i dispositivi medici non si acquistano al supermercato
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i dispositivi medici non si acquistano al supermercato
Trimestrale d’informazione sulle tecnologie per la Sanità 1 2 Report anno II n. 5 giugno 2010 La centralizzazione degli acquisti. Svantaggi e pericoli. I dispositivi medici non si acquistano al supermercato La posizione di Assobiomedica. Concorrenza e PMI a rischio con gli acquisti centralizzati. La centralizzazione degli acquisti favorisce i monopoli, non incentiva l’innovazione, riduce la concorrenza. Meglio sarebbe l’istituzione di un osservatorio che permetterebbe di tracciare tutta la storia degli acquisti dei prodotti biomedicali per determinare un prezzo nell’ottica della trasparenza Differenze di prezzo dei DM. Vanno considerate attentamente tutte le condizioni. I benefici del D.Lgs. 231/01. La responsabilità e l’etica comportamenti ormai indispensabili per le imprese. Da alcuni anni, nella perenne urgenza di risparmiare, è diventato un obiettivo della sanità pubblica la centralizzazione degli acquisti. Anche per i dispositivi medici. Nella pratica ci si è rapidamente accorti della difficoltà di convenzioni quadro a livello nazionale. Quindi si è via via passati a dimensioni territoriali più circoscritte, in genere regioni o aree anche meno ampie. L’idea di acquistare attraverso una domanda concentrata è positiva. Ma se funziona bene per i supermercati rispetto al negozio sotto casa, è da considerare con molta prudenza nel caso di beni generalmente ad alto contenuto tecnologico e ad alto grado di differenziazione. I dispositivi medici non sono appunto beni di largo consumo e nel definire le formule di acquisto che li riguarda è necessario tener conto delle loro peculiarità. Probabilmente per prodotti di scarsa complessità e con lotti limitati la centralizzazione potrebbe consentire risparmi significativi. Ma nella generalità dei casi la soluzione non va bene, essenzialmente perché in una moderna sanità sempre più a misura del paziente singolo, i bisogni non possono considerarsi standardizzabili. Le condizioni stesse di utilizzo dei dispositivi non sono di norma standardizzabili. Per convincersi è sufficiente chiedere a un chirurgo quanto conti la sua abilità e la confidenza nell’impiego di un determinato dispositivo; e a un capo laboratorio quali implicazioni, in termini di formazione necessaria e di ripetizione di test, deriverebbero da decisioni d’acquisto prese senza tener conto del “vissuto” di quel determinato laboratorio. La valutazione degli aspetti qualitativi di un’offerta ad alto contenuto di tecnologia non può ignorare le specificità di questa o quell’azienda sanitaria senza che la valutazione generale si appiattisca nel semplicistico confronto tra prezzi. L’esperienza fin qui raccolta conferma che la centralizzazione degli acquisti mette in secondo piano la qualità, disincentiva gli investimenti in innovazione, riduce la concorrenza nel mercato. L’aspetto più sorprendente della centralizzazione è la possibile delusione per chi è convinto di ottenere suo tramite un risparmio di spesa. Certamente quando il servizio post-vendita e in particolare l’assistenza tecnica sono parti importanti della fornitura la delusione è certa. Insomma, un’estensione forzata del mercato in senso geografico e merceologico perché questo significa la formula sulla quale riteniamo indispensabile una profonda riflessione - non sembra particolarmente appropriato per gli acquisti in sanità, considerata anche la struttura prevalente nel settore dei dispositivi medici. 3 4 Appuntamenti e pubblicazioni. SPAZIO LIBERO 1 Report Posizioni La centralizzazione degli acquisti mina la concorrenza e penalizza le PMI Le politiche di acquisto hanno bisogno di cambiamenti strutturali e soluzioni che mettano il paziente al centro delle necessità di scelta dei prodotti La centralizzazione degli acquisti in sanità - introdotta in Italia con l’obiettivo di ridurre i costi della spesa pubblica in beni e servizi - ha presto rivelato notevoli limiti, soprattutto nel caso di approvvigionamento di prodotti complessi, caratterizzati da elevata intensità tecnologica. Si tratta di una scelta politica che, mirando ottusamente al risparmio, penalizza le imprese e ne mette a rischio la stessa sopravvivenza. Uno degli effetti particolarmente negativi che si ripercuote sull’intero mercato italiano dei dispositivi medici è sicuramente la restrizione della concorrenza. Le imprese che operano nel nostro Paese sono mediamente di piccola dimensione e riescono ad affrontare con successo la