel mondo dal 2001
Attentati terroristici nel mondo dal 2001
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
11 settembre 2001, New York e Washington (Stati Uniti)
12 ottobre 2002, Bali (Indonesia)
26 ottobre 2002, Mosca (Russia)
16 maggio 2003, Casablanca (Marocco)
29 agosto 2003, Najaf (Iraq)
20 novembre 2003, Istanbul (Turchia)
11 marzo 2004, Madrid (Spagna)
1-3 settembre 2004, Beslan (Russia)
7 luglio 2005, Londra (Regno Unito)
23 luglio 2005, Sharm el Sheikh (Egitto)
26-29 novembre 2008, Mumbai (India)
Il Terrore e il Martirio
• Le due grandi narrazioni della “guerra al terrorismo” condotta
dall’amministrazione Bush e dell’esaltazione del “martirio”
propagandata da al-Qaeda hanno monopolizzato il dibattito dopo
l’11 settembre (G. Kepel)
• Al-Qaeda ha perso negli anni credibilità di fronte alla capacità di altri
attori (Iran, Hamas, Hezbollah) di occupare stabilmente il centro
della scena internazionale
• Il ruolo dell’Europa, teatro di destabilizzanti attacchi terroristici e di
un duro e strumentalizzato confronto culturale
L’Europa
• Da Madrid a Copenhagen (2004-2005), un biennio difficile.
Tensione, violenza e intolleranza. Alcuni episodi esemplari
evidenziano il rischio di infiltrazione fondamentalista nei settori più
disagiati delle società europee
• La propaganda in Europa. L’ideologia qaedista, espressa in diversi
comunicati da Ayman al-Zawahiri, considera i civili complici dei
propri governi e pertanto giustifica la violenza nei loro confronti
I gruppi qaedisti nel mondo
• Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Algeria e Africa del Nord)
• Stato Islamico d’Iraq (Iraq)
• Unione del Jihad Islamico (Uzbekistan)
• Al-Qaeda core (Pakistan e Afghanistan)
• Al-Qaeda nella Penisola Arabica (Yemen e Arabia Saudita)
• Al Shabaab (Somalia)
• Lashkar-e-Taiba (Asia meridionale)
• Jemaah Islamyha (Indonesia e Sud-Est asiatico)
• Abu Sayyaf (Filippine)
Il rischio terroristico oggi
• Al-Qaeda: declino e regionalizzazione. Grazie all’efficace azione
repressiva delle intelligence l’organizzazione è stata indebolita e ha
cambiato natura. Piccoli gruppi aderiscono all’ideologia jihadista, ma
agiscono in autonomia
• Le modalità d’azione: 1) diversificazione degli attori e delle pratiche
offensive; 2) estrema mobilità; 3) capacità di adattamento
(Relazione dei Servizi al Parlamento italiano, 2009)
• L’Occidente e i governi islamici “apostati” rimangono i principali
obiettivi da colpire. Il ruolo di internet e del cyber-jihad, gli home
grown mujaheddin e i convertiti
Dopo bin Laden
• Frammentazione dell’organizzazione (“marchio in franchising”)
• “Cani sciolti”, e terroristi fai-da-te – self starters - in grado di colpire
ovunque per mantenere alta la tensione anche nei paesi occidentali
e per diffondere panico e insicurezza con attacchi limitati e a bassa
intensità
• Non si possono escludere attacchi a soft target da parte di piccole
cellule, individui solitari e imitatori. L’incubo del singolo attentatore
suicida
Terrorismo
• Minaccia alla stabilità del vivere sociale percepita con intensità
variabile nel tempo
• Tematica da anni all’ordine del giorno nell’agenda dei decisori
politici, nelle preoccupazioni dell’opinione pubblica e nelle analisi dei
ricercatori
• Comprendere le cause e le motivazioni del comportamento terrorista
rappresenta un elemento di conoscenza vitale per contrastare e
disinnescare una minaccia imprevedibile nelle sue modalità e
sfuggente nelle sue manifestazioni
Terrorismo “classico”
• La decisione di compiere un atto terroristico ha quasi sempre natura
strategica e strumentale, spesso legata a obiettivi ideologici, politici
e religiosi e coinvolge una pluralità di attori, nelle varie fasi della
pianificazione, organizzazione ed esecuzione
• Il terrorismo e l’eversione in Europa nel novecento (Irlanda del Nord,
Spagna, Germania, Italia)
“Morire per uccidere” (M. Bloom)
• Ripresa del terrorismo suicida negli anni ottanta del novecento (Iran,
Libano, Palestina, Afghanistan, Iraq)
Caratteristiche
La tattica del terrorismo suicida:
•
•
•
•
•
Poco costosa e molto efficace
Gode di grande risonanza
Impossibile da prevenire
Conta su risorse umane potenzialmente inesauribili
Può ottenere risultati significativi contro nemici più forti
La cesura dell’11 settembre
• Gli attacchi del 2001, la successiva recrudescenza terroristica e
