ANTICHI RANCORI di Nicole Comito Erano le 5

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ANTICHI RANCORI di Nicole Comito Erano le 5
ANTICHI RANCORI di Nicole Comito
Erano le 5:30 di mattina. Il detective Pozzino venne svegliato dal suo cellulare.
“La chiamiamo per un caso più che strano,detective” disse il capo della polizia, cominciando a raccontare
tutto. Alle 6:00 in punto il detective si trovava sul luogo del delitto: nella vecchia serra di una casa isolata
nella periferia della città.
“Il cadavere è stato ritrovato questa mattina alle 4:00 dalla signora delle pulizie che veniva a quest’ora tutti
i giovedì” disse il capo della polizia.
“Si chiama Jonny Foglianti, ed è un giardiniere entrato in pensione nel 2008”aggiunse un agente.
“Iniziamo le indagini” disse il detective. Si avvicinò al cadavere e iniziò ad esaminarlo attentamente.
“Niente sangue. Ci sono segni di violenza sulle braccia, ma non è sicuramente morto per soffocamento.”
“Allora come?” chiese Rossini, l’aiutante da sempre fidato del detective.
“Potrebbe essere stato avvelenato o…”
Proprio in quel momento giunse il capo delle polizia scientifica con una boccetta trovata nascosta nel
giardino.
“Contiene tracce di veleno - disse soddisfatto della sua ricerca - È stato ucciso per avvelenamento”.
Pozzino uscì dalla porta e andò a interrogare i vicini. Domandò a una signora anziana se avesse notato
qualcosa di strano il giorno prima. Lei disse di aver visto un ragazzo biondo e alto dall’aria spaventata che
stava uscendo frettolosamente dall’alloggio. Il detective ritornò sul luogo delle indagini e si sedette su una
sedia a riflettere. Dopo pochi minuti decise di interrogare anche tutti i parenti della vittima. Iniziò dal
figlio,Giovanni Foglianti, che abitava a pochi chilometri di distanza dal padre. Si presentò a casa sua alle
2:00 in punto: “Sono il detective Pozzino e dovrei farle alcune domande riguardanti la morte di suo padre.”
“Prego, si accomodi” disse il signor Foglianti. Il detective lo trattava con diffidenza perché aveva un brutto
presentimento: il ragazzo era biondo e alto. Non poteva certo accusarlo senza delle prove;doveva andare
più e fondo.
“Aveva dei buoni rapporti con suo padre?’’
“Sì, ma ultimamente lo vedevo raramente a causa del mio lavoro”.
Il nostro eroe fece altre domande e infine prese al ragazzo le impronte digitali. Una volta arrivato di nuovo
nella serra le confrontò con quelle trovate sul corpo del cadavere. Incredibile! Combaciavano. Rossini allora
gli chiese: bene, e ora? Che cosa facciamo? Le impronte combaciano ma non abbiamo le prove”.
Il detective disse: “Ho un piano. Mi organizzerò con la polizia e lo accuserò falsamente. Gli dirò che è lui il
colpevole e che non può contestare su niente perché noi abbiamo tutte le prove”. Allora andarono insieme
alla polizia alla casa di Giovanni e fecero come avevano progettato. Il figlio del signor Foglianti dopo alcuni
istanti di esitazione confessò di aver ucciso il padre: “Lo odiavo talmente tanto che ho dovuto farlo! Odiava
me e mia madre, e ci ha pure traditi. Non tolleravo che lui facesse la bella vita, e così l’ho ucciso”. La polizia
intervenne subito e arrestò Giovanni Foglianti.
“Bel lavoro, detective” disse il capo della polizia.
“Grazie”, disse il detective in tono altezzoso e soddisfatto