Notiziario Gondola 2016_02_Febbraio

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Notiziario Gondola 2016_02_Febbraio
Iscrizione FIAF n. 12
Fondato nel 1948
NOTIZIARIO
del Circolo Fotografico LA GONDOLA
Associazione di Promozione Sociale
Encomiabile e Benemerito della Fotografia Italiana
ANNO XLI
Numero
2
Febbraio 2016
I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico
Recapito postale: Circolo Fotografico La Gondola c/o Manfredo Manfroi San Marco 3007 30124 Venezia, tel. Presidente 041-5237116
CALENDARIO DI FEBBRAIO 2016
Venerdì
5
Visione fotografie dei soci
Venerdì
12
Assemblea Straordinaria
Venerdì
19
Assemblea Ordinaria per
l’elezione del nuovo Direttivo
Venerdì
26
Visione fotografie dei Soci
BEN TORNATO ROBERTO SALBITANI
‘Roberto Salbitani – Storia di un viaggiatore’ è il titolo della
mostra fotografica esposta al Centro Culturale Candiani di
Mestre dal 5 febbraio al 28 febbraio 2016.
Divisa in quattro diversi percorsi che delineano l’eclettica
personalità dell’autore e, allo stesso tempo, lasciano
trasparire una particolare sensibilità nel porre in relazione
la vita reale ed il suo risvolto psicologico.
Sono immagini nelle quali sono trattate tematiche, a guisa
di profonde ed acute riflessioni, che testimoniano nel
tempo i continui cambiamenti del territorio e rivelano una
spiccata, originale padronanza nell’utilizzo della macchina
fotografica.
Salbitani inizia la sua attività negli anni ’70 come
giornalista scrivendo articoli di fotografia e di cinema,
questo lo porta a viaggiare non solo in Italia, ma anche in
Europa e negli Stati Uniti.
“La fotografia è stata il pretesto per confrontarmi con la
realtà, dice, ‘poiché ha la facoltà di porci a diretto contatto
con gli eventi e quello che ci circonda”.
Il tema principale costantemente presente in tutti i lavori di
Salbitani è il rapporto difficile, e allo stesso tempo
drammatico, tra l’uomo contemporaneo e l’ambiente,
devastato e contaminato, in cui vive. La fotografia è una guida che accompagna l’artista
padovano permettendogli di esprimere una sua visione
filosofica con una ricerca del tutto personale nei confronti
dell’altro da lui, come per esempio nelle immagini del
“Viaggio” (1974-1982), ambientate nel ‘treno’ come luogo
di incontri casuali e della sospensione esistenziale.
Ne ‘La città invasa (1972-1984)’, viceversa, ci induce a
porre l’attenzione sulle immagini pubblicitarie della società
contemporanea, sottolineandone l’aggressività che trasmettono nel nostro vivere quotidiano.
La capacità di cogliere la relazione tra il reale e le
sfumature dell’introspezione è la caratteristica
predominante della fotografia di Salbitani e questa mostra
ci permette di scoprire i molteplici contesti e le diverse
modalità che caratterizzano questo rapporto.
Come ad esempio ne “Il punto di vista del topo” (1992),
che si presenta come un percorso fuori dalle strade
principali in cerca dei segni dell’invasione in campagna da
parte della città.
Le immagini di “Venezia. Circumnavigazioni e derive,
1971-2007” chiosano questa esposizione.
E’ un ultimo viaggio dedicato alla città lagunare durante il
quale prevalgono, in particolare, sensazioni altre come
ricordi, sogni, visioni fuori dal tempo, con una scelta di
stampa dai toni scuri, tendenti al nero, che racchiude e
delimita le immagini in cerchi su fondo bianco a forma
quadrata, quasi a voler lasciare come in sospeso una
ricerca in più trent’anni di scatti, ma anche provare ad
apporre uno sigillo definitivo, seppur onirico, alla fotografia
di un viaggiatore solitario, che ha scelto questa forma
d’arte per esprimere la sua riflessione interiore in un
personale confronto e scontro con la realtà.