l‘allarme provocato dai tentativi di porre in essere attentati altrettanto
devastanti hanno avuto conseguenze ben precise
• I governi e le intelligence hanno intensificato la lotta alle
organizzazioni terroristiche, colpendole a livello militare ed
economico
• Perfezionati gli strumenti di identificazione dei sospetti e le modalità
di controllo dei punti sensibili, in particolare gli aeroporti. Sempre più
complicata l'attività e la sopravvivenza dei gruppi eversivi strutturati
Un mutamento epocale
• Il terrorista contemporaneo si allontana dal modello del militante
consapevole e politicamente preparato, disposto a condurre
un'esistenza clandestina all’interno di gruppi coesi
• Molti terroristi sono inseriti in una poco definita “rete", sostenuta da
vincoli interpersonali tenui (es. le cellule qaediste)
• La natura liquida e sfuggente del nuovo terrorismo si traduce in una
variazione delle modalità organizzative, che pone l'accento sul
singolo individuo piuttosto che sul gruppo. Sempre più rilevante lo
studio della personalità degli individui suscettibili di subire la
fascinazione eversiva, affiliandosi a gruppi estremisti o
sperimentando la tentazione del gesto isolato
Gli elementi fondanti (A. Speckhard)
• L’ideologia dei gruppi promotori
• Le motivazioni individuali e il contesto sociale
Le ideologie del terrorismo suicida
• Una delle due parti in lotta verrà distrutta
• Disumanizzazione e demonizzazione del nemico
• Strumentalizzazione della religione (non solo dell’Islam) per
giustificare il ricorso a mezzi estremi
Le motivazioni individuali nelle aree di conflitto
•
•
•
•
Nazionalismo e difesa comunitaria
Ricerca di giustizia vs vessazioni e scarsità di risorse/opportunità
Esposizione prolungata alla violenza
Sofferenza psicologica, sindrome da stress post traumatico,
insensibilità emotiva, dissociazione
Le motivazioni individuali nelle aree di conflitto
(2)
• Livello di istruzione superiore alla media
• Consapevolezza del disagio proprio e altrui, tensione all’eroismo
salvifico
• Adesione a un’ideologia estrema con la speranza di porre fine alla
propria sofferenza e di fornire un servizio alla comunità di
appartenenza
• Suicidio altruistico e homo duplex (E. Durkheim)
Le motivazioni individuali in assenza di
conflitto
• Condizione di emarginazione sociale e lavorativa di molti migranti
• Empatia nei confronti di connazionali e correligionari che vivono in
zone di conflitto
• Sensibilità a narrazioni e ideologie distorte da predicatori e membri
di organizzazioni terroristiche
Costi e benefici
• Seguendo il modello della scelta razionale, chiunque abbia lo scopo
di reclutare o indottrinare nuovi terroristi deve massimizzare ai loro
occhi i benefici di un determinato corso d'azione a discapito dei
relativi costi. Evidenziare gli incentivi e rimuovere i disincentivi, o
quanto meno occultarli
• La grande sfida dei propugnatori della cultura del terrore è vincere
l'inibizione psicologia, etica e culturale che rende per solito
inconcepibile la commissione di atti violenti
Un’analisi psico-sociale
• Il concetto di vulnerabilità (R. Borum)
• L'ingiustizia e l'umiliazione percepite come fattori centrali per
comprendere l'insorgere della violenza in generale e del terrorismo
nello specifico
• Rinuncia alla ricerca di un'identità, di una collocazione, di un ruolo
nel contesto sociale per definire la propria ragion d'essere mediante
l'appartenenza a un gruppo o l'adesione a una causa (richiami
religiosi e resoconti audiovisivi dai teatri di conflitto)
Le responsabilità
• Il singolo individuo avverte minore responsabilità se commette un
misfatto all'interno di un gruppo o a vantaggio di una causa
• La cieca obbedienza a precetti ritenuti fideisticamente giusti fa sì
che il soggetto agente si consideri mero esecutore di ordini
promananti da un'autorità incontestabile
• Spersonalizzazione delle vittime (le vittime di un attentato, meritano
di essere colpite in quanto parte di una comunità sulla quale ricade
un giudizio negativo)
Disimpegno morale (A. Bandura)
• Solitamente durante l'età evolutiva si sviluppa la capacità di
controllare il proprio comportamento e regolare i propri impulsi. Si
afferma nelle coscienze un codice etico che guida le scelte
comportamentali ed esistenziali
• Ad ogni violazione del codice corrispondono sensi di colpa e
atteggiamenti di auto-condanna da parte del soggetto.