concorrenza dei più forti grazie alla loro capacità di offrire servizi adeguati alle esigenze del cliente locale. In un simile quadro, lotti di gara particolarmente grandi, rischiano di escludere la piccola impresa dalla competizione e - nei casi in cui il settore pubblico rappresenti l’unico mercato di sbocco - la conseguenza sarebbe una crisi irreversibile. Se invece di 5 gare, ciascuna per 5 milioni di pezzi di un prodotto, ne venisse indetta 1 per 25 milioni di pezzi, all’interno di un mercato composto da 6 imprese di cui soltanto 2 in grado di fornire un si- mile volume di pezzi, è impossibile trovare i vantaggi derivanti dall’aver centralizzato l’acquisto. Considerate le modeste dimensioni medie delle aziende, è evidente che solo una gara con un lotto contenuto può assicurare la più ampia partecipazione di imprese, garantendo la possibilità di una maggiore scelta. 2 FORNITURA AZIENDA SANITARIA ORDINE ACCESSO AL PROPRIO DATABASE DELEGA* ORGANISMO COMUNE ACCESSO AL PROPRIO DATABASE CONVENZIONE FORNITORE AGGIUDICATARIO DELEGA* AZIENDA SANITARIA ORDINE FORNITURA È indispensabile adattare i volumi alle potenzialità delle Pmi per tenere in debito conto le loro capacità di produrre, distribuire e offrire assistenza post-vendita. Negli ultimi quindici anni le stazioni appaltanti locali sono passate dalle 659 USL del 1992 alle 148 Asl e 81 Ao di oggi: le dimensioni medie delle amministrazioni in questione sono quasi triplicate. Proprio perché le aziende sanitarie hanno dimensioni di gran lunga maggiori dei fornitori, aggregando i fabbisogni delle prime si rischia di costringere i secondi ad aggregarsi a loro volta per poter essere in grado di partecipare alle gare in questione. Il fatto che per questa via si possa arrivare a prezzi più alti invece che più bassi dovrebbe essere una fondata preoccupazione della Pubblica amministrazione prima ancora che di Assobiomedica, che in ciò vede a rischio la sopravvivenza di numerose imprese. Le politiche di acquisto necessitano di una svolta importante che deve fondarsi su solidi principi al fine di portare soluzioni che vedano il paziente al centro dell’analisi dei bisogni di acquisto, riconoscano alle professioni sanitarie un importante ruolo nel processo decisionale, favoriscano la concorrenza e siano pensate tenendo conto delle specificità del mercato interessato e del tipo di forniture necessarie. PERFORMANCE/INNOVAZIONE INNOVAZIONE Anni ‘70 ACQUISTI CENTRALIZZATI TEMPO TEMPO/ESPERIENZA giugno 2010 Focus Attenzione ai confronti tra i prezzi dei dispositivi La variabilità dei costi delle forniture delle apparecchiature mediche non è un indicatore di efficienza negli acquisti e non rappresenta l’unico aspetto da considerare. Altre informazioni fondamentali sono il tasso di innovazione del prodotto, la data di aggiudicazione della gara, la diversità nella filiera distributiva È frequente la notizia che la stampa strilla con grande evidenza: le incomprensibili differenze di prezzo di un medesimo dispositivo medico fra Regioni diverse o fra Asl della stessa Regione. I confronti di prezzo per questi prodotti rischiano però di essere quasi sempre compiuti in assenza di tutte le informazioni necessarie. Con la conseguenza di giudicare le eventuali variabilità come fatti costantemente negativi. Innanzitutto va tenuto conto che dispositivi appartenenti alla medesima categoria o classe possono avere caratteristiche differenti significative, che a loro volta si possono tradurre in differenze altrettanto significative in termini di prezzo. Il primo punto di attenzione, dunque, è quello di essere certi di confrontare prezzi effettivamente dello stesso dispositivo. La variabilità dei prezzi è giustificata anche quando, a parità di dispositivo, risalgono a gare effettuate in tempi diversi. In molti segmenti di mercato l’evoluzione tecnologica è molto rapida (ogni 1-2 anni esce sul mercato un’innovazione importante) e questo fa sì che il prezzo del dispositivo, che di volta in volta viene superato da nuovi modelli sia soggetto a una dinamica decisamente in discesa. Il secondo punto di attenzione è perciò quello di tenere conto della data di aggiudicazione e del tasso di innovazione del mercato cui appartiene il prodotto. I prezzi, sempre a parità di dispositivo, possono esprimere condizioni di fornitura differenti, ad esempio in termini di volumi e servizi richiesti. In particolare, i servizi possono essere molto diversi. Inoltre, tra le modalità di fornitura che più possono incidere sui costi dell’impresa e quindi sui prezzi, esiste il “conto deposito”, che obbliga l’impresa a