Nicola Bustreo
LIBRI RICEVUTI
Nel dicembre del 1917, durante le asperrime fasi belliche
seguite alla rotta di Caporetto, due granate colpivano la
Gipsoteca di Possagno mutilando e frantumando gran
parte degli ineguagliabili gessi di Antonio Canova.
A distanza di cent'anni una mostra “ Antonio Canova,
l'arte violata nella grande guerra” mette a confronto il
primo resoconto fotografico del danno effettuato nel 1918
ad opera del conservatore della Gipsoteca Stefano
Serafin con gli interventi di Gian Luca Eulisse e Guido
Guidi avvenuti nel maggio del 2015.
Si tratta di una singolare operazione in cui i protagonisti,
le copie in gesso delle sculture canoviane sparse in tutto il
mondo, si propongono all'obiettivo con le loro mutilazioni.
Mentre compito del primo, il Serafin, fu quello di dare
conto dell'entità del danno con una ripresa asettica ma
non priva di valenze interpretative (eccellente in qualche
caso l'uso della luce) Eulisse e Guidi si avvicinano alle
opere in modo assai diverso, ognuno dei due rispondendo
alla propria sensibilità autoriale.
Così Guidi non si esime dal porre in relazione i reperti con
l'ambiente circostante, talvolta appena accennato – un
tratto di basolato, lo stipite di una finestra – togliendo ai
frammenti l'aura della solennità e dando un senso di
casualità, quasi di normalità, alla loro presenza; Eulisse
invece tenta arditamente di recuperare l'eterea levità delle
opere pur non rinunciando a porre in evidenza le ferite
inferte.
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pag. 1
Immerse le immagini in una luce chiara, gli effetti dei
danni non solo assumono rilevanza grafica ma divengono
parte integrante dei lacerti costituendo con essi un
insieme indefinito dove passato e presente si incontrano
in una inedita simbiosi ricca di incognite e significati.
“Antonio Canova – L'Arte violata nella Grande Guerra”
catalogo (Silvana Ed. pag.175) della mostra a cura di
Alberto Prandi e Mario Guderzo esposta fino al 26.2
presso la Gipsoteca di Possagno (Tv)
Vito Vecellio, da Pelos di Cadore (dopo Domegge, alla
rotonda per Auronzo, prendere a destra verso Lorenzago)
è un fotografo dal sicuro talento che quasi per una
inconscia missione ha deciso di dedicarsi per sempre ai
luoghi natii.
Avrebbe delle possibilità espressive illimitate ma il
richiamo ancestrale dell'ambiente montano lo ha fatto
rimanere nelle sue contrade a raccontarne la vita.
Sono ormai venticinque anni che se ne occupa puntando
l'obiettivo su tutto : persone, ambiente, situazioni.
Ma non ci si aspetti una montagna da cartolina; il Cadore
di Vito pur ripreso con tutti gli ingredienti canonici - alberi,
neve, animali, persone – è un ambiente vero in cui si
muovono persone autentiche, spesso segnate dagli anni
e dalla fatica del vivere in luoghi non certo accoglienti.
La montagna, a dispetto dei luoghi comuni, è ostile,
talvolta alienante; è fatta di isolamento, di contatti rarefatti,
di vie di comunicazione spesso precarie.
Eppure Vecellio sa cogliere nei suoi interlocutori autentici
bagliori di serenità anzi di gioia di vivere siano essi
giovani o anziani.
Li trova nei piccoli borghi o nelle casere isolate, li
sorprende nei boschi o nelle malghe, dovunque si svolga
questa vita apparentemente minimale, alternativa ai
parossismi dei grandi centri.
L'uso di un bianco e nero sgranato e iper contrastato, da
lui stesso guidato e risolto in camera oscura, aggiunge
ulteriore sostanza al risultato che non è intriso di retorica
e benevola accondiscendenza ma coerente al progetto
anche sotto l'aspetto formale.
In definitiva, una montagna, quella di Vecellio, dai tratti
incantati che sicuramente sarebbe piaciuta a un altro
grande bellunese, Dino Buzzati.