• Il processo di auto-sanzione può essere talvolta disattivato. Un
meccanismo di disimpegno morale che gli aspiranti terroristi
interiorizzano
• Le ideologie che sostengono lo sforzo militante propongono analisi
riferite a gravi torti storici o a perduranti situazioni di ingiustizia per
liberare gli “operativi” da ogni remora umanitaria
Tecniche di neutralizzazione (1)
• Gli individui diventano liberi di delinquere mediante l'utilizzo di
tecniche di neutralizzazione, che permettono ai soggetti a rischio di
sospendere la propria fedeltà ai valori sociali. Si aprono spazi di
libertà etica e morale all’origine di atti criminali compiuti senza
alcuna remora
• Una volta messa in atto la neutralizzazione, l'individuo sperimenta
una deriva esistenziale e valoriale e vive una fase di estrema
instabilità e vulnerabilità, durante la quale la scelta di commettere
dei reati diventa plausibile
• D. Matza e G. Sykes elencano nei loro studi le diverse tecniche di
neutralizzazione esistenti, rintracciandone una mezza dozzina
(negazione del danno, negazione della vittima, negazione della
responsabilità, condanna di chi condanna, richiamo a lealtà più alte)
Tecniche di neutralizzazione (2)
• Spesso i terroristi non considerano le proprie vittime come tali
(negazione della vittima) e anzi seguono una logica secondo la
quale i loro bersagli meriterebbero il castigo a causa delle colpe
della loro comunità di appartenenza o delle istituzioni che li
rappresentano (negazione della responsabilità). Si rifanno a
ideologie salvifiche (richiamo a lealtà più alte) e sono insensibili ad
ogni forma di riprovazione etico-morale (condanna di chi
condanna).
• Secondo Sykes e Matza (1957) la neutralizzazione spiegherebbe
l'inclinazione a compiere atti devianti in quanto la sospensione della
fedeltà ai valori sociali libera l'individuo e lo pone alla deriva. La
condizione di deriva è aperta sia al reingresso nella conformità sia al
proseguimento sulla strada della devianza
Soggetti “vulnerabili” (1)
• Prima generazione vs seconda generazione di immigrati
• Seconda generazione: limbo tra la cultura d'origine e la cultura
occidentale
• La frustrazione latente è sempre suscettibile di emergere e amplifica
il rischio che l'estremismo politico e religioso si insinui nel disagio
personale e sociale
Soggetti “vulnerabili” (2)
• Le periferie: un universo giovanile che si sente spesso dimenticato e
abbandonato
• Il precedente delle banlieues francesi
Che fare?
• Attività classica di intelligence e investigazione
• Agenda internazionale e battaglia delle idee. Attaccare la retorica
jihadista senza delegittimare la religione islamica, in modo da
estirpare l’incoraggiamento sociale al terrorismo suicida
• Politiche sociali per favorire l’integrazione dei soggetti più vulnerabili
al richiamo dell’estremismo
• La ricerca applicata. Centri studio di livello accademico
Esempi
•
•
•
Il Centre for the Study of Terrorism and Political Violence è stato
fondato nel 1994 all'Università di St. Andrews in Scozia e per primo si è
dedicato agli studi riguardanti il radicalismo violento, religioso e politico e le
conseguenti derive di tipo terroristico. La posizione del centro è di affrontare
con metodo scientifico questioni politicamente molto rilevanti mantenendo
sempre assoluta neutralità ideologica
ITSTIME - Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing
Emergencies è un progetto nato nel Dipartimento di Sociologia
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua mission si
articola in tre ambiti specifici: sicurezza, terrorismo e gestione delle
emergenze
Sede UNICRI (agenzia Onu preposta alla formazione, cooperazione tecnica
e alla ricerca applicata per la prevenzione del crimine e la promozione della
giustizia penale) di Lucca: laboratorio sulla governance della sicurezza e
l’anti – terrorismo. Il laboratorio svolge ricerca applicata rispetto a
importanti programmi sul tema del dialogo e dell’innovazione nella
comunicazione (Centro di informazione per contrastare il richiamo del
terrorismo, consulte giovanili per il dialogo inter-religioso e interculturale nel
mediterraneo, sicurezza durante i grandi eventi)
Grazie per l’attenzione
Per ulteriori info:
[email protected]