importanti immobilizzazioni finanziarie con frequente allungamento dei tempi di pagamento. Attenzione allora anche all’effettiva omogeneità delle forniture prese a confronto. Ancora: ciò che può apparire un sorprendente e ingiustificato divario può spiegarsi per effetto di particolari rapporti instaurati dall’impresa con determinate aziende sanitarie, come nel caso di rapporti più o meno consolidati, che interessano la fornitura di un unico dispositivo o di diversi altri. Non si può sottovalutare infine l’effetto di diversità nella filiera distributiva tra Regione e Regione. La conclusione, per eseguire confronti seri, è che ciascuno dei motivi indicati può incidere sui prezzi in misura significativa. A maggior ragione, dunque, la variabilità dei prezzi può crescere all’aumentare del numero delle determinanti in gioco. Insomma, la variabilità dei prezzi non è un indicatore di efficienza negli acquisti dei dispositivi medici perché sono numerosi gli aspetti da considerare. Sarebbe allora molto più opportuno che in luogo dei numerosi e spesso inconcludenti osservatori prezzi regionali si realizzasse un osservatorio acquisti idoneo a raccogliere tutte le informazioni rilevanti al fine di valutare correttamente l’efficienza dei processi d’acquisto. I vantaggi competitivi derivanti dall’applicazione del D.LGS. 231/01 Il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, che Disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento la responsabilità in sede penale degli enti, che si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto illecito. L’ampliamento della responsabilità mira a coinvolgere nella punizione di taluni illeciti penali il patrimonio degli enti e, in definitiva, gli interessi economici dei soci, i quali, fino all’entrata in vigore della legge in esame, non pativano conseguenze dalla realizzazione di reati commessi, a vantaggio della società, da amministratori e/o dipendenti. Il principio di personalità del- la responsabilità penale li lasciava, infatti, indenni da sanzioni, diverse dall’eventuale risarcimento del danno, se e in quanto esistente. L’innovazione normativa, perciò, è di non poca rilevanza, in quanto né l’ente, né i soci delle società o associazioni possono dirsi estranei al procedimento penale per reati commessi a vantaggio o nell’interesse dell’ente. Ciò, ovviamente, determina un interesse di quei soggetti (soci, associati, ecc.) che partecipano alle vicende patrimoniali dell’ente, al controllo della regolarità e della legalità dell’operato sociale. È opportuno ricordare che questa nuova responsabilità sorge soltanto in occasione della realizzazione di determinati tipi di reato da parte di soggetti legati a vario titolo all’ente e solo nelle ipotesi che la condotta illecita sia stata realizzata nel suo interesse o a suo vantaggio. Dunque, non soltanto allorché il comportamento illecito abbia determinato un vantaggio, patrimoniale o meno, per l’ente, ma anche nell’ipotesi in cui, pur in assenza di tale concreto risultato, il fatto-reato trovi ragione nell’interesse dell’ente. Cionondimeno, un aspetto particolarmente pregnante della disciplina è rappresentato dal fatto che l’ente risponde nei casi di vantaggio e o di interesse se il fatto reato è posto in essere, o comunque è riconducibile a un soggetto che riveste posizione apicale nell’ente o a un soggetto sottoposto alla vigilanza da parte dei soggetti apicali; in tal caso la responsabilità dell’ente è di fatto presunta e, dal segue a pagina 4 3 Report segue da pagina 3 punto di vista processuale, si realizza una sostanziale inversione dell’onere della prova in capo all’ente che sarà tenuto a provare la propria non responsabilità rispetto al fatto ascritto. La normativa prevede tuttavia una forma di “esonero” da responsabilità dell’ente se si dimostra, in occasione di un procedimento penale per uno dei reati considerati, di aver adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati. Il sistema istituisce un organo di controllo interno all’ente con il compito di vigilare sull’efficacia reale del modello. L’“esonero” dalle responsabilità passa attraverso il giudizio d’idoneità del sistema interno di organizzazione e controlli, che il giudice penale è chiamato a formulare in occasione del procedimento penale a carico dell’autore materiale del fatto illecito. Dunque, la formulazione dei modelli e l’organizzazione dell’attività dell’organo di controllo devono porsi come obiettivo l’esito positivo di tale giudizio d’idoneità. Peraltro il legislatore ha fornito una serie di parametri di massima in ordine ai contenuti dei