“In montagna. Gente del Cadore e dintorni nelle
fotografie di Vito Vecellio” a cura di Italo Zannier –
Nuovi Sentieri Ed. pag. 150
Fresco di stampa ci arriva “La realtà e lo sguardoStoria del fotogiornalismo in Italia”, a cura di Tatiana
Agliani e Uliano Lucas.
E' un ponderoso volume, ben 570 pagine, che ripercorre
dalle origini la storia del fotogiornalismo nazionale
arrestandosi alle soglie del cosiddetto terzo millennio.
Come si sa, la storia del fotogiornalismo italiano è stata
condizionata da fattori storici non secondari; innanzitutto il
prevalere sia nell'ambito amatoriale che giornalistico di
una “cultura umanistica” (“da quattro soldi” precisò Paolo
Monti in uno dei suoi scritti) che impedì a un sano
empirismo di far prevalere le qualità specifiche
dell'espressione fotografica senza gravarla di riferimenti
dotti, letterari e al tempo stesso la rese succube della
parola scritta, dell'avvenimento narrato dando ragione “dei
precedenti, delle cause, e nei casi migliori, del suo
sviluppo”.
Ne derivò lo svilimento, almeno fino al secondo
dopoguerra ma probabilmente anche oltre, della figura del
fotografo e della sua opera che finiva comunque in “un
quotidiano come giornale austero, riservato a pochi, che
aveva da sempre impedito in Italia la nascita di un
quotidiano popolare aperto alle immagini” (op.cit.pag.
195).
Né va ovviamente sottovalutato l'intreccio tra editoria e
assetto politico, dapprima il fascismo e poi, finché durò, il
potentato democristiano e lo stretto legame di questo con
la Chiesa cattolica che indirizzarono e aggiustarono
l'informazione annegandola in un conformismo
manovrato privo del necessario equilibrio.
Chi scrive ricorda il favore, quasi lo stupore, che
accompagnò nel 1956 l'uscita de “Il Giorno” il quotidiano
diretto da Gaetano Baldacci, dietro il quale c'era Enrico
Mattei, per la novità grafica, per l'abbondanza delle
immagini e soprattutto per la “libertà” degli argomenti
trattati da posizioni non più codinamente conservatrici ma
nemmeno schierate con l'estremismo di sinistra.
Insomma aria fresca, una specie di rivoluzione,
paragonabile vent'anni dopo sia pure per ragioni diverse
all'uscita de “La Repubblica”, che però per varie ragioni
ebbe vita breve.
Tornando al volume, esso dà conto con puntiglio e
abbondanza di nomi e di riferimenti dell'evolversi della
situazione: dalle origini al fascismo, al secondo
dopoguerra, agli anni del boom, ai tormentati anni '70, la
fine dei rotocalchi e le trasformazioni degli anni '80, la crisi
del fotogiornalismo negli anni '90 e la nascita del nuovo
sistema d'informazione e di commercializzazione delle
immagini con le grandi agenzie Corbis e Getty Images.
Il saggio infine si conclude con una serie di domande
sull'attuale ruolo del fotogiornalismo ai tempi di internet e,
tra i tanti interrogativi, sulla manipolazione
dell'informazione visiva grazie al photoshop.
Si chiedono gli autori quale sarà il destino del
fotogiornalismo in Italia, sul quale i condizionamenti
d'origine pesano non poco andando ad aggiungersi alle
problematiche che la travagliata informazione attuale
incontra a causa alla straripante e non sempre limpida
produzione fotografica che circola nella Rete.
Un volume, per concludere, che compendia e
approfondisce diremmo in modo quasi definitivo, l'impiego
della fotografia in uno dei settori, il fotogiornalismo, che in
Italia a differenza di altri Paesi non ha goduto di eccessiva
fortuna pur avendo a disposizione uomini e idee di grande
valore che si spera possano trovare in un prossimo futuro
il giusto rilievo.
“La realtà e lo sguardo – Storia del fotogiornalismo in
Italia” a cura di Tatiana Agliani e Uliano Lucas – Einaudi
Ed. pagg.569 € 42
Manfredo Manfroi
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LUTTI FOTOGRAFICI
Questo passaggio d'anno si sta rivelando tremendo per la
fotografia italiana; nello spazio di poco tempo sono
scomparse alcune tra le sue figure più rappresentative :
dopo Mario Dondero, è stata la volta di Marina Miraglia,
seguita da Eriberto Guidi e infine da Cesare Colombo
(18.1).
Sia per l'amicizia che li legava alla Gondola che per il loro
straordinario valore, vogliamo ricordarli in un breve profilo.
Cesare Colombo (Milano 1935 – 2016)
Cesare se n'è andato improvvisamente lo scorso 18
gennaio.
Marina Miraglia
Scomparsa a Roma il 27 dicembre scorso, storica
dell'arte moderna,è stata direttrice del settore collezioni
fotografiche presso l'Istituto Nazionale della Grafica
incrementando le raccolte con nuove acquisizioni e
donazioni.
Le esperienze maturate presso codesto Istituto e come
Sopraintendente per i Beni Librari e Documentari della
Regione Emilia Romagna, l'hanno aiutata nell'ideazione e
realizzazione della scheda ministeriale F , documento
base per la catalogazione delle immagini fotografiche.
La sua direzione dell'ING ha stimolato gli approfondimenti
storici, sociali e antropologici nel campo fotografico
accompagnati dalla formazione della figura del
restauratore di beni fotografici sino ad allora nemmeno
considerata.
Tralasciando l'elenco degli innumerevoli incarichi,
realizzazioni, mostre, libri, docenze, vogliamo ricordare il
contributo di Marina all'impianto disciplinare della
moderna fotografia italiana a nostro avviso determinante
per qualificarne funzione e orientamenti.
Marina Miraglia guardava con grande interesse all'attività
del nostro Archivio Storico non mancando di esprimerci
apprezzamenti e consigli. Nel 2014 era stata nostra ospite
per un pomeriggio di approfondimento sulla storiografia
fotografica del secondo novecento cui aveva partecipato
anche il prof. Alberto Prandi dell'Università di Ca' Foscari.
Cesare Colombo - Ritratto n° 1©C.F. La Gondola
Marina Miraglia in visita all’Archivio©C.F. La Gondola
Non c'è stata in Italia, crediamo, una figura tanto articolata
nell'esercizio della fotografia: professionista, ricercatore,
giornalista, storico, docente.
Dopo l'iniziale folgorazione che lo portò a desistere dagli
studi in legge per occuparsi di fotografia, trovò impiego
all' AGFA come pubblicitario, mansione che per un certo
periodo appagò la sua irrefrenabile vitalità ma che lo
indusse successivamente a rinunciare al posto fisso per
tentare l'avventura (perché tale era a quei tempi, ma tale
rimane anche oggi) della libera professione.
Innumerevoli gli incarichi, spesso prestigiosi,
accompagnati in pari tempo da una qualificata attività
saggistica ed espositiva; tra le tante realizzazioni
ricordiamo la sezione fotografica dell'imponente rassegna
del 2005 “AnniCinquanta” - tenutasi al Palazzo Reale di
Milano - nella quale la Gondola fu presente con alcune
immagini dell'Archivio Storico.
Ma di tutte le versioni del suo poliedrico agire ci piace
ricordare il fotografo innamorato della sua città, Milano,
raccontata in modo sommesso e lieve senza retorica né
ridondanze stilistiche; un cursus storico che, partito dagli
anni del boom , arrivava all'attualità. Una serie di
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annotazioni permeate di bonaria ironia ma soprattutto di
viva e amorevole partecipazione per una città che il luogo
comune vuole impregnata di arido pragmatismo e invece
venne rivelata da Colombo nei suoi risvolti più umani e
immediati.
Diventa quasi il suo testamento, allora, il volume “La
camera del tempo” stampato da Contrasto poco più di
un anno fa dove, “guidato” da Simona Guerra, Cesare,
con la consueta prosa piana e coinvolgente tratteggia i
passaggi salienti della sua vita e i profili di molti
protagonisti della vicenda fotografica nazionale,
raccontando episodi, impressioni, incontri e soprattutto gli
amici - Paolo Monti, Toni Nicolini, Gabriele Basilico,
Tranquillo Casiraghi e tanti altri - che riaffiorano vividi e
integri dal passato.
Anche Cesare è andato a rinforzare questa schiera di
grandi maestri, purtroppo sempre più ampia, da cui, pur
convenendo sulle inevitabili ragioni del tempo, non
riusciamo a stornare il pensiero né a trovare sufficienti
motivi di consolazione nel considerare il grande lascito
delle loro opere.
Eriberto Guidi (Fermo,1930 – 2016)
Con Eriberto Guidi, scomparso il 4 gennaio, se n'è
andato l'ultimo superstite della grande stagione fotografica
fermana che vide indiscusso leader e protagonista Luigi
Crocenzi.
Entrò a far parte del CCF nel 1957 e nel 1960 sempre
assieme a Crocenzi, Gasparrini e Ronconi fondò il
CineFotoClub Fermo.
Grande amico di Mario Giacomelli, ne condivise gli
orientamenti iniziali dedicandosi alle riprese del territorio
marchigiano.
Ma il suo interesse prevalente fu per gli aspetti più
consueti e banali della società, in questo facendo indiretto
tesoro della lezione di Crocenzi; innumerevoli i racconti
fotografici e i reportages sul mondo contadino, sui
mestieri, sulla condizione femminile, ecc.
Si cimentò anche con il colore, fornendo ottimi risultati
come nel volume “Venezia, la nitidezza dei sogni”
recensito su queste pagine nel 2014.
Pubblicò diversi libri ed espose in ogni parte del mondo Mosca, l'Istituto Italiano di Cultura di New York,
Copenhagen, Parigi, Bordeaux - ma soprattutto nel
territorio marchigiano.
Nel 2011 fu chiamato ad esporre nel Padiglione Italia in
occasione della 54^ edizione della Biennale d'Arte.
Per i suoi meriti la FIAF lo insignì del prestigioso
riconoscimento di MFI, Maestro della Fotografia Italiana.
Oltre che per le qualità fotografiche, ci piace ricordare
Eriberto per le sue doti umane, la modestia, l'affabilità e il
piacere delle lunghe conversazioni sulla fotografia di ieri e
di oggi intrattenute al riparo della calura estiva in qualche
caffè di Porto San Giorgio.
NOVITA’ DAL SITO WWW.CFLAGONDOLA.IT
L'home page di gennaio è dedicata alla socia Paola
Casanova.
Socia della Gondola dal 1997.Ha vissuto a lungo negli
Stati Uniti e studiato fotografia a New York alla School of
Visual Arts, Hunter College e International Center of
Photography. Ha partecipato a numerose collettive e alle
mostre degli annuali del Camera Club of New York di cui
ha fatto parte. A Venezia ha svolto l’attività di gallerista di
fotografie. Specialista nel bianco e nero sviluppa e
stampa da sé le proprie immagini.
Paola Casanova - New York©C.F. La Gondola
DONAZIONI ALL’ARCHIVIO STORICO
Da Elio Ciol una stampa in bianco e nero, da Matteo
Chinellato 10 stampe in bianco e nero e da Giorgio
Semenzato 2 stampe in bianco e nero e 6 a colori.
Grazie ai donatori.
AUGURI
Alla Socia Onoraria Angela Silvia Piergiovanni; auguri
anche agli amici e simpatizzanti del Circolo nati sotto i
segni dell'Acquario e dei Pesci.
Manfredo Manfroi
Tutti i testi e le fotografie edite su questo notiziario sono di proprietà del Circolo Fotografico La Gondola A.P.S. e dei singoli autori, se
indicati, ed ogni riproduzione è riservata. A norma della vigente legge sul diritto d'autore e del codice civile, è vietata la riproduzione dei
testi o di parte di essi e delle fotografie con qualsiasi mezzo.
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