modelli organizzativi, lasciando poi a ciascun ente l’onere di valutare la miglior struttura dei modelli rispetto alle proprie necessità organizzative e aziendali e affidando alla magistratura il compito di accertare l’adeguatezza degli stessi nonché la loro effettiva implementazione. Su questi due aspetti si è focalizzata l’attenzione degli inquirenti, chiamati a pronunciarsi, e in particolare, la giurisprudenza, sino a oggi intervenuta nei casi in cui è stata richiesta la declaratoria di inefficacia del modello di controllo, ha sempre seguito un iter logico motivazionale basato non sulla singola carenza del modello ma su un insieme di fattori che, ha portato a ritenere non sufficiente Assobiomedica ha dall’ente. l’applicazione effettuata È opportuno precisare che messo a punto fin la legge prevede l’adozione del modello di ordal 2003 linee guida, ganizzazione, gestione e controllo in termini di facoltà e non di obbligo. La idonee a rispondemancata adozione non è soggetta, perciò, ad alcure alle esigenze dal l’ente alla responsabilità na sanzione, ma espone D. Lgs. n. 231/2001 per gli illeciti realizzati da amministratori e dipendenti. Pertanto, di fatto, l’adozione del modello diviene obbligatoria se si vuole beneficiare dell’esclusione della responsabilità. Utile complemento del sistema di controllo preventivo, al fine di prevenire i reati previsti dal D.Lgs. 231/2001, è l’adozione di principi etici da integrare e formalizzare in un vero e proprio “Codice Etico”. I codici etici sono documenti ufficiali dell’ente che contengono l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità dell’ente medesimo nei confronti dei “portatori d’interesse” (dipendenti, fornitori, clienti, pubblica amministrazione, azionisti, mercato finanziario ecc.). Essi raccomandano, favoriscono o proibiscono determinati comportamenti, al di là e indipendentemente da quanto previsto dalle leggi vigenti. Possono anche contemplare sanzioni proporzionate alla gravità delle violazioni. Essi inoltre nascono dalla volontà dei massimi vertici dell’ente che ne sponsorizzano e curano il rispetto. Allo scopo di offrire un aiuto concreto alle imprese nella elaborazione dei modelli e nella individuazione di un organo di controllo, Assobiomedica ha messo a punto fin dal 2003 linee guida, costantemente aggiornate, che contengono una serie di indicazioni, essenzialmente tratte dalla pratica aziendale, ritenute in astratto idonee a rispondere alle esigenze delineate dal D. Lgs. n. 231/2001. Le linee guida svolgono quindi un importante ruolo nella costruzione del modello e dell’organismo di controllo con i relativi compiti per il singolo ente, il quale però, per meglio perseguire il fine di prevenire i reati, potrà anche discostarsene, qualora specifiche esigenze aziendali lo richiedano, senza che per questo si possano dare per non adempiuti i requisiti necessari per la redazione di un valido modello di organizzazione, gestione e controllo. L’occasione dell’adempimento al D.Lgs. 231/01 consente all’azienda di rivedere criticamente i propri processi interni, non solo per identificarne i profili di rischio rispetto alla commissione dei reati previsti dal decreto, ma anche di riprogettarli in una ottica di recupero di efficienza e di efficacia. È ugualmente un’opportunità di crescita complessiva dell’organizzazione che vede coinvolto nella definizione il personale dipendente. 4 Appuntamenti Congresso nazionale SIOG Catania 5-7 luglio 2010 XI Incontro scientifico: progressi in aritmologia clinica. l’uomo, il cuore, la tecnologia Villasimius (CA) - 24-26 giugno 2010 L’intervento diagnostico, educativo e terapeutico nell’autismo Genova - 25 settembre 2010 Pubblicazioni Giovanni Calcagnini, Eugenio Mattei, Michele Triventi, Pietro Bartolini, Federica Censi Tecnologie wireless e dispositivi medici: aspetti normativi riguardanti la compatibilità elettromagnetica - Istituto Superiore di Sanità, 2010 Raffaella Giorgetti - Legislazione e organizzazione del servizio sanitario - Maggioli Editore, 2010 Ivan Cavicchi - Medicina e sanità: snodi cruciali - Dedalo, 2010 Giovanna Scroccaro, Anna Gandini - Health technology assessment. Introduzione alla materia ed esperienze regionali Maya Idee, 2009 Assobiomedica Report Anno II numero 5 giugno 2010 Registrazione n°431 del 7 ottobre 2009 al Tribunale di Milano Editore: Assobiomedica, 20129 Milano Via Giovanni da Procida, 11 Direttore responsabile: Fernanda Gellona Redazione: Romano Bedetti Consulenza editoriale: Luciano Luffarelli Comunicazione d’Impresa Per informazioni, commenti e suggerimenti: [